Telegrammi. 207



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 207 del 31 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra e contro il razzismo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani
2. "Azione nonviolenta" di giugno 2010
3. Associazione "Respirare": Contro e per
4. Giselle Dian intervista Anna Bravo
5. Giselle Dian intervista Giancarla Codrignani
6. Giselle Dian intervista Ettore Masina
7. Giselle Dian intervista Sergio Paronetto
8. Giselle Dian intervista Tiziana Plebani
9. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO, PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
 
Se non ti opponi tu alla guerra, chi si opporra' alla guerra?
Se non ti opponi tu al razzismo, chi si opporra' al razzismo?
Se non li difendi tu i diritti umani di tutti gli esseri umani, chi li difendera'?
 

2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO 2010

[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

 

E' uscito il numero di giugno 2010 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

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In questo numero: Il ritorno al futuro della Perugia-Assisi, di Mao Valpiana; La rivelazione dei volti. Cittadinanza conviviale e civilta' del diritto, di Sergio Paronetto; Rileggere la pedagogia di Paulo Freire per scoprirne l'attualita' e la necessita', di Antonio Vigilante; La democrazia rappresentativa che non c'e'. Breviario politico di Gandhi, Capitini, Dolci, di Raffaello Saffioti; La bellezza puo' vincere le mafie con speranza, resistenza, cultura, intervista di Marco Patruno a Francesca Barra; Anche in Sardegna la nonviolenza e' in cammino, di buon passo, di Ignazio Carta; Semi di nonviolenza crescono nella Svizzera italiana, di Mao Valpiana; La profonda riflessione di Simone Weil per uscire dalla barbarie in cui siamo, di Fulvio Cesare Manara; Studio per una dichiarazione degli obblighi verso l'essere umano, di Simone Weil.
Le rubriche: Economia. Nella Banca di Allah cresce la finanza islamica, a cura di Paolo Macina; Educazione. Si raccolgono i frutti velenosi della “pedagogia” della barbarie, a cura di Pasquale Pugliese; Osservatorio internazionale. La nonviolenza e' madre di una figlia chiamata pace, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti; Per esempio. L'acqua del fiume non ci fa piu' paura, abbiamo imparato insieme a difenderci, a cura di Maria G. Di Rienzo; Cinema. L'ira degli dei dell'Olimpo per quel che accade quaggiu', a cura di Enrico Pompeo; Libri. Leggere la nonviolenza per resistere e vivere, a cura di Sergio Albesano; Musica. Il premio Amnesty Italia contro gli abusi sui minori; Granello di senape. Quando la religione e' infangata dalla legittimazione della violenza, a cura di Enrico Peyretti; Il calice. Le fedeli compagne di una vita, a cura di Christoph Baker; Lettere. Diritti e doveri di animali e animalisti, di Bassiano Moro.

In copertina: La rivelazione dei volti.

In seconda: Indice.

In terza di copertina: Materiale disponibile.

In ultima: L’ultima di Biani, Superare la politica della pancia.
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Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
3. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": CONTRO E PER
[Riceviamo e diffondiamo]
 
Ancora una volta nell'Alto Lazio e' necessario ed urgente un impegno comune contro le servitu' energetiche e militari.
Contro la rinnovata minaccia nucleare.
Contro le centrali a combustibili fossili.
Contro le servitu' militari.
Contro il mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Contro le attivita' criminali, speculative e inquinanti.
Contro il regime della corruzione che favoreggia il saccheggio del territorio e la violazione dei piu' fondamentali diritti umani.
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Ancora una volta nell'Alto Lazio e' necessario ed urgente un impegno comune per la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, delle tradizioni civili e delle vocazioni produttive del territorio.
Per il parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame.
Per l'acqua bene comune e diritto umano.
Per le fonti energetiche rinnovabili e pulite.
Per un sistema della mobilita' e della convivenza e un modello di sviluppo e di gestione del territorio e delle comunita' adeguati e sostenibili, rispettosi dell'ambiente e dei suoi beni, rispettosi dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Per la democrazia che tutte e tutti riconosce e include.
Per la legalita' che garantisce i diritti e la civile convivenza.
Per la solidarieta' tra le persone e tra le persone e la biosfera, senza la quale solidarieta' la civilta' crolla e prevalgono la barbarie e la devastazione.
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L'associazione "Respirare"
Viterbo, 30 maggio 2010
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
 
4. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA ANNA BRAVO
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Anna Bravo.
Giselle Dian fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Anna Bravo: L’amore come sentimento rivoluzionario, il passaggio alla violenza come sconfitta dei movimenti. L’idea di una lotta di lunga durata, la capacita' di costringere lo stato a far rispettare le proprie leggi anche quando una parte del paese e' accesamente contraria.
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?

- Anna Bravo: La valorizzazione della differenza. Di nuovo, l’idea di una lotta di lunga durata. Il conflitto come momento costruttivo e positivo. E la natura multiforme delle nuove azioni delle donne. Ma esistono situazioni di oppressione e violenza su cui i vari femminismi sembrano distratti, forse perche' siamo preda dell’ideologia secondo cui bisogna a tutti i costi rispettare le specificita' culturali. Al funerale di Hina Salem c’era Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, c’era Daniela Santanche', ma non mi sembra ci fossero femministe legate alla sinistra - c’era invece l’Udi, forte della sua tradizione di lotte democratiche.

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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?

- Anna Bravo: La consapevolezza che non ci si salva da soli. La critica delle scienze, il concetto di limite. Una sana diffidenza verso i governi, lo smascheramento di molte menzogne.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?

- Anna Bravo: Le spirali di vendetta si possono prevenire o fermare. Le vittime possono esere onorate non con la vendetta, ma con l’autocoscienza pubblica dei responsabili e la loro richiesta di perdono. E’ una posizione cosi' rivoluzionaria che non credo sarebbe stata possibile senza grandi guide politico/spirituali, infatti in Algeria ha avuto effetti limitati.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?

- Anna Bravo: C’e' una divisione: si puo' dire, grosso modo, che in occidente si sono fatti passi decisivi (ma ancora oggi c’e' chi tende agguati a omosessuali, e  in Italia non c’e' alcun riconoscimento delle convivenze); mentre in molte parti del mondo omosessuali, bisex e transgender sono imprigionati/e e uccisi/e. L’occidente, anche in questo caso in nome delle specificita' culturali (e degli interessi economici e degli equilibri strategici) agisce in modo troppo poco incisivo.

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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?

- Anna Bravo: Non credo ci sia sempre una convergenza. Cosa fare quando l’affermazione dei diritti di tutti gli esseri umani, a cominciare dal diritto alla vita, e' calpestata da regimi criminali, razzisti, odiatori delle donne e delle differenze? E’ un dilemma su cui molti si sono autodilaniati.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Anna Bravo: Restare (o diventare) libera.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?

- Anna Bravo: Mi fa pensare a Edward Hopper, il pittore della solitudine nella società di massa.
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- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la societa' statunitense nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy Warhol giungono fino alle forme piu' recenti di espressione e ricerca estetica?

- Anna Bravo: Forse conta il fatto che negli Usa c’e' stata la realta' ( e la leggenda) della frontiera, una dimensione aperta dello spazio e quindi del tempo e delle idee.

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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?

- Anna Bravo: Credo nel diritto alla salute e all'assistenza, dubito invece che la solidarietà possa esprimersi come diritto, non a tutti i bisogni corrisponde un diritto in senso proprio. La solidarieta' e' un obbligo morale che ci si deve assumere come scelta inderogabile. Lavorare per questo e' uno dei compiti piu' importanti dell’oggi. La mancanza di solidarieta' va stigmatizzata apertamente.
 
5. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA GIANCARLA CODRIGNANI
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Giancarla Codrignani.
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]
 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Giancarla Codrignani: I "grandi" passano alla storia e la nostra incapacita' di capire bene la storia li ingessa. Quindi per molti che sono venuti dopo e' un personaggio importante, non un testimone da seguire. Negli Usa i passi avanti sono stati tanti dopo Martin Luther King, fino ad avere un presidente di colore, ma la piaga del razzismo non e' estirpata...
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Giancarla Codrignani: Nel 1975 a Citta' del Messico si apre il primo decennio che l'Onu dedica alle donne. Da allora non c'e' stato un paese in cui le donne non abbiano preso qualche iniziativa, dalla Bolivia che inventa la giornata contro la violenza sessuale al Burkina Faso dove si distruggono pubblicamente gli strumenti della clitoridectomia e l'infibulazione. Ci sono donne a capo di governi e con quote (in Rwanda come in Afghanistan) di parlamentari: ma il prezzo e' l'omologazione ai principi "neutri" di ogni politica.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Giancarla Codrignani: Del nucleare "civile" si e' fatta esperienza a Chernobyl: anche in Italia si dovette sospendere di mangiare verdura. Cito il piu' banale degli effetti e la piu' femminile delle esperienze. Forse dobbiamo prendere atto delle nostre incapacita': non c'e' una cultura cosi' profonda da produrre un movimento unitario europeo. I principi sono noti, ma in Italia il governo pensa di installare centrali mentre quelli che gia' le posseggono incominciano a smantellarle. Tanto piu' che le energie alternative sarebbero un grande business.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Giancarla Codrignani: Che bisogna non perderne la conoscenza. La professoressa Gentili (dell'universita' di Bologia) mi diceva proprio ieri che, avendo chiesto agli studenti chi e' Mandela, nel silenzio generale uno ha espresso il suo parere, che Mandela era una persona che era stato a lungo in carcere e dopo gli avevano fatto un grande concerto. Io sono anche severa con gli anni '80: l'iniziativa solidale ha animato la campagna antiapartheid, ma quando un popolo trova la via della democrazia continua ad avere bisogno di amici che ne accompagnino lo sviluppo.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Giancarla Codrignani: Certamente un grande progresso c'e' stato: se ne parla! Tuttavia la cronaca delle aggressioni conferma che il pregiudizio e' ancora forte. La sessualita' fa ancora paura e si rimuovono le cause del suo produrre violenza: nei confronti delle donne (stupro), dei bambini (pedofilia), di gay e lesbiche. Chi pensa che non siano "secondo natura" e' ignorante: probabilmente le bestie sono meno violente, ma in ogni caso l'uomo non e' un animale. Produce cultura...
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Giancarla Codrignani: Spero che sia cosi' evidente universalmente. Comunque metterei al primo posto la cultura delle donne, le creature piu' esperte in violenza, per averla subita in tutte le sue forme, a partire dalla guerra. Ma anche le donne sono soggette alle cultura dominante: per esempio fanno le soldate, un mestiere che prevede la morte, mentre loro sono produttrici di vita, almeno per ora. Comunque uomini e donne debbono capire che non si puo' non essere nonviolenti. Grandi figure della nonviolenza ci sono state - non tantissime - nella storia, ma dal XX secolo la stessa parola ha avuto un uso diffuso: pero' il mio computer la ritiene ancora scorretta.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Giancarla Codrignani: L'arte sublima sempre, anche quando proviene da autori di vita o principi non coerenti. Tutti avremmo diritto ad essere creativi per capire di piu'. E capire le cose, anche una sola come misura da estendere a tutto il resto e' fondamentale.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Giancarla Codrignani: I linguaggi possono essere tanti, anche il graffito. Tuttavia mi piace molto il richiamo alla citta': non "viviamo" abbastanza la citta'. Lo dimostra il disordine urbanistico, la chiusura degli edifici, la mancanza di bellezza (al massimo un giardinetto). Sarebbe pero' essenziale che il linguaggio "comunicasse" sempre ai cittadini e non li lasciasse soli e muti.
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?
- Giancarla Codrignani: La Costituzione italiana prevede il diritto alla salute (da mantenere con la prevenzione) e all'assistenza (quando ci si ammala). L'educazione ha un grande bisogno di educare anche ai sentimenti, alle relazioni, alle pulsioni: Un tempo esaltare il Petrarca era un'ipocrisia. Oggi e' una responsabilita', perche' i giovani oggi vengono sollecitati (dalla tv) a fare consumo anche dei loro corpi e se restano ignari dei contesti corrono rischi. Anche se nei paesi occidentali l'Aids sembra meno pesante, in Africa non perdona.
 
6. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA ETTORE MASINA
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Ettore Masina.
Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina, scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de "La nonviolenza e' in cammino"; un'ampia intervista raccolta da Diana Napoli e' ne "La domenica della nonviolenza", n. 151]
 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Ettore Masina: Martin Luther King. Sono abbastanza vecchio per poter dire che sono stato educato a un razzismo patriottico e dunque violento. Mio padre, i miei nonni e un certo numero di miei zii e cugini piu' grandi di me erano ufficiali pluridecorati. Mia madre era figlia di un generale. Da bambino ho abitato tre anni in Cirenaica, parte della Libia ridotta a colonia italiana. Ho imparato a considerare gli arabi un popolo inferiore. Durante la seconda guerra mondiale, mio padre ha combattuto in quei luoghi contro gli insorti libici, considerandoli banditi senza nobilta'. Dopo la Liberazione, ho  potuto rivedere molte convinzioni che mi erano state instillate in famiglia e a scuola, dove mi insegnavano a marciare, in divisa, a cantare “Nell’Italia dei fascisti / Anche i bimbi son guerrieri...” e a smontare e rimontare un moschetto. Sono diventato piu' consapevolmente cristiano e ho cominciato a cogliere la perversione della violenza. Ho letto Tolstoj e mi ha conquistato con il suo messaggio d’amore. Ho letto Gandhi e ho fatto a tempo a seguire, fra il 1945 e il 1948, le sue vicende. Non so perche', tuttavia, ho provato nei suoi confronti, come nei confronti di Tolstoj, un certo distacco emotivo. (Ben piu' profondamente mi avrebbero scosso le testimonianze di due donne: Rosa Luxemburg e Simone Weil). Forse fu la sensazione di un contesto ambientale e (quanto a Gandhi) anche culturale e religioso a mantenermi in uno stato di superficialita' critica che oggi non riesco a comprendere. Ero comunque piu' maturo quando Martin Luther King comparve sulla scena internazionale. Aggiungo che egli arrivo' sui mass-media mentre la cultura afro-americana (una letteratura di grande vigore: romanzi e poesia, per non parlare di musica) aveva un forte impatto anche fra noi. Le capacita' oratorie del leader nero, il suo rifiuto a consolidare un movimento razzista di segno contrario, con la visibilita' data ai “bianchi” che condividevano il suo sogno (del resto egli non nascondeva di muoversi nel solco del “bianco” Richard Gregg), il suo intuito nel cogliere le emersioni di nuovi valori, la creativita', il coraggio suo, dei suoi familiari e dei suoi seguaci, la straordinaria coerenza evangelica, tutto questo porto' molti di noi ad accettarlo come maestro. Il suo assassinio fu la conferma della grandezza della sua rivoluzione nonviolenta; se Tolstoj era stato un profeta isolato dalla sua stessa classe sociale e Gandhi il condottiero di masse che poi si erano divise nella separazione (forzatamente violenta) di due stati (dunque, alla fine, un profeta sconfitto) il sogno di Martin Luther King non fu ucciso dai razzisti. Credo che non vi sia stato da allora movimento autenticamente rivoluzionario nel mondo (e certamente nessuno dei movimenti con i quali io sono stato in contatto in America Latina, in Africa e in Palestina) che non si sia interrogato sulla nonviolenza e, almeno in certe occasioni,  non abbia cercato di utilizzarne le tecniche. I gruppi argentini delle Madres, delle Abuelas, dei Familiares de la Plaza de Mayo sono esempi ammirevoli di questa scelta.

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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?

- Ettore Masina: Ho avuto il privilegio e l’onore di poter visitare Nelson Mandela nella sua casa di Soweto, cinque giorni dopo la sua liberazione. Mi e' sembrato un uomo stremato dalle emozioni e dalla fatica di ricevere continuamente personaggi pubblici e vecchi amici. Inflessibile nella sua scelta della nonviolenza. Disse subito a me e ai miei colleghi (un gruppo di deputati italiani) che di li' a pochi giorni, nella prima grande manifestazione di massa avrebbe chiesto a tutti di deporre le armi se davvero volevano costruire uno stato libero e giusto. Le sue parole ci emozionarono per la forza etica e politica che contenevano, ma non ci meravigliarono. Sapevamo di una scelta lungamente maturata. Quello che mi colpisce maggiormente, ricordando quei giorni, e' un incontro avuto con il signor Meyer, ministro dei rapporti con il Parlamento nel governo Botha. Ci disse, a un certo punto, che i suoi colleghi avevano compreso la necessita' dell’uscita dall’apartheid. Si arresto' un istante e torno' sul discorso: ”compreso anche emotivamente”, chiari'. Meyer era (e') un boero, dunque appartenente alla minoranza afrikaner, la piu' razzista. Quel suo discorso conteneva dunque una preziosa lezione: nonviolenza vuol dire anche controllo delle emozioni, riscatto delle emozioni.

In quegli stessi giorni avemmo la fortuna di poter parlare a lungo con Desmond Tutu. Questo piccolo uomo dai capelli candidi e dal volto color carbone si muoveva disinvolto nella grande sede dall’arcivescovado anglicano di Cape Town, senza nessun imbarazzo per i  grandi ritratti dei suoi predecessori inglesi che sembravano guardarlo con sospetto dalle pareti. Sorridendo diceva cose enormi, sottolineando i progressi del popolo nero piuttosto che le lotte sopportate. Stava studiando la Commissione per la verita' e la riconciliazione, di cui sarebbe stato il presidente. Mirava a una pacificazione inter-razziale, da realizzarsi pero' senza la cancellazione della storia e senza lasciare in solitudine le vittime e i loro parenti. I colpevoli di tante violenze avrebbero ottenuto il piu' ampio perdono se l’avessero richiesto ammettendo le proprie colpe. A questo modo verita', giustizia e amore si sarebbero abbracciate.

 
7. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA SERGIO PARONETTO
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Sergio Paronetto.
Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni '80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale e del cui Centro studi fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Sergio Paronetto: L’eredita' di Martin Luther King e' presente in almeno tre continenti. La piu' evidente mi sembra quella esercitata da Nelson Mandela e Desmond Tutu in Sud Africa (i loro testi, rispettivamente Lungo cammino verso la liberta' e Non c’e' futuro senza perdono, stanno dentro il sogno plurale degli amici statunitensi della nonviolenza che hanno protestato per l’assegnazione del Premio nobel della Pace ad Obama mantenendo aperta un’interlocuzione costruttiva visto che l’attuale presidente si considera figlio dell’esperienza di King. Tra gli esponenti piu' recenti della nonviolenza statunitense ricordo Thomas Merton, Cesar Chavez, Dorothy Day, Rosemary Lynch, i fratelli Berrigan, Roy Bourgeois, Helen Prejan e l’ampio movimento contro le guerre a partire da quello dei parenti delle vittime dell’11 settembre 2001.

Martin Luther King si inserisce in un movimento per i diritti civili ampio, popolare, ispirato a Gandhi, radicato negli Stati Uniti fin dagli anni Trenta. Anzi e' stato il movimento a volere, a  “inventare” Martin Luther King come suo leader negli anni ’50.

Chi oggi dice di proseguire il lavoro di King e' il monaco buddista Thich Nhat Hanh, che nel 1967, assieme al rabbino J. Heschel, ha convinto King a duri pronunciamenti contro la guerra in Vietnam e che lo stesso King ha proposto come Premio Nobel per la pace. Thich Nhat Hanh e' il promotore del cosiddetto “buddhismo impegnato”, dei “piccoli corpi di pace” attivi in Vietnam, autore di testi legati all’idea che la pace e' il nostro essere, il nostro stile di vita, la nostra ricerca della felicita', l’unica arma da usare per un futuro possibile. Thich Nhat Hanh ritiene che la lezione di King (e di Gandhi) possa insegnare molto ai tibetani oggi al centro della repressione cinese e di tentazioni violente che lo stesso Dalai Lama cerca di superare.

E’ importante e stimolante riflettere su questo monachesimo combattivo e contemplativo a un tempo. I monaci del Tibet e della Birmania, come i bonzi del Vietnam o i monaci cristiani in Algeria o in Iraq e altrove sono votati all’umanizzazione. Col loro silenzio, appena interrotto da marce di protesta, disobbedienze civili o "ciotole rovesciate", annunciano la verita' di una pace che non puo' accettare di farsi servire dalla violenza ma deve incarnarsi in una testimonianza continua di vita per tutta la vita e per tutte le vite.

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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?

- Sergio Paronetto: Non mi piace molto il termine “femminismo” che ritengo datato e ideologizzato. Preferisco parlare di nonviolenza femminile che sento tutta interna al movimento nonviolento in generale e alla stessa eredita' di Martin Luther King. In tale contesto opera il movimento birmano guidato da Aung San Suu Kyi che ritiene fondamentale la liberazione dalla paura come primo passo per una lotta di lunga durata (cfr. Liberi dalla paura). In India persone come Vandana Shiva, autrice tra l’altro del saggio India spezzata, si collegano a istanze nonviolente, radicali e graduali, le piu' adatte a sconfiggere i numerosi speculari fondamentalismi - quelli degli scontri di civilta', delle ideologie del nemico, dei nazionalismi culturali, del fanatismo religioso, del mercato assoluto globalizzato, della tecnologia onnipotente, del patriarcato e delle caste.

“Ritengo che la donna sia la personificazione di quella che chiamo 'nonviolenza' che significa amore infinito capace di assumere il dolore. Permettiamo alla donna di estendere questo amore a tutta l'umanita'. A lei e' dato di insegnare la pace a un mondo lacerato". Le parole di Gandhi illuminano la testimonianza di donne coraggiose (che molte “femministe“ occidentali non conoscono) che si basano sull'impegno esistenziale ("Sii tu il cambiamento che desideri realizzare", "tu sei la speranza che vuoi affermare").

Assieme ad Aung San Suu Kyi e' doveroso ricordare Natalia Estemirova, Anna Politkovskaya, Zarema Sadulayeva... Al riguardo, si puo' mettere a fuoco la bellezza di tante figure femminili: studiose come Simone Weil, Edith Stein, Etty Hillesum o vere martiri nonviolente come Marianella Garcia, Annalena Tonelli, Ilaria Alpi, Graziella Fumagalli, Mariella Sgorbiati, Rachel Corrie, Dorothy Stang o viventi come i premi Nobel Mairead Maguire, Rigoberta Menchu', Jody Williams, Shirin Ebadi, Wangari Maathai.

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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?

- Sergio Paronetto: In Sud Africa e' nata la nonviolenza moderna. Il Sud Africa, nonostante tutto, e' laboratorio mondiale della nonviolenza. Emblematica e' diventata l’azione di Nelson Mandela e Desmond Tutu che ha favorito tante iniziative analoghe e complementari: gli Interventi civili di pace per la prevenzione e trasformazione dei conflitti a livello sia internazionale che locale o interpersonale; l’azione dei gruppi sudamericani "Nunca mas", delle donne africane per i diritti umani, delle Commissioni per la riconciliazione attive in Africa, in Sud America e in Medio Oriente, gestite spesso dalla societa' civile e dalle Chiese; le recenti scuole del perdono e della riconciliazione. Negli ultimi anni sulla scia di Hannah Arendt e degli studi sulla “giustizia ricostitutiva” si e' cominciato a comprendere che il perdono puo' diventare virtu' sociale e politica, uno strumento necessario per superare le cause della violenza, lenire le sofferenze (emotive, mentali, fisiche), favorire il recupero e il reinserimento nella societa' dei colpevoli, ricostruire la vita sociale.

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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?

- Sergio Paronetto: La nonviolenza e' una rete di fili multicolori. Un crocevia di cammini. Un cantiere aperto. Una fioritura operante come forza di liberazione, parte integrante della famiglia umana, variamente presente nella "compassione" orientale, nel "satyagraha" gandhiano, nella “misericordia” islamica, nell'"ubuntu" africano, nel "buen vivir" o "suma qamana" andino, nello "shalom" ebraico, nelle "beatitudini" evangeliche: principi operativi indicanti gratuita', pienezza di vita, interdipendenza, convivialita', convivenza di persone accolte e accoglienti, cooperanti al bene comune.

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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Sergio Paronetto: L’esperienza artistica non e' un ornamento aggiuntivo della nonviolenza. Alcuni artisti (io conosco soprattutto poeti) sono amici della nonviolenza. Intendo la poesia come realta' intima e concreta dell’esistenza. Se la pace e' poesia, la poesia e' pace. Per me la pace e' creazione come la poesia. Eros e logos. Agape e caritas. Seme e frutto. Ulivo e colomba. “Cellule e rondini” (Mario Luzi). Tormento di un sogno. Potere di un segno. Giacomo Leopardi direbbe “canto nella notte” o “fiore del deserto”. Il grande poeta di Recanati scriveva che la poesia e' “respiro dell’anima che aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita”, “ci rinfresca”, “ci accresce la vitalita'”. La sua ginestra, fiore gentile e profumato “che il deserto consola”, indica la saggezza del vivere fraterno. Il suo appello e' simile a quello di Martin Luther King: “o nonviolenza o non esistenza. Se non impareremo a vivere assieme come fratelli periremo come stolti”. La nonviolenza e' l’arte di vivere bene assieme. E’ l’azione conviviale che salva la storia e ricrea la grazia del volto.

Nascita-rinascita. Parto di un mondo.
 

8. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA TIZIANA PLEBANI

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Tiziana Plebani.
Tiziana Plebani, prestigiosa intellettuale, autrice di saggi di straordinaria finezza, bibliotecaria e storica, e' attiva nella Rete di donne per la pace di Mestre e Venezia; tra le sue opere: Il genere dei libri, Angeli, Milano 2001; Corpi e storia, Viella, Roma 2002]
 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Tiziana Plebani: Vorrei pensare che la sua opera, insieme a quelle di molte altre persone, abbia costruito un percorso che ha portato all’elezione di Obama, un presidente nero dello stato piu' influente e piu' potente del mondo. Le persone della mia eta' hanno iniziato allora, con Martin Luther King, a vedere cio' che succedeva nei paesi in cui c’era mescolanza tra bianchi e neri e in cui c’era sopraffazione, violenza e discriminazione. Abbiamo cominciato a leggere, ad immaginarci di essere neri, a patire con loro, a indignarci. L’altra lezione e' stato il Sudafrica e per me Nadine Gordimer.
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Tiziana Plebani: Prima del femminismo si credeva nella rivoluzione come trasformazione e spesso rovesciamento violento del potere e delle classi sociali; il femminismo ha insegnato che non c’e' trasformazione se non si parte da se', dal proprio corpo, dalla relazione "prima" tra i sessi.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Tiziana Plebani: Penso che le questioni piu' cruciali riguardino questi punti: la terra non e' solo nostra, non e' solo in mano agli uomini che possono farne cio' che vogliono. Questo tema e' legato alla consapevolezza del limite e a un’etica olistica. La seconda questione riguarda l’economia e la critica a uno sviluppo senza fine. L’economia deve essere al servizio delle persone, non il contrario; non puo' essere cieco sfruttamento delle risorse a rischio della vita stessa delle persone e dell’ecosistema.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Tiziana Plebani: L’esperienza della riconciliazione ha aperto una nuova strada nella storia, una nuova speranza su come superare i conflitti senza azzerare la memoria; un nuovo modo di fare giustizia senza giustiziare.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Tiziana Plebani: Credo che nelle pratiche, nella vita comune cio' sia piu' avanti di quanto appaia nel piano normativo, nella legislazione. Ma credo che nei media, nello spettacolo, nella pubblicita' siamo diventati tutti oggetti sessuali, merci sessuali, c’e' troppo sesso dappertutto. Non c’e' eros, non c’e' attrazione, nel mercato dei gesti, della cultura dominante non siamo "persone" ma oggetti sessuali piu' o meno vincenti.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Tiziana Plebani: Credo che l’arte possa alimentare l’empatia, la capacita' di commozione e di meraviglia che sanno farci stare al mondo con ricchezza e rispetto
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Tiziana Plebani: Credo che sia giusto che esistano piu' linguaggi e diverse estetiche nella citta', luogo per eccellenza della mescolanza. La questione cruciale sta nel come far convivere insieme - e non solo accostando stili diversi - forme giovanili di comunicazione, avanguardia e culture classiche.
 
9. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
11. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 207 del 31 maggio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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