Telegrammi. 206
- Subject: Telegrammi. 206
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 30 May 2010 00:42:04 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 206
del 30 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Oggi al centro sociale "Valle Faul" di Viterbo una giornata di
convivialita' per ricordare Alfio Pannega
2. Giancarla Codrignani: Il tempo della disobbedienza civile
3. Peppe Sini: Lago di Vico e servitu' militari
4. In difesa di un rilevante bene comune
5. Giselle Dian intervista Mao Valpiana
6. Gabriella Puccio e la classe III D della scuola media “Privitera” di
Partinico intervistano Amico Dolci
7. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
8.
"Azione nonviolenta"
9. Segnalazioni librarie 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. OGGI AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" DI VITERBO UNA GIORNATA DI
CONVIVIALITA' PER RICORDARE ALFIO PANNEGA
[Riceviamo e
diffondiamo]
Oggi, domenica 30 maggio, a partire dalle ore 12 al
centro sociale “Valle Faul” di Viterbo ci sara' un pranzo sociale per
ricordare il nostro compagno e amico Alfio Pannega, ad un mese dalla sua
scomparsa. Una giornata di convivialita', musica e resistenza.
Per informazioni: centro sociale “Valle Faul”, strada Castel d'Asso, Viterbo, tel. 3315063980, e-mail: csavallefaul at autistici.org 2. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: IL TEMPO DELLA
DISOBBEDIENZA CIVILE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questo
intervento.
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005] Credo che per le persone amiche della nonviolenza
sia tornato il tempo della disobbedienza civile: dovremo disobbedire alle leggi
inique e associarci alla responsabilita' di coloro che, magistrati o
giornalisti, seguiranno il dovere professionale, la correttezza morale e la
coscienza. 3. INIZIATIVE. PEPPE SINI: LAGO DI VICO E SERVITU'
MILITARI
Grazie all'appassionata e tenace iniziativa della
dottoressa Antonella Litta dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente"
finalmente le istituzioni stanno riconoscendo l'estrema gravita' della
situazione delle acque del lago di Vico, premessa indispensabile per l'adozione
di provvedimenti adeguati.
Le cose da fare, da fare con la massima urgenza,
sono quelle segnalate nei reiterati esposti dell'"Associazione italiana medici
per l'ambiente".
E tra le cose da fare e' particolarmente urgente la
bonifica del deposito militare Nbc e il passaggio di quell'area alle istituzioni
civili.
La provincia di Viterbo, e l'Alto Lazio piu' in
generale, e' un territorio gravato da pesanti servitu' energetiche
e militari, nocive e speculative.
Occorre riprendere con rinnovata energia e
persuasione l'impegno comune in difesa dell'ambiente e della salute, dei diritti
e della pace, per il disarmo e la smilitarizzazione, contro i poteri criminali e
il regime della corruzione; un impegno che gia' caratterizzo' negli scorsi
decenni alcune delle esperienze piu' significative di mobilitazione civile nel
nostro territorio. 4. BULICAME. IN DIFESA DI UN RILEVANTE BENE
COMUNE
[Riceviamo e
diffondiamo]
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo apprezza e sostiene
l'iniziativa promossa dai partecipanti agli incontri sulla nonviolenza presso
il centro sociale "Valle Faul", iniziativa intesa a difendere l'area
termale del Bulicame ed a garantirne lo status di rilevante bene comune, di
peculiare risorsa pubblica da salvaguardare e valorizzare, con la
conseguente responsabile fruibilita' per tutte le
persone.
Occorre contrastare sia l'immane criminale follia
del mega-aeroporto sia ogni altra operazione speculativa e
distruttiva.
Occorre promuovere la realizzazione al piu' presto
del parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame.
*
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 29 maggio 2010
Per contattare direttamente la portavoce
del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
5. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA MAO VALPIANA
[Ringraziamo
Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a
disposizione questa intervista a Mao Valpiana.
Giselle Dian fa parte della redazione di
"Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata
dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a
Viterbo.
Mao
(Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza
in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente
sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento
Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo
innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento
Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore
della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini.
Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra
l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza
e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato
segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad
un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato
per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della
War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di
Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di
sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la
pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di
solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in
Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso
l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e
amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo
2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il
femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande
gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002
de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n.
255 del 27 ottobre
2007]
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e
mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la
lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Mao Valpiana: Possiamo dire che Martin Luther King ha il merito storico
di aver dimostrato che la nonviolenza gandhiana (cioe' la nonviolenza specifica,
la nonviolenza attiva) era esportabile, applicabile ed efficace ovunque; prima
di King si poteva pensare che l'esperienza gandhiana fosse una peculiarita',
valida solo in quel momento storico (colonialismo inglese) e in quel luogo
(India). Martin Luther King, pur ispirandosi al satyagraha di Gandhi, ha trovato
la via americana del “power of love”, del potere dell'amore, come lui definiva
la nonviolenza. Penso anche sia da indagare il contributo fondamentale che King
ha dato ad una lettura “nonviolenta” del Vangelo e della tradizione cristiana.
Martin Luther King, infine, ha definitivamente sottratto il movimento mondiale
antirazzista e per i diritti civili alla tentazione e degenerazione di
scorciatoie violente e suicide. Il movimento antiapartheid in Sudafrica non si
sarebbe potuto sviluppare senza la precedente esperienza di King negli Stati
Uniti (naturalmente senza dimenticare che proprio in Sudafrica Gandhi diede
inizio alla lotta nonviolenta nel 1906, e senza dimenticare la grande
figura di Albert Luthuli (1898-1967) che nel 1960 ricevette il premio Nobel
per la pace mentre guidava la lotta nonviolenta contro
l'apartheid).
*
- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un
ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti
sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e'
esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello
planetario?
- Mao Valpiana: Il femminismo rappresenta davvero una rivoluzione
planetaria nonviolenta. E quando parlo di femminismo personalmente intendo quel
movimento ampio che in ogni paese della terra mira a sbriciolare il mito del
maschio guerriero e padrone. Vi sono donne meravigliose, in ogni tempo e in ogni
luogo, note o sconosciute, che - consapevolmente o inconsapevolmente -
hanno liberato se stesse (e conseguentemente i loro aguzzini maschili) con
pratiche di nonviolenza che costituiscono un patrimonio inestimabile per tutti
noi. Sono convinto che conosciamo ancora davvero troppo poco della forza e della
rivoluzione che il femminismo nonviolento ha realizzato. Abbiamo bisogno di
ricercatrici che indaghino e ci facciano conoscere storie di donne che la
nonviolenza hanno applicato nella loro personale liberazione.
*
- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la
seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche
contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed
implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le
riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Mao Valpiana: Nucleare militare e nucleare civile sono due facce della
stessa medaglia. Purtroppo il movimento antinucleare mondiale fino ad ora
si e' mosso solo per “reazione” (da Hiroshima a Chernobyl), dimostrando
quindi una certa debolezza come movimento con un proprio “programma costruttivo”
capace di indicare un diverso modello di sviluppo energetico per l'intera
societa'. In Italia il momento decisivo e' stato certamente il referendum
antinucleare del 1987, nel quale tutti i grandi partiti si sono trovati
spiazzati davanti ad un'opinione pubblica che ha fatto una scelta di rinuncia
all'energia atomica.
Solo una parte del movimento, pero' (quella piu' vicina alle istanze
della nonviolenza), aveva chiaro che la rinuncia all'energia nucleare richiede
una visione lungimirante dei “limiti dello sviluppo”, come fu chiaramente
evidenziato nel convegno “Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite...”
organizzato nel 1990 da Alexander Langer con la
Campagna Nord/Sud e il Movimento Nonviolento. Ancor oggi, quell'analisi
rappresenta sicuramente il punto piu' avanzato del movimento ecologista
italiano.
*
- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento
antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli
anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema)
hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della
sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua
elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza
straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione,
costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Mao Valpiana: Sono molto d'accordo sul fatto che la Commissione per la
verita' e la riconciliazione rappresenti un momento alto nella storia della
nonviolenza mondiale. Anche questa e' un'esperienza che andrebbe meglio
studiata e fatta conoscere di piu' alle nuove generazioni. Anche la storia
personale di Mandela e il suo rapporto con Desmond Tutu devono essere meglio
indagati e fatti conoscere. Non dobbiamo mai accontentarci di una conoscenza
superficiale dei fatti. La scrittura della storia della nonviolenza e'
importante tanto quanto la realizzazione di azioni nonviolente, che possono
essere tramandate solo se studiate, analizzate, divulgate. Il movimento antiapartheid in
Sudafrica e' una pagina fondamentale per la nonviolenza.
*
- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune
parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno
formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano
piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe
di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e
quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre
intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera
autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle
proprie scelte di vita?
- Mao Valpiana: Aldo Capitini, scrivendo nel 1962 la “Carta
ideologico-programmatica” del Movimento Nonviolento aveva gia' ben presente
questa tematica. Al secondo punto, dopo l'opposizione integrale alla guerra,
volle inserire: “la lotta contro lo
sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni
forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni
legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione”.
Allora non si parlava ancora cosi' esplicitamente di omosessualita', ma il
diritto alla propria liberta', nel rispetto di tutte le altrui liberta', era
chiaro in una fondamentale definizione di nonviolenza scritta dallo stesso
Capitini: “La nonviolenza e' apertura all'esistenza, alla
liberta', allo sviluppo, di ogni essere".
In questo cammino di
liberazione penso, pero', che forme di provocazione fini a se stesse, di
esibizioni estreme, non abbiano niente a che fare con la sobrieta' ed il
rispetto che ognuno deve a se stesso e agli
altri.
*
- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra
impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani,
scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza
questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Mao Valpiana: Questa saldatura fra pace-diritti
umani-femminismo-ecologia e' la nonviolenza stessa. Se ritorniamo ai testi
fondamentali di Gandhi vediamo che le quattro tematiche citate costituiscono il
centro della sua riflessione e del suo agire. L'umanita' non potra' risolvere i
drammatici nodi che si trova ad affrontare senza porsi il problema della
nonviolenza. Prima o poi sara' ineludibile.
*
- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte
all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri
umani?
- Mao Valpiana: Se è vero, e io lo credo, che la bellezza salvera' il
mondo, allora il contributo dell'arte sara' decisivo per la salvezza
dell'umanita'. Faccio solo un piccolo esempio (che i miei amici sanno starmi
molto a cuore), quello di John Lennon che con la sua musica e le sue parole
(veri e propri inni del movimento per la pace come "Give Peace a Chance" o
"Imagine") ha dato forza e visione a immense manifestazioni. Sappiamo quanto la
musica sia un collante e un linguaggio internazionale. Anche qui voglio spendere
una parola per la necessita' di una scrittura della storia della musica per la
nonviolenza.
*
- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio
dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra
opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della
strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e
lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita
quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze
esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Mao Valpiana: Conosco troppo poco di questo linguaggio e rischierei di
dire qualche sciocchezza. Mia figlia di 19 anni se ne sta interessando, e so che
che ha degli amici graffittari di notevoli capacita': potrebbe rispondere molto
meglio di me a questa domanda...
*
- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la societa' statunitense
nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy
Warhol giungono fino alle forme piu' recenti di
espressione e ricerca estetica?
- Mao Valpiana: Posso parlare della mia esperienza personale. La pop art
di Andy Warhol si sviluppa e fiorisce contemporaneamente alla musica dei
Beatles, le cui copertine dei long playing (ah, quanta nostalgia per il
vinile...) hanno rappresentato una inesauribile fonte di ispirazione pacifista
(cito solo la copertina del disco “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” e il
film di animazione Yellow Submarine) anche estetica: la lotta fra i colori e la
musica dei Fab Four contro le armi dei Biechi Blu per salvare
Pepperlandia, e' davvero una capolavoro artistico per illustrare la difesa
popolare nonviolenta.
*
- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno
nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui
mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre
fare sia sul tema specifico sia piu' in generale
per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla
solidarieta'?
- Mao Valpiana: C'è chi
ha detto che una societa' la si puo' giudicare da come tratta gli animali. Altri
da come sono le sue prigioni. Forse oggi noi possiamo dire che una metro di
giudizio per un sistema sociale e' il livello di offerta socio-sanitaria.
Su questo piano stiamo assistendo in Italia ad un arretramento preoccupante. La
sanita' pubblica subisce continui colpi e tagli, a vantaggio di quella privata.
I capitoli della ricerca medica e quello farmaceutico (e la vicenda Aids su
questo la dice lunga) sono notoriamente luoghi di appetiti inconfessabili. Il
modello veneto che negli anni Settanta ha fatto della nostra Regione un momento
di eccellenza mondiale per l'offerta sanitaria pubblica, oggi e' un pallido
ricordo, crollato sotto i colpi di chi sta smantellando un servizio che era per
tutti, in un sistema clientelare.
Negli Stati Uniti Obama sta faticosamente cercando di
percorrere la strada inversa, passando da un sistema a pagamento ad una sanita'
per tutti, e nonostante i limiti e i tentennamenti, merita in questo il nostro
appoggio.
6. RIFLESSIONE. GABRIELLA PUCCIO E LA CLASSE III D DELLA SCUOLA MEDIA "PRIVITERA" DI PARTINICO INTERVISTANO AMICO DOLCI [Ringraziamo Amico Dolci (per contatti: amicodolci at libero.it) per averci messo a disposizione questa intervista concessa nel gennaio 2010 a insegnanti e studenti della classe III D della scuola media “Privitera” di Partitico. Gabriella Puccio insegna nella scuola media “Privitera” di Partitico. Amico Dolci,
musicista e amico della nonviolenza, figlio di Danilo Dolci, ne prosegue l'opera
educativa e di suscitamento e riconoscimento di
umanita'.
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel
'43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di
Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale
(Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro
la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce
persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo
rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di
seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da
Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del
libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante
& Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana,
in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella
Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra
Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14
ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul
letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo
quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi
urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza
Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale
le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro
intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2
febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati
- subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale
abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il
"Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di
volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte
civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica,
intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi
rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate -
rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale,
incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione
raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino
1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in
Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a
Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm),
per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare,
denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero
rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non
propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare,
fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal
coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di
progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali.
Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si
interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a
scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore
antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi
nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune
riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga
sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per
sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste
risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una
volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica",
incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive
mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la
diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha
modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima
aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo
sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento
economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del
lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro
promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica
locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo
studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura
maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di
esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto,
frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi
collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra
trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di
involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della
massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al
controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media;
attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove
scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo"
una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza,
sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che
raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a
segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La
struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e
Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la
mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un
infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie
residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua
vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di
accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di
intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i
libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La
struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo
e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci,
Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe
Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola
maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino
Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e
profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000,
2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di),
Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005;
Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della
rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo
Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e
Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali
di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it,
danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com,
www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]
-
Gabriella Puccio e la classe III D della Scuola Media “Privitera” di Partitico:
Vuole ricordarci in quali anni Danilo Dolci e' stato candidato al Nobel per
la pace e per quali motivazioni? Le candidature quali reazioni hanno suscitato
in suo padre? Cosa ha provato? e lei, come figlio, come ha vissuto questi
momenti? L’ultima
volta (mi pare intorno al 1983-’84) sembrava molto vicino al raggiungimento di
questo evento, in quanto diversi organi di stampa e notizie ufficiose lo davano
tra i candidati piu' "accreditati" per l’ottenimento del
premio. Le
motivazioni (si trattava sempre del Nobel "per la Pace") riguardavano i temi
dello sviluppo delle zone piu' povere del mondo: papa' viaggiava molto e
si e' sempre occupato delle problematiche dell’Africa, del Sud America,
dell’India: studiando quelle situazioni, e confrontandole con le nostre
problematiche, riteneva che molte delle difficolta' fossero comuni (acqua, cibo,
lavoro, qualita' dello sviluppo), e che quindi occorreva lavorare il piu'
possibile insieme per cercare di risolverle. Unendo le energie degli scienziati,
degli artisti, delle forze politiche ed economiche; sempre pero' a contatto con
le popolazioni che soffrivano quei problemi, coloro cioe' che meglio potevano
descrivere e far conoscere i problemi ma anche le risorse, le energie e le
qualita' dei propri cittadini nei diversi paesi. Negli anni, il lavoro del Centro Studi si e' focalizzato sempre piu' intorno ai temi dell’educazione, come percorso piu' efficace nella soluzione di problemi culturali e strutturali che richiedono piu' generazioni per la loro soluzione; basta un esempio: la risoluzione nonviolenta dei conflitti. Se in Sicilia la violenza si esprime (a prima vista, e soprattutto) attraverso gli omicidi mafiosi, altrove sono gli Stati in guerra che dovrebbero trovare altre vie per risolvere. Ma
occorre un nuovo modo di pensare: ed e' fuori di dubbio che, in questo,
Danilo ed i suoi collaboratori hanno dato un enorme
contributo. Dette quindi molto brevemente, queste sono le motivazioni delle candidature al Premio. Per
quanto riguarda "l’effetto" che la probabilita' di ottenere quel Premio faceva a
mio padre, devo dire che: - questa
possibilita' gli dava maggiore responsabilita' e, se possibile, lavorava ancora
piu' umilmente e piu' attentamente; riconosceva una grande serieta' a molte
delle persone che in qualche modo si occupavano del premio, o lo avevano
ricevuto; - sapeva
che molte scelte erano pure legate a "pesi e contrappesi", quindi non tutte
assolutamente limpide e condivisibili (ad esempio, considerava il Premio per la
Pace conferito ad H. Kissinger una scelta assolutamente sbagliata e in estrema
contraddizione con i principi del premio stesso); -
serenamente continuava comunque il lavoro, approfondendolo insieme a tantissima
gente. Per quanto riguarda me, sono sempre stato lieto di sapere che papa' era una persona ammirata, cercata, considerata... ma conoscendolo bene, e sapendo che tutto cio' gli interessava meno che quello di cui si stava occupando (inchieste, processi, incontri, iniziative, laboratori, bambini, persone, poesia...) anch’io mi sono sempre poco occupato di questa vicenda. Semmai pensavo che questo riconoscimento avrebbe potuto essere utile a far conoscere meglio i risultati del lavoro di papa', tutto quello di importante che dagli anni ’50 era successo in questa zona, e alleggerire le difficolta' (anche economiche) sue e dei collaboratori di sempre... Ma
secondo me tutto cio' sta comunque avvenendo, e papa' non ha mai dovuto "perder
tempo" inutilmente dietro le mode o le "lotterie" che di tanto in tanto si
presentavano. 7. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riedizioni
- Carlo Goldoni, La locandiera. Le baruffe chiozzotte, Rcs Rizzoli Libri,
Milano 1976 e 1978, 2010, pp. 376, euro 7,5 (in supplemento al "Corriere della
sera").
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 206 del 30 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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