Telegrammi. 206



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 206 del 30 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Oggi al centro sociale "Valle Faul" di Viterbo una giornata di convivialita' per ricordare Alfio Pannega
2. Giancarla Codrignani: Il tempo della disobbedienza civile
3. Peppe Sini: Lago di Vico e servitu' militari
4. In difesa di un rilevante bene comune
5. Giselle Dian intervista Mao Valpiana
6. Gabriella Puccio e la classe III D della scuola media “Privitera” di Partinico intervistano Amico Dolci
7. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
8. "Azione nonviolenta"
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
 
1. INCONTRI. OGGI AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" DI VITERBO UNA GIORNATA DI CONVIVIALITA' PER RICORDARE ALFIO PANNEGA
[Riceviamo e diffondiamo]
 
Oggi, domenica 30 maggio, a partire dalle ore 12 al centro sociale “Valle Faul” di Viterbo ci sara' un pranzo sociale per ricordare il nostro compagno e amico Alfio Pannega, ad un mese dalla sua scomparsa. Una giornata di convivialita', musica e resistenza.
Per informazioni: centro sociale “Valle Faul”, strada Castel d'Asso, Viterbo, tel. 3315063980, e-mail:
csavallefaul at autistici.org
 
2. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: IL TEMPO DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questo intervento.
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]
 
Credo che per le persone amiche della nonviolenza sia tornato il tempo della disobbedienza civile: dovremo disobbedire alle leggi inique e associarci alla responsabilita' di coloro che, magistrati o giornalisti, seguiranno il dovere professionale, la correttezza morale e la coscienza.
 
3. INIZIATIVE. PEPPE SINI: LAGO DI VICO E SERVITU' MILITARI
 
Grazie all'appassionata e tenace iniziativa della dottoressa Antonella Litta dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" finalmente le istituzioni stanno riconoscendo l'estrema gravita' della situazione delle acque del lago di Vico, premessa indispensabile per l'adozione di provvedimenti adeguati.
Le cose da fare, da fare con la massima urgenza, sono quelle segnalate nei reiterati esposti dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente".
E tra le cose da fare e' particolarmente urgente la bonifica del deposito militare Nbc e il passaggio di quell'area alle istituzioni civili.
La provincia di Viterbo, e l'Alto Lazio piu' in generale, e' un territorio gravato da pesanti servitu' energetiche e militari, nocive e speculative.
Occorre riprendere con rinnovata energia e persuasione l'impegno comune in difesa dell'ambiente e della salute, dei diritti e della pace, per il disarmo e la smilitarizzazione, contro i poteri criminali e il regime della corruzione; un impegno che gia' caratterizzo' negli scorsi decenni alcune delle esperienze piu' significative di mobilitazione civile nel nostro territorio.
 
4. BULICAME. IN DIFESA DI UN RILEVANTE BENE COMUNE
[Riceviamo e diffondiamo]
 
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo apprezza e sostiene l'iniziativa promossa dai partecipanti agli incontri sulla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", iniziativa intesa a difendere l'area termale del Bulicame ed a garantirne lo status di rilevante bene comune, di peculiare risorsa pubblica da salvaguardare e valorizzare, con la conseguente responsabile fruibilita' per tutte le persone.
Occorre contrastare sia l'immane criminale follia del mega-aeroporto sia ogni altra operazione speculativa e distruttiva.
Occorre promuovere la realizzazione al piu' presto del parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame.
*
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 29 maggio 2010
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
 
5. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA MAO VALPIANA
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Mao Valpiana.
Giselle Dian fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]
 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Mao Valpiana: Possiamo dire che Martin Luther King ha il merito storico di aver dimostrato che la nonviolenza gandhiana (cioe' la nonviolenza specifica, la nonviolenza attiva) era esportabile, applicabile ed efficace ovunque; prima di King si poteva pensare che l'esperienza gandhiana fosse una peculiarita', valida solo in quel momento storico (colonialismo inglese) e in quel luogo (India). Martin Luther King, pur ispirandosi al satyagraha di Gandhi, ha trovato la via americana del “power of love”, del potere dell'amore, come lui definiva la nonviolenza. Penso anche sia da indagare il contributo fondamentale che King ha dato ad una lettura “nonviolenta” del Vangelo e della tradizione cristiana. Martin Luther King, infine, ha definitivamente sottratto il movimento mondiale antirazzista e per i diritti civili alla tentazione e degenerazione di scorciatoie violente e suicide. Il movimento antiapartheid in Sudafrica non si sarebbe potuto sviluppare senza la precedente esperienza di King negli Stati Uniti (naturalmente senza dimenticare che proprio in Sudafrica Gandhi diede inizio alla lotta nonviolenta nel 1906, e senza dimenticare la grande figura di Albert Luthuli (1898-1967) che nel 1960 ricevette il premio Nobel per la pace mentre guidava la lotta nonviolenta contro l'apartheid).
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Mao Valpiana: Il femminismo rappresenta davvero una rivoluzione planetaria nonviolenta. E quando parlo di femminismo personalmente intendo quel movimento ampio che in ogni paese della terra mira a sbriciolare il mito del maschio guerriero e padrone. Vi sono donne meravigliose, in ogni tempo e in ogni luogo, note o sconosciute, che - consapevolmente o inconsapevolmente - hanno liberato se stesse (e conseguentemente i loro aguzzini maschili) con pratiche di nonviolenza che costituiscono un patrimonio inestimabile per tutti noi. Sono convinto che conosciamo ancora davvero troppo poco della forza e della rivoluzione che il femminismo nonviolento ha realizzato. Abbiamo bisogno di ricercatrici che indaghino e ci facciano conoscere storie di donne che la nonviolenza hanno applicato nella loro personale liberazione.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Mao Valpiana: Nucleare militare e nucleare civile sono due facce della stessa medaglia. Purtroppo il movimento antinucleare mondiale fino ad ora si e' mosso solo per “reazione” (da Hiroshima a Chernobyl), dimostrando quindi una certa debolezza come movimento con un proprio “programma costruttivo” capace di indicare un diverso modello di sviluppo energetico per l'intera societa'. In Italia il momento decisivo e' stato certamente il referendum antinucleare del 1987, nel quale tutti i grandi partiti si sono trovati spiazzati davanti ad un'opinione pubblica che ha fatto una scelta di rinuncia all'energia atomica.
Solo una parte del movimento, pero' (quella piu' vicina alle istanze della nonviolenza), aveva chiaro che la rinuncia all'energia nucleare richiede una visione lungimirante dei “limiti dello sviluppo”, come fu chiaramente evidenziato nel convegno “Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite...” organizzato nel 1990 da Alexander Langer con la Campagna Nord/Sud e il Movimento Nonviolento. Ancor oggi, quell'analisi rappresenta sicuramente il punto piu' avanzato del movimento ecologista italiano.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Mao Valpiana: Sono molto d'accordo sul fatto che la Commissione per la verita' e la riconciliazione rappresenti un momento alto nella storia della nonviolenza mondiale. Anche questa e' un'esperienza che andrebbe meglio studiata e fatta conoscere di piu' alle nuove generazioni. Anche la storia personale di Mandela e il suo rapporto con Desmond Tutu devono essere meglio indagati e fatti conoscere. Non dobbiamo mai accontentarci di una conoscenza superficiale dei fatti. La scrittura della storia della nonviolenza e' importante tanto quanto la realizzazione di azioni nonviolente, che possono essere tramandate solo se studiate, analizzate, divulgate. Il movimento antiapartheid in Sudafrica e' una pagina fondamentale per la nonviolenza.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Mao Valpiana: Aldo Capitini, scrivendo nel 1962 la “Carta ideologico-programmatica” del Movimento Nonviolento aveva gia' ben presente questa tematica. Al secondo punto, dopo l'opposizione integrale alla guerra, volle inserire: “la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione”. Allora non si parlava ancora cosi' esplicitamente di omosessualita', ma il diritto alla propria liberta', nel rispetto di tutte le altrui liberta', era chiaro in una fondamentale definizione di nonviolenza scritta dallo stesso Capitini: “La nonviolenza e' apertura all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo, di ogni essere".
In questo cammino di liberazione penso, pero', che forme di provocazione fini a se stesse, di esibizioni estreme, non abbiano niente a che fare con la sobrieta' ed il rispetto che ognuno deve a se stesso e agli altri.
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Mao Valpiana: Questa saldatura fra pace-diritti umani-femminismo-ecologia e' la nonviolenza stessa. Se ritorniamo ai testi fondamentali di Gandhi vediamo che le quattro tematiche citate costituiscono il centro della sua riflessione e del suo agire. L'umanita' non potra' risolvere i drammatici nodi che si trova ad affrontare senza porsi il problema della nonviolenza. Prima o poi sara' ineludibile.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Mao Valpiana: Se è vero, e io lo credo, che la bellezza salvera' il mondo, allora il contributo dell'arte sara' decisivo per la salvezza dell'umanita'. Faccio solo un piccolo esempio (che i miei amici sanno starmi molto a cuore), quello di John Lennon che con la sua musica e le sue parole (veri e propri inni del movimento per la pace come "Give Peace a Chance" o "Imagine") ha dato forza e visione a immense manifestazioni. Sappiamo quanto la musica sia un collante e un linguaggio internazionale. Anche qui voglio spendere una parola per la necessita' di una scrittura della storia della musica per la nonviolenza.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Mao Valpiana: Conosco troppo poco di questo linguaggio e rischierei di dire qualche sciocchezza. Mia figlia di 19 anni se ne sta interessando, e so che che ha degli amici graffittari di notevoli capacita': potrebbe rispondere molto meglio di me a questa domanda...
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- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la societa' statunitense nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy Warhol giungono fino alle forme piu' recenti di espressione e ricerca estetica?
- Mao Valpiana: Posso parlare della mia esperienza personale. La pop art di Andy Warhol si sviluppa e fiorisce contemporaneamente alla musica dei Beatles, le cui copertine dei long playing (ah, quanta nostalgia per il vinile...) hanno rappresentato una inesauribile fonte di ispirazione pacifista (cito solo la copertina del disco “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” e il film di animazione Yellow Submarine) anche estetica: la lotta fra i colori e la musica dei Fab Four contro le armi dei Biechi Blu per salvare Pepperlandia, e' davvero una capolavoro artistico per illustrare la difesa popolare nonviolenta.
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?
- Mao Valpiana: C'è chi ha detto che una societa' la si puo' giudicare da come tratta gli animali. Altri da come sono le sue prigioni. Forse oggi noi possiamo dire che una metro di giudizio per un sistema sociale e' il livello di offerta socio-sanitaria. Su questo piano stiamo assistendo in Italia ad un arretramento preoccupante. La sanita' pubblica subisce continui colpi e tagli, a vantaggio di quella privata. I capitoli della ricerca medica e quello farmaceutico (e la vicenda Aids su questo la dice lunga) sono notoriamente luoghi di appetiti inconfessabili. Il modello veneto che negli anni Settanta ha fatto della nostra Regione un momento di eccellenza mondiale per l'offerta sanitaria pubblica, oggi e' un pallido ricordo, crollato sotto i colpi di chi sta smantellando un servizio che era per tutti, in un sistema clientelare.
Negli Stati Uniti Obama sta faticosamente cercando di percorrere la strada inversa, passando da un sistema a pagamento ad una sanita' per tutti, e nonostante i limiti e i tentennamenti, merita in questo il nostro appoggio.
 

6. RIFLESSIONE. GABRIELLA PUCCIO E LA CLASSE III D DELLA SCUOLA MEDIA "PRIVITERA" DI PARTINICO INTERVISTANO AMICO DOLCI

[Ringraziamo Amico Dolci (per contatti: amicodolci at libero.it) per averci messo a disposizione questa intervista concessa nel gennaio 2010 a insegnanti e studenti della classe III D della scuola media “Privitera” di Partitico.

Gabriella Puccio insegna nella scuola media “Privitera” di Partitico.

Amico Dolci, musicista e amico della nonviolenza, figlio di Danilo Dolci, ne prosegue l'opera educativa e di suscitamento e riconoscimento di umanita'.
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

- Gabriella Puccio e la classe III D della Scuola Media “Privitera” di Partitico: Vuole ricordarci in quali anni Danilo Dolci e' stato candidato al Nobel per la pace e per quali motivazioni? Le candidature quali reazioni hanno suscitato in suo padre? Cosa ha provato? e lei, come figlio, come ha vissuto questi momenti?
- Amico Dolci: … Mio padre Danilo e' stato candidato diverse volte al suddetto premio: direi che in totale sono ben nove le candidature che si sono susseguite tra gli anni ’60 e ’70.

L’ultima volta (mi pare intorno al 1983-’84) sembrava molto vicino al raggiungimento di questo evento, in quanto diversi organi di stampa e notizie ufficiose lo davano tra i candidati piu' "accreditati" per l’ottenimento del premio.

Le motivazioni (si trattava sempre del Nobel "per la Pace") riguardavano i temi dello sviluppo delle zone piu' povere del mondo: papa' viaggiava molto e si e' sempre occupato delle problematiche dell’Africa, del Sud America, dell’India: studiando quelle situazioni, e confrontandole con le nostre problematiche, riteneva che molte delle difficolta' fossero comuni (acqua, cibo, lavoro, qualita' dello sviluppo), e che quindi occorreva lavorare il piu' possibile insieme per cercare di risolverle. Unendo le energie degli scienziati, degli artisti, delle forze politiche ed economiche; sempre pero' a contatto con le popolazioni che soffrivano quei problemi, coloro cioe' che meglio potevano descrivere e far conoscere i problemi ma anche le risorse, le energie e le qualita' dei propri cittadini nei diversi paesi.

Negli anni, il lavoro del Centro Studi si e' focalizzato sempre piu' intorno ai temi dell’educazione, come percorso piu' efficace nella soluzione di problemi culturali e strutturali che richiedono piu' generazioni per la loro soluzione; basta un esempio: la risoluzione nonviolenta dei conflitti. Se in Sicilia la violenza si esprime (a prima vista, e soprattutto) attraverso gli omicidi mafiosi, altrove sono gli Stati in guerra che dovrebbero trovare altre vie per risolvere.

Ma occorre un nuovo modo di pensare: ed e' fuori di dubbio che, in questo, Danilo ed i suoi collaboratori hanno dato un enorme contributo.

Dette quindi molto brevemente, queste sono le motivazioni delle candidature al Premio.

Per quanto riguarda "l’effetto" che la probabilita' di ottenere quel Premio faceva a mio padre, devo dire che:

- questa possibilita' gli dava maggiore responsabilita' e, se possibile, lavorava ancora piu' umilmente e piu' attentamente; riconosceva una grande serieta' a molte delle persone che in qualche modo si occupavano del premio, o lo avevano ricevuto;

- sapeva che molte scelte erano pure legate a "pesi e contrappesi", quindi non tutte assolutamente limpide e condivisibili (ad esempio, considerava il Premio per la Pace conferito ad H. Kissinger una scelta assolutamente sbagliata e in estrema contraddizione con i principi del premio stesso);

- serenamente continuava comunque il lavoro, approfondendolo insieme a tantissima gente.

Per quanto riguarda me, sono sempre stato lieto di sapere che papa' era una persona ammirata, cercata, considerata... ma conoscendolo bene, e sapendo che tutto cio' gli interessava meno che quello di cui si stava occupando (inchieste, processi, incontri, iniziative, laboratori, bambini, persone, poesia...) anch’io mi sono sempre poco occupato di questa vicenda. Semmai pensavo che questo riconoscimento avrebbe potuto essere utile a far conoscere meglio i risultati del lavoro di papa', tutto quello di importante che dagli anni ’50 era successo in questa zona, e alleggerire le difficolta' (anche economiche) sue e dei collaboratori di sempre...

Ma secondo me tutto cio' sta comunque avvenendo, e papa' non ha mai dovuto "perder tempo" inutilmente dietro le mode o le "lotterie" che di tanto in tanto si presentavano.

Con gratitudine per il vostro lavoro, spero di tornare a trovarvi presto...
 
7. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riedizioni
- Carlo Goldoni, La locandiera. Le baruffe chiozzotte, Rcs Rizzoli Libri, Milano 1976 e 1978, 2010, pp. 376, euro 7,5 (in supplemento al "Corriere della sera").
 
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
11. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 206 del 30 maggio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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