Telegrammi. 202



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 202 del 26 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Dinanzi alla guerra illegale e assassina
2. Dinanzi al colpo di stato razzista
3. Associazione "Respirare": Un esposto al Commissario europeo all'Ambiente dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente"
4. Giselle Dian intervista Bruno Segre
5. Giselle Dian intervista Annibale B. Scarpari
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. DINANZI ALLA GUERRA ILLEGALE E ASSASSINA
 
Come puoi restare inerte tu?
Come puoi permettere un cosi' atroce crimine?
Chi non si oppone al crimine ne e' complice.
 
2. EDITORIALE. DINANZI AL COLPO DI STATO RAZZISTA
 
Come puoi restare inerte tu?
Come puoi permettere un cosi' atroce crimine?
Chi non si oppone al crimine ne e' complice.
 
3. INIZIATIVE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": UN ESPOSTO AL COMMISSARIO EUROPEO ALL'AMBIENTE DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE"
[Riceviamo e diffondiamo]
 
La presentazione al Commissario all'Ambiente dell'Unione Europea di un esposto sulla situazione del lago di Vico da parte della prestigiosa "Associazione italiana medici per l'ambiente" costituisce un atto di grande rilevanza pubblica.
Dopo un impegno di piu' anni a sollecitare le istituzioni comunali, provinciali e regionali ad intervenire per monitorare la situazione, disinquinare le acque del lago, tutelare la salute e la sicurezza della popolazione, l'"Associazione italiana medici per l'ambiente" lo scorso marzo aveva gia' presentato un dettagliato esposto ai ministri dell'Ambiente e della Salute del governo italiano sottolineando la gravita' della situazione e l'urgenza di intervenire, e formulando precise, articolate e adeguate proposte d'azione.
Anche a seguito di ulteriori sviluppi e nuove inquietanti notizie nel frattempo emerse ora l'"Associazione italiana medici per l'ambiente" si rivolge anche all'Unione Europea nella persona del Commissario preposto alla tutela ambientale.
*
Nell'esposto al Commissario Europeo - cui e' allegato anche quello presentato a suo tempo ai Ministri italiani -, dopo aver riportato la documentazione e i dati scientifici disponibili che fanno luce sulla gravita' della situazione, l'"Associazione italiana medici per l'ambiente" conclude evidenziando che "Il lago di Vico e' una risorsa idrica fondamentale... oltre ad essere un’area di inestimabile valore paesaggistico, naturalistico ed economico... Il suo attuale inquinamento e degrado sono anche la conseguenza di quella stessa mancanza di legalita' e senso di responsabilita' che ha generato e continua a generare disastri ambientali e sanitari in tante parti d’Italia. Il lago di Vico deve essere subito protetto, tutelato e risanato e questo e' possibile, come indicato in piu' occasioni, attraverso l’uso di specifiche tecnologie di bonifica, interventi mirati di studio e monitoraggio e l’eliminazione di ogni fonte di inquinamento".

E pertanto "chiede un impegno concreto e collegiale perche' si arrivi rapidamente ad una soluzione positiva di questa vicenda nell’interesse della collettivita' e per il pieno rispetto delle vigenti disposizioni di legge in materia ambientale e sanitaria e per la tutela del diritto alla salute per tutte le persone".

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La situazione del lago di Vico e' stata a lungo colpevolmente sottovalutata dai pubblici poteri.
E' necessario che tutte le istituzioni intervengano ora con la massima tempestivita' e con iniziative adeguate.
Ed e' necessario altresi' che l'opinione pubblica sia precisamente informata.
Ed e' ancor piu' necessario che particolarmente i cittadini di Caprarola e Ronciglione siano finalmente pienamente tutelati nei loro diritti, nella loro salute, nella loro sicurezza.
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L'associazione "Respirare"
Viterbo, 25 maggio 2010
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
 

4. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA BRUNO SEGRE

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Bruno Segre.

Giselle Dian fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell'ambito del movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; per molti anni ha presieduto l'associazione italiana "Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam"; nel quadro di un'intensa attivita' pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; dirige la prestigiosa rivista di vita e cultura ebraica "Keshet" (sito: www.keshet.it). Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003.
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Bruno Segre: A distanza di molti anni il principale retaggio che gli Stati Uniti e il mondo hanno ricevuto dal magistero di Martin Luther King e' costituito, a mio avviso, dall’ingresso alla Casa Bianca di Barack Obama: il giovane leader di un’amministrazione chiamata, fra mille ostacoli e difficolta', a lottare contro il razzismo, per il rispetto dei diritti civili e dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ma soprattutto a sciogliere i nodi carichi di veleno ricevuti in eredita' dai precedenti otto anni di malgoverno e a offrire un decisivo contributo per fare si' che la nostra sgovernatissima umanita' non vada incontro alla catastrofe.

In quanto specie umana, non nascondiamocelo, siamo tutti chiamati a compiere oggi delle scelte decisive. Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima, viviamo in una sorta di epoca "penultima".  Spetta anche a noi, qui e oggi, fare in modo che essa non si traduca nell’epoca "ultima". In questa prospettiva, considero Barack Obama uno dei rari leader politici contemporanei, se non l’unico, che in modo esplicito si sforzi di orientare e organizzare le strategie del suo governo alla luce di una chiara visione del futuro, e che si mostri sensibile alla necessita' di articolare una governance del mondo globalizzato con un approccio multilaterale e in termini di condivisione internazionale delle responsabilita': “Siamo consapevoli, disse Obama subito dopo essere stato eletto nel novembre 2008, che le sfide che ci aspettano saranno le piu' impegnative della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria da un secolo a questa parte”.
 

5. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA ANNIBALE B. SCARPARI

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista ad Annibale B. Scarpari]

 
- Giselle Dian: Cosa la appassiona nell'opera di Keith Haring?
- Annibale B. Scarpari: Non sono uno studioso di Haring ne' pretenderei di considerarmi un conoscitore della sua opera, ma una persona che da quell'opera si sente interpellata naturalmente si'. E due cose particolarmente mi toccano: la ricerca che definirei linguistica, o forse meglio: metalinguistica; e l'impegno morale, civile, esistenziale.
Quanto al linguaggio - e al gesto - haringhiano, mi pare che la sua produzione non solo documenti questioni decisive di un momento storico ancora non concluso, ma interpreti vissuti profondi ed interrogazioni ineludibili del nostro tempo, della nostra globalizzata societa' in transizione e dei suoi conflitti piu' laceranti.
Quanto all'impegno, all'engagement, trovo straordinario che muovendo da una ricerca linguistica che recupera elementi dalla cultura di massa e si estrinseca in stretto rapporto con fenomeni tardoindustriali e postmoderni talche' potrebbe dar luogo a ulteriore dispersione e fuga nel caos vorticoso del mercificato mondo dell'arte come performance e come spettacolo, si giunga anche a un concreto agire la prassi estetica come forma di solidarieta' e di liberazione, come luogo di un riconoscimento di umanita' non solo fissato nell'opera ma aggettante nel vivo dei conflitti morali e sociali, dell'azione nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera casa comune. Mi sembra che l'impegno di Haring contro il razzismo, contro il nucleare, per i diritti umani e particolarmente per i diritti dei bambini, per la pace e l'ambiente, e contro il pregiudizio, l'intolleranza e l'omofobia, contro il crack e il mercato della morte e dell'autodistruzione, contro l'Aids e per adeguate relazioni di cura che salvino le vite e riconoscano e promuovano i diritti e la dignita' di ogni persona, sia straordinariamente coerente con il senso della sua ricerca espressiva e con i tratti caratterizzanti del suo linguaggio artistico, ed erediti ed inveri esperienze essenziali delle culture e delle pratiche non solo delle avanguardie artistiche e culturali del primo Novecento (e penso soprattutto all'afflato libertario di esperienze come quella surrealista) ma anche specificamente dei movimenti nonviolenti di solidarieta' e di liberazione novecenteschi (e soprattutto del secondo Novecento), in primo luogo il movimento antirazzista e per i diritti civili, il movimento pacifista e antinucleare, il movimento per la liberta' di parola e per stili di vita e relazioni di convivenza antiautoritari ed equosolidali, e soprattutto il movimento femminista e quello ecologista.
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- Giselle Dian: Nella formazione culturale e nella pratica artistica di Keith Haring hanno avuto un'influenza non solo gli artisti cui era piu' affine, ma anche personalita' di altri campi creativi, dalla musica alla letteratura. Specificamente nel campo letterario, con riferimento sia alla scrittura creativa che a quella saggistica, quali personalita' sembrano essere state piu' rilevanti?
- Annibale B. Scarpari: Farei una distinzione tra scrittori con cui ha avuto rapporti di amicizia e di collaborazione, come William S. Burroughs, Brion Gysin e Allen Ginsberg; autori classici della tradizione americana della cui influenza un intellettuale statunitense non puo' non risentire, come Whitman; teorici e saggisti che hanno influito sulla sua formazione, come Roland Barthes e Umberto Eco; artisti la cui riflessione teorica - depositata in scritti che hanno anche una rilevanza letteraria - e' stata oggetto di studio e di riferimento da parte di Haring, come Jean Dubuffet e Paul Klee.
Nel caso di Burroughs vi e' stata sia una importante influenza nella sua formazione esplicitamente dichiarata dall'artista, che una successiva feconda ripetuta collaborazione creativa. Cosi' anche per Gysin.
Anche nel caso di Ginsberg i diari di Haring documentano una concreta, quantunque estemporanea, collaborazione creativa.
E' del resto evidente che l'esperienza della poesia americana del secondo Novecento, ed in particolare del movimento che prende le mosse dalla peculiare prosa di Kerouac e dalla poesia di Ginsberg (e dalle esperienze e per cosi' dire dal "magistero" sui generis di Burroughs), ha influenzato non solo l'intera cultura letteraria, artistica e musicale, ma anche il costume e le scelte esistenziali delle generazioni cresciute tra gli anni Cinquanta ed oggi, e si veda ad esempio il libro di Fernanda Pivano, Beat, hippie, yippie, che ne da' ampiamente conto.
Sempre nei diari di Haring vi sono tracce significative di letture di Walt Whitman, e Whitman e' forse uno dei riferimenti cruciali per tutti i creatori di poesia (anche nel linguaggio delle arti visive ed in quello musicale) venuti dopo di lui, non solo in America. Si pensi ad esempio a quei componimenti di Pound e di Ginsberg a lui esplicitamente dedicati, in cui e' riconosciuto a Whitman un ruolo di riferimento ineludibile; ed effettivamente Whitman e' ineludibile, tanto sul piano dello stile: la poesia dai lunghi versi in lunghe lasse, ad un tempo oratoria e conversazionale; quanto sul piano dell'ideologia: essendo uno dei monumenti dell'ideologia democratica americana.
Quanto alle letture di Barthes ed Eco documentate dai diari e dalle dichiarazioni di Haring, esse sono particolarmente interessanti poiche' mettono in relazione l'artista americano con la riflessione semiologica europea (e poi semiotica internazionale) e con alcune delle figure piu' rilevanti del rinnovamento degli studi letterari, estetici e filosofici del secondo Novecento.
La riflessione di Dubuffet - e l'opera, ovviamente, ancor piu' - e' evidentemente cruciale per Haring e la sua prassi artistica. E rilevante ci sembra anche lo studio del Klee teorico cui Haring si dedico'.
Ovviamente vi e' poi la frequentazione di Warhol e del suo entourage, che certo ha costituito un'occasione fondamentale di contatto con molte altre personalita' ed esperienze estetiche multimediali ed anche specificamente grafiche e letterarie lato sensu in forme certo polimorfe.
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- Giselle Dian: E sul versante della musica?
- Annibale B. Scarpari: Trovandosi al cuore della scena artistica newyorkese degli anni Ottanta, ed avendo avuto l'intenso rapporto che ebbe con Warhol e la sua Factory, Haring ebbe rapporti di amicizia - e talvolta di vera e propria collaborazione - con varie figure della musica pop dell'epoca: dai suoi diari e dalle sue interviste emergono ad esempio incontri estemporanei o prolungati rapporti di amicizia e collaborazione con vere e proprie icone della musica di maggior successo anche commerciale, come Grace Jones, David Bowie, Iggy Pop, Michael Jackson, Madonna. Del resto nell'opera di Warhol l'intreccio con la musica di consumo di massa era palese (ad esempio nella serie degli Elvis), ed il rapporto con la musica ad un tempo pop e di ricerca lo indusse a farsi mentore e produttore di Lou Reed e dei Velvet Undergroud (e di Nico, naturalmente).
Ma oltre al rapporto con Warhol e con il pop, oltre all'inserimento nella scena newyorkese (e alla frequentazione assidua dei locali) negli anni dell'esplosione del punk-rock, Haring e' stato figura di riferimento per la cultura hip-hop.
Ed e' stato in contatto anche con un'artista multimediale come Yoko Ono, con tutto cio' che questo implica.
Ne' va dimenticato il suo interesse per il balletto, il rapporto col coreografo Bill T. Jones, la scenografia realizzata nel 1985 per il Ballet National de Marseille...
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- Giselle Dian: Una pratica artistica come quella di Keith Haring si incontra necessariamente anche con la fotografia: basti pensare alla sua attivita' di graffitista con i gessetti nella metropolitana di New York, in cui opera e performance si legano strettamente, ed in cui l'opera e' ad un tempo concreta e labilissima, venendo agevolmente cancellata in breve tempo. In questo caso la documentazione fotografica ha un ruolo rilevante. Su Haring e la fotografia forse si e' indagato ancora poco...
- Annibale B. Scarpari: A lume di naso proporrei tre percorsi di ricerca: il primo, la scuola di Warhol; il secondo: la tradizione della fotografia nella pratica artistica - segnatamente americana - novecentesca; il terzo: l'opera dei fotografi che con Haring hanno avuto rapporti di amicizia, di collaborazione, di affinita'.
Quanto al primo ambito e' fin troppo banale evidenziare come nell'attivita' di Warhol il trattamento di materiali fotografici preesistenti sia decisivo, e costituisca una delle chiavi di accesso alla sua metaproduzione artistico-critica sulle forme e le figure della mitologia contemporanea creata dal sistema dei mass-media, dallo show-business, dallo star-system.
Nel secondo campo credo che potrebbe essere interessante una ricognizione della tradizione che partendo da Man Ray si dipana lungo tutto il Novecento a cavallo tra sperimentazione artistica, testimonianza della contemporaneita', rapporto col mercato (e non solo dell'arte, ovviamente; pensiamo all'opera di Helmut Newton, ad esempio).
Quanto ad alcuni fotografi che hanno collaborato con Haring, e' noto ad esempio che Tseng Kwong Chi ha realizzato migliaia di scatti delle opere e dell'operare di Keith Haring, e che Robert Mapplethorpe, la cui vicenda ha molti punti di tangenza con quella haringhiana, ha realizzato ad esempio un cruciale servizio fotografico di Grace Jones dipinta da Haring, contribuendo cosi' ad una performance la cui ermeneutica sarebbe assai affascinante svolgere.
Meno soddisfacente fu un'estemporanea collaborazione con Richard Avedon.
Un cenno va fatto anche all'amico Yves Arman, in occasione della cui morte Haring ha scritto pagine commoventi nel suo diario.
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- Giselle Dian: E per quanto riguarda specificamente il campo artistico?
- Annibale B. Scarpari: Descrivere, sia pure per minimi accenni, il complesso contesto artistico (e mediatico) in cui si svolge l'operare di Haring e' ovviamente problematico.
Evidenzierei innanzitutto la tradizione dell'arte nordamericana e il suo intrecciarsi con le forme della cultura di massa (cinema, fumetti, musica, tv, pubblicita'...).
Volendo indicare alcuni momenti ed alcune figure della tradizione artistica nordamericana novecentesca darei rilevanza al magistero di Robert Henri (al cui The Art Spirit Keith Haring attribuiva un ruolo importante nella sua formazione), e poi ovviamente da un lato Edward Hopper (che di Robert Henri fu allievo) e dall'altro l'impatto delle avanguardie artistiche europee; proseguendo poi con l'espressionismo astratto, e particolarmente l'opera di Mark Rothko che molto impressiono' Haring, fino all'action painting di Jackson Pollock; poi la vasta e complessa vicenda della pop art, ed al suo cuore Andy Warhol.
Ma naturalmente occorrerebbe sottolineare anche il ruolo di galleristi e mecenati, del collezionismo e dei musei... E svolgere una riflessione sul mercato dell'arte, sull'industria culturale, sul sistema della moda e sullo show-business...
Se invece volessimo indicare le principali puntuali e documentate influenze artistiche sull'opera di Haring ovviamente si deve far riferimento innanzitutto a Jean Dubuffet e alla sua proposta dell'Art brut, oltre che - per altri versi - al citato manifesto di Robert Henri; al gia' ricordato Mark Rothko; a Matisse e Leger; a Klee e Kandinsky; a Mark Tobey e Pierre Alechinsky; a Christo. Un ruolo di mentore e maestro per Haring ebbe Andy Warhol.
Amici e compagni d'avventura furono Jean-Michel Basquiat, Kenny Scharf, Fab 5 Freddy (Fred Brathwaite), LA 2 (Angel Ortz), Niki de Saint-Phalle...
E rapporti e tangenze - e amicizie, ovviamente - vi sono con altre figure cospicue dell'arte contemporanea, da Roy Lichtenstein a Robert Rauschenberg, a Francesco Clemente...
E mi piacerebbe suggerire di esplorare le assonanze con l'opera di Joan Miro', con quella di Alexander Calder...
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- Giselle Dian: Sul rapporto tra l'opera di Keith Haring e le forme della cultura di massa e sul suo peculiare modo di relazionarsi con il mercato dell'arte sono stati gia' versati fiumi d'inchiostro. Cosa si potrebbe aggiungere di non scontato?
- Annibale B. Scarpari: Forse piu' che aggiungere qualcosa varrebbe la pena di svolgere una nuova ricognizione delle riflessioni ormai classiche in materia di cultura di massa e societa' consumista e manipolata, sistema dei mass-media e ragione strumentale, societa' dello spettacolo e funzione dell'arte dinanzi all'alienazione e alla reificazione (anche nella forma della "tolleranza repressiva").
Magari muovendo dalle analisi di Guenther Anders, di Hannah Arendt e dei francofortesi (penso ovviamente soprattutto ai Minima moralia di Theodor W. Adorno), e dalle riflessioni sull'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilita' tecnica di Walter Benjamin.
Ed ovviamente bisognerebbe altresi' riprendere la trama di riflessioni che Umberto Eco veniva svolgendo negli anni '60 in Opera aperta, Apocalittici e integrati ed altri testi ancora.
E naturalmente sugli strumenti del comunicare occorrerebbe tornare alla riflessione di Marshall McLuhan, incrociandola magari con l'antropologia di Levi-Strauss (e con le meditazioni consegnate ad esempio a Il pensiero selvaggio) e con quel che resta di decisivo dello strutturalismo (e nel lascito di Foucault in particolare).
Un'autrice (e newyorchese) che su questo campi di questioni - arte e cultura di massa, linguaggi e societa', alienazione e disvelamento, etc. - ha scritto cose acute ed essenziali e' stata Susan Sontag.
Ma sono questioni complesse che richiederebbero un lungo discorso.
Forse qui sara' sufficiente accennare alla poliedricita' della produzione di Haring ed al suo intrecciarsi con variegate forme dell'abitare e del produrre, dell'industria dello spettacolo e finanche della pubblicita'.
E sarebbe interessante rileggere con adeguata attenzione le sue riflessioni sul mercato e sul pubblico dell'arte, e le ragioni della sua scelta di realizzare un'esperienza innovativa come quella del Pop Shop...
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- Giselle Dian: Haring e l'Italia, un tema affascinante...
- Annibale B. Scarpari: Si', e da articolare nelle varie sue dimensioni.
Una prima: l''influenza della cultura italiana su Haring; il suo studio di autori, opere ed esperienze italiane.
Una seconda: la sua attivita' artistica in Italia; cosi' variegata: dalla mostra personale a Napoli nel 1983 alla decorazione del negozio di Fiorucci a Milano nello stesso anno; dalla mostra personale a Milano nel 1984 - e nello stesso anno la partecipazione a collettive a Bologna e Venezia - al murale "Tuttomondo" su una parete esterna della chiesa di Sant'Antonio a Pisa nel 1989; ai graffiti romani successivamente cancellati.
Una terza: le riflessioni sull'Italia e sulle esperienze italiane consegnate ai diari, agli interventi, alle interviste.
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- Giselle Dian: Nella cultura italiana novecentesca la cultura (e l'industria culturale e dello spettacolo) statunitense ha ovviamente molto influito, soprattutto attraverso il cinema, la musica, i mass-media, che hanno massicciamente veicolato - ed anche imposto, particolarmente negli ultimi decenni - mode, linguaggi e stili di vita. Nel campo specificamente letterario e' possibile individuare alcuni momenti ed alcuni autori particolarmente rilevanti?
- Annibale B. Scarpari: Sicuramente si'.
Un ruolo significativo lo ha avuto Cesare Pavese che con la sua traduzione pubblicata nel 1932 del capolavoro di Melville, Moby Dick, le sue altre traduzioni, i suoi saggi su autori americani, l'utilizzo di moduli espressivi della letteratura americana e di riferimenti a quel paese ed a quella cultura nella sua stessa opera creativa (da Paesi tuoi a La luna e i falo'), la sua attivita' di operatore culturale (ed in particolare il suo ruolo nella casa editrice Einaudi) ha costituito un punto di riferimento nella ricezione della letteratura statunitense in Italia. Per Pavese la scoperta della letteratura americana negli anni cupi della dittatura fascista fu l'apertura ad una tradizione democratica e libertaria. I suoi saggi sono ora raccolti in Cesare Pavese, La letteratura americana e altri saggi, Einaudi, Torino 1962, con una densa prefazione di Italo Calvino che ne ricostruisce gli elementi essenziali. E fu su proposta di Pavese che la sua allieva Fernanda Pivano tradusse l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters che lo stesso Pavese fece pubblicare da Einaudi, e Fernanda Pivano e' poi divenuta una delle piu' importanti figure dell'americanistica nel nostro paese. Su Pavese la Pivano ha scritto molte acute e commosse pagine; si veda ad esempio il testo su Cesare Pavese e l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters apparso sul "Corriere della sera" del 29 novembre 2007 col titolo "Amare Spoon River". Sull'amore per la letteratura americana di Pavese, ma anche di Giaime Pintor e di Elio Vittorini, si veda anche il saggio di Umberto Eco, "Il mito americano di tre generazioni antiamericane", nato come intervento a un convegno alla Columbia University nel 1980, ed ora in Idem, Sulla letteratura, Bompiani, Milano 2002.
Insieme a Cesare Pavese un ruolo fondamentale lo ha avuto Elio Vittorini con la sua poliedrica attivita', ma soprattutto avendo curato un'antologia di narratori statunitensi che fece epoca: Americana, pubblicata da Bompiani nel 1941 (e sequestrata dalla censura fascista). Vittorini, oltre che importante narratore, fu anche rilevante traduttore di autori statunitensi, e straordinario consulente editorale ed operatore culturale (basti ricordare la rivista "Il Politecnico").
Della generazione immediatamente successiva a quella di Pavese e di Vittorini ovviamente va ricordata Fernanda Pivano, che e' forse l'autrice italiana che ha piu' intensamente vissuto le esperienze della letteratura americana contemporanea, in un profondo rapporto personale con pressoche' tutte le figure piu' importanti di essa, da Ernest Hemingway ad Allen Ginsberg fino agli autori piu' giovani. I libri di Fernanda Pivano sulla cultura e sulla societa' statunitense sono un viatico indispensabile per qualunque studioso.
Tralasciando molti altri autori, vorrei ricordare anche almeno Umberto Eco, la cui opera teorica piu' rilevante, il Trattato di semiotica generale, e' stata scritta direttamente in inglese e pubblicata in prima edizione negli Stati Uniti, e solo successivamente tradotta in italiano. La sua opera di studioso e' assai influente nel dibattito filosofico americano (e del resto nelle universita' americane ha spesso insegnato) molto prima che divenisse anche autore di romanzi di successo internazionale.
Sarebbe opportuno sottolineare anche che vari scrittori americani hanno avuto un rapporto significativo con l'Italia, non solo con la cultura e con la letteratura italiana, ma anche con il nostro paese e la gente che ci vive. In questo agganciandosi anche a una tradizione europea e finanche specificamente anglosassone (si pensi a taluni poeti romantici inglesi). Alcuni autori americani hanno avuto con l'Italia un rapporto assolutamente peculiare e privilegiato; bastera' ricordare alcuni casi emblematici: Ernest Hemingway, che in Italia partecipo' alla prima guerra mondiale (e su cui cfr. ad esempio la monografia di Fernanda Pivano, Hemingway, Rusconi, Milano 1985); Ezra Pound, che con l'Italia ebbe un rapporto intenso - e che commise il tragico errore di lasciarsi affascinare e ingannare dal dittatore fascista con le note drammatiche conseguenze (una buona introduzione a Pound e' il libro a cura della figlia Mary de Rachewiltz, Per conoscere Pound, Mondadori, Milano 1989); Gregory Corso, di famiglia di origini italiane, tra i poeti americani del secondo Novecento appartenenti all'esperienza (o forse si potrebbe dire al movimento) beat uno dei piu' interessanti: di cui va ricordata particolarmente la poesia Bomb apparsa come volantino nel 1958 (e pubblicata in Italia come foglio staccato inserito nel volume a cura di Fernanda Pivano, Poesia degli ultimi americani, Feltrinelli, Milano 1964, poi 1973; ma cfr. anche due suoi volumetti: Gregory Corso, Benzina, Guanda, Parma 1969; e Idem, Poesie, Lato side, Roma 1981 - con un saggio introduttivo della Pivano).
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Annibale B. Scarpari: Tanto sul piano teorico che su quello pratico l'esperienza del femminismo e' l'evento decisivo nel miglioramento dell'umanita' nel XX secolo, ed e' l'esempio piu' rilevante di come una lotta nonviolenta - una lotta che continua - possa liberare l'umanita' da millenarie strutture della violenza. Tutti gli autentici movimenti di liberazione degli ultimi decenni sono cresciuti alla scuola del femminismo, che ha insegnato la necessita' della coerenza tra i mezzi e i fini, l'etica della cura e il principio responsabilita', il senso del limite ed il riconoscimento dell'altro, l'attenzione alla corporeita' e il pensare concretamente, l'intreccio tra il rapporto io-tu e quello io-noi, l'incontro con l'alterita' nella dialettica tra eguaglianza di diritti e preziosa infinita' delle differenze; e ancora: il principio della fecondita' e del rispetto per la vita come chiave dell'agire interpersonale, sociale e politico; e ancora: quella cruciale categoria arendtiana della nascita che fonda la convivenza e la civilta', l'attenzione weiliana, le analisi consegnate da Virginia Woolf a Le tre ghinee e da Simone de Beauvoir a Il secondo sesso, ed oggi, decisive, la riflessione e le proposte di azione di Vandana Shiva. Il femminismo e' la corrente calda della nonviolenza in cammino, e costituisce la piu' rilevante esperienza di pensiero e di impegno in cui risiede la speranza che l'umanita' riesca ad evitare la catastrofe.
 
6. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Benedetto Croce, Breviario di estetica. Aesthetica in nuce, Adelphi, Milano 1990, 1992, pp. 274.
- Benedetto Croce, La mia filosofia, Adelphi, Milano 1993, pp. 380.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 202 del 26 maggio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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