Telegrammi. 190
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- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 14 May 2010 00:49:17 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 190
del 14 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Mao
Valpiana: Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
2. Il 16 maggio a Viterbo
3. Si e' svolto l'incontro tra il comitato che si oppone al mega-aeroporto
e il presidente della Provincia di Viterbo
4. L'ex-assessore regionale a guardia del bidone
5. Daniele Lugli e Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento aderisce alla
marcia Perugia-Assisi del 16 maggio 2010
6. Si e' svolto a Viterbo il 12 maggio un incontro di formazione
7. Franco Restaino: Il femminismo, avanguardia filosofica di
fine secolo. Carla Lonzi (parte seconda e conclusiva)
8.
"Azione nonviolenta"
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento
Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Ringraziamo
Mao Valpiana (per contatti: an at nonviolenti.org) per questo
editoriale.
Mao
(Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza
in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente
sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento
Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo
innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento
Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore
della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini.
Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra
l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza
e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato
segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad
un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato
per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della
War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di
Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di
sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la
pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di
solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in
Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso
l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e
amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo
2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il
femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande
gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002
de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n.
255 del 27 ottobre
2007] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi destinero' il mio 5 per 1000 al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si
tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia'
destinati allo Stato. Destinare il
5 per 1000 delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta
apporre
la propria
firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale
dell'associazione. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per 1000. Per molti di questi soggetti, che fanno la pubblicita' sui mezzi di informazione e gia' molto conosciuti dall’opinione pubblica, qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' si basa esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti quest’anno verranno utilizzati a sostegno delle attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere sempre piu' operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un nuovo centro propulsore di iniziative e per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, ecc.). Propongo a tutti gli amici che leggono queste note nei “Telegrammi della nonviolenza in cammino”, di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza e tenacia, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Una firma e un numero possono valere molto. Grazie.2. INCONTRI. IL 16 MAGGIO A VITERBO
Domenica 16 maggio 2010, con inizio alle ore
15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si
svolgera' il ventiquattresimo incontro di studio del percorso di formazione
e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
L'incontro si svolge in contemporanea con la marcia Perugia-Assisi ed ampia
parte di esso sara' dedicata alla marcia, alla sua storia, al suo
significato, alla figura e all'opera del suo ideatore e primo organizzatore Aldo
Capitini.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate.
3. INCONTRI. SI E' SVOLTO
L'INCONTRO TRA IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO E IL PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA DI VITERBO
[Riceviamo e
diffondiamo]
Giovedi' 13 maggio 2010 si e' svolto
presso la presidenza dell'Amministrazione Provinciale di
Viterbo un incontro tra una delegazione del comitato che si oppone al
mega-aeroporto ed il neoeletto presidente della Provincia.
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto ha esposto le inconfutabili
ragioni che dimostrano che la realizzazione del mega-aeroporto nell'area termale
del Bulicame e' un crimine ed una follia.
Il presidente della Provincia ha ascoltato con attenzione le argomentazioni
del comitato ed espresso le sue riflessioni.
L'incontro si e' svolto in un clima franco e sereno, e si e' concluso con
l'impegno concordemente assunto ad un nuovo incontro tra alcune
settimane.
*
Di seguito riportiamo una sintesi delle posizioni espresse dal comitato
gia' nella lettera inviata settimane fa al presidente della Provincia e
confermate nell'incontro odierno.
Il comitato chiede un impegno della Provincia in difesa dell'area
naturalistica, archeologica e termale del Bulicame, in difesa della
salute e dei diritti dei viterbesi, in difesa della legalita'; e quindi chiede
che la Provincia si pronunci contro l'insensato ed illecito progetto
mega-aeroportuale.
La realizzazione di un mega-aeroporto nella
preziosa area del Bulicame avrebbe infatti come immediate tragiche
conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni
ambientali e culturali che vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona
circostante;
c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e
sociale delle risorse termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico
ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita'
della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi
quartieri della citta');
e) il collasso della rete infrastrutturale
dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu';
f) uno sperpero colossale di soldi
pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed
europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.
Del resto e' ben noto
che:
1. un mega-aeroporto produce un enorme inquinamento
che provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei
dintorni;
2. il trasporto aereo contribuisce in ingente
misura al surriscaldamento del clima;
3. il trasporto aereo danneggia gravemente
l'ambiente;
4. il trasporto aereo e' antieconomico: consuma
piu' energia di ogni altro mezzo di trasporto; danneggia gravemente la biosfera;
costa molto alla comunita' poiche' e' fortemente sovvenzionato sia da
finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mentre si
effettuano sciagurati tagli di bilancio per sanita' ed assistenza):
paradossalmente la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i
cittadini che non lo usano; danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse
pubbliche non aiuta le economie locali ma le impoverisce; l'occupazione nel
settore e' limitata, spesso precaria, e le compagnie hanno spesso condotte
gravemente antisindacali;
5. il trasporto aereo e' iniquo: statisticamente e'
dimostrato che e' soprattutto un privilegio dei ricchi, ma i costi li
pagano soprattutto i bilanci pubblici, e le conseguenze nocive le pagano
innanzitutto i poveri;
6. inoltre, nel caso specifico del mega-aeroporto a
Viterbo manca completamente la Valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria
per legge.
Cosa occorre fare invece?
Viterbo nell'ambito della mobilita' ha bisogno
innanzitutto di migliorare la rete ferroviaria ed i collegamenti con Roma,
con Orte e con Civitavecchia. Una mobilita' coerente con la difesa e la
valorizzazione dei beni ambientali e culturali e delle vocazioni produttive del
viterbese.
Chiediamo che sia rispettato il diritto alla
salute. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla sicurezza. Chiediamo che
sia rispettato il diritto a un ambiente vivibile. Chiediamo che sia rispettato
il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro. Chiediamo che sia rispettato il
diritto alla mobilita' per tutti e non solo per pochi privilegiati. Chiediamo
che decisioni che riguardano tutti siano discusse da tutti e prese in modo
democratico. Chiediamo che prevalga la responsabilita', la solidarieta', la
legalita', la democrazia.
Siamo inoltre pienamente solidali con I
cittadini di Ciampino, vittime dell'estrema nocivita' dell'insostenibile
attivita' dell'aeroporto li' collocato. Cosi' come siamo solidali con tutti gli
esseri umani che subiscono le conseguenze dell'effetto serra cui il trasporto
aereo contribuisce in misura rilevante.
Chiediamo pertanto l'impegno di tutte le
istituzioni per impedire a Viterbo il crimine della realizzazione di un
mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
*
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti Viterbo, 13 maggio 2010
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org, recapito
postale: c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo
Per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
4. RIFLESSIONE. L'EX-ASSESSORE REGIONALE A GUARDIA
DEL BIDONE
Mentre tutto il resto del mondo ha ormai capito che
un mega-aeroporto nel cuore dell'area naturalistica, archeologica e termale del
Bulicame e' un crimine e una follia, pressoche' solo l'ex-assessore
regionale del Lazio Parroncini e' restato a guardia del bidone, a sostegno del
bidone che una lobby speculativa, truffaldina e devastatrice di estrema
destra voleva rifilare alla citta' di Viterbo massacrandone i beni ambientali e
culturali, facendo scempio dell'agricoltura e del termalismo, avvelenando i
cittadini.
L'ex-assessore Parroncini insiste caparbio nel
volere il mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge; insiste tracotante
nel volere un'opera insensata e illegale; insiste furioso nel volere un'opera
sciagurata che provocherebbe un danno enorme alla nostra terra e alla nostra
gente.
Con la stessa sicumera e protervia molti anni fa
era uno dei dissennati propagandisti della centrale nucleare a Montalto,
per poi dichiararsi pentito qualche decennio dopo. Ci faccia una cortesia il solipsistico ex-assessore: di favoreggiare la
lobby anomica, vandalica ed avvelenatrice di estrema destra
del mega-aeroporto si penta subito, e la smetta immantinente. Ci risparmi
un danno e si risparmi una ulteriore vergogna.
5. INIZIATIVE. DANIELE LUGLI E MAO VALPIANA: IL
MOVIMENTO NONVIOLENTO ADERISCE ALLA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 16 MAGGIO
2010
[Dal
sito
del Movimento Nonviolento riprendiamo la seguente
dichiarazione]
Per il Movimento Nonviolento, nato con
la prima marcia Perugia-Assisi, e' particolarmente gratificante
condividere l’appello di indizione della prossima marcia. Consapevoli della modestia delle nostre forze abbiamo in ogni modo proposto la nonviolenza come il percorso difficile ma necessario per avvicinare gli obiettivi tutti nell’appello illustrati. I temi elencati, gli impegni corrispondenti, sono al centro del nostro dibattito e della proposta che rivolgiamo a tutte le organizzazioni interessate alla costruzione, nella pace e nella giustizia, di comunita' aperte ad ogni livello. L’appuntamento, al quale non mancheremo, ha per noi un particolare valore giacche' si colloca nell’anno del nostro XXIII Congresso e puo' costituire un momento importante del suo avvicinamento. Nei congressi precedenti abbiamo posto al centro il rapporto tra nonviolenza e politica. In questo congresso, che si terra' a Brescia nella fine di ottobre - primo di novembre 2010, una particolare attenzione sara' dedicata alla degenerazione della democrazia e all’uso strumentale della paura nei confronti dell’immigrato e del diverso, nel disprezzo dei diritti delle persone e della loro dignita'. La proposta di contribuire alla costruzione di una comunita' aperta lontana da ogni tentazione razzista, discriminatoria, contrassegnata da crescenti diseguaglianze, richiede un impegno al quale speriamo molti vorranno contribuire. E' un invito che fin d’ora rivolgiamo alle associazioni e agli enti che promuovono la marcia. 6. INCONTRI. SI E' SVOLTO A VITERBO IL 12 MAGGIO UN INCONTRO DI
FORMAZIONE
Mercoledi' 12 maggio si e' svolto a
Viterbo un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta in ambito
comunitario (nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi
mesi).
All'incontro ha preso parte il responsabile del
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
Nel corso dell'incontro sono state esaminate alcune strutture relazionali e
comunicative ed alcuni temi morali dapprima sul piano teorico, poi attraverso un
articolato gioco di ruolo che ha dato luogo anche ad un'ampia riflessione
concretamente situata. 7. RIFLESSIONE. FRANCO RESTAINO: IL FEMMINISMO, AVANGUARDIA
FILOSOFICA DI FINE SECOLO. CARLA LONZI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il seguente saggio di Franco Restaino, che
riprendiamo dalla rivista telematica "Per amore del mondo", n. 2 (nel sito
www.diotimafilosofe.it), precedentemente apparso nel volume Le avanguardie
filosofiche in Italia nel XX secolo, a cura di P. Di Giovanni, Franco Angeli,
Milano 2002, pp. 269-286.
Franco Restaino, nato ad Alghero (Sassari) nel 1938, docente universitario
prima a Cagliari e poi a Roma; "i suoi interessi di ricerca hanno riguardato
prevalentemente le filosofie inglese, scozzese, francese e statunitense degli
ultimi tre secoli. Ha intrapreso anche studi sull'estetica (avendola insegnata
per dieci anni) e negli ultimi anni ha ripreso ed esteso le sue ricerche
(iniziate negli anni Sessanta su Vailati) sull'area italiana, occupandosi degli
sviluppi del positivismo. Attualmente continua le sue ricerche sulla recente
filosofia inglese e statunitense, sui rapporti tra filosofia di lingua inglese e
filosofie europeo-continentali e sul pensiero femminista". Tra le opere di
Franco Restaino: La fortuna di Comte in Gran Bretagna. I. Comte sansimoniano, in
"Rivista critica di storia della filosofia", XXIII, 1968, 2; II. Comte
scienziato, ibidem, XXIII, 1968, 4; III. Comte filosofo, ibidem, XXIV, 1969, 2;
IV. Comte pontefice, ibidem, XXIV, 1969, 4; J. S. Mill e la cultura filosofica
britannica, La Nuova Italia, Firenze 1968;Scetticismo e senso comune. La
filosofia scozzese da Hume a Reid, Laterza, Roma-Bari 1974; Note sul positivismo
italiano (1865-1908). Gli inizi (1865-1880), in "Giornale critico della
filosofia italiana", LXIV, 1985, 1; Il successo (1881-1891), ibidem, LXIV, 1985,
2; Il declino (1892-1908), ibidem, LXIV, 1985, 3; David Hume, Editori Riuniti,
Roma 1986; Filosofia e postfilosofia in America. Rorty, Bernstein, MacIntyre,
Angeli, Milano 1990; Storia dell'estetica moderna, Utet, Torino 1991; Storia
della filosofia, fondata da N. Abbagnano, in collaborazione con G. Fornero e D.
Antiseri, vol. IV, tomo II, La filosofia contemporanea, Utet, Torino 1994, poi
Tea, Milano 1996; "Esthetique et poetique au XVIIIe siecle en Angleterre", in
Histoire des Poetiques, a cura di J. Bessiere, E. Kushner, R. Mortier, J.
Weisberger, Presses Universitaires de France, Paris 1997; "La filosofia
anglo-americana", in La filosofia della seconda meta' del Novecento, a cura di
G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova 1998; in collaborazione con A. Cavarero, Le
filosofie femministe, Paravia Scriptorium, Torino 1999; Storia della filosofia,
4 voll., Utet Libreria, Torino 1999; La rivoluzione moderna. Vicende della
cultura tra Otto e Novecento, Salerno Editrice, Roma 2001.
Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze
nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di
Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta
Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di
una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato,
Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa
Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano
1990]
Con queste ultime tematiche entriamo in quello che costituisce lo sviluppo
piu' significativo e innovativo del pensiero di Carla Lonzi, preparato da alcuni
brevi scritti e attuato nel saggio piu' lungo e organico dal titolo La donna
clitoridea e la donna vaginale, del 1971. In questi ultimi scritti teorici
l'autrice prende di petto le questioni centrali relative alla sessualita': dalla
maternita' all'aborto, dalla critica dell'eterosessualita' "vaginale" imposta
dal dominio patriarcale come unica e "naturale" pratica sessuale alla
rivendicazione di una sessualita' libera e polimorfa come pratica di autonomia
femminile e di liberazione da quel dominio.
Le tesi di fondo di questo aspetto centrale e radicale del pensiero di
Carla Lonzi compaiono in forma piu' breve nello scritto Sessualita' femminile e
aborto, e in forma piu' lunga e piu' riccamente argomentata nel saggio La donna
clitoridea e la donna vaginale. Entrambi gli scritti sono dell'estate
1971.
Il tema dell'aborto, nel primo dei due saggi, viene affrontato in maniera
radicale e originale, nel senso che l'autrice rifiuta la rivendicazione
politica, rivolta sostanzialmente ai maschi, di legalizzazione dell'aborto, e
perviene a proposte che coinvolgono soltanto il mondo femminile, al quale spetta
di mettere in pratica quella liberta' sessuale che renda obsoleto il problema
della legalizzazione dell'aborto da parte di un parlamento maschile.
Carla Lonzi va subito al cuore del problema con un interrogativo rivolto
alle donne e con una risposta articolata che pone le premesse delle conclusioni
originali e atipiche, in quel momento, rispetto alla generale richiesta di
legalizzazione dell'aborto da parte del movimento femminista: "Le donne
abortiscono perche' restano incinte. Ma perche' restano incinte? E' perche'
risponde a una loro specifica necessita' sessuale che effettuano i rapporti col
partner in modo tale da sfidare il concepimento? La cultura patriarcale non si
pone questa domanda poiche' non ammette dubbi sulle leggi 'naturali'. Evita solo
di chiedersi se in questo ambito cio' che e' 'naturale' per l'uomo lo e'
altrettanto per la donna. (...) Ma noi sappiamo che quando una donna resta
incinta, e non lo voleva, cio' non e' avvenuto perche' lei si e' espressa
sessualmente, ma perche' si e' conformata all'atto e al modello sessuale
sicuramente prediletti dal maschio patriarcale, anche se questo poteva
significare per lei restare incinta e quindi dover ricorrere a una interruzione
della gravidanza" (pp. 68-69). Le donne sono quindi costrette all'aborto perche'
sono costrette a una pratica sessuale, imposta dal sistema patriarcale come
unica "naturale", che porta alla gravidanza.
E perche' il sistema patriarcale ha imposto tale pratica sessuale? Questa
e' l'altra domanda chiave la cui risposta porta l'autrice alle tesi piu'
radicali sulla sessualita'. Secondo la Lonzi alla base della imposizione
patriarcale della eterosessualita' vaginale sta il piacere dell'uomo, ricercato
e attuato alle spese di quello della donna, esclusa dal piacere in questa
pratica: "Nel mondo patriarcale (...) l'uomo ha imposto il suo piacere. Il
piacere imposto dall'uomo alla donna conduce alla procreazione ed e' sulla base
della procreazione che la cultura maschile ha segnato il confine tra sessualita'
naturale e sessualita' innaturale, proibita o accessoria e preliminare. (...)
Noi dobbiamo assolutamente intervenire con la coscienza che la natura ci ha
dotate di un organo sessuale distinto dalla procreazione e che e' sulla base di
questo che noi troveremo la nostra autonomia dall'uomo come nostro signore e
dispensatore delle volutta' alla specie inferiorizzata, e svilupperemo una
sessualita' che parta dal nostro fisiologico centro del piacere, la clitoride"
(p. 69).
Prima di passare, nel saggio successivo sulle due categorie di donna, alle
tesi piu' generali e radicali fondate sulla distinzione tra sessualita' vaginale
imposta e sessualita' clitoridea libera, la Lonzi conclude le sue considerazioni
su sistema patriarcale, sessualita' vaginale, concepimento e aborto,
evidenziando le conseguenze ultime, sulla donna, della sessualita' "naturale"
imposta dal piacere maschile: "Il concepimento dunque e' frutto di una violenza
della cultura sessuale maschile sulla donna, che viene poi responsabilizzata di
una situazione che invece ha subito. Negandole la liberta' di aborto l'uomo
trasforma il suo sopruso in una colpa della donna. Concedendole tale liberta'
l'uomo la solleva della propria condanna attirandola in una nuova solidarieta'"
(p. 70). Queste due ultime frasi indicano una profonda consapevolezza, da parte
di una donna "liberata", della complessita' del problema relativo al
concepimento, alla gravidanza, all'aborto, e preannunciano la proposta di
autonomia "radicale" della donna, e delle sue pratiche sessuali e di piacere,
dal dominio patriarcale: dominio che non si limita a "provocare" gravidanze non
volute dalla donna, ma giunge alla colpevolizzazione della donna e addirittura
alla perpetuazione di quel dominio sia negandole sia concedendole la liberta' di
abortire. Sia il concepimento sia l'aborto, nel sistema patriarcale, appaiono
"gestiti" dall'uomo: "Sotto questa luce la legalizzazione dell'aborto chiesta al
maschio ha un aspetto sinistro poiche' la legalizzazione dell'aborto e anche
l'aborto libero serviranno a codificare le volutta' della passivita' come
espressione del sesso femminile e a rafforzare cio' che sottintendono e cioe' il
mito dell'atto genitale concluso dall'orgasmo dell'uomo nella vagina" (p.
71).
E' a questa situazione, perdurante da migliaia di anni, che la Lonzi si
ribella a nome di tutte le donne schiavizzate dal sistema patriarcale; ed e' a
questa situazione che essa contrappone una possibile via d'uscita proprio a
partire dalla sfera della sessualita', affermando che la donna "gode di una
sessualita' esterna alla vagina, dunque tale da poter essere affermata senza
rischiare il concepimento" (p. 70). La donna puo' e deve mirare, per liberarsi
dal dominio patriarcale che trova il suo fondamento nella sfera della
sessualita', a una civilta' in cui si pratichi una libera sessualita' polimorfa;
una sessualita' cioe' non vincolata all'eterosessualita' vaginale con finalita'
o conseguenze procreative, ma tale per cui "da luogo della violenza e della
volutta' [maschile] la vagina diventa, a discrezione, uno dei luoghi per i
giochi sessuali. In tale civilta' apparirebbe chiaro che i contraccettivi
spettano a chi intendesse usufruire della sessualita' di tipo procreativo, e che
l'aborto non e' una soluzione per la donna libera, ma per la donna colonizzata
dal sistema patriarcale" (p. 75).
*
Dalle premesse poste nel breve saggio su Sessualita' femminile a aborto
muove lo sviluppo organico del pensiero di Carla Lonzi realizzato nel piu' noto
saggio La donna clitoridea e la donna vaginale. In esso l'autrice perviene a
conclusioni radicali, alla esaltazione di un libertarismo sessuale della donna,
alquanto "inattuale" nel momento in cui venne proposto, ma in linea con alcune
delle posizioni piu' radicali e piu' avanzate che a livello internazionale
venivano proposte anche se non largamente condivise (9). Soltanto qualche anno
dopo, con l'emergere pubblico del dibattito sull'omosessualita' femminile e con
la rivendicazione di questa quale vera pratica di liberazione dal sistema
patriarcale, le tesi di Carla Lonzi avrebbero avuto una qualche eco (10).
Il saggio della Lonzi si presenta anche con aspetti "didattici", nel senso
che spiega in termini elementarissimi, con estrema chiarezza, la "meccanica"
fisiologica della sessualita' femminile, dei suoi organi, dei suoi modi e dei
suoi diversi tipi di piacere e di orgasmo, utilizzando anche illustrazioni sui
dettagli fisiologici e anatomici, per muovere verso un discorso teorico e di
rivendicazione culturale e politica di estrema radicalita'.
Premesso che "il sesso femminile e' la clitoride, il sesso maschile e' il
pene"; che "la vagina e' la cavita' del corpo femminile che accoglie lo sperma
dell'uomo e lo inoltra nell'utero affinche' avvenga la fecondazione dell'ovulo";
che "il momento in cui il pene dell'uomo emette lo sperma e' il momento del suo
orgasmo"; che "nell'uomo dunque il meccanismo del piacere e' strettamente
connesso al meccanismo della riproduzione"; la Lonzi individua e indica subito
la "differenza" essenziale tra la sessualita' maschile e quella femminile:
"Nella donna meccanismo del piacere e meccanismo della riproduzione sono
comunicanti [cioe' la clitoride e' vicina ma non identica alla vagina], ma non
coincidenti" (p. 77). Ma questa differenza e' stata negata dalla pratica
eterosessuale vaginale imposta dal sistema patriarcale, che ha negato autonomia
e legittimita' al piacere clitorideo, condannandolo come innaturale o come
infantile (Freud) e in alcuni casi negandolo alla radice (la Lonzi aveva fatto
riferimento, in pagine precedenti, alle pratiche di clitoridectomia in alcune
aree del mondo islamico).
Ora, continua la Lonzi, "la donna si chiede: su quale base si e' postulato
che il piacere clitorideo esprime una personalita' femminile infantile e
immatura? Forse perche' esso non risponde al modello sessuale procreativo. Ma il
modello procreativo non e' quello in cui si e' cristallizzato il rapporto
eterosessuale - anche quando il fine procreativo viene accuratamente evitato -
secondo la netta preferenza del pene-egemone? Dunque il piacere clitorideo deve
il suo discredito al fatto di non essere funzionale al modello genitale
maschile" (p. 81). La donna e' stata costretta, nel sistema patriarcale di
ultramillenaria durata, ad accettare e a introiettare anche sul piano psichico
il primato, anzi il carattere esclusivo, della eterosessualita' vaginale,
funzionale al piacere e al dominio maschili. La via della liberazione della
donna passa per il rifiuto di questa eredita' codificata da tutte le forme di
ideologia e divenuta patrimonio psichico della stessa donna, passa per la
"conquista" della sessualita' clitoridea, unanimemente condannata e demonizzata
nel sistema patriarcale: "Per godere pienamente dell'orgasmo clitorideo la donna
deve trovare un'autonomia psichica dall'uomo. Questa autonomia psichica risulta
cosi' inconcepibile per la civilta' maschile da essere interpretata come un
rifiuto dell'uomo, come presupposto di una inclinazione verso le donne. Nel
mondo patriarcale dunque le viene riservato in piu' l'ostracismo che si ha per
tutto cio' che si sospetta un'apertura all'omosessualita'" (p. 83).
A questo punto Carla Lonzi puo' proporre la contrapposizione che da' il
titolo al saggio e che costituisce l'alternativa di fronte alla quale le donne
devono operare la loro scelta essenziale: per o contro il sistema patriarcale,
per o contro la liberta' della donna e la liberazione da quel sistema: "Dal
punto di vista patriarcale la donna vaginale e' considerata quella che manifesta
una giusta sessualita' mentre la clitoridea rappresenta l'immatura e la
mascolinizzata, per la psicoanalisi freudiana addirittura la frigida. Invece il
femminismo afferma che la vera valutazione di queste risposte al rapporto col
sesso che opprime e' la seguente: la donna vaginale e' quella che, in
cattivita', e' stata portata a una misura consenziente per il godimento del
patriarca mentre la clitoridea e' una che non ha accondisceso alle suggestioni
emotive dell'integrazione con l'altro, che sono quelle che hanno presa sulla
donna passiva, e si e' espressa in una sessualita' non coincidente col coito"
(pp. 83-84).
Tutto il saggio ruota su questa contrapposizione, affrontata con l'analisi
dei suoi aspetti fisiologici, psichici, sociali (l'istituzione matrimonio e la
necessita', per la donna liberata, di uscirne). Largo spazio e' dedicato alla
critica della psicoanalisi nelle versioni di Freud e di Reich. La Lonzi non
accetta l'identificazione di donna clitoridea e di donna omosessuale. Il rifiuto
dell'eterosessualita' fondata e codificata sulla penetrazione vaginale non e' il
rifiuto dell'eterosessualita'. La Lonzi insiste anzi sul fatto che la vagina,
per quanto sia organo erogeno "moderato", costituisce uno dei possibili luoghi
di "giochi" erotici e sessuali con l'uomo. L'autrice non rifiuta il rapporto
sessuale della donna con l'uomo, ma il carattere "passivo" di tale rapporto, per
cui "per provare l'orgasmo durante il coito la donna deve avere dell'uomo
un'idea che trascenda l'idea che essa ha di se stessa e convincersi di stare con
un uomo all'altezza dell'alta idea che essa ha dell'uomo" (p. 108).
La Lonzi mira a una liberazione della donna che comporti non piu' la
passivita' nel rapporto sessuale con l'uomo ma la liberta' di iniziativa, la
"rinegoziazione" del rapporto eterosessuale: "Nella seduta amorosa la donna non
deve aspettare dall'uomo delle maldestre iniziative sulla clitoride che la
disturbano, ma deve mostrare lei stessa quale e' la carezza ritmica preferita
che, ininterrotta, la porta al punto del godimento. Il rapporto con una donna
che vuole il piacere clitorideo come piacere sessuale in proprio non presuppone
una tecnica e gesti erotici inusitati, ma un diverso rapporto tra soggetti che
riscoprono le loro fonti del piacere e i gesti ad esse convenienti. L'uomo deve
sapere che la vagina e', per la donna, una zona moderatamente esogena e adatta
ai giochi sessuali, mentre la clitoride e' l'organo centrale della sua
eccitazione e del suo orgasmo" (p. 113).
Va da se' che tutte le forme di erotismo e di autoerotismo devono essere a
disposizione della donna liberatasi dal dominio patriarcale. Nello scritto
precedente la Lonzi aveva indicato nella libera sessualita' polimorfa
l'orizzonte della nuova donna liberata. In questo piu' organico saggio ripropone
in forme piu' riccamente sviluppate questo tema, esteso a tutti gli esseri
umani, compresi i bambini (nel Manifesto di un anno prima aveva scritto: "Sono
un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi sessuali",
p. 16): "Il sesso e' una funzione biologica essenziale dell'essere umano e vive
di due momenti: uno personale e privato che e' l'autoerotismo, uno di relazione
che e' lo scambio erotico con un partner" (p. 113). Anche l'autoerotismo e'
quindi una delle forme "essenziali" di quella funzione biologica che e' il
sesso, e anche in questa sfera la donna e' stata "inferiorizzata" dal sistema
patriarcale: "L'interdizione all'autoerotismo ha colpito duramente la donna
poiche' non solo l'ha privata o l'ha disturbata in questa realizzazione di se',
ma anche l'ha consegnata inesperta e colpevolizzata al mito dell'orgasmo
vaginale che per lei e' diventato 'il sesso'" (ivi).
Nella parte finale del saggio Carla Lonzi evita di presentare la donna
clitoridea, liberata dal sistema patriarcale, come qualcosa di eccezionale, di
eroico, da esaltare; anzi ritiene che la donna clitoridea debba essere la donna
"normale" in una civilta' nella quale sia stato sconfitto il sistema patriarcale
senza per questo mirare a un idealizzato e utopico sistema matriarcale. Una
donna normale di fronte a un uomo normale: entrambi esseri sessuati, ma con le
loro "differenze" da valorizzare e non da mortificare al servizio dell'uno/a o
dell'altro/a: "La donna clitoridea non ha da offrire all'uomo niente di
essenziale, e non si aspetta niente di essenziale da lui. Non soffre della
dualita' e non vuole diventare uno. Non aspira al matriarcato che e' una mitica
epoca di donne vaginali glorificate. La donna non e' la grande-madre, la vagina
del mondo, ma la piccola clitoride per la sua liberazione. Essa chiede carezze,
non eroismi; vuole dare carezze, non assoluzione e adorazione. La donna e' un
essere umano sessuato. (...) Non e' piu' l'eterosessualita' a qualsiasi prezzo,
ma l'eterosessualita' se non ha prezzo" (p. 118). E quel che fa la differenza,
nei due tipi di sessualita' ed eterosessualita', e' la passivita' o l'assenza di
questa: "La passivita' non e' l'essenza della femminilita', ma l'effetto di
un'oppressione che la rende inoperante nel mondo. La donna clitoridea
rappresenta il tramandarsi di una femminilita' che non si riconosce nell'essenza
passiva" (p. 134).
*
Qui possiamo dar termine al nostro contributo, che voleva essere
prevalentemente informativo e che per tale motivo ha abbondato in riferimenti
testuali numerosi e talvolta lunghi. Il pensiero di Carla Lonzi e' legato a un
momento iniziale e radicale del femminismo, italiano e internazionale. Esso
presenta forti momenti di originalita' e tratta temi che negli anni successivi
avrebbero avuto sviluppi teorici riccamente diversificati, sia in Italia sia
fuori d'Italia. Non e' un pensiero conosciuto o studiato nella filosofia fatta
secondo il genere maschile. Non e' questo, pero', un limite di quel pensiero, ma
di quella filosofia, che tarda ancora a prendere atto del fatto che il pensiero
delle donne, dopo la Lonzi e grazie anche ad essa, ha raggiunto livelli di
approfondimento e di ampiezza tematica, sia sul piano teorico sia su quello
storiografico, che potrebbero portare nuova linfa ad una filosofia nel suo
complesso vivacchiante da un po' di anni senza dare segni di una qualche
originalita' (11).
*
Note
9. La tematica relativa alla differenza tra pratiche sessuali centrate
sulla vagina e quelle centrate sulla clitoride veniva proposta in un brevissimo
scritto di Anne Koedt, circolato in forma di ciclostilato nel 1968 e pubblicato
nel 1970 in una dimensione piu' lunga, dal titolo The Myth of the Vaginal
Orgasm. Lo si trova nelle pp. 64-66 del volume gia' citato a cura di B. A. Crow,
Radical Feminism, oltre che nelle pp. 333-343 del volume curato da M. Schneir,
The Vintage Book of Feminism, Vintage, London 1994 (in questo volume lo scritto
viene inquadrato nel dibattito aperto nel 1966 dal celebre libro inchiesta di W.
H. Masters, V. E. Johnson, Human Sexual Response, nel quale per la prima volta
si rendeva noto al grande pubblico che Freud e tutta la tradizione sessuologica
avevano sbagliato nell'individuare la fonte del piacere e dell'orgasmo femminili
nella vagina anziche' nella clitoride, fonte di piacere, secondo Freud, soltanto
per la bambina e l'adolescente, la cui sessualita' avrebbe raggiunto la piena
maturita' soltanto con il piacere e l'orgasmo vaginali; Freud concludeva anche
che la frigidita' femminile dipendeva dal non voler abbandonare la fase
clitoridea e dal rifiutare il rapporto con il maschio nella fase della
penetrazione vaginale). Lo scritto di A. Koedt e' rivolto principalmente a
confutare le tesi di Freud, e in questo compito e' stato molto efficace e
fortunato in ambito femminista.
10. Su questo dibattito e sulla bibliografia relativa mi permetto di
rinviare al gia' citato vol. di F. Restaino, A. Cavarero, Le filosofie
femministe.
11. Su questa sordita' della filosofia "maschile" rispetto ai contributi
teorici provenienti dalla filosofia "femminile" e femminista mi permetto di
rinviare al mio articolo Femminismo e filosofia: contro, fuori o dentro?, in
"Rivista di storia della filosofia", LVI, 2001, n. 3, pp. 455-472.
8.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Gabriella Fiori, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni,
Milano 1991, 2009, pp. 208, euro 15.
*
Testi di riferimento
- Mario Untersteiner (a cura di), Sofisti. Testimonianze e frammenti, La
Nuova Italia, Firenze 1949-1962, Bompiani - Rcs Libri, Milano 2009, pp.
1056.
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 190 del 14 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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