Telegrammi. 186



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186 del 10 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Storia di Erminia
2. La guerra
3. Il razzismo
4. Per una definizione del concetto di nonviolenza
5. Un dialoghetto nella sala d'aspetto
6. Volare fa male alla salute
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. STORIA DI ERMINIA
[Qui di seguito ricostruisco a memoria ed in sintesi la trama delle riflessioni, se non le medesime parole, che ho pronunciato lo scorso 25 marzo nella chiesa di S. Maria del Paradiso a Viterbo in occasione dei funerali di mia suocera Erminia, defunta il 23 marzo 2010 dopo una lunga malattia affrontata con immensa serenita' (p. s.)]
 
Queste parole sono null'altro che una testimonianza di gratitudine per aver avuto il dono di conoscere la nostra dolce e mite amica Erminia e il privilegio di esserle potuto stare vicino negli anni in cui la malattia, come talvolta accade, ha reso ancor piu' evidenti, piu' luminose le sue qualita', la sua umanita'.
*
La prima qualita' di Erminia che profondamente mi commuove ancora nel rievocarla, era la sua gioiosa meraviglia per la bellezza del mondo, per la bellezza della vita. Come in quell'estrema affermazione del morente protagonista del Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos, anche per lei tutto era grazia, e veramente e' cosi' se solo le scaglie ci cadono dagli occhi. Sapeva trovare la bellezza in ogni incontro: in ogni cosa, in ogni evento, in ogni persona; e questa bellezza sapeva comunicare. Non solo vedeva la bellezza, ma la vedeva con sempre nuova, sempre fresca, sempre sorgiva, sempre lucente meraviglia; e questa meraviglia sempre era gioiosa, e questa gioia sempre sapeva donare a chi le era vicino.
*
La seconda caratteristica di Erminia che ora vorrei rievocare era la sua sottile, acuta intelligenza: morale, estetica, religiosa.
Una capacita' di comprensione e valutazione morale limpidamente sororale, misericordiosa sempre; ed insieme nitida e acuminata nel riconoscere e distinguere il bene dal male ed ironica e benigna nell'esprimere i suoi giudizi.
Una intelligenza estetica che rievocava quel greco concetto di kalokagatia per cui il buono e' sempre anche bello, ed ogni cosa buona e giusta e' veritiera, e sempre la verita' - anche la piu' drammatica - evoca e quindi reca un sentire, un sentimento e un appello alla giustizia e alla benevolenza, all'impegno affinche' l'annientamento non prevalga su cio' che vale.
Ed una intelligenza religiosa, nel duplice senso della "religio" come legame tra le persone e tra le persone e il mondo, come relazione empatica di profondo rispetto e di cura reciproca; e religione come appercezione di una plenitudine creaturale, come verticalita' trascendente e reale, come cognizione della sfera del sacro ed intimo valore. Religione come vicinanza al vero e nel vero. Nelle ore ad un tempo liete e dolenti che in questi anni trascorremmo in prossimita' e colloquio - sempre piu' silente e sempre piu' profondo col trascorrere dei mesi e dei giorni -, lei cristiana di confessione cattolica apostolica romana ed io materialista senza aggettivi, sempre avvertii in lei questa luminosa certezza, che se posso tradurla nel mio linguaggio e' la certezza del valore infinito dell'umana vita e di ogni vita, e la scelta del bene come scelta fondamentale che orienta nel mondo.
*
La terza qualita' di Erminia che vorrei ora rievocare era la sua attenzione accudente verso l'altra persona, verso ogni altra persona, incontrata e sentita come incarnazione della verita'.
Quell'attenzione che come ci insegnava Simone Weil e' il fondamento dell'umana convivenza, dell'umana civilta'.
Quella relazione di cura che ha il suo modello nel rapporto tra la madre e il suo bambino.
Quell'empatia che e' anche responsivita' e quindi responsabilita', presa in carico del sentire dell'altra persona. Con le parole di Emmanuel Levinas, la responsabilita' dinanzi al volto muto e sofferente dell'altro che ti chiede aiuto.
*
In questo incontro nella verita' Erminia sapeva comunicare una gentilezza e una generosita' che ancora vivamente mi toccano: con la parola, con gli occhi, con il mero contatto delle mani.
Con la parola, la parola detta (finche' pote', finche' la malattia non la privo' di essa), e con la parola ascoltata - ed ancora nelle ultime ore ormai sul letto di morte sembrava ascoltare sorridendo le parole dell'altrui prossimita'; con gli occhi, con quel suo sguardo limpido, accogliente, ironico, luminoso; ed anche quando i suoi occhi erano ormai chiusi dal progredire del male, ancora comunicava il suo amore anche solo stringendo con la sua mano la mano amica e riconoscente che a lei si protendeva.
*
Cercando un'immagine in cui racchiudere nella misura del possibile questa pluralita' di sentimenti e riflessioni che la grata memoria di Erminia suscita in me, mi sovviene di quel luogo dell'ultimo libro della bibbia cristiana, l'Apocalisse di Giovanni, 21, 3, in cui e' scritto che la tenda d'Iddio e' situata nell'accampamento degli uomini, e che io traduco nella coscienza che il bene, il sommo bene - cio' che per i credenti e' Dio, e per me e' la legge della coscienza e il concetto del principio dell'essere -, non e' al di fuori della comunita' umana, ma vive tra, con, nei concreti esseri umani.
*
A Nicola, e alle figlie di Nicola ed Erminia, una delle quali e' la compagna della mia vita, la preghiera affettuosa e sollecita di volersi sentire felici - pur in questo momento di lutto - del dono grande dell'esistenza di questa donna, che vive ancora nella nostra memoria, e che vive come ogni essere umano nella comune coscienza dell'intera umanita': e questa e' la civilta' umana, questa e' la cognizione dell'essere l'umanita' un'unica famiglia; e questa memoria e questa compresenza dei defunti, dei viventi e dei venturi, permane e fonda la nostra comune esistenza e varra' finche' vi sara' un'umanita' che lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvaguardia della biosfera casa comune di cui siamo beneficiari e parte, per il bene, il bello, il vero.
Sia con tutti noi la pace.
 
2. RIFLESSIONE. LA GUERRA
 
E tu opponiti alla guerra. Salvale tu le vite umane.
 
3. RIFLESSIONE. IL RAZZISMO
 
E tu opponiti al razzismo. Salvale tu le vite umane.
 
4. MATERIALI. PER UNA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI NONVIOLENZA
[Riproduciamo ancora una volta il seguente testo gia' piu' volte pubblicato in passato nel nostro notiziario]
 
Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
*
Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
*
Tante visioni della nonviolenza quente sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
*
La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
*
Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
 
5. MEMENTO. UN DIALOGHETTO NELLA SALA D'ASPETTO
[Riproponiamo il seguente dialoghetto dell'estate del 2007 gia' apparso piu' volte nel nostro notiziario]
 
Prologo
- Vladimiro: Anche tu qui?
- Estragone: Veramente e' da un bel pezzo, tu piuttosto, da dove vieni fuori?
- Vladimiro: Mi pare di essere stato sempre qui.
- Estragone: In attesa.
- Vladimiro: In attesa.
- Estragone: Allora non ti dispiacera' se per passare il tempo facciamo un po' di conversazione.
- Vladimiro: Tutt'altro, stavo per proportelo io, anche perche' ho sentito dire certe cose che non ti faranno piacere.
- Estragone: Bene, questo e' un argomento appassionante: le cose spiacevoli sono le uniche di cui valga la pena parlare.
- Vladimiro: Bene.
- Estragone: Bene.
*
Le frasi lunghe
- Vladimiro: Dicono che ti sei messo con quegli sciagurati che non vogliono l'aeroporto a Viterbo.
- Estragone: Dicono bene. Anzi: ne' a Viterbo ne' altrove. Penso che l'aeroporto sarebbe un danno grosso come una casa, anzi un bel po' di piu'. E penso anche che mi piace stare con gli sciagurati, perche' solo chi conosce la sciagura e' misericordioso.
- Vladimiro: E dicono pure che potete dire quel che vi pare tanto non gliene importa niente a nessuno di quello che dite.
- Estragone: Che frase lunga.
- Vladimiro: E' vero, e' lunga.
*
Mitridate re del Ponto
- Vladimiro: Dicono che dici che la presenza di un aeroporto fa male alla salute.
- Estragone: Ahime', fossi solo io a dirlo sarebbe poca cosa: il fatto e' che non c'e' alcun dubbio sul fatto che il trasporto aereo inquina gravemente l'aria che respiriamo, e vivere nei dintorni di un aeroporto significa avvelenarsi.
- Vladimiro: Non mi pare una buona idea avvelenarsi.
- Estragone: Nemmeno a me.
*
Il convitato di pietra
- Vladimiro: Dicono che dici che volare fa male all'ambiente. Ma cosa non fa male all'ambiente? Sarebbe ora che questo signor ambiente si decidesse ad indurirsi un po'.
- Estragone: Il fatto e' che fin troppo s'indurisce: si pietrifica, si desertifica. E che il trasporto aereo faccia male all'ambiente e' una realta' tanto penosa quanto indiscutibile: esso contribuisce in misura rilevantissima al surriscaldamento del clima, che e' oggi la principale emergenza ambientale globale; oltre all'ulteriore inquinamento dell'aria di cui abbiamo gia' detto, e all'impatto sugli ecosistemi locali. Se non si riduce il trasporto aereo non c'e' speranza di fermare l'effetto serra, e se non si interviene per fermare le emissioni che producono l'effetto serra, e' a rischio l'intera biosfera, la civilta' umana, la dignita' e la stessa possibilita' della vita delle generazioni future.
- Vladimiro: Mi dispiacerebbe se non ci fossero generazioni future.
- Estragone: Anche a me, a dire il vero.
- Vladimiro: Mi parrebbe quasi che negare la posibilita' di esistenza all'umanita' avvenire, sarebbe come nuovamente uccidere l'umanita' passata, negando senso a questa impresa comune che e' la civilta' umana nel suo insieme considerata. E gia' la nostra vita e' cosi' poco sensata.
- Estragone: Questo e' parlar da uomo.
- Vladimiro: Grazie.
- Estragone: Non c'e' di che.
- Vladimiro: Grazie comunque, fa piacere essere apprezzati.
*
Eine kleine Nachtmusik
- Vladimiro: E poi c'e' l'inquinamento acustico.
- Estragone: Infatti.
- Vladimiro: Che ti preoccupa tanto.
- Estragone: Tanto. Tolta la musica, e quella piu' profonda musica che e' il silenzio, cosa resta di sublime nella vita?
- Vladimiro: Gia', cosa resta?
- Estragone: Cosa resta?
- Vladimiro: Il continuo frastuono degli aerei che atterrano e decollano rendera' poco facile il riposo nelle zone e nei quartieri piu' investiti, e rendera' finanche poco agevole parlare anche in casa propria senza urlare.
- Estragone: E' cosi'.
- Vladimiro: Non e' per niente bene.
- Estragone: Per niente.
- Vladimiro: Si urla gia' cosi' tanto senza motivo.
*
Un'idea kantiana
- Vladimiro: Dicono che dici che volare fa male ai poveri. E che c'entrano i poveri, che tanto non volano, loro viaggiano ammucchiati sulle carrette del mare che naufragano nel canale di Sicilia, o nascosti nei Tir in cui muoiono asfissiati...
- Estragone: E' vero che non volano, se e' vero quel che dicono le statistiche secondo cui vola solo il 5% dell'umanita': ma il trasporto aereo lo paga l'umanita' intera. E non solo per i danni che ne riceve in termini di degrado ambientale e nocivita' per la salute delle persone, ma anche perche' tanta parte dell'arricchimento delle compagnie aeree e' frutto di generosissime elargizioni di pubblici denari, che gli stati regalano a lorsignori mentre li tagliano ai servizi e ai provvedimenti che andrebbero a beneficio di tutte le persone.
- Vladimiro: Perbaccolina, intendi dire che gli stati come una sorta di Robin Hood alla rovescia tolgono ai poveri per dare ai ricchi, e mentre vieppiu' sottraggono fondi a servizi sociali e sanitari ed assistenza e aiuto a chi e' nel bisogno, dei pubblici denari fanno sperpero in pro delle compagnie aeree?
- Estragone: Perbaccolina si'. E ne riparleremo tra poco. Ma qui adesso vorrei aggiungere una mia vecchia fissazione.
- Vladimiro: Siamo tra amici, non averne vergogna.
- Estragone: E la fissazione e' questa: il vecchio professore di Koenigsberg ebbe a scrivere in quel suo opuscolo "Per la pace perpetua" (il cui titolo riprende - e' lui a dirlo - l'insegna di una taverna), che essendo il pianeta limitato, e non infinitamente esteso, ogni essere umano ha diritto di recarsi in ogni luogo e trovarvi accoglienza, poiche' non si puo' dirgli di andarsene ancora piu' in la', giacche' passo dopo passo per la sfericita' della Terra finirebbe per tornare al punto di partenza dal quale avra' pur avuto qualche buona ragione per volersene andare.
- Vladimiro: Mi sembra che Kant non la pensasse come gli attuali governanti europei che invece vogliono proibire ai poveri del sud del mondo (poveri perche' impoveriti da mezzo millennio di rapine da parte nostra) in fuga da dittature, guerre e carestie di venire a cercare salvezza qui da noi.
- Estragone: Gia', forse perche' Kant non era un assassino.
- Vladimiro: E non la pensavano come gli attuali governanti neppure coloro che scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana, la quale all'articolo 10, comma terzo, testualmente recita che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica...".
- Estragone: Gia', ed e' ben triste vivere in un paese in cui chi governa non rispetta la stessa legge fondamentale dell'ordinamento giuridico in forza di cui governa e cui ha giurato fedelta'.
- Vladimiro: Viviamo in uno strano paese.
- Estragone: Uno strano paese.
- Vladimiro: Gia'.
- Estragone: Si'.
- Vladimiro: Si dovrebbe mettere gli aerei a disposizione unicamente dei migranti per salvarli da carestie, guerre, dittature.
- Estragone: Sarebbe l'unico uso ragionevole degli aerei. Certo, sarebbe ancor piu' ragionevole contrastare le dittature invece di alimentarle, abolire le guerre invece di farle, impedire le carestie invece di provocarle.
- Vladimiro: Non e' proprio una quisquilia...
- Estragone: No, ma se invece di lasciarci sedurre dalla propaganda degli assassini e dalla pubblicita' degli sfruttatori ci occupassimo tutti innanzitutto di salvare le vite umane...
- Vladimiro: Questa e' stata veramente una bella chiacchierata, e anche bella lunga.
- Estragone: Lunga, in effetti.
- Vladimiro: Che ne diresti adesso di riposarci un attimo?
- Estragone: Anche piu' di un attimo.
*
Le rififi
- Vladimiro: E ci sono anche i poveri di casa nostra.
- Estragone: Sempre piu' poveri e sempre di piu'.
- Vladimiro: Invece di regalare i soldi del pubblico erario alle compagnie aeree, e invece di pagar tanta parte del viaggio per le vacanze dei ricchi, sarebbe meglio che i soldi di tutti venissero usati per i diritti di tutti.
- Estragone: Come prevede la Costituzione.
- Vladimiro: Che prevede anche, se non m'inganno, che tutti devono pagare le tasse in ragione delle loro ricchezze.
- Estragone: Ed invece le compagnie aeree godono di agevolazioni e addirittura di esenzioni fiscali scandalosissime. Cosicche' mentre provocano disastri ambientali e sanitari invece di essere punite vengono premiate due volte dai pubblici poteri, quelli stessi che dovrebbero invece garantire le loro vittime e contrastare i loro soprusi: vengono premiate destinando loro tanti soldi pubblici provenienti dalle tasse pagate dagli altri, e vengono premiate permettendo loro di non pagare le tasse. Dimmi tu che dobbiano pensarne.
- Vladimiro: Meglio non dirlo, non mi piace il turpiloquio.
- Estragone: Neanche a me. E non mi piacciono neppure le ruberie, le ingiustizie, le infamie e la beffa che si aggiunge al danno.
- Vladimiro: Ben detto. E non mi piace neppure che ci si voglia menare per il naso.
- Estragone: E adesso riprendiamo un po' fiato.
- Vladimiro: Ah, si'.
*
La vita degli altri
- Vladimiro: Dicono che dici che il trasporto aereo fa male agli altri esseri viventi, e certo deve essere cosi' visto che e' nocivo anche per la salute umana e danneggia la biosfera - quella sottile pellicola, per cosi' dire la buccia di quell'arancia azzurra che e' la Terra, la zona dove e' tutta la vita del nostro pianeta. Sia pure. Ma sai come si dice, chi se ne infischia degli altri esseri viventi...
- Estragone: Mi chiedo talvolta se proprio la desensibilizzazione alle sofferenze che infliggiamo agli altri esseri viventi non alimenti l'abitudine all'indifferenza anche per il dolore degli altri esseri umani.
- Vladimiro: Sosterresti quindi anche che l'essere umano non e' signore e padrone e misura di tutte le cose...
- Estragone: Sostengo che di questo giardino dovrebbe sentirsi piuttosto parte e custode...
- Vladimiro: Mi pare ragionevole.
- Estragone: Grazie.
- Vladimiro: Dovere.
- Estragone: Grazie comunque.
*
Un antico sogno
- Vladimiro: Insomma il trasporto aereo fa male all'umanita', fa male agli esseri viventi, fa male alla biosfera, e quindi bisogna ridurlo per quanto possibile e farne un uso ragionevole in pro del pubblico bene. Un uso non consumista, non speculativo, non predatorio, non dissipatore, non devastante. Un uso sobrio, contenuto entro ragionevoli limiti, coerente con la consapevolezza dei limiti della biosfera.
- Estragone: Non altro che questo sostengo.
- Vladimiro: Eppure tutti abbiamo sognato di volare.
- Estragone: Per la gioia del dottor Freud.
- Vladimiro: O di Artemidoro di Daldi.
- Estragone: Ma vivere nel sogno si chiama ipnosi, narcosi, sonnambulismo. La pubblicita' naturalmente induce un'infantilizzazione di massa che favorisce il cedimento alle sue seduzioni, ma noi dovremmo ragionare da persone adulte (e sia detto col massimo rispetto per gli infanti). E credo sia palese che se un'attivita' produce effetti deleteri, allora e' ragionevole rinunciare a quell'attivita', perlomeno nella misura del possibile.
- Vladimiro: Insomma, anche questa signora umanita' sarebbe ora che si svegliasse.
- Estragone: Era il programma dell'illuminismo.
- Vladimiro: E ne sono sortite le barricate.
- Estragone: Mi piacciono le barricate. E come scrisse da qualche parte Carducci a proposito di Leopardi, senti che se fosse vissuto abbastanza lo avresti trovato sulle barricate del '48.
- Vladimiro: Lo sapevo che arrivavamo a Leopardi.
- Estragone: E dove altrimenti vorresti arrivare?
*
Quelli che
- Vladimiro: Dicono che sei un noioso della malora, un menagramo, un tafano che tormenta il nobile destriero... e che di sicuro farai una brutta fine se continui a volerci guastare ogni divertimento e farci la predica ogni volta che se ne combina qualcuna di quelle grosse.
- Estragone: Una brutta fine la faremo tutti se si continua cosi'. Come si fa a non rendersi conto del collasso dell'ambiente sotto l'aggressione di attivita' dissennate che irreversibilmente devastano l'unica casa di tutti?
- Vladimiro: Non agitarti, lo sai che ti fa male al cuore.
- Estragone: Ma mi fa ancora piu' male, al cuore ai polmoni e al cervello, che si lasci distruggere l'unica casa che abbiamo, e che abbiamo in custodia, e che abbiamo ricevuto da coloro che ci hanno preceduto e dobbiamo consegnare possibilmente integra a coloro che verranno.
- Vladimiro: Dici bene, a mio modo di vedere. Ma perche' tutte queste cose non le dicono in giro? La gente dovrebbe saperle, ma non gliele dicono.
- Estragone: Non le dicono chi?
- Vladimiro: Quelli che parlano in giro.
- Estragone: Ah, quelli.
- Vladimiro: Gia', quelli.
*
Niente
(Si ode un rumore di motori, dapprima sordo, poi crescente, sempre piu' intenso, come di un aereo che decolla)
- Vladimiro: Cos'e' mai questo fragore?
- Estragone: Cosa?
- Vladimiro (alzando la voce): Questo frastuono, cos'e'?
- Estragone (alzando la voce ancora di piu'): Cosa?
- Vladimiro: Niente.
- Estragone: Cosa?
 
6. MEMENTO. VOLARE FA MALE ALLA SALUTE
[Riproponiamo il seguente testo dell'estate del 2007 gia' apparso piu' volte nel nostro notiziario]
 
1. Volare fa male alla salute
E innanzitutto alla salute di chi non vola.
Fa male alla salute dell'intera umanita' che subisce gli effetti del surriscaldamento del clima - la principale emergenza globale odierna - cui il trasporto aereo contribuisce in misura rilevantissima.
Fa male alla salute delle popolazioni che vivono nei pressi degli aeroporti che subiscono il pesantissimo inquinamento atmosferico e il non meno pesante inquinamento acustico.
Fa male alla salute dei cittadini dei Paesi come l'Italia (e come molti altri) che vedono lo Stato regalare immensi capitali alle compagnie aeree (sia elargendo giganteschi contributi diretti, sia concedendo scandalose ed incredibili esenzioni ed agevolazioni fiscali); lo stesso Stato che taglia spietatamente i servizi pubblici e il diritto alla salute e all'assistenza.
E fa male alla salute di chi vola, visto che e' una modalita'di trasporto non coerente con la stessa costituzione psicofisica ed esistenzial-culturale dell'essere umano.
Infine fa male anche alla salute degli altri animali: che anch'essi sono esseri viventi e provano sofferenza. Ma come volete che si preoccupino degli altri animali quei potenti rapinatori che non si preoccupano neppure delle sofferenze che - per arricchirsi e sperperare, per appropriarsi privatamente ed egoisticamente consumare cio' che e' di tutti, a tutti rubandolo - infliggono tanti e tali danni agli altri esseri umani?
*
2. Volare fa male all'ambiente
Il trasporto aereo danneggia enormemente l'ecosistema planetario nella sua globalita'.
Danneggia enormemente gli ecosistemi locali.
Impedisce la realizzazione di modelli di mobilita' coerenti con modelli di sviluppo autocentrati, con tecnologie appropriate, ecologicamente sostenibili, economicamente adeguati ai bisogni e alle culture delle popolazioni, e democraticamente controllabili.
*
3. Volare e' antieconomico
Perche' e' estremamente energivoro, mentre l'umanita' ha bisogno di un'economia della sobrieta' e della condivisione che consideri il dato di fatto dei limiti della biosfera e della scarsita' delle risorse.
Perche' e' il modo di trasporto piu' costoso: non ve ne e' una adeguata percezione pubblica perche' i costi vengono esternalizzati: gli Stati sovvenzionano le compagnie aeree con fiumi di denaro ed agevolazioni; i costi ambientali e sociali vengono pagati dalle popolazioni; i lavoratori sono spesso precari e quindi costantemente sotto minaccia. La maggior parte della popolazione e' tenuta del tutto all'oscuro del fatto che ingenti risorse pubbliche che vengono sottratte ai diritti e al benessere delle persone, vengono sperperate a profitto delle compagnie aeree e dei prominenti che ruotano intorno al grande affare.
Perche' danneggia le economie locali, imponendo nocivita', costi, relazioni sociali insostenibili.
*
4. Volare e' pericoloso
Il trasporto aereo e' pericoloso per il pianeta.
Il trasporto aereo e' pericoloso per l'ambiente naturale e per i beni storici e culturali.
Il trasporto aereo e' pericoloso per le persone: danni certi alla salute, estrema pericolosita' degli incidenti, degrado della qualita' della vita.
Il trasporto aereo e' pericoloso per le liberta' civili: specialmente dopo la tragedia dell'11 settembre 2001 esso implica un enorme incremento dei controlli e quindi una crescente militarizzazione degli impianti, sui territori, nei confronti delle comunita' locali e della vita quotidiana delle persone.
*
5. Volare e' alienante
Volare fa male alla percezione di se' e del mondo.
Aeroporti ed aerei sono cio' che l'antropologia contemporanea chiama "nonluoghi": in cui decisive esperienze umane, sia percettive che conoscitive nel senso piu' ampio e profondo, vengono inibite e represse; in cui vige e viene imposto un modello di presenza al mondo, di essere nel mondo (l'in-der-welt-sein di heideggeriana memoria) tendenzialmente dereistico, pesantemente deresponsabilizzante, fortemente eterodiretto.
Quell'esperienza decisiva della cultura umana che e' il viaggio, come iniziazione e scoperta, come ricerca di se' e dialogo con l'altro da se', qui si annienta nel vuoto di ambienti tutti uguali in una logica che si modella su schemi di condotta coatti e tendenzialmente totalitari.
*
6. Finanziare il trasporto aereo significa togliere risorse dove sono necessarie
Il trasporto aereo toglie risorse alla mobilita' sostenibile.
Il trasporto aereo toglie risorse al turismo responsabile.
Il trasporto aereo toglie risorse ai servizi pubblici a beneficio delle persone bisognose.
Il trasporto aereo toglie risorse a politiche di giustizia e di solidarieta'.
Il trasporto aereo toglie risorse alle possibilita' di un'occupazione sicura e dignitosa.
*
7. Della virtu' del limite
Il volo lasciamolo agli uccelli.
Il cielo lasciamolo alle stelle.
Cessiamo di volere tutto e tutto distruggere.
E' l'unica Terra che abbiamo.
Vi e' una sola umanita'.
 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, Bompiani-Rcs, Milano 1994, pp. XXXIV + 286.
- Ludwig Binswanger, Tre forme di esistenza mancata, Il Saggiatore, Milano 1964, Bompiani-Rcs, Milano 2001, pp. 258.
- Umberto Galimberti, Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979, 2006, pp. 392.
- Karl Jaspers, Filosofia, Mursia, Milano 1972-1978, Utet, Torino 1978, 1996, Mondadori, Milano 2009, pp. 1194.
- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1980, 1994, pp. LXXVIII + 320.
- Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia, Feltrinelli, Milano 1973, pp. 566.
- Mario Rossi Monti, Psichiatria e fenomenologia, Loescher, Torino 1978, pp. 268.
- Jan Hendrik Van den Berg, Fenomenologia e psichiatria, Bompiani, Milano 1961, 1971, pp. 120.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186 del 10 maggio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe
 
 
In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
 
L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html
 
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it