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Telegrammi. 186
- Subject: Telegrammi. 186
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 10 May 2010 00:56:46 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186
del 10 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Storia di Erminia
2. La guerra
3. Il razzismo
4. Per una definizione del concetto di
nonviolenza
5. Un dialoghetto nella sala
d'aspetto
6. Volare fa male alla salute
7.
"Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. STORIA DI ERMINIA
[Qui di
seguito ricostruisco a memoria ed in sintesi la trama delle riflessioni, se non
le medesime parole, che ho pronunciato lo scorso 25 marzo nella chiesa
di S. Maria del Paradiso a Viterbo in occasione dei funerali di mia suocera
Erminia, defunta il 23 marzo 2010 dopo una lunga malattia affrontata con immensa
serenita' (p.
s.)] Queste parole
sono null'altro che una testimonianza di gratitudine per aver avuto il dono di
conoscere la nostra dolce e mite amica Erminia e il privilegio di esserle potuto
stare vicino negli anni in cui la malattia, come talvolta accade, ha reso ancor
piu' evidenti, piu' luminose le sue qualita', la sua
umanita'.
*
La prima
qualita' di Erminia che profondamente mi commuove ancora nel rievocarla, era la
sua gioiosa meraviglia per la bellezza del mondo, per la bellezza della vita.
Come in quell'estrema affermazione del morente protagonista del Diario di un
curato di campagna di Georges Bernanos, anche per lei tutto era grazia, e
veramente e' cosi' se solo le scaglie ci cadono dagli occhi. Sapeva trovare la
bellezza in ogni incontro: in ogni cosa, in ogni evento, in ogni persona; e
questa bellezza sapeva comunicare. Non solo vedeva la bellezza, ma la
vedeva con sempre nuova, sempre fresca, sempre sorgiva, sempre lucente
meraviglia; e questa meraviglia sempre era gioiosa, e questa gioia sempre sapeva
donare a chi le era
vicino.
*
La seconda
caratteristica di Erminia che ora vorrei rievocare era la sua sottile, acuta
intelligenza: morale, estetica,
religiosa.
Una capacita' di comprensione e valutazione morale
limpidamente sororale, misericordiosa sempre; ed insieme nitida e acuminata nel
riconoscere e distinguere il bene dal male ed ironica e benigna
nell'esprimere i suoi
giudizi.
Una
intelligenza estetica che rievocava quel greco concetto di kalokagatia per
cui il buono e' sempre anche bello, ed ogni cosa buona e giusta e' veritiera, e
sempre la verita' - anche la piu' drammatica - evoca e quindi reca un sentire,
un sentimento e un appello alla giustizia e alla benevolenza,
all'impegno affinche' l'annientamento non prevalga su cio' che
vale.
Ed una
intelligenza religiosa, nel duplice senso della "religio" come legame
tra le persone e tra le persone e il mondo, come relazione empatica di
profondo rispetto e di cura reciproca; e religione come appercezione di una
plenitudine creaturale, come verticalita' trascendente e reale, come cognizione
della sfera del sacro ed intimo valore. Religione come vicinanza al vero e nel
vero. Nelle ore ad
un tempo liete e dolenti che in questi anni trascorremmo in prossimita' e
colloquio - sempre piu' silente e sempre piu' profondo col trascorrere dei mesi
e dei giorni -, lei cristiana di confessione cattolica apostolica romana ed
io materialista senza aggettivi, sempre avvertii in lei questa luminosa
certezza, che se posso tradurla nel mio linguaggio e' la certezza del valore
infinito dell'umana vita e di ogni vita, e la scelta del bene come
scelta fondamentale che orienta nel
mondo.
*
La terza
qualita' di Erminia che vorrei ora rievocare era la sua attenzione
accudente verso l'altra persona, verso ogni altra persona, incontrata e sentita
come incarnazione della
verita'.
Quell'attenzione che
come ci insegnava Simone Weil e' il fondamento dell'umana convivenza, dell'umana
civilta'.
Quella
relazione di cura che ha il suo modello nel rapporto tra la madre e il suo
bambino.
Quell'empatia
che e' anche responsivita' e quindi responsabilita', presa in carico del sentire
dell'altra persona. Con le parole di Emmanuel Levinas, la responsabilita'
dinanzi al volto muto e sofferente dell'altro che ti chiede
aiuto.
* In questo
incontro nella verita' Erminia sapeva comunicare una gentilezza e una
generosita' che ancora vivamente mi toccano: con la parola, con gli occhi,
con il mero contatto delle
mani.
Con la
parola, la parola detta (finche' pote', finche' la malattia non la
privo' di essa), e con la parola ascoltata - ed ancora nelle ultime
ore ormai sul letto di morte sembrava ascoltare sorridendo le parole
dell'altrui prossimita';
con gli occhi,
con quel suo sguardo limpido, accogliente, ironico, luminoso; ed anche quando i
suoi occhi erano ormai chiusi dal progredire del male, ancora comunicava il suo
amore anche solo stringendo con la sua mano la mano amica e riconoscente che a
lei si
protendeva.
*
Cercando
un'immagine in cui racchiudere nella misura del possibile questa pluralita'
di sentimenti e riflessioni che la grata memoria di Erminia suscita in me, mi
sovviene di quel luogo dell'ultimo libro della bibbia cristiana, l'Apocalisse di
Giovanni, 21, 3, in cui e' scritto che la tenda d'Iddio e' situata
nell'accampamento degli uomini, e che io traduco nella coscienza che il bene, il
sommo bene - cio' che per i credenti e' Dio, e per me e' la legge della
coscienza e il concetto del principio dell'essere -, non e' al di
fuori della comunita' umana, ma vive tra, con, nei concreti esseri
umani.
*
A Nicola, e
alle figlie di Nicola ed Erminia, una delle quali e' la compagna della mia vita,
la preghiera affettuosa e sollecita di volersi sentire felici - pur in questo
momento di lutto - del dono grande dell'esistenza di questa donna, che vive
ancora nella nostra memoria, e che vive come ogni essere umano nella comune
coscienza dell'intera umanita': e questa e' la civilta' umana, questa e' la
cognizione dell'essere l'umanita' un'unica famiglia; e questa memoria e questa
compresenza dei defunti, dei viventi e dei venturi, permane e fonda la nostra
comune esistenza e varra' finche' vi sara' un'umanita' che lotta per i diritti
umani di tutti gli esseri umani, per la salvaguardia della biosfera casa comune
di cui siamo beneficiari e parte, per il bene, il bello, il
vero.
Sia con tutti
noi la
pace.
2.
RIFLESSIONE. LA
GUERRA
E tu opponiti
alla guerra. Salvale tu le vite
umane.
3.
RIFLESSIONE. IL
RAZZISMO
E tu opponiti
al razzismo. Salvale tu le vite
umane. 4. MATERIALI. PER UNA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI NONVIOLENZA
[Riproduciamo ancora una volta il seguente testo gia' piu' volte pubblicato
in passato nel nostro notiziario]
Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato
Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non
violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza"
significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu'
intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della
nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere
"nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e'
amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza
cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani
conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di
tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e
intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole
densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una
concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa
designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la
lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo
ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con
atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte
dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega
quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche
con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura
dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare
unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita',
riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente
con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto
correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si
preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con
l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene,
amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della
nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di
satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert
Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di
satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento,
"satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da
"agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce,
armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione
fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in
contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per
solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si
potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione
qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi
anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere,
Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati
e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo,
ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una
complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e
caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere
solo perche' nulla desidera capire.
*
Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e
gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di
riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive
solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo
vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo,
"vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo
stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta
il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta
di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori
contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello
dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di
ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita'
come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante,
quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la
dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di
capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una
prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da'
sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in
astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta
e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi.
La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o
semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i
movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa
accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e
quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in
lotta per l'umanita'.
*
Tante visioni della nonviolenza quente sono le persone che ad essa si
accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un
apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e
cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione
propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini'
le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non
procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti:
ricerca ed apertura.
*
La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della
nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e'
cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri
per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e'
quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del
"principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza
tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i
fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro,
ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del
diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno)
ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali,
sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo
citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo
citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno
qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si
batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche
consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la
forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e
cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu'
forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche):
significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il
potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza
e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
*
Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi,
poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e
stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche
nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche
nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta:
anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche
nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e
astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di
riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come
responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino
vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento
di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi
esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento
delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento
delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e
futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e
dall'annichilimento della civilta' umana.
5. MEMENTO. UN DIALOGHETTO NELLA SALA D'ASPETTO
[Riproponiamo il seguente dialoghetto dell'estate del 2007 gia' apparso
piu' volte nel nostro notiziario]
Prologo
- Vladimiro: Anche tu qui?
- Estragone: Veramente e' da un bel pezzo, tu piuttosto, da dove vieni
fuori?
- Vladimiro: Mi pare di essere stato sempre qui.
- Estragone: In attesa.
- Vladimiro: In attesa.
- Estragone: Allora non ti dispiacera' se per passare il tempo facciamo un
po' di conversazione.
- Vladimiro: Tutt'altro, stavo per proportelo io, anche perche' ho sentito
dire certe cose che non ti faranno piacere.
- Estragone: Bene, questo e' un argomento appassionante: le cose spiacevoli
sono le uniche di cui valga la pena parlare.
- Vladimiro: Bene.
- Estragone: Bene.
*
Le frasi lunghe
- Vladimiro: Dicono che ti sei messo con quegli sciagurati che non vogliono
l'aeroporto a Viterbo.
- Estragone: Dicono bene. Anzi: ne' a Viterbo ne' altrove. Penso che
l'aeroporto sarebbe un danno grosso come una casa, anzi un bel po' di piu'. E
penso anche che mi piace stare con gli sciagurati, perche' solo chi conosce la
sciagura e' misericordioso.
- Vladimiro: E dicono pure che potete dire quel che vi pare tanto non
gliene importa niente a nessuno di quello che dite.
- Estragone: Che frase lunga.
- Vladimiro: E' vero, e' lunga.
*
Mitridate re del Ponto
- Vladimiro: Dicono che dici che la presenza di un aeroporto fa male alla
salute.
- Estragone: Ahime', fossi solo io a dirlo sarebbe poca cosa: il fatto e'
che non c'e' alcun dubbio sul fatto che il trasporto aereo inquina gravemente
l'aria che respiriamo, e vivere nei dintorni di un aeroporto significa
avvelenarsi.
- Vladimiro: Non mi pare una buona idea avvelenarsi.
- Estragone: Nemmeno a me.
*
Il convitato di pietra
- Vladimiro: Dicono che dici che volare fa male all'ambiente. Ma cosa non
fa male all'ambiente? Sarebbe ora che questo signor ambiente si decidesse ad
indurirsi un po'.
- Estragone: Il fatto e' che fin troppo s'indurisce: si pietrifica, si
desertifica. E che il trasporto aereo faccia male all'ambiente e' una realta'
tanto penosa quanto indiscutibile: esso contribuisce in misura rilevantissima al
surriscaldamento del clima, che e' oggi la principale emergenza ambientale
globale; oltre all'ulteriore inquinamento dell'aria di cui abbiamo gia' detto, e
all'impatto sugli ecosistemi locali. Se non si riduce il trasporto aereo non
c'e' speranza di fermare l'effetto serra, e se non si interviene per fermare le
emissioni che producono l'effetto serra, e' a rischio l'intera biosfera, la
civilta' umana, la dignita' e la stessa possibilita' della vita delle
generazioni future.
- Vladimiro: Mi dispiacerebbe se non ci fossero generazioni future.
- Estragone: Anche a me, a dire il vero.
- Vladimiro: Mi parrebbe quasi che negare la posibilita' di esistenza
all'umanita' avvenire, sarebbe come nuovamente uccidere l'umanita' passata,
negando senso a questa impresa comune che e' la civilta' umana nel suo insieme
considerata. E gia' la nostra vita e' cosi' poco sensata.
- Estragone: Questo e' parlar da uomo.
- Vladimiro: Grazie.
- Estragone: Non c'e' di che.
- Vladimiro: Grazie comunque, fa piacere essere apprezzati.
*
Eine kleine Nachtmusik
- Vladimiro: E poi c'e' l'inquinamento acustico.
- Estragone: Infatti.
- Vladimiro: Che ti preoccupa tanto.
- Estragone: Tanto. Tolta la musica, e quella piu' profonda musica che e'
il silenzio, cosa resta di sublime nella vita?
- Vladimiro: Gia', cosa resta?
- Estragone: Cosa resta?
- Vladimiro: Il continuo frastuono degli aerei che atterrano e decollano
rendera' poco facile il riposo nelle zone e nei quartieri piu' investiti, e
rendera' finanche poco agevole parlare anche in casa propria senza urlare.
- Estragone: E' cosi'.
- Vladimiro: Non e' per niente bene.
- Estragone: Per niente.
- Vladimiro: Si urla gia' cosi' tanto senza motivo.
*
Un'idea kantiana
- Vladimiro: Dicono che dici che volare fa male ai poveri. E che c'entrano
i poveri, che tanto non volano, loro viaggiano ammucchiati sulle carrette del
mare che naufragano nel canale di Sicilia, o nascosti nei Tir in cui muoiono
asfissiati...
- Estragone: E' vero che non volano, se e' vero quel che dicono le
statistiche secondo cui vola solo il 5% dell'umanita': ma il trasporto aereo lo
paga l'umanita' intera. E non solo per i danni che ne riceve in termini di
degrado ambientale e nocivita' per la salute delle persone, ma anche perche'
tanta parte dell'arricchimento delle compagnie aeree e' frutto di generosissime
elargizioni di pubblici denari, che gli stati regalano a lorsignori mentre li
tagliano ai servizi e ai provvedimenti che andrebbero a beneficio di tutte le
persone.
- Vladimiro: Perbaccolina, intendi dire che gli stati come una sorta di
Robin Hood alla rovescia tolgono ai poveri per dare ai ricchi, e mentre vieppiu'
sottraggono fondi a servizi sociali e sanitari ed assistenza e aiuto a chi e'
nel bisogno, dei pubblici denari fanno sperpero in pro delle compagnie
aeree?
- Estragone: Perbaccolina si'. E ne riparleremo tra poco. Ma qui adesso
vorrei aggiungere una mia vecchia fissazione.
- Vladimiro: Siamo tra amici, non averne vergogna.
- Estragone: E la fissazione e' questa: il vecchio professore di
Koenigsberg ebbe a scrivere in quel suo opuscolo "Per la pace perpetua" (il cui
titolo riprende - e' lui a dirlo - l'insegna di una taverna), che essendo il
pianeta limitato, e non infinitamente esteso, ogni essere umano ha diritto di
recarsi in ogni luogo e trovarvi accoglienza, poiche' non si puo' dirgli di
andarsene ancora piu' in la', giacche' passo dopo passo per la sfericita' della
Terra finirebbe per tornare al punto di partenza dal quale avra' pur avuto
qualche buona ragione per volersene andare.
- Vladimiro: Mi sembra che Kant non la pensasse come gli attuali governanti
europei che invece vogliono proibire ai poveri del sud del mondo (poveri perche'
impoveriti da mezzo millennio di rapine da parte nostra) in fuga da dittature,
guerre e carestie di venire a cercare salvezza qui da noi.
- Estragone: Gia', forse perche' Kant non era un assassino.
- Vladimiro: E non la pensavano come gli attuali governanti neppure coloro
che scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana, la quale all'articolo
10, comma terzo, testualmente recita che "Lo straniero, al quale sia impedito
nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della
Repubblica...".
- Estragone: Gia', ed e' ben triste vivere in un paese in cui chi governa
non rispetta la stessa legge fondamentale dell'ordinamento giuridico in forza di
cui governa e cui ha giurato fedelta'.
- Vladimiro: Viviamo in uno strano paese.
- Estragone: Uno strano paese.
- Vladimiro: Gia'.
- Estragone: Si'.
- Vladimiro: Si dovrebbe mettere gli aerei a disposizione unicamente dei
migranti per salvarli da carestie, guerre, dittature.
- Estragone: Sarebbe l'unico uso ragionevole degli aerei. Certo, sarebbe
ancor piu' ragionevole contrastare le dittature invece di alimentarle, abolire
le guerre invece di farle, impedire le carestie invece di provocarle.
- Vladimiro: Non e' proprio una quisquilia...
- Estragone: No, ma se invece di lasciarci sedurre dalla propaganda degli
assassini e dalla pubblicita' degli sfruttatori ci occupassimo tutti
innanzitutto di salvare le vite umane...
- Vladimiro: Questa e' stata veramente una bella chiacchierata, e anche
bella lunga.
- Estragone: Lunga, in effetti.
- Vladimiro: Che ne diresti adesso di riposarci un attimo?
- Estragone: Anche piu' di un attimo.
*
Le rififi
- Vladimiro: E ci sono anche i poveri di casa nostra.
- Estragone: Sempre piu' poveri e sempre di piu'.
- Vladimiro: Invece di regalare i soldi del pubblico erario alle compagnie
aeree, e invece di pagar tanta parte del viaggio per le vacanze dei ricchi,
sarebbe meglio che i soldi di tutti venissero usati per i diritti di
tutti.
- Estragone: Come prevede la Costituzione.
- Vladimiro: Che prevede anche, se non m'inganno, che tutti devono pagare
le tasse in ragione delle loro ricchezze.
- Estragone: Ed invece le compagnie aeree godono di agevolazioni e
addirittura di esenzioni fiscali scandalosissime. Cosicche' mentre provocano
disastri ambientali e sanitari invece di essere punite vengono premiate due
volte dai pubblici poteri, quelli stessi che dovrebbero invece garantire le loro
vittime e contrastare i loro soprusi: vengono premiate destinando loro tanti
soldi pubblici provenienti dalle tasse pagate dagli altri, e vengono premiate
permettendo loro di non pagare le tasse. Dimmi tu che dobbiano pensarne.
- Vladimiro: Meglio non dirlo, non mi piace il turpiloquio.
- Estragone: Neanche a me. E non mi piacciono neppure le ruberie, le
ingiustizie, le infamie e la beffa che si aggiunge al danno.
- Vladimiro: Ben detto. E non mi piace neppure che ci si voglia menare per
il naso.
- Estragone: E adesso riprendiamo un po' fiato.
- Vladimiro: Ah, si'.
*
La vita degli altri
- Vladimiro: Dicono che dici che il trasporto aereo fa male agli altri
esseri viventi, e certo deve essere cosi' visto che e' nocivo anche per la
salute umana e danneggia la biosfera - quella sottile pellicola, per cosi' dire
la buccia di quell'arancia azzurra che e' la Terra, la zona dove e' tutta la
vita del nostro pianeta. Sia pure. Ma sai come si dice, chi se ne infischia
degli altri esseri viventi...
- Estragone: Mi chiedo talvolta se proprio la desensibilizzazione alle
sofferenze che infliggiamo agli altri esseri viventi non alimenti l'abitudine
all'indifferenza anche per il dolore degli altri esseri umani.
- Vladimiro: Sosterresti quindi anche che l'essere umano non e' signore e
padrone e misura di tutte le cose...
- Estragone: Sostengo che di questo giardino dovrebbe sentirsi piuttosto
parte e custode...
- Vladimiro: Mi pare ragionevole.
- Estragone: Grazie.
- Vladimiro: Dovere.
- Estragone: Grazie comunque.
*
Un antico sogno
- Vladimiro: Insomma il trasporto aereo fa male all'umanita', fa male agli
esseri viventi, fa male alla biosfera, e quindi bisogna ridurlo per quanto
possibile e farne un uso ragionevole in pro del pubblico bene. Un uso non
consumista, non speculativo, non predatorio, non dissipatore, non devastante. Un
uso sobrio, contenuto entro ragionevoli limiti, coerente con la consapevolezza
dei limiti della biosfera.
- Estragone: Non altro che questo sostengo.
- Vladimiro: Eppure tutti abbiamo sognato di volare.
- Estragone: Per la gioia del dottor Freud.
- Vladimiro: O di Artemidoro di Daldi.
- Estragone: Ma vivere nel sogno si chiama ipnosi, narcosi, sonnambulismo.
La pubblicita' naturalmente induce un'infantilizzazione di massa che favorisce
il cedimento alle sue seduzioni, ma noi dovremmo ragionare da persone adulte (e
sia detto col massimo rispetto per gli infanti). E credo sia palese che se
un'attivita' produce effetti deleteri, allora e' ragionevole rinunciare a
quell'attivita', perlomeno nella misura del possibile.
- Vladimiro: Insomma, anche questa signora umanita' sarebbe ora che si
svegliasse.
- Estragone: Era il programma dell'illuminismo.
- Vladimiro: E ne sono sortite le barricate.
- Estragone: Mi piacciono le barricate. E come scrisse da qualche parte
Carducci a proposito di Leopardi, senti che se fosse vissuto abbastanza lo
avresti trovato sulle barricate del '48.
- Vladimiro: Lo sapevo che arrivavamo a Leopardi.
- Estragone: E dove altrimenti vorresti arrivare?
*
Quelli che
- Vladimiro: Dicono che sei un noioso della malora, un menagramo, un tafano
che tormenta il nobile destriero... e che di sicuro farai una brutta fine se
continui a volerci guastare ogni divertimento e farci la predica ogni volta che
se ne combina qualcuna di quelle grosse.
- Estragone: Una brutta fine la faremo tutti se si continua cosi'. Come si
fa a non rendersi conto del collasso dell'ambiente sotto l'aggressione di
attivita' dissennate che irreversibilmente devastano l'unica casa di
tutti?
- Vladimiro: Non agitarti, lo sai che ti fa male al cuore.
- Estragone: Ma mi fa ancora piu' male, al cuore ai polmoni e al cervello,
che si lasci distruggere l'unica casa che abbiamo, e che abbiamo in custodia, e
che abbiamo ricevuto da coloro che ci hanno preceduto e dobbiamo consegnare
possibilmente integra a coloro che verranno.
- Vladimiro: Dici bene, a mio modo di vedere. Ma perche' tutte queste cose
non le dicono in giro? La gente dovrebbe saperle, ma non gliele dicono.
- Estragone: Non le dicono chi?
- Vladimiro: Quelli che parlano in giro.
- Estragone: Ah, quelli.
- Vladimiro: Gia', quelli.
*
Niente
(Si ode un rumore di motori, dapprima sordo, poi crescente, sempre piu'
intenso, come di un aereo che decolla)
- Vladimiro: Cos'e' mai questo fragore?
- Estragone: Cosa?
- Vladimiro (alzando la voce): Questo frastuono, cos'e'?
- Estragone (alzando la voce ancora di piu'): Cosa?
- Vladimiro: Niente.
- Estragone: Cosa?
6. MEMENTO. VOLARE FA MALE ALLA SALUTE
[Riproponiamo il seguente testo dell'estate del 2007 gia' apparso piu'
volte nel nostro notiziario]
1. Volare fa male alla salute
E innanzitutto alla salute di chi non vola.
Fa male alla salute dell'intera umanita' che subisce gli effetti del
surriscaldamento del clima - la principale emergenza globale odierna - cui il
trasporto aereo contribuisce in misura rilevantissima.
Fa male alla salute delle popolazioni che vivono nei pressi degli aeroporti
che subiscono il pesantissimo inquinamento atmosferico e il non meno pesante
inquinamento acustico.
Fa male alla salute dei cittadini dei Paesi come l'Italia (e come molti
altri) che vedono lo Stato regalare immensi capitali alle compagnie aeree (sia
elargendo giganteschi contributi diretti, sia concedendo scandalose ed
incredibili esenzioni ed agevolazioni fiscali); lo stesso Stato che taglia
spietatamente i servizi pubblici e il diritto alla salute e
all'assistenza.
E fa male alla salute di chi vola, visto che e' una modalita'di trasporto
non coerente con la stessa costituzione psicofisica ed esistenzial-culturale
dell'essere umano.
Infine fa male anche alla salute degli altri animali: che anch'essi sono
esseri viventi e provano sofferenza. Ma come volete che si preoccupino degli
altri animali quei potenti rapinatori che non si preoccupano neppure delle
sofferenze che - per arricchirsi e sperperare, per appropriarsi privatamente ed
egoisticamente consumare cio' che e' di tutti, a tutti rubandolo - infliggono
tanti e tali danni agli altri esseri umani?
*
2. Volare fa male all'ambiente
Il trasporto aereo danneggia enormemente l'ecosistema planetario nella sua
globalita'.
Danneggia enormemente gli ecosistemi locali.
Impedisce la realizzazione di modelli di mobilita' coerenti con modelli di
sviluppo autocentrati, con tecnologie appropriate, ecologicamente sostenibili,
economicamente adeguati ai bisogni e alle culture delle popolazioni, e
democraticamente controllabili.
*
3. Volare e' antieconomico
Perche' e' estremamente energivoro, mentre l'umanita' ha bisogno di
un'economia della sobrieta' e della condivisione che consideri il dato di fatto
dei limiti della biosfera e della scarsita' delle risorse.
Perche' e' il modo di trasporto piu' costoso: non ve ne e' una adeguata
percezione pubblica perche' i costi vengono esternalizzati: gli Stati
sovvenzionano le compagnie aeree con fiumi di denaro ed agevolazioni; i costi
ambientali e sociali vengono pagati dalle popolazioni; i lavoratori sono spesso
precari e quindi costantemente sotto minaccia. La maggior parte della
popolazione e' tenuta del tutto all'oscuro del fatto che ingenti risorse
pubbliche che vengono sottratte ai diritti e al benessere delle persone, vengono
sperperate a profitto delle compagnie aeree e dei prominenti che ruotano intorno
al grande affare.
Perche' danneggia le economie locali, imponendo nocivita', costi, relazioni
sociali insostenibili.
*
4. Volare e' pericoloso
Il trasporto aereo e' pericoloso per il pianeta.
Il trasporto aereo e' pericoloso per l'ambiente naturale e per i beni
storici e culturali.
Il trasporto aereo e' pericoloso per le persone: danni certi alla salute,
estrema pericolosita' degli incidenti, degrado della qualita' della vita.
Il trasporto aereo e' pericoloso per le liberta' civili: specialmente dopo
la tragedia dell'11 settembre 2001 esso implica un enorme incremento dei
controlli e quindi una crescente militarizzazione degli impianti, sui territori,
nei confronti delle comunita' locali e della vita quotidiana delle
persone.
*
5. Volare e' alienante
Volare fa male alla percezione di se' e del mondo.
Aeroporti ed aerei sono cio' che l'antropologia contemporanea chiama
"nonluoghi": in cui decisive esperienze umane, sia percettive che conoscitive
nel senso piu' ampio e profondo, vengono inibite e represse; in cui vige e viene
imposto un modello di presenza al mondo, di essere nel mondo (l'in-der-welt-sein
di heideggeriana memoria) tendenzialmente dereistico, pesantemente
deresponsabilizzante, fortemente eterodiretto.
Quell'esperienza decisiva della cultura umana che e' il viaggio, come
iniziazione e scoperta, come ricerca di se' e dialogo con l'altro da se', qui si
annienta nel vuoto di ambienti tutti uguali in una logica che si modella su
schemi di condotta coatti e tendenzialmente totalitari.
*
6. Finanziare il trasporto aereo significa togliere risorse dove sono
necessarie
Il trasporto aereo toglie risorse alla mobilita' sostenibile.
Il trasporto aereo toglie risorse al turismo responsabile.
Il trasporto aereo toglie risorse ai servizi pubblici a beneficio delle
persone bisognose.
Il trasporto aereo toglie risorse a politiche di giustizia e di
solidarieta'.
Il trasporto aereo toglie risorse alle possibilita' di un'occupazione
sicura e dignitosa.
*
7. Della virtu' del limite
Il volo lasciamolo agli uccelli.
Il cielo lasciamolo alle stelle.
Cessiamo di volere tutto e tutto distruggere.
E' l'unica Terra che abbiamo.
Vi e' una sola umanita'. 7.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, Bompiani-Rcs, Milano
1994, pp. XXXIV + 286.
- Ludwig Binswanger, Tre forme di esistenza mancata, Il Saggiatore, Milano
1964, Bompiani-Rcs, Milano 2001, pp. 258.
- Umberto Galimberti, Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano
1979, 2006, pp. 392.
- Karl Jaspers, Filosofia, Mursia, Milano 1972-1978, Utet, Torino 1978,
1996, Mondadori, Milano 2009, pp. 1194.
- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1980, 1994, pp.
LXXVIII + 320.
- Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia, Feltrinelli, Milano 1973,
pp. 566.
- Mario Rossi Monti, Psichiatria e fenomenologia, Loescher, Torino 1978,
pp. 268.
- Jan Hendrik Van den Berg, Fenomenologia e psichiatria, Bompiani, Milano
1961, 1971, pp. 120.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della
violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello
locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere
che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento
persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che
promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti:
azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal
dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186 del 10 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare
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