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Minime. 951
- Subject: Minime. 951
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 22 Sep 2009 00:53:54 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 951 del 22 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. L'unico modo 2. Opporsi al colpo di stato razzista 3. Maria G. Di Rienzo: Ci sono altre voci 4. Manuela Cartosio: Una donna uccisa 5. Mercoledi' 23 settembre in piazza San Pellegrino a Viterbo 6. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 7. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 8. Cosa fare 9. Il 2 ottobre 2009, Giornata mondiale della nonviolenza, il Movimento Nonviolento propone iniziative in ogni citta' d'Italia 10. "Il paese delle donne": Mai piu' mutilazioni genitali femminili 11. Farian Sabahi presenta "Donne senza uomini" di Shirin Neshat 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. L'UNICO MODO L'unico modo per non offendere le vittime delle stragi e' far cessare le stragi. L'unico modo per non offendere le vittime della guerra e' far cessare la guerra. * Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana. Torni l'Italia al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale. * Si adoperi finalmente il nostro paese per salvare le vite: la pace si costruisce con mezzi di pace, la pace si costruisce con la smilitarizzazione dei conflitti e il disarmo, la pace si costruisce col riconoscimento della comune umanita', con l'impegno a rispettare e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani. * Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. LE ULTIME COSE. OPPORSI AL COLPO DI STATO RAZZISTA Che non passi giorno senza che tu ripeta queste necessarie parole: che e' diritto e dovere di ogni persona di volonta' buona opporsi al colpo di stato razzista; che e' diritto e dovere di ogni organizzazione democratica opporsi al colpo di stato razzista; che e' diritto e dovere di ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana opporsi al colpo di stato razzista. 3. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: CI SONO ALTRE VOCI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione e adattamento i seguenti interventi] "Il burqa viene ingannevolmente spacciato per atto di fede o precetto religioso. Gli islamisti che insistono per la sua persistenza nella sfera pubblica hanno in mente un unico obiettivo, e cioe' esercitare controllo sulle vite delle donne e ridurre le loro possibilita' di dare contributi positivi e significativi alla societa' in cui vivono. Non credo sia una questione di 'scelta': la decisione di indossare il burqa in un contesto repressivo non e' una scelta. Una scelta e' vera solo se e' esercitata in presenza di alternative e se la donna ha davvero accesso a tali alternative. Com'e' che non vedo un singolo uomo musulmano indossare questa tenda della vergogna? Il burqa e' il residuo di una cultura medievale che non ha posto nel XXI secolo, un tempo in cui la sensibilita' moderna e' giunta a riconoscere l'eguaglianza fra uomini e donne come inalienabile diritto di tutti" Sohail Raza, presidente del Congresso Musulmano Canadese, 24 giugno 2009 * "Le ministre che Ahmadinejad ha nominato nel suo contestato governo non segneranno alcun avanzamento per le donne. Fatemeh Ajorlou, Ministra per la sicurezza sociale ed il welfare, e Marzieh Vahid Dastjerdi, Ministra per la salute, appartengono ad una frazione molto conservatrice del parlamento iraniano che sostiene inflessibilmente Ahmadinejad. Della terza, Fatemeh Keshavarz, Ministra per l'istruzione, e' difficile predire il comportamento giacche' si tratta di un volto relativamente nuovo: tuttavia ha servito come parlamentare al precedente dicastero per l'istruzione senza che si potesse notarla. Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno sostenuto il disegno di legge presentato da Ahmadinejad, convertito in legge nel 2008, per limitare il lavoro 'esterno' delle donne sposate a sei ore al giorno, affinche' esse possano 'servire meglio' mariti e figli, il che e' il loro 'dovere primario'. Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno esplicitamente difeso l'idea della segregazione di genere negli ospedali, nelle universita', sui trasporti pubblici, nei parchi e negli altri spazi aperti. Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno sostenuto la proposta di modifica presentata da Ahmadinejad al diritto di famiglia, proposta che cancellerebbe il requisito legale oggi esistente che prevede il consenso della prima moglie all'uomo che voglia sposarne una seconda. L'anno scorso le attiviste per i diritti umani delle donne hanno lavorato duro contro la proposta di modifica ed hanno ottenuto il piccolo ma significativo trionfo di non vederla ratificata dal parlamento. Dastjerdi, che e' una ginecologa, crede che le donne debbano essere curate solo in ospedali per femmine e da medici femmine: anche se la maggior parte del paese soffre della mancanza di dottori, maschi o femmine che siano, e nelle citta' piu' piccole o in campagna una donna puo' facilmente soffrire e morire di questa mancanza. Ajorlou, parlamentare di Karai ad ovest della capitale, ex miliziana Basij, e' stata un'accesa sostenitrice della limitazione dell'accesso all'universita' per le donne (che sono ancora il 64% del corpo studentesco): 'Non e' bello che le donne stiano entrando a piena potenza in vari campi scientifici mentre gli uomini vengono lasciati indietro', ha dichiarato all'agenzia di stampa Ilna, aggiungendo che alle donne non dovrebbe essere permesso laurearsi in campi (non specificati) per i quali non hanno i 'necessari requisiti fisici'. In un'intervista, Ajorlou ha anche spiegato che 'il destino delle donne che non indossano appropriatamente l'hijab e' la prostituzione'. Il che mostra abbastanza bene la considerazione che questa donna ha per le sue 'sorelle' iraniane che pensano di avere il diritto di scegliere il proprio abbigliamento. Ahmadinjead ha nominato tre Ministre sapendo che nessuna di esse lo contrastera' in alcun modo. E compiendo questo gesto ha pensato di riparare la propria reputazione decisamente danneggiata dalle elezioni fraudolente e dalla brutalita' con cui le sue forze di sicurezza hanno risposto alle proteste. Ma in Iran non ha ingannato nessuno". Leila Mouri Sardar Abady, giornalista iraniana, attivista per i diritti delle donne, 5 settembre 2009 * "Chi e' la donna che ogni giorno torna al confine tra Arabia Saudita e Bahrain, solo per essere respinta? Sono io. E chi sono io? Nativa della citta' di Hufuf, dove crescono i migliori datteri del mondo, quarantasettenne madre divorziata di due adolescenti, impiegata. Non sono una persona pericolosa, percio' perche' mi respingono? Perche' mi rifiuto di mostrare ai funzionari un documento firmato dal mio 'tutore maschio' che mi permetta di viaggiare. Io sono in possesso del documento, ma trovo umiliante doverlo produrre solo perche' sono una donna. Percio' ho deciso di tentare di uscire dal paese rompendo questa regola: ho chiesto ad altre donne saudite di farlo e molte, nelle scorse settimane, mi hanno ascoltata. L'avere un 'guardiano' e' solo una parte del meccanismo che soggioga le donne in Arabia Saudita. Ad esempio, senza il permesso del suo tutore una donna non puo' guidare un'automobile: ovviamente non c'e' nulla nel Corano al proposito, ma spostarci da sole allenterebbe il controllo che gli uomini hanno su di noi. Una donna saudita non puo' andare da nessuna parte se non indossa l'abaya, un orrendo mantello nero che deve coprire i vestiti normali. Potete immaginare quanto sia divertente quando ci sono 30-40 gradi all'ombra e vedete gli uomini sauditi vestiti di fresco bianco. Le donne non possono fare sport: e con un abaya addosso come sarebbe possibile? Una donna puo' ottenere un divorzio, ma solo attraverso una lunga e laboriosa procedura, mentre un uomo puo' divorziare semplicemente dicendo la sua intenzione tre volte. In questi giorni le autorita' religiose stanno dibattendo se un uomo debba proprio dire questo di persona, o se basti un messaggio sul cellulare. Un giudice a Jiddah ha gia' approvato un divorzio del genere: il marito era in Iraq per partecipare alla guerra santa. E un uomo puo' legalmente sposare una bambina di sette od otto anni, e la poligamia, sino a quattro mogli, gli e' concessa. Queste pratiche hanno rovinato innumerevoli vite, e ne hanno cancellate altrettante, ma naturalmente ci sono anche donne che non sostengono le mie cause, donne i cui ricchi mariti beneficiano dallo status quo o donne che non credono nel cambiamento. Io sono diversa. Non so perche'. Forse perche' mia madre mi permetteva di giocare a pallone con i miei amichetti maschi, e io sono cresciuta sentendomi uguale a loro. Forse perche' ho un lavoro sicuro e non dipendo da nessuno. Forse perche' credo che le donne siano persone, e non proprieta'". Wajeha Al-Huwaider, scrittrice ed attivista per i diritti umani, cofondatrice della Societa' per la difesa dei diritti delle donne in Arabia Saudita, 16 agosto 2009 (potete scriverle, in inglese, all'indirizzo e-mail: wajeha4 at gmail.com) 4. RIFLESSIONE. MANUELA CARTOSIO: UNA DONNA UCCISA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2009 col titolo "Il corpo di Sanaa e gli stereotipi"] Religione o cultura? Islamismo o patriarcato? Le alternative, che tre anni fa si erano disputate il corpo di Hina Saleem, tornano a duellare su quello di Sanaa Dafani, uccisa dal padre marocchino, immigrato da oltre dieci anni in provincia di Pordenone. Anche la diciottenne Sanaa, come Hina, aveva abbandonato la famiglia per "mettersi" con un italiano. La lama di un coltello ha punito questa scandalosa liberta'. Non occorre un'intelligenza eccelsa per sapere che le religioni sono parti costitutive delle culture e che l'islamismo (come il cattolicesimo o l'induismo) declina una sua forma di patriarcato. E allora perche' soprattutto a destra, ma un po' anche a sinistra, ci si incaponisce sui secchi aut aut, optando per il corno che piu' fa gioco? Perche' cosi' ci si schiera (la destra all'attacco degli immigrati, il po' che resta della sinistra a difesa) e si corroborano le rispettive certezze. Quelli che per la destra sono delitti "islamici", per la sinistra e per molte donne sono delitti "di genere", identici in tutto e per tutto a quelli commessi da maschi italiani contro mogli, amanti, figlie, sorelle. La seconda posizione ha un robusto fondamento: a prescindere dalla nazionalita' e dalla religione, il patriarcato morente non accetta la sfida delle donne, e quindi le uccide. A rinforzo si ricorda che, fino a non tanto tempo fa, il delitto "d'onore" era una italianissima fattispecie criminal-culturale, alla quale il codice concedeva comprensive attenuanti. Tutto vero. C'e' un pero': quanto questo nostro atteggiamento e' di aiuto alle donne immigrate, soprattutto alle giovani della seconda generazione? Contro di loro la violenza del patriarcato e' enfatizzata dal comunitarismo, dallo stress culturale e materiale dell'immigrazione e, anche, dalla tradizione religiosa. Dire a queste giovani "siamo tutte sulla stessa barca" e' una mezza verita'. Che non ci fa fare passi avanti "insieme". Quanto alla destra, tutto e' piu' semplice: la strumentalizzazione politica dell'uccisione di Sanaa e' scattata copiosa e impudica. La ministra delle pari opportunita' annuncia che si costituira' parte civile contro il padre assassino e, soprattutto, islamico. La Lega Nord del Friuli Venezia Giulia pretende di "censire" (leggi schedare) tutti gli islamici presenti sul territorio regionale. La Provincia di Pordenone chiedera' al Quirinale di conferire "un encomio" per il fidanzato di Sanaa, "il coraggioso imprenditore cattolico nostro connazionale che ha rischiato la vita per difendere la convivente, di altra religione e nazionalita', dalla furia omicida e integralista del padre". Dal letto d'ospedale il fidanzato, leghista pure lui, ha messo il suo sigillo: la religione e' stata la molla scatenante del delitto, gli integralisti come il padre di Sanaa "devono stare a casa loro". La madre di Sanaa, sotto la supervisione dell'imam di Pordenone, ha velocemente "perdonato" il marito: "Forse ha sbagliato mia figlia". Sembra proprio che in questa tragica vicenda tutti stiano dando il peggio, collocandosi nelle caselle loro assegnate dagli stereotipi. 5. INIZIATIVE. MERCOLEDI' 23 SETTEMBRE IN PIAZZA SAN PELLEGRINO A VITERBO La bellezza, il paesaggio, la poesia, il Bulicame. Contro il mega-aeroporto di Viterbo. Mercoledi' 23 settembre, alle ore 18, in piazza San Pellegrino, a Viterbo: "Aeroportini di carta. Atterraggi e decolli dalla polla sulfurea piu' famosa del medioevo", racconto teatrale di e con Antonello Ricci e Alfonso Prota, e con Michela Benedetti, Olindo Cicchetti, Domenico Coletta, Sara Grimaldi. Iniziativa promossa dal comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Per informazioni: tel. 3383810091, e-mail: info at coipiediperterra.org 6. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 7. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 8. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 9. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA, IL MOVIMENTO NONVIOLENTO PROPONE INIZIATIVE IN OGNI CITTA' D'ITALIA [Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org)] Venerdi' 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata mondiale della nonviolenza proclamata dall'Assemblea generale della Nazioni Unite), e' la giornata di iniziativa comune promossa dal Movimento Nonviolento. Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della nonviolenza, ai gruppi e ai centri del movimento, di organizzare nella propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola alla stampa locale. In questo modo, ovunque sia possibile, ci sara' una manifestazione nonviolenta: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un volantino... insomma, un'azione, anche modesta ma visibile, che in quel giorno colleghi idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a livello nazionale. E' anche possibile, ed e' importante farlo, coinvolgere le pubbliche amministrazioni (chiedendo, anche tramite qualche consigliere comunale, che la Giornata venga celebrata ufficialmente) e soprattutto le scuole (dalle elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli studenti, ricordino quel giorno la figura di Gandhi e affrontino il tema della nonviolenza e dell'educazione alla pace... Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale del Movimento Nonviolento per comunicare le iniziative che si svolgeranno in ogni localita' il 2 ottobre. Nei giorni precedenti diffonderemo agli organi di informazione un comunicato stampa sul 2 ottobre, con l'elenco di tutte le iniziative di cui saremo a conoscenza... Ad ognuno di fare qualcosa. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org 10. INIZIATIVE. "IL PAESE DELLE DONNE": MAI PIU' MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3) col titolo "Mai piu' mutilazioni genitali femminili" e il sommario "In venti mesi l'associazione NoDi ha mappato i luoghi d'incontro e dei servizi utilizzati dalle comunita' a rischio sul territorio laziale"] L'Associazione NoDi, che da anni s'impegna in azioni concrete per il rispetto della dignita' della donna immigrata in Italia, ha affrontato il difficile tema delle mutilazioni genitali femminili attraverso una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione tra la popolazione migrante, proveniente dai paesi a rischio e insediata nella regione Lazio. "In Italia sono circa 90.000 le donne immigrate che hanno subito le pratiche della mutilazione genitale femminile (Mgf), diffuse in 28 paesi africani, in Medio Oriente e nel sud-est asiatico. Inoltre esiste un alto rischio che le figlie di queste donne, bambine e adolescenti, subiscano tali pratiche nel corso della loro permanenza in Italia o durante un periodo di vacanza nel paese dei genitori". Questi i risultati presentati da Pilar Saravia, presidente dell'Associazione NoDi - I nostri diritti, a conclusione del progetto "Stop Mgf", finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunita' della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le vittime di queste pratiche, supportate nel nome della tradizione, sono soprattutto bambine tra i 4 e i 15 anni: l'eta' a rischio e' soggetta ad un graduale abbassamento per evitare eventuali resistenze da parte delle stesse bambine, che, una volta adulte, subiranno con gravi conseguenze psicologiche sofferenze fisiche provocate da malattie, rapporti sessuali dolorosi, infertilita', infezioni e parti pericolosi. Il progetto "Stop Mgf", iniziato nel febbraio 2007, si e' sviluppato attraverso tre fasi: formazione degli operatori socio-sanitari, curata dal San Camillo-Forlanini; ricerca sul fenomeno, realizzata dall'Irpps-Cnr; e sensibilizzazione/prevenzione delle comunita' interessate, seguita da NoDi. In venti mesi l'associazione NoDi ha mappato i luoghi d'incontro e dei servizi utilizzati dalle comunita' a rischio sul territorio laziale, ha incontrato i mediatori culturali, ha prodotto e distribuito materiale cartaceo sul tema. Ha quindi realizzato incontri di sensibilizzazione e informazione con gruppi di vittime o a rischio di Mgf nelle cinque province laziali per un totale di 800 donne. Infine ha realizzato il sito d'informazione www.stop-mgf.org che ospita anche un forum per lo scambio di esperienze. Se nel parlare dell'argomento la prima reazione delle donne coinvolte e' la diffidenza, la parola chiave per rompere il silenzio e' quella della salute, un diritto garantito dalle leggi nazionali dei paesi a rischio, che tendono a contrastare tali pratiche pur trovando grandi difficolta' nella loro applicazione, soprattutto nel contesto rurale. In Italia le Mgf sono un reato punibile con il carcere (Legge 9 gennaio 2006 n. 7): l'obiettivo e' quello di scoraggiare l'uso di queste pratiche nella societa' italiana. 11. CINEMA. FARIAN SABAHI PRESENTA "DONNE SENZA UOMINI" DI SHIRIN NESHAT [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il sole 24 ore" del 6 settembre 2009 col titolo "Oppresse, ma non vittime" e il sommario "L'artista irano-americana Shirin Neshat parla del suo Donne senza uomini, in gara a Venezia..."] Conversando con l'artista irano-americana Shirin Neshat il termine che ricorre con maggior frequenza e' azadi', liberta': quella negata prima dallo scia' e ora dagli ayatollah, quella limitata concessa alle donne iraniane; ma anche la liberta' della fotografa e della creatrice di videoistallazioni in confronto a quella (limitata) della regista: "Il gallerista non esercita controllo sulle mie foto e sui video, ma queste opere mi hanno reso nota solo a un pubblico limitato. Con il cinema sara' diverso: a vedere il film Donne senza uomini, in programmazione al Festival di Venezia mercoledi' 9 settembre, saranno in tanti ma nel realizzarlo la mia liberta' e' stata limitata dal coinvolgimento del produttore e dalla stesura del copione, indispensabile per ottenere i finanziamenti". Shirin Neshat nasce a Qazvin nel 1957, a diciassette anni si trasferisce a New York e nel 1990 torna in patria dove prende spunto dalle discriminazioni subite dalle donne per creare le sue prime opere. Come artista visiva si fa conoscere per il simbolismo delle foto di donna con le armi in pugno e il corpo - in parte nudo e in parte velato - ricoperto di versi della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (m. 1967), icona dell'anticonformismo in chiave femminile. Ora Shirin Neshat passa al cinema per portare sullo schermo il romanzo Donne senza uomini (trad. Anna Vanzan, ed. Aiep, San Marino 2000, pp. 126, euro 9,30) scritto vent'anni fa da Shahrnush Parsipur. Nel libro la prima donna che il lettore incontra e' la ventottenne Faezeh, vittima di stupro e nubile come la sua amica Munes, che di anni ne ha trentotto e di sesso sa ben poco. Zarin e' una giovane prostituta che ha lavorato nel quartiere a luci rosse della Teheran dei Pahlavi, sembra allegra ma trenta clienti al giorno sono troppi, un mattino li vede senza testa e dunque privi di una loro individualita': Zarin paga cosi' con la follia lo sfruttamento del proprio corpo. La malattia mentale e' condivisa da Mahdokht, un'insegnante nubile terrorizzata dal sesso e ossessionata dalla fertilita'. Un giorno assiste per caso al rapporto carnale tra la cameriera quindicenne (consenziente) e l'anziano giardiniere, ne rimane sconvolta e si pianta nella terra come un albero. Un giorno queste cinque donne decidono di lasciarsi alle spalle il loro doloroso passato e si ritrovano nella casa di campagna della vedova Farokh Legha che dopo trentadue anni di matrimonio trova la forza di rifarsi una vita. Quel giardino, in cui Mahdokht ha piantato le sue radici, diventa un rifugio e al tempo stesso una sorta di esilio volontario. In comune hanno il desiderio di controllare il proprio destino. Ma nel momento in cui raggiungono un equilibrio utopico ognuna di loro decidera' di andare per la sua strada. Ambientato durante l'estate del 1953, alla vigilia del colpo di stato anglo-americano contro il premier Mossadeq che aveva osato nazionalizzare il petrolio, il libro della Parsipur e' un mosaico strano e complesso da cui Neshat aveva gia' tratto delle installazioni. "Il passaggio da una forma artistica all'altra non e' facile perche' sullo schermo lo spettatore deve seguire simultaneamente le vicende di piu' personaggi". Su cinque donne protagoniste Shirin Neshat ne sceglie allora quattro, escludendo Mahdokht per le implicazioni (anche poetiche) del personaggio. E sullo schermo Munes si trasforma da donna semplice in attivista coinvolta nelle manifestazioni contro lo scia'. Muore all'inizio del film e diventa cosi' l'io narrante che accompagna lo spettatore attraverso gli sviluppi politici. Un'altra differenza rispetto al testo originale riguarda il finale. Evoca Shirin Neshat: "Le mie donne sono si' oppresse ma non vittime e la loro trasformazione e' positiva perche' in ognuna di loro ritrovo una parte di me: con Munes condivido la passione politica, come Faezeh vorrei avere una vita normale, di Farokh Legha mi piace l'idea di invecchiare e la forza di ricominciare daccapo. Ma il personaggio in cui mi ritrovo di piu' e' Zarin perche' anch'io avverto la sensazione di vergogna e inadeguatezza del mio corpo". Iscritto nella tradizione del realismo magico per scansare (invano) la scure del censore, il romanzo di Parsipur intreccia elementi personali e sociali, locali e globali, spirituali e violenti. In confronto al libro, il film e' piu' politico e non ha alcuna speranza di essere proiettato in Iran: "Non solo il romanzo da cui e' tratto e' vietato e la sua autrice ha scontato cinque anni di carcere, ma sullo schermo scorrono scene come quella in cui Zarin va a lavarsi al bagno pubblico e si spoglia, oppure quella in cui Faezeh prega, si sbottona la camicia e resta nuda, un modo per far capire come sia riuscita a ritrovare il proprio corpo dopo lo stupro". Scene inconcepibili per gli standard morali della Repubblica islamica. Ma fondamentali per soddisfare il desiderio di liberta' (di espressione) degli iraniani. Anche nella diaspora. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 951 del 22 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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