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Legalita' e' umanita'. 41
- Subject: Legalita' e' umanita'. 41
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 17 Sep 2009 15:25:05 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 41 del 17 settembre 2009 In questo numero: 1. Peppe Sini: Si dimetta il governo della guerra assassina e del colpo di stato razzista 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. Gabriele Del Grande: Dalle prigioni libiche un ricorso alla Corte Europea 6. Domenico Gallo: Come si negano i diritti 7. Marco Mongiello: Anche l'Unione Europea condanna la violazione del diritto d'asilo 8. Chiara Saraceno: Senza diritti 9. Francesco Viviano: I respingimenti violano il diritto d'asilo. E da varie parti d'Italia molti giudici sollevano eccezioni di incostituzionalita' in merito alle misure razziste, schiaviste e e squadriste della legge 94 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SI DIMETTA IL GOVERNO DELLA GUERRA ASSASSINA E DEL COLPO DI STATO RAZZISTA Si dimetta il governo della guerra assassina e del colpo di stato razzista. Si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che la guerra ripudia. Si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che si oppone al razzismo. Cessi l'illegale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Siano abolite le illegali misure razziste, schiaviste e squadriste con cui un governo golpista tenta di imporre in Italia il regime dell'apartheid. Vi e' una sola umanita'. Ogni vita umana e' un valore infinito. 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. GABRIELE DEL GRANDE: DALLE PRIGIONI LIBICHE UN RICORSO ALLA CORTE EUROPEA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 15 settembre 2009 col titolo "Dalle prigioni libiche parte un ricorso alla Corte Europea" e il sommario "Ventiquattro somali ed eritrei provano a far valere le proprie ragioni attraverso un avvocato romano. Le storie delle loro vite in fuga da fame e guerre per il riconoscimento di un diritto"] Ma dove sono andati a finire i primi respinti in Libia? Ricordate? Era il 6 maggio del 2009. Le autorita' italiane intercettarono nel Canale di Sicilia tre gommoni con 227 passeggeri, e per la prima volta in anni di pattugliamento, venne dato l'ordine di respingere tutti in Libia. Comprese le 40 donne. Una "svolta storica", la defini' il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che rassicuro' gli scettici: "La Libia fa parte dell'Onu: li' c'e' l'Unhcr che puo' fare l'accertamento delle persone che richiedono asilo". A quattro mesi di distanza pero' la verita' inizia a venire a galla. A parlare sono le vittime di quei respingimenti. Ventiquattro rifugiati somali ed eritrei, che dalle carceri libiche hanno nominato l'avvocato Anton Giulio Lana perche' denunci l'Italia alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Il ricorso e' stato depositato a luglio. Oggi, a quattro mesi di distanza dal respingimento, Lana sostiene che i suoi assistiti siano ancora detenuti nei campi libici. Tra loro ci sono 11 cittadini eritrei, fuggiti dopo anni di servizio nell'esercito, in un paese dove la coscrizione militare e' a tempo indeterminato. E 13 cittadini somali sfuggiti alla violenza della guerra civile. Persone che in Italia si vedrebbero riconosciuto un permesso di soggiorno per asilo politico. Anzi, uno di loro, che chiameremo K., l'asilo l'aveva gia' ricevuto nel settembre 2006 in un campo profughi in Sudan. Era stato arruolato nell'esercito eritreo nel 2000, all'eta' di 19 anni. Dopo un anno e mezzo di leva, senza salario, e con la prospettiva di rimanere tutta la vita abbracciato a un fucile, K. diserto'. Ma la sua latitanza duro' poco. Nel 2004 venne arrestato dalla polizia militare, trasportato a Korkogy e detenuto per due anni, quindi ricollocato nell'esercito, finche' decise di abbandonare definitivamente il suo paese e fuggi' prima in Sudan e poi, non sentendosi al sicuro, in Libia. Arrestato, recluso nel campo di detenzione degli eritrei, a Misratah, la vecchia Misurata di coloniale memoria, vi rimase dall'aprile del 2007 fino alla fine di marzo del 2009. Per l'Italia si imbarco' poco dopo, all'inizio di maggio. Poi il respingimento. Quattro mesi dopo, K. si trova ancora in un campo di detenzione in Libia. Tra i respinti poi c'e' chi la traversata l'aveva gia' provata, e lo avevano gia' respinto. Forse qualcuno ricordera' il caso del "Clot de l'Illot", il peschereccio spagnolo, che il 22 agosto del 2008, dopo un braccio di ferro diplomatico tra Spagna e Libia, attracco' al porto di Tripoli riconsegnando 49 naufraghi alle guardie libiche. Finirono nel carcere di 'Ain Zara. A. era uno di loro. Si fece otto mesi. Appena riusci' a scappare, si compro' subito un altro passaggio per l'Europa. Rimanere in Libia in quelle condizioni era impensabile. Ma il suo gommone venne respinto. Era il 6 maggio del 2009. Quattro mesi dopo, A. si trova ancora dietro le sbarre. Eppure in Italia otterrebbe facilmente l'asilo politico. Classe 1983, ha lasciato Mogadiscio nel 2006. Nel 2004, suo padre, appartenente alla minoranza degli Ashraf, fu ucciso per mano di un membro del clan degli Hawiye. E lo stesso A., prima di partire, era stato costretto sotto minaccia a divorziare dalla moglie. Una delle imbarcazioni intercettata dalle motovedette italiane il 6 maggio scorso e riportata in tutta fretta a Tripoli, era in mare da 12 giorni e i passeggeri non erano in buone condizioni di salute. Lo sostengono due dei rifugiati somali che hanno denunciato l'Italia. B. e' uno di loro. Costretto a lasciare la Somalia nel marzo 2008, in seguito agli scontri tra le Corti islamiche e il governo di transizione, arrivo' in Libia dopo aver attraversato clandestinamente Etiopia e Sudan. La prima volta parti' nel febbraio del 2009, ma persero la rotta e finirono a Bengasi, dove furono tutti arrestati. Riuscito a fuggire dal campo di detenzione nell'aprile del 2009, acquisto' quanto prima un posto su un gommone diretto in Italia, ma il carburante era insufficiente e finirono presto alla deriva. Dopo 12 giorni in mare, finalmente arrivarono i soccorsi, ma anche l'immediato respingimento. Su quella stessa barca viaggiava anche C., un ragazzo somalo di 25 anni fuggito da Mogadiscio nel marzo del 2007. Il giorno del respingimento era in pessime condizioni di salute, e nonostante cio' venne comunque detenuto, insieme agli altri, nel campo di Garaboulli, vicino Tripoli, senza ricevere nessuna cura. A oggi e' tuttora in carcere. Capita di combattere per l'indipendenza del proprio paese. Di essere feriti in guerra, di ricevere i massimi onori, e poi di dover fuggire da quello stesso paese per cui si e' rischiata la vita. E' la storia di M., nato in Eritrea nel 1978. Nel 1999 il signor M. venne richiamato alle armi per difendere la patria, nella seconda guerra etiope-eritrea. Dopo tre giorni di combattimenti sul fronte, M. venne gravemente ferito a una gamba e ricoverato d'urgenza presso l'ospedale Makanaheiwt a Asmara. Dopo nove mesi di ricovero, nel 2001 venne ricollocato presso la 22ma divisione a Dekemhare. I guai arrivarono nel giugno del 2008. Per una banale visita alla famiglia, effettuata pero' senza avere preventivamente ottenuto un permesso ufficiale dell'esercito. La polizia fece arrestare suo padre, intimandogli di consegnare il figlio alle autorita'. Temendo per la sua incolumita', M. si consegno' spontaneamente. I tre mesi nel carcere militare di Alla furono terribili. Quando riusci' a evadere, nel novembre del 2008, entro' clandestinamente in Sudan. E poi prosegui' il viaggio, perche' a Khartoum non si sentiva protetto dalle incursioni dei servizi segreti eritrei. Lo stesso timore lo spinse a imbarcarsi dalla Libia verso l'Italia. 6. UNA SOLA UMANITA'. DOMENICO GALLO: COME SI NEGANO I DIRITTI [Dal quotidiano "Liberazione" del 16 settembre 2009 col titolo "Come ti nego i diritti di cittadinanza"] Unicuique suum: a ciascuno il suo. E' questo il motto che potrebbe essere applicato al cosiddetto pacchetto sicurezza, approvato con la legge n. 94/2009, entrata in vigore l'8 agosto. Questa legge e' un coacervo di misure discriminatorie e persecutorie nei confronti dei gruppi sociali piu' deboli. Se hanno suscitato qualche protesta le misure persecutorie piu' assurde nei confronti degli immigrati irregolari (come il reato di clandestinita', il divieto di matrimonio ed il divieto per le madri di riconoscere i propri figli), poca attenzione e' stata rivolta alle norme discriminatorie riservate ad altri gruppi sociali. In realta', per quanto possano apparire disomogenee le materie trattate, c'e' un filo conduttore che organizza le disposizioni in materia di sicurezza pubblica. C'e' una logica in questa follia: tutto gravita intorno al principio delle discriminazione dei soggetti deboli. Se gli immigrati (regolari o irregolari) sono particolarmente vessati, non per questo il legislatore leghista si e' dimenticato dei Rom, dei senza casa, e dei poveri in genere, ed ha dato a ciascuno il suo. Per quanto riguarda il popolo Rom, a parte le misure penali di aggravamento dei reati connessi alla poverta', nel pacchetto sicurezza vi e' una specifica disposizione discriminatoria, passata quasi inosservata. Si tratta della norma relativa alle iscrizioni anagrafiche (art. 1, comma 18). Questa norma, nella sua versione originaria, in pratica, impediva ai poveri di ottenere l'iscrizione nei registri dell'anagrafe, subordinando l'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intendeva fissare la propria residenza. In questo modo decine di migliaia di famiglie povere avrebbero perso - automaticamente - il diritto alla residenza. Si pensi, per esempio alle migliaia di famiglie che ancora vivono nei "bassi" in una citta' come Napoli. Cio' avrebbe comportato qualche problema con l'opinione pubblica, specie in quelle fasce sociali, piu' umili, che vivono ancora nel mito del berlusconismo. Per questo la norma e' stata cambiata alla Camera, con l'emendamento sul quale il governo ha posto la fiducia. Nella nuova versione i comuni non devono piu' accertare la sussistenza del requisito igienico-sanitario dell'immobile, tuttavia "l'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica possono dar luogo alla verifica da parte dei competenti uffici comunali delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile". Insomma ogni comune e' libero - a sua discrezione - di non iscrivere nei registri anagrafici quelle persone che abitano in alloggi inadeguati. Quindi ogni comune e' libero di scegliere quali poveri tenersi e quali buttare via. In questo modo si e' realizzata la quadratura del cerchio. Il requisito igienico-sanitario dell'alloggio diventera' un ottimo strumento politico per selezionare le minoranze indesiderabili ed escluderle dal circuito della cittadinanza, senza mettere a rischio il consenso politico di cui gode l'attuale maggioranza. Ci vuol poco a capire che questa minoranze indesiderabili per i cittadini del Bel Paese sono soprattutto, se non esclusivamente, i Rom. Chi vive in un campo nomadi e' difficile che disponga di un alloggio dotato dei requisiti igienico-sanitari richiesti dalla norme vigenti. Conseguentemente costoro - a discrezione dei sindaci - possono perdere il diritto ad essere iscritti nell'anagrafe delle persone residenti. Senonche' l'iscrizione nell'anagrafe delle persone residenti e' presupposto indispensabile per l'esercizio dei diritti di cittadinanza. A partire dall'esercizio del diritto di voto, per finire all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale, alla scelta del medico di base ed all'iscrizione dei propri figli alla scuola dell'obbligo. In conclusione, invece di rimuoverli, come impone l'art. 3 della Costituzione, la legge utilizza gli ostacoli di ordine economico e sociale come pretesto per limitare - di diritto - la liberta' e l'eguaglianza delle persone ed escludere dalla cittadinanza quelle minoranze destinate ad essere discriminate. 7. UNA SOLA UMANITA'. MARCO MONGIELLO: ANCHE L'UNIONE EUROPEA CONDANNA LA VIOLAZIONE DEL DIRITTO D'ASILO [Dal quotidiano "L'Unita'" del 16 settembre 2009 col titolo "L'Unione Europea critica l'Italia: Non si puo' respingere chi rischia la tortura" e il sommario "Un'altra mazzata per il governo italiano. Il commissario europeo alla Sicurezza Barrot: le leggi comunitarie vietano i respingimenti verso paesi dove le persone rischiano di essere soggette a trattamenti degradanti o inumani"] Strasburgo. Ultima chiamata per l'Italia dall'Unione Europea: i respingimenti in mare sono contrari alle leggi europee. L'ennesimo invito a tornare nella legalita' con le buone e' arrivato dal commissario alla Giustizia, Jacques Barrot, in un acceso dibattito sull'immigrazione tenutosi ieri al Parlamento europeo a Strasburgo. "Abbiamo inviato una lettera a luglio alle autorita' italiane per avere informazioni sul respingimento di imbarcazioni intercettate in acque internazionali", ha ricordato il commissario francese. "Ora abbiamo ricevuto una risposta e i miei servizi la stanno esaminando". Un modo diplomatico per prendere tempo quello della Commissione, perche' le osservazioni di Barrot lasciano pochi dubbi sull'insufficienza della risposta italiana. * Convenzioni internazionali "La legislazione comunitaria - ha continuato - dice che queste operazioni devono essere effettuate sulla base del principio di non respingimento" e "gli Stati devono astenersi dal respingere una persona dove potrebbe correre il rischio di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti" in territori "in cui la loro vita o la loro liberta' potrebbero essere minacciate". Questo "dovere di protezione deve essere rispettato", ha ordinato il responsabile Ue per la Giustizia. Oltre alle convenzioni internazionali, ha chiarito il commissario, a stabilire il principio del non respingimento in acque internazionali e' il codice delle frontiere Schengen. Un regolamento Ue la cui violazione potrebbe far scattare una procedura di infrazione con tanto di sanzioni, aveva spiegato un portavoce nei giorni scorsi, causando la reazione scomposta del governo italiano. Le parole di Barrot si sono aggiunte a quelle dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che aveva parlato di "diritto internazionale violato". L'Italia "rispetta tutte le regole internazionali", ha insistito invece il ministro degli Esteri Frattini da Seul, "e quindi, evidentemente, non e' a noi che si deve indirizzare la critica o qualsiasi tipo di rilievo". * Un'Agenzia per l'asilo Il capodelegazione degli eurodeputati Pd, David Sassoli, ha ammonito che "la richiesta di informazioni inviata dalla Commissione all'Italia sottolinea la grande preoccupazione dell'Unione per il rispetto della legislazione europea". Dai banchi del Pdl dell'aula di Strasburgo gli ha ribattuto Roberta Angelilli accusando la sinistra di "strumentalizzazioni ideologiche". Il sottosegretario agli Esteri Mantica, a Bruxelles per la riunione dei ministri disertata da Frattini, ha accusato l'Europa di "scaricare il problema dell'immigrazione sui Paesi che sono in prima linea". In realta' il cantiere europeo in materia di giustizia, inclusa l'immigrazione, continua ad andare avanti, piu' per l'impulso della presidenza di turno svedese che per le proteste dell'Italia. La Commissione, ha illustrato Barrot, ha proposto la creazione di un'Agenzia Ue per l'asilo e auspica che l'accordo possa essere raggiunto prima della fine della presidenza svedese a dicembre "in modo che il nuovo ufficio sia operativo dal 2010". Altri sforzi poi sono dedicati al rafforzamento dell'Agenzia Ue per le frontiere Frontex e al dialogo con Libia e Turchia. Il presidente della Commissione, Jose' Manuel Barroso, sulla cui riconferma di pronuncera' oggi l'Europarlamento, ha promesso di dividere in due l'attuale portafoglio di Barroso, con un commissario Affari interni con delega specifica sull'immigrazione per "favorire un approccio comune", e un altro per il rispetto delle liberta' civili e dei diritti delle minoranze, che non fara' sconti. 8. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA SARACENO: SENZA DIRITTI [Dal quotidiano "La Repubblica" del 17 settembre 2009 col titolo "Se l'immigrato non ha diritti"] Il botta e risposta tra Bossi e Fini ha se non altro il pregio di aver chiarito una volta per tutte la posizione del primo sui diritti degli immigrati: non devono averne nessuno, neppure quelli umani, quelli sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Non si tratta solo di rifiutare loro il diritto di voto, anche solo a livello amministrativo, anche quando siano da molti anni in Italia, in modo regolare, paghino le tasse, mandino i propri figli a scuola e cosi' via. Un rifiuto discutibile, su cui anche negli altri paesi esistono posizioni e soluzioni diverse, ma comunque limitato ad un livello particolare dei diritti. E' l'idea dell'immigrato (non comunitario) come soggetto di diritti di base nel nostro paese che sembra messa in discussione dal leader della Lega. Secondo Bossi, infatti, "gli immigrati hanno diritti si', ma solo a casa loro, dove sono cittadini. Da noi sono i nostri ad avere diritti". Sembra di essere tornati ad un'epoca in cui lo straniero e' un paria in preda all'arbitrio del paese i cui confini ha incautamente attraversato, una persona verso cui non si riconoscono neppure i doveri minimi di ospitalita', di cui si puo' accogliere e utilizzare eventualmente il contributo (il lavoro, le tasse), ma senza avere alcun dovere di reciprocita'. Neppure un denizen, un "cittadino parziale", con diritti civili e sociali, ma non politici. Da questa concezione dei diritti umani come collegati alla cittadinanza nazionale, e non al riconoscimento della appartenenza comune alla societa' umana, discende una politica dei respingimenti che non tiene in alcun conto le condizioni cui si rimandano i respinti, in particolare della possibilita' che siano in fuga da pericoli per la loro vita o per la loro liberta'. Il diritto d'asilo era riconosciuto anche in epoche precedenti le dichiarazioni e gli accordi internazionali sui diritti dell'uomo. Negli ultimi mesi esso sembra invece diventato un ricordo nelle acque del Mediterraneo. E anche quando non e' in questione il diritto d'asilo, fa comodo far finta di ignorare che cosa aspetta i respinti una volta "riaccolti" in Libia. Gli accordi con quel paese sono stati fatti sui modi del respingimento, non sui diritti minimi dei respinti. E l'introduzione del reato di clandestinita' ha esposto migliaia di persone ai ricatti di chiunque, oltre che alla negazione di diritti fondamentali come le cure se ammalati, l'istruzione e persino lo status civile di "esistente in vita". Ma da quella visione restrittiva dei diritti umani discendono anche le tante piccole e grandi vessazioni cui sono sottoposti gli immigrati non comunitari, anche quando regolari: esclusione da alcune misure di politica sociale (ad esempio l'assegno di maternita' per le donne a basso reddito che non hanno diritto all'indennita' di maternita', l'assegno per il terzo figlio per le famiglie numerose a basso reddito, in alcuni casi l'accesso all'abitazione di edilizia popolare). Discende anche la negazione di un diritto civile fondamentale nelle societa' democratiche: il diritto a manifestare il proprio credo religioso e ad avere propri dignitosi luoghi di culto. Esso in troppe delle nostre citta' e' violato con varie scuse per gli aderenti alla religione islamica. Persino indossare il velo islamico (non il burqua totale) puo' essere considerato da qualche amministratore come illegittimo. In Francia, dove, a mio parere sbagliando, in nome della laicita' dello stato lo hanno proibito nei luoghi pubblici come la scuola, hanno esteso la stessa proibizione ad ogni altro visibile segno di appartenenza religiosa - dalla kippa' ebraica al velo delle suore cattoliche e la tonaca dei preti. In Italia invece la Lega, e non solo la Lega, vorrebbero moltiplicare e imporre i segni della religione cattolica nei luoghi pubblici, e non hanno nessun problema (anzi) a finanziare la scuola cattolica. Ma contemporaneamente negano ogni valore e dignita' all'appartenenza islamica comunque si manifesti. L'evocazione del sospetto del terrorismo copre in realta' un radicale rifiuto del diverso. L'immigrazione pone certamente problemi ad ogni stato nazionale democratico. Una democrazia, per potersi esercitare, ha bisogno di confini e non puo' lasciare che i propri confini siano impunemente modificati. Per questo distingue, entro il proprio territorio, tra coloro che sono pienamente cittadini (e quindi anche corpo elettorale) e coloro che invece non hanno diritti politici ma solo civili e sociali. E cerca anche un compromesso tra il dovere dell'accoglienza e il diritto a controllare i propri confini. Si tratta, come ha ricordato Seyla Benhabib in un denso piccolo volume pubblicato dal Mulino (Cittadini globali, 2008), del "paradosso della sovranita' democratica". Ma la posizione della Lega, sostenuta di fatto anche dal governo, sembra ignorare questo paradosso e i doveri di mediazione che esso comporta. Anziche' disarticolare i diversi livelli di diritti, li schiaccia in uno solo, da cui fa dipendere tutti gli altri. Negando quello, nega automaticamente anche gli altri. 9. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCO VIVIANO: I RESPINGIMENTI VIOLANO IL DIRITTO D'ASILO. E DA VARIE PARTI D'ITALIA MOLTI GIUDICI SOLLEVANO ECCEZIONI DI INCOSTITUZIONALITA' IN MERITO ALLE MISURE RAZZISTE, SCHIAVISTE E SQUADRISTE DELLA LEGGE 94 [Dal quotidiano "La Repubblica" del 17 settembre 2009 col titolo "Respingimenti, indaga la procura: Va rispettato il diritto d'asilo" e il sommario "Agrigento, i comandanti delle motovedette rischiano l'incriminazione. Ieri le prime tre condanne a Milano per il reato di clandestinita'. Ma per i giudici di pace la legge e' un caos"] Lampedusa - I comandanti delle motovedette della Marina Militare e della Guardia di Finanza che hanno soccorso in mare e "respinto", volenti o nolenti, in Libia oltre un migliaio di extracomunitari che tentavano di raggiungere Lampedusa, rischiano di essere incriminati per avere eseguito un "ordine illegittimo" e per omissione d'atti d'ufficio. La Procura della Repubblica di Agrigento ha infatti aperto una inchiesta, allo stato contro ignoti, sui respingimenti compiuti in questi mesi nel canale di Sicilia dopo che il nostro Governo ha attuato l'accordo con la Libia dove vengono riportati gli extracomunitari intercettati nel Canale di Sicilia. Il fascicolo aperto dal Procuratore di Agrigento, Angelo Di Natale, e dal suo aggiunto, Ignazio Fonzo, per adesso ha raccolto gli articoli di stampa sui respingimenti e le testimonianze dei sopravvissuti e di altri che, riportati in Libia, sono riusciti a contattare le organizzazioni umanitarie denunciando di non avere potuto chiedere ed ottenere il diritto d'asilo o lo status di rifugiato politico. Agli atti c'e' anche una denuncia dell'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo che ha presentato anche un ricorso presso la Corte Europea di Strasburgo. I magistrati agrigentini dovranno accertare se durante i respingimenti i militari italiani hanno rispettato le leggi italiane e le convenzioni internazionali. "Quando gli extracomunitari vengono soccorsi in mare e trasbordati sulle navi italiane - sottolineano in Procura - devono essere rispettate le leggi italiane e le convenzioni internazionali. Quello che dovremmo accertare in particolare e' se gli extracomunitari respinti in Libia siano stati identificati, riconosciuti e se hanno avuto o meno la possibilita' di richiedere l'asilo politico o lo status di rifugiato come prevedono la legge italiana e le convenzioni internazionali per chi fugge da paesi in guerra o per altri motivi previsti". E' chiaro che gli extracomunitari soccorsi e respinti, non sono stati identificati e, probabilmente, non e' stato chiesto a quei disgraziati se volessero fare o meno domanda d'asilo. In maggioranza i "respinti" sono di nazionalita' eritrea e somala come hanno dimostrato i pochi sopravvissuti che sono riusciti a raggiungere Lampedusa in condizioni disperate ed i cadaveri ripescati in mare. "Come fanno i militare a stabilire - fanno notare ancora in Procura - di che nazionalita' sono le persone che hanno soccorso in mare e se hanno diritto o meno all'asilo senza rispettare le procedure italiane ed internazionali? Quel che puo' sembrare un paradosso e' che a rischiare sono proprio i comandanti delle nostre motovedette perche' eseguono un ordine che viene dall'alto e che potrebbe essere illegittimo e questo e' un reato. Quindi non rischia chi ha dato l'ordine, ma chi lo esegue". Molti militari sono consapevoli del rischio che corrono, ma si trovano tra due fuochi. "Prima dell'entrata in vigore di questo accordo con la Libia - dice un ufficiale - li andavamo a soccorrere fin sotto le coste africane. Poi sono arrivati gli ordini di 'respingerli'. Cosa possiamo fare? Come uomo spesso sono in difficolta' con me stesso perche' so perfettamente che si tratta di persone che hanno il diritto di essere accolti in Italia, come militare pero' devo eseguire gli ordini anche se non li condivido. Ma rischiare pure di essere indagati non ci fa certamente molto piacere. E' necessario che questa vicenda sia chiarita una volta per sempre, perche' cosi' siamo sempre noi a rischiare". * E sul reato di immigrazione clandestina, ieri sono arrivate le prime tre condanne a Milano. Ma al tempo stesso sono molti i giudici di pace che hanno sollevato eccezioni di incostituzionalita'. "E' una legge ancora piena di misteri", ha dichiarato ieri Vito D'Attolico, coordinatore dei giudici di pace di Milano. Mentre un altro giudice, a Bologna, ha rinviato al 21 ottobre la decisione dopo che il pm ha sollevato l'eccezione. ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 41 del 17 settembre 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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