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Minime. 947
- Subject: Minime. 947
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 18 Sep 2009 00:55:08 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 947 del 18 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana 2. Tacciano adesso 3. Bellica, razzista, patriarcale 4. "Annassim - Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo": Per Sanaa 5. Renzo Guolo: Hina, Sanaa 6. Igiaba Scego: Sanaa 7. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 8. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 9. Cosa fare 10. Martin Luther King: Sogni non realizzati 11. La redazione e il comitato scientifico di "Giano" ricordano Luigi Cortesi 12. Gianni Manzella ricorda Claudio Meldolesi 13. Luigi Onori ricorda Nunzio Rotondo 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CESSI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA AFGANA Quanti altri esseri umani dovranno ancora morire nell'insensata e scellerata guerra terrorista e stragista in corso in Afghanistan? Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana. S'impegni l'Italia per la cessazione della guerra, per la pace con mezzi di pace, per recare soccorso a tutti i superstiti, per la democrazia che i diritti di ogni persona riconosca ed inveri. Solo la pace salva le vite. A cominciare dall'Afghanistan ci si opponga a ogni guerra e ad ogni terrorismo; si promuova il disarmo dei conflitti, si riconoscano i diritti umani di tutti gli esseri umani; si assuma come fondante il principio alla base di ogni progresso civile: non uccidere. 2. LE ULTIME COSE. TACCIANO ADESSO Tacciano adesso coloro che hanno mandato quei giovani a morire. Tacciano coloro che ne sono stati complici. Tacciano gli assassini. Tacciano. E chi alla guerra non si e' mai arreso si adoperi ancor piu' perche' la guerra cessi. Cessi. Solo la pace salva le vite. Solo la pace. 3. LE ULTIME COSE. BELLICA, RAZZISTA, PATRIARCALE Un filo rosso, rosso di sangue, lega la violenza bellica, la violenza razzista, la violenza patriarcale. Il misconoscimento dell'altrui umana dignita', degli altrui diritti umani. E dunque una e la stessa e' la lotta contro la guerra, contro il razzismo, contro l'ordine maschilista e patriarcale. 4. LUTTI. "ANNASSIM - DONNE NATIVE E MIGRANTI DELLE DUE SPONDE DEL MEDITERRANEO": PER SANAA [Dalle donne di "Annassim - Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo" (per contatti: annassim.info at yahoo.it) riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato dal titolo "Per l'uccisione di Sanaa non bastano le lacrime ne' l'indignazione"] Siamo profondamente addolorate per la morte della giovane donna marocchina uccisa dal padre, come lo siamo per tutti i femminicidi che avvengono in ogni parte del mondo: ancora una volta abbiamo la conferma che la violenza continua ad abbattersi sul corpo della donna, sempre conteso dal potere, sia esso rappresentato dal maschile, dalla politica, o dalle chiese. In questo triste evento non c'entrano la cultura islamica, il presunto fanatismo musulmano o tutti quegli elementi tesi a giustificare l'islamofobia e atteggiamenti razzisti, ma dinamiche interne ai processi migratori di uomini e donne, i quali, spostandosi dal paese di origine, portano con se' comportamenti, abitudini, pensieri e stili di vita che difficilmente riescono a cambiare o a trasmettere ai figli. Figli che, nati e cresciuti in Italia, sono culturalmente piu' simili ai loro coetanei nativi che ai genitori. Da tale elemento nasce il conflitto, che e' sia culturale che generazionale. Il prezzo da pagare e' altissimo, soprattutto per le figlie femmine, viste come depositarie della propria tradizione culturale e salvaguardia della "comunita'-famiglia" - ma il dolore e la pena sono anche dei genitori, e di noi tutti. Genitori e figli/e sono soli, in una realta' non accogliente: non hanno avuto il tempo di elaborare il proprio vissuto e di conoscere bene il mondo che li circonda. Su questa solitudine va inserita con urgenza l'azione della politica, con una mediazione culturale diffusa e preventiva, che faciliti il contatto con la cultura locale, fornendo strumenti di conoscenza e di decifrazione del reale. A noi associazioni di donne compete la responsabilita' di lavorare politicamente per questo obiettivo, donne native e migranti assieme, con interventi mirati di gruppi genitoriali - di uomini e donne - a sostegno di un'azione pacifica di supporto alle famiglie, di acquisizione di consapevolezza di ragazze e ragazzi, di appropriazione di strumenti comunicativi per affrontare il disagio e l'emarginazione culturale e sociale. 5. LUTTI. RENZO GUOLO: HINA, SANAA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 17 settembre 2009 col titolo "La rivolta delle figlie" e il sommario "Figlie in rivolta e genitori giustizieri"] La tragica fine di Sanaa Dafani rimanda fatalmente all'analoga sorte toccata a Hina, la ragazza pachistana uccisa tre anni fa dal padre con l'aiuto di altri familiari per lavare "l'onta" che con la sua condotta, uno stile di vita occidentale e una relazione con un giovane italiano, gettava sulla famiglia. Anche la giovane marocchina Sanaa aveva violato il namus, l'onore familiare: mettendo in discussione l'autorita' del padre, contrario a una convivenza, con un italiano, uomo di diversa religione. Violazioni pagate con una morte sacrificale, mirata, illusoriamente, a ripristinare quell'onore davanti alla rete parentale e alla comunita' cui i "padri giustizieri" appartengono. Facile prevedere che questo efferato delitto, come del resto le troppe violenze contro le giovani donne musulmane picchiate o richiuse perche' non indossano il velo o si abbigliano "lascivamente", rilanceranno le argomentazioni dei teorici dello "scontro di civilta'", ridislocato ormai a livello locale, sull'impossibile convivenza tra musulmani e italiani. In realta' l'esercizio della "violenza riparatrice" rivela crepe molto larghe all'interno di una cultura che nell'immaginario collettivo appare fortemente coesa. La rivolta delle figlie, tanto inaccettabile quanto "eversiva" perche' scardina l'ordine tradizionale a partire dal vissuto quotidiano e dalla famiglia, esprime la richiesta di autodeterminazione di giovani donne che si ritengono comunque musulmane, portino o meno il velo. A dimostrazione che nell'analizzare simili fatti, piu' che di islam, si dovrebbe parlare di musulmani, con i loro diversi modi di vivere la fede e i loro comportamenti concreti. Tra questi vi sono osservanti e fondamentalisti, ma anche aderenti a una religione vissuta essenzialmente come cultura o secolarizzati. E' questo pluralismo interno che quelle ragazze alimentano, nel doppio ruolo di credenti non dogmatiche e di donne che vogliono decidere della propria vita, con la loro soggettivita' femminile. La violenza sulle donne, su Sanaa, Hina e le altre, quelle che non conosciamo e non denunciano i maltrattamenti, mostra che la presa del corpo sociale maschile sui corpi femminili, segna il passo. E' questa sensazione di impotenza, che si manifesta in quei brutali colpi di lama. Sul corpo delle giovani donne musulmane e', infatti, in corso una battaglia che ha come posta due esiti diversi: il ripristino del controllo maschile, legato a una tradizione che si nutre di elementi culturali prima ancora che religiosi ed e' ostile a stili di vita che, per rigoristi e fondamentalisti, trasformerebbe la seduzione in sedizione, la liberta' femminile in minaccia a un ordine ritenuto immutabile; o il suo progressivo sgretolamento e sostituzione, attraverso il conflitto familiare e l'erosione del controllo sociale comunitario, con una dialettica che accetta, o subisce, la libera scelta delle donne senza ricorrere a un arbitraria violenza restauratrice. I terribili colpi inferti a Sanaa e Hina devono indurre, dunque, piu' che a irrealistiche chiusure verso i musulmani, che proprio nelle loro nicchie etniche e religiose rafforzate da riflessi identitari e da meccanismi di esclusione culturale possono coltivare la loro separatezza e le loro coercitive visioni della donna, a un'azione politica e sociale che spezzi la claustrofobia comunitaria; che li metta sempre piu' in relazione con gli italiani. Non basta che questo accada nella sfera del lavoro, come dimostrano le biografie dei "padri giustizieri", entrambi integrati da questo punto di vista. Quello che serve e' l'interazione nella sfera culturale, nel vissuto quotidiano, negli spazi sociali che vanno condivisi. Perche', anche se lentamente, le culture mutano quando interagiscono tra loro. Solo cosi' sara' possibile attenuare il pesante maglio della violenza patriarcale. In caso contrario altre vite si consumeranno ai bordi di una strada o in una stanza divenuta prima un privatissimo tribunale e poi uno scannatoio. 6. LUTTI. IGIABA SCEGO: SANAA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 17 settembre 2009] Nel cortile della casa internazionale delle donne a Roma c'e' un muro che ricorda le donne uccise per mano degli uomini. Donne uccise dai mariti, dai fidanzati, dai pretendenti, dai padri, dai fratelli e addirittura dai figli. Si chiamano Paola, Maria, Alessandra, Rosa, ma anche Najat, Pilar, Felicite', Sol. Sono italiane, migranti, figlie di migranti. Sono donne che probabilmente prima di essere uccise hanno subito anni di prepotenze e panico all'interno delle mura domestiche. Donne che la societa' non ha protetto. Ora a questa triste lista di morte ammazzate dobbiamo aggiungere il nome di Sanaa Dafani. Nei giornali nazionali e' segnalata come ragazza marocchina, ma era italianissima, ibrida, in mezzo alle culture, ai mondi. Circola una bella foto di Sanaa, e' sdraiata e guarda l'obbiettivo con grande dolcezza. Per l'omicidio e' indagato il padre. Miccia scatenante forse la decisione della ragazza di convivere con un trentenne cattolico italiano. Questo ha fatto gridare alla Lega (e non solo a loro) "gli islamici sono assassini" o "gli islamici sono incompatibili con la Costituzione", facendo della ferocia assassina di uno quella di tutta una comunita' religiosa. Dire questo e' grave! La Lega si dovrebbe scusare con gli islamici per queste dichiarazioni. E poi francamente la trovo una spiegazione dei fatti fuorviante. Guardiamo i dati: in Italia una donna viene uccisa ogni due giorni, i numeri quindi parlano chiaro, le donne sono in pericolo. E il pericolo e' legato allo squilibrato rapporto tra i sessi e questo continuo considerare la donna una merce. Ricordiamoci che siamo nell'Italia delle escort; molti nel paese trovano normale prostituirsi per raggiungere un posto di potere. Dire semplicemente "e' la solita storia tra islamici, non e' affar nostro", non ci aiutera' mai a capire. A noi donne serve una spiegazione seria. Chi uccide vuole eliminarci, distruggerci, cancellarci. Quello che si vuole eliminare e' il diritto a una vita indipendente. Si vuole considerare la donna la solita costola d'Adamo, un'appendice. Chi uccide lo fa per ribadire la subalternita' delle donne. Per uscirne dobbiamo costruire una societa' dove donne e uomini costruiscono modelli relazionali diversi, basati sul rispetto e non sulla mercificazione o sul potere. Sanaa e' morta probabilmente per mano del padre, attendiamo le indagini per affermarlo. Ma l'Italia con la sua bassa considerazione delle donne ha dato una mano alla mano assassina. Per non far morire altre Sanaa dobbiamo cambiare l'Italia. Perche' donna e' bello, donna e' vita. 7. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 8. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 9. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 10. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: SOGNI NON REALIZZATI [Nuovamente riproduciamo il seguente testo e nuovamente ringraziamo Fulvio Cesare Manara per averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' quello del sermone pronunciato nella chiesa battista di Ebenezer, ad Atlanta, il 3 marzo 1968] Immagino che uno dei grandi tormenti della vita sia che non smettiamo mai di cercare di terminare quel che non puo' essere terminato. Ci viene imposto di farlo. E cosi' anche noi, come Davide, in tante circostanze della vita dobbiamo arrenderci ai fatti: i nostri sogni non si sono realizzati. La vita e' una serie continua di sogni infranti. Il Mahatma Gandhi si e' adoperato per anni e anni per l'indipendenza del suo popolo. Ma Gandhi ha dovuto arrendersi al fatto di essere stato assassinato e di morire con il cuore spezzato, perche' il paese che voleva unificare alla fine e' stato diviso fra India e Pakistan, in conseguenza del conflitto fra indu' e musulmani. Woodrow Wilson sognava una Lega delle Nazioni, ma e' morto prima che la promessa fosse esaudita. L'apostolo Paolo a un certo punto dice di voler andare in Spagna. Era il suo sogno piu' grande, portare il vangelo in quella regione. Paolo non e' mai andato in Spagna; e' finito nella cella di un carcere a Roma. Cosi' e' la vita. Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di liberta'. E sognavano il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitu', dalla lunga notte dell'ingiustizia. E cantavano certe piccole canzoni: "Nessuno sa i guai che ho patito, nessuno lo sa, soltanto Gesu'". Pensavano a giorni migliori e accarezzavano il loro sogno. E dicevano: "Sono tanto felice, perche' i dolori non durano per sempre. Tra poco, tra poco, potro' deporre il mio pesante fardello" (1). E cantavano cosi' perche' avevano un sogno grande e potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato. E ciascuno di voi, in un certo modo, sta costruendo una specie di tempio. La lotta c'e' sempre. Ogni tanto ci fa perdere di coraggio. Ogni tanto diventa molto deludente. Alcuni di noi cercano di costruire un tempio della pace. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma e' come se con la testa volessimo abbattere un muro di cemento. Sembra che non serva a niente. E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace si rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti. Ebbene, cosi' e' la vita. E quel che mi rende felice e' che attraverso la prospettiva del tempo riesco a sentire una voce che grida: "Forse non sara' per oggi, forse non sara' per domani, ma e' bene che sia nel tuo cuore. E' bene che tu ci provi". Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno puo' anche non realizzarsi, ma e' comunque un bene che tu abbia un desiderio da realizzare. E' bene che sia nel tuo cuore. * Adesso, lasciatemi aggiungere un altro punto. Ogni volta che vi accingete a costruire un tempio creativo, di qualunque genere sia, dovete accettare il fatto che nel cuore dell'universo esiste una tensione tra bene e male. L'induismo descrive questa situazione come una lotta fra illusione e realta'. La filosofia platonica la descriveva come una lotta fra il corpo e l'anima. Lo zoroastrismo, una religione antichissima, la descriveva come una tensione fra il dio della luce e il dio delle tenebre. Il giudaismo tradizionale e il cristianesimo la descrivono come una tensione fra Dio e Satana. Comunque vogliate chiamarla, nell'universo esiste la lotta fra il bene e il male. Ebbene, non si tratta di una lotta collocata da qualche parte laggiu', nelle forze esterne dell'universo, e' una lotta strutturale alla nostra stessa vita. Gli psicologi hanno cercato di affrontare la questione alla loro maniera, e quindi la descrivono in vari modi. Secondo Freud, questa tensione e' la tensione fra quelli che egli chiama Es e Super?io. Alcuni di noi pensano che sia una tensione fra Dio e l'uomo. Comunque, in ciascuno di noi, c'e' una guerra in corso. E' una guerra civile. Non conta chi sei, non conta dove vivi, nella tua vita c'e' una guerra civile in corso. E ogni volta che tu ti disponi a essere buono, qualcosa ti strattona, ti dice di essere malvagio. Succede nella tua vita. Ogni volta che ti predisponi ad amare, qualcosa comincia a tirarti dalla sua parte, cercando di farti arrivare a odiare. Ogni volta che vorresti essere buono e dire cose gentili sugli altri, qualcosa ti spinge a essere geloso e invidioso e a diffondere malignita' sul loro conto. C'e' una guerra civile in corso. In tutti noi esiste una sorta di schizofrenia, come la chiamerebbero gli psicologi e gli psichiatri. E a volte tutti noi in qualche modo sappiamo di avere dentro un mister Hyde e un dottor Jekyll. E alla fine dobbiamo esclamare, insieme a Ovidio, il poeta latino: "Vedo le cose migliori della vita e le approvo, ma quelle che faccio sono le cose malvagie". Alla fine ci tocca essere d'accordo con Platone, e dire che l'indole dell'uomo e' come un uomo che guida un carro con due cavalli testardi, ciascuno dei quali vuole andare in una direzione diversa. Oppure, a volte ci tocca esclamare addirittura, come fa sant'Agostino nelle Confessioni: "Signore, purificami, ma non subito" [Confessioni, lib. VIII, cap. 7]. Alla fine, ci tocca esclamare con l'apostolo Paolo: "E cosi' non faccio quel bene che voglio; faccio invece il male che non voglio" [Rm, 7, 19]. Oppure, alla fine dobbiamo dire con Goethe che "in me c'e' stoffa sufficiente per un galantuomo e per un farabutto". Nel cuore della natura umana esiste una tensione: e ogni volta che ci disponiamo a sognare i nostri sogni o a costruire i nostri templi, dobbiamo essere cosi' onesti da riconoscerlo. * In ultima analisi, Dio non ci giudica per i singoli incidenti o per i singoli errori che commettiamo, ma per la tendenza generale della nostra vita. In ultima analisi, Dio sa che i suoi figli sono deboli e sono fragili. In ultima analisi, quel che Dio chiede e' che il vostro cuore sia retto. E' la questione che vorrei sollevare con voi: il vostro cuore e' retto? Se non lo e', raddrizzatelo oggi; chiedete a Dio di raddrizzarlo. Fate che di voi si possa dire: "Magari non avra' raggiunto la vetta piu' alta, magari non avra' realizzato tutti i suoi sogni, pero' ha tentato". Non e' forse meraviglioso che si possa dire di voi una cosa simile? "Ha tentato di essere un uomo buono. Ha tentato di essere un uomo giusto. Ha tentato di essere un uomo onesto. Aveva buon cuore". E mi sembra di sentire una voce che attraverso l'eternita' grida: "Io ti accetto. Tu hai ricevuto la mia grazia perche' era nel tuo cuore. Ed e' molto bene che fosse nel tuo cuore". Non so per quanto riguarda voi, ma io posso rendere una testimonianza. Non e' il caso che andiate a dire in giro che Martin Luther King e' un santo. No davvero. Stamani voglio che sappiate che sono un peccatore come tutti i figli di Dio. Pero' voglio essere un uomo buono. E un giorno voglio sentire una voce che mi dice: "Ti accolgo e ti benedico, perche' hai tentato. E' bene che cio' fosse nel tuo cuore". * Note 1. King cita due celebri esempi della tradizione spiritual: Nobody Knows e By and By. 11. LUTTI. LA REDAZIONE E IL COMITATO SCIENTIFICO DI "GIANO" RICORDANO LUIGI CORTESI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 settembre 2009 col titolo "Ricordo. Luigi Cortesi, un comunista"] Luigi Cortesi ci ha lasciato. Con lui se ne va uno dei maggiori storici italiani del movimento operaio, socialista e comunista; uno studioso militante che seppe sempre unire passione e militanza politica al rigore scientifico, all'acume analitico. Nato a Bergamo nel 1929, Cortesi si avvicino' all'antifascismo da ragazzino, nel 1944-'45. A 16 anni i primi contatti coi gruppi clandestini, le prime manifestazioni di antifascismo studentesco e qualche azione coi partigiani, che egli ricostruira' molti anni dopo in un bell'articolo autobiografico sulla "Rivista di Studi italiani" del giugno 2001. Si iscrisse ben presto al Pci e fu tra gli animatori della Biblioteca e dell'Istituto Feltrinelli assieme a studiosi come Del Bo e Procacci, coi quali prese una posizione molto critica nel 1956 sull'intervento sovietico in Ungheria. Quello di Cortesi sara' sempre un marxismo e un comunismo critico. Sentendo la necessita' di rinnovare la ricerca sulla storia del movimento operaio, alla fine degli anni '50 da' vita assieme a Stefano Merli alla "Rivista storica del socialismo". Dalle sue pagine contribuira' alla ricostruzione delle vicende del movimento socialista e comunista, talvolta in polemica con la storiografia piu' vicina al Pci, da cui intanto e' uscito. Cortesi pubblica importanti volumi su La costituzione del Partito socialista italiano (Edizioni Avanti! 1962) e su Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione (Laterza 1969), dando un contributo innovativo anche sulla nascita del Pcd'I, rispetto a cui sottolinea il ruolo di Bordiga (Le origini del Partito comunista italiano, Laterza 1971). Questi studi gli valgono la cattedra universitaria a Salerno, dove insegnera' vari anni, prima di essere chiamato all'Orientale di Napoli. Nel 1977 cura la prefazione al volume La Campania dal fascismo alla Repubblica, insistendo sul tema del "laboratorio" napoletano nella transizione postbellica. Negli anni '80 Cortesi incontra il movimento per la pace e la grande mobilitazione contro gli euromissili. La lettura di Gunther Anders e Hans Jonas lo induce a riflettere su nuovi temi, che sintetizza nella prima edizione del volume Storia e catastrofe (1984). Nel 1989, assieme a Mario Alcaro, Roberto Fieschi e Vittorio Silvestrini, fonda la rivista "Giano. Ricerche per la pace", che nel corso degli anni e per oltre 50 numeri terra' insieme i problemi del pacifismo e della lotta alla guerra con quelli ambientali e dei rischi globali che l'umanita' ha dinanzi a se' nell'era atomica. La rivista ha fin dall'inizio un impianto interdisciplinare, consentendo la collaborazione e lo scambio tra storici, giuristi, economisti, fisici, ambientalisti, politici. Il rigore e la capacita' di approfondimento saranno sempre tenute assieme a una dimensione fortemente politica, nel senso piu' alto del termine. Nel 1994 questa attenzione alla scena globale imporra' il mutamento nella testata con un sottotitolo, che diventa "Pace ambiente problemi globali". A timbrare in maniera originalissima la sua "Giano" la polemica indefessa verso una cultura ostinatamente ferma - nonostante la stucchevole insistenza sulla categoria della globalizzazione - ad una visione ottocentesca del mondo, ridotto a riservato dominio di diplomazie e scuole. A sospingerla, l'assunzione consapevole di un punto di vista "apocalittico" come lievito di nuovi soggetti e processi di liberazione. Ed e' alla scena globale - al nesso tra modello di sviluppo, contraddizioni economiche e sociali, tendenze alla guerra, nuovo imperialismo e crisi ambientale - che Cortesi si dedichera' negli ultimi anni, alternando l'impegno culturale (i volumi Una crisi di civilta', Esi 1999, la nuova edizione di Storia e catastrofe, Manifestolibri 2004, e L'umanita' al bivio, Odradek, 2006) alla militanza politica (fu tra i primi a iscriversi a Rifondazione comunista, pubblicando un volumetto su Le ragioni del comunismo all'indomani del 1991) e al lavoro di storico (si vedano Il comunismo inedito. Lenin e il problema dello Stato, Punto Rosso 1995, la nuova edizione de Le origini del Pci, il volume da lui curato Amadeo Bordiga nella storia del comunismo, Esi 1999, e Nascita di una democrazia, Manifestolibri 2004). Quando infine si ammala, Luigi Cortesi inventa un farmaco di grande efficacia. Dedica gli ultimi due anni alla scrittura di una Storia del comunismo dalle origini agli anni tra le due guerre. Ne trae forza e lucidita' impressionanti. Corrette le ultime pagine la sera prima, Gigi si e' congedato. La sua assenza si fara' sentire e la sua perdita va molto oltre i suoi amici e collaboratori. 12. LUTTI. GIANNI MANZELLA RICORDA CLAUDIO MELDOLESI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 settembre 2009 col titolo "Claudio Meldolesi, la passione del teatro"] Non ricorderemo solo come storico del teatro Claudio Meldolesi, morto sabato a Bologna. Oggi ci manca l'amico suscitatore di pensieri, il compagno appassionato di quarant'anni di nuovo teatro italiano. Studioso rigoroso della storia del teatro certo lo era, e dei migliori, ma la sua curiosita' intellettuale e la sua passione civile lo hanno costantemente tenuto a contatto con il teatro vivente. Ricordandoci anche cosi' che il passato nel teatro e' sempre virtuale, che la memoria dell'arte dell'attore e' destinata a una periodica cancellazione. Nato a Roma, dove si era diplomato all'Accademia d'arte drammatica, e' all'Universita' di Bologna che Meldolesi ha legato la propria attivita' di studioso, testimoniata dai molti libri che ci lascia. Il suo Fondamenti del teatro italiano (1984), in cui esplorava la "generazione dei registi", resta un passaggio indispensabile per avvicinarsi alla nascita e allo sviluppo della regia in Italia, nel secondo dopoguerra. E dalla stessa angolazione guardava in Brecht regista a un lato meno frequentato dello scrittore di drammi di Augusta, mentre alle "invenzioni sprecate" del teatro italiano era indirizzata l'acutezza critica di Fra Toto' e Gadda, in cui faceva i conti con lo scontento per tutto cio' che una situazione storica aveva impedito si realizzasse. Studioso ineccepibile dunque ma anche animatore militante dentro la cultura teatrale, ancorato nel presente. Ne fa fede la lunga vicinanza a due attori come Antonio Neiwiller e Leo de Berardinis che sempre piu' ci appaiono esemplari di una concezione non mercificata dell'arte teatrale. 13. LUTTI. LUIGI ONORI RICORDA NUNZIO ROTONDO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 settembre 2009 col titolo "Nunzio Rotondo, lo spirito sempre inquieto del jazz" e il sommario "Se ne e' andato uno dei trombettisti e compositori piu' apprezzati della scena italiana. Suonò con Gillespie"] Dopo la scomparsa in agosto di Gianni Basso, il jazz italiano resta orfano anche di Nunzio Rotondo, trombettista e compositore morto ieri a Roma all'eta' di 84 anni. "Fare del jazz e' una cosa talmente bella e completa che ti da' tutto. Dovresti riuscire a far capire che il jazz e' la cosa piu' bella che ci sia", spiegava nel 1970 con calore e passione al giornalista Enrico Cogno che tratteggio' nel libro Jazz inchiesta Italia uno dei piu' riusciti ritratti del trombettista di Palestrina: un poeta della musica, un ricercatore istintivo, un artista inquieto che viveva un po' ai margini del mondo. Eppure Rotondo ha avuto manifestazioni di stima da Dizzy Gillespie, Sonny Rollins e Miles Davis, con cui suono' un blues in jam session. Nel 2004 si era esibito al club capitolino Alpheus, nell'ultimo dei suoi ritorni in scena, ma da allora era soprattutto dedito alla composizione. La tromba prese a studiarla a nove anni, a dieci si iscrisse in conservatorio e a ventiquattro si lanciava in jam session, spesso al fianco di Carlo Loffredo e Carlo Pes con cui formera' il sestetto dell'Hot Club di Roma. Rotondo si orientera' precocemente verso il linguaggio bebop e affianchera' al solismo il lavoro negli studi di registrazione. La sua tromba ebbe occasione di duettare con quella di Louis Armstrong (1949) e di Roy Eldridge, con il sax di Zoot Sims ed il piano di Duke Ellington. Con la partecipazione al secondo festival jazz di Parigi (1952) Nunzio Rotondo dimostro' di essere ai vertici in Europa ed in Italia. La sua carriera lo ha visto spesso impegnato in radio, con una presenza concertistica altalenante, tra luci della ribalta e ritiri pensosi. Suono' nel 1955 nella big band di Lionel Hampton per poi quasi eclissarsi per un decennio. Dal '70 al '73 tenne in vita un magnifico quartetto che univa due generazioni: Enzo Scoppa, Franco D'Andrea, Bruno Tommaso e Bruno Biriaco. Un nuovo ritiro fino al 1980, poi spazi sempre piu' ampi per la composizione e rari live set. Nei suoi gruppi hanno via via suonato Pepito Pignatelli, Franco Mondini, Franco Tonani, Romano Mussolini, Mal Waldron, Raymond Fol e Gato Barbieri. L'etichetta Via Asiago 10 aveva negli ultimi anni ristampato gli album Sound and Silence e The Legend che testimoniano la statura di un artista che tanto ha seminato nella sua lunga seppur ombrosa carriera. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 947 del 18 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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