Minime. 945



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 945 del 16 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Pietre
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Giulio Vittorangeli: Ricordando Sabra e Chatila
6. Cristina Piccino intervista Shirin Neshat
7. Vincenzo Marras ricorda l'Abbe' Pierre
8. Antonio Tarzia ricorda Tonino Bello
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PIETRE

Con parole che pesano come pietre l'Onu ha denunciato la criminalita'
assassina della politica italiana dei cosiddetti "respingimenti", una
politica che considera gli esseri umani migranti come fossero "rifiuti
tossici".
Ed ha denunciato altresi' la persecuzione razzista italiana (e di altri
paesi) contro i rom.
L'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati ha smascherato definitivamente
il razzismo persecutore e assassino, illegale e criminale, del governo
italiano.
Analogamente l'Unione Europea, pur tra mille imbarazzi e perduranti
complicita'.
*
In un paese civile il governo si dimetterebbe.
In un paese civile si aprirebbero i procedimenti giudiziari previsti
dall'ordinamento.
In un paese civile la popolazione insorgerebbe per ottenere giustizia, per
ottenere la fine dei crimini razzisti e assassini, per abolire le anomiche
misure razziste e schiaviste; per ripristinare la legalita', la civilta',
l'umanita'.
In un paese civile.
*
Noi vogliamo vivere in un paese civile.
Chiediamo dunque le dimissioni del governo. E chiediamo ai parlamentari
dell'opposizione democratica di impegnarsi per questo.
Chiediamo alle competenti magistrature di perseguire a norma di legge i
crimini razzisti e i loro autori.
Chiamiamo il popolo italiano all'insurrezione nonviolenta contro il colpo di
stato razzista, schiavista, squadrista. Chiamiamo il popolo italiano
all'insurrezione nonviolenta in difesa della legalita', della civilta',
dell'umanita'. In difesa della Costituzione della Repubblica Italiana. In
difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Denunciamo il colpo di stato razzista, schiavista, squadrista.
Contrastiamo il colpo di stato razzista, schiavista, squadrista.
Sconfiggiamo il colpo di stato razzista, schiavista, squadrista.
Con la forza della verita'.
Con la forza della legalita'.
Con la forza della democrazia.
Con la forza della nonviolenza.
Vi e' una sola umanita'.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. MEMORIA. GIULIO VITTORANGELI: RICORDANDO SABRA E CHATILA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento]

Ci sono avvenimenti storici che hanno segnato, nel bene e nel male, intere
generazioni.
Spesso con la loro drammaticita' hanno rappresentato un vero spartiacque, un
passaggio di stagione verso la maturita' politica ed emotiva; una frattura
tra prima e dopo, e niente e' stato piu' come prima.
Ricordo ancora l'estate del 1982, l'Italia festeggiava l'imprevista vittoria
dei campionati mondiali di calcio, ma a meta' settembre il massacro di Sabra
e Chatila avrebbe scosso le coscienze di molti.
Tutto era iniziato qualche mese prima, con lo stato di Israele che cercava
di spazzare via l'Olp da Beirut e dal Libano e privarla del terreno nel
quale si era creata un apparato statale riuscendo a decollare fino a
diventare un interlocutore internazionale.
Il 6 giugno l'esercito israeliano invadeva il Libano. L'operazione,
ufficialmente, doveva limitarsi a una quarantina di chilometri, ma le truppe
si spingevano rapidamente verso Beirut, che i falangisti avevano gia'
stretto d'assedio. L'assedio durera' 88 giorni. A fine agosto i combattenti
e la dirigenza dell'Olp partivano per disperdersi in diversi paesi, scortati
dalla forza multinazionale americana, francese e italiana. Partiti i
palestinesi se ne andavano anche le truppe occidentali. Il Libano veniva
abbandonato al nuovo presidente, Bashir Gemayel, e agli israeliani.
Il 14 settembre Bashir saltava in aria nel suo quartiere generale, all'alba
del giorno seguente gli israeliani entravano a Beirut Ovest: rastrellavo,
arrestavano, deportavano; impedivano l'accesso alla zona in cui si trovavano
i campi di rifugiati palestinesi dove erano rimasti soltanto le donne, i
vecchi e i bambini.
Il pomeriggio di giovedi' 16, gli israeliani facevano entrare nei campi di
Sabra e Chatila i camion delle milizie cristiane a cui si erano uniti anche
musulmani sciiti. I miliziani massacravano senza sosta e senza affanno, fino
all'alba del sabato. Di notte le truppe israeliane, che circondavano i
campi, illuminavano a giorno con i razzi.
Il sabato, all'alba, l'assedio ai campi veniva tolto. Entravano l'Onu, la
Croce Rossa e i giornalisti.
Gli israeliani dopo qualche giorno lasciavano Beirut Ovest; ritornavano le
truppe internazionali (della quale facevano ancora parte gli italiani) che,
troppo in fretta, si erano lavate le mani del Libano.
Il bel romanzo-reportage Il giorno che a Beirut morirono i panda (edito da
Gamberetti), ambientato nel cuore del Libano dell'estate 1982, della
giornalista Rita Porena, raccontera' (undici anni dopo) la scandalosa
normalita' della vita degli assediati di Beirut (quella che era considerata
la citta' svizzera d'Oriente) e il macello insensato e inumano di Sabra e
Chatila, vero oltraggio alla civilta'.
Il libro ha, in se', una favola che spiega il titolo. "La favola della
protagonista che immagina una scoperta dei panda in estinzione nel cuore del
Libano per attirare l'attenzione del mondo, sempre piu' accorto a difendere
gli animali in estinzione che i popoli in diaspora e a rischio di scomparsa,
quella favola inizialmente aveva un finale aperto: gli animali, i panda
potevano vivere o morire, happy end o finale drammatico a scelta. Poi in
quel campo palestinese il cerchio si chiude (...) Rita Porena si congeda con
un gesto simbolico, di pieta' asciutta e non retorica, coprendo con il
proprio giubbetto i corpi nudi e lividi di due donne palestinesi stuprate e
poi uccise" (dalla recensione di S. Della Volpe, "L'indice", n. 8, 1993).
In Italia, il Comitato "per non dimenticare Sabra e Chatila", fortemente
voluto dal giornalista Stefano Chiarini (purtroppo prematuramente
scomparso), ha cercato di tramandare la memoria di quanto successo;
contemporaneamente di sostenere i diritti nazionali, umani ed economici dei
profughi palestinesi in Libano, ogni giorno piu' dimenticati e abbandonati a
se stessi.
Molte cose a livello mondiale sono profondamente cambiate dall'estate del
1982, ma in Palestina la situazione e' solo ulteriormente peggiorata.
L'irrazionalita' della guerra e' sempre la stessa, come drammaticamente
testimonia l'offensiva "Piombo fuso" compiuta dall'esercito israeliano tra
dicembre 2008 e gennaio 2009. Per non parlare del muro che Israele sta
ultimando all'interno dei Territori occupati, o del continuo espandersi
degli insediamenti israeliani, (entrambi contrari al diritto
internazionale), cosi' come puntualmente (ed inutilmente) riaffermato
dall'Onu.
Certo, nel 1982, i "confini" delle ragioni erano piu' netti. Oggi sappiamo
ancora chi ha ragione, ma sono ragioni o torti sempre parziali. Eppure, come
persone che amano la pace, dobbiamo fare di tutto perche' si avvii un vero
negoziato che consenta una soluzione politica basata sul rispetto dei
diritti dei popoli e che possa garantire nell'immediato confini sicuri per
lo Stato di Israele e per lo Stato di Palestina.

6. IRAN. CRISTINA PICCINO INTERVISTA SHIRIN NESHAT
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 settembre 2009 col titolo "La zampata
della leonessa" e il sommario "Intervista con Shirin Neshat, artista e
filmaker in gara alla mostra del cinema di Venezia con Donne senza uomini
(Leone d'argento). 'Qualcuno dice che il movimento verde e' stato sconfitto.
Non e' vero perche' la societa' iraniana e' cambiata. Non si puo' pensare di
cancellare la realta' o di tornare indietro'"]

Shahrnush Parsipur e' una scrittrice molto amata in Iran nonostante la sua
opera sia proibita. Dopo anni di sofferenze, prigione, la malattia, un
figlio da cui e' stata separata a forza, ha preferito l'esilio in California
e Shirin Neshat non ha mai avuto un momento di esitazione. Conosceva i
romanzi di Parsipur sin da ragazza, quando viveva ancora in Iran prima di
fuggire, anche lei, negli Stati Uniti; sapeva che il suo primo film da
regista si sarebbe ispirato a lei, a quel romanzo dal quale tutti le
dicevano di stare lontana. E' un libro maledetto, le ripetevano. Donne senza
uomini e' invece diventato il suo film, un esordio bello e forte nel quale
l'artista Neshat incontra la filmaker Neshat distillando la potenza dei
molti anni di ricerca nella grana delle immagini in un cinema costruito su
un'emozione visiva resa sostanza narrativa, poetica, politica ove scorrono i
temi della sua arte di resistenza. Le donne soprattutto, dalla prima,
bellissima immagine con una delle protagoniste, Munis, che vola finalmente
verso la vita "reale", un salto nel vuoto come rivendicazione di liberta'.
Donne senza uomini racconta il viaggio di quattro donne nel loro tempo e
dentro se stesse alla ricerca di una nuova consapevolezza che diventera' la
loro forza per opporsi alla societa' che le annulla. Un cambiamento
"privato" che si innesta al momento di trasformazione vissuto dall'Iran
nell'agosto del 1953, quando viene democraticamente eletto Mossadegh che
nazionalizza il petrolio iraniano sottraendolo al controllo degli inglesi. I
quali insieme agli americani preparano un colpo di stato per riportare al
potere lo scia', il loro servo fedele, pagando milizie interne che
scatenavano scontri e violenze accusando i sostenitori di Mossadegh di
essere spie antinazionaliste.
Sembra l'Iran di Ahmadinejad e che il presente entri nel film e' fatto
voluto. Shirin Neshat sostiene apertamente il movimento verde, nel cuore di
tutti gli iraniani passati alla Mostra quest'anno e di ogni generazione, chi
e' nato nel '57 come Neshat e chi ha vent'anni come Hanna Makhmalbaf
coetanea dei ragazzi in strada questi mesi. "L'Iran in questo momento e' un
luogo in cui viene proibita ogni forma di espressione, sono stati chiusi i
giornali, internet viene spesso oscurato, migliaia di persone sono state
arrestate e torturate in carcere", dice. Piccolina, raffinatissima, gli
occhi truccati di nero, quasi una maschera antica.
*
- Cristina Piccino: Con la sua arte, e ora con questo film, lei ha sempre
messo al centro la liberta' di scelta nella societa' iraniana e in
particolare delle donne.
- Shirin Neshat: Sono loro a soffrire piu' di tutti, in questi ultimi
decenni sono state messe ai margini della vita sociale, a una donna quasi
ogni cosa e' vietata, studiare, avere la possibilita' di esprimersi
nell'arte o nella ricerca, lavorare... Donne senza uomini pero' non si
riferisce unicamente alla condizione femminile in Iran. La domanda che si
pongono le quattro protagoniste va al di la' del tempo e della connotazione
geografica, riguarda quel bisogno di conoscenza di se', l'acquisizione di
una identita' che appartiene un po' a tutti. Nel romanzo di Parsipur mi era
piaciuto lo stile surreale della scrittura, mi sembrava perfetto per una
traduzione cinematografica. Ci sono caratteristiche sociali, politiche,
religiose, filosofiche specifiche dell'Iran e, come dicevo, hanno un respiro
universale. Mi piaceva l'uso dei simbolismi e delle metafore, come il
giardino in cui le quattro donne si rifugiano, la figura del giardiniere, il
solo uomo che non cerca di sopraffarle ma offre loro una seconda
possibilita'...
*
- Cristina Piccino: Il film si ambienta nel 1957, un anno che poteva segnare
un cambiamento radicale per l'Iran. Oggi la stessa attesa si era concentrata
intorno alla sfida elettorale tra Mossavi e Ahmadinejad con una lotta che ha
coinvolto migliaia di persone e una repressione, forse, ancora piu' feroce.
- Shirin Neshat: Qualcuno dice che il movimento verde e' stato sconfitto.
Non e' vero perche' la societa' iraniana e' cambiata e quanto e' successo
negli ultimi mesi ne e' la prova. Non si puo' pensare di cancellare la
realta' o di tornare indietro. Oggi in Iran la maggior parte dei cittadini
vive in realta' urbane, ha nuove esigenze e deve combattere con la poverta'
causata dalla politica di Ahmadinejad. Qualcun altro dice che il movimento
verde riguarda solo le classi sociali benestanti. E' una bugia, in strada a
affrontare la violenza delle milizie di Ahmadinejad c'erano milioni di
persone. Sono tutti ricchi? Se fosse cosi' non ci sarebbe alcuna ragione di
conflitto sociale... Il governo che si e' installato con l'imbroglio dice
invece che il movimento verde e' solo propaganda, che siamo
destabilizzatori. Per questo e' importante continuare a essere presenti, a
gridare le nostre ragioni. La comunicazione aiuta, strumenti come internet o
i telefonini che hanno permesso di documentare agli occhi del mondo la
brutalita' di Ahmadinejad. Anche il verde e' una forma di comunicazione,
permette subito di identificarci. Si deve resistere, in questi ultimi giorni
la situazione e' precipitata, le violenze si sono moltiplicate, hanno
arrestato migliaia di oppositori, li torturano, li violentano, in carcere ci
sono stati molti stupri. Ahmadinejad ha tagliato i canali verso l'esterno,
e' molto difficile avere notizie. Per questo, e lo ripetero' all'infinito,
e' fondamentale dare voce a chi lotta, dire siamo li', siamo con voi, vi
sosteniamo. Abbiamo appena cominciato.
*
- Cristina Piccino: In questo senso l'arte può aiutare molto...
- Shirin Neshat: Credo che sia impossibile in un paese come il mio essere
artisti senza essere impegnati. Un film come Donne senza uomini e'
ambientato nel '53, ma si puo' riferire anche al presente. Nel mio caso e'
cambiato il mezzo, il cinema e' diverso tecnicamente da un'installazione,
pero' le mie necessita' rimangono le stesse.
*
- Cristina Piccino: Cosa cambia in questo confronto?
- Shirin Neshat: In una installazione lo spettatore e' anche il montatore,
passeggia da una stanza all'altra e puo' ricomporre la storia dall'inizio
alla fine. Un film ha bisogno di una narrazione lineare, anche se non
convenzionale. La cosa piu' difficile e' stata trovare un punto di
equilibrio tra la mia estetica visiva e il linguaggio cinematografico che
presenta un altro tipo di difficolta' come lo sviluppo della storia, il
dialogo, e soprattutto la costruzione dei personaggi.
*
- Cristina Piccino: Esiste una memoria collettiva nel paese dei fatti che
racconta il suo film?
- Shirin Neshat: Quando ero ragazzina non si poteva parlare del colpo di
stato contro Mossadegh. Solo molto tempo dopo ho saputo che in molti nella
mia famiglia erano stati dalla sua parte. Pero' lo scia' dopo il colpo di
stato aveva stretto il controllo, utilizzava una polizia segreta feroce e
efficace. La Cia e' stata la diretta responsabile di quello e di molti altri
passaggi nel mio paese. Forse dovremmo rivedere la storia per comprendere
con maggiore profondita' le ragioni del conflitto tra occidente e musulmani.
*
- Cristina Piccino: Nel suo film una donna e' stuprata, un'altra si ribella
alla prigionia che le impone il fratello integralista e si butta dal
balcone. Una terza e' umiliata dal marito militare e un'altra, prostituta,
viene usata dai maschi. Ognuna incarna una sofferenza e un sopruso
esercitato da diversi modelli maschili che dominano la societa'.
- Shirin Neshat: L'Iran non incoraggia le donne a partecipare alla vita
sociale, non lo ha mai fatto in nessuna epoca, e il problema non e' solo
vestirsi o meno all'occidentale. Nel film, le donne possono scegliere tra il
velo e i vestiti occidentali ma questo non cambia la loro condizione che e'
sempre subalterna. Anche per questo il movimento verde e' rivoluzionario,
uomini e donne condividono lo stesso spazio... Le protagoniste del film sono
umiliate dagli uomini, ma hanno il coraggio di prendere la vita in mano e di
fare scelte diverse. Anche se cio' significa morire...

7. MEMORIA. VINCENZO MARRAS RICORDA L'ABBE' PIERRE
[Dal mensile "Jesus", n. 2, febbraio 2007, col titolo ""La "vendetta"
dell'Abbe' Pierre"]

Ci sono uomini e donne che sanno parlare al cuore di tutti, superando
barriere, accompagnandosi in particolare a quanti arrancano nella vita...
Una virtu' preziosa e rara, oggi. L'Abbe' Pierre era di questi. Quando ci
raggiunge la notizia della sua morte, tutte le pagine di "Jesus" sono
chiuse. Cosi', ora, questa pagina ha una vita da raccontare, un volto da
ricordare, una scelta da abbracciare. Aveva 94 anni, l'Abbe'. Diceva di aver
scelto la sua vita per vendetta, e precisava: "Bisogna vendicare l'uomo e
vendicare Dio con la sola forza dell'amore". Una vita spesa fino all'ultimo
istante a servizio degli ultimi: clochard, stracciaioli, diseredati, senza
casa. Oggi, che non e' piu' tra noi, ci si chiede quale fosse il segreto di
questo "povero di Dio".
Henri Antoine Groues, detto Abbe' Pierre, nasce il 5 agosto 1912 a Lione,
quinto di otto figli. A 16 anni, durante una gita in Italia, ad Assisi
decide di seguire le orme di san Francesco tra i Cappuccini. Nel 1938 viene
ordinato sacerdote, assistito da padre Henri De Lubac (un altro gigante!).
L'anno successivo, per motivi di salute, lascia la vita monastica e viene
incardinato nella diocesi di Grenoble. Nel 1942 comincia, per caso,
un'intensa azione di salvataggio delle vittime della tirannia nazista. E' in
questa occasione che l'Abbe' Groues diventa l'Abbe' Pierre, salvando diverse
persone (ebrei, polacchi) ricercate dalla Gestapo: falsifica passaporti,
diventa guida alpina e trasporta attraverso le Alpi e i Pirenei le persone
in pericolo. Nel 1943 diventa partigiano, partecipando attivamente alla
Resistenza francese. Verso la fine del 1944 viene arrestato dalla Gestapo.
Riesce a scappare e viene spedito ad Algeri in aereo nascosto in un sacco
postale. Dopo la guerra, rientra a Parigi e viene eletto deputato
all'Assemblea nazionale. Verso la fine del 1949, accoglie a casa sua George,
un assassino, ergastolano, mancato suicida. Con lui inizia il Movimento
Emmaus, la sua creatura piu' cara, cui da subito si dedico' lasciando il
Parlamento, e che e' descritta dalla prima regola cui forma i suoi
discepoli: servire per primo il piu' sofferente. I francesi cominciano a
conoscere il prete dallo sguardo buono, con il basco in testa, la barba
missionaria, che non si rassegna alle tante tragedie della miseria. Il primo
febbraio 1954, da Radio Lussemburgo li scuote: "Mes amis, au secours!",
"Amici miei, aiuto!". Da allora la sua voce non ha mai smesso di levarsi per
protestare contro le ingiustizie della societa' opulenta, l'abbandono dei
piu' deboli, le offese ai poveri, per battersi sulla frontiera di un mondo
piu' giusto.
L'Abbe' Pierre e' un sacramento di Dio. Lo si e' detto a ragione di madre
Teresa di Calcutta, di dom Helder Camara, di don Tonino Bello, di don Luigi
Di Liegro. Anche nell'Abbe' Dio si e' fatto padre, amico, fratello. Una
trasparenza e una forza di bonta' cosi' immediata e incisiva che
semplicemente affascina. L'Abbe' Pierre ha fondato le sue scelte e le sue
azioni sul Vangelo, con lo stile del Santo di Assisi, su una spiritualita'
che concedeva poco o nulla al "colore" e al folclore. Una delle frasi che
ripeteva con convinzione era questa: "Essere credenti non basta, occorre
essere credibili". Questa credibilita' l'Abbe' Pierre ce l'ha mostrata con
l'essere in prima fila ogniqualvolta ha visto calpestati i diritti dei piu'
deboli e tradita la legge dell'amore. Era la sua vendetta.

8. MEMORIA. ANTONIO TARZIA RICORDA TONINO BELLO
[Dal mensile "Jesus" n. 8 dell'agosto 2008 col titolo "L'episcopio di
Tonino"]

"Andava scalzo con lo pede nudo per quelle campagne cercando le limosine per
li poveri": cosi' un ignoto cronista del XV secolo ci presenta il vescovo
pugliese Ruggero di Canne. E con evidente stupore annota: il suo episcopio
era "un puro ospizio che sempre stava aperto de nocte e de giorno ad
alloggiare le viandanti et le pellegrini, et le vidue et le pupilli
(orfani)".
Lo stesso turbamento e stupore prese me nel 1984 quando andai a trovare
monsignor Tonino Bello, vescovo di Molfetta. Ad aprire l'episcopio venne una
bimbetta con un cane e poi apparve lui dietro al suo sorriso, in maglietta
bianca e pantaloni chiari. "Don Tonino, ti sei fatto un cane?" azzardai.
"Benvenuto!", disse abbracciandomi. "Il cane e' dei miei ospiti: la famiglia
e' cresciuta!".
Emergenza sfratti, il Paese e' diviso, al bar tutti dissentono e
l'amministrazione pubblica organizza sedute e dibattiti. Non arrivano
decisioni se non da parte del vescovo, che apre le porte del suo episcopio
agli sfrattati. Mette in comune con due famiglie, le piu' povere, la sua
cucina, la lavanderia, la dispensa, lo spazio e il tempo. Il gesto profetico
di don Tonino duro' circa sei mesi e non fu l'unica decisione controcorrente
ma sulla scia del Vangelo: gia' ammalato ando' con i manifestanti pacifisti
a Sarajevo e quando penso' di aver quasi finito di combattere la sua buona
battaglia per la vita, per la pace, per gli ultimi, si fece impartire in
cattedrale, alla presenza del suo popolo di amici, l'Unzione degli infermi.
Dispensatore della tenerezza di Dio, non ha mai alzato la voce se non contro
gli usurai strangolatori, gli affamatori dei popoli e i signori della
guerra. Non avrebbe mai sporcato le mani pulite dei bambini o si sarebbe
messo tra loro per ottemperare a una legge che rischia altrimenti di essere
discriminatoria. Cosi' non avrebbe mai plaudito alla decisione della Corte
suprema Usa di considerare diritto intoccabile dell'uomo il possesso di
un'arma da fuoco, dando cosi' ragione all'aforisma inglese, ironico e
crudele, attribuito a Chesterton, che "l'uomo e' un gorilla con il fucile".
Del servo di Dio don Tonino Bello oggi si parla nei tribunali ecclesiastici,
dove prosegue l'iter per la causa di beatificazione. Ma se ne parla, e quasi
sempre come di persona vivente, negli incontri pastorali, nei raduni dei
giovani. La Chiesa nuova delle Giornate mondiali della gioventu' si nutre
dei suoi scritti semplici, emozionali, attualissimi.
E' commovente e incoraggiante vedere gruppi di scout o coppie di ragazzi che
vanno a trovarlo nel cimitero di Alessano con la chitarra e gli fanno
compagnia cantando Chiesa del grembiule, Immagine di te o Un'ala di riserva:
testi di Tonino, musicati da Giosy Cento. Il vento del mare profuma le note
e il messaggio nuovo, biblico, profondamente umano e spirituale, si fa
garanzia di futuro.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 945 del 16 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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