Minime. 939



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 939 del 10 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Donne e uomini delle "Citta' vicine": Umano, non piu' umano
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Augusto Cavadi: Insegnanti meno violenti
6. Annachiara Valle intervista Camillo De Piaz (2007)
7. Caterina Ricciardi presenta "Il dio degli incubi" di Paula Fox
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. DONNE E UOMINI DELLE "CITTA' VICINE": UMANO, NON PIU'
UMANO
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

75 corpi di uomini e donne, alcune anche incinte, sono stati abbandonati nel
mare, 75 esseri umani rifiutati da tutti, morti senza nome, in dispregio non
solo alle leggi del mare che impongono il soccorso di chiunque si trova in
difficolta', ma anche dell'impegno morale per ciascun essere umano di
riconoscere nell'altro essere umano in difficolta' la propria umanita'. Cosa
sta accadendo agli uomini e alle donne di questa societa' occidentale? Cosa
ne e' stato della generosita'?
Stiamo assistendo a una lenta e inesorabile trasformazione del senso delle
parole, che nella loro neutralita' denunciano una cattiveria, di cui ci si
fa vanto. "Clandestino", infatti, il cui significato originario indica chi
non e' corredato da documento giuridico di riconoscimento, e' diventato un
termine orrendo. Rimandare indietro i clandestini e' ora difendere la
sicurezza del territorio e abbatterli e' diventato addirittura un
"divertente" videogioco.
Come e' potuto accadere tutto cio'? Come non inorridire di fronte a tutto
questo? Come mai non si leva un grido unanime di protesta? Come mai non c'e'
una gara di solidarieta' per accogliere esseri umani in difficolta'? La
fragilita' dei corpi e' diventata un disvalore, se un'anziana donna italiana
colta da un malore, distesasi sulla panca della sala d'attesa della stazione
di Roma, e' stata costretta dalla polizia ad alzarsi e spostarsi.
Le donne e gli uomini della rete delle "Citta' vicine", che da dieci anni
mettono al centro dell'azione politica l'esperienza femminile nella cura
delle relazioni e dei propri luoghi e territori, riuniti dal 26 al 29 agosto
a Catanzaro, si rivolgono a donne e uomini in tutta Italia, per denunciare
insieme il degrado civile e morale verso cui rischiamo di precipitare.
Facciamo nostra l'esperienza della comunita' di Riace in Calabria, che dopo
aver accolto dal mare i famosi bronzi riaffiorati nel 1972, dopo i Curdi
sfuggiti all'esercito di Ankara e gli Iracheni scappati al gas di Saddam e'
divenuta "borgo dell'accoglienza" continuando ad accogliere migranti nel
vecchio centro storico abbandonato, che cosi' ha acquistato nuova vita e
dignita'.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: INSEGNANTI MENO VIOLENTI
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci
messo a disposizione il seguente intervento apparso nella rivista semestrale
"Amica Sofia", giugno 2009 (www.amicasofia.it), col titolo "Insegnanti meno
violenti: e' possibile?"]

Ci sono tanti modi per fare memoria dei pionieri che ci sono stati maestri,
ma una sola e' la maniera davvero efficace: proseguire la loro opera con
fedelta' creatrice. Tra quanti hanno saputo ripercorrere la strada di Aldo
Capitini, con la docilita' di chi vuole imparare e il coraggio di chi osa
andare oltre sperimentando nuove piste, il caso - o la provvidenza - mi ha
regalato la possibilita' di conoscere Andrea Cozzo e di fruire, a tutt'oggi,
della sua preziosa amicizia. In poche righe non e' pensabile dare conto
della sua ampia riflessione ne' tantomeno delle sue disparate pratiche
generose: ma poiche' e', anche, un educatore (sia pur... preterintenzionale)
posso provare ad evocare alcune sue indicazioni essenziali per chiunque
voglia dare alla propria pratica pedagogico-didattica una valenza
squisitamente nonviolenta.
Nel suo trattato piu' organico (Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e
pratiche di lotta comunicativa, Mimesis, Milano 2004) il mio amico Andrea -
che all'Universita' di Palermo insegna non solo lingua e civilta' greca, ma
anche teoria e pratica della nonviolenza - dedica al nostro tema una sezione
piu' teorica (la nonviolenza culturale) ed una piu' esperienziale (la
mediazione scolastica). Vediamo, in sintesi, alcuni passaggi della sezione
relativamente piu' teorica.
Il presupposto, che l'autore chiarisce abbondantemente nei capitoli
iniziali, e' che "nonviolenza e' conflittualita' e buona comunicazione": il
nonviolento non glissa i conflitti, ma li affronta e li gestisce in maniera
costruttivamente dialogica. Che significa cio' nel campo dell'educazione e
dell'istruzione? Innanzitutto problematizzare l'ovvio: che "il rapporto con
l'altro va impostato in termini di gioco a somma zero per cui educare ed
insegnare sono atti che qualcuno deve effettuare su coloro a cui sono
diretti, mentre se non vi riesce, risulta sconfitto". L'alternativa proposta
da Cozzo non e', evidentemente, il mero rovesciamento del rapporto:
"comportarsi in modo nonviolento nella relazione con i bambini non vuol dire
essere passivi rispetto alle loro azioni o volonta', instaurando una
gerarchia inversa in cui noi saremo i minori e loro i Maggiori". Vuol dire
piuttosto, per riprendere una felice formulazione di P. Patfoort (Costruire
la nonviolenza. Per una pedagogia dei conflitti, La Meridiana, Molfetta
1995), "trattarli sulla base dell'equivalenza specialmente quando e' in
gioco una diversita' di opinioni, punti di vista, valori, ecc. Se non
abbiamo mai adottato o tentato di adottare un simile modo con gli altri, non
crederemo che sia possibile".
Conosciamo bene l'obiezione, che soprattutto negli ultimi anni si leva
immediatamente, soprattutto da parte degli "adulti" insicuri delle proprie
idee e, percio', indisponibili a metterle in discussione anche con persone
piu' giovani che - solitamente - non dovrebbero essere cosi' ferrati
dialetticamente da gettare in confusione gli interlocutori: no, questo e'
relativismo! Con i ragazzi non bisogna farsi vedere minimamente incerti:
altrimenti come si potra' essere un punto di riferimento per loro? Ma questo
significa sottovalutare il senso critico dei nostri figli, dei nostri
alunni: essi hanno un fiuto pressoche' infallibile nel riconoscere le
certezze maturate autenticamente negli adulti (e proprio per questo offerte
con serenita' come ipotesi di lavoro) e le certezze tanto piu' urlate quanto
meno radicate (e proprio per questo imposte con aggressivita' come dogmi).
"In realta'" - spiega l'autore - "questa educazione non e' ne' autoritaria
ne' lassista, ma mira a dare potere a tutte le parti, che non sono da
supporre a priori in contrapposizione competitiva bensi' semplicemente
all'interno di una relazione che puo' essere strutturale in modo
cooperativo: si ottiene l'ascolto del bambino dando a propria volta
ascolto - ascolto attivo - al bambino".
Danilo Dolci, in proposito ricordato dallo stesso Cozzo, l'aveva notato con
lucida amarezza: "In poche istituzioni la violenza e' implicita come nella
scuola" (Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Roma 1993). Per
sradicarla, o per lo meno per ridurne la portata devastatrice, c'e' una sola
strada maestra: che l'insegnante rinunzi al potere ricattatorio di chi esige
obbedienza e che si comporti come uno che non solo "ne sappia di piu', ma
anche, e senza che cio' sia requisito soltanto accessorio, che l'altro
persuada per il suo modo di vivere (e lasci effettivamente libero di
accettare o no sia il suo sapere sia il suo modo di vivere)".
Questo spazio fra la propria testimonianza (Kierkegaard direbbe: la propria
"comunicazione indiretta") e la decisione del giovane di accoglierla o meno
e' davvero essenziale. Il '68 ha messo in crisi - opportunamente - il
modello del docente che trasmette unidirezionalmente il proprio sapere: il
docente "medium che serve a raccogliere e sintetizzare un gran numero di
informazioni da 'dare', appunto, agli alunni". Come nota acutamente
l'autore, dopo la stagione della contestazione giovanile, "il razionale
'dare' si e' spostato piu' sul 'darsi' (...), un'operazione che gli
insegnanti fanno con grande passione e trasporto", ma con effetti non meno
deleteri: "questo trasporto e questa passione hanno a che fare molte volte
con il desiderio e la possibilita' di riversamento di se': il quale, certo,
da un lato suggerisce una pienezza e uno strabordare, un espandersi e un
darsi, appunto, un donarsi; ma dall'altra parte, esso puo' essere anche un
riempire qualcuno". Sul piano delle intenzioni soggettive, tanto di
cappello; ma, oggettivamente considerato, "questo atteggiamento, non
diversamente da quello del 'dare', finisce con l'essere una affermazione di
se', quasi una inconsapevole rivalsa: come se, dopo anni di apprendimento
obbediente e sottomesso nei confronti di coloro che vantavano un sapere
superiore (i nostri insegnanti), divenuti finalmente come loro, non
riuscissimo a rinunciare all'occasione per mostrare il raggiungimento della
nostra autonomia a spese altrui, continuando in tal modo la catena della
violenza".

6. MAESTRI. ANNACHIARA VALLE INTERVISTA CAMILLO DE PIAZ (2007)
[Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2007 col titolo "La fedelta' e la
liberta' di Camillo e di Davide" e il sommario "Padre servita quasi
novantenne, amico fraterno di David Maria Turoldo, padre Camillo De Piaz
vive da anni ritirato sui monti della Valtellina. Siamo andati a trovarlo
per ricordare i 15 anni dalla scomparsa del grande profeta-poeta friulano. E
lui ci ha messo in guardia dalle tentazioni di oggi e ci ha rammentato: Non
bisogna usare il nome di Dio invano"]

L'aria e' pungente a Madonna di Tirano. Il fiato diventa fumo mentre si
percorre il largo viale che separa la stazione ferroviaria dal santuario
retto per anni dai frati Servi di Maria. Il campanile della chiesa da' la
direzione ai passi. E le Alpi, tutt'intorno, sembrano richiamare a
un'armonia antica dove hanno ancora cittadinanza il silenzio, la
cordialita', il pensiero meditato e profondo. Questo non e' luogo dove le
parole si sprechino.
Nello spiazzo antistante il santuario giocava, con i suoi coetanei, il
piccolo Camillo De Piaz. Piu' tardi sarebbe andato a Monte Berico, vicino
Vicenza, nello studentato dei Servi di Maria. "Era l'11 settembre 1929",
ricorda, "un giorno memorabile: incontrai Davide Turoldo e, da quel momento,
ebbe inizio la nostra vita insieme". Alle soglie dei novant'anni, padre
Camillo De Piaz ricorda il suo amico di una vita, gli anni della Resistenza,
i fermenti del Concilio, l'impegno di oggi. Con il riserbo tipico della
gente di montagna tenta di schermirsi; poi, piano piano, si lascia andare.
"Non amo essere in primo piano", spiega tranquillo, "chi conosceva me e
Davide diceva che io ero la buca del suggeritore mentre a lui si addiceva il
palco. Ed era vero. Davide era portato, anche fisicamente, a calcare le
scene, non poteva non parlare, era costituzionalmente pubblico. Avevamo
caratteri differenti, ma siamo sempre stati in sintonia, anzi forse proprio
le nostre differenze ci completavano".
*
- Annachiara Valle: Quest'anno, il 6 febbraio, sono stati ricordati i 15
anni dalla morte di padre David Maria Turoldo. Una figura come la sua e'
ancora attuale?
- Camillo De Piaz: Certamente. E' di straordinaria attualita' in un contesto
come quello di oggi, dove si sta tentando di mettere fuori gioco il
Concilio. Io e Davide abbiamo vissuto con pienezza quei tempi, ci
incontravamo con i grandi teologi, c'era un dialogo aperto e serrato con la
cultura contemporanea. Con la nostra attivita' culturale, con la fondazione
del Centro Corsia dei Servi, a Milano, siamo stati un po' gli anticipatori
di quello che poi e' avvenuto con il Concilio.
*
- Annachiara Valle: Non sempre siete stati ben visti per questa attivita'...
- Camillo De Piaz: Le vicende sono note. C'eravamo molto esposti negli anni
della Resistenza. Avevamo fondato una rivista clandestina, "L'Uomo", organo
del Movimento per l'Unita' d'Italia nato nelle stanze del convento di Santa
Maria dei Servi, a Milano. Il primo numero esce l'8 settembre del 1943,
mentre la nostra attivita' di Resistenza era in pieno fermento. Su
indicazione del Comitato di liberazione nazionale ci occupavamo anche delle
famiglie dei perseguitati politici. Furono gli anni dell'amicizia con
Eugenio Curiel, il militante comunista che verra' ucciso nel 1945 in
piazzale Baracca, a Milano. Curiel era grande fautore del dialogo con il
mondo cattolico.
*
- Annachiara Valle: Cosa vi rimproveravano?
- Camillo De Piaz: Proprio questa attivita' di dialogo. E, in particolare,
l'apertura verso il mondo comunista. Durante l'epoca clandestina della
Resistenza c'era stata la costituzione del Fronte della gioventu', nome di
cui poi si e' impossessato il Msi. Il nostro Fronte convogliava i giovani
dei vari partiti che avevano partecipato alla Resistenza. Non un solo
partito, dunque. Questo non ha mai incontrato il favore delle gerarchie.
Dall'altra parte noi invece abbiamo sempre mal tollerato l'identificazione
della Chiesa con un partito. Questo e' un punto importante per giudicare la
nostra vicenda. C'e' stato un periodo in cui la gente veniva portata a
votare per la Chiesa: e' una contraddizione in termini. La Chiesa e' diversa
da un partito. In una certa misura quello che abbiamo vissuto ricorda le
vicende di oggi.
*
- Annachiara Valle: In che senso?
- Camillo De Piaz: C'e' la tentazione, c'e' sempre stata, di usare la
politica a fini religiosi e la religione a fini politici. Questo rischio e'
stato sempre il nostro bersaglio. Ci piaceva ricordare un episodio di De
Gasperi: quando Pio XII, per le elezioni amministrative di Roma, gli chiese
l'alleanza con il Movimento sociale, De Gasperi rispose di no. Da quel
momento non e' piu' stato ricevuto dal Papa. Ma non poteva fare
diversamente. La classe politica democristiana era preparata a difendere la
propria autonomia e in questo modo credo facesse anche il bene della Chiesa.
Oggi quelle tentazioni ci sono ancora e la risposta dovrebbe essere la
stessa. Lazzati, Dossetti, La Pira, per citarne solo alcuni, ci hanno
insegnato questo. Anzi aggiungerei che la scelta di Dossetti di abbracciare
la vita religiosa discendeva anche dal fatto che riteneva che il rapporto
corretto con la politica era da affrontare all'interno della Chiesa. Eravamo
molto amici e abbiamo parlato a lungo proprio su questo problema, vero
allora come oggi.
*
- Annachiara Valle: Cosa vi dicevate con Dossetti?
- Camillo De Piaz: Era gia' presente allora un'idea che oggi si va
affermando. Si dice che la societa' e' scristianizzata. Gia' su questo punto
avrei delle osservazioni, perche' non si puo' capire la societa'
secolarizzata senza un qualche riferimento al cristianesimo e
all'incarnazione. Il cristianesimo ha al suo centro un Dio che da sacro si
fa profano. Su questo credo che non ci sia una sufficiente riflessione.
Comunque, per tornare al sillogismo: un certo modo di intendere la Chiesa fa
dire "la societa' e' scristianizzata". E allora cosa si fa? La si occupa. E
come la si occupa? Prendendo i posti di potere. E' una tentazione che tanta
parte del mondo ecclesiastico non e' preparata a contrastare. Questo
allontana il popolo di Dio. Sta accadendo il contrario di cio' che ha
caratterizzato i grandi Ordini religiosi. Ordini che nascevano dal basso
della societa' e non dall'alto dei poteri. Non a caso si chiamavano serviti,
minori, minimi. Adesso si approfitta di un certo ritorno al religioso per
occupare il potere: una cosa che alla lunga si ritorcera' contro di noi.
L'uso politico del religioso e l'uso religioso del politico danneggia tutte
e due le componenti.
*
- Annachiara Valle: Sta parlando di tentazioni. Lei non ha mai avuto la
tentazione di lasciare l'Ordine, di lasciare la Chiesa?
- Camillo De Piaz: Con Davide abbiamo avuto molte traversie. Nel '54, per
intervento del Sant'Uffizio, Davide e' stato mandato via dall'Italia per
qualche anno. Nel '57 arrivo' anche per me l'ordine di allontanarmi da
Milano e dalla Corsia dei Servi. Il mio superiore mi concesse di scegliere
il luogo in cui ritirarmi e io sono venuto qui, nel mio paese natio.
Naturalmente senza mai perdere i contatti con la Corsia dei Servi e con
Davide. E senza interrompere il nostro lavoro di dialogo e formazione.
Tanti, negli anni, sono stati richiamati... anche al silenzio. Alcuni si
sono allontanati e hanno preso altre strade. Per quanto riguarda me e
Turoldo, ci ha distinto il fatto che, anche negli anni piu' difficili,
quelli della contestazione, non abbiamo mai lasciato la Chiesa e neanche
l'Ordine. Davide era durissimo con i nostri amici che mollavano e se ne
andavano, salvo poi essere molto accogliente e molto caritatevole con
qualcuno che, andatosene, si trovava poi nel bisogno. Ma la nostra
caratteristica era quella di essere sempre su posizioni molto esposte, si
puo' dire di avanguardia, senza pero' andarcene.
*
- Annachiara Valle: Cosa vi dava la forza di resistere?
- Camillo De Piaz: La fedelta'. E' un cliche' dire che Davide fosse un
ribelle. Forse lo ero piu' io, tanto che mi feci espellere dal collegio
internazionale del nostro Ordine durante il mio terzo anno. Mi avevano
trovato alcuni numeri dell'"Osservatore Romano", cosa proibita perche' non
potevamo leggere alcun giornale, e una copia dell'Origine della specie di
Darwin. Anche allora avevo accettato l'espulsione senza protestare. Eravamo
degli obbedienti. E, ripeto, dei fedeli. Soltanto la vera fedelta' al
Vangelo e alla Chiesa puo' permettere di essere liberi.
*
- Annachiara Valle: La Resistenza, gli anni all'Universita' Cattolica, la
Corsia dei Servi, il Concilio Vaticano II, la Firenze di La Pira, padre
Balducci e don Milani. Il suo rapporto con don Primo Mazzolari, l'amicizia
con papa Montini. Ha nostalgia di tutto cio'?
- Camillo De Piaz: Abbiamo vissuto vicende importantissime per l'Italia e
per la Chiesa, ma non sono un nostalgico. Sono fortemente legato a quella
stagione, ma non per un semplice ricordo. C'e' ancora molto da fare. Stiamo
ancora aspettando che il Concilio dia i suoi frutti. Penso per esempio alla
costituzione Lumen gentium, che mette al centro la Chiesa come popolo di
Dio. E' stata una rivoluzione, ma siamo ancora lontani dall'aver tratto da
cio' tutte le conseguenze. Oggi si sta cercando di dare un'interpretazione
diversa del Concilio. C'e' una parte di popolo di Dio che e' ferita da
questo. Ma sono fiducioso. L'esperienza vissuta con Davide mi dice che ci
sono momenti in cui bisogna essere capaci di soffrire non solo pour
l'eglise, ma anche par l'eglise, per mano della Chiesa. E poi il Concilio e'
opera dello Spirito, non si puo' cancellare come se nulla fosse.
*
- Annachiara Valle: Alle soglie dei novant'anni, cosa consiglia a noi oggi?
- Camillo De Piaz: Il silenzio. Penso che oggi vada riscoperto il
comandamento del non nominare Dio invano. Il nome di Dio va usato con
parsimonia per non banalizzarlo e per non renderlo, alla fine, innocuo e
insignificante.

7. LIBRI. CATERINA RICCIARDI PRESENTA "IL DIO DEGLI INCUBI" DI PAULA FOX
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 settembre 2009 col titolo "Un altro
tassello della autrice americana" e il sommario "L'incubo di Paula Fox a New
Orleans"]

Paula Fox, Il dio degli incubi, Fazi, pp. 223, euro 18,50.
*
Alll'origine della narrativa di Paula Fox c'e' di solito una frattura:
luttuoso, se non - come altrove - infausto e' anche l'esordio del suo ultimo
romanzo, Il dio degli incubi, pubblicato nel 1990, prima che Fox, non ancora
riconosciuta dal pubblico e dal canone, tornasse a dedicarsi a storie per
l'infanzia, un vecchio mestiere, e alla sconvolgente autobiografia, Il
vestito della festa, apparsa solo nel 2001 (Fazi, 2007). La sua carriera
piu' impegnata si concentra fra il 1967 e il 1990, con sei romanzi di
pregio, alcuni dei quali la collocano fra i migliori interpreti della
Manhattan borghese degli anni '70, con in piu' una scrittura di
straordinario nitore, lirica e incisiva. La casa editrice Fazi si e' data da
fare, pubblicando, a ritmo quasi annuale, Quello che rimane, l'opera che la
rivelo', grazie a Jonathan Franzer, nel 1991; Il silenzio di Laura; Cercando
George, il primo romanzo; il semi-autobiografico Storia di una serva, e
l'ultimo, il libro che oggi troviamo, appunto, in libreria. Dei sei romanzi
solo uno manca all'appello in traduzione italiana.
Dopo New York e i Caraibi dell'infanzia - quell'arcipelago costituisce,
biograficamente, la vera anima nascosta di Paula Fox - o la California di
The Western Coast, con Il dio degli incubi l'autrice ci porta nella New
Orleans del 1941, quando la guerra infuria in Europa, e gli americani si
preparano tacitamente a intervenire. Nell'esotica ex citta' francese, la
protagonista il cui nome e' Helen Bynum, consuma una dolorosa frattura
parentale, come spesso succede ai protagonisti di Paula Fox. Dotata di un
suo fascino meridionale, ossia creolo, che l'avvicina tanto ai Caraibi, la
protagonista del romanzo ricorda con nostalgia l'infanzia alla quale viene
rimandata anche da un simbolico bestiario di cani randagi e fieri cavalli, e
sebbene trovi a un certo punto il suo equilibrio, piu' tardi ne scoprira'
l'inganno; ma saranno ormai passati oltre due decenni. Dopo la morte di un
padre assente da tredici anni ma molto amato, viene inviata dalla madre -
nel segno di un invito all'indipendenza - alla ricerca dell'eccentrica,
avvinazzata zia Lulu, attrice e, al pari della madre, ex soubrette delle
"Follie" di Ziegfeld. Cosi' Helen decide di fermarsi, affascinata dalla
citta' ibernante, palpitante, al suo arrivo, "come un grosso animale caldo
che sonnecchiava accoccolato nell'abbraccio del Mississippi". Comincia ad
ambientarsi nel jazzistico Vieux Carre', fra le pittoresche Royal e Bourbon
Street, ed e' qui che comincia a capire le contraddizioni di una realta'
quasi straniera ai suoi occhi, abituata a tutt'altro paesaggio: l'austera
campagna del Nord-Est, dove il padre allevava cavalli di razza, vicino alle
vecchie, letterarie colline Berkshire, sito di ispirazione per l'ombroso
Melville, e per una dimessa Edith Wharton. Raggiungendo New Orleans, Helen
si lascia alle spalle una vita trascorsa sotto il peso della disgrazia, con
i gelidi inverni di quella zona, un "paese di rape e patate", le minestrine
in scatola di sua madre, e l'inutile stato di attesa, dopo la partenza
misteriosa, definitiva del padre adorato.
Ben altri, rispetto a quelli della sua terra, i colori e i profumi di New
Orleans: tanta gente di colore per le strade, pesce, verdure e frutti mai
visti al French Market, fontanelle d'acqua distinte per bianchi e neri,
vecchia gloria architettonica di sapore mediterraneo, antiche magioni
ridotte a relitti, cortili interni in rovina, balaustrate di ferro battuto,
nomi francesi, stanze ricavate dagli alloggi degli schiavi, ex sale da ballo
con il planetario sul soffitto, rivoli che scorrono sui selciati un po'
ovunque, statue di Dafne impietrite nelle vasche muscose di sterili fontane,
e una bianca folla indolente, randagia, senza radici, inebriata di musica,
di mediocre poesia, e della malia dell'acqua limacciosa di quel delta
traditore. E poi masquerade e melange di varia natura. Paula Fox restituisce
il ritratto di una citta' regale e bohemienne, una citta' dall'estro
artistico, persa nella gloria del suo successo e del suo fallimento,
fascinosa, non tanto per quel che rimane della vecchia cultura nera e creola
quanto per quel che pare provocare nell'animo dei nuovi arrivati, come
Helen.
La seminuda, disfatta, ubriaca zia Lulu, una Venere reclina, pateticamente
decaduta, assistita da un giovane di Chicago, Len Mayer - anch'egli
dall'aria randagia - riconosce a malapena l'adulta nipotina del Nord. E qui
il romanzo, e il mandato della protagonista che lo muove, potrebbero
concludersi. Perche', per quanto magistrale sia la scena dell'agnizione del
corpo addormentato di Lulu da parte di Helen (molto a' la Djuna Barnes), in
fondo la stravagante zia si rivela solo un ornamento al racconto. Henry
James direbbe che la sua figura serve piuttosto quale mera ficelle, uno
strumento utile a comunicare altro: nel caso specifico, componenti di colore
e di atmosfere, come gia' inviterebbe a fare il suo nome. Pur necessaria,
Lulu, che domina tutti i capitoli centrali, non e', infatti, una pietra
portante del romanzo. Ma il suo ritratto si'. Perche' riflette la citta' in
cui si e' metamorfizzata. Alla fine, andra' al Nord, a curarsi e fare un po'
di compagnia alla sorella, e la missione di Helen sara' cosi' correttamente
conclusa.
Piu' influente, invece, e' la comunita' da cui Helen si fa adottare, facendo
precipitare nel romanzo un melange di tipologie americane: il poeta fallito
ma bravo a cucinare, la donna emancipata che convive (nel 1941) con lui, il
poco promettente giovane di Chicago (che alla fine Helen sposera'), Nina,
un'altra vagabonda in cerca di fortuna con cui Helen familiarizza, il
signore compromesso del luogo, l'aristocratico Claude Maurice de la
Fontaine, un omosessuale destinato a essere la vittima sacrificale della
complessa cultura cittadina. E' lui che brinda al "dio degli incubi", ai
suoi incubi personali, come pure a quelli di tutti gli altri. Perche' - pare
dare per implicito Paula Fox - non c'e' chi non abbia, in modo tacito, i
suoi incubi speciali da combattere. A New Orleans, Helen supera le sue
foschie psicologiche e affettive legate all'infanzia, supera la nostalgia
del padre, l'attrazione per i cani randagi e rabbiosi, l'insofferenza verso
la madre; ma nel liberarsi di questi moventi di dolore si procurera' un
altro incubo, diventando una perfetta signora borghese a Manhattan, una
signora che si cura amorevolmente della madre anziana, dell'adorabile marito
e dei figli.
Quasi sempre, nei romanzi di Paula Fox il finale conserva una sottile
sorpresa, che dunque lasceremo ai suoi futuri lettori; di certo, pero', il
"dio degli incubi" per lei esiste e alcune fratture restano insanabili. Le
si cura, si', ma presto esse riprendono a sanguinare.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 939 del 10 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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