Legalita' e' umanita'. 33



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 33 del 9 settembre 2009

In questo numero:
1. La persecuzione razzista in corso
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Enzo Mangini intervista Laura Boldrini
6. Annamaria Rivera: Questo processo di deumanizzazione
7. Fulvio Vassallo Paleologo: Chi sostiene i carnefici diventa un carnefice

1. EDITORIALE. LA PERSECUZIONE RAZZISTA IN CORSO

I campi di concentramento, le deportazioni, l'apartheid; la negazione del
diritto d'asilo, la criminalizzazione degli innocenti, la riduzione in
schiavitu'; la persecuzione razzista che si dispiega con gli scellerati
strumenti ideologici e pratici di cui gia' fece uso il fascismo, il nazismo.
E' in corso in Italia un tentativo di colpo di stato razzista, che gia' sta
mietendo innumerevoli vittime innocenti.
Ed e' compito di ogni persona di volonta' buona, di ogni organizzazione
democratica, di ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica
Italiana, denunciarlo e contrastarlo.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Chi non difende l'umanita' si fa complice di quel crimine.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. UNA SOLA UMANITA'. ENZO MANGINI INTERVISTA LAURA BOLDRINI
[Dal sito http://clandestino.carta.org col titolo "Esternalizzare l'asilo
non e' una soluzione. Intervista a Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr"]

Criticata duramente dal governo italiano per le dichiarazioni e le azioni
dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) di cui e' portavoce in
Italia, Laura Boldrini non nasconde la sua preoccupazione per i costi umani
della politica dei respingimenti collettivi in mare, lanciata dal ministro
dell'interno Roberto Maroni nel mese di maggio del 2009.
"Questa politica del respingimento, che sicuramente ha ridotto il numero
delle persone sbarcate sulle coste italiane, continua a presentare aspetti
veramente preoccupanti - dice Boldrini -. La diminuzione degli arrivi viene
fatta a discapito della possibilita' di molte di queste persone di
presentare una domanda di asilo. La pratica che viene seguita e' di non
identificare i migranti ma di estendere a tutti il provvedimento di
respingimento, come un provvedimento collettivo, senza considerare che
invece il diritto di asilo e' un diritto individuale. A nostro avviso,
quindi, questa pratica entra in rotta di collisione con il diritto di
asilo".
*
- Enzo Mangini: Che dicono i vostri numeri rispetto alla frequenza delle
richieste di asilo tra chi arriva sulle coste italiane?
- Laura Boldrini: Lo scorso anno, il 75 per cento delle persone arrivate via
mare ha fatto una domanda di asilo. Dopo la valutazione delle apposite
commissioni territoriali, la domanda e' stata accolta nel 50 per cento dei
casi. Se vogliamo guardare ai numeri da un altro punto di vista, lo scorso
anno il 70 per cento delle 31.000 domande di asilo presentate in Italia e'
stato fatto da persone che sono arrivate via mare. La nostra preoccupazione
per la tutela dei potenziali richiedenti asilo, quindi, e' molto fondata.
Per questo impedire a queste persone di arrivare in Italia e di avere
accesso alla procedura per il riconoscimento del diritto di asilo, vuol
dire, concretamente, mettere a rischio il diritto di asilo in questo paese.
*
- Enzo Mangini: La tattica del governo, di spostare l'onere di esaminare le
richieste di asilo in Libia o negli altri paesi di partenza, e' una risposta
efficace alle preoccupazioni dell'Unhcr?
- Laura Boldrini: Secondo il nostro punto di vista non bisognerebbe
assolutamente delegare ai respingimenti la gestione dei flussi misti nel
Mediterraneo, perche' questo e' un modo sommario di affrontare la questione.
Il fatto che il centro di Lampedusa sia vuoto non e' una buona notizia.
Perche' le persone che sono state respinte sono finite in un centro di
detenzione in Libia, dove sappiamo che le condizioni di vita sono durissime
e dove non sempre l'Unhcr ha accesso. Chi dice che la soluzione per
garantire il diritto di asilo e' la presenza dell'Unhcr in Libia, fa una
valutazione che esula dalla situazione reale.
*
- Enzo Mangini: Qual e' la situazione in Libia dal punto di vista
dell'Unhcr?
- Laura Boldrini: Oggi come oggi l'Unhcr in Libia non ha neanche un
riconoscimento formale da parte delle autorita' libiche e non abbiamo
accesso a tutti i centri di detenzione dove sono tenuti i migranti. Ci sono
migliaia di potenziali richiedenti asilo nei centri in Libia, alcuni sono
li' da anni, e sono persone che non hanno commesso alcun crimine, ma sono
soltanto scappati dalla guerra e dalle violazioni dei diritti umani. Bisogna
tenere a mente che in queste situazioni, quando si fugge da regimi
dittatoriali o da situazioni di caos armato come quello somalo, anche avere
dei documenti e' una fortuna, un privilegio. A cio' si aggiunge il fatto che
la Libia non ha una legislazione sul diritto di asilo e non ha firmato la
Convenzione di Ginevra. Respingere i potenziali richiedenti asilo in Libia,
quindi, vuol dire davvero esporre queste persone a una serie di pericoli per
la propria vita, non ultimo il rischio di essere rispediti nel paese di
origine.
*
- Enzo Mangini: Riuscite a seguire quello che succede se qualcuno viene
rispedito nel paese di origine?
- Laura Boldrini: In alcuni casi siamo in grado di sapere cosa succede. A
luglio, per esempio, avevamo parlato con alcuni esuli eritrei, respinti in
Libia, che avevano chiesto di fare domanda di asilo e che temevano di essere
rispediti in Eritrea. Li abbiamo incontrati in Libia nei centri di
detenzione dove sono stati portati dopo il respingimento, e ci hanno detto
che le autorita' italiane non gli avevano dato minimamente la possibilita'
di presentare domanda di asilo. Ci hanno raccontato che gli italiani hanno
anche usato la forza per costringerli a salire a bordo delle motovedette
libiche poiche' loro facevano resistenza. Abbiamo chiesto al governo
italiano di offrire la propria versione dei fatti, ma alla nostra lettera
non e' mai stata data risposta. Anche in uno degli ultimi casi, che
riguardava un gruppo di somali, sapevamo che le persone erano pronte a
presentare domanda di asilo, ma questa possibilita' non gli e' stata data.
*
- Enzo Mangini: Come risponde il governo italiano alle vostre
sollecitazioni?
- Laura Boldrini: Risponde in modo non costruttivo. Non entra nel merito dei
rilievi che presentiamo e a volte taluni hanno avanzato valutazioni, a mezzo
stampa, che si traducono in attacchi all'Unhcr o a chi la rappresenta.
Sarebbe invece auspicabile rilanciare un dialogo su questi temi e riuscire a
trovare almeno un'intesa operativa.
*
- Enzo Mangini: C'e' da parte dell'Unhcr la preoccupazione che la politica
italiana possa essere imitata da altri paesi europei?
- Laura Boldrini: La nostra preoccupazione per quello che succede del
Mediterraneo e' altissima. Perche' riteniamo che l'Europa sia un continente
che ha un grande ruolo e una grande responsabilita'. E' il continente dove
e' nata la Convenzione di Ginevra. Se questo continente decide di rimandare
indietro tutti e di esternalizzare il diritto di asilo, allora ci troveremmo
di fronte a una situazione molto difficile da gestire anche negli altri
continenti. A quel punto, infatti, non si vedrebbe perche' in Africa, per
esempio, stati meno ricchi e meno organizzati debbano continuare a
preoccuparsi dei profughi e dei rifugiati. Non bisogna dimenticare che l'80
per cento dei rifugiati nel mondo e' a carico di qualche governo del sud del
mondo. Il peso sull'Europa e' minimo, rispetto a quanto avviene in altri
continenti, e se nemmeno questo piccolo peso viene accettato, allora davvero
viene da chiedersi in che direzione l'Europa vuole andare quando si tratta
di diritti.

6. UNA SOLA UMANITA'. ANNAMARIA RIVERA: QUESTO PROCESSO DI DEUMANIZZAZIONE
[Dal sito http://clandestino.carta.org col titolo "Guerra contro la 'feccia
del mondo'". Annamaria Rivera e' docente all'Universita' di Bari]

Cinema d'essai all'aperto. In attesa del film, accanto a me un gruppo di
signori e signore borghesi e assai istruiti parlano di "clandestini". "E'
l'invasione, dice uno. Ormai siamo assediati da tutta la feccia del mondo (e
tre volte ripete feccia, con un certo compiacimento). Il governo dovrebbe
dichiarare lo stato di guerra". I suoi amici assentono e sciorinano l'intero
repertorio del razzismo all'italiana. Infastidita, rivolgo la parola al
primo per pregarlo d'andarsene altrove a blaterare di feccia che' mi
disturba sentir parlare cosi' dei miei amici. Il signore e' allibito:
"Gentile signora, mi fa, mi perdoni ma non posso che compatirla: lei deve
essere cosi' ignorante da non conoscere il problema".
Ecco, quando diciamo che il razzismo si e' fatto senso comune a questo
alludiamo. Al fatto che l'ideologia razzista e' penetrata cosi'
capillarmente e profondamente nei piu' vari ambienti sociali da essere
diventata indiscutibile come un corpus di dogmi. Piu' che indiscutibile,
poiche' non e' solo ideologia ne' solo senso comune, ma anche sistema
percettivo. "Clandestini" ne e' la figura-chiave: il martellamento di
retoriche e immagini di barconi carichi di "feccia" umana (ma s'insinua il
dubbio che sia davvero umana) e' uno dei dispositivi principali che
permettono di percepire e rappresentare stranieri e minoritari come un
ammasso indistinto di corpi onnipresenti, proliferanti, invasivi,
minacciosi. Corpi detti clandestini anche quando son divenuti cadaveri e
anche quando i cadaveri sono di bambini.
Questo processo di deumanizzazione degli altri si e' compiuto - non ci
stancheremo mai di ripeterlo - poiche' nel nostro infelice paese si e'
infine realizzata la saldatura fra razzismo di Stato e razzismo popolare per
il tramite decisivo del sistema mediatico. Non e' solo una saldatura
oggettiva e meccanica: e' anche una connessione sentimentale. I governi di
centrosinistra prima - con qualche sbavatura, incertezza e contraddizione -
e oggi con granitica sicumera e determinazione il quarto governo Papi hanno
saputo interpretare, dar voce, rendere legittimi sentimenti e
rappresentazioni collettive preesistenti nel ventre fascista e razzista,
amorale e ademocratico del Belpaese.
Certo, la destra governativa, di fatto egemonizzata dall'ideologia
post-nazionalsocialista della Lega nord, ha in piu' la prerogativa della
rozzezza e dell'ignoranza al servizio di un disegno eversivo e dispotico.
Ignora, o non le e' congeniale, la piu' elementare grammatica dei diritti e
percio' puo' serenamente affondare barconi di profughi o rimandarli
nell'inferno libico, insultare le istituzioni europee e dileggiare la chiesa
cattolica, stringere patti di ferro criminali con Gheddafi e mandare a quel
paese la rappresentante dell'Onu per i diritti dei rifugiati. Ma altri hanno
contribuito a rendere dicibile l'indicibile, a spezzare l'interdetto del
razzismo, a gettare i semi dell'apartheid additando come meno umani
"clandestini" e "irregolari", costruendo incessantemente "classi pericolose"
attraverso mutevoli figure del disprezzo: dal lavavetri al rom, dal
mendicante al rumeno. E tutto cio' per un calcolo meschino di cattura del
consenso elettorale, che oltre tutto si e' rivelato sconsiderato e perdente.
Oggi la nuova legislazione razziale porta a compimento il processo di
esclusione dal consesso civile di intere categorie di non-nazionali, privati
de jure e de facto del diritto di avere dei diritti, dunque di fatto
dichiarati morituri o morti, civilmente e non solo. Poiche' sono collocati
in quella plaga simbolica del magma corporeo, dell'alterita' indistinta,
dell'incertamente umano che ispira alternativamente indifferenza - nel senso
del lasciar morire - oppure aggressivita' - nel senso dell'annullare o del
sopprimere. Se i pescherecci non hanno soccorso i poveri settantatre
profughi eritrei e' perche' essi erano stati preventivamente dichiarati
non-umani e morituri.
Questo processo e' ancor piu' temibile poiche' s'inscrive nel contesto di
una crisi economica che coloro che ci governano non hanno alcuna volonta'
ne' strumento, politico, culturale e concettuale, per fronteggiare,
addomesticare o attenuare. Se non mediante il dispositivo del detournement:
inibendo o reprimendo le espressioni di dissenso e di conflitto sociale
attraverso norme liberticide; indirizzando il disagio e il rancore popolari
verso capri espiatori; rendendo questi ultimi sempre piu' vulnerabili per
mezzo di campagne razziste e norme legislative discriminatorie e
persecutorie.
Di fronte a un quadro cosi' funesto, il minimo che possiamo fare e'
raccogliere, preservare, far agire pensiero, parola e senso dell'umano,
dunque del politico; costruire e moltiplicare isole di disobbedienza civile
e di resistenza. Affinche' la nottata passi presto e l'alba non ci trovi
sorpresi e impreparati.

7. UNA SOLA UMANITA'. FULVIO VASSALLO PALEOLOGO: CHI SOSTIENE I CARNEFICI
DIVENTA UN CARNEFICE
[Dal sito http://clandestino.carta.org col titolo "Respinti, torturati e
dimenticati". Fulvio Vassallo Paleologo e' docente all'Universita' di
Palermo]

Ancora una volta, dopo qualche giorno di commozione per le vittime eritree
dell'ultima tragedia dell'immigrazione, mentre non si sa nulla di altre
imbarcazioni cariche di migranti che, nei primi giorni di settembre, erano
state segnalate alla deriva nel Canale di Sicilia, scattano puntuali i
processi di rimozione e di mistificazione della realta'.
L'Italia continua a trattare Gheddafi come un alleato privilegiato malgrado
le violenze e gli abusi ai danni dei migranti detenuti in Libia. Si ignora
il sostegno dato da Gheddafi al dittatore sudanese, condannato dal Tribunale
penale internazionale, al dittatore eritreo, ed ai signori della guerra in
Somalia. Chi sostiene i carnefici diventa un carnefice. Neppure le foto
delle violenze e degli assassinii di somali nel carcere di Bengasi, ed i
racconti degli orrori a cui nei centri di detenzione libici sono sottoposti
i profughi eritrei, scalfiscono il cinico calcolo economico ed il coacervo
di interessi oscuri che accomuna alla polizia libica diversi esponenti del
mondo politico, economico e culturale italiano. Ed anche l'Italia si avvita
in pratiche sempre piu' disumane. I pattugliamenti congiunti ed i
respingimenti collettivi continuano e da maggio sono oltre 1.500 i migranti
riconsegnati dalle unita' militari italiani alla polizia libica.
I ministri (Maroni e Frattini in testa), lo stesso Berlusconi, gli apparati
di informazione che obbediscono ai loro ordini (guidati dai nuovi vertici
Preziosi e Minzolini), i giornali e le televisioni "di famiglia", dopo avere
colpito e costretto alla difensiva (o al silenzio) quella parte del mondo
cattolico che aveva paragonato le tragedie dell'immigrazione allo sterminio
degli ebrei, si stanno esibendo nel consueto esercizio che alterna
allarmismo e rassicurazioni allo scopo di mantenere il consenso elettorale
sul tema immigrazione. Dopo le paure per la sicurezza, adesso gli stessi
responsabili della crisi economiche stanno alimentando una terribile "guerra
tra poveri" e gli immigrati (compresi i richiedenti asilo) vengono additati
come i nuovi "nemici interni".
Sempre piu' spesso la questione dell'ingresso dei richiedenti asilo viene
confusa con la "lotta all'immigrazione irregolare", quasi come se ascoltare
le istanze di soccorso e di salvataggio costituisse un incentivo o una vera
e propria agevolazione dell'immigrazione "clandestina". Si dimentica, o si
nasconde, che l'Italia ha accolto negli anni appena 50.000 titolari di asilo
o di altre forme di protezione internazionale, meno di un terzo della
Francia e di un decimo della Germania. Pero' qualcuno ha la faccia di bronzo
per invocare il sostegno dell'Europa, un sostegno che ben difficilmente
potra' arrivare sia per gli egoismi di alcuni stati (come la Polonia o la
Repubblica Ceca, ma l'elenco e' lungo), sia per il discredito, se non
l'infamia, di cui il governo italiano si e' coperto con la prassi dei
respingimenti collettivi, vietati da tutte le Convenzioni internazionali.
La vera questione viene nascosta accuratamente. Ne' l'Unione europea, ne'
l'Italia in questo momento, sembrano intenzionate ad aprire canali legali di
ingresso per lavoro ne' intendono adottare un regime unico vincolante (e non
facoltativo come oggi) per le procedure di asilo, a partire dalla
cancellazione del Regolamento n. 343 del 2003 (Regolamento Dublino) che
addossa sugli stati piu' esterni il maggior carico nell'accoglienza (e
spesso nel salvataggio) di quanti fuggono verso l'Europa.
Adesso sembra che tutte le responsabilita' siano dell'Europa e che solo le
decisioni delle istituzioni comunitarie possano risolvere il problema della
distribuzione dei rifugiati (resettlement) e soprattutto della
esternalizzazione delle richieste di asilo nei paesi di transito. Questa e'
la vera molla che spinge ad invocare il sostegno dell'Europa. Con la scusa
di volere sottrarre persone, tra le quali donne e minori, allo sfruttamento
dei trafficanti, si vorrebbe affidare all'Unione europea il compito di
finanziare proprio nei paesi di transito (come la Libia) nuovi sportelli
(forse anche centri di raccolta) per i richiedenti asilo, gestiti magari da
organizzazioni internazionali come Oim ed Acnur.
Sembrerebbe comunque che le istituzioni comunitarie si stiano ponendo
maggiormente il problema del resettlement (reinsediamento) degli asilanti
all'interno degli Stati dell'Unione mentre procedono con grande cautela (e
lentezza) nell'affrontare il tema del reinsediamento da paesi terzi (come la
Libia), molto piu' delicato dal punto di vista politico e molto piu' oneroso
dal punto di vista economico. Un progetto (questo del resetttlement) che e'
gia' fallito in Marocco ed Egitto, paesi dai quali molti richiedenti asilo
sono costretti a fuggire perche' le autorita' strappano loro i documenti di
riconoscimento rilasciati dall'Acnur, mentre sono appena qualche centinaio i
casi di persone che ottengono il riconoscimento di uno status di protezione
internazionale. Eppure quei paesi, a differenza della Libia, hanno
sottoscritto la Convenzione di Ginevra, e sarebbero dunque tenuti a
garantirne l'applicazione, mentre invece disperdono, anche verso la Libia o
nel deserto al confine con l'Algeria, quanti avrebbero titolo per ottenere
il riconoscimento del diritto di asilo.
Si invoca l'intervento (ed il sostegno finanziario) dell'Europa, ma quando
l'Europa critica la politica italiana dell'immigrazione non resta altro
argomento che il ricorso alle minacce ed alle pratiche eversive dell'ordine
costituzionale (interno e comunitario). Ci si indigna, ma si eludono le
"richieste di informazioni" della Commissione europea e persino le decisioni
di sospensiva delle espulsioni adottate dalla Corte europea dei diritti
dell'uomo (organo del Consiglio d'Europa).
Come i respingimenti collettivi effettuati ai danni di persone salvate da
unita' militari nel Canale di Sicilia, la pratica dei respingimenti
"informali" alle frontiere dell'Adriatico viola il diritto a rimanere nel
territorio italiano per il tempo necessario per l'accertamento dell'eta',
per il tempo necessario per l'esame della domanda di protezione
internazionale, per il tempo necessario a far valere i mezzi di ricorso. In
entrambi i casi si puo' verificare la violazione dell'articolo 3 della
Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti della persona, che sancisce,
anche per i casi di respingimento, il divieto di trattamenti inumani e
degradanti, norma che puo' essere invocata tanto davanti agli organi
comunitari che davanti alla Corte Europea dei diritti dell'uomo ed al
Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt).
E in verita' la stessa norma potrebbe essere richiamata dal giudice
nazionale, proprio in caso di allontanamento forzato degli immigrati,
soprattutto se c'e' il ragionevole dubbio che si tratti di minori. Ma viene
messa in discussione anche la stessa possibilita' effettiva di presentare un
ricorso individuale alla Corte di Strasburgo. Chi ha presentato un ricorso
alla Corte viene incarcerato e sottoposto a pressioni di ogni genere perche'
ritratti o perche' altri non seguano il suo esempio. Le prospettive di
condanna dell'Italia a livello internazionale sembrano ancora lontane,
possono dipendere da delicati equilibri politici, e questo contribuisce a
trasmettere alle autorita' militari la certezza della impunita', per quanto
gravi possano essere gli abusi commessi.
Sarebbe dunque auspicabile che la magistratura italiana sanzioni gli
illeciti internazionali commessi dalle autorita' italiane nei casi di
respingimento collettivo, perche' tali illeciti costituiscono anche
violazione del diritto interno, sia delle leggi di ratifica dei Trattati
internazionali, che delle disposizioni stabilite a favore dei richiedenti
asilo e dei minori non accompagnati.
Occorrerebbe anche che non siano sottoposti a procedimento penale tutti
coloro che operano azioni di salvataggio in mare conducendo i naufraghi in
un luogo sicuro, come imposto dal diritto internazionale del mare. Alcuni
processi, come quello intentato a carico dei responsabili della nave tedesca
Cap Anamur, o il successivo processo a carico di alcuni pescatori tunisini,
accusati del reato di agevolazione dell'immigrazione clandestina per avere
salvato nel 2007 decine di naufraghi in acque internazionali, hanno avuto,
al di la' dell'esito delle prossime sentenze che si attendono per il mese di
ottobre, un devastante "effetto annuncio".
Sono sempre piu' numerose le testimonianze di migranti che raccontano di
imbarcazioni civili che non si fermano per prestare soccorso, come e'
avvenuto da ultimo nel caso della tragedia dei 73 eritrei morti due volte,
prima per inedia e poi "cancellati" dalle vergognose affermazioni del
ministro dell'interno che ne ha addirittura negato l'esistenza a bordo del
gommone. Almeno in questo caso le fotografie diffuse da Malta hanno fatto
rapidamente giustizia delle menzogne diffuse per screditare le testimonianze
dei naufraghi.
Le vittime di queste prassi "informali" ben difficilmente possono far valere
con ricorsi individuali i loro diritti fondamentali, dal diritto alla vita
ed alla salute, ai diritti di comprensione linguistica e di protezione
internazionale. Le polizie di frontiera nei paesi di transito sono ancora
ampiamente colluse con le organizzazioni criminali. Il clima di illegalita',
a Patrasso come in Libia, e' dominante e numerosi agenti della polizia di
frontiera, in entrambi i paesi, sono finiti sotto inchiesta per corruzione,
come denunciato nei rapporti pubblicati da Fortresseurope.blogspot.com
Per queste ragioni spetta alle organizzazioni non governative costruire una
rete diffusa sul territorio in modo da garantire un monitoraggio continuo,
raccogliere la documentazione, diffondere le informazioni su quanto accade e
ricorrere a tutti gli strumenti legali interni ed internazionali per
denunciare quanto sta avvenendo alle frontiere marittime, secondo quanto
previste dai vari regolamenti di procedura delle organizzazioni
internazionali e comunitarie (per i quali si rinvia al sito
www.altrodiritto.unifi.it, alla rubrica Diritti/frontiere).

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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 33 del 9 settembre 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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