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Minime. 938
- Subject: Minime. 938
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 9 Sep 2009 01:03:51 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 938 del 9 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il primo passo della civilta' 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. "Genti di pace": Le morti nel Mediterraneo e il rischio della disumanizzazione 6. Paolo Naso ricorda Martin Luther King (2008) 7. Fawziyya Abu Khalid: Cordone ombelicale 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL PRIMO PASSO DELLA CIVILTA' Di ogni essere umano riconoscere la dignita' e i diritti, innanzitutto il diritto a vivere. E quindi opporsi a ogni guerra, a ogni strage, a ogni uccisione, ad ogni persecuzione. Della vita di ogni essere umano prendersi cura: poiche' una e' l'umanita'. * Cessi la criminale partecipazione italiana alla scellerata guerra afgana. Cessi la persecuzione dei migranti in Italia. 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. "GENTI DI PACE": LE MORTI NEL MEDITERRANEO E IL RISCHIO DELLA DISUMANIZZAZIONE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Il dibattito politico di questi giorni e' stato segnato dalla notizia della morte nel Canale di Sicilia di 73 cittadini eritrei in fuga dalla guerra. Del gruppo di profughi partiti dalle coste della Libia soltanto cinque sono riusciti ad arrivare vivi in Italia. Poche ore dopo il loro arrivo in Italia, il Ministro dell'Interno ha espresso dubbi sulla veridicita' dei loro racconti e la Procura di Agrigento ha annunciato la loro iscrizione nel registro degli indagati per il reato di immigrazione clandestina. Come "Genti di Pace junior" (http://mondomisto.blogspot.com) - movimento di giovani italiani, stranieri e figli di immigrati nati e cresciuti in Italia - siamo impegnati nella costruzione della convivenza a Milano. Da tempo sentiamo intorno a noi, nei luoghi di lavoro e di studio, il rischio dell'indifferenza. C'e' un clima di assuefazione che porta a registrare la morte dei "clandestini" nel Mediterraneo come un "normale" fatto di cronaca o addirittura una tragedia cercata. La morte di queste persone non scandalizza piu'. Assistiamo a un imbarbarimento culturale. Ormai, non solo fa paura chi e' straniero, ma lo si insulta e maltratta, spogliandolo della sua dignita' umana. Di fronte al susseguirsi degli sbarchi dei profughi, anziche' farsi coinvolgere dalle loro storie e chiedersi cosa fare per fermare la guerra nei loro Paesi, molti italiani reagiscono chiudendosi in un atteggiamento sempre piu' "difensivo": tutto cio' che arriva dall'esterno e' una minaccia. * In questo senso, ci preoccupa il gioco "Rimbalza il clandestino" diffuso dalla Lega Nord su Facebook e poi sospeso. Lo scopo del gioco e' fermare l'invasione dei "nemici" respingendo le barche dei clandestini, che spariscono dallo schermo accompagnate da un suono di vittoria. L'ideatore del gioco dichiara: "Abbiamo deciso di puntare molto sull'interattivita' e sulla rete, cercando di coinvolgere scherzosamente i giovani e sensibilizzarli su quello che, in realta', e' un fenomeno reale che affligge le nostre coste", e "Ci rivolgiamo a un target giovane, ed e' quindi inevitabile dover utilizzare un linguaggio semplificato e uno strumento, il gioco, in grado di attirare l'attenzione". Ai nostri occhi, la "semplificazione" di fronte alle storie drammatiche di chi fugge dalla guerra e' inaccettabile. Trattare questi temi in modo "scherzoso" non solo e' offensivo, ma anche disumanizzante. Quando i profughi diventano divertenti personaggi virtuali da allontanare per gioco, le loro vicende non sono piu' percepite come vicende umane. Si crea cosi' una distanza profonda nell'opinione pubblica che crea un vuoto intorno ai piu' deboli. * Nell'ultimo anno, noi di "Genti di Pace junior" ci siamo interrogati su come vivere la sfida della convivenza nella nostra citta' e nel nostro Paese, anche a partire dalle storie di immigrazione di molti di noi. La globalizzazione richiede una nuova visione del futuro. L'Italia sta cambiando: occorre affrontare il tema dei "nuovi italiani" e trovare soluzioni realistiche alle problematiche dell'immigrazione. A 150 anni dall'Unita' d'Italia, ripensiamo i concetti di patria e di identita' nazionale partendo dalla realta' di oggi che, ci piaccia o no, e' gia' multiculturale. L'idea di purezza etnica e' illusoria e pericolosa per il futuro dell'Italia. L'identita' non si costruisce sulla paura di qualcuno e non si cementa sull'odio verso gli stranieri. In un mondo sempre piu' globalizzato, chiudersi nell'etnia non solo e' irresponsabile ma anche antistorico. La storia d'Italia ci parla di una identita' plurale e aperta al mondo. Il vero "patriottismo" e' riscoprire questa identita' e renderla attuale. 6. MEMORIA. PAOLO NASO RICORDA MARTIN LUTHER KING (2008) [Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2008, col titolo "Martin Luther King. Un sogno che continua" e il sommario "Quarant'anni fa, in un hotel di Memphis, veniva ucciso Martin Luther King. Il pastore battista, teorico della nonviolenza e strenuo difensore dei diritti civili, aveva mobilitato il Paese ridandogli la speranza in una politica diversa. La stessa speranza alimentata oggi dal calvinista Barack Obama. E, come allora, l'America in coro risponde: 'Amen'". Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale] Il 4 aprile gli americani ricorderanno il quarantesimo anniversario della morte di Martin Luther King mentre per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un candidato nero corre con autorevolezza per la Casa Bianca. Il dato e' clamoroso perche' all'inizio della corsa per le presidenziali nessuno scommetteva che il senatore nero dell'Illinois sarebbe arrivato a competere direttamente con Hillary Clinton che per altro, ancora fino a qualche settimana fa, raccoglieva la maggioranza dei consensi della comunita' afroamericana. In pochi mesi, pero', Barack Obama e' riuscito ad annullare questo gap recuperando il sostegno di autorevoli e influenti leader del movimento per i diritti civili: da John Lewis a C. T. Vivian, da Joseph Lowery a Jesse Jackson, tutti a fianco di King in diversi momenti della sua azione politica e del suo ministero di pastore battista; ma anche prestigiosi intellettuali come Cornell West della Princeton University o la scrittrice premio Nobel Toni Morrison. Qual e' il segreto di questa rimonta? Semplice. Obama ha intuito la forza e l'attualita' del messaggio di King e ha ripreso alcuni temi della sua iniziativa politica, ne ha assunto la retorica, le metafore, la passione per le citazioni bibliche: che parli in una chiesa o in uno stadio, Barack Obama evita il linguaggio dei politici di professione, sia pure qualificati e preparati come la sua concorrente. Non insegue l'antipolitica ma piuttosto una diversa politica, che parli al cuore di gente che ha poca fiducia nelle gigantesche macchine di partito e diffida delle potenti lobby di Washington. Intendiamoci, Obama non e' un ingenuo che viene da un altro pianeta; anche lui ha una storia politica e sa bene qual e' la posta della partita che sta giocando; tuttavia la sua campagna vede una grande partecipazione popolare, punta sul cambiamento e, soprattutto, offre il sogno di un'America diversa. E cosi', fatalmente, il 4 aprile di quest'anno la memoria di tanti americani va a quarant'anni fa, quando l'omicidio di Martin Luther King spezzo' un altro sogno, quello di un'America finalmente integrata, capace di garantire ai suoi cittadini di colore gli stessi diritti e le stesse opportunita' sino ad allora riservati esclusivamente ai bianchi. Ripensare a quei giorni cosi' intensi e convulsi aiuta a capire certe dinamiche della politica americana di oggi e a individuare alcune chiavi del successo di un oscuro candidato dell'Illinois che milioni di americani, ovviamente non solo neri, sperano di vedere presto alla Casa Bianca. Quel proiettile sparato a Memphis quarant'anni fa interruppe una lunga marcia che King pianificava da mesi e che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto aprire una nuova fase di lotta sociale e politica: dopo le marce e le azioni nonviolente contro la segregazione razziale e dopo la mobilitazione per ottenere il diritto di voto - riconosciuto solo nel 1965 -, King riteneva fosse giunto il tempo di una grande iniziativa di massa contro la poverta'. "Nella contea di Whitman, in Mississippi, ho visto centinaia di bambini e bambine neri camminare per le strade senza scarpe", disse nel corso di un sermone pronunciato il 31 marzo 1968 nella cattedrale anglicana di Washington, il tempio delle grandi cerimonie dell'establishment politico e istituzionale. "Ho visto le loro madri e i loro padri che non solo erano disoccupati ma non avevano nessun tipo di reddito: nessuna pensione di vecchiaia, nessun assegno di assistenza... niente". Esperienze come questa avevano convinto King che, oltre che dalla linea del colore, gli Stati Uniti erano divisi e segregati da quella della poverta': e allora quel fronte delle coscienze che negli anni '50 e nei primi '60 aveva visto bianchi e neri marciare insieme per la desegregazione e per i diritti civili, doveva misurarsi in una nuova battaglia politica e morale contro la poverta'. L'idea era di una grande marcia su Washington, analoga a quella che nel 1963 aveva dato la spallata alle norme che escludevano dal diritto di voto milioni di cittadini afroamericani. Si colloco' in questo quadro l'interesse di King per la battaglia che da mesi conducevano i netturbini della citta' di Memphis, nel Tennessee: due di loro erano morti il primo febbraio del 1968, uccisi dagli ingranaggi di un camion per la spazzatura vecchio e difettoso. Dopo quell'incidente i milletrecento netturbini della citta' - tutti neri, sottopagati e mal tutelati - iniziarono uno sciopero per la sicurezza e per l'aumento delle retribuzioni. Gia' da tempo King denunciava il nesso tra poverta' e razzismo e gridava allo scandalo che la nazione piu' ricca e potente del mondo nascondesse angoli di poverta' e miseria. I soprusi contro i milletrecento netturbini di colore di Memphis - ai quali addirittura veniva negata la paga quando pioveva - erano il prodotto naturale dell'ordinario razzismo che ancora imperava in alcune aree del Sud. In questa fase il linguaggio di King fu piu' diretto e controverso che in passato: il sogno ottimista di un futuro migliore si confondeva con l'incubo per la residua violenza del razzismo; la fiducia nella solidita' dei principi democratici dell'America lasciava spazio alla critica del sistema di governo di quella societa'. A tratti la radicalita' dei suoi giudizi sembrava avvicinarsi a quella di Malcolm X, il leader musulmano nero ucciso nel 1965: in questa fase, meno nota e meno celebrata della sua azione, King denuncio' le "crepe sistematiche e non superficiali nella struttura del sistema americano", indisponibile a riconoscere che "il vero problema da affrontare e' la ricostruzione radicale della societa' stessa", come scrisse in Un testamento di speranza, pubblicato postumo nel 1969. Per King erano anni difficili: certamente continuava a godere di un eccezionale prestigio morale e politico ma, al di la' del giudizio sulla sua persona, vacillava la sua capacita' di tenere insieme, in una prospettiva nonviolenta, le diverse componenti del movimento per i diritti civili. Se gli studenti dei campus e i giovani dei ghetti urbani lo accusavano di moderatismo arrivando a chiamarlo "Zio Tom", ampi settori della societa' bianca gli rimproveravano di aver politicizzato il tema dei diritti civili e di averlo collegato all'opposizione alla guerra in Vietnam e alla lotta per la giustizia sociale. In questa fase King perse molti dei suoi antichi sostenitori, ritrovandosi piu' solo e piu' esposto, da una parte alla sorveglianza dell'Fbi che provava ad accusarlo di intelligenza col comunismo internazionale, e dall'altra agli attacchi della Casa Bianca che gli rimproverava la critica all'escalation militare nel Sud-est asiatico. La Marcia contro la poverta' doveva essere la replica a questi attacchi e l'occasione per uscire dal progressivo isolamento: in questo quadro il sostegno alla campagna dei netturbini di Memphis costituiva una tappa preparatoria di quel grande evento nazionale. All'inizio di febbraio, pertanto, King invio' a Memphis uno dei suoi collaboratori piu' preparati e brillanti, Jim Lawson: un giovane pastore metodista che, rifiutandosi di prestare servizio militare nella guerra di Corea, era partito missionario per l'India. Nella terra di Gandhi si era formato nelle tecniche della nonviolenza e, una volta rientrato negli Usa, King lo volle subito al suo fianco per promuovere l'azione del movimento per i diritti civili tra gli studenti. La missione di Lawson ebbe un successo solo parziale perche' lo sciopero dei netturbini si protrasse per settimane e, di fronte all'assoluta indisponibilita' alla trattativa da parte del sindaco e dell'Amministrazione della citta', la lotta si radicalizzo' e, a tratti, assunse un carattere violento. Pur essendo gia' stato a Memphis il 18 e il 28 marzo, King volle tornarvi il 3 aprile, fiducioso che un suo ulteriore intervento avrebbe indotto le autorita' locali ad aprire un tavolo di trattativa con gli scioperanti. La platea di Memphis, inoltre, gli avrebbe consentito di rilanciare il progetto della marcia a Washington "contro la poverta'". King giunse a destinazione in serata, stanco e con un po' di febbre. Il programma prevedeva un suo intervento al tempio massonico ma, per rimettersi un po' in sesto in vista degli impegni del giorno successivo, disse ai suoi collaboratori che sarebbe rimasto a riposare in albergo. Quando Ralph Abernathy, il suo braccio destro, riferi' alla platea che probabilmente King non sarebbe arrivato, si levo' un rumoroso disappunto. Inatteso, forse. Segui' una telefonata al Lorraine Hotel dove King riposava e la richiesta di fare di tutto per raggiungere la folla che lo attendeva. Giunto al tempio massonico, King fu accolto da una standing ovation e inizio' a parlare con la passione e l'efficacia di sempre. Parlo' dei netturbini e della loro determinazione, si rivolse al pubblico chiedendo sostegno alla loro mobilitazione, ricordo' altre grandi battaglie del movimento per i diritti civili: il boicottaggio degli autobus di Montgomery, le marce a Birmingham, le violenze della polizia, gli arresti, gli attentati. E ricordo' come alla fine il movimento per i diritti civili vinse quelle battaglie che hanno reso l'America migliore, battaglie necessarie "a fare dell'America quello che dovrebbe essere". Si dice che tutti i leader del movimento per i diritti civili tenessero la Costituzione degli Stati Uniti in una mano e la Bibbia nell'altra: e in effetti non c'e' discorso di King che non citi i documenti di fondazione della democrazia americana, le solenni parole della Costituzione o della Dichiarazione d'indipendenza in cui si proclamano il diritto alla vita, alla liberta' e al perseguimento della felicita'. Accadde anche la sera del 3 aprile del 1968, quando King attribui' al movimento la capacita' di riportare l'intera nazione "a quelle fonti della democrazia che erano state messe allo scoperto dai Padri fondatori". Ma, come sempre, l'ultima parola fu quella del predicatore che sentiva il peso, il rischio e forse la stanchezza della sua missione. "Abbiamo dei giorni difficili davanti a noi", concluse, "ma ora non importa. Perche' sono stato sulla cima della montagna. Come tutti vorrei vivere una lunga vita... ma questo adesso non mi interessa. Dio mi ha permesso di salire sulla montagna e di la' ho guardato. E ho visto la Terra promessa. Forse non ci arrivero' insieme a voi. Ma voglio che questa sera voi sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla Terra promessa". King, insomma, come Mose' che dal monte Nebo vede la Terra promessa ma non riesce a raggiungerla: tali parole destarono piu' di qualche perplessita' e parecchio sconcerto. Almeno sino all'indomani mattina quando, dopo essersi affacciato al balcone del Lorraine Hotel, King fu ucciso da un colpo sparato da James Earl Ray. Dopo quarant'anni l'icona King e' ancora viva e non stupisce che venga utilizzata anche in campagna elettorale. Lo fa Hillary Clinton e ovviamente anche Barack Obama che, in varie occasioni, ha parlato di King come Giosue' alle porte della citta' di Gerico, quando al suono del corno di un ariete crollarono le possenti mura della citta'. Un racconto della Bibbia che ha ispirato uno dei canti spiritual piu' noti della tradizione musicale afroamericana che racconta la fine di un potere che appariva inviolabile. E' una grande metafora biblica della forza della giustizia di Dio che riesce ad abbattere i poteri di questo mondo. E Barack Obama ha voluto richiamarla lo scorso 20 gennaio, in un discorso tenuto nella Ebenezer Church di Atlanta, quella dove King crebbe e predico' lungamente. In quell'occasione Barack ha ripreso anche un altro tema proprio di King, quello del deficit morale della societa' americana: "Sto parlando di un deficit di empatia", ha affermato, "della nostra incapacita' di riconoscerci nell'altro; di capire che siamo i guardiani di nostro fratello e di nostra sorella, perche' siamo tutti legati in un unico destino". E' il tema, anch'esso proprio di King, della beloved community, di una comunita' riconciliata dalla logica dell'amore. Quella di Obama appare un'America spiritualmente viva e moralmente determinata, che assomiglia molto di piu' al "fronte della coscienza" costruito da Martin Luther King negli anni del movimento per i diritti civili che alla destra religiosa e ai suoi telepredicatori fondamentalisti cosi' in auge nella Casa Bianca di George W. Bush. Martin Luther King era un pastore, Obama e' un laico impegnato in una denominazione storica del protestantesimo americano, la Chiesa Unita di Cristo, costituitasi in epoca coloniale sull'onda delle migrazioni luterane e calviniste dalla Germania verso il nuovo continente. Ma il laico Obama sa parlare come un pastore e sa chiudere il suo discorso come se fosse un sermone domenicale, con un appello diretto alla coscienza e all'impegno personale: "Le mura di Gerico potranno finalmente crollare, ma solo se noi preghiamo insieme, lavoriamo insieme e marciamo insieme. Fratelli e sorelle, noi non possiamo camminare da soli. Nella lotta per la pace e la giustizia non possiamo camminare da soli. Nella lotta per le pari opportunita' e l'eguaglianza non possiamo camminare da soli. Nella lotta per guarire questa nazione e riparare questo mondo non possiamo camminare da soli". E come accadeva in tante chiese americane ai tempi di King, il popolo di Dio applaude e grida "Amen". * Postilla. Martin Luther King il puritano Su quanto, come e perche' il movimento per i diritti civili di Martin Luther King abbia cambiato la societa' e la politica americana si e' molto studiato fino a oggi: la scelta della nonviolenza come metodo, la battaglia per l'integrazione razziale, gli ideali di giustizia sociale e pace mondiale. Molto meno note, invece, sono le radici culturali e religiose a cui si ricollegano le intuizioni politiche del pastore battista afroamericano. E' questa la lacuna che viene a colmare Come una citta' sulla collina (Claudiana, nelle librerie a partire da aprile), l'ultimo libro dell'autore di questo articolo. Paolo Naso, docente di Scienza politica all'Universita' La Sapienza di Roma, indaga sui riferimenti biblico-teologici del discorso pubblico di Martin Luther King. E sostiene che il leader nero riusci' a mobilitare l'America perche' fu capace di rilanciare il "sogno" di un Paese benedetto da Dio, proprio di quella tradizione puritana che, dai Padri pellegrini in avanti, ha fatto grandi gli Stati Uniti. 7. POESIA E VERITA'. FAWZIYYA ABU KHALID: CORDONE OMBELICALE [Da AA. VV., Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee, Mondadori, Milano 2007, p. 181] Mia madre porto' dal deserto una corda di sabbia che lego' al mio ombelico. Non importa quanto lontano io vada sono come un secchio che cerca invano di raccogliere la luna riflessa nello specchio d'acqua in fondo a un pozzo. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 938 del 9 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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