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Legalita' e' umanita'. 20
- Subject: Legalita' e' umanita'. 20
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 27 Aug 2009 13:38:48 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 20 del 27 agosto 2009 In questo numero: 1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 3. Cosa fare 4. Augusto Cavadi: Un digiuno di solidarieta' 5. Beppe Del Colle: Senza il loro lavoro saremmo tutti piu' poveri 6. Leoluca Orlando: Per chi suona la campana 7. Ernesto M. Ruffini: Leggi razziali 8. Alfio Sciacca: La Procura di Agrigento si appresta a porre la questione dell'incostituzionalita' del reato di immigrazione clandestina 9. Nadia Urbinati: Sulla nazione come storia di riconoscimento ed inclusione 10. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 11. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 4. UNA SOLA UMANITA'. AUGUSTO CAVADI: UN DIGIUNO DI SOLIDARIETA' [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per questo intervento] Per oggi, giovedi' 27 agosto, il Sinodo valdese ha proposto un digiuno di solidarieta' con gli immigrati che lo Stato italiano vieta di accogliere. Ho aderito (nelle modalita' consentitemi dall'essere in viaggio) perche' mi pare una iniziativa in cui convergono messaggio evangelico e ragionevolezza umana. Possono dissentire solo quanti sono privi di fede o privi di buon senso o, come nel caso del governo italiano attuale, privi di entrambi. 5. UNA SOLA UMANITA'. BEPPE DEL COLLE: SENZA IL LORO LAVORO SAREMMO TUTTI PIU' POVERI [Da "Famiglia cristiana" n. 35 datato 30 agosto 2009 (ma gia' pubblicato) riprendiamo il seguente editoriale di Beppe Del Colle dal titolo "Senza il loro lavoro saremmo tutti piu' poveri", l'occhiello "L'immigrazione, una grande risorsa economica per il nostro paese" e il sommario "Una ricerca della Banca d'Italia conferma che l'immigrazione ci e' di aiuto in termini fiscali, economici e di qualita' occupazionale: gli immigrati, infatti, fanno mestieri che noi non vogliamo piu' fare"] Se l'immigrazione e' il problema piu' sentito dagli italiani in questa estate di sconci pettegolezzi, ma anche di polemiche assurde fino al ridicolo, allora e' giunto il momento di fare due conti. Il primo viene dalla Banca d'Italia e riguarda i numeri e le occupazioni regolari degli immigrati, ma soprattutto insiste su una tesi irrefutabile: non portano via lavoro agli italiani. Nel Centronord, dove piu' forte e' la percezione popolare negativa del fenomeno, il 79,3 per cento degli stranieri fanno gli operai (mentre fra gli italiani lo fanno solo il 35,1 per cento), ma guadagnano l'11 per cento in meno dei nostri connazionali. Il loro tasso di occupazione complessivo e' dell'83,1 per cento, il nostro del 74,5. Le differenze riguardano soprattutto la qualita' delle occupazioni, dove certi confronti sono spietati: fra gli uomini, nelle costruzioni opera il 27,6 per cento dei dipendenti immigrati, contro l'11,1 dei nostri; fra le donne il 42,7 per cento delle straniere e' dedito ai servizi familiari (badanti, colf) contro appena il 7,5 delle italiane. La ricerca della Banca d'Italia ne conclude che l'immigrazione ci e' di aiuto in termini fiscali (i dipendenti regolari o i commercianti o gli artigiani indipendenti pagano i contributi e le tasse come tutti noi), in termini economici (producono ricchezza e consumano come noi), in termini di qualita' di occupazioni (fanno mestieri ed esercitano funzioni che noi non vogliamo piu' fare, permettono a molte donne italiane di lavorare fuori casa). Secondo conto. Per la sanatoria delle badanti e delle colf, aperta dal 21 agosto fino al 30 settembre, lo Stato calcola di incassare fra i 300 e i 450 milioni di euro, a seconda della cifra finale delle regolarizzazioni, per ciascuna delle quali le famiglie o i datori di lavoro che ne fruiscono devono versare 500 euro come forfait sul mancato pagamento del lavoro finora clandestino nei mesi fra aprile e giugno. Terzo conto, molto meno preciso, ma esemplare. La Regione Campania ha venduto un terreno di sua proprieta' a San Nicola di Varco, una frazione di Eboli, dove verra' installato da una societa' privata un polo agroalimentare d'eccellenza. Su quel terreno c'era una volta un mercato ortofrutticolo, adesso da anni c'e' un accampamento di settecento immigrati nordafricani, in maggioranza marocchini, che vivono (secondo un servizio dell'Ansa del 21 agosto) "in condizioni disumane, senza acqua ne' servizi igienici, fra immondizia e topi". Ogni mattina quegli infelici aspettano che i "caporali" vengano a ingaggiarli per lavori agricoli nei dintorni, per 25 euro al giorno. Riassumendo: gli immigrati sono una nostra molteplice risorsa, per l'erario, per la previdenza sociale e per i privati, ma non li vogliamo. Quando poi capita ancora che una settantina muoiano in mare, diamo la colpa a Malta, all'Europa, alla Libia, a tutti meno che alla nostra indifferenza. Il problema e' enorme, le cifre parlano di molti milioni di immigrati, dall'Est europeo, dall'Africa o dall'Asia o dal Sudamerica, in molti Paesi dell'Europa occidentale. Servirsene solo per litigare fra politici, come si fa in Italia, e' desolante. 6. UNA SOLA UMANITA'. LEOLUCA ORLANDO: PER CHI SUONA LA CAMPANA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 agosto 2009 col titolo "Attacco agli immigrati ma non solo" e l'occhiello "Diritti. Per chi suona la campana"] Siamo ridotti - ed e' gravissimo - a dover ricordare che gli immigrati sono esseri umani. La perversione etica del governo Berlusconi - accanto e a monte della sistematica mortificazione di valori e di diritti - sta modificando e violando elementari regole di convivenza civile. Il pubblico si fa privato e il privato si confonde e sfrutta il pubblico, i mezzi e i voli di Stato vengono usati per il trasporto di escort; il diritto al lavoro e' considerato favore e merce; per il riconoscimento di diritti e per la soddisfazione di bisogni i cittadini non devono piu' rispondere alla domanda "chi sei? che sai? che sai fare?", ma alla domanda "a chi appartieni?"; il diritto all'uguaglianza e' considerato - per legge - una eventualita' in danno di chi non ha casta; il diritto di informare e di essere informati e' sepolto da una montagna di veline; la liberta' di mercato viene sottomessa a dilaganti conflitti di interesse; la sicurezza viene affidata a ronde private, mentre le forze dell'ordine sono costrette ad operare con strutture inadeguate e con tagli di personale e risorse. In questo panorama, gli immigrati divengono una fastidiosa presenza, indicati - tutti coloro che risiedono in Italia - come un pericolo da contrastare e - tutti coloro che cercano di immigrare - come nemici da respingere con ogni mezzo. Questo governo ha affidato in appalto alla Libia - in cambio di enormi affari - la gestione di veri lager, nei quali tradurre con la forza esseri umani non necessariamente libici e non necessariamente provenienti da porti libici. La Ue, l'Onu, le Associazioni internazionali che si occupano di diritti, autorita' morali e religiose, intellettuali e giornalisti di tutto il mondo nei confronti di Berlusconi non hanno alcun fatto personale ne' sono parte di congiure come ritiene il premier. La realta' internazionale esprime cio' che e' diffusa consapevolezza da parte di milioni di italiani liberi: le scelte del governo Berlusconi in tema di immigrazione sono il termometro di un sistema che si fa regime. Tutte le dittature gettano la maschera, svelano le proprie nefandezze quando si occupano degli ultimi, degli emarginati, dei diversi. E' accaduto cosi' con il nazismo, con il fascismo, con lo stalinismo, con ogni dittatura. Ogni dittatura ha bisogno di avere una categoria, una razza,una fede, una classe di esseri umani da elevare a simbolo e a monito per la mortificazione dei diritti di tutti, anche di chi non appartiene a quella categoria, a quella razza, a quella fede, a quella classe. Nessuno si illuda. Qualcuno cerca di distrarre l'attenzione ricordando che le scelte riguardano gli immigrati e che, pertanto, chi non e' immigrato non ha nulla di che preoccuparsi. No. Non e' cosi'. La campana a morte non suona soltanto per i diritti umani degli immigrati, essa suona per tutti e per ciascuno, per i diritti di ogni essere umano. 7. UNA SOLA UMANITA'. ERNESTO M. RUFFINI: LEGGI RAZZIALI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 agosto 2009 col titolo "Il pacchetto sicurezza agli occhi della storia" e l'occhiello "Leggi razziali. Il senno di poi e le norme di oggi"] Non sempre la storia concede il lusso del senno di poi. Un giudizio tardivo, a mente fredda e senza timore di conseguenze, non rende un gran merito a chi lo esprime. All'indomani della caduta del fascismo abbiamo espresso un giudizio di condanna verso la legislazione razziale promulgata durante il ventennio. Quel giudizio e' arrivato certamente in ritardo per gli uomini e le donne che furono oggetto di quelle leggi ma ha avuto almeno il merito di interrompere un silenzio che era ormai diventato vergognoso. La domanda che ha attraversato gli anni e': perche'? Perche' quel giudizio e' stato solo tardivo? Perche' il silenzio duro' cosi' a lungo? Dove era finita la maggior parte degli italiani, brava gente che si limitava ad indignarsi sottovoce? Non puo' esserci una risposta uguale per tutti, una risposta collettiva che possa giustificare quella triste pagina della nostra storia. Ciascuno rispose allora e risponde adesso alla propria coscienza. Oggi certamente non e' possibile che gli stessi fatti si ripetano. Quando la storia si ripete lo fa con altri volti, altri nomi, altri fatti. Allora le leggi razziali prevedevano che gli ebrei non potessero contrarre matrimonio con gli italiani, che gli italiani non potessero assumere gli ebrei, che gli ebrei stranieri non potessero trasferirsi in Italia, che tutti gli ebrei fossero oggetto di specifiche annotazioni nei registri dello stato civile, che i ragazzi ebrei non si potessero iscrivere nelle scuole pubbliche. Oggi le leggi non sono razziali, ma di sicurezza, almeno nel nome. Io pero' non mi sento affatto sicuro nel sapere che queste leggi prevedano che gli stranieri commettano un reato per il solo fatto di venire in Italia per migliorare la propria vita; che a volte, dopo essere sopravvissuti in mare a viaggi drammatici, vengano dapprima soccorsi, poi paradossalmente fermati perche' colpevoli del reato di ingresso illegale nello Stato e infine trattenuti in disumani centri di identificazione ed espulsione; che comunque, anche se in regola con il permesso di soggiorno, debbano sottoscrivere un accordo di integrazione con il nostro Stato, qualunque cosa si intenda con una simile bestialita'; che, inoltre, qualora presentino domanda di ricongiungimento familiare, gli uffici comunali debbano verificare le condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui vivono (come se le condizioni dei centri di espulsione possano essere considerate accettabili); che a noi cittadini regolari, infine, sia data la possibilita' di organizzarci in ronde per presidiare il territorio. Oggi, non domani, ci e' data la possibilita' di riscattarci come popolo, come nazione, come storia. Oggi, non domani, ci e' data la possibilita' di indignarci per quello che sta accadendo e per ricordare la lezione che abbiamo imparato piu' di sessanta anni fa. 8. UNA SOLA UMANITA'. ALFIO SCIACCA: LA PROCURA DI AGRIGENTO SI APPRESTA A PORRE LA QUESTIONE DELL'INCOSTITUZIONALITA' DEL REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA [Dal "Corriere della Sera" del 25 agosto 2009 col titolo "E Agrigento pensa di fare ricorso alla Consulta" e il sottotitolo "La procura siciliana e le misure sui clandestini"] Al processo non dovrebbero arrivarci ma se dovessero finire davanti al giudice di pace per il reato di immigrazione clandestina la procura e' gia' pronta a sollevare l'eccezione di costituzionalita'. Questa la strategia messa a punto dal procuratore di Agrigento Renato Di Natale e dall'aggiunto Ignazio Fonzo che in pratica condividono i profili di incostituzionalita' sollevati da diversi giuristi subito dopo l'approvazione del decreto sicurezza. "Ci stiamo ragionando - affermano i due pm - ma pensiamo proprio che ci siano gli estremi per avanzare l'eccezione di costituzionalita'". In caso di accoglimento dell'istanza l'eventuale processo si sospenderebbe in attesa del pronunciamento della Consulta. Ma al momento si tratta solo di ipotesi in quanto e' facile prevedere che i cinque superstiti della tragedia nel Canale di Sicilia non arriveranno a processo perche' potranno ottenere asilo politico provenendo da una zona di guerra. Ma non e' certo questione di poco sapere qual e' l'orientamento della procura d'Italia piu' esposta sul fronte dell'immigrazione clandestina. Se dunque non avverra' per quest'ultima vicenda alla prima occasione utile potrebbe essere proprio Agrigento ad aprire la questione della costituzionalita' della norma fortemente voluta dal ministro Maroni. Del resto nei giorni scorsi Di Natale era stato molto esplicito: "Se fossi un vescovo direi ben altro e ricorderei a tutti che ci sono i diritti dell'umanita' da salvaguardare, ma sono un magistrato e debbo applicare la legge". E cosi' ha fatto. Proprio ieri ha iscritto i tre eritrei maggiorenni nel registro degli indagati per il nuovo reato di immigrazione clandestina (al contempo sono cominciati gli interrogatori) mentre si procede contro ignoti per omicidio colposo plurimo. "Ma allo stesso tempo - osserva - vogliamo agire in base agli strumenti che la legge ci mette a disposizione". Dunque in questo o in un prossimo caso verra' quasi sicuramente sollevata la questione dell'incostituzionalita' del reato di immigrazione clandestina. 9. UNA SOLA UMANITA'. NADIA URBINATI: SULLA NAZIONE COME STORIA DI RICONOSCIMENTO ED INCLUSIONE [Dal quotidiano "La Repubblica" del 26 agosto 2009 col titolo "Il coraggio di una nazione"] A partire dalla Rivoluzione francese, la nazione e' stata concepita come il corpo sovrano rappresentato nell'assemblea costituente e poi nel Parlamento. La nazione, prima ancora di assumere connotazioni etniche o culturali, e' stata concepita come l'unita' giuridica e politica delle donne e degli uomini che risiedono stabilmente in un paese e sottostanno alle leggi dello Stato (per i rivoluzionari francesi un anno di residenza era sufficiente ad acquisire il diritto di voto). Anche se non tutti i costituenti francesi concepirono l'inclusione nel corpo nazionale come un diritto universalmente distribuito, tuttavia dal momento in cui l'imputazione individuale di responsabilita' di fronte alla legge e il consenso espresso con il voto sono diventati i criteri legittimanti, la lotta per il diritto di voto e l'inclusione nella cittadinanza ha segnato la storia della democratizzazione nei paesi moderni. A questa tradizione appartiene Giuseppe Mazzini, la cui idea di nazione e' stata squisitamente politica (egli ha radicalmente distinto la nazionalita', che concepiva come autodeterminazione democratica, dal nazionalismo che criticava come un'ideologia non politica e pericolosamente egoistica), ma anche pensatori moderati cattolici come Antonio Rosmini, Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo e soprattutto teorici liberali-federalisti come Carlo Cattaneo e Carlo Pisacane. La differenza tra loro riguardava essenzialmente l'interpretazione dei criteri e dell'estensione dell'inclusione: per Mazzini, Cattaneo e Pisacane questi criteri erano idealmente universali e democratici, per Rosmini, Gioberti e Balbo invece, come per molti liberali moderati dell'Ottocento, valeva la capacita' censitaria come condizione per l'inclusione politica. Comunque sia, da allora la questione dell'inclusione nel corpo della nazione (e per questa ragione la definizione dei requisiti e dei criteri che denotano la nazione) e' diventata oggetto fondamentale delle distinzioni ideologiche e della stessa lettura della storia italiana e ora anche di quella europea. Un tema che e' ancora oggi in primo piano. A partire dalle lotte risorgimentali, e soprattutto dall'unita' nazionale, le forme di appartenenza alla nazione sono state l'oggetto di conflitti e di trasformazioni. La storia dell'unita' italiana puo' essere interpretata come la storia delle battaglie per l'inclusione nel corpo politico ovvero per l'estensione dei diritti politici oltre che di quelli civili e, poi, sociali: nell'Ottocento furono le classi lavoratrici e contadine a rivendicare l'appartenenza alla nazione politica; nei decenni della democratizzazione che ha vinto sul fascismo, sono state le donne, i giovani e coloro che appartenevano a minoranze linguistiche e religiose; oggi, nell' Italia postindustriale sono gli immigranti che giungono nel nostro paese per vivere e lavorare a chiedere l'inclusione. Il tema dell'inclusione non riguarda semplicemente il diritto di voto. Esso concerne tanto l'interpretazione dei diritti individuali fondamentali e della tolleranza quanto la stessa riformulazione dell'identita' del corpo sovrano e degli individui che chiedono di farne parte. L'inclusione e' una rivendicazione di dignita' e di responsabilita', ovvero di cittadinanza in senso pieno e non solo giuridico; e' una rivendicazione di rispetto e riconoscimento del diritto di ciascuno di praticare la propria religione, vivere la propria scelta sessuale, coltivare la propria tradizione culturale (l'Italia e' essa stessa uno straordinario esempio storico di unita' nella differenza culturale). La definizione della cittadinanza, i suoi caratteri e la costellazione di diritti che la qualificano, sono l'oggetto del contendere nelle questioni di inclusione. Per questa ragione, ogni studio sulla nostra storia nazionale dovrebbe diventare anche uno studio sulle trasformazioni di questa identita' e delle forme di appartenenza ad essa. La lotta delle minoranze (pensiamo in primo luogo alle minoranze nazionali tedesche e francesi o a quelle sarde e siciliane, ma anche alle minoranze religiose, come gli ebrei, gli evangelici o i valdesi, e oggi i mussulmani) ha non solo portato a ridefinire in maniera non intollerante la nazione italiana, ma ha anche contribuito a consolidare quel processo di autonomie regionali che ha cambiato radicalmente l'ordine politico e amministrativo del nostro paese. Egualmente: la lotta dei lavoratori e delle donne per l'inclusione nel corpo politico ha aperto la strada alla rivendicazione e conquista di diritti prima sconosciuti (la terza generazione di diritti, ovvero i diritti sociali e sindacali) e cambiato la stessa identita' dello Stato da semplice sistema legal-coercitivo a Stato sociale. Infine, la natura democratica dello Stato nazionale cosi' come e' emersa da queste lotte ha inaugurato la sfida che ci e' piu' vicina: quella di una politica democratica delle frontiere e quindi dell'ospitalita' e della tolleranza; infine, e soprattutto, dell'inclusione degli immigrati nella nazione italiana. Non e' esagerato dire che la messa in moto con il Risorgimento della politica di autodeterminazione nazionale e democratica ha avuto e ha effetti trasformativi della nostra identita' collettiva che vanno ben oltre gli eventi storici ottocenteschi e le stesse intenzioni dei protagonisti che li hanno animati, promossi e guidati. La nazione quindi come trama della storia politica e civile passata e presente - un'occasione per ripensare criticamente a quello che siamo e vogliamo, o non vogliamo, essere. Come ha scritto Adriano Prosperi sulla "Repubblica" di qualche giorno fa, "e' sulla base di questa consapevolezza storica che oggi si puo' dare un senso alla celebrazione dell'unita' d'Italia guardando avanti, a una nuova e piu' coraggiosa integrazione". 10. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 11. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 20 del 27 agosto 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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