Nonviolenza. Femminile plurale. 272



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 272 del 27 agosto 2009

In questo numero:
Maria G. Di Rienzo: Veleni per bambine S.p.A.

RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: VELENI PER BAMBINE S.P.A.
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento]

C'era una volta una ragazzina, chiamiamola Giulia, che frequentava le medie
nell'anno scolastico 2006/2007. Era talmente brava negli studi e cosi'
entusiasta di quel che imparava che la sua reputazione a scuola divenne
altissima. Era anche una ragazzina molto sensibile, attenta a quel che
accadeva intorno a lei, e gia' faceva volontariato nel suo quartiere. Oggi
sta in un letto d'ospedale, ridotta ad uno scheletro, e la sua madre
disperata sta lottando affinche' la dirigenza scolastica si assuma qualche
responsabilita'. Per tutto l'anno scolastico menzionato, infatti, tre
compagni bulli l'hanno tormentata dicendole che era grassa, una brutta
cicciona, una scrofa ingorda eccetera eccetera. All'inizio del 2008 la
fanciulla ha avuto il primo ricovero ospedaliero, perche' il suo peso,
eccessivamente basso, la metteva in pericolo di vita. Le dichiarazioni
standard degli insegnanti e del preside sono state di questo tenore:
l'intera faccenda e' "un disgraziato incidente", "Non si puo' correlare
l'anoressia al dileggio dei compagni", "Sarebbe altrettanto facile dire che
la ragazza e' diventata anoressica a causa del suo rapporto con la madre".
L'ultima scusa e' davvero la più facile di tutte, ed e' fervidamente
raccomandata ad ogni livello. Ci evita, per esempio, di chiedere scusa a
Sofia, decenne sottratta alla madre tramite carabinieri da un padre
violento, gia' condannato per gravi maltrattamenti alla moglie ma titolare
di posizione sociale ed indubbia fede machista. C'e' voluto il tribunale per
accertare che la "sindrome della madre malevola" usata per togliere Sofia
alla mamma era un'idiozia "non accettata dalla comunita' scientifica", e che
la bimba aveva consistenti ragioni per temere suo padre, ma intanto grazie
all'aiuto degli psicologi d'accatto l'abbiamo fatta urlare e svenire fra le
braccia degli "uomini neri" venuti a strapparla dalla sua casa (anche Sofia
e' finita in ospedale). Per il resto, che volete, i professionisti
dell'educazione e dell'istruzione non hanno tutti i torti a cercare di
"svangarla": un proverbio africano dice efficacemente che "Ci vuole un
villaggio per crescere un bambino". Per cui non e' stata solo l'efferata
cretineria dei piccoli bulli o la criminale indifferenza degli insegnanti ad
avviare Giulia sulla sua personale via crucis. Come me, come voi, la
ragazzina sara' di sicuro entrata qualche volta in un supermercato, e se
voleva comperarsi un pigiama avra' girato fra gli espositori della
biancheria per bambini, dove come me, come voi, ha visto i tanga decorati di
lustrini e piumette, disegnati per bambine dai 7 ai 10 anni d'eta'. Ma se ha
preferito girare per la corsia dei giocattoli ha potuto ammirare dozzine di
bambole mutanti scheletriche, senza quasi torso ad eccezione dei seni, con
improbabili lunghissime gambe, vestite di minigonne in pelle, calze a rete e
scarpe o stivaloni con il tacco alto: praticamente l'outfit (non storcete il
naso, oggi si dice cosi') delle escort (appunto) italiane prima che
diventino consigliere, deputate, assessore e ministre, quando ancora cantano
sulle tv private "Si abbassa la mutanda, si alza l'auditel".
E la televisione, giusto. Come me, come voi, Giulia ha visto che il premio,
l'ammirazione, l'ascesa sociale, l'approvazione, vanno a quella delle
sculettanti scosciate che accetta di mostrarsi piu' muta, piu' stupida e
piu' acquiescente di tutte le altre. Ha visto uomini umiliare e
ridicolizzare chi si comporta diversamente. Come me e voi, ha visto le
pubblicita', i cosiddetti "consigli per gli acquisti" dove praticamente
qualsiasi cosa e' messa in vendita con un corpo femminile piu' o meno
anoressico, dove le donne quando parlano si preoccupano di come lavare
meglio i piatti o di come liberarsi da quegli orribili peli "superflui" (chi
ha stabilito che sono tali, tra l'altro?) o di come occultare il disgustoso
fatto che sono mestruate. D'altronde, se devi trasformarti nel liscio
manichino della "femminilita'", sapete, quell'enorme frode fantastica con
cui schiantare le donne reali, un po' di ribrezzo per te stessa giovera'
alla bisogna. Il manichino, tra l'altro, ha un'eta' sempre piu' bassa: i
messaggi culturali stanno premendo su questo, e cioe' sul farci credere che
la sessualizzazione delle bambine e delle ragazze e' cosa buona e giusta.
Persino con un tocco di "progressismo", giacche' per dieci anni buoni icone
intellettuali ambosessi ci hanno spiegato quanto moderno e liberatorio fosse
l'andazzo. Adesso siamo al fondo del barile: famiglie ed amici incoraggiano
le bambine ad essere oggetti sessuali, e le trattano come tali. Le
conseguenze sono logiche: se una ragazzina impara che un comportamento ed un
abbigliamento sessualizzato ottengono il plauso della societa' e dei suoi
pari (il cui giudizio e' quello che teme di piu') non avra' altre
aspirazioni che fare la velina, o si affamera' a morte per ottenere quel
corpo "perfetto" che e' tale solo se eccita sessualmente il sesso opposto.
*
Il mese scorso, il nostrano Ministero della Salute ha ordinato il ritiro dal
commercio sul territorio nazionale di una serie di prodotti cosmetici. Si
tratta di fard, ombretti, ciprie e rossetti dai prezzi assai contenuti che
erano disponibili nelle profumerie e nei supermercati di tutta Italia: le
analisi hanno rilevato la presenza in essi di cromo, nichel, piombo e
arsenico; in alcuni casi vi erano anche tracce di contaminazione
microbiologica. Pare che la composizione di questi cosmetici sia
responsabile di un bel po' di irritazioni e dermatiti. Ma non dobbiamo
giudicare in fretta: puo' darsi che cio' sia accaduto perche' le pelli a cui
erano destinati mancavano di addestramento. Infatti, erano kit di trucco per
bambine. E sapete cosa stava immediatamente sotto a questa notizia, nel
giornale in cui l'ho letta? Un bel sondaggio interattivo: "La cellulite
delle dive. Guarda e vota, chi e' messa peggio?". Secondo me, quella messa
peggio e' la redazione. Non c'e' niente di piu' devastante della morte dei
neuroni, neppure la cellulite.

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Numero 272 del 27 agosto 2009

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