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Nonviolenza. Femminile plurale. 260
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 260
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 23 Jul 2009 10:08:34 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 260 del 23 luglio 2009 In questo numero: 1. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte prima) 2. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte seconda) 3. Una linea telefonica al Centro antiviolenza "Barbara Cicioni" di Perugia 4. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 5. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 1. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE PRIMA) [Riproponiamo (l'abbamo gia' pubblicata nelle "Minime" dal n. 156 al n. 165 nel 2007) la seguente dispensa predisposta nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina" che abbiamo ripreso dal sito www.uniroma2.it] Premessa Per parlare di femminismo e discipline classiche e' ovviamente necessario avere un'idea di cosa sia il femminismo, e di quale sia l'influsso che il femminismo ha esercitato sulle scienze umane. Per questo, prima di affrontare il tema del femminismo nello studio dell'antichita' classica in generale, e della letteratura latina in particolare, riteniamo sia indispensabile fornire una breve introduzione al pensiero e alla critica letteraria femminista. Il femminismo e' un fenomeno caratterizzato da due aspetti strettamente intrecciati tra loro: da un lato, esso e' un movimento politico di donne che si sono battute e si battono per i diritti sociali, politici ed economici delle donne; dall'altro lato, il movimento politico e' stato affiancato e sostenuto da un'elaborazione teorica e concettuale mirata a denunciare, analizzare e approfondire nelle loro implicazioni filosofiche, le modalita' e le strumentazioni culturali con cui si e' perpetuato nei secoli il predominio maschile sulle donne. Il femminismo contemporaneo e' soprattutto impegnato in un processo di elaborazione teorica dei concetti di genere come costruzione culturale e di differenza sessuale, e ha prodotto opere di grandissima importanza per tutti i campi delle scienze umane. La conoscenza del pensiero femminista e' un elemento fondamentale per la formazione culturale degli insegnanti. Cio' e' particolarmente vero, e urgente, per chi lavora nel campo delle letterature classiche, dove l'influsso del pensiero femminista, almeno in Italia, e' stato finora troppo scarso, specialmente se si confrontano le situazioni nei paesi di area anglosassone. * 1. Le origini del pensiero femminista Contenuto del capitolo Per inquadrare le origini del pensiero femminista, vedremo le figure di due antesignane del movimento, che scrivono nel periodo della Rivoluzione Francese: Olimpe de Gouges (Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, 1791), e Mary Wollstonecraft (Una rivendicazione dei diritti della donna, 1792). Il periodo che va dal 1848 al 1918 vede la nascita e lo sviluppo del movimento femminista nei paesi occidentali avanzati (soprattutto Francia, Inghilterra, Stati Uniti), diviso nelle due correnti liberale e socialista. Una figura importante del femminismo liberale e' Harriett Taylor (L'emancipazione delle donneí, 1851), con il marito John Stuart Mill (L'asservimento delle donne, 1869). Negli Stati Uniti si sviluppa il movimento liberale delle "suffragette" (dalla loro richiesta fondamentale, il diritto al suffragio). La corrente socialista si ispira all'opera di Engels L'origine della famiglia (1884). * 1. 1. Alle radici del femminismo: Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft Il moderno femminismo nasce in Francia e in Gran Bretagna alla fine del Settecento, negli anni della Rivoluzione francese. Due donne soprattutto sono importanti per la nascita del femminismo, rispettivamente in Francia e in Gran Bretagna. Olympe de Gouges (pseudonimo di Marie-Olympe Gouze, 1748-1793), nata a Montauban, era figlia di un macellaio, anche se dichiarava di essere la figlia illegittima di un poeta aristocratico, Le Frere de Pompignan. A 16 anni si sposa con un ufficiale, ma due anni dopo i due si separano. Olympe va a Parigi, dove scrive numerose commedie di successo, come Le Mariage inattendu de Cherubin (1786), Moliere chez Ninon (1788) e Le Couvent ou Les voeux forces (1792), e racconti "orientali" come Le Prince philosophe (1792). Nel 1789 diventa un'accesa sostenitrice della Rivoluzione, e fonda il "Club des Tricoteuses" (1790). Nel 1791 e' la prima a codificare i diritti della donna pubblicando la Declaration des droits de la femme et de la citoyenne (Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina). Oppositrice di Robespierre, viene arrestata nel luglio 1793, in seguito alle sue proteste per la morte di Luigi XVI, e ghigliottinata poco tempo dopo. Mary Wollstonecraft: la vita. La nascita del pensiero femminista si puo' far risalire alla pubblicazione a Londra, nel 1792, di A Vindication of the Rights of Women (Una rivendicazione dei diritti della donna), ad opera di Mary Wollstonecraft (1759-1797). Mary Wollestonecraft, nata a Hoxton, vicino Londra, ebbe un'infanzia infelice. Il padre era un alcolista che maltrattava la moglie, e la famiglia aveva spesso difficolta' economiche, ma nonostante tutto Mary riusci' a farsi una cultura. Dopo aver lavorato per due anni come dama di compagnia, divenne insegnante in una scuola per ragazze da lei fondata insieme alla sorella Eliza e all'amica Fanny Blood. Dopo il fallimento dell'iniziativa, passa un anno in Irlanda come governante. Queste esperienze le ispirano i Thoughts on the Education of Daughters (Pensieri sull'educazione delle figlie, 1787), che venne pubblicato dall'editore radicale londinese Joseph Johnson. L'opera le permise di accedere a un circolo di letterati radicali di cui facevano parte figure come Thomas Paine, William Blake, e William Godwin. Johnson la assunse come traduttrice, e continuo' a pubblicare le sue opere, tra cui Mary (A Fiction) (1788), The Female Reader (1789), e A Vindication of the Rights of Man (1790), la sua risposta alle Riflessioni sulla Rivoluzione francese di Edmund Burke. Nel 1792 Mary va a Parigi per osservare da vicino i risultati della Rivoluzione, su cui pubblica Historical and Moral View of the French Revolution (1794). A Parigi incontra lo scrittore americano emigrato Gilbert Imlay. Con lui ha una relazione da cui nel 1794 nasce una figlia, Fanny, che si suicidera' in giovane eta'. Ritorna in Inghilterra con Imlay, ma le infedelta' di lui la spingono a tentare il suicidio. Ha quindi una relazione con il filosofo di tendenze anarchiche William Godwin, che sposa nel marzo del 1797. Muore a Londra di setticemia nel settembre di quell'anno, all'eta' di 38 anni, poco dopo aver dato alla luce una figlia, Mary, la futura moglie di Percy Bysshe Shelley, e autrice, con il nome di Mary Shelley, del celeberrimo romanzo gotico Frankenstein (1818). Mary Wollstonecraft: l'opera. L'opera piu' importante di Wollestonecraft e' A Vindication of the Rights of Woman (1792), il primo classico del pensiero femminista. L'opera si rivolge alla donne colte della classe media, le sole che possano acquisire seria consapevolezza dei problemi della donna. Le donne aristocratiche infatti sono completamente prigioniere della mistificazione secondo cui l'unica cosa importante e' piacere all'uomo, mentre le donne della classe lavoratrice (cui va comunque la simpatia e il rispetto dell'autrice) sono troppo oppresse dalle necessita' della vita materiale per potersi concedere lo spazio della riflessione. Wollestonecraft critica le tesi di Rousseau sull'inferiorita' "naturale" della donna, e rivendica parita' di condizioni tra i sessi, soprattutto per quanto riguarda l'accesso all'educazione e alla cultura. * 1. 2. Il primo femminismo (1848-1918): la lotta per l'uguaglianza nelle correnti liberale e socialista Quando il termine "femminismo" compare per la prima volta, nel 1895, il movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha gia' qualche decennio di vita. Verso la meta' dell'Ottocento, infatti, le donne dei paesi occidentali piu' avanzati (Gran Bretagna, Francia) cominciano ad organizzarsi e a lottare. Nel nascente movimento delle donne, possiamo distinguere due correnti fondamentali: la corrente liberale e quella socialista. La corrente liberale. La corrente liberale comprende donne della classe media, che pur trovandosi in una condizione privilegiata rispetto alle donne della classe lavoratrice, in quanto non sono obbligate a vendere sul neonato mercato industriale la loro forza-lavoro, ma sono "mantenute" dai loro familiari maschi, vivono tuttavia in una frustrante mancanza di autonomia: non possono accedere ai livelli elevati dell'istruzione, non possono praticare le libere professioni, non possono gestire il patrimonio se rimangono vedove, non possono votare. La corrente socialista. Le donne proletarie, che si trovano in una situazione di concorrenza e conflitto nel mondo del lavoro con gli uomini, e tra loro stesse, non possono organizzarsi in modo autonomo, ma devono organizzarsi all'interno delle piu' generali strutture organizzative e culturali del movimento socialista. * 1. 3. L'orientamento liberale: Harriett Hardy Taylor e John Stuart Mill Una figura importante dell'orientamento liberale e' Harriet Hardy Taylor (1808-1853). La vita. Harriett e' una donna inglese di classe media, che intorno al 1830, quando e' gia' sposata e con due figli (Hardy e' il suo cognome di nascita, Taylor quello del primo marito), inizia una relazione, che durera' per un ventennio, con il quasi coetaneo filosofo John Stuart Mill (1806-1873). Dopo la morte del marito di lei, nel 1849, essi convivranno, e si sposeranno nel 1851. Harriet non pubblica nulla con il suo nome nel corso della vita, ma le opere di Mill, come egli stesso piu' volte dichiarera', sono frutto della sua collaborazione con la compagna. Entrambi militanti della sinistra inglese "radicale", lavorano insieme per contrastare l'idea della presunta inferiorita' "naturale" della donna, e per cercare i mezzi e le modalita' con cui superare la condizione di oppressione della donna. Le opere. L'importante saggio "The enfranchisement of women" ("L'emancipazione delle donne") viene pubblicato nel 1851 nella rivista "The Westminster Review" sotto il nome di J. S. Mill, ma e' opera di Harriet. In esso Harriet annuncia al pubblico inglese che, "nelle zone piu' civilizzate e illuminate degli Stati Uniti, e' sorto un movimento organizzato rivolto a una nuova questione", l'emancipazione delle donne: "Sara' d'aggiunta alla sorpresa con cui molti accoglieranno qiesta notizia il fatto che il movimento che ha preso avvio non consiste in un patrocinio esercitato da scrittori e oratori maschi in favore delle donne, le quali vengano espressamente beneficate pur rimanendo indifferenti o apertamente ostili: e' un movimento politico con obiettivi pratici, portato avanti in una forma che denota l'intenzione di perseverare. Ed e' un movimento non meramente in favore delle donne, ma fatto dalle donne". Harriet denuncia la mistificazione maschile che vuol far credere alle donne che la loro condizione di inferiorita' e oppressione sia dovuta alla legge della natura, quando invece essa e' dovuta solo alla legge delle istituzioni sociali. Taylor rivendica l'eguaglianza completa delle donne con gli uomini nell'accesso all'istruzione, alle libere professioni, alle istituzioni mediche, legali e religiose, e alle strutture politiche e amministrative, con diritto di voto e di eleggibilita'. Rivendica altresi', e in questo e' piu' radicale di Mill, la possibilita' per le donne di intraprendere attivita' imprenditoriali ed economiche alla pari con gli uomini: la cura della casa e l'allevamento dei figli devono essere a carico di personale (femminile) stipendiato. Il libro di Mill The Subjection of Women (L'asservimento delle donne, 1869) avra' grande successo e diffusione, e sara' tradotto anche in italiano appena un anno dopo, contemporaneamente a Milano (La servitu' delle donne del Signor John Stuart Mill, trad. da Anna Maria Mozzoni (su cui vedi par. 1. 6), Milano 1870) e a Napoli (La soggezione delle donne di John Stuart Mill, tradotta dall'inglese per Giustiniano Novelli, con Appendice contenente notizia delle donne piu' illustri tolta da Vespoli, Napoli 1870). * 1. 4. Le suffragette americane e la "Dichiarazione di Seneca Falls" Il movimento delle donne negli Stati Uniti (le "suffragette"), cui faceva riferimento Taylor nel suo scritto, aveva trovato il suo atto di nascita nella cosiddetta "Dichiarazione dei sentimenti" di Seneca Falls (vicino a New York) del luglio 1848, redatta, sul modello della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, da Lucretia Mott, Elizabeth Cady Stanton, Martha Wright e Mary Ann McClintock: "La storia dell'umanita' e' una storia di torti e di arbitrii ripetuti dell'uomo nei confronti della donna, che hanno avuto direttamente a oggetto la creazione di un'assoluta tirannia su di lei". Si tratta della prima presa di parola pubblica delle donne per la rivendicazione del voto e dei diritti di cittadinanza, per l'uscita dall'oppressione domestica e la rottura della mistificazione delle "sfere separate". * 1. 5. Friedrich Engels e il pensiero socialista L'altra corrente del movimento delle donne, quella socialista, si rifa' al pensiero marxista. L'opera che soprattutto ispira questo orientamento e' il libro di Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprieta' privata e dello Stato (1884). Engels e il movimento socialista riconoscono certamente la specificita' della situazione delle donne, asservite al sistema patriarcale oltre che soggette allo sfruttamento di classe, ma vedono la soluzione del problema delle donne come subordinato rispetto alla lotta del proletariato contro il sistema capitalistico per la costruzione di una societa' socialista. La convinzione teorica che "venga prima" e sia piu' importante la differenza fra le classi piuttosto che quella dei sessi fa si' che il movimento socialista faccia fatica ad accettare la formazione di un movimento di donne autonomo al suo interno. D'altronde, le rivendicazioni delle suffragette vengono presentate come iniziative borghesi, che, con il riconoscimento dell'eguaglianza formale delle donne e il raggiungimento del diritto di voto, non faranno altro che rafforzare il sistema di sfruttamento di classe e l'oppressione del patriarcato. Le difficolta' delle femministe all'interno del movimento socialista sono testimoniate anche dall'Autobiografia (1926, ma pubblicata integralmente solo nel 1970) di Aleksandra M. Kollontai (1872-1952), una delle piu' importanti esponenti del movimento socialista e comunista del primo Novecento, insieme a Klara Zetkin, e la prima donna della storia a diventare ministro (e' "commissario del popolo", cioe' ministro per l'assistenza sociale, nel governo di Lenin dal 1917 al 1922). * 1. 6. Il femminismo in Italia tra Otto e Novecento Anche in Italia il movimento di emancipazione delle donne ha una significativa presenza nel periodo del primo femminismo, soprattutto nell'area socialista, ma anche in quella liberale. Le due figure piu' importante della corrente socialista in Italia sono Anna Maria Mozzoni e Anna Kuliscioff. Anna Maria Mozzoni. Anna Maria Mozzoni (1837-1920), nata da una ricca famiglia lombarda, traduttrice di J. S. Mill, visse una vita anticonformista, diventando madre di una figlia di cui non volle mai rivelare la paternita' e sposando, quasi quarantenne, un uomo piu' giovane di dieci anni. Anna Kuliscioff. Anna Kuliscioff (1857 circa - 1925), nata in Russia, viene espulsa dal suo paese nel 1877. Seguace di Bakunin, si lega prima ad Andrea Costa, fondatore dell'"Avanti!", e poi a Filippo Turati. Nei primi decenni del Novecento, Kuliscioff e' impegnata in un'aspra battaglia all'interno del Partito socialista (e contro lo stesso Turati), accusato di non mettere la questione femminile tra i suoi temi principali, e di essere ispirato da un atteggiamento paternalista e tradizionalista verso le donne. L'Unione femminile nazionale. Nell'area liberale, nel 1899 Ersilia Majno Bronzini fonda a Milano, con altre donne, l'Unione femminile nazionale (attiva ancora oggi: www.unionefemminile.it), espressione della borghesia filantropica e illuminata. L'Unione conduce una prima inchiesta sul suffragio femminile tra personalita' illustri. Quasi tutti gli uomini interpellati si dichiarano contrari, e contrarie sono anche alcune donne. La lotta per il suffragio. Per coordinare la lotta per il suffragio, nel 1904 viene fondato il Consiglio nazionale delle donne italiane (di area liberale e cattolica), aderente all'International Council of Women. Le suffragiste italiane vengono ispirate soprattutto dal movimento delle suffragette inglesi guidate da Emmeline Pankhurst (l'autrice del famoso slogan "Abbiate fiducia in Dio, Ella vi aiutera'"). Nel 1906 la famosa pedagogista Maria Montessori redige un proclama rivolto alle donne, esortandole all'impegno e alla lotta, che viene affisso per le strade di Roma. Sempre nel 1906 viene pubblicato Una donna di Sibilla Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio), considerato il primo romanzo femminista italiano. Il Parlamento tuttavia continua a respingere le proposte di legge sul suffragio femminile. Negativo e' anche il parere formulato nel 1907 dalla commissione di soli uomini ("i Soloni") incaricata da Giolitti di valutare la questione del suffragio femminile. In quell'anno, le donne finlandesi sono le prime al mondo ad ottenere il diritto di voto. Nel 1908 tocca alla Danimarca, e a partire dal 1910 a vari stati degli Stati Uniti (in tutti gli Usa dal 1920), quindi ad altri paesi del Nord Europa. Nel 1912 viene promulgata in Italia la legge sul cosiddetto "suffragio universale". In realta', le donne sono totalmente escluse dal voto, che e' riservato ai cittadini maschi che abbiano compiuto 30 anni e abbiano svolto il servizio militare. Con l'avvento del fascismo il femminismo italiano tramonta. Le donne italiane otterrano il diritto di voto soltanto nel 1946. (Parte prima - segue) 2. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE SECONDA) 2. Uguaglianza vs differenza nel periodo di riflusso (1918-1968) Contenuto del capitolo Dal primo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta, il movimento femminista, che ha ottenuto ormai le conquiste giuridiche piu' importanti, si appanna. In questo periodo si segnalano pero' due personalita' di grande importanza, Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. Woolf nei suoi saggi getta le basi di quella che diventera' la teoria della "differenza" sessuale (nonche' della critica letteraria femminista), mentre de Beauvoir, affermando che "donna non si nasce, lo si diventa", e' la prima teorica dell'identita' sessuale come costruzione culturale. Negli anni Sessanta, prima dell'esplosione del '68, vedremo come particolarmente significative e influenti le personalita' di Betty Friedan (La mistica della femminilita', 1963) e di Juliet Mitchell (Donne: la rivoluzione piu' lunga, 1966). * 2. 1. Uguaglianza e differenza: Virginia Woolf All'indomani della prima guerra mondiale, almeno nel mondo anglo-americano e nell'Unione Sovietica (ma non in Italia), le donne hanno ottenuto importantissime vittorie, conquistando diritti fondamentali (il voto, l'accesso all'istruzione superiore e alle libere professioni). Dopo queste importanti conquiste, pero', si apre una fase di crisi per il movimento, destinata a durare per cinquant'anni. In questa fase nel movimento delle donne comincia a farsi strada la discussione, destinata a diventare di importanza essenziale, sulla contraddizione tra "uguaglianza" e "differenza". Il raggiungimento dell'uguaglianza formale con gli uomini non soddisfa, per esempio, la grande scrittrice Virginia Woolf (1882-1941), che analizza criticamente la "nuova" condizione delle donne (colte e di classe media) in due saggi, Una stanza tutta per se' (A Room of One's Own, 1929) e Tre ghinee (Three Guineas, 1938), che sono anche i primi esempi di critica letteraria femminista. La conquista dell'uguaglianza formale non deve far se' che le donne facciano propri anche i valori etici e politici imposti dagli uomini. I valori etici e politici delle donne sono "differenti" da quelli degli uomini, e questa "differenza" deve essere affermata e praticata dalle donne nella loro vita pubblica, in contrapposizione ai valori dominanti maschili, che conducono alla guerra e allo sfruttamento. Un passo da Una stanza tutta per se' basta per far capire come in Virginia Woolf si trovino anticipati spunti che saranno poi sviluppati dal pensiero della differenza: "Sarebbe un vero peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o somigliassero agli uomini, perche' se due sessi non bastano, considerando la vastita' e la varieta' del mondo, come potremmo cavarcela con uno solo? Non dovrebbe l'educazione evidenziare e rafforzare le differenze, piuttosto che le somiglianze?". * 2. 2. Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa" Un'opera fondamentale per lo sviluppo del pensiero femminista e' il libro Il secondo sesso (Le deuxieme sexe, 1949) di Simone de Beauvoir (1908-1985). Simone de Beauvoir, compagna di Jean-Paul Sartre, parte da una prospettiva esistenzialistica, e giunge ad inviduare una spiegazione della subordinazione della donna che avra' un'importanza essenziale per il nuovo femminismo: donna non si nasce, si diventa. La donna e' un essere umano subordinato, il "secondo sesso" rispetto al "primo" (quello maschile), e' l'"Altro" rispetto all'"Uno". "Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare: 'Sono una donna'; questa verita' costituisce il fondo sul quale si ancorera' ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, e' sottinteso... Il rapporto dei due sessi non e' quello di due elettricita', di due poli: l'uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo "gli uomini" per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi assimilato al senso generale della parola homo" (le parole di de Beauvoir ci fanno capire quanto siano sessiste - discriminatorie in base al sesso - pratiche ancora correnti oggi nella pratica accademica: per esempio l'abitudine di citare gli autori delle opere cui si fa un riferimento bibliografico con la sola iniziale - o iniziali - se si tratta di un autore maschio, e con il nome per esteso se si tratta di una donna; appunto, per far capire che non e', come ci si dovrebbe aspettare, un uomo, ma, stranamente, una donna). "Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in senso alla societa' la femmina dell'uomo; e' l'insieme della storia e della civilta' a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna. Unicamente la mediazione altrui puo' assegnare a un individuo la parte di cio' che e' Altro. In quanto creatura che esiste in se', il bambino non arriverebbe mai a cogliersi come differenziazione sessuale... Fino ai dodici anni la giovinetta e' robusta quanto i suoi fratelli, e mostra identiche capacita' intellettuali; non vi sono zone dove le sia vietato rivaleggiare con loro. E, se molto prima della puberta', o qualche volta addirittura dalla primissima infanzia, ci appare sessualmente gia' differenziata, non dovremo risalire a misteriosi istinti destinati a farne una creatura passiva, civetta e materna, ma dovremo ricordare che l'intervento altrui nella vita infantile e' pressoche' originario e che fino da principio la sua vocazione le viene imperiosamente imposta" (da Il secondo sesso, il Saggiatore, Milano 1984, pp. 15, 325 = Cavarero-Restaino (2002) pp. 135-9). Come si vede, in queste riflessioni di de Beauvoir e' presente la prima teorizzazione dell'opposizione sesso-genere che avra' tanta importanza nel secondo femminismo (vedi par. 3. 6). * 2. 3. Betty Friedan: la "mistica della femminilita'" La scrittrice statunitense Betty Friedan (nata Betty Naomi Goldstein, 1921) segna la fase di passaggio tra l'epoca delle grandi scrittrici Woolf e de Beauvoir e l'epoca della seconda ondata del femminismo (dal 1968 a oggi). Laureatasi in psicologia allo Smith College (Illinois) nel 1942, dopo un anno di perfezionamento a Berkeley, si sposto' a New York. Dopo avere svolto diversi lavori, sposo' l'impresario teatrale Carl Friedan nel 1947. Per i successivi dieci anni fu moglie e madre di tre figli, lavorando al contempo come giornalista freelance per varie riviste. Nel 1957 mando' un questionario alle sue coetanee che avevano studiato con lei allo Smith College, in cui chiedeva loro se erano soddisfatte della loro vita. Solo una ristretta minoranza espresse soddisfazione. Dopo avere allargato la ricerca con altri questionari, interviste e discussioni con esperti, Friedan pubblico' i risultati della sua indagine in un libro che ebbe immediatamente grande successo, The Feminine Mystique (La mistica della femminilita', 1963). La sua tesi era che le donne venivano spinte a credere che la felicita' risiedesse nella devozione alla casa e alla famiglia, mentre la realta' era che cio' portava a uno stato di frustrazione e insoddisfazione ("the problem that has no name", "il problema che non ha nome"). Nel libro, Friedan si limita a descrivere la situazione, senza proporre vie d'uscita nell'azione collettiva delle donne. Ma entro pochi anni le condizioni cambieranno. Nel 1966 Friedan fonda, con altre donne, il Now (National Organization of Women), un gruppo in difesa dei diritti civili che si proponeva di ottenere uguaglianza di diritti e di opportunita' di lavoro per le donne. Come presidente del Now, Friedan condusse campagne contro la pubblicita' che rafforzava le rappresentazioni convenzionali della donna, per accrescere la presenza femminile nel governo, per legalizzare l'aborto, e per estendere la cura dei figli ai servizi sociali. Divorzia nel 1969. Anche dopo avere lasciato la presidenza del Now (nel 1970), Friedan continuo' la sua battaglia femminista: fu una delle principali promotrici del "Women's Strike for Equality" del 26 agosto 1970 (il cinquantesimo anniversario del suffragio femminile negli Usa), e lavoro' per la ratifica dell'"Equal Rights Amendment" alla Costituzione americana. Il suo atteggiamento meno radicale e piu' "riformista" nel libro The Second Stage (1981) provochera' un certo sconcerto in molte femministe. * 2. 4. Juliet Mitchell: "Donne: la rivoluzione piu' lunga" Nata in Nuova Zelanda (1940), si sposto' con la famiglia in Gran Bretagna da bambina. Dopo gli studi di inglese a Oxford, ha insegnato fino al 1970 nelle Universita' di Leeds e Reading. Dal 1971 si e' dedicata all'attivita' di saggista sui temi del femminismo e della psicoanalisi (vedi par. 4. 1). In un articolo del 1966 in "New Left Review", "Women: the Longest Revolution" ("Donne: la rivoluzione piu' lunga"), poi compreso nel volume Women's Estate (La condizione della donna, 1971), Mitchell interpreta il movimento femminista da un punto di vista marxista ortodosso. Mitchell individua quattro elementi, sempre presenti in ogni epoca e societa', che determinano la condizione di inferiorita' della donna: la produzione (cioe' l'economia), la riproduzione (procreazione), il sesso, la socializzazione dei figli. Anche se Mitchell, in coerenza con l'ortodossia marxista, attribuisce l'importanza maggiore all'elemento della produzione, affianca comunque all'elemento economico altri aspetti (la sessualita', la riproduzione, la cura dei figli), la cui analisi impegnera' molto gli sviluppi successivi del suo pensiero, e del pensiero femminista in genere. (Parte seconda - segue) 3. STRUMENTI. UNA LINEA TELEFONICA AL CENTRO ANTIVIOLENZA "BARBARA CICIONI" DI PERUGIA [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3/)] 0759661032: questo e' il numero telefonico della linea antiviolenza attivata presso la sede del Comitato internazionale 8 marzo, in via della Viola 1 - casa dell'associazionismo, a Perugia. Il numero e' riconosciuto ed inserito nella mappa ministeriale del numero antiviolenza 1522. La linea attivata funzionera' da centro d'ascolto sia per le chiamate trasferite dal numero nazionale che per quelle proveniente direttamente dal territorio. Gli incontri diretti saranno fissati solo per appuntamento dalle stesse operatrici che raccolgono e valutano le richieste. In forma sperimentale, (per questa prima fase), il servizio e' attivo dal lunedi' al venerdi': mattina 9,30-12,30, pomeriggio 15,30-18,30. 4. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 5. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 260 del 23 luglio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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