Minime. 890



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 890 del 23 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Oggi, 23 luglio 2009, una passeggiata per salvare l'area archeologica e
termale del Bulicame che i nuovi vandali vogliono devastare
2. Appello urgente al Presidente del Senato della Repubblica ed al
Presidente della Camera dei Deputati
3. Marco Travaglio: Giorgio Ponzio Napolitano
4. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
5. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
6. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
7. Appello al Presidente della Repubblica di varie associazioni ed
organizzazioni per i diritti dei bambini
8. Gianni Manzella ricorda Pina Bausch
9. Ilde Mattioni ricorda Leszek Kolakowski
10. Movimento Nonviolento: Prepariamo bene e per tempo il 2 ottobre 2009,
Giornata mondiale della nonviolenza
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. OGGI, 23 LUGLIO 2009, UNA PASSEGGIATA PER SALVARE L'AREA
ARCHEOLOGICA E TERMALE DEL BULICAME CHE I NUOVI VANDALI VOGLIONO DEVASTARE

Oggi, giovedi' 23 luglio, con inizio alle ore 17,30, si svolgera' una
passeggiata nell'area archeologica e termale del Bulicame, a Viterbo, con la
partecipazione della dottoressa Antonella Litta, del professor Osvaldo
Ercoli, del professor Alessandro Pizzi, e dell'on. Domenico Scilipoti,
quest'ultimo presentatore di una interrogazione parlamentare contro il
mega-aeroporto che devasterebbe irreversibilmente quel prezioso bene
naturalistico, culturale e terapeutico.
*
L'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo, un'area di preziose
emergenze e memorie storiche e culturali, e di altrettanto preziosi beni
naturalistici e risorse terapeutiche, e' infatti minacciata di distruzione
dalla volonta' di una lobby speculativa di realizzarvi un mega-aeroporto.
La realizzazione del mega-aeroporto avrebbe come immediate conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che
vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;
c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse
termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che
sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della
popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri
della citta');
e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia'
gravato da pesanti servitu';
f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di
salvaguardia presenti nel territorio.
*
Per tutti i cittadini che volessero partecipare all'iniziativa, e per gli
operatori dell'informazione, l'appuntamento e' alle ore 17,30 alla sorgente
del Bullicame.
*
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it

2. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO URGENTE AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA
REPUBBLICA ED AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Signori Presidenti dei due rami del Parlamento,
il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente
del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai
Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una
lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla
legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2
luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza",
volgarmente nota come "pacchetto sicurezza".
Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita,
energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che
palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con
le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i
principi della civilta' giuridica.
Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge
siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la
Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori,
principi e criteri della civilta' umana,
con la presente siamo a richiedere
che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente
incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente
ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata
conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle
norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai
principi della civilta' giuridica.
Distinti saluti,
il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 18 luglio 2009
*
Proponiamo alle lettrici ed ai lettori di:
- scrivere ai Presidenti di Camera e Senato una lettera con questa
richiesta;
- scrivere a tutti i parlamentari antinazisti affinche' sostengano questa
richiesta;
- scrivere a tutti gli enti locali affinche' formulino anch'essi questa
richiesta;
- scrivere a tutti i mass-media affinche' ne diano almeno notizia;
- scrivere a persone di volonta' buona, associazioni democratiche ed
istituzioni fedeli alla Costituzione affinche' si associno alla richiesta.
Per chi volesse scrivere via posta elettronica gli indirizzi e-mail di tutti
i parlamentari (compresi i Presidenti delle Camere) sono cosi' composti:
a) per i deputati: cognome_inizialedelnome at camera.it e per fare un esempio
l'indirizzo di un eventuale on. Mario Rossi sarebbe rossi_m at camera.it
b) per i senatori: cognome_inizialedelnome at posta.senato.it e per fare un
esempio l'indirizzo di un eventuale sen. Mario Rossi sarebbe
rossi_m at posta.senato.it
Ai Presidenti dei due rami del parlamenti si puo' scrivere anche attraverso
i siti di Camera e Senato.

3. RASSEGNA STAMPA. MARCO TRAVAGLIO: GIORGIO PONZIO NAPOLITANO
[Dal sito di "Micromega"]

Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione, pensavamo che i
poteri e i doveri del Presidente della Repubblica fossero quelli indicati
dalla Costituzione. E cioe':
- rappresentare l'unita' nazionale
- inviare messaggi alle Camere
- indire le elezioni delle Camere
- autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di
iniziativa del governo
- promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i
regolamenti (oppure rinviare le leggi alle Camere in caso di manifesta
incostituzionalita')
- indire il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione
- nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di
questo, i ministri
- nominare, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, ma
anche i senatori a vita e alcuni giudici costituzionali, ma anche i membri
delle autorita' di garanzia
- accreditare e ricevere i rappresentanti diplomatici, ratificare i trattati
internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere
- comandare le Forze armate, presiedere il Consiglio supremo di difesa,
dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere
- presiedere il Consiglio superiore della magistratura
- concedere la grazia e commutare le pene
- conferire le onorificenze della Repubblica
- sciogliere le Camere o anche una sola di esse, sentiti i loro presidenti.
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non riusciamo a
trovare un solo rigo nella medesima che autorizzi il capo dello Stato a
chiedere notizie di un'indagine che non gli garba (come fece Napolitano nel
dicembre scorso con quella della Procura di Salerno sui magistrati corrotti
di Catanzaro); o a promulgare una legge facendo sapere per lettera che non
gli piace per niente (come ha appena fatto col pacchetto sicurezza); o ad
anticipare al governo che non firmera' un decreto (come ha fatto col decreto
Englaro) o che non promulghera' una legge se non sara' modificata (come ha
fatto con la legge-bavaglio sulle intercettazioni).
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non vi abbiamo
trovato alcun articolo che consenta al capo dello Stato di auspicare "una
revisione di regole e di comportamenti" in materia di intercettazioni e
cronaca giudiziaria, di parlare di "abusi", di invocare "soluzioni
appropriate e il piu' possibile condivise" (come se una porcata votata da
molti fosse meglio di una porcata votata da pochi). Ne' abbiamo trovato un
solo articolo che gli permetta di invocare "tregue" nell'attivita' di
opposizione e di informazione sul capo del governo coinvolto in scandali
(sui quali il rappresentante dell'unita' nazionale non ha mai proferito una
sillaba). Ma forse, non volendo neppure immaginare che stia sbagliando lui,
il problema e' nostro: evidentemente abbiamo, della Costituzione, un testo
vecchio e superato.
Ignoranti come siamo, poi, non abbiamo capito nemmeno a quali indagini egli
si riferisca quando, per l'ennesima volta, invita misteriose entita' a "non
indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei
processi". Visto che le nomina il capo dello Stato, sappiamo invece che le
Autorita' indipendenti sono anche affar suo, e da mesi speravamo che si
accorgesse di un paio di presenze inquietanti al loro interno. L'Autorita'
Garante della Privacy e' vicepresieduta da un certo Giuseppe Chiaravalloti,
plurinquisito in Calabria per gravissimi reati e sorpreso al telefono con la
sua segretaria a invocare l'eliminazione fisica, a opera della "camorra",
del magistrato Luigi De Magistris. Dell'Autorita' Garante delle
Comunicazioni fa parte il forzista Giancarlo Innocenti, sorpreso a
trafficare con il premier Berlusconi (che lui chiama "Grande Capo") per
acquistare senatori del centrosinistra e per procacciare lucrosi contratti a
un produttore berlusconiano impegnato nella compravendita dei senatori
medesimi (vedi intercettazioni riportate nel nostro libro "Papi").
Purtroppo, il capo dello Stato ha citato quest'ultima Autorita' per
raccomandare ai giornalisti di attenersi all'"importante codice di
autoregolamentazione" da essa fissato per censurare le notizie scomode al
potere.
Ignoranti come siamo, pensavamo anche che gli uomini delle istituzioni
fossero soggetti a critiche, tantopiu' legittime quanto piu' alti sono i
loro scranni. Invece abbiamo ieri appreso dall'Augusta Favella che "chi mi
critica non conosce la Costituzione". Insomma ogni critica alla sua
Intoccabile Persona e' lesa maesta', come nei regimi sovietici a lui tanto
cari fino agli anni '50 (memorabile il suo elogio nel 1956, davanti al
Comitato centrale del Pci, della repressione sovietica dei moti di
Ungheria).
Pensavamo anche che il capo dello Stato non dovesse scendere nell'agone
politico, per bacchettare questo o quello come un Capezzone o un Cicchitto o
un Quagliariello qualsiasi. Invece l'ha fatto con Antonio Di Pietro, reo
addirittura di avergli chiesto di non promulgare leggi palesemente
incostituzionali anziche' chiosarle con la piuma d'oca. Mal gliene incolse:
Napolitano l'ha chiamato sarcasticamente "guerriero" accusandolo di "vano
rotear di scimitarra". Era dai tempi di Cossiga che un capo dello Stato non
se la prendeva frontalmente con un leader dell'opposizione (fra l'altro
isolatissimo e solitario, dinanzi a un governo strapotente e strafottente e
a un'opposizione inesistente): solo che, contro Cossiga, il Pci di
Napolitano chiese l'impeachment trattandolo da golpista. Sui "guerrieri"
alla Berlusconi & C. che roteano scimitarre tutt'altro che vane contro i
magistrati e i giornalisti liberi, mai un sospiro dal Quirinale. Sui
guerrieri alla Bossi & C., che ogni due per tre minacciano di "tirar fuori i
fucili e i mitra" o di "oliare i kalashnikov", ora contro i "comunisti" ora
contro i "terroni" ora contro i "negri", mai una parola dal Quirinale: un
conto sono i fucili, i mitra e i kalashnikov, un altro le scimitarre.
Ignoranti come siamo, pensavamo che non rientrasse fra i compiti del capo
dello Stato giudicare l'attendibilità di testimoni d'accusa in questo o quel
processo: invece, ieri, Napolitano ha deciso che le nuove rivelazioni di
Spatuzza, Riina, Ciancimino jr. e altri sui mandanti esterni delle stragi di
mafia & Stato "vengono da soggetti per lo meno discutibili" e comunque non
bisogna parlarne: secondo Napolitano quelle rivelazioni, totalmente ignorate
da gran parte dei telegiornali di regime, "sono state accolte da un clamore
un po' eccessivo". In effetti, ne ha financo parlato qualche quotidiano. La
prossima volta, per favore, silenzio. Il Presidente riposa.

4. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO
DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

5. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

6. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

7. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI VARIE
ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI DEI BAMBINI

Torino, 14 luglio 2009
Egregio signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
con la presente lettera desideriamo manifestarLe la nostra profonda
preoccupazione rispetto alle conseguenze che il Ddl 733 "Disposizioni in
materia di sicurezza pubblica", approvato al Senato in via definitiva il 2
luglio u. s., avra' sulla vita delle famiglie e dei bambini e dei ragazzi di
origine straniera che vivono in Italia.
Le nostre associazioni e organizzazioni, impegnate quotidianamente per la
tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non possono che
esprimere il loro profondo disaccordo per una legge che prevede norme che
riteniamo non conformi con alcuni fondamentali diritti sanciti dalla
Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e
dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare.
A nostro avviso, saranno molto gravi gli effetti del previsto reato di
clandestinita' che spingera', di fatto, la popolazione straniera, oggetto
del provvedimento, a non avere alcun contatto con le istituzioni ne' con
alcun tipo di servizio pubblico, relegando alla marginalita' non solo gli
adulti ma anche i loro figli, rendendo la loro presenza assolutamente
invisibile con conseguenze sociali gravi e difficilmente prevedibili.
La conseguente esclusione dai servizi scolastici e sociali cosi' come dalle
prestazioni sanitarie, per il timore di un genitore di essere segnalato
all'autorita', viola diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi quali il
diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Mentre e' obbligo dello
Stato - uno Stato responsabile di fronte ai propri doveri - riconoscere a
tutti i minorenni pari trattamento senza alcuna discriminazione.
Serissime saranno altresi' le conseguenze della mancata registrazione alla
nascita dei nati da genitori "irregolari", in aperta violazione del diritto
fondamentale ad un nome, previsto dalla Convenzione, nonche' notevoli gli
ostacoli che i minori stranieri non accompagnati arrivati da adolescenti in
Italia incontreranno al compimento della maggiore eta', non potendo di fatto
regolarizzare la loro permanenza nel nostro Paese.
Quanto sopra indicato rappresenta solo alcune delle gravi situazioni che
dovranno affrontare, per il semplice fatto di non essere italiani, i
minorenni di origine straniera in conseguenza dell'attuazione di queste
norme previste a tutela della sicurezza pubblica.
Il perseguimento della sicurezza, motivo e oggetto della legge, e' di
fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo dei bambini e degli
adolescenti e soprattutto per essi deve essere strumento di garanzia ai fini
dell'esercizio di tutti i diritti che la Convenzione riconosce loro. Occorre
pero' riflettere sull'accezione del termine: sicurezza, per chi lavora per i
diritti, significa sicurezza sociale, ottenuta attraverso politiche
inclusive e la promozione di una cultura dei diritti umani.
Certi del Suo impegno a favore dei diritti umani, ci appelliamo a Lei
affinche' siano adeguatamente valutati i profili di legittimita' della nuova
normativa e di conformita' alle norme internazionali nonche' i gravi effetti
negativi che si produrrebbero sulle famiglie e sui minori di origine
straniera presenti in Italia.
Associazioni e Organizzazioni che aderiscono:
Ai.Bi. - Associazione Amici dei Bambini
Aimmf - Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la
famiglia
Alisei, Societa' Cooperativa Sociale
Anfaa - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie
Arciragazzi nazionale
Asgi - Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
Associazione Antigone onlus
Associazione Culturale Pediatri
Associazione Ibfan Italia Onlus
Associazione Nessun luogo e' lontano
Associazione Progetto Diritti
Batya - Associazione per l'accoglienza, l'affidamento e l'adozione onlus
Cgil
Ciai - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia
Cidis Onlus - Centro di Informazione, Documentazione ed Iniziativa per lo
Sviluppo
Cnca - Coordinamento nazionale comunita' di accoglienza
Coordinamento Italiano per il Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia
onlus
Commissione Minori dell'Associazione Nazionale Magistrati
Defence for Children International Italia
Fondazione Terre des hommes Italia onlus
Ifs - Istituto Fernando Santi
La Gabbianella Coordinamento per il Sostegno a distanza onlus
Legambiente
Mais - Movimento per l'autosviluppo, l'interscambio e la solidarieta'
Save the Children Italia
Servizio Legale Immigrati onlus
Sos Villaggi dei Bambini onlus
Vis - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo

8. MEMORIA. GIANNI MANZELLA RICORDA PINA BAUSCH
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 luglio 2009 col titolo "Ricordi. Cafe'
Mueller, l'abbraccio per un commiato che non si replichera'"]

Lo spettacolo si chiamava Cafe' Mueller. Anno 1980, forse prima. Sulla scena
racchiusa da alte pareti grigie, invasa da un mare di sedie che qualcuno si
affannava a tirar via per consentire i passi degli interpreti, un piccolo
gruppo di danzatori inseguiva la musica di Henry Purcell. D'un tratto una
coppia si correva incontro, si stringeva in un abbraccio, ma le braccia
dell'uomo subito cedevano e la ragazza gli scivolava via; invano un altro,
sorta di maestro di cerimonie, cercava reiteratamente di ricomporre quel
gesto di intimita'. Quell'abbraccio non era piu' possibile replicarlo,
restava solo la struggente memoria del suo gesto.
Cosi', nel segno dell'emozione, e' avvenuto per molti il primo incontro con
Pina Bausch. Con questa dolorosa elegia, poi rivista piu' e piu' volte, che
danzava il distacco nella morte da una persona amata. Siglata non per caso
dalla presenza sulla scena della stessa artefice, come poi sarebbe stato, ma
solo per un breve momento, in quell'altro bellissimo commiato (e forse anche
lo spettacolo piu' ascetico e zen della coreografa) che fu Danzon. Il
distacco ora di chi si mette in viaggio, o di chi sa che e' impossibile
fermarsi, comunque bisogna andare. Un guardare indietro senza rabbia, anzi
con una sorta di serenita' che poteva sconcertare chi era stato preso
dall'espressivita' figurativa forte di altri suoi lavori. Danzava Pina
Bausch con il corpo e le braccia, ma i piedi fermi a terra, come nuotando
nell'acqua dell'acquario tropicale che sullo schermo alle sue spalle si
animava di pesci mostruosamente ingranditi. E a un tratto il braccio si
tendeva verso l'alto, in un misterioso gesto di saluto.
L'emozione, ecco. Associo quasi inevitabilmente il nome della maestra di
Solingen a questa parola. Come dimenticare del resto l'uscita dal teatro con
lo sgomento lasciato dalla favola crudele di Blaubart o di Auf dem Gebirge.
Con il dolore accumulato nel tempo ristretto di Cafe' Mueller. Con la
lezione sentimentale appresa fra le pareti di Kontakthof. Con l'eccitazione
febbrile di 1980. Quella disegnata da Pina Bausch e' dall'inizio una
geografia sentimentale, o meglio ancora una geografia dei sentimenti. Una
mappa implacabile del sentire umano, col suo inestricabile groviglio di
violenza e tenerezza, di solitudine e ricerca di incontri, col suo inesausto
bisogno di seduzione e di fuga.
Piu' di altri, Pina Bausch e' stata capace di gridarcelo gioiosamente, con
la leggerezza dei suoi attori. Vestiti leggeri e tacchi alti. Assoli
struggenti costruiti muovendo quasi solo le braccia, in un muto linguaggio
gestuale. Esili gag capaci di dare il via a trascinanti azioni collettive.
Ma questo dopo, superata appunto la soglia dell'emozione. O di quello stadio
prelinguistico dell'emozione che immediatamente ci tocca davanti al gesto
del performer. Perche' c'e' forse, nell'emozione che viene dalla scena,
l'intuizione di qualcosa che solo dopo potremo rielaborare razionalmente. In
realta' il gesto del performer ci sorprende. E ci confonde. Non e'
chiarificatrice, l'emozione, non e' affatto rassicurante. Non serve a
mettere ordine nel caos interiore ma al contrario intorbida le acque,
aggiunge disordine. Se pensiamo alla coscienza individuale come una massa
fluida, dove di continuo lentamente qualcosa risale in superficie e
qualcos'altro precipita verso il fondo, l'emozione provocata dal fatto
artistico ci appare come un atto di sommovimento delle quiete acque
interiori, capace di portare verso la superficie cio' che e' sedimentato
nella coscienza. E non e' forse superfluo notare quanto di politico ci sia
in un gesto capace di sovvertire troppo facili certezze.

9. LUTTI. ILDE MATTIONI RICORDA LESZEK KOLAKOWSKI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 luglio 2009 col titolo "L'ultimo
breviario di Leszek Kolakowski" e il sottotitolo "Il filosofo polacco si e'
spento venerdi' a Oxford"]

Intellettuale e storico raffinato, marxista a suo modo atipico, sottile
indagatore dell'universo dell'utopia, delle credenze e del mito, Leszek
Kolakowski e' morto a Oxford, venerdi' scorso, all'eta' di ottantadue anni.
Kolakowski era nato il 23 ottobre 1927 a Radom, in Polonia, a cento
chilometri dalla capitale polacca e si era laureato all'universita' di
Varsavia, nel 1953, con una tesi su Baruch Spinoza. Allievo di Adam Schaff,
proprio nell'ateneo di Varsavia inizio' la carriera di professore,
insegnandovi logica e filosofia fino al 1969. Studioso di economia e
politica, militante nelle file del Partito Operaio Unificato Polacco (Poup),
Kolakowski propose una reinterpretazione del pensiero marxista basata sulla
nozione per lui centrale di "uomo". Fatto che lo condusse alla rottura e, in
seguito a certe sue prese di posizione conseguenti a un viaggio in Unione
Sovietica, all'espulsione dal partito. Non meno problematico e gravido di
conseguenze fu, sempre negli anni Sessanta, il suo appoggio alle richieste
di democratizzazione avanzate dagli studenti.
Fortemente critico nei confronti dello stalinismo, Kolakowski si trasferi'
nel Regno Unito e inizio' a lavorare all'All Saints College di Oxford,
assentandosi per lunghi periodi di ricerca come visiting professor presso le
piu' prestigiose universita' americane ed europee. Del suo primo periodo,
legato al tentativo di revisione critica del pensiero di Marx, si ricorda in
particolare il poderoso lavoro in tre volumi dedicato a Nascita, sviluppo,
dissoluzione del marxismo (Sugar, 1980-1985). A poco a poco, gli interessi
del filosofo si erano diretti verso le nozioni di "utopia" (Marxismo, utopia
e antiutopia, Feltrinelli, 1981) e "mito" (Presenza del mito, Il Mulino,
1992). Da ultimo, la sua attenzione si e' spostata sulla ricognizione di
alcune categorie metafisiche fondamentali nella tradizione del pensiero
occidentale.
Il sottotitolo di uno dei suoi libri piu' noti, "piccole lezioni per grandi
problemi", sembra esprimere bene il metodo e la disposizione critica di
Kolakowski in tal senso. Le grandi questioni, infatti, sono state al centro
del suo lavoro degli anni '80: dal male al potere, dal ritorno del sacro ai
temi etici e religiosi, fino all'idea di tolleranza. Questioni trattate
sempre con delicata raffinatezza (di contenuto e stile), soprattutto nel
Breviario minimo (2000) e nel piu' recente Orrore metafisico (2007),
entrambi editi dal Mulino. In quest'ultimo lavoro, Kolakowski parla di quel
clima di generale insoddisfazione e contraddizione in cui versano i grandi
problemi filosofici. Ma, pur non disdegnando il confronto con quei "grandi
problemi", il filosofo polacco si mostra scettico riguardo alla possibilita'
di costruire altrettanto grandi narrazioni. La sfida aperta
dall'indeterminatezza di termini-concetto come "Essere" o "Verita'" permette
tutt'al piu' di accostarsi alla risoluzione dei problemi, avvicinandosi
quanto piu' possibile a una (sempre probabile, ma mai certa) via di fuga.
Anche per questo, lo stile di Kolakowski e' diventato a poco a poco sempre
piu' icastico e aforistico, "modesto" e in un certo qual modo segno di forte
consapevolezza etica.
In un momento in cui "incalzati dagli eventi, si esprimono giudizi morali
senza troppa riflessione e tutto pare coincidere con il suo contrario",
Kolakowski ha tentato la sfida del "fare un passo indietro", riscoprendo il
piacere dato da una pratica di rigore e pensiero anche nelle cose di tutti i
giorni. Il suo Breviario, infatti, non teme di confrontarsi anche con i piu'
persistenti miti d'oggi, da quello della giovinezza eterna al non meno
eterno viaggiare del turista contemporaneo.
Diversamente calibrati, per tematiche e sviluppo, i libri La chiave del
cielo (Queriniana, 1982), Le religioni (SugarCo, 1983), Se non esiste Dio
(Il Mulino, 1997) incentrati sulla critica della questione religiosa. Una
critica che, fin dagli anni della formazione, Kolakowski aveveva svolto in
modo radicale ("il frutto migliore del marxismo", affermava, "e' la
liberazione dalla superstizione") e rigorosissimo, guadagnandosi una non
indifferente considerazione nel mondo sempre sospettoso dei tomisti devoti a
San Tommaso.

10. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: PREPARIAMO BENE E PER TEMPO IL 2
OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

Per il prossimo 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata
mondiale della nonviolenza proclamata dall'assemblea generale della Nazioni
Unite), il Movimento Nonviolento promuove una giornata di iniziativa comune.
Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della
nonviolenza, ai gruppi e ai centri del Movimento, di organizzare nella
propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola
alla stampa locale: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione
della bandiera della nonviolenza, una conferenza, la distribuzione di un
volantino... insomma, una presenza, anche modesta ma visibile, che in quel
giorno colleghi idealmente tutte le realta' del Movimento Nonviolento a
livello nazionale.
Per l'occasione e' in preparazione un numero speciale di "Azione
nonviolenta" (il numero doppio di agosto-settembre) che sara' interamente
dedicato all'attualita' dell'azione e del pensiero gandhiano (titolo
provvisorio: Sulle orme di Gandhi. Quest'anno ricorre il centenario del 1909
che e' un anno fondamentale nell'esperienza di Gandhi: incarcerato in
Sudafrica perche' rifiuta i documenti di identificazione; poi in Inghilterra
dove si scontra con i terroristi indu'; e' anche l'anno nel quale traduce
"Lettera a un indu'" di Tolstoj ed e' in corrispondenza con lui; e' l’anno
in cui, in India, lancia il boicottaggio delle merci inglesi).
Vi invitiamo fin d'ora a prenotare copie di questo numero speciale, come
strumento utile da diffondere nelle varie realta' il 2 ottobre. I membri del
comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento sono anche
disponibili a partecipare alle presentazioni pubbliche del numero speciale
di "Azione nonviolenta" che saranno organizzate nella varie citta'.
Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale
del Movimento Nonviolento per organizzare in ogni realta' locale
l'iniziativa del 2 ottobre, e a comunicarla (per telefono, lettera
tradizionale, e-mail), ordinando le copie di "Azione nonviolenta" che vi
saranno spedite immediatamente. La riuscita di questo evento, molto
significativo per la nonviolenza e per il Movimento Nonviolento (e' un
impegno che ci siamo assunti nel nostro Congresso), dipende esclusivamente
da quello che ciascuno di noi sapra' mettere in campo. Ad ognuno di fare
qualcosa.
Il comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento
via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 890 del 23 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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