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Minime. 889
- Subject: Minime. 889
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 22 Jul 2009 01:01:10 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 889 del 22 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Ora 2. Appello urgente al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati 3. Leonardo Becchetti: I paradossi del "ddl sicurezza" 4. Elettra Deiana: Critiche da rinvio. E, allora, perche' critiche senza rinvio? 5. Maddalena Micotti: Al Presidente della Repubblica 6. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 7. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 8. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 9. Appello al Presidente della Repubblica di varie associazioni ed organizzazioni per i diritti dei bambini 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. ORA Salvare le vite degli esseri umani: e' la sola politica vera. Opprimere, ferire, sopprimere le vite degli esseri umani: e' il crimine peggiore. * Resistere occorre al colpo di stato razzista. Resistere occorre al crimine dell'apartheid. Difendere occorre la legge che e' uguale per tutti. Difendere occorre l'umanita' che e' una. * Hitler non vincera'. La nonviolenza e' in cammino. 2. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO URGENTE AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA ED AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI Al Presidente del Senato della Repubblica Al Presidente della Camera dei Deputati Signori Presidenti dei due rami del Parlamento, il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza". Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita, energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i principi della civilta' giuridica. Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori, principi e criteri della civilta' umana, con la presente siamo a richiedere che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Distinti saluti, il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 18 luglio 2009 * Proponiamo alle lettrici ed ai lettori di: - scrivere ai Presidenti di Camera e Senato una lettera con questa richiesta; - scrivere a tutti i parlamentari antinazisti affinche' sostengano questa richiesta; - scrivere a tutti gli enti locali affinche' formulino anch'essi questa richiesta; - scrivere a tutti i mass-media affinche' ne diano almeno notizia; - scrivere a persone di volonta' buona, associazioni democratiche ed istituzioni fedeli alla Costituzione affinche' si associno alla richiesta. Per chi volesse scrivere via posta elettronica gli indirizzi e-mail di tutti i parlamentari (compresi i Presidenti delle Camere) sono cosi' composti: a) per i deputati: cognome_inizialedelnome at camera.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale on. Mario Rossi sarebbe rossi_m at camera.it b) per i senatori: cognome_inizialedelnome at posta.senato.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale sen. Mario Rossi sarebbe rossi_m at posta.senato.it Ai Presidenti dei due rami del parlamenti si puo' scrivere anche attraverso i siti di Camera e Senato. 3. UNA SOLA UMANITA'. LEONARDO BECCHETTI: I PARADOSSI DEL "DDL SICUREZZA" [Dal sito www.benecomune.net col titolo "Migrazione e sviluppo economico: i paradossi del Ddl sicurezza" e il sommario "E' dimostrato scientificamente che durante le crisi economiche le pulsioni xenofobe crescono in maniera significativa perche' lo straniero inizia ad essere percepito come minaccia e non come risorsa". L'autore e' docente universitario di economia politica] Qualunque testa pensante e sensibile, voglio sperare, e' in grado di cogliere i costi umani e il passo indietro in materia di diritti che il decreto sicurezza porta con se'. L'obiezione di chi ha approvato questa legge alle "anime belle" pero' si pone su di un altro piano: il pacchetto e' l'unico modo per arginare un problema economico e di criminalita'. Voglio spiegare perche' non e' cosi' e quali sono i paradossi logici della scelta che abbiamo appena fatto. Cerchiamo innanzitutto di capire il perche' il problema della paura dello straniero (alla base dei famosi desideri degli italiani) e' in questo momento piu' serio in Italia che in altri paesi europei. Se guardiamo allo stock della popolazione immigrata sul totale (5%) il dato non sembra giustificare l'allarme che verifichiamo personalmente in tante conversazioni con i nostri connazionali. Secondo gli ultimi dati Ocse del settembre 2008 siamo decisamente sotto la media dei paesi occidentali preceduti da Regno Unito (5,8), Germania (8,2), Austria (9,9), Spagna (10), Svizzera (20) e Lussemburgo (oltre il 40%). Se andiamo pero' a guardare i tassi di variazione, ovvero la crescita della quota di stranieri, ci accorgiamo di essere secondi in Europa avendo visto crescere negli ultimi dieci anni questa percentuale di tre punti contro situazioni quasi stazionarie di molti degli altri paesi citati. Davanti a noi solo la Spagna che segna uno strabiliante aumento di 8 punti percentuali con paure e timori pero' molto inferiori alle nostre. Il primato dell'allarme italiano e' confermato dai dati di un'indagine del 2007 condotta a livello europeo che sottolinea che da noi la quota di popolazione che chiede leggi piu' severe verso gli stranieri e' piu' elevata che nei principali paesi europei e, con essa, minore e' la capacita' di comprendere il funzionamento dei meccanismi economici dell'economia globale (le due cose sono in parte correlate). Il quadro diventa piu' chiaro se aggiungiamo almeno altri due elementi. E' dimostrato scientificamente che durante le crisi economiche le pulsioni xenofobe crescono in maniera significativa perche' lo straniero inizia ad essere percepito come minaccia e non come risorsa. Se la torta si riduce, diventiamo meno propensi a dividerla con altri e riteniamo, per razza e per sangue, di avere un primato nei diritti di spartizione. Il secondo elemento da non trascurare e' che in nessuno degli altri paesi considerati i partiti che piu' fanno leva sulla paura dello straniero e sull'esigenza di sicurezza sono stati al potere nella delicata fase di crescita della popolazione immigrata con tutte le conseguenze che esso comporta. Per fare un esempio, qualche giorno fa Sarkozy ha chiesto ai propri elettori alle elezioni regionali di votare a sinistra pur di votare contro Le Pen. Se chi e' al potere non soffia sul fuoco delle paure e' piu' facile favorire il cambiamento culturale necessario per vivere in una societa' multietnica. Veniamo ai paradossi economici. Il provvedimento arriva in Italia in un momento di grave crisi economica che per noi e' soprattutto crollo dell'export e crisi di competitivita' delle imprese italiane. L'economia del paese, sia nel settore della manodopera delle imprese che in quello delicato dell'assistenza agli anziani, si regge sulla spina dorsale di circa settecentomila immigrati irregolari che da tempo lavorano nel nostro paese (e lavorando in nero contribuiscono a tenere bassi i costi della manodopera e dei servizi), molti dei quali hanno presentato domanda di regolarizzazione cui non e' stata data risposta. Si afferma che gli immigrati competono con i nostri cittadini nei servizi del welfare dimenticando che le risorse per il welfare nascono dalla produzione di reddito, dal pagamento di tasse e dalla trattenuta di contributi sulle buste paga. Poiche' il Pil e' il prodotto delle persone che lavorano nel nostro paese per le ore lavorate, la strada da scegliere doveva essere proprio quella opposta (regolarizzare gli irregolari e nel caso stabilire successivamente criteri piu' severi di entrata). Applicando la legge alla lettera dovremmo rimandare a casa queste centinaia di migliaia di lavoratori mettendo in ginocchio il paese, provocando un crollo della produzione e mettendo in ginocchio il sistema di welfare informale che consente ai nostri anziani di usufruire dei servizi di assistenza delle badanti extracomunitarie. La strada opposta, quella della regolarizzazione degli immigrati non regolari gia' inseriti nel nostro tessuto produttivo, non creerebbe i danni sopra citati, sottrarrebbe potenziale manodopera alla criminalita' organizzata ed aumenterebbe significativamente il flusso di tasse e contributi a beneficio del sistema di welfare. Il mondo dell'industria sa benissimo tutto questo. Infatti, come in ogni impennata del governo sulla questione degli immigrati, anche questa volta, immediatamente dopo l'approvazione della legge, e' apparso sul "Sole 24 Ore" un editoriale che sottolinea i rischi di un'applicazione alla lettera del provvedimento. Passiamo ora ad immaginare come il provvedimento verra' adottato in un paese come il nostro in cui la "flessibilita'" e la discrezionalita' prevale sulla rigida e coerente applicazione delle norme. Il risultato e' una pesante situazione di incertezza con il solito desolante panorama di inflessibilita' sulla carta che nobilita atti di clemenza del superiore di turno. Anche se la legge non sara' applicata alla lettera (come abbiamo spiegato sopra sarebbe impossibile e drammaticamente autolesionista) la vita dei lavoratori immigrati e non regolarizzati peggiorera' significativamente mettendo in difficolta' tutti coloro che hanno rapporti con essi (dai datori di lavoro a chi concede loro case in affitto). La maggiore debolezza sul piano dei diritti aprira' lo spazio a maggiori forme di sfruttamento perche', con tutta probabilita', le controparti italiane degli immigrati non regolarizzati che decideranno di proseguire il rapporto chiederanno loro di pagare un "premio economico per il rischio che corrono". Infine qualche considerazione sul piano della giustizia. Sono ben noti i problemi di intasamento del nostro sistema giudiziario e di scarsita' di risorse umane ed economiche delle nostre forze di polizia. Invece di concentrare gli sforzi nella lotta contro chi effettivamente delinque (italiano o straniero che sia) si crea un nuovo reato che rischia di spingere verso la marginalita' e l'illegalita' una massa enorme di persone che cercano di vivere una vita onesta. Chi gia' ha intrapreso la strada della delinquenza invece ha generalmente piu' risorse e consuetudine a vivere nell'illegalita' e a sfuggire ai controlli. Regolarizzazione e facilitazione del ricongiungimento familiare, oltre che aumento delle risorse per il contrasto con la criminalita', sono le strade maestre se si vuole aumentare la sicurezza e ridurre la criminalita'. Per non parlare delle politiche d'integrazione gia' adottate con successo da altri paesi europei, un libro aperto che nessuno vuole consultare. Ultima contro-obiezione. I sostenitori della legge possono sempre rispondere che disposizioni simili sono in vigore in alcuni altri paesi europei. Anche se restiamo contrari in principio dobbiamo riconoscere che questo e' vero ma che in questi paesi sono anche in vigore politiche efficaci di regolazione dei flussi con ingressi progressivi e leggi sul diritto d'asilo tuttora inesistenti nel nostro paese. Nessuno sinora e' stato cosi' autolesionista da approvare una legge di questo genere prima di regolarizzare centinaia di migliaia di persone che rappresentano l'ossatura del paese. Supponete di essere il proprietario di una pizzeria con un valido cuoco non in regola che vi aiuta a ridurre i costi di produzione. Aumenta la criminalita' nei dintorni, c'e' crisi economica e gli affari vanno sempre meno bene. Risolvereste il vostro problema espellendo il cuoco? 4. UNA SOLA UMANITA'. ELETTRA DEIANA: CRITICHE DA RINVIO. E, ALLORA, PERCHE' CRITICHE SENZA RINVIO? Rimane la legge sulla sicurezza, con le ronde, la criminalizzazione dei migranti, le delazioni obbligate per medici e presidi, i divieti di accesso ai diritti primari della cittadinanza per chi non ha il colore della nostra pelle, e tutto il resto, tra le pieghe di un testo indecente. E rimane la rottamazione dell'articolo 3 della Carta costituzionale del 1948, uno di quelli che fondano l'idea di una societa' degna di questo nome e che oggi e' solo il reperto di un "come eravamo" che non interessa piu' nessuno. Quell'articolo e' oggi non soltanto fuori moda ma fuori legge, come e' fuori legge la Costituzione. Che altro dire infatti se, a Costituzione vigente, i suoi principi costituitivi vengono stravolti e cancellati da una legge ordinaria, scombiccherata e raffazzonata come poche, ma non a caso cosi' mal redatta, perche' solo cosi', sull'onda della concitazione mediatica per la sicurezza, ci si e' potuto mettere dentro tutta la xenofobia razzista di cui si nutre l'attuale maggioranza. Chi decide quanto vale una vita, chi ne stabilisce diritti, tutele, destino di sopravvivenza? Chi stabilisce che una persona in fuga per la vita abbia diritto - o non l'abbia - a fare quello che puo' per la propria sopravvivenza o per un sogno di vita migliore? Una volta la sinistra se ne occupava e cambiava le cose. E l'ordine delle cose. La politica spettacolo, che e' politica a tutti gli effetti, quindi anche nella strumentalita' dell'uso che ne viene fatto, in questa triste e indecente vicenda di legge ha fatto la sua parte, permettendo al Senato, a cui competevano lettura finale e voto sul provvedimento, di operare nell'angolo buio e dimenticato della routine parlamentare, mentre riflettori e gossip si infuocavano delle vicende sessual-personali-politiche del premier e le scorribande dei "grandi della terra" tra le rovine del terremoto aquilano riempivano pagine e pagine di una stampa nostrana asservita come poche al potere. E' in questa zona grigia, con un'opposizione in altre preoccupazioni affaccendate, rassegnata una parte, connivente l'altra, che il provvedimento e' diventato legge. Da brivido, se pensiamo a mente libera a cio' che un Parlamento democraticamente eletto puo' democraticamente decidere. Legge e Costituzione in rotta di collisione con rischio di schianto: questo e' il contesto di riferimento, dopo questa approvazione. C'e' da chiedersi che cosa sia la democrazia oggi se salta il rapporto virtuoso tra testo e contesto. Durante la XIV Legislatura Carlo Azeglio Ciampi rinvio' alle Camere ben sei provvedimenti, chiedendo, come da articolo 74 della Costituzione, "una nuova deliberazione". Rinviare una legge alle Camere, con motivato messaggio esplicativo, non e' altro che quello che e', se solo stessimo, come si dovrebbe stare, alla logica delle istituzioni secondo Costituzione. Oggi, a sentire le apodittiche certezze di taluni della maggioranza ma anche le fumistiche argomentazioni di qualche esponente dell'opposizione, il rinvio corrisponderebbe ne' piu' ne' meno che a un atto di eversione. Uno straparlare senza senso? No, uno straparlare che vuole cancellare definitivamente l'abc di quello che sappiamo della nostra storia repubblicana e delle vicende istituzionali attraverso cui si e' dipanata. Le critiche che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha sollevato a proposito di questa legge sono state precise, inequivocabili, gravi. Di metodo e prassi legislativa e di sostanza di legge. C'e' da chiedersi, allora, perche' Napolitano non abbia rinviato il testo alle Camere, come e' appunto nelle sue prerogative e come l'assoluta negativita' del provvedimento, resa piu' evidente dai suoi stessi rilievi, avrebbe richiesto. Quando, se non davanti a una cosi' patente aggressione ai principi fondamentali della Costituzione, la massima carica dello Stato, nell'esercizio delle funzioni che la Carta gli attribuisce, puo' invitare il legislatore a ripensare sul proprio operato, puo', come recita l'articolo 74, "con messaggio motivato alle Camere, chiedere una nuova deliberazione"? Compito delicatissimo, ben inteso, perche' incrocia e interroga la sovranita' del Parlamento, ma compito contemplato e reso possibile costituzionalmente grazie a un generale dispositivo di equilibrio dei compiti e delle funzioni dei poteri dello Stato che la Carta prevede e rende possibile, proprio in funzione della salvaguardia di quell'essenziale e fondativo elemento di sovradeterminazione del suo dettato senza il quale l'intero edificio frana. Come sta franando, col Parlamento sotto schiaffo dell'esecutivo, l'esecutivo in lotta con tutti i poteri dello Stato e la dialettica politica sempre piu' ridotta a conflitti e tensioni interistituzionali e tra i poteri dello Stato. La sovranita' del Parlamento: c'e' solo da fare gli sberleffi a chi l'invoca. E' la Costituzione che l'aveva a cuore. L'invio infatti puo' avvenire soltanto una volta e la nuova deliberazione richiesta non obbliga il Parlamento a modificare il testo. Dunque la sostanza del potere legislativo e' salva. Ma certamente una richiesta di nuova deliberazione mette le Camere di fronte alla necessita' di fare i conti formalmente e per via istituzionale con il parere del Capo dello Stato e col suo ruolo di garante. Deve insomma il Parlamento dichiarare una disponibilita' o una indisponibilita' a prendere in esame le osservazioni contenute nell'atto del rinvio del Presidente della Repubblica. Il che non e' una cosa da niente. Ognuno al suo posto ma ognuno col suo ruolo. Costituzione docet. Ma interessa a qualcuno oggi questo intreccio virtuoso che padri e madri costituenti sapientemente cucirono affinche' le istituzioni repubblicane funzionassero al meglio? Pare a nessuno, tanto e' vero che il ministro Maroni, il premier Berlusconi e altri ancora della maggioranza si comportano che se nulla fosse successo e ribadiscono che tutto restera' come prima. E il presidente Fini si limita a ripetere le sue algide giaculatorie sull'autonomia della Camera e tutto finisce li'. Forse aspetta altri tempi, ha altri calcoli in testa. Chissa'. Ma anche l'opposizione fa il pesce in barile, limitandosi a lodare il ruolo del Presidente della Repubblica e il suo equilibro. Equilibrio rispetto a che? Ci sarebbe da chiederlo ma ormai non si sa piu' a chi. Dicono i costituzionalisti che il Presidente della Repubblica e' assolutamente libero nel prendere le sue decisioni, non condizionato ne' condizionabile, in quel suo ruolo di garante della Costituzione e "magistrato di persuasione e di influenza", come ha ricordato Valerio Onida, ex presidente della Consulta, in un'intervista a "la Repubblica". Ma lo stesso Onida ha dichiarato, senza giri di parole, che le critiche di Napolitano sono "critiche da rinvio". E infatti basta leggerle: nitide e dirette, come ancora succede nella migliore letteratura dei Palazzi, quella che non si arrende allo stile cacofonico e petulante che oggi va per la maggiore e fa scuola. Riguardano, i rilievi di Napolitano, sia il carattere eterogeneo ed estemporaneo di varie disposizioni assemblate nel provvedimento, che conferma una prassi assai negativa su cui altre volte il Quirinale e' intervenuto, sia la tendenza a legiferare in un clima di concitazione e sotto pressione dell'opinione pubblica, sia, soprattutto, il merito di alcune parti fondamentali della legge, a cominciare dall'introduzione del reato di clandestinita'. Il Quirinale osserva che il metodo seguito sottrae all'azione del legiferare la necessaria ponderatezza e prudenza, rende difficile la comprensione della ratio della legge all'opinione pubblica e dunque piu' difficile il rapporto tra cittadino e legge. E per quanto riguarda i contenuti le osservazioni riguardano il reato di clandestinita', la permanenza nei Cie, il ruolo affidato ai giudici di pace in materia di immigrazione, incongruo rispetto al carattere conciliativo della loro funzione da una parte e dall'altra tale da istituire un sottosistema sanzionatorio non coerente con l'ordinamento e assai meno garantista. Che altro dire se non che non si capisce perche' Napolitano non abbia rinviato il testo alle Camere? Si capisce pero' che la sua e' stata una scelta politica dentro una linea di condotta che gli fa valutare in termini soprattutto di opportunita' politica le decisioni da prendere sulle stesse questioni istituzionali a cui e' chiamato. Scelta fortemente politica, come fortemente politica e' stata la mossa sul bon ton delle relazioni tra maggioranza e opposizione, quel reiterato invito ad abbassare i toni rivolto alla politica (resa incandescente dalla vista degli interni di Palazzo Grazioli e Villa Arcore, quindi invito rivolto soprattutto alla politica dell'opposizione che ci ha sguazzato). Perche' la politica deve abbassare i toni? Perche' l'opposizione che gia' li tiene bassissimi dovrebbe spegnerli del tutto? E' qui che il Presidente della Repubblica e' andato oltre quella funzione di "magistrato di persuasione e di influenza" che gli e' attribuito, rivestendo un ruolo politico nell'agone direttamente politico che non gli compete. Perlomeno in quelle forme. Con il risultato di rendere ancora piu' evidente l'asfissia della dialettica politica che domina nel nostro Paese: un'opposizione che non esercita la sua funzione ne' nelle aule del Parlamento ne' tanto meno nella societa' e nel Paese, e una maggioranza che straripa da tutte le parti, cambia le regole fondamentali senza preoccuparsi minimamente di niente e arriva a mettere l'Italia in aperto contrasto con le Nazioni Unite sulla questione dei respingimenti. Ci sarebbe veramente ben poco per convincerci ad accettare l'invito del Presidente. Non rinvio di un testo indecente e aperto ruolo di moderatore in un indecente contesto della vita pubblica: questa e' la scelta che il Capo dello Stato ha compiuto. Perche' Napolitano prevede che ci saranno altri gravi problemi politico-istituzionali con la maggioranza: intercettazioni, "lodo Alfano" alla Consulta e quant'altro? E non vuole inasprire il clima? Perche' il congresso del Pd e' un passaggio a rischio ed e' opportuno fare quello che si puo' perche' non precipiti nel vuoto? Perche' la "politica delle spallate" con al centro i vizi del premier e' sterile e bisogna rimettere in campo una qualche politica degna di questo nome? Perche' in tutto questo e' a rischio ulteriormente la tenuta democratica del nostro Paese? Intanto il pacchetto sicurezza (e lo scoglio del G8 aquilano) sono passati e una pagina e' stata voltata tutta a beneficio del governo e del suo premier, che esce indenne, se non rafforzato, dal putiferio in cui era incappato. E non sembra affatto propenso a fare il moderato. Perche' dovrebbe? Rimane l'interrogativo che dovremmo rimettere al centro della sinistra. Chi decide il valore di una vita e delle vite? Chi decide chi siano i sommersi e i salvati dell'epoca che viviamo? E che possiamo fare perche' quella legge non abbia seguito? 5. UNA SOLA UMANITA'. MADDALENA MICOTTI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Presidente, Sono insegnante a riposo, nonna, madre, moglie di uno straniero venuto in Italia dopo il matrimonio, nel 1971: sulla pelle ho provato le difficolta', le sofferenze, le umiliazioni che uno straniero si trova a vivere in una terra non sua. Abbiamo lottato anche per diritti fondamentali gia' in quegli anni e... atteso, atteso perche' fossero riconosciuti; abbiamo fatto rinunce anche dolorosissime per adeguarci alle leggi vigenti. Dal 1992 mi occupo, come volontaria, di profughi (ex Yugoslavia, poi Albania e ancora Kossovo) e di stranieri. Da qualche anno sono responsabile del Centro Migranti della mia diocesi, Ivrea. Per tutto quello che ho visto, ascoltato, condiviso con tanti immigrati, per l'indignazione e la sofferenza presenti in me di fronte alle norme del "pacchetto sicurezza", per la disumanita' e l'ingiustizia contenute in esse, per la loro palese violazione dei principi fondamentali della nostra Costituzione, come di ogni convivenza civile, La supplico di non promulgare il testo di legge approvato in via definitiva dal Senato della nostra Repubblica il 2 luglio e di rinviarlo alle Camere, com'e' in suo potere. Grazie per l'attenzione. Con stima, Maddalena Micotti Ivrea, 13 luglio 2009 6. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 7. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 8. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 9. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI VARIE ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI DEI BAMBINI Torino, 14 luglio 2009 Egregio signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la presente lettera desideriamo manifestarLe la nostra profonda preoccupazione rispetto alle conseguenze che il Ddl 733 "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", approvato al Senato in via definitiva il 2 luglio u. s., avra' sulla vita delle famiglie e dei bambini e dei ragazzi di origine straniera che vivono in Italia. Le nostre associazioni e organizzazioni, impegnate quotidianamente per la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non possono che esprimere il loro profondo disaccordo per una legge che prevede norme che riteniamo non conformi con alcuni fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare. A nostro avviso, saranno molto gravi gli effetti del previsto reato di clandestinita' che spingera', di fatto, la popolazione straniera, oggetto del provvedimento, a non avere alcun contatto con le istituzioni ne' con alcun tipo di servizio pubblico, relegando alla marginalita' non solo gli adulti ma anche i loro figli, rendendo la loro presenza assolutamente invisibile con conseguenze sociali gravi e difficilmente prevedibili. La conseguente esclusione dai servizi scolastici e sociali cosi' come dalle prestazioni sanitarie, per il timore di un genitore di essere segnalato all'autorita', viola diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi quali il diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Mentre e' obbligo dello Stato - uno Stato responsabile di fronte ai propri doveri - riconoscere a tutti i minorenni pari trattamento senza alcuna discriminazione. Serissime saranno altresi' le conseguenze della mancata registrazione alla nascita dei nati da genitori "irregolari", in aperta violazione del diritto fondamentale ad un nome, previsto dalla Convenzione, nonche' notevoli gli ostacoli che i minori stranieri non accompagnati arrivati da adolescenti in Italia incontreranno al compimento della maggiore eta', non potendo di fatto regolarizzare la loro permanenza nel nostro Paese. Quanto sopra indicato rappresenta solo alcune delle gravi situazioni che dovranno affrontare, per il semplice fatto di non essere italiani, i minorenni di origine straniera in conseguenza dell'attuazione di queste norme previste a tutela della sicurezza pubblica. Il perseguimento della sicurezza, motivo e oggetto della legge, e' di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti e soprattutto per essi deve essere strumento di garanzia ai fini dell'esercizio di tutti i diritti che la Convenzione riconosce loro. Occorre pero' riflettere sull'accezione del termine: sicurezza, per chi lavora per i diritti, significa sicurezza sociale, ottenuta attraverso politiche inclusive e la promozione di una cultura dei diritti umani. Certi del Suo impegno a favore dei diritti umani, ci appelliamo a Lei affinche' siano adeguatamente valutati i profili di legittimita' della nuova normativa e di conformita' alle norme internazionali nonche' i gravi effetti negativi che si produrrebbero sulle famiglie e sui minori di origine straniera presenti in Italia. Associazioni e Organizzazioni che aderiscono: Ai.Bi. - Associazione Amici dei Bambini Aimmf - Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia Alisei, Societa' Cooperativa Sociale Anfaa - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie Arciragazzi nazionale Asgi - Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione Associazione Antigone onlus Associazione Culturale Pediatri Associazione Ibfan Italia Onlus Associazione Nessun luogo e' lontano Associazione Progetto Diritti Batya - Associazione per l'accoglienza, l'affidamento e l'adozione onlus Cgil Ciai - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia Cidis Onlus - Centro di Informazione, Documentazione ed Iniziativa per lo Sviluppo Cnca - Coordinamento nazionale comunita' di accoglienza Coordinamento Italiano per il Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia onlus Commissione Minori dell'Associazione Nazionale Magistrati Defence for Children International Italia Fondazione Terre des hommes Italia onlus Ifs - Istituto Fernando Santi La Gabbianella Coordinamento per il Sostegno a distanza onlus Legambiente Mais - Movimento per l'autosviluppo, l'interscambio e la solidarieta' Save the Children Italia Servizio Legale Immigrati onlus Sos Villaggi dei Bambini onlus Vis - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 889 del 22 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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