Minime. 881



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 881 del 14 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Una lettera ai parlamentari affinche' anch'essi scrivano al Presidente
della Repubblica
2. Associazione Italia-Nicaragua: Al Presidente della Repubblica
3. Alessandra Cangemi: Al Presidente della Repubblica
4. Paola Caridi: Morire di razzismo
5. Alessio Di Florio: Decreto insicurezza
6. Carla Mariani: Lo scempio
7. Adriano Moratto: Sulla stessa barca
8. Claudio Pozzi: Al Presidente della Repubblica
9. Una preghiera alle persone amiche
10. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
11. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
12. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
13. Anche dagli enti locali e da tutte le istituzioni democratiche la
richiesta persuasa e corale al Presidente della Repubblica di non promulgare
il "pacchetto razzismo"
14. Modello di ordine del giorno da proporre all'approvazione delle
assemblee elettive (Comuni, Province, Regioni, etc.)
15. Ogni persona di retto sentire, ogni associazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione scriva al Presidente della Repubblica
per confortarlo e sostenerlo nella difesa nitida e intransigente della
legalita' e dell'umanita' contro la violenza razzista e squadrista
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. UNA LETTERA AI PARLAMENTARI AFFINCHE' ANCH'ESSI
SCRIVANO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha scritto a tutti i deputati
ed i senatori dell'opposizione democratica affinche', dopo aver votato
contro il cosiddetto "pacchetto sicurezza" razzista in Parlamento ed averne
evidenziato in quella sede i profili di incostituzionalita' e disumanita',
si associno alla richiesta al Presidente della Repubblica di non promulgare
quelle misure anomiche, criminali e criminogene, imposte dal governo
mortificando il Parlamento a colpi di voti di fiducia ("fiducia", ovvero
piu' precisamente "ricatto" ai parlamentari del centrodestra li' collocati
sulla base di meccanismi effettualmente di nomina ex alto da parte dei
gerarchi della destra eversiva al governo).
*
Riportiamo il testo della lettera inviata a tutti i parlamentari
dell'opposizione democratica.
Gentile parlamentare,
sperando di non arrecarle disturbo le chiediamo di voler scrivere - come
gia' hanno fatto migliaia di cittadini - al Presidente della  Repubblica
affinche', in virtu' del potere attribuitogli dall'art. 74, comma 1, della
Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge,
puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"),
non promulghi il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il 2
luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme
palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, e
lo rinvii alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato
conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle
norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai
principi della civilta' giuridica...
Distinti saluti,
il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Allegati:
1. Bruno Segre: Lettera al Presidente della Repubblica
2. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
3. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
*
Frattanto sempre piu' cittadini stanno scrivendo lettere al Presidente della
Repubblica affinche' non promulghi le misure razziste ed incostituzionali
del criminale e criminogeno "pacchetto sicurezza".
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Ci si ricordi che, ovviamente, le lettere devono recare nome, cognome e
indirizzo preciso del mittente.

2. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE ITALIA-NICARAGUA: AL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA

Spettabile Presidente della Repubblica,
l'Associazione di amicizia, solidarieta' e scambi culturali Italia-Nicaragua
esprime forte preoccupazione per le norme profondamente razziste, criminali
ed incostituzionali, contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza",
approvato dalla Camera il 14 maggio 2009 ed in seconda lettura dal Senato il
2 luglio 2009.
In questi giorni, numerosi appelli hanno dettagliatamente ed
inequivocabilmente documentato come tali norme sono:
-) incostituzionali ("Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati
di ingresso e soggiorno dei migranti" del 25 giugno 2009);
-) prefigurino l'introduzione di una legislazione di tipo apartheid
("Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia" del 29 giugno 2009).
Non e' costume della nostra associazione quello di permettersi di
interferire con le Sue alte responsabilita', ma sappiamo che e' nei poteri
del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione
legislativa di norme palesemente in contrasto con la nostra Costituzione,
palesemente incompatibili con l'ordinamento giuridico della nostra
Repubblica.
Per tutto questo Le chiediamo rispettosamente di non firmare detta legge,
rinvii alle Camere il provvedimento chiedendone la modifica nelle parti
decisamente incompatibili con le norme del diritto nazionale ed
internazionale.
Risparmi al nostro Paese il disonore di aver reintrodotto in Europa le leggi
razziali e tradito il sacrificio della Resistenza.
L'occasione e' gradita per porgerLe cordiali saluti.
Associazione di amicizia, solidarieta' e scambi culturali Italia-Nicaragua

3. UNA SOLA UMANITA'. ALESSANDRA CANGEMI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Presidente Napolitano,
le scrivo per esprimere profondo sconforto per l'approvazione al Senato del
cosiddetto "pacchetto sicurezza", un provvedimento che travolge
inesorabilmente i fondamenti cardine della Dichiarazione universale dei
diritti dell'uomo e della nostra Costituzione italiana, e che include misure
persecutorie e discriminatorie nei confronti dei gruppi sociali piu'
deboli - misure che nel nostro Paese non si vedevano dai tempi delle leggi
razziali.
Nella speranza di trovare ascolto, mi permetto di esprimerle la mia
indignazione ma soprattutto di condividere con lei le mie preoccupazioni, le
stesse di tanti volontari umanisti, non solo in Italia ma in tutto il
pianeta.
Questa leggi fa sentire tutti noi profondamente insicuri e impauriti per il
futuro dei nostri figli e del nostro Paese. Giudico inaccettabile
considerare un crimine la ricerca di una vita migliore, schedare chi non ha
una casa, togliere ai bambini il diritto all'identita', incitare alla
delazione e al sospetto, vietare i matrimoni misti, impedire l'accesso alle
cure mediche. Tutto questo attenta profondamente alla dignita' umana, educa
alla discriminazione e apre una sconcertante caccia all'uomo le cui
conseguenze sono solo in parte prevedibili.
Credo che con l'ultimo voto al Senato si sia compiuto il percorso
parlamentare di un provvedimento mostruoso, ingiusto e violento che, in
spregio ai diritti umani, non tenta di trovare soluzioni lungimiranti ma ci
porta a rinnegare la nostra cultura, fatta anche di solidarieta' e
ospitalita', riconsegnandoci alle pagine peggiori della storia d'Italia.
Eppure oggi e' ancora possibile fermare questa mostruosita', le garanzie
previste dalla nostra Costituzione consentono di correggere questi abusi.
Per questo, Presidente, le chiedo di non firmare, di non promulgare questa
legge, di rinviarla alle Camere chiedendo la modifica delle parti
palesemente incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto
internazionale recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Le chiedo, Presidente Napolitano, di fare tutto quanto e' possibile perche'
si possa continuare a proteggere le aspirazioni piu' profonde, quelle che
hanno guidato l'umanita' nei momenti migliori della sua storia, quelle in
grado di ridare speranza e futuro al nostro Paese.
Sandra Cangemi, giornalista
Milano

4. UNA SOLA UMANITA'. PAOLA CARIDI: MORIRE DI RAZZISMO
[Dal blog di Paola Caridi "Arabi visibili" riprendiamo il seguente
intervento del 6 luglio 2009]

Tutti, a Dresda cosi' come nell'ambasciata egiziana in Germania, si sono
affrettati a dire che e' solo un episodio di criminalita', e che non
rispecchia i sentimenti dei tedeschi nei confronti dei musulmani. Quello
che, pero', e' incredibilmente successo dentro un tribunale regionale,
appunto a Dresda, all'inizio di questo mese, non puo' non impensierire -
tanto per usare un eufemismo. I fatti, anzitutto. Il primo luglio compaiono
di fronte al giudice un imputato, Alex W., e la querelante, Marwa al
Sherbini. Lei lo accusa di averla ingiuriata con offese razziste, come
"terrorista", "islamista", "prostituta", solo perche' portava il velo. Aveva
chiesto un risarcimento di 780 euro, ma mai si sarebbe immaginata - credo -
di mettere a rischio la sua vita per quel gesto che voleva non solo
difendere la propria onorabilita', ma la sua dignita'.
Marwa al Sherbini, madre di un bambino di tre anni, e peraltro al terzo mese
di gravidanza, e' stata uccisa da Alex W. con un grosso coltello. Le
cronache, sui giornali tedeschi, precisano anche il numero di coltellate che
l'aggressore e' riuscito a infliggere alla donna, una egiziana di 32 anni,
la cui salma e' ritornata ieri al Cairo. Ben 18 coltellate, inferte dentro
un'aula di tribunale. La polizia non e' riuscita a impedire l'omicidio. Il
suo intervento ha, anzi, involontariamente ferito il marito di Marwa al
Sherbini, un accademico, accoltellato a sua volta mentre difendeva la
moglie. Ali Okaz si e' risvegliato dal coma, e non sembra in pericolo di
vita.
E' un atto criminale, questo accoltellamento. Certo. Senza alcun dubbio. Ma
come non pensarlo il frutto avvelenato - questo, come tanti altri - di una
stupida islamofobia crescente? Quella islamofobia sfruttata, in Germania
cosi' come in Olanda cosi' come in Italia, dagli apprendisti stregoni
dell'identitarismo occidentale.
Marwa al Sherbini, una donna con un velo in testa, uccisa per razzismo, non
fa poi cosi' tanta notizia. Il razzismo, pero', non ha colore. E' sempre
razzismo.

5. UNA SOLA UMANITA'. ALESSIO DI FLORIO: DECRETO INSICUREZZA

Il 2 luglio e' diventato legge dello stato italiano il decreto "che portera'
molta sofferenza". Al culmine di un ciclo di degrado e barbarie, che dura
ormai da oltre un decennio, si e' definitivamente stabilito che lo Stato
Italiano considera parte dell'umanita' schiavi da sfruttare e violentare.
Una decisione che dovrebbe soffocare, chiudere con un pugno lo stomaco, ogni
coscienza civile, democratica, pacifista, amica della nonviolenza e
dell'umanita'. Ma il quadro sociale e civile nel quale e' accaduto, rende
tutto ancora piu' grave. Esattamente come nel primo ventennio si e' radicato
un razzismo "in doppiopetto" perbenista e ipocrita.
Poche ore prima della definitiva approvazione del decreto sofferenza, un
migrante e' stato selvaggiamente picchiato a Roma. La squadraccia colpiva
urlando "noi facciamo solo la volonta' del governo"...
Quest'Italia, che ha mandato i suoi figli in tutti i continenti, che per
decenni e' stata base di partenza dell'emigrazione, e' in realta' un Paese
profondamente razzista, nell'animo e nel cuore. Le violenze contro i
migranti, la reclusione in luoghi come i Cie, la violazione sistematica di
ogni elementare diritto umano, non colpiscono l'emotivita' della "brava
gente". E non si venga a dire che e' colpa della televisione! Perche' la
televisione la si spegne. E nessuno, diciamo le cose come stanno, crede
veramente e totalmente alla televisione e ai giornali. Ci si crede quando
conviene, quando fa comodo.
Il decreto del 2 giugno, quest'offesa al diritto e alla coscienza umana,
arriva in quest'Italia. Molte sono le reazioni della societa' civile e delle
associazioni impegnate a fianco dei migranti, in difesa dei loro diritti e
alla conquista della societa' multietnica tanto disprezzata da Berlusconi.
Pax Christi si e' fatta profetica voce dell'indignazione cattolica, ha
definito il decreto un'offesa e una bestemmia contraria al Vangelo.
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo propone di scrivere al
Presidente della Repubblica, per chiedergli di non approvare un atto
palesemente incostituzionale e contrario al diritto.
Moltissimi (a partire dall'Arci e dalla stessa Pax Christi, cosi' come molti
medici gia' stanno facendo) propongono la disobbedienza civile contro le
norme del decreto.
Ma non basta trasgredire alcune norme. La disobbedienza civile dev'essere
molto piu' forte e generalizzata. Non possiamo accettare di resistere ad una
sola norma. Perche' sono anni che, in realta', stanno introducendo nella
legge italiana norme discriminatorie, violente e razziste. E il razzismo,
come scrivevamo prima, sta penetrando nell'animo degli italiani.
Dobbiamo avere il coraggio di boicottare qualsiasi veicolo del razzismo, di
essere disposti nelle piazze, nei locali pubblici, nelle case, nelle nostre
famiglie, parrocchie, partiti e associazioni a dire no a qualsiasi parola,
pensiero, comportamento che possa, anche solo lontanamente, lasciare spazio
al razzismo. Quanti bravi cristiani, quanti militanti del Pd, quanti
tranquilli borghesi in doppiopetto in realta' pensano che i Cie siano
necessari.
Dobbiamo avere il coraggio di gridare "no", di non lasciare spazio. In
nessun ambito della vita sociale.

6. UNA SOLA UMANITA'. CARLA MARIANI: LO SCEMPIO

... speriamo che questo scempio non passi.

7. UNA SOLA UMANITA'. ADRIANO MORATTO: SULLA STESSA BARCA

Il Movimento Nonviolento di Brescia dal 14 maggio promuove una giornata di
digiuno a staffetta per protestare contro i respingimenti e le norme
xenofobe contenute nel "pacchetto sicurezza". Siamo convinti che non
possiamo restare indifferenti alle notizie ed alle immagini di donne, di
bambini e di uomini che implorano aiuto dopo essere saliti sulle nostre
motovedette. Non possiamo ignorare che la strada del deserto africano e'
segnata dai cadaveri di disperati in fuga. Non possiamo ignorare i corpi
degli annegati finiti nelle reti dei pescatori.
Non possiamo guardare dall'altra parte: sono nostri fratelli e sorelle!
Negare loro l'aiuto e' negare la nostra umanita', arrendersi alla barbarie.
Non vogliamo essere complici di chi, in nome della "sicurezza", nega la
nostra storia di accogliente crocevia di culture e costringe alla paura e
alla "nuova clandestinita'" chi gia' vive e lavora tra noi e per noi.
Siamo consapevoli che molta parte della popolazione condivide queste
politiche propagandate come risposta ai problemi dell'insicurezza economica
e sociale. Una propaganda che, con le nuove nomine in Rai, rende sempre piu'
evidente l'"occupazione politica" della televisione pubblica. Si realizza
cosi' una sorta di "regime" delle notizie con cui "informare" la popolazione
che, per la stragrande maggioranza, ha nelle televisioni l'unico strumento
di "formazione".
Proponendo un digiuno vogliamo sollecitare una scelta concreta di
condivisione e di riflessione personale.
Inoltre, martedi' 14 luglio a Brescia in Piazza Rovetta dalle ore 18 alle 19
proponiamo un'ora di silenzio in pubblico.
Un silenzio per favorire la riflessione comune, l'apertura e l'ascolto degli
altri; un silenzio per ribadire la necessita' del confronto e per ritrovare
il significato delle parole. Partendo, vista la ricorrenza, da termini come:
liberta', uguaglianza e fratellanza. Vogliamo riaffermare l'uguaglianza dei
diritti per tutti, la liberta' di accoglienza e la fratellanza fra popoli e
culture. Vogliamo contestare i respingimenti in mare e la criminalizzazione
ed il pregiudizio verso quanti fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla
miseria, cercando un futuro migliore. I cristiani si ricordino del ricco
Epulone.
Chi vuole aderire alle nostre iniziative puo' contattarci all'indirizzo di
posta elettronica: mir.brescia at libero.it oppure puo' costituire altri gruppi
per incontri e confronti a livello locale, per piu' utilmente contrastare la
propaganda xenofoba con il contatto diretto con le persone.
Conseguentemente a queste nostre iniziative e alla nostra qualita' di
elettori, chiediamo ai nostri rappresentanti istituzionali di riconsiderare
tutte le norme sulla sicurezza appena approvate.
In particolare, in questa fase, chiediamo soprattutto al Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano di non avallare con la sua firma provvedimenti
che imbarbariscono la nostra societa' democratica e negano la nostra cultura
giuridica.
Adriano Moratto,
Centro per la nonviolenza di Brescia

8. UNA SOLA UMANITA'. CLAUDIO POZZI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente della Repubblica,
anch'io come tanti La prego, per i gravi motivi che ora diro', di voler
soprassedere alla promulgazione della legge sulla "sicurezza", recentemente
approvata dalla maggioranza governativa attraverso il voto di fiducia,
perche' e' palesemente ispirata - come confermano molte autorevoli
valutazioni - a gravi pregiudizi negativi verso persone straniere in cerca
di sicurezza e lavoro, percio' urta contro tanti principi costituzionali,
civili, morali, umani, sia italiani che universali, e per questo suscita
nelle coscienze un moto di indignazione.
A nulla e' servito il dibattito serio e ampio precedente nel Paese.
Per questo motivo anch'io La prego di chiedere al Parlamento, con messaggio
motivato, secondo il suo sempre alto senso costituzionale, civile e umano,
di ripensare profondamente la sostanza di quel provvedimento.
Con viva stima e fiducia.
Claudio Pozzi
Padula Scalo (Salerno)

9. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA ALLE PERSONE AMICHE

Carissime e carissimi,
stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della
Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed
incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato
dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere
quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente
incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale
recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Vorremmo pregarvi:
a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di
rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed
interlocutori vari;
b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro
iniziativa;
c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario
telematico quotidiano.
La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della
mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della
Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara'
confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte
del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'.
Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Un cordiale saluto,
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2009

10. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL
COLPO DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

11. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

12. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

13. UNA SOLA UMANITA'. ANCHE DAGLI ENTI LOCALI E DA TUTTE LE ISTITUZIONI
DEMOCRATICHE LA RICHIESTA PERSUASA E CORALE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
DI NON PROMULGARE IL "PACCHETTO RAZZISMO"

Mentre da tutta Italia pervengono al Quirinale numerosissime lettere di
cittadine e cittadini che chiedono al Capo dello Stato di non promulgare le
infami misure razziste deliberate dal Senato il 2 luglio, le esperienze
nonviolente e le persone di volonta' buona promotrici dell'impegno contro i
provvedimenti razzisti incostituzionali e disumani contenuti nel cosiddetto
"pacchetto sicurezza" chiedono anche agli enti locali di esprimere la loro
fedelta' alla Costituzione ed il loro ripudio del razzismo, associandosi
alla richiesta al Presidente della Repubblica di non ratificare quei
provvedimenti che violano la Costituzione della Repubblica Italiana.
Si chiede a tutti gli enti locali, Comuni, Provincie e Regioni in primo
luogo, di approvare l'ordine del giorno di seguto riportato.
Le associazioni e le persone promotrici dell'iniziativa chiedono a tutti i
pubblici amministratori delle assemblee elettive di far proprio questo
ordine del giorno, di presentarlo nel proprio ente locale e di proporlo per
l'approvazione.
Le associazioni e le persone promotrici dell'iniziativa chiedono altresi' a
tutte le cittadine e tutti i cittadini di diffondere questo appello, di
proporlo alle amministrazioni locali, di inviarlo ai mezzi d'informazione
con preghiera di pubblicazione.
Difendere la Costituzione della Repubblica Italiana e' diritto e dovere di
tutti.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e' diritto e dovere di
tutti.

14. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE
ALL'APPROVAZIONE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI, ETC.)

Il Consiglio ... di ...,
fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana,
impegnato per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani cosi'
come sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata
dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1948;
chiede al Presidente della Repubblica, in virtu' del potere attribuitogli
dall'art. 74, comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica,
prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere
chiedere una nuova deliberazione"):
- di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal
Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante
norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti
umani;
- di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia
modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica
Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro
ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del
giorno al Presidente della Repubblica e di renderlo noto alla popolazione
attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per
comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio.

15. UNA SOLA UMANITA'. OGNI PERSONA DI RETTO SENTIRE, OGNI ASSOCIAZIONE
DEMOCRATICA, OGNI ISTITUZIONE FEDELE ALLA COSTITUZIONE SCRIVA AL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA PER CONFORTARLO E SOSTENERLO NELLA DIFESA NITIDA E
INTRANSIGENTE DELLA LEGALITA' E DELL'UMANITA' CONTRO LA VIOLENZA RAZZISTA E
SQUADRISTA

Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Ci si ricordi che, ovviamente, le lettere devono recare nome, cognome e
indirizzo preciso del mittente.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 881 del 14 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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