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Voci e volti della nonviolenza. 349
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 349
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 11 Jul 2009 09:33:42 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 349 dell'11 luglio 2009 In questo numero: 1. Dacia Maraini: Al Presidente della Repubblica 2. Associazione San Marcellino: Guai a voi, guide cieche 3. Marcella Coro': Al Presidente della Repubblica 4. Domenico Gallo: Il ritorno di don Rodrigo 5. Carlo Lania intervista Pupa Garribba 6. Carlotta Mismetti Capua: Al Presidente della Repubblica 7. Bernardo Piemonte: Al Presidente della Repubblica 8. Marco Rovelli intervista Marco Aime 9. Silvana Sacchi: La gravita' 10. Una preghiera alle persone amiche 11. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 12. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 13. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 14. Proposta di ordine del giorno da proporre all'approvazione delle assemblee elettive (Comuni, Province, Regioni, etc.) 15. Una richiesta ancora a tutte le lettrici ed a tutti i lettori 1. UNA SOLA UMANITA'. DACIA MARAINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Caro Presidente, durante il fascismo ero una bambina, ma nonostante questo sono stata chiusa in un campo di concentramento per antifascisti per il rifiuto dei miei giovani genitori di aderire alla Repubblica di Salo'. Soprattutto per una insofferenza e una netta avversione verso le leggi razziste che il fascismo condivideva con il nazismo. Memore di questa esperienza le chiedo di non ratificare il cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo. Si tratta di una legge ingiusta che viola palesemente i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, e introduce nei confronti dei gruppi sociali piu' deboli misure persecutorie profondamente ingiuste. Con grande stima e amicizia, Dacia Maraini 2. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE SAN MARCELLINO: GUAI A VOI, GUIDE CIECHE [Attraverso Angelo Cifatte riceviamo il seguente comunicato del 3 luglio 2009 dell'Associazione San Marcellino di Genova, che volentieri diffondiamo] Il Decreto 733, il cosiddetto pacchetto sicurezza, e' legge. La legge degli uomini, si sa, e' fallace e non di rado ingiusta, ma questa non pare essere un "incidente" nello sforzo di operare per il meglio e per il bene, ci appare l'esercizio di una volonta' che esprime la visione di una convivenza da cui ci sentiamo decisamente estranei. Chi ha prodotto questo testo ha, probabilmente, confuso l'autorita', a lui conferita dal ruolo istituzionale ricoperto per volere del popolo, con uno status che permette arroganza e privilegi dimenticando il ruolo di servizio cui era delegato, per esercitare un potere volto all'autoconferma e al perseguimento dei propri interessi e di quelli della propria piccola o grande corte. Alcuni articoli di questa legge, di cui abbiamo gia' detto durante le tappe dell'iter parlamentare, attingono alle piu' cupe pagine di questo nostro affaticato paese, e fanno provare a chi scrive, e non solo, l'imbarazzo di appartenervi. La nostra Opera continuera', pero', a lottare dalla parte dei piu' deboli, per i loro diritti, perche' rappresentano i diritti di tutti, i piu' fondamentali, e perche' ancora moltissimi italiani perseguono un'altra idea di Paese e sono al nostro fianco in questa battaglia credendo profondamente in quei valori attorno ai quali i nostri padri si sono stretti nella Costituente. Continueremo a lavorare, molto resta da riflettere e fare e piu' nulla da dire su questa vicenda, se non ricordare il monito evangelico: "Guai a voi, guide cieche". Alberto Remondini S. J., presidente dell'Associazione San Marcellino Danilo De Luise, responsabile dei servizi alla persona e delle attivita' culturali dell'Associazione San Marcellino 3. UNA SOLA UMANITA'. MARCELLA CORO': AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio Presidente della Repubblica Italiana, sottoscrivo totalmente i tre appelli allegati (di Bruno Segre, degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia, dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti), pregandoLa di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, e di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. RingraziandoLa comunque dell'attenzione che vorra' concedermi, La saluto rispettosamente. Marcella Coro', Mogliano Veneto (Treviso) 4. UNA SOLA UMANITA'. DOMENICO GALLO: IL RITORNO DI DON RODRIGO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 luglio 2009 col titolo "Il ritorno di don Rodrigo"] Giovanni, 30 anni, grafico pubblicitario di Gallarate, e' fidanzato da due anni con Irina, una sua coetanea, dagli occhi azzurri e i capelli biondi. I due ragazzi hanno cominciato a convivere ed hanno gia' fissato la data del matrimonio per il mese di maggio del 2010. Irina e' una ragazza ucraina, emigrata otto anni fa in Italia in cerca di lavoro. Dopo l'ultima sanatoria ha ottenuto un regolare permesso di soggiorno ed e' stata assunta da un Supermercato. Purtroppo sei mesi fa il Supermercato e' fallito. Irina ha perso il lavoro, proprio quando gli e' scaduto il permesso di soggiorno, e non ha potuto ottenerne il rinnovo. Mario ha 40 anni. E' un impiegato bancario di Pesaro. Dopo una serie di insuccessi sentimentali, ha trovato il grande amore della sua vita. Si e' fidanzato con Josephine, una donna di Capoverde che ha conosciuto, come sua insegnante, ad un corso di merengue. Josephine e' venuta in Italia con un visto turistico poi e' stata regolarizzata come badante da una famiglia italiana. Quando la famiglia non ha avuto piu' bisogno di lei si e' dedicata al ballo per il quale ha una passione innata ed ha cominciato ad organizzare corsi di danza. Dopo la seconda scadenza non e' riuscita ad ottenere il rinnovo del suo permesso di soggiorno. Ernesto e' un pensionato, ha 65 anni e vive a Napoli. Da quando sua moglie e' deceduta per un tumore al seno e' rimasto solo e si e' molto intristito perche' la coppia non aveva figli. La sua vita e' cambiata da quando ha conosciuto Natascia, una donna moldava di 50 anni, divorziata, che da diversi anni vive in Italia, lavorando in nero per accudire gli anziani. Ernesto e Natascia hanno deciso di contrarre matrimonio ed hanno gia' fissato la data delle nozze. Tuttavia queste tre coppie, come migliaia di altre coppie in Italia, hanno fatto i conti senza l'oste: non hanno preveduto il ritorno di Don Rodrigo. "Questo matrimonio non s'ha da fare!" esclamo' il principe conte, don Rodrigo, riferendosi al matrimonio fra Renzo e Lucia. Non c'e' dubbio che I promessi sposi sono entrati nel Dna del popolo italiano, come il coro del Nabucco o l'inno di Mameli. Dopo Alessandro Manzoni, il prototipo dell'ingiustizia piu' ingiusta e dell'esercizio piu' arbitrario del potere e' rappresentato proprio dalla rottura di quel legame di coppia, che la religione consacra attraverso il matrimonio. Quando, da ragazzi, studiavamo i Promessi sposi tutto avremmo potuto immaginare tranne il ritorno di Don Rodrigo. Eppure e' proprio quello che e' successo. Don Rodrigo si e' reincarnato ed ha assunto le sembianze umane del ministro dell'Interno Maroni. A differenza di don Rodrigo, pero', Maroni e' molto piu' potente del suo predecessore. Se don Rodrigo voleva interdire un solo matrimonio, Maroni ne vuole interdire dieci, cento, mille, come succedera' non appena andra' in vigore la nuova legge sulla "sicurezza". Don Rodrigo aveva le sue ragioni per interdire il matrimonio: si era invaghito di Lucia. Ma quali sono le ragioni di Maroni? E' difficile che Maroni si sia invaghito di tutte le badanti, le colf, le ballerine e le donne delle pulizie che meditano di contrarre matrimonio in Italia. Ci deve essere un altro motivo. Ce lo dice lo stesso Maroni. In una nota del Viminale e' scritto che la legge mira a impedire i matrimoni di comodo. Un intento decisamente encomiabile, ma perche' Maroni non ha fatto nulla per impedire il matrimonio fra Briatore e la Gregoraci? 5. UNA SOLA UMANITA'. CARLO LANIA INTERVISTA PUPA GARRIBBA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 luglio 2009 col titolo "Pupa Garribba: la Chiesa tace troppo" e il sommario "Si separano le persone come con le leggi razziali"] Giornalista e intellettuale ebrea, 74 anni, Pupa Garribba e' una testimone della Shoa', come lei stessa si definisce. Membro dell'Aned, l'Associazione degli ex deportati politici nei campi nazisti, da venti anni gira le scuole raccontando agli studenti gli orrori del nazismo. A lei, voce autorevole della cultura ebraica, abbiamo chiesto un giudizio sulle nuove misure anti-immigrati. * - Carlo Lania: E' un'esagerazione paragonare il ddl sicurezza alle leggi razziali? - Pupa Garribba: I termini sono diversi, ma e' sempre legittimo pensare a una seconda ondata di leggi razziali quando si separano gli esseri umani in categorie. Se poi lo si fa attraverso una legge, si corrono dei rischi terribili. * - Carlo Lania: Questa volta pero' la separazione avviene su una posizione amministrativa, sull'avere o meno un permesso di soggiorno. - Pupa Garribba: A me starebbe anche bene se queste persone venissero fatte arrivare e interrogate. Se si capisse perche' sono venute in maniera irregolare. Invece non e' cosi', perche' vengono respinte prima del loro ingresso in Italia, e vengono mandate in un Paese come la Libia dove non ci sono garanzie di alcun genere. Che fine fanno? Allora mi domando se queste leggi non portino conseguenze terribili come quelle che le leggi razziali portarono agli ebrei. E poi c'e' un precedente che mi inquieta moltissimo: quello che e' avvenuto con i nomadi qualche tempo fa, ce lo siamo gia' dimenticato? * - Carlo Lania: Parla della schedatura attraverso le impronte digitali? - Pupa Garribba: Certo. Anche in quell'occasione non sono state fatte distinzioni, perche' le impronte digitali le hanno prese anche a rom e sinti italiani. Quindi evidentemente l'essere o meno regolari non c'entra. E allora: cosa c'e' di malato nella nostra societa'? Perche' mentre per le leggi razziali del 1938 c'era una dittatura, questo governo invece e' stato eletto dagli italiani. * - Carlo Lania: E questo cosa le fa pensare? - Pupa Garribba: Mi chiedo che razza di Italia abbiamo intorno e a che cosa servono le giornate delle memoria. Possibile che siano solo un esercizio di buonismo? Sono venti anni che parlo della Shoa' e mi domando con angoscia quanti dei ragazzi che mi hanno ascoltato venti anni fa oggi votano un governo che prende simili decisioni. Ma mi chiedo anche se la Chiesa cattolica, a parte queste meravigliose associazioni di volontariato che stanno facendo un'opera straordinaria, non si rende conto del suo fallimento. * - Carlo Lania: La Cei ieri e' intervenuta per dire che non si puo' trattare l'immigrazione solo come una questione di ordine pubblico. - Pupa Garribba: Ma non si puo' parlare dopo. Bisogna farlo prima, bisogna mettere in guardia le persone. Ho l'impressione che fino a oggi la Chiesa sia stata alla finestra e poi quando la situazione e' diventata assolutamente insostenibile anche l'alta gerarchia cattolica ha parlato. Ma ripetiamo gli stessi errori fatti con le leggi razziali del '38? Anche allora il Vaticano non intervenne sulle leggi razziali ma cerco' di tutelare soltanto i figli di matrimoni misti. Sono queste le cose che mi inquietano. Che razza di societa' e' quella italiana, se si rende conto, quando va a votare, quali sono poi i risultati che il governo ci mette davanti agli occhi. E tra l'altro io non vedo una grande mobilitazione delle coscienze. * - Carlo Lania: Cosa le fa piu' paura delle nuove misure anti-immigrati? - Pupa Garribba: Mi chiedo quale sarebbe la mia reazione davanti a una ronda. Credo che farei uno scandalo se qualcuno osasse fermare un mio amico extracomunitario che cammina con me. Conosco tante persone che hanno il permesso di soggiorno scaduto e che per ragioni meramente burocratiche non sono in grado di regolarizzare la loro posizione. * - Carlo Lania: Vede altre somiglianze con il 1938? - Pupa Garribba: Vedo il restringimento delle liberta'. Io sono corrispondente di una rivista di Parigi e sono molto imbarazzata quando devo spiegare che in Italia si cerca di tappare la bocca ai giornalisti. Non si e' ancora arrivati a delle leggi di restrizione totale per cui se dici certe cose vai in galera, pero' il fatto che si cominci a dire che alcune affermazioni non vanno fatte perche' si butta fango sul proprio paese mi ricorda altri momenti della storia italiana. Comunque quello che mi preoccupa di piu' sono queste ronde che hanno avuto la patente di legalita' ma che mi ricordano altre squadre che si sostituivano alla polizia e ai carabinieri. E' questo clima montante che mi preoccupa. Quando vado nelle scuole e parlo con i ragazzi piu' giovani io ricordo sempre le parole del pastore Niemoeller che nel '34 diceva: "Prima sono venuti a prendere i comunisti e io non ho detto niente perche' non ero comunista; poi sono venuti a prendere gli omosessuali; poi sono venuti a prendere gli ebrei e quando sono venuti a prendere me non c'era piu' nessuno che potesse parlare per me". Anche allora ci fu una gradualita' inquietante, quindi se vedo che le liberta' si restringono mi preoccupo. Ne ho anche diritto, no? * - Carlo Lania: Eppure il governo parla di maggiore sicurezza per i cittadini. - Pupa Garribba: Il governo mi deve dimostrare in che modo aumentera' la sicurezza. Certo non cosi', anzi portiamo alla disperazione persone che se venissero accolte in maniera piu' umana e civile darebbero un contributo molto forte alla nostra societa'. * - Carlo Lania: Adriano Sofri dice che questa legge rende l'Italia piu' cattiva: e' d'accordo? - Pupa Garribba: Credo che riveli un'Italia piu' profonda che fino ad adesso si e' ammantata di virtu' che non aveva, l'humus profondo di un'Italia che non mi piace. Eppure ricordo la prima volta che come donna e come ebrea sono andata a votare. Mi sentivo cosi' orgogliosa di appartenere a questo Paese. Ebbene adesso mi sto facendo davvero tante domande. 6. UNA SOLA UMANITA'. CARLOTTA MISMETTI CAPUA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Caro Presidente, sono una cittadina italiana, nata da una famiglia di italiani emigrati in Etiopia: mia madre e' nata in un piccolo paese africano, e io potrei essere nata altrove, come ogni uomo della terra. Nasciamo dove nasciamo e qualche volta emigriamo da dove nasciamo. Io stessa, pur privilegiata, ho spesso sentito il desiderio di emigrare, per le condizioni difficili che questo paese offre a chi desidera studiare e fare bene il proprio lavoro. Con la presente intendo manifestarle il mio disagio per la "legge sicurezza", che lede i diritti di esseri umani tali e quali a me. Sara' solo, se lei non chiedera' come il suo ruolo le consente un'altra revisione, questa legge, uno dei tanti motivi per i quali vorrei emigrare. Alla Biennale della Democrazia di Torino ho ascoltato commossa il discorso del professor Gustavo Zagrebelsky, che con parole diverse e competenze diverse, le chiede la stessa cosa che le chiedo io con questa modesta mail. RIcordo che disse che la democrazia non e' fatta di leggi buone ma di uomini buoni, e che a tutelarla, difenderla, farla vivere e crescere, saranno solo e sempre gli ultimi. Sia buono, ne abbiamo bisogno. Come abbiamo bisogno degli ultimi della terra per difendere i diritti di tutti, di noi. Carlotta Mismetti Capua 7. UNA SOLA UMANITA'. BERNARDO PIEMONTE: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Al Presidente della Repubblica. Condivido e faccio miei i contenuti degli appelli al Presidente della Repubblica Italiana riportati di seguito (contro il colpo di stato razzista, degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia, dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti) relativi alla legge contro gli immigrati "clandestini". Bernardo Piemonte, Verona 8. UNA SOLA UMANITA'. MARCO ROVELLI INTERVISTA MARCO AIME [Dal quotidiano "L'Unita'" del 10 luglio 2009 col titolo "Ci salveranno i piedi non le radici", il sommario "Reato di clandestinita'. Si punisce una persona non per cio' che fa ma per cio' che e'... Intervista a Marco Aime di Marco Rovelli" e le schede "Senza fondamento. A dimostrare la mancanza di basi scientifiche e biologiche per una divisione in razze dell'umanita' e' Luigi Luca Cavalli Sforza attraverso i suoi studi sulla genetica popolazionale, poi rielaborati in Geni, popoli e lingue (Adelphi 1996)" e "Un unico Dna. La mappatura del codice genetico umano ha abbattuto l'ultimo possibile baluardo razzista: il Dna di due eschimesi puo' contenere piu' differenze che quelli di un eschimese e un africano. Un panorama su queste e altre recenti ricerche e' in Europei senza se e senza ma. Storie di neandertaliani e di immigranti, di Guido Barbujanni (Bompiani 2008)"] Marco Aime, docente di Antropologia culturale all'universita' di Genova e scrittore, ha pubblicato di recente tre libri: La macchia della razza (Ponte alle Grazie), Il primo libro di antropologia e Una bella differenza (entrambi per Einaudi). Ma e' soprattutto un appassionato antropologo che guarda al nostro presente, e ci e' parso importante riflettere con lui, mettendo in gioco il suo acuto "sguardo da lontano", su quella che e' la vera emergenza italiana di questi tempi: l'emergenza razzismo. * - Marco Rovelli: Nel suo La macchia della razza riflette a lungo sul linguaggio, sulle parole usate per "dire" l'immigrazione: una grandissima operazione di mascheramento, di costruzione di una realta' fittizia. - Marco Aime: La retorica comunicativa relativa al problema immigrazione, come a quello della sicurezza, e' significativa di una precisa volonta' di stravolgere i fatti. Pensiamo al grande spazio dato agli sbarchi e ai respingimenti. La percentuale di stranieri che arriva dal mare e' irrisoria, ma adeguatamente mediatizzato questo diventa il problema principale. Innanzitutto, quando avviene un reato si enfatizza l'origine se a commetterlo e' uno straniero, ma non si fa la stessa cosa se a delinquere e' un italiano. Cosi' si mettono le basi all'equazione "straniero uguale criminale", tacendo sulla stragrande maggioranza di immigrati che lavorano onestamente nel nostro paese. Poi si passa all'etnicizzazione del crimine. Basti pensare alle aberranti parole di Calderoli: "Ci sono etnie che hanno propensione a delinquere". Ecco come ci si avvicina pericolosamente alle teorie razziali. Nel "Manifesto della razza" del 1938 c'era scritto: "E' ora che gli italiani si proclamino francamente razzisti". Il tono non e' molto diverso da quel "Finalmente cattivi" della Padania, il giorno dopo i primi respingimenti. * - Marco Rovelli: Nel libro lei scrive che all'origine di questa "emergenza razzismo" c'e' anche una politica senza pensiero, senza orizzonte, che non scalda i cuori. E una sinistra che si e' dimessa da se stessa. - Marco Aime: Purtroppo e' cosi'. La politica si e' ridotta ad amministrazione e a soddisfacimento dei sondaggi. Non si sente nessun politico italiano in grado di suscitare qualche emozione, rilanciando un'idea di politica che significhi tentare di realizzare una societa' migliore. In fondo e' quello che ha fatto Obama, cambiando linguaggio e puntando a un futuro, non limitandosi a osservare l'oggi, come accade da noi. La politica deve appassionare, altrimenti e' pura contabilita' o burocrazia. L'appiattimento su un livello retorico becero o comunque arido e povero e' uno dei segnali della mancanza di vero pensiero. Il groviglio dei tatticismi e delle speculazioni minime e' invece segno di autoreferenzialita', che esclude la gente dalla partecipazione. * - Marco Rovelli: Un punto qualificante del suo libro e' la riflessione sulla perdita di memoria. Una memoria che fa selezione dei ricordi, e che dimentica quanto dovrebbe essere ricordato. Una selezione forse inevitabile, dacche' la memoria e' sempre vittima dei rapporti di forza, e noi, che oggi siamo i forti, siamo "condannati" a dimenticare. E allora, piu' che ricordare il nostro passato di emigranti (che e' precisamente cio' di cui ci si vuole dimenticare) non converra' piuttosto come strategia retorica - cio' che lei peraltro fa - ricordare il razzismo istituzionalizzato dall'Italia fascista, e guardare la nostra faccia di forti e feroci? - Marco Aime: L'una e l'altra cosa, direi. Dimenticare la nostra storia, peraltro molto recente, per quanto amara, significa privarsi di ogni possibile metro di comprensione. Significa osservare e giudicare cio' che sta accadendo, come se fosse la prima volta che cio' avviene. E' curioso che i fondamentalisti della tradizione e i fanatici delle "radici", finiscano poi per sorvolare sul fatto che la nostra tradizione e' fatta anche di tanta emigrazione e che molti di noi si sono salvati perche' avevano piedi e non radici. Allo stesso tempo rievocare le tragiche derive razziste del ventennio mussoliniano e' indispensabile perche' molte cose sembrano ripetersi. Una fra tutte e l'apparente disinteresse generale. Sembra che tutto cio' non ci riguardi, che debba accadere ad altri. Immagino sia successo qualcosa di analogo, mentre i fascisti iniziavano a insinuarsi nelle pieghe del potere. Si e' minimizzato, si e' lasciato fare, tanto... * - Marco Rovelli: Un altro punto qualificante del suo discorso - e in questo si manifesta il debito con Giorgio Agamben - e' la finzione dei diritti umani. La negazione dello statuto di persona quando non c'e' nome, e diritto. Cio' che rende necessaria, allora, una lotta per il "diritto universale". - Marco Aime: Il problema e' che non basta nascere per esistere. E non basta esistere per avere dei diritti. Con l'introduzione del reato di clandestinita' si e' arrivati a punire una persona non per cio' che fa, ma per cio' che e'. Siamo alla negazione dello status di essere umano, alla riduzione delle relazioni umane ad atto burocratico, asettico. In questa progressiva spersonalizzazione mi sembra di risentire gli echi della "banalita' del male" descritta da Hannah Arendt. Si spostano le tragedie umane su un piano formale, giuridico, privo di emotivita' e di senso di umanita'. Poi ci si trincera dietro all'asettico rispetto delle norme. Esattamente come facevano i capi nazisti, che dicevano di avere semplicemente eseguito ordini. 9. UNA SOLA UMANITA'. SILVANA SACCHI: LA GRAVITA' Concordo pienamente sulla gravita' del provvedimento. Sono grata a tutti coloro che hanno gia' scritto. Silvana Sacchi 10. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA ALLE PERSONE AMICHE Carissime e carissimi, stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana. Vorremmo pregarvi: a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed interlocutori vari; b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro iniziativa; c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario telematico quotidiano. La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara' confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'. Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada. Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e': Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax: 0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e': presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web: https://servizi.quirinale.it/webmail/ Un cordiale saluto, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 7 luglio 2009 11. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 12. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 13. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 14. INIZIATIVE. PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE ALL'APPROVAZIONE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI) Il Consiglio ... di ..., fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana, impegnato per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani cosi' come sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1948; chiede al Presidente della Repubblica, in virtu' del potere attribuitogli dall'art. 74, comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"): - di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani; - di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica e di renderlo noto alla popolazione attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio. 15. AGENDA. UNA RICHIESTA ANCORA A TUTTE LE LETTRICI ED A TUTTI I LETTORI Vi preghiamo di adoperarvi per la presentazione dell'ordine del giorno qui sopra riportato in tutte le istituzioni in cui sia possibile, ovvero dove vi sia almeno un consigliere di vostra conoscenza che sia disponibile. E' iniziativa che, aggiunta alle lettere al Capo dello Stato di cittadini ed associazioni, puo' rivelarsi di cruciale importanza, se attuata in forma massiva e tempestiva. Se possibile, teneteci al corrente delle eventuali presentazioni e delle eventuali approvazioni dell'ordine del giorno (e naturalmente datene anche direttamente notizia all'opinione pubblica - scrivendo ai mezzi d'informazione, comunicandola alle persone ed alle associazioni con cui siete in contatto, chiedendo ad altri di diffonderla ulteriormente). Nessuno si arrenda al razzismo, nessuno si rassegni alla criminale violazione della legge fondamentale della Repubblica. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 349 dell'11 luglio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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