Minime. 878



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 878 dell'11 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Giuliano Pontara: Al Presidente della Repubblica
2. Proposta di ordine del giorno da proporre all'approvazione delle
assemblee elettive (Comuni, Province, Regioni, etc.)
3. Una richiesta ancora a tutte le lettrici ed a tutti i lettori
4. Daniele Barbieri: Lella, Anna Frank e il Presidente
5. Giuseppe Catalini: Al Presidente della Repubblica
6. Pinella Depau: Al Presidente della Repubblica
7. Giuliano Falco: Al Presidente della Repubblica
8. Fausta Ferraro: Al Presidente della Repubblica
9. "Il dialogo": Invitiamo tutti
10. Angelo Lopez: Al Presidente della Repubblica
11. Alessandra Mambelli: L'invito
12. Enrico Massa: Al Presidente della Repubblica
13. Rosa Meo: Al Presidente della Repubblica
14. Marco Palombo: Prepotenza e disprezzo
15. Luigi Piccioni: Una lettera ad alcune persone amiche
16. Maria Assunta Pozio: Al Presidente della Repubblica
17. Elena Pulcini: Il principio speranza
18. Giorgio Saglietti: Contro il colpo di stato razzista
19. Christiana Soccini: L'appello
20. Una preghiera ad alcune persone amiche
21. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
22. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
23. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
24. Stefano Rodota': L'etica pubblica perduta
25. La "Carta" del Movimento Nonviolento
26. Per saperne di piu'


1. UNA SOLA UMANITA'. GIULIANO PONTARA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente,
Lei e' il supremo garante della Costituzione del nostro Paese ed e' in Suo
potere non firmare e non promulgare la legge, nota come "pacchetto
sicurezza", recentemente approvata in via definitiva dal Senato.
Come e' stato notato da tanti, e come Lei stesso e' certamente cosciente,
questa legge sancisce una serie di misure persecutorie e discriminatorie nei
confronti di uno dei gruppi piu' deboli - gli immigrati "clandestini".
In modo particolare - e come notoriamente hanno argomentato competenti
costituzionalisti - le norme sul reato di immigrazione clandestina, sul
divieto dei matrimoni misti fra italiani e immigrati irregolari, sul divieto
alle madri immigrate irregolari di fare dichiarazioni di stato civile, e gli
ostacoli per l'accesso alle cure mediche presentano molteplici profili di
illegittimita' costituzionale; inoltre, tali norme sono chiaramente
incompatibili con il corpo dei diritti umani sanciti nella Dichiarazione
universale dei diritti umani. Non solo: sono anche espressione di un
atteggiamento di disprezzo nei confronti del debole, un atteggiamento che e'
una componente centrale dell'ideologia nazista.
Ho piu' volte messo in guardia contro le "tendenze naziste" in marcia nel
mondo e la crescente minaccia che esse costituiscono per una societa'
democratica, rispettosa dei diritti umani basilari, universali e
indivisibili.
Le misure discriminatorie verso i deboli sancite nella legge approvata in
via definitiva dal senato, costituiscono - assieme alle  nuove "ronde", alle
camicie di un solo colore, alle demagogie razziste sulle piazze, ai messaggi
xenofobi di sindaci e ministri, ai tentativi di scavalcamento e affossamento
della Costituzione - un avviso che tendenze naziste sono di nuovo in marcia
(anche) nella societa' italiana.
Signor Presidente, a Lei spetta la decisione di scegliere di non ratificare
e promulgare la legge in questione, o quantomeno di respingerla alle Camere,
esigendo la modifica nelle parti palesemente incompatibili con la
Costituzione e le norme del diritto internazionale recepite nell'ordinamento
della Repubblica Italiana.
Come tanti altri cittadini che Le hanno scritto, mi attendo fiduciosamente
che il Suo impegno di cittadino democratico e garante della Costituzione si
esprima nel rifiuto di apporre la Sua firma.
Distinti saluti
Giuliano Pontara

2. INIZIATIVE. PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE ALL'APPROVAZIONE
DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI)

Il Consiglio ... di ...,
fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana,
impegnato per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani cosi'
come sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata
dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1948;
chiede al Presidente della Repubblica, in virtu' del potere attribuitogli
dall'art. 74, comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica,
prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere
chiedere una nuova deliberazione"):
- di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal
Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante
norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti
umani;
- di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia
modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica
Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro
ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del
giorno al Presidente della Repubblica e di renderlo noto alla popolazione
attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per
comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio.

3. AGENDA. UNA RICHIESTA ANCORA A TUTTE LE LETTRICI ED A TUTTI I LETTORI

Vi preghiamo di adoperarvi per la presentazione dell'ordine del giorno qui
sopra riportato in tutte le istituzioni in cui sia possibile, ovvero dove vi
sia almeno un consigliere di vostra conoscenza che sia disponibile.
E' iniziativa che, aggiunta alle lettere al Capo dello Stato di cittadini ed
associazioni, puo' rivelarsi di cruciale importanza, se attuata in forma
massiva e tempestiva.
Se possibile, teneteci al corrente delle eventuali presentazioni e delle
eventuali approvazioni dell'ordine del giorno (e naturalmente datene anche
direttamente notizia all'opinione pubblica - scrivendo ai mezzi
d'informazione, comunicandola alle persone ed alle associazioni con cui
siete in contatto, chiedendo ad altri di diffonderla ulteriormente).
Nessuno si arrenda al razzismo, nessuno si rassegni alla criminale
violazione della legge fondamentale della Repubblica.

4. UNA SOLA UMANITA'. DANIELE BARBIERI: LELLA, ANNA FRANK E IL PRESIDENTE

Signor presidente,
mi chiamo Daniele Barbieri, abito a Imola, ho quasi l'eta' della nostra
repubblica.
Anche io le chiedo di non firmare le nuove leggi razziali. Se mi consente di
"rubarle" pochi attimi le spiego perche' raccontandole una piccolissima
storia e facendole una domanda.
La scena si svolge in una piccola citta' d'un Paese a forma di stivale. E'
sera, un gruppo di studenti e studentesse chiede a un avvocato di spiegare i
meccanismi delle nuove leggi razziali approvate in quel Paese. Quando
l'avvocato finisce di parlare, il gelo. Poi chiede la parola Lella: "ma
adesso i bambini per non essere arrestati dovranno nascondersi come Anna
Frank?". Lella (in realta' non si chiama cosi') comunica al gruppo che, a
casa dei suoi genitori, e' disposta a nascondere i nuovi ebrei. Se devo
giudicare a occhio, Lella e' poco piu' grande di quell'Anna Frank che
scrisse un famoso diario. Sono andato via dalla riunione senza poter dire
quello che avrei voluto. Che era: "Brava Lella, sono orgoglioso di te (e dei
tuoi genitori) ma stai tranquilla, il Presidente della Repubblica di un
Paese democratico non firmera' una legge cosi' infame, piuttosto darebbe le
dimissioni".
E ora signor Presidente le chiedo: se per assurdo quel Paese fosse stato
l'Italia, lei non avrebbe firmato, vero?

5. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE CATALINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente,
sono un cittadino di 55 anni che crede nella Democrazia e che e' preoccupato
per il futuro dell'Italia e per la sua immagine in campo internazionale.
Non sono in grado di esprimere valutazioni ma Le invio l'appello degli
intellettuali e quello dei giuristi che mi trovano assolutamente d'accordo.
Confido in Lei
Giuseppe Catalini

6. UNA SOLA UMANITA'. PINELLA DEPAU: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente Napolitano,
faccio miei gli appelli di intellettuali e giuristi affinche', in virtu' del
potere attribuitole dall'art. 74, comma 1, della Costituzione, non promulghi
il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009,
noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme palesemente
incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, e lo rinvii
alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato
conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle
norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai
principi della civilta' giuridica.
Ho fiducia nel Suo sentimento democratico e antirazzista.
Distinti saluti
Pinella Depau, insegnante

7. UNA SOLA UMANITA'. GIULIANO FALCO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Gentilissimo Presidente della Repubblica,
ancora una volta torno a disturbarla: ho scritto a Lei ed ai suoi
predecessori ogni volta che l'Italia entrava in guerra in barba all'articolo
11 della nostra Costituzione, e l'ho fatto nella triplice veste di genitore,
di insegnante e di cittadino.
Avrei dovuto farlo (e qualche volta l'ho fatto) anche in altre occasioni: il
governo di Silvio Berlusconi ne fornisce tante, di queste occasioni (a dire
il vero, qualche volta, anche il precedente ci ha messo del suo)...
Oggi torno a scriverLe per il cosiddetto "pacchetto sicurezza" che, come al
solito colpisce i piu' deboli, i meno garantiti...
Caro Presidente: e' una vera vergogna! Lo sapra' anche lei che certe
normative sulla sicurezza, lungi dal colpire i terroristi, mettono nei guai
tante brave persone senza le quali la nostra economia crollerebbe a picco e
molti nostri anziani si ritroverebbero soli e abbandonati (anche perche'
molti nostri concittadini non possono - o non vogliono - prendersene cura).
Ma quello che piu' mi colpisce, caro Presidente, e' che se controfirmasse
questi dispositivi, si renderebbe complice di una normativa iniqua e
razzista promossa non a caso da un partito eversivo al governo (che, se non
vado errato, ha tra i suoi fini la secessione: come la mettiamo con il fatto
che la Repubblica e' una e indivisibile?). Partito espressione
dell'italietta razzistoiste che vede nel diverso un nemico, che murerebbe i
volontari caritas, che alzerebbe barriere a destra e a manca pur di
conservare l'italica (o la padanica?) purezza... noi che siamo un popolo
nato dalla fusione di mille popoli, che mille culture hanno contribuito a
far nascere quella nazionale, che nella propria lingua ha vocaboli che
vengono dal francese, dal tedesco, dall'arabo, dal greco e dal latino...
noi, per finire, che abbiamo "seminato" emigranti per tutto il mondo...
Caro Presidente,
non firmi questa nuova norma iniqua, razzista e ingiusta; non si renda
complice di questa ennesima schifezza indegna di un popolo civile.
Cordiali saluti
Giuliano Falco
Post scriptum: colgo l'occasione per comunicarLe che, nel malaugurato caso
in cui gli insegnanti fossero costretti a denunciare i figli di genitori
"irregolari" (trovo il termine "clandestini" sbagliato e razzista), mi
rifiuterei in nome della mia coscienza.

8. UNA SOLA UMANITA'. FAUSTA FERRARO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente,
La preghiamo di fare tutto cio' che e' in suo potere per evitare la ratifica
del "pacchetto sicurezza" improntato ad una logica ormai apertamente
razzista e xenofoba da cui, quando la distanza introdotta da uno sguardo
storico consentira' di guardare, apparira' cruciale essersi dissociati.
Fausta Ferraro,
professoressa di Psicologia dinamica dell'Universita' di Napoli Federico II,
psicoanalista

9. UNA SOLA UMANITA'. "IL DIALOGO": INVITIAMO TUTTI

Facciamo nostro l'appello del Centro di ricerca per la pace di Viterbo a
scrivere al Presidente della Repubblica chiedendogli di non promulgare il
cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato lo scorso 2 luglio dal Senato.
Invitiamo tutti i nostri lettori a scrivere personalmente al Presidente
Napolitano seguendo le indicazioni contenute nella lettera di seguito
riportata...
Grazie a tutti,
La redazione del sito www.ildialogo.org

10. UNA SOLA UMANITA'. ANGELO LOPEZ: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente,
come docente universitario e soprattutto come cittadino italiano, in virtu'
del potere attribuitoLe dall'art. 74, comma 1, della Costituzione, Le chiedo
di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato
il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza". Tale testo reca norme
palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani.
Le chiedo pertanto di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche'
esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della
Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel
nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Angelo Lopez
Universita' di Roma Tre

11. UNA SOLA UMANITA'. ALESSANDRA MAMBELLI: L'INVITO

Ho gia' scritto al Presidente della Repubblica...
Divulghero' ancora l'invito!
Alessandra Mambelli,
Ferrara

12. UNA SOLA UMANITA'. ENRICO MASSA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Signor Presidente,
mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il
cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato in via definitiva dal Senato il 2
luglio scorso.
Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi
fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei
confronti dei gruppi sociali piu' deboli misure persecutorie e
discriminatorie, minando alla radice la convivenza civile e pacifica tra
italiani e stranieri.
Con osservanza
Enrico Massa
Universita' di Genova

13. UNA SOLA UMANITA'. ROSA MEO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Al Presidente della Repubblica,
in virtu' del potere attribuitoLe dall'art. 74, comma 1, della Costituzione
("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con
messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"), Le chiedo
di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato
il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme
palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani.
Ad esempio si tratta del divieto imposto alle madri immigrate irregolari di
fare dichiarazioni di stato civile. O ancora, il divieto, in ragione della
nazionalita', di contrarre matrimonio "misto" secondo il quale si lede un
diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli
di etnia o di religione.
Le chiedo pertanto di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche'
esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della
Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel
nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
In fede,
Rosa Meo
professore associato, Universita' di Torino

14. UNA SOLA UMANITA'. MARCO PALOMBO: PREPOTENZA E DISPREZZO

Non ho particolari competenze giuridiche.
Quello che vorrei dire al Presidente, con grande convinzione, e' che, a
parte le conseguenze disumane di tanti articoli, questa e' l'ennesima legge
che viene varata per propaganda, senza valutarne gli effetti futuri, e
rendera' i prossimi mesi del nostro paese ancora piu' difficili.
La societa' non si governa con la prepotenza e il disprezzo, ma affrontando
i problemi di fondo per tempo, ponendosi come priorita' una vita dignitosa
per tutti gli abitanti del pianeta. Cito una frase di Paul Virilio che
diventera' noiosa tanto descrive bene il momento storico attuale: "Dobbiamo
vivere nella nostra dimensione, in un mondo finito. Siamo obbligati
all'intelligenza".

15. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI PICCIONI: UNA LETTERA AD ALCUNE PERSONE AMICHE

Cari, care,
come sapete sta andando alla firma del Presidente della Repubblica il
terribile "decreto sicurezza", quattro passi nel delirio razzista della Lega
che si fanno legge dello stato.
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha rivolto l'appello che segue
alle amiche e agli amici che ricevono la sua newsletter.
Io ho scritto a Napolitano e invito anche ciascuna e ciascuno di voi a
farlo: e' una goccia nel mare ma potremo dire di non essere stati complici
passivi.
E chissa' che non smuova qualcosa...

16. UNA SOLA UMANITA'. MARIA ASSUNTA POZIO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente Napolitano,
in virtu' del potere attribuitoLe dall'art. 74, comma 1, della Costituzione
: "Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con
messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione", come
cittadina italiana che crede nei principi della Costituzione, Le chiedo di
non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il
2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme
palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, e
lo rinvii alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato
conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle
norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai
principi della civilta' giuridica.
Distinti saluti
Maria Assunta Pozio
Universita' di Roma "La Sapienza"

17. UNA SOLA UMANITA'. ELENA PULCINI: IL PRINCIPIO SPERANZA

Ovviamente condivido in pieno le preoccupazioni, speriamo che la
mobilitazione produca qualche effetto.
Elena Pulcini
Universita' di Firenze

18. UNA SOLA UMANITA'. GIORGIO SAGLIETTI: CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA

Stimatissimo signor Presidente,
aderisco all'appello qui sotto esposto.
rispettosamente
Giorgio Saglietti
*
Allegato: "Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana".

19. CHRISTIANA SOCCINI: L'APPELLO

Assolutamente d'accordo.
Giro l'appello anche ad altri.
Christiana Soccini

20. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA AD ALCUNE PERSONE AMICHE

Carissime e carissimi,
stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della
Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed
incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato
dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere
quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente
incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale
recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Vorremmo pregarvi:
a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di
rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed
interlocutori vari;
b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro
iniziativa;
c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario
telematico quotidiano.
La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della
mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della
Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara'
confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte
del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'.
Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Un cordiale saluto,
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2009

21. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL
COLPO DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

22. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

23. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

24. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': L'ETICA PUBBLICA PERDUTA
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 10 luglio 2009 col titolo "L'etica
pubblica perduta" e il sommario "Tutto comincia con la pretesa
dell'impunita' che va ben oltre il lodo Alfano. Quando qualcuno dice che il
re e' nudo lui si infuria: sostiene si tratti di lesa maesta'"]

Etica pubblica. Parole perdute, e al loro posto un deserto, dove scompare la
responsabilita' della politica, privacy vuol dire fare il comodo proprio, il
senso dello Stato e' ormai un'anticaglia. Ogni giorno, piu' che una nuova
pena, porta una mortificazione continua del vivere civile, con un circuito
di imbarazzanti ospitalita', che vanno da quella generosamente offerta a
schiere di ragazze dal Presidente del Consiglio fino a quella elargita con
altrettanta generosita' allo stesso Presidente da giudici costituzionali.
Registrare questi fatti vuol dire moralismo, eccesso di voyeurismo, ultima
spiaggia di una opposizione senza idee, antiberlusconismo da abbandonare? O
siamo di fronte ai segni di un processo di decomposizione di cui i
protagonisti non sembrano neppure consapevoli, tanto sono sgangherate le
difese loro e dei loro sostenitori, affidate alla disinvoltura del mentire e
del contraddirsi senza pudore, a censure televisive, a lettere imbarazzanti
e piu' rivelatrici d'una confessione?
Il catalogo e' questo, ed e' lungo. Tutto comincia con la pretesa
dell'impunita', ma una impunita' totale, che non si concentra solo nel lodo
Alfano e dintorni, ma si estende in ogni direzione, diventa diritto assoluto
di stabilire che cosa possa essere considerato lecito e che cosa (poco,
assai poco) illecito, che cosa sia pubblico e che cosa debba rimanere
privato. Il voto popolare diventa un lavacro e una unzione. Ancora oggi,
quando si parla di conflitto d'interessi, spunta una schiera di avvocati
difensori che esibisce un argomento in cui si mescolano arroganza e
disprezzo d'ogni regola: "Di conflitto d'interesse si e' parlato mille
volte, i cittadini lo sanno e il loro voto a Berlusconi, quindi, respinge
nell'irrilevanza politica e giuridica quel conflitto". Non si potrebbe
trovare una mortificazione della democrazia e della sovranita' popolare piu'
eloquente di questa. Il voto dei cittadini e' degradato a scappatoia per
sottrarsi alle regole e alla decenza etica. E quando finalmente qualcuno
dice che il re e' nudo (ahime', in tutti i significati possibili), il re
s'infuria, si comporta come se chiedere spiegazioni fosse un delitto di lesa
maesta'.
Improvvisamente lo spazio pubblico gli sembra insopportabile, proprio quello
spazio che aveva voluto costruire a propria immagine e somiglianza, e nel
quale si radica non piccola parte del suo consenso. Alla vigilia di una
tornata elettorale di qualche anno fa, milioni di italiani ricevettero un
colorito libretto dove Silvio Berlusconi esibiva e rivelava infiniti
dettagli della propria vita privata, compresi il nome del suo camiciaio e
quello del fornitore di cravatte. Campagna all'americana si disse,
ovviamente. Ma l'America e' un'altra cosa, e' il paese dove la Corte Suprema
fin dal 1973 ha stabilito che gli uomini pubblici hanno una minore
"aspettativa di privacy", dove proprio in questi giorni, sull'onda di uno
scandalo che rischia di spegnere le ambizioni del governatore della Carolina
del Sud, si sono unanimemente ribaditi due capisaldi dell'etica pubblica: un
uomo politico non puo' mentire; deve accettare la pubblicita' di ogni sua
attivita' quando questa serve per valutare la coerenza tra i valori
proclamati e i comportamenti tenuti. Niente doppia morale, niente vizi
privati e pubbliche virtu' per chi riveste funzioni pubbliche, alle quali e'
giunto per scelta e non per obbligo, e del cui esercizio deve in ogni
momento rendere conto alla pubblica opinione. Ma il contagio berlusconiano
si e' diffuso, come dimostra l'imbarazzante vicenda che ha visto
protagonisti due giudici costituzionali.
"A casa mia faccio quello che mi pare", diceva il Presidente. "A casa mia
invito chi mi pare" (con contorno di assicurazioni sulla riservatezza della
fedele domestica), viene di rincalzo il giudice. E chi non accetta queste
sbrigative forme di autoassoluzione viene bollato come gossipparo, guardone
dal buco della serratura, spione, nostalgico dell'Inquisizione, fautore
della societa' della sorveglianza... Ma le cose non stanno cosi', e basta
un'occhiata alle regole della tanto invocata privacy per confermarlo. Certo,
anche le "figure pubbliche" hanno diritto a un loro spazio di intimita', ma
questa tutela e' garantita solo se le informazioni non hanno "alcun rilievo"
per definire il ruolo nella vita pubblica della persona interessata
(articolo 6 del codice deontologico sull'attivita' giornalistica in tema di
privacy).
Proprio cosi': "alcun rilievo". Non solo questa formula e' netta, senza
equivoci, ma proprio l'attenzione della stampa internazionale e' prova
evidente dell'esistenza di un interesse forte a conoscere, cosi' come e'
clamoroso il fatto che vi sia stata una cena "privata" tra il Presidente del
Consiglio, il ministro della Giustizia che ha dato il nome al famoso "lodo"
e due tra i giudici che dovranno valutare la costituzionalita' della piu'
personale tra le leggi ad personam. Non si puo' invocare la privacy per
interrompere il circuito del controllo democratico.
Proviamo di nuovo a dare un'occhiata alle regole, alle odiatissime regole.
Qui troviamo un'altra formula eloquente: "commensale abituale". Dobbiamo
ritenere che questa sia la condizione del Presidente del Consiglio, visto
che il giudice costituzionale invitante ha detto che quella cena non era la
prima e non sarebbe stata l'ultima. Gli implicati in questa vicenda
protestano, dicendo che quella situazione, che obbliga ogni altro magistrato
ad astenersi quando abbia frequentazioni della persona che deve giudicare,
non e' prevista per i giudici costituzionali. Ma questo non vuol dire che i
giudici della Consulta possano fare i loro comodi. Proprio perche' la loro
funzione richiede indipendenza assoluta da tutto e da tutti, si' che
giustamente il Presidente della Repubblica ha escluso la possibilita' di un
suo intervento, massimo deve essere il rigore del loro comportamento. Non un
meno, ma un piu', rispetto agli altri giudici.
Moralismo, o grado minimo della deontologia professionale e dell'etica
pubblica? Proprio questi riferimenti sembrano scomparsi. Mentre la
quotidiana attivita' legislativa smantella pezzo a pezzo lo Stato
costituzionale di diritto, negando diritti fondamentali agli immigrati o
dando in outsourcing a ronde private l'essenziale compito della sicurezza
pubblica (qui s'incontrano le pulsioni della Lega e la concezione
aziendalistica del Presidente del Consiglio), e' quasi fatale che il senso
dello Stato venga relegato in un angolo, considerato un inciampo dal quale
liberarsi.
Interviene qui la questione del moralismo, del quale in altri tempi ho
scritto un pubblico elogio e del quale torno a dichiararmi un fedele.
Non voglio nobilitare le miserie di questi tempi invocando la lettura di
quelli che, giustamente, vengono detti "moralisti classici". Registro due
fatti.
Il primo riguarda l'uso italiano e inverecondo dell'esecrare il moralismo
per liberarsi della moralita'. E' una vecchia trappola, alla quale si puo'
sfuggire solo se si hanno convinzioni forti e non si cede al realismo da
quattro soldi, che spinge ad accettare qualsiasi cosa in nome d'una politica
senza respiro.
Il secondo lascia aperto uno spiraglio alla speranza. Proprio una rivolta in
nome della moralita' politica e dell'etica pubblica ha scosso le fondamenta
d'un potere che sembrava saldissimo e che i vecchi riti della politica
d'opposizione non riuscivano a scalfire. Lo conferma l'annuncio che il
Presidente del Consiglio vorrebbe compiere una "svolta personale". Ancora
uno sforzo, moralisti!

25. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

26. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 878 dell'11 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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