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Minime. 877
- Subject: Minime. 877
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 10 Jul 2009 00:54:22 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 877 del 10 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Gianni Novelli: Al Presidente della Repubblica 2. Si e' svolto il 9 luglio a Viterbo un incontro a sostegno dell'appello al Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi un provvedimento razzista ed incostituzionale 3. Chiara e Dino Biggio: Al Presidente della Repubblica 4. Andrea e Simona Cozzo: Al Presidente della Repubblica 5. Augusta De Piero: Al Presidente della Repubblica 6. Osvaldo Ercoli: Al Presidente della Repubblica 7. Giorgio Giannini: Al Presidente della Repubblica 8. Fulvio Cesare Manara: Al Presidente della Repubblica 9. Angela e Beppe Marasso: Al Presidente della Repubblica 10. Raffaella Mendolia: Al Presidente della Repubblica 11. Rosangela Pesenti: Al Presidente della Repubblica 12. Una preghiera ad alcune persone amiche 13. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 14. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 15. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 16. Antonio Polito ricorda Ralf Dahrendorf 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. GIANNI NOVELLI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Onorevole signor Presidente, mi rivolgo a Lei a nome mio personale e dell'associazione che dirigo, il "Cipax - Centro interconfessionale per la pace", perche' abbia ad adoperarsi con tutti i poteri di cui dispone perche' venga respinta la legge approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso con norme che sono chiaramente e disumanamente razziste. Altri, con grande moralita' e competenza giuridica, hanno dimostrato l'assurdita' di quelle norme. Io, da credente in quel Dio che nel Salmo 146 si presenta come "Il Signore che protegge gli immigrati, sostiene l'orfano e la vedova, ma sovverte la strada degli empi", esprimo dolore ed orrore. "Ero straniero e mi avete accolto" dice Gesu' nel Vangelo (Matteo, 25,35), imponendo ai suoi discepoli di non considerare nessuno come straniero. Non si tratta solo di scelte personali ma di espressioni e direttive di fondo di una societa' che si rifa' ai valori ed alla tradizione cristiana. Valori e direttive che sono comuni ad ogni tradizione religiosa come espressi nella "regola d'oro" di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Le saremo tutti grati per un intervento urgente secondo i modi che piu' riterra' opportuni. Con un grande augurio di pace e gioia, La saluto cordialmente. Gianni Novelli, direttore del Cipax 2. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 9 LUGLIO A VITERBO UN INCONTRO A SOSTEGNO DELL'APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AFFINCHE' NON RATIFICHI UN PROVVEDIMENTO RAZZISTA ED INCOSTITUZIONALE Si e' svolto giovedi' 9 luglio 2009 a Viterbo presso la sede del "Centro di ricerca per la pace" un incontro a sostegno dell'appello al Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi un provvedimento razzista ed incostituzionale. Nel corso dell'incontro sono stati illustrati i principali profili di incostituzionalita' delle misure razziste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato al Senato il 2 luglio 2009 con un triplice voto di fiducia al governo. Da tutta Italia stanno pervenendo al Presidente della Repubblica lettere di cittadini che gli chiedono di esercitare il potere previsto dall'art. 74, comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"); sono gia' decine di migliaia le persone che hanno aderito ai vari appelli affinche' le misure incostituzionali e razziste del cosiddetto "pacchetto sicurezza" non vengano ratificate dal Capo dello Stato e quindi non diventino legge. Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e': Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax: 0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e': presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web: https://servizi.quirinale.it/webmail/ 3. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA E DINO BIGGIO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Illustrissimo signor Presidente della Repubblica, sentiamo il dovere morale e civile, come cittadini italiani, di scriverLe per invocarLa di non ratificare le misure del cosiddetto "pacchetto sicurezza" che il Senato ha approvato il 2 luglio scorso. Esse infatti sono palesemente incompatibili con la nostra Costituzione e con le norme di diritto internazionale recepite nell'ordinamento della Repubblica italiana. Non possiamo tacere di fronte alla barbarie che investe il nostro Paese con l'introduzione di leggi razziste, che calpestano i piu' elementari diritti umani, incitano all'odio e alla violenza, con conseguenze disastrose soprattutto per i piu' poveri della terra in cerca soltando di una speranza di sopravvivenza. Mentre i grandi della terra sono riuniti all'Aquila per "parlare" anche delle misure da adottare per combattere la fame nel mondo - che essi stessi hanno contribuito a creare nel corso dei secoli - un miliardo di persone vivono sotto la soglia di poverta' e muoiono di fame. Queste leggi disumane e ingiuste sono pensate, volute e promulgate dai governi di paesi che rivendicano con forza le proprie radici cristiane. Poveri noi, a che punto di degrado siamo arrivati! Ci aiuti, Signor Presidente, a non vergognarci di sentirci italiani. Siamo sicuramente la maggioranza del popolo italiano a confidare nella Sua prudente saggezza. Grazie per quello che fara'. Chiara e Dino Biggio Cagliari 4. UNA SOLA UMANITA'. ANDREA E SIMONA COZZO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Gentilissimo Presidente, in quanto cittadini italiani, ed ancora piu' in generale, in quanto esseri umani, Le chiediamo di non ratificare il cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato al Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009. Esso criminalizza, per la loro stessa esistenza, persone gia' in serissime difficolta'. Il reato di ingresso e soggiorno illegale, la schedatura dei senza fissa dimora, l'eliminazione di fatto del diritto alla salute e alle cure sanitarie degli immigrati "irregolari" non sono il rimedio al problema della nostra sicurezza. Quei provvedimenti sono solo un ulteriore imbarbarimento delle nostre norme giuridiche e del nostro modo di pensare che sempre piu' scivola verso la logica dell'"homo homini lupus", laddove e' esattamente la cultura della compartecipazione che puo' rivelarsi effettiva soluzione al problema della criminalita', in quanto lo affronta a monte anziche' a valle. Noi Le chiediamo di fare tutto cio' che e' in Suo potere per fermare la barbarie e l'individualismo e reindirizzare la nostra cultura nel senso della relazione umana. Ci rivolgiamo alla Sua competenza giuridica e alla Sua coscienza: non firmi! Simona e Andrea Cozzo 5. UNA SOLA UMANITA'. AUGUSTA DE PIERO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio Presidente, come molte cittadine e cittadini sento il dovere di scriverLe a proposito delle "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", legge che ha ottenuto di recente il voto del Senato. Non spetta certamente a me illustrarla a Lei ma ho il diritto di rappresentarLe l'angoscia di una persona che ha avuto figli e che per molti anni ha insegnato storia nei licei della Repubblica e mai ha mancato di ricordare ai suoi studenti la vergogna delle leggi razziali del 1938. Oggi ci viene chiesto di accettare che ci siano bambini alle cui madri l'assenza di un pezzo di carta impedira' il riconoscimento. Bambini inesistenti e il primo atto per ratificarne l'inesistenza avra' luogo nei nostri comuni, rendera' complici i sindaci che abbiamo eletto. L'assessore alla cultura del comune di Borgo Ticino (Novara) Le ha posto, in una lettera che ho avuto l'opportunita' di leggere, la domanda essenziale: "Che cosa diremo ai bambini?", e a quella domanda mi associo. Non voglio aggiungere altro se non trascriverLe la nobile lettera inviataLe da Bruno Segre. Non voglio sovrapporre altre mie parole a quelle di Bruno: lo faccio in omaggio alla sua storia che, spero, si faccia mezzo perche' l'orrore di cui Segre soffri' non colpisca altri, in forme nuove ma altrettanto barbare. La ringrazio per l'attenzione Augusta De Piero Udine * Allegato. Lettera di Bruno Segre al Presidente della Repubblica: "Caro Presidente Napolitano, sono un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell'Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d'Italia. Sull'atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell'anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere 'di razza ebraica': una dicitura che mi portero' appresso sino alla morte. Memore del fascismo e delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il cosiddetto 'pacchetto sicurezza' approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo. Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei confronti dei gruppi sociali piu' deboli misure persecutorie e discriminatorie che, per la loro gravita', superano persino le mostruosita' previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico esempio, al divieto imposto alle madri immigrate 'irregolari' di fare dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il riconoscimento della prole, fara' si' che i figli, sottratti alle madri che li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li dara' successivamente in adozione. Per buona sorte, le garanzie previste dai Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri simili abusi. Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello straniero, del 'diverso', come nemico, mina alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica. Bruno Segre". 6. UNA SOLA UMANITA'. OSVALDO ERCOLI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA In data 2 luglio 2009 il Senato della Repubblica Italiana ha approvato un insieme di misure legislative che vanno sotto il nome di "pacchetto sicurezza". Signor Presidente, la invito e la prego con la dovuta deferenza a far si' che questa data non rimanga ad oscurare la tradizione democratica del nostro paese, facendo concorrenza per violenza e disumanita' alle nefande leggi razziali del 1938. Non firmi. Rimandi la legge alle Camere: gli elementi d'incostituzionalita' sono troppi e troppo evidenti, e le danno il diritto e il dovere, quale custode della Costituzione, di esercitare il suo mandato. Nell'era della globalizzazione fare distinzione fra italiani e stranieri e' frutto di piccineria ed egoismo, e questa legge che la dovrebbe regolamentare e' immorale, incostituzionale e razzista. Gli emigranti che sbarcano sulle nostre spiagge sono poveri in cerca di condizioni di vita piu' umane. Ci siamo chiesti perche' sono poveri? Sono poveri perche' li abbiamo sempre derubati e depredati e continuiamo a farlo. Dovremmo ricordarci che quando giungono alle nostre spiagge vengono a chiedere con dignita' quanto abbiamo loro sottratto da sempre con inganno, violenze e guerre. Noi invece o li ributtiamo in mare, o per chi riesce a sbarcare teniamo pronta a scattare l'accusa di reato penale di clandestinita', con tutte le violenze, le prevaricazioni e la disumanita' di cui e' infarcito. Non rimane che sperare che i legislatori riacquistino il ben dell'intelletto. Con stima, rispetto e fiducia prof. Osvaldo Ercoli Viterbo 7. UNA SOLA UMANITA'. GIORGIO GIANNINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio signor Presidente, da studioso della Resistenza, della nonviolenza e dei diritti umani, mi unisco ai molti che Le hanno richiesto di non promulgare il Disegno di legge N. 733-B, approvato dal Senato della Repubblica il 2 luglio 2009, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", noto come "pacchetto sicurezza". Infatti, parte di queste norme sono ritenute da eminenti giuristi e costituzionalisti non solo ingiuste, ma anche anticostituzionali. Inoltre, per alcuni aspetti sono potenzialmente criminogene, per cui, anziche' piu' sicurezza, produrrebbero piu' insicurezza. Le chiedo pertanto, signor Presidente, con umilta' e con il massimo rispetto, confidando nella Sua sensibilita' morale e civile e facendo appello alla Sua autorevolezza politica e soprattutto al Suo ruolo di Garante della Costituzione, di fare quanto e' nelle Sue possibilita' perche' questa Legge venga modificata nelle sue parti piu' palesemente ingiuste e anticostituzionali. La ringrazio molto per quello che Lei potra' fare. Con ossequio prof. Giorgio Giannini Roma 8. UNA SOLA UMANITA'. FULVIO CESARE MANARA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio signor Presidente, come cittadino non posso tacere e, nella fiducia verso il dovere di prendere la parola quando e' necessario, Le scrivo per sottoporLe il mio appello al Suo ruolo di garante della Costituzione, e per chiederLe di non promulgare il Disegno di legge N. 733-B, approvato dal Senato della Repubblica nella seduta n. 232 del 2 luglio scorso, recante il titolo "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica". Secondo quanto eminenti giuristi e costituzionalisti hanno gia' avuto modo di argomentare, la norma che punisce come reato l'ingresso e il soggiorno "irregolare" dello straniero nel territorio dello Stato e' una norma che criminalizza mere condizioni personali e presenta chiari e svariati aspetti di illegittimita' costituzionale. Tali sanzioni penali, oltre che prive di fondamenti giustificativi, sono altresi' irragionevoli sia nella forma che nella sostanza, e controproducenti sul piano effettuale e dell'autentica legalita'. A proposito della condizione di irregolarita', si e' gia' pronunciata anche la Corte costituzionale (sent. 78 del 2007), escludendo che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica della sua pericolosita' sociale. Ma, oltre a queste considerazioni sul piano del diritto, non posso non ricordare le parole di Lorenzo Milani e della Scuola di Barbiana, che, a proposito della stessa questione della "innaturalita'" della condizione di straniero, scrissero: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che nel vostro senso io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri". L'attuale congiuntura planetaria ci dovrebbe spingere a mettere piu' decisamente in discussione la legittimita' delle nostre frontiere, e di un'idea di Patria che escluda e marginalizzi. Non solo: sono convinto che questa congiuntura di crisi possa essere occasione per ripensare i modelli e paradigmi stessi dell'economia, per ripensare drasticamente la nostra "cooperazione internazionale" e per mettere in discussione anche i nostri privilegi e la nostra ingiusta ricchezza. E' paradossale che possiamo ritenere ingenuamente (ed erroneamente) che il principio di giustizia possa oggi esprimersi nel difendere privilegi e ricchezza, nel respingere indiscriminatamente i migranti, nel coltivare un'idea della sicurezza centrata sull'egoismo e la chiusura. D'altra parte, mentre nel nostro paese vengono partoriti disegni di legge di questo registro e tono, sul piano delle grandi organizzazioni internazionali (cui dovremmo peraltro ispirarci) gli studi sono orientati chiaramente nel considerare la possibilita' di riconoscere le migrazioni "senza frontiere", sostenendo la libera circolazione delle persone. A proposito del principio di giustizia, a mio parere occorre riconoscere piuttosto, seguendo Simone Weil, che il principio di giustizia piu' elevato si sostanzia nel sentire l'urlo silenzioso di chi chiede "Perche' mi fai male?". E nell'operare perche' la distruttivita' e la violenza, in ogni sua forma, venga ridotta. Come ricercatore e docente universitario, e come semplice cittadino, Le dichiaro fin d'ora e in ogni caso che se, per me personalmente, in qualche modo, dovesse verificarsi l'esigenza di ottemperare al dettato di questo iniquo decreto, la mia intenzione e' quella di disobbedire e di boicottarlo. Spero piuttosto nella Sua saggezza costituzionale e nella Sua sensibilita' etica. Con viva cordialita', Fulvio Cesare Manara Albino (Bergamo) 9. UNA SOLA UMANITA'. ANGELA E BEPPE MARASSO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Caro Presidente, Le chiediamo, nel rispetto delle sue prerogative, di non ratificare con la Sua firma le misure incivili contenute nel decreto sulla sicurezza. Non firmi! Angela e Giuseppe Marasso 10. UNA SOLA UMANITA'. RAFFAELLA MENDOLIA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio Presidente Napolitano, mi rivolgo a Lei, con assoluta fiducia nel Suo ruolo di Garante della Costituzione e Rappresentante dello Stato, affinche' intervenga urgentemente per bloccare e rinviare alle Camere il Disegno di legge n. 733-B, approvato dal Senato della Repubblica in data 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica". Sono fermamente convinta che solo il Suo intervento, motivato da un giudizio di valore prima che politico, possa ancora darci una speranza per arrestare una legge che attenta non solo alla nostra Costituzione ma anche ai valori fondamentali di uguaglianza e solidarieta' che dovrebbero essere sempre alla base di una societa' civile. Con il mio appello intendo dar voce a tutti i cittadini che come me si sentono allarmati e intendono adoperarsi a favore di chi, migrante sul nostro territorio, ma non criminale, paghera' ingiustamente le conseguenze di questo disegno di legge, se si arrivera' all'approvazione. Parlo del proliferante sospetto, della discriminazione, della repulsione verso l'altro, che dovranno subire coloro che da tempo fanno parte della nostra comunita', e che finiranno con lo spingere nell'ombra chi poteva fino ad oggi aspirare ad una mano tesa, che fosse assistenza medica di base, informazione, o un semplice parola di conforto. Questo e' il pensiero che ho potuto riscontrare tra operatori e volontari che dedicano la loro vita al servizio proprio dei migranti e che quindi colgono gia' il cambiamento in atto. Di fronte a cio' che sta accadendo non puo' che crescere tra noi cittadini la sfiducia nel futuro e la percezione di una regressione inarrestabile nel campo dei diritti umani. So che gia' molti cittadini hanno espresso il loro pensiero richiedendole il rinvio alle Camere del disegno di legge e io a loro mi unisco, diffondendo ad altri il presente messaggio ed esortandoli a comunicarle il loro stesso dissenso. Auspicando che le nostre voci non rimangano inascoltate. La ringrazio per l'attenzione, Raffaella Mendolia Movimento Nonviolento 11. UNA SOLA UMANITA'. ROSANGELA PESENTI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Egregio Signor Presidente, molti, donne e uomini di valore Le hanno scritto in merito alla legge liberticida definita, attraverso la manipolazione della realta' "sulla sicurezza". Sono piu' giovane di Lei, ma appartengo, come Lei, all'eta' della responsabilita' e m'interrogo sui passi apparentemente innocenti che ci hanno portato alla situazione attuale. Lei ha avuto la possibilita' di fare passi che non sono in mio potere, ma si tratta di una possibilita' che le e' stata offerta dall'insieme delle procedure democratiche di questo paese quindi anche dal mio piccolo operato. Molti al presente hanno perso la consapevolezza della successione dei passi che ci hanno portato nella condizione attuale. Ora l'unico passo possibile spetta a Lei, non farlo costringera' pero' tutti noi ad essere meno cittadini e piu' sudditi. Al baratro si puo' arrivare piano piano, ma e' l'ultimo passo che ci fa precipitare. Rosangela Pesenti 12. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA AD ALCUNE PERSONE AMICHE Carissime e carissimi, stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana. Vorremmo pregarvi: a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed interlocutori vari; b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro iniziativa; c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario telematico quotidiano. La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara' confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'. Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada. Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e': Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax: 0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e': presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web: https://servizi.quirinale.it/webmail/ Un cordiale saluto, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 7 luglio 2009 13. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 14. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 15. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 16. MEMORIA. ANTONIO POLITO RICORDA RALF DAHRENDORF [Dal quotidiano "Il Riformista" del 19 giugno 2009 col titolo "Ralf Dahrendorf, Berlusconi e la post-democrazia"] Ralf Dahrendorf mi manchera' perche' era un amico e perche' era un liberale. Uno dei pochi liberali sopravvissuti al Novecento, secolo dei partiti di massa, di destra e di sinistra, per natura piu' attenti al consenso che alla rule of law. Il punto intorno al quale e' sempre ruotata la sua riflessione intellettuale era appunto questo: come combinare modernita' e democrazia, come secolarizzare la democrazia. Come quadrare il cerchio, dal titolo del suo piu' fortunato libro. Dahrendorf seguiva da vicino il caso italiano. E non solo perche' e' stato per dieci anni a capo del gruppo di lavoro italo-britannico divenuto noto con il nome di Pontignano Conference. Nell'ascesa del berlusconismo, e nelle trasformazioni profonde indotte dalla Seconda Repubblica, lui non vedeva infatti - come spesso capita a noi - l'anomalia italiana, ma piuttosto il tratto comune di una torsione planetaria. Non solo nelle nuove democrazie dell'Est liberato dal comunismo e nei nuovi capitalismi asiatici, ma anche nella vecchia Europa, la democrazia parlamentare di origine ottocentesca sta degenerando in una forma di regime inedita, che non puo' definirsi antidemocratica, ma che certo e' post-democratica. Proprio "Post-democrazia" doveva intitolarsi il libro-intervista che facemmo insieme per Laterza alla fine del 2000. Ma mentre ne discutevamo, usci' un saggio di Colin Crouch con quello steso titolo, e allora virammo per una formula piu' ellittica: "Dopo la democrazia". Le vicende italiane di questi giorni, la evidente crisi democratica che si e' aperta seguendo vie misteriose e infinite come sono quelle della Provvidenza, lo avrebbero confermato nella sua analisi. Che, piu' o meno, era questa. La democrazia si e' svuotata di demos, cioe' di popolo. Il pericolo non e' il regime, o il fascismo, perche' quelle forme di governo erano dense di demos, irreggimentato e messo in marcia, mentre queste attuali sono vuote, sono "democrazie senza democratici", e si basano sull'indifferenza e sull'acquiescenza dei cittadini. I capi assoluti che ne emergono - da questo punto di vista per Dahrendorf Tony Blair non era molto dissimile da Berlusconi nella sua ricerca di un rapporto diretto e non mediato col demos - sono dunque il frutto prima ancora che la causa della deriva post-democratica. La quale scaturisce da tre grandi novita' della modernita'. La prima e' la perdita di potere effettivo degli Stati-nazione, culle della democrazia, erose verso l'alto dalle istituzioni internazionali e verso il basso dal decentramento e la devolution. La seconda e' la crescita di ruolo di intermediari "non responsabili", che cioe' non rispondono al popolo sovrano ma pur tuttavia dominano la vita pubblica: come i media, le rilevazioni demoscopiche, gli apparati di partiti completamente svuotati di partecipazione democratica, divenute dunque vere e proprie nuove oligarchie. La terza e' la continua concentrazione della ricchezza privata e la crescente indistinzione tra interessi pubblici e privati, cui il pubblico si e' ormai assuefatto. In queste condizioni, la democrazia diventa post-democrazia. E' chiaramente quello che e' successo in Italia, ma non solo. II presidenzialismo alla Sarkozy e' certamente extracostituzionale, e il contraltare e' un parlamento ridotto a burla. Il premierato alla Berlusconi e' certamente extracostituzionale, e il parlamento italiano - ridotto a bivacco di nominati - ormai approva soltanto decreti legge del governo. Da questo punto di vista, se ne dovrebbe dedurre - e personalmente io lo temo - che da una crisi politica grave, anche se non seria, come quella che si sta dipanando davanti ai nostri occhi, la post-democrazia italiana puo' uscirne ancora piu' post. Una fuoriuscita - si sarebbe detto un giorno - da destra piuttosto che da sinistra. Non so se Gianfranco Fini, evocando il clima da "Deserto dei tartari" in cui viviamo quest'altro crepuscolo della Repubblica, voglia riferirsi a questo. So pero' che la metafora calza. Magari i Tartari che corrodono la democrazia sono gia' entrati nella nostra Fortezza Bastiani e non ce ne siamo neanche accorti. Di certo non abbiamo un'idea alternativa, pronta e disponibile, per un reimpianto della democrazia nelle mutate condizioni della societa' di massa (ed e' questa la colpa maggiore dell'opposizione). Come la crisi traumatica della Prima Repubblica ci porto' da Craxi a Berlusconi, la crisi della Seconda ci potrebbe portare da Berlusconi a qualcosa di anche piu' autocratico e meno democratico di lui. Lord Dahrendorf era piu' ottimista di me su questo punto. Vorrei chiedergli la sua opinione. Ma non c'e' piu'. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 877 del 10 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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