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Minime. 862
- Subject: Minime. 862
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 25 Jun 2009 00:56:55 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 862 del 25 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni 2. Il prestigioso giornalista e scrittore Vittorio Emiliani aderisce all'appello contro il mega-aeroporto 3. Una lettera al segretario del Cipe ed una al ministro dei Trasporti 4. Dacia Maraini: Acqua bene comune e diritto umano 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo 2. La storia, le storie, il pensiero (parte terza) 7. Brevi dalle fogne 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CONTRO TUTTE LE GUERRE, CONTRO TUTTE LE UCCISIONI Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto di non essere ucciso. Il primo dovere di ogni essere umano e' il dovere di non uccidere. Tutto il resto ne consegue. 2. SOLIDARIETA'. IL PRESTIGIOSO GIORNALISTA E SCRITTORE VITTORIO EMILIANI ADERISCE ALL'APPELLO CONTRO IL MEGA-AEROPORTO Il prestigioso giornalista e scrittore Vittorio Emiliani, presidente del "Comitato per la Bellezza", ha aderito all'appello per salvare il Bulicame dal rischio di devastazione provocato dal mega-aeroporto. Vittorio Emiliani ha espresso la sua adesione e il suo fattivo sostegno all'appello diffuso ieri dal professor Osvaldo Ercoli, la dottoressa Antonella Litta, il dottor Emanuele Petriglia e il professor Alessandro Pizzi col quale ci si rivolgeva al mondo della cultura e dell'insegnamento e si segnalava che "L'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo, un'area di preziose emergenze e memorie storiche e culturali, e di altrettanto preziosi beni naturalistici e risorse terapeutiche, e' minacciata di distruzione dalla volonta' di una lobby speculativa di realizzarvi un mega-aeroporto. La realizzazione del mega-aeroporto avrebbe come immediate conseguenze: a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; f) uno sperpero colossale di soldi pubblici; g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio". L'appello si concludeva con la richiesta di un impegno del mondo della cultura "affinche' il governo non finanzi la distruzione dell'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo; non finanzi un mega-aeroporto nocivo e distruttivo, insensato ed illegale". L'adesione di Vittorio Emiliani - e quella di molte altre personalita', soprattutto dal mondo accademico delle Universita' di tutta Italia - e' di grande rilevanza. Vi e' un'Italia civile che vuole difendere la bellezza, la natura, la storia, la civilta'. Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo ringrazia di cuore Vittorio Emiliani per questa autorevole presa di posizione. 3. DOCUMENTI. UNA LETTERA AL SEGRETARIO DEL CIPE ED UNA AL MINISTRO DEI TRASPORTI Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha inviato una comunicazione urgente al Segretario del Cipe ed una al Ministro dei Trasporti. Di seguito il testo delle due missive, inviate per conoscenza anche allo staff tecnico e giuridico del Cipe, ai ministri economici ed ai relativi staff tecnici e giuridici. * Al segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica Gentile segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica, on. Gianfranco Micciche', con la presente le segnaliamo ancora una volta che la realizzazione di un devastante mega-aeroporto nel cuore dell'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo e' del tutto illegale. La sollecitiamo pertanto a respingere eventuali proposte al Cipe di sperperare soldi pubblici per commettere un illecito. Distintamente, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 24 giugno 2009 * Al ministro dei Trasporti Gentile ministro dei Trasporti, sen. Altero Matteoli, con la presente le ricordiamo ancora una volta che la realizzazione di un devastante mega-aeroporto nel cuore dell'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo e' del tutto illegale. La diffidiamo pertanto dal proporre al Cipe di sperperare soldi pubblici per commettere un illecito. Distintamente, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 24 giugno 2009 4. RIFLESSIONE. DACIA MARAINI: ACQUA BENE COMUNE E DIRITTO UMANO [Dal "Corriere della sera" del 16 giugno 2009 col titolo "Risorse idriche ricchezza pubblica" e il sommario "Tre decenni di privatizzazioni dell'acqua, ma ora la tendenza si inverte"] Mi sono gia' occupata della questione acqua, uno dei grandi temi del futuro, qualcosa che cambiera' il nostro modo di vivere e potra' portare guerre e disastri se non interverremo in tempo. Ho chiesto a Emilio Molinari del "Comitato italiano per il Contratto mondiale dell'acqua", appena rientrato da un convegno internazionale, di dirmi come stanno andando le cose nel mondo. Mi spiega che la tendenza degli ultimi decenni e' stata di privatizzare le acque pubbliche ma che da ultimo si nota una controtendenza. La privatizzazione riguarda tre settori: quello dei servizi idrici, quello dell'agricoltura per gli allevamenti (70%) e quello dell'energia. Il problema e' che, senza neanche una volonta' esplicita degli Stati, queste privatizzazioni hanno dato luogo alla concentrazione del controllo nelle mani di pochi, grandi industriali e grandi allevatori. Ma qual e' la situazione in Europa? In Francia c'e' una antica tradizione di privatizzazione dei servizi idrici. Ma anche da loro sta nascendo un sentimento di allarme per l'uso indiscriminato della ricchezza pubblica. Non a caso la Municipalita' di Parigi sta riprendendosi la gestione del servizio idrico. In Spagna il processo di privatizzazione e' stato bloccato. In Svizzera e' appena stata votata una legge che impedisce l'appropriazione delle acque pubbliche, che diventano monopolio di Stato. E negli Stati Uniti? Le municipalita' si tengono ben stretti i propri servizi idrici. Non hanno privatizzato. Magari appoggiano le privatizzazioni in giro per il mondo, ma a casa loro non l'hanno fatto. E in Italia? Da noi l' 8 agosto del 2008 e' stato stabilito "alla chetichella" che i Comuni sono obbligati a privatizzare i servizi idrici. Il che, oltre ad essere un caso unico nel mondo, e' anticostituzionale. Altrove si privatizza, ma mai per obbligo. I Paesi piu' restii a un discorso di proprieta' pubblica quali sono? "La Cina e la Russia. La Cina, per mantenere i livelli di Pil, sta desertificando il suo territorio. La Russia parte da una idea ipercapitalista: visto che abbiamo tanta acqua, la mettiamo nei tubi e la vendiamo. Facciamo l'Opec dell'acqua. In quanto all'Africa, paga la sua poverta' con incoscienza. Ogni anno vende milioni di ettari di terreno, compresi laghi e fiumi, alla Cina per trasformare la acque in energia e coltivazione. E' una nuova forma di colonizzazione". Da dove vengono le novita'? Dall'America Latina. La Bolivia, l'Ecuador, l'Uruguay, hanno cambiato la Costituzione stabilendo che l'acqua e' un diritto umano e non puo' essere toccata. L'Argentina ha cacciato tutte le multinazionali dell'acqua, ma non ha ancora fatto una legge. l'Honduras invece ha legiferato. Solo il Brasile sta discutendo. Il ministro dell'Ambiente, Marina Da Silva, e' stata costretta a dimettersi per essersi opposta all'uso forsennato delle privatizzazioni dei corsi d'acqua. Certi Stati brasiliani come il Mato Grosso che vuole produrre soia per tutto il mondo e biocombustibile per le auto, sono per la privatizzazione, altri Stati sono dalla parte del ministro. La discussione e' in corso. 5. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. LIBRI. MASSIMO ORTALLI: LEGGERE L'ANARCHISMO 2. LA STORIA, LE STORIE, IL PENSIERO (PARTE TERZA) [Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 344, maggio 2009 (disponibile anche nel sito www.arivista.org)] In giro per il mondo Iniziamo questo giro per il mondo con Le cinque ondate. Una storia sintetica del comunismo anarchico rivoluzionario nel mondo di Michael Schmidt, pubblicato a Fano nel 2003, dalla Federazione dei Comunisti Anarchici. Come dichiara il titolo, e' un sintetico volo di uccello sul panorama dell'anarchismo internazionale, visto nei suoi aspetti teorici e pratici. Senza dubbio un utile strumento per chi voglia farsi un'idea succinta della ricchezza della storia dell'anarchismo internazionale. Non c'e' stato giovane alternativo, e sovversivo, che nei decenni scorsi non abbia vissuto Amsterdam come una citta' davvero speciale. E il perche' lo spiega Matteo Guarnaccia nel suo Gioco magia anarchia: Amsterdam negli anni Sessanta (Milano, Cox 18 Books, 2005), un affascinante viaggio nella controcultura degli anni Sessanta. Per chi ha vissuto quegli anni, nei quali si comincio' a intuire che non esistevano regole che non potessero essere infrante, diventa un bagno di tenerezza rabbiosa quello che ci immerge in queste pagine, nelle quali il ricordo di quella stagione irripetibile diventa anche stimolo per riprendere a pensare che il mondo puo' davvero essere diverso. Di commistione fra avanguardie culturali e sovversione anarchica parlano anche Alessandro Fambrini e Nino Muzzi, curatori di una interessante e originale antologia di autori quali Erich Muehsam, Frank Wedekind, il dadaista Richard Huelsenbeck, Peter Hille e altri ancora, A mezzanotte dormono i borghesi. Anarchia e cabaret nella Germania del primo Novecento (Universita' degli Studi di Trento, 2007), esponenti di spicco delle avanguardie intellettuali tedesche di inizio Novecento, particolarmente importanti nel quadro culturale europeo e fortemente impregnati di un vivace e anticonformista spirito libertario e sovversivo, ma destinati ad essere annientati dall'incipiente nazismo. Muehsam torna nel libro che gli dedica Leonard Schafer, Il poeta anarchico. Vita e poesie dell'anarchico Erich Muhsam (Milano, Zero in condotta, 2007). Di questo poeta tedesco, attivo nei primi decenni del secolo passato, si sa abbastanza poco, nonostante una ricca produzione letteraria e politica, la frequentazione degli ambienti della migliore intelligenza berlinese e l'appassionato lavoro sociale fra il proletariato tedesco. Questa bella biografia permette finalmente di cogliere, "dall'interno", il profilo della sua bellissima e tragica figura rivoluzionaria. Restando alla Germania, le edizioni milanesi Zero in condotta hanno pubblicato quest'anno un lavoro di Nico Jassies, facendo cosi' uscire dall'oblio una figura quasi dimenticata, quel Marinus van der Lubbe che fu autore dell'attentato incendiario al Reichstag di Berlino del febbraio 1933, Berlino brucia. Marinus van der Lubbe e l'incendio del Reichstag. Lo studio, arricchito dalla prefazione di Antonio Senta, riporta la figura di van der Lubbe nella sua giusta dimensione, sicuramente non quella di una pedina manovrata dal potere ma, piu' semplicemente, di un proletario che avrebbe voluto, col proprio gesto, incitare alla ribellione il popolo tedesco. Rudolf Rocker e' stato uno dei piu' lucidi intellettuali del movimento anarchico del secolo scorso. Alcune sue opere, quali ad esempio Nazionalismo e cultura, hanno formato non pochi anarchici, fornendo preziosi e imprevedibili strumenti di analisi e di comprensione. In questo suo Sindrome da filo spinato. Rapporto di un tedesco internato a Londra (1914-1918) (S. Maria Capua Vetere, Edizioni Spartaco, 2006) l'autore racconta la sua paradossale esperienza di antimilitarista "sfortunato": sfuggito al carcere in patria per il suo impegno antimilitarista e riparato nella libera Inghilterra, viene internato a causa della nazionalita' tedesca. Spesso l'amarezza di questa esperienza lascia il posto a una divertente ironia, a dimostrazione dell'impossibilita' di ingabbiare uno spirito libertario. Per terminare con la Germania, arriviamo al lavoro di Guido Barroero, Ret Marut - B. Traven. Dalla rivoluzione tedesca al Messico in fiamme (Genova, Annexia, 2006) nel quale l'autore, legato da una certa affinita' intellettuale con questo misterioso scrittore di fama e successo - suo il famosissimo Tesoro della Sierra Madre da cui fu tratto l'altrettanto famoso film con Humphrey Bogart - ne traccia la biografia ricca di tratti indecifrabili e inconoscibili, sospesa fra la Germania non ancora devastata dal nazismo e il Messico rivoluzionario. E, visto che abbiamo attraversato l'Atlantico per finire in Messico, ecco, di Pier Francesco Zarcone, La liberta' e la terra. Gli anarchici nella Rivoluzione messicana (Bolsena, Massari Editore, 2006). Come si sa, gli anarchici, hanno avuto un ruolo molto importante, anche se spesso ignorato, nello sviluppo degli avvenimenti rivoluzionari in Messico. Particolarmente opportuno, quindi, questo studio, costruito su una ricerca approfondita di fonti e documenti, che ricostruisce la misconosciuta presenza degli anarchici a fianco dei vari Villa e Zapata. Risaltano le figure dei fratelli Flores Magon e del Partido Liberal Mexicano, una forza politica che, a dispetto del nome, fu uno dei capisaldi dell'azione anarchica nella rivoluzione. E' sicuramente una piacevole sorpresa questo romanzo-saggio, Haymarket, Chicago (S. Maria Capua Vetere, Edizioni Spartaco, 2005), nel quale l'autore, Martin Duberman, grazie alle proprie conoscenze di docente di storia e a un'indubbia capacita' narrativa, ricostruisce le drammatiche vicende che videro la nascita del Primo Maggio come data internazionale del riscatto del lavoro. Viene narrata la storia d'amore, e di comune militanza, di Lucy e Albert Parsons, intrecciata a quella degli anarchici e militanti sindacali protagonisti delle dure lotte che videro, nell'Ottocento, lo scontro sanguinoso fra il capitalismo e una classe operaia finalmente consapevole della propria forza. Il tragico epilogo con l'impiccagione dei cinque anarchici "martiri di Chicago" non segna la fine della lotta ma, al contrario, la ripresa di una inarrestabile offensiva proletaria. A complemento del libro di Duberman, e a conferma del prezioso ruolo della casa editrice Spartaco, il lavoro di Claudia Baldoli, Il nostro maggio. All'origine della festa dei lavoratori: autobiografie e testimonianze da Chicago (S. Maria Capua Vetere, 2005), nel quale sono riproposte, per la prima volta in modo quasi completo e soprattutto ragionato, le fasi processuali e le dichiarazioni degli anarchici imputati della strage di Haymarket, dando cosi' il quadro complessivo, e a tratti agghiacciante, di quella vicenda. E' davvero encomiabile l'attivita' della casa editrice Spartaco, non solo per la felice scelta dei titoli, ma anche per la sua capacita' di riempire di solidi contenuti la propria linea editoriale. Sulla scia dei primi studi di Adamic, Musto e Portelli, le edizioni Odradek propongono oggi un nuovo, interessante testo di Filippo Manganaro sulla sovversione operaia nei "liberali" Stati Uniti d'America, Senza patto ne' legge. Antagonismo operaio negli Stati Uniti (Roma 2004). Non finisce di sorprendere la radicalita' dello scontro sociale fra classe operaia e capitalismo americano, soprattutto a cavallo fra Otto e Novecento: scontri armati, spedizioni punitive, linciaggi, massacri di massa, deportazioni e repressione selvaggia segnarono la risposta del padronato a una classe operaia non piu' disposta a subirne le angherie ma determinata a rispondere colpo su colpo. E i protagonisti di quelle lotte sono anche i protagonisti di questo libro curato da Bruno Cartosio, Wobbly! L'Industrial Workers of the World e il suo tempo (Milano, Shake Edizioni, 2007). Si tratta di una serie di saggi, alcuni non troppo recenti, sul grande movimento sovversivo che scosse la tranquillita' capitalista degli Stati Uniti nei primi decenni del Novecento. L'Industrial Workers of the World fu il sindacato antagonista per eccellenza, formato soprattutto da immigrati e lavoratori non specializzati, che condusse lotte memorabili e durissime - famosa quella per la liberta' di parola - accompagnate da una produzione letteraria e musicale di grandissimo interesse. Un testo curioso che ci porta su territori inconsueti questo di Benedict Anderson, Sotto tre bandiere. Anarchia e immaginario anticoloniale (Roma, Manifestolibri, 2008). Nel ricostruire le vicende dei movimenti che videro le Filippine e Cuba opporsi alla dominazione spagnola sul finire dell'Ottocento, l'autore descrive la sorprendente contiguita' di alcuni dei piu' importanti leader anticolonialisti con il pensiero anarchico, profondamente ed efficacemente assimilato nella Francia e nella Spagna dell'esilio. In Italia non era mai stata pubblicata una ricerca approfondita ed esaustiva sul brano musicale di lotta piu' famoso fra il proletariato di tutti i continenti. Ci ha pensato Cesare Bermani, uno dei piu' esperti musicologi del nostro paese, che nel suo Non piu' servi, non piu' signori. L'Internazionale raccontato da Cesare Bermani (Roma, Elleu Multimedia, 2005) ricostruisce la vita e le vicende dell'autore delle parole, Eugene Edme Pottier, e di quello della musica, Pierre Degeyter, descrivendo al tempo stesso l'enorme fortuna che tale inno ebbe in Francia, in Italia e in tutto il mondo. Per terminare questo capitolo, l'ultimo lavoro di Fabrizio Montanari, Libertarie. Quattordici figure esemplari di donne anarchiche (Reggio Emilia, Compograf, 2007). Si tratta di quattordici ritratti di altrettante straordinarie figure di donne, italiane e non, piu' o meno conosciute anche all'interno del movimento. Il giusto riconoscimento che l'altra meta' del cielo non e' stata affatto una componente minoritaria, e non solo dal punto di vista numerico, del nostro movimento, ma anzi, ha contribuito ad arricchirne i contenuti sociali e, soprattutto, gli aspetti umani. * Russia Sono ormai vent'anni che non sentiamo piu' parlare dell'Unione Sovietica, e sinceramente non ce ne rammarichiamo. Resta comunque intenso il dibattito, con relativa produzione saggistica, sulla grandiosa esperienza della rivoluzione russa, che con le sue luci e le sue ombre ha comunque rappresentato il tentativo, purtroppo pesantemente mutilato dall'autoritarismo bolscevico, di realizzare una societa' di liberi ed uguali. Cominciamo con L'altro comunismo nella Rivoluzione russa. Opposizioni rivoluzionarie nella Russia Sovietica 1917-1921 (Milano, Quaderni di Pagine Marxiste, 2007) di Guido Caccia. Per chi e' abituato a pensare a una classe rivoluzionaria russa completamente appiattita sul leninismo prima e sullo stalinismo poi, e' davvero utile la lettura di questo libro che affronta la dissidenza libertaria e marxista che ebbe modo di esprimersi fino alla definitiva repressione nel 1921. Particolarmente interessante, anche se a volte un po' criticabile, il capitolo dedicato ai comunisti libertari e agli anarchici. A distanza di quasi vent'anni dalla Rivoluzione in Ucraina di Makhno, edita dalla Fiaccola, la casa editrice M&B presenta un nuovo testo del grande rivoluzionario ucraino, il leggendario Batko (babbo) Nestor Makhno, La rivoluzione anarchica e altri scritti (Milano 2005). Makhno, nonostante sia famoso soprattutto come uomo d'azione, grazie alle eroiche e a volte incredibili imprese compiute durante la rivoluzione russa alla testa di decine di migliaia di combattenti anarchici, partecipo' anche alla vita intellettuale e organizzativa del movimento anarchico russo. E queste sue riflessioni sulla situazione politica e sociale della nascente Unione Sovietica offrono un'immagine differente, anche se non sorprendente, da quella a cui siamo abituati. E' anche partendo da quelle riflessioni che viene formulata La piattaforma organizzativa dei comunisti anarchici, edito nel 2007 dalla Giovane Talpa di Milano per conto della Federazione dei Comunisti Anarchici. La Piattaforma arcinovista fu il tentativo di un gruppo di anarchici, reduci dall'esperienza rivoluzionaria russa, di dotare il movimento di strumenti organizzativi ritenuti maggiormente efficaci nel processo di penetrazione dell'anarchismo nel corpo sociale. La sua diffusione fu causa di un lacerante dibattito all'interno del movimento anarchico internazionale, tra chi vi vedeva il pericolo di una involuzione autoritaria e chi, al contrario, pensava di incrementare, con una organizzazione piu' strutturata, l'efficacia della propaganda e dell'azione. Parlando di Russia rivoluzionaria non si puo' non trattare uno degli avvenimenti piu' drammatici che contribui' ad incrinare, fin dai primi anni, il rapporto fra potere bolscevico e popolo russo. Naturalmente stiamo parlando di Kronstadt, della ribellione dell'elite rivoluzionaria, i mitici marinai della flotta del Baltico, all'autoritarismo dittatoriale di Lenin e compagni. Sono ben quattro i testi sull'argomento, a dimostrazione di come quella tragedia "in seno al popolo" non abbia ancora perso la sua drammatica attualita'. Di Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il Soviet dei marinai contro il governo sovietico (Torino, Utet, 2007). Avendo potuto scavare in archivi a lungo inaccessibili ma ora consultabili, l'autore, specialista francese di storia della Russia sovietica, ricostruisce nei dettagli, in gran parte poco conosciuti ma sorprendentemente coincidenti con le interpretazioni date a suo tempo dalla sinistra rivoluzionaria antibolscevica, il soffocamento nel sangue del tentativo dei marinai e dei cittadini della base navale di ricostruire un processo di democrazia rivoluzionaria e orizzontale in grado di contrastare il progressivo accentramento del potere nelle mani del partito bolscevico. Federico Gattolin ha curato Kronstadt. Una rivoluzione che fece tremare il Cremlino (marzo 1921) (Roma, Prospettiva Edizioni, 2005), riproponendo l'interrogativo se rivoluzione e liberta' debbano essere parole in contraddizione. Dalle pagine delle "Izvestija" di Kronstadt arrivano, dirette e convincenti, molte risposte. Sempre per la romana Prospettive Edizioni, e' uscito nel 2006 Kronstadt 1921. I giorni della Comune di Lorenzo Gori. In questo succinto e interessante lavoro si guarda alla drammatica ed esemplare vicenda di Kronstadt da una prospettiva particolare, quella che prende le mosse da una sostanziale adesione, in contrapposizione allo stalinismo, al primo bolscevismo, di cui si riconoscono gli errori e le mancanze ma del quale si intendono comunque salvare la vitalita' e la ricchezza rivoluzionaria. Parte poi da un angolo prospettico decisamente anomalo il volume di Gianni Emilio Simonetti, La suonatrice di theremin. L'insurrezione di Kronstadt nei ricordi di Anastasija S. musicista e cuoca, Roma, Derive Approdi, 2007, simile per certi aspetti a un altro libro della stessa editrice, quel La cuoca di Durruti nel quale si narrava la rivoluzione spagnola anche attraverso i pasti dei miliziani. Qui si parla dello strano strumento musicale che accompagna i ricordi tristi di un sogno infranto, quello di una rivoluzione che si e' rivelata un incubo. * Spagna In coincidenza con il settantesimo anniversario del sollevamento franchista e della risposta del proletariato spagnolo, le drammatiche e gloriose vicende della rivoluzione spagnola continuano a stimolare nuovi studi sia di carattere generale sia indirizzati ad alcuni dei tanti aspetti distintivi di quella complessa esperienza. Segnalo tre testi usciti recentemente, che trattano questo argomento non sempre in modo convincente. Innanzitutto, di Gabriele Ranzato, L'eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini. 1931-1939 (Torino, Bollati Boringhieri, 2004) molto interessante per l'efficace e non scontata descrizione della situazione politica spagnola negli anni immediatamente precedenti il sollevamento di Franco e dei suoi generali. Anthony Beevor, oggi romanziere e saggista, e' anche un ex ufficiale dell'esercito britannico, e questo si nota abbondantemente nel suo La guerra civile spagnola (Milano, Rizzoli, 2006) tanto per l'attenzione che dedica agli aspetti piu' propriamente militari dello scontro fra i due eserciti regolari quanto per una pretesa e, a mio parere, velleitaria imparzialita' nel descrivere e giudicare le ragioni delle due parti. Non credo, infatti, che si possa davvero essere super partes quando si parla di quegli avvenimenti. Infine il testo di Bartolome' Bennassar, La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale (Torino, Einaudi, 2006), un lavoro completo ed esaustivo anche se a tratti controverso e contradditorio nella sua apparente asetticita'. A volte, infatti, sembra che venga descritta una pacifica contesa elettorale e non una delle piu' drammatiche guerre civili della storia, ma comunque viene dato un certo spazio all'analisi delle collettivizzazioni anarchiche e della presenza libertaria, cosa che spesso manca nelle opere generali degli storici accademici. Anche se prive, a parte alcune note frettolose, di qualsiasi apparato critico, sono comunque di grande interesse le sorprendenti e sconsolate considerazioni di George Orwell (Ricordi della Guerra di Spagna, Roma, Datanews, 2005) scritte nel pieno della seconda guerra mondiale a pochi anni dalla sconfitta della rivoluzione spagnola. Come sempre Orwell, lo straordinario cantore delle giornate barcellonesi in Omaggio alla Catalogna, riesce a cogliere con intelligenza e disincanto alcuni dei tratti salienti di quella esperienza, denunciando con lucidita' i crimini dello stalinismo, l'inettitudine e l'ignavia delle grandi potenze "democratiche", il ruolo spregiudicato e delinquenziale dei fascismi europei. Dove inizia l'Omaggio, con il miliziano italiano eretto a simbolo dei combattenti per la rivoluzione, cosi' terminano questi ricordi, con la struggente poesia (purtroppo non tradotta) dedicata a quel miliziano italiano e a tutti i compagni accorsi a combattere in Spagna. Dalla Spagna arretrata e in mano al clero, emergono, come felice contrappunto, le figure delle numerosissime donne che costruirono la loro emancipazione facendosi protagoniste degli avvenimenti. Quattro sono i libri dedicati a queste figure doppiamente eroiche, come militanti della rivoluzione e come portatrici di un processo di liberazione della mujer dallíasservimento secolare al maschio e al prete. Ana Delso nel 1936 ha solo quindici anni, ma questo non le impedisce di assumere con coraggio il suo ruolo nella lotta. Nel suo Trecento uomini e io. Spagna 1936 autobiografia di una rivoluzionaria Milano, Zero in Condotta, 2006, questa coerente e appassionata militante dell'ideale libertario narra anche il drammatico destino della sconfitta e dell'esilio. Un libro appassionante, "un contributo alla memoria collettiva del popolo spagnolo, una testimonianza di volonta', di amore per la vita, di liberta', di coraggio e soprattutto di speranza tenace in un mondo migliore". Pier Francesco Zarcone, con il suo Mujeres Libres: Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria (Fano, Federazione dei Comunisti Anarchici, 2003) affronta soprattutto il ruolo delle organizzazioni femminili nella costruzione del comunismo libertario. Un ruolo affatto secondario, che contribui' a rendere piu' efficace la massiccia presenza femminile nella lotta, nonostante la sostanziale arretratezza di gran parte della societa' spagnola. A Gerda Taro e' dedicato il libro di Francois Maspero, L'ombra di una fotografa. Gerda Taro e la sua guerra di Spagna (Milano, Archinto, 2007). Corredato da un ricco apparato fotografico, questo lavoro del famoso editore francese ricostruisce la misteriosa e tragica vicenda umana di Gerda che, assieme al suo compagno, il famoso fotografo di guerra Robert Capa, percorse i territori della guerra spagnola, fino alla morte prematura - aveva solo 27 anni - avvenuta, come recita la stele sulla sua tomba "nell'esercizio della sua professione". A conclusione, ma non gloriosa, degli studi sulla storia delle donne, segnalo di Paul Preston, prolifico autore di altri testi sull'argomento, Colombe di guerra. Storie di donne nella guerra civile spagnola (Milano, Mondadori, 2006), con la biografia di quattro donne, due di parte repubblicana e due di parte franchista. Sono sicuro che non sia casuale l'assenza, fra queste biografie, di quella di una donna anarchica. Proseguendo nella ricognizione dei testi sulla "Spagna '36", incontriamo l'avvincente autobiografia di Antoine Gimenez, Amori e rivoluzione. Ricordi di un miliziano in Spagna (1936-1939) (Lugano, La Baronata, 2007). Queste testimonianze risultano particolarmente utili perche' consentono di accostare alla ricostruzione storica, a volte asettica, l'emozione di una straordinaria esperienza vissuta. Antoine Gimenez, nonostante il nome non e' spagnolo, ma un italianissimo Bruno Salvadori da Pisa. Emarginato e irregolare, personaggio borderline ante litteram, trova una sua identita' in Spagna nelle fila della Colonna Durruti, all'interno della quale, per due anni, apportera' il proprio contributo di combattente. Abel Paz e' uno degli storici piu' acuti ed attendibili dell'epopea libertaria spagnola e lo dimostra ancora una volta con questa sua Cronaca appassionata della Columna de Hierro (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Fra le tante colonne di miliziani animate dagli anarchici spagnoli, la Columna de Hierro, operativa nel Levante, e' senz'altro una delle piu' conosciute. E non solo per il coraggio con il quale si batte' contro le armate nazionaliste, ma anche per la rigida ortodossia ideologica che ne ispiro' l'azione. Cosa che comunque non impedi' a questo manipolo di proletari, costretti dalla forza degli avvenimenti, di accettare come male minore la "militarizzazione" e l'inquadramento nell'esercito regolare. Ancora Pier Francesco Zarcone, quanto mai prolifico, con questo Comunisti anarchici e Amigos de Durruti nella rivoluzione spagnola (Pescara, Samizdat, 2005) dove si parla della guerra nella guerra combattuta tra il dispotico autoritarismo staliniano e le aspirazioni libertarie della maggioranza del popolo spagnolo. Tra i protagonisti di questo conflitto, il gruppo degli Amigos de Durruti, un nucleo di irriducibili, che gia' si era distinto nella critica ai cedimenti governativi dei vertici della Cnt. Mi permetto un appunto sullo spirito polemico dell'autore mostrato nell'accostamento, a mio parere un po' troppo forzato, con la realta' odierna del movimento anarchico. Dalla lotta in armi veniamo ora alle realizzazioni sociali della rivoluzione. Di Encarnita e Renato Simoni, Cretas. Autogestione nella Spagna repubblicana (1936-1938) (Lugano, La Baronata, 2005), un tassello quanto mai importante nella ricostruzione degli episodi autogestionari realizzati nelle campagne aragonesi e catalane. La descrizione della vita quotidiana di una comunita' nella quale il processo di collettivizzazione e' pressoche' giunto a compimento ci fa comprendere l'importanza di quelle esperienze tanto piu' significative qualora si pensi che riuscirono a concretizzarsi nel fuoco della guerra contro i franchisti. In sintonia con quello precedente, questo testo curato da Jorge Herrero, Spagna '36 collettivita' nella rivoluzione. Documenti inediti (Roma, Prospettiva edizioni, 2007) riporta una bella e suggestiva raccolta di voci dirette, "dal di dentro" della rivoluzione, voci che narrano, spesso con la semplicita' della testimonianza di chi ha vissuto in prima persona quell'intensa attivita' rivoluzionaria, fatti e vicende di cui abbiamo letto in numerosi studi storici e che qui vengono spiegati con la precisione del protagonista. Ancora Pier Francesco Zarcone si misura con questo argomento in Spagna libertaria. Storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta (1936-1938) (Bolsena, Massari Editore, 2007). Partendo da un'angolazione fortemente critica nei confronti delle scelte operate dalla Cnt e dalla Fai nel fuoco della guerra rivoluzionaria, l'autore si propone di affrontare i molteplici aspetti di un processo rivoluzionario durante il quale si confrontarono, non sempre dialetticamente, tutte le ipotesi operative per il trionfo delle realizzazioni rivoluzionarie. Si sa che il contributo degli anarchici italiani alla lotta del popolo spagnolo non fu solo il primo a concretizzarsi ma fu anche, forse, quello piu' importante. Si aggiungono ora, ai tanti testi gia' pubblicati, due nuovi contributi dedicati entrambi agli anarchici e agli antifascisti piacentini. Franco Sprega e Ivano Tagliaferri parlano de Los italianos. Antifascisti e guerra civile spagnola (Due Santi di Marino, Infinito edizioni, 2007), gli anarchici, i comunisti, i socialisti, i miliziani "rossi" che accorsero in Spagna per combattere il fascismo internazionale e alcuni anche per partecipare a quella rivoluzione libertaria che stava trasformando il paese. Sempre Ivano Tagliaferri ricostruisce la biografia di uno dei piu' importanti e significativi combattenti sia della guerra di Spagna sia della Resistenza italiana al fascismo. Si tratta de Il colonnello anarchico. Emilio Canzi e la guerra civile spagnola (Piacenza, Scritture, 2005), abilissimo comandante militare, oltre che impeccabile militante della rivoluzione sociale, morto in uno "strano" incidente stradale all'indomani della Liberazione. Di Canzi si parla anche in una raccolta di racconti brevi pubblicata da "Liberazione", Milano, 2007 e curata da Paola Staccioli. In La rossa primavera, infatti, si trova Prenderemo un caffe' a Huesca di Francesco Barilli, che ricostruisce alcuni episodi dell'avventura spagnola di Canzi e i suoi ultimi giorni in quell'ospedale di Piacenza nel quale fu ricoverato dopo il misterioso incidente stradale che lo portera' alla morte. Anche se l'importanza dell'anarchismo in Portogallo fu minore di quella nella confinante Spagna, il movimento libertario portoghese rappresento' comunque parte determinante del forte e combattivo fronte proletario iberico. Come illustra, con ricchezza di documenti e argomentazioni, lo studio di Pier Francesco Zarcone, Portogallo anarchico e ribelle (storia del movimento libertario portoghese) (Pescara, Samizdat, 2004) che va a completare un precedente lavoro dello stesso autore uscito nel 2003. (Parte terza - segue) 7. PRO DOMO SUA. BREVI DALLE FOGNE Ringrazio ancora tutte le persone amiche che ci e mi hanno scritto commoventi lettere di solidarieta'. Aggiungo qualche notizia: tutte le carte del nostro archivio che si trovavano collocate a un'altezza tale da essere sommerse dai liquami sono perse. Tra esse intere annate (e in alcuni casi collezioni complete) di riviste. Libri, fortunatamente, ne abbiamo persi pochi. Invece e' una perdita irreparabile quella di interi faldoni di lettere, di faldoni di documenti di varie esperienze di impegno civile di cui abbiamo ragione di ritenere conservassimo le ultime copie superstiti (manifesti, volantini, opuscoli, et similia), ed anche materiali di conferenze, seminari, assemblee, riunioni, comprensivi di innumerevoli fogli manoscritti, dai primi anni '70 in qua. Amen. Quanto alle carte che il liquame non ha del tutto sommerso ma che sono comunque state parzialmente impregnate stiamo ancora vedendo cosa si riuscira' a salvare, sperando che una volta asciutte siano ancora in qualche misura leggibili - almeno quelle a stampa, nei manoscritti a quanto pare la traccia dell'inchiostro e' gia' diventata una macchia informe. Ad aggiungere la beffa al danno, molte delle carte che abbiamo dovuto gettar via non abbiamo neppure potuto sfogliarle per avere piena nozione di cosa si trattasse, esse erano ormai divenute un solo impasto di fetida cartapesta. Sic transit gloria mundi. Una postilla ancora: ci teniamo a sottolineare che non si e' trattato della mera conseguenza di un "imprevedibile evento naturale": il temporale di domenica non e' stato in se' eccezionale: il disastro in interi quartieri di Viterbo e' dipeso dallo straripamento delle fogne per mancanza da parte dei pubblici poteri di intelligente ed onesta pianificazione, di adeguata gestione, di corretta manutenzione e di tempestivi interventi. Abbiamo sede in questo edificio forse da vent'anni, non era mai accaduto nulla del genere, e mai avremmo creduto che potesse accadere. Pace. Grazie ancora a tutte e tutti i solidali; gli altri gentili lettori e lettrici vogliano perdonare questo maleodorante aggiornamento. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 862 del 25 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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