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Coi piedi per terra. 199
- Subject: Coi piedi per terra. 199
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 8 Jun 2009 09:49:58 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 199 dell'8 giugno 2009 In questo numero: 1. L'Italia civile contro il mega-aeroporto nocivo, distruttivo e illegale 2. Associazione "Respirare": Cominciare da Viterbo 3. La solidarieta' di Paolo Finzi e della rivista "A" all'impegno contro il mega-aeroporto a Viterbo 4. Anche l'on. Antonio Borghesi solidale con l'impegno in difesa del Bulicame e della salute e dei diritti dei cittadini viterbesi minacciati dal mega-aeroporto nocivo, distruttivo e illegale 5. Manuela Cartosio: Fonti rinnovabili 6. Mario Croce: I disastri ambientali crimini contro l'umanita' 7. Marina Forti: Processo alla Shell 8. Natalia Rodriguez: Per contrastare la violenza sessuale la repressione non basta, occorre anche educare gli uomini 9. Zygmunt Bauman: L'arte di esistere 10. Alain Touraine: Perche' le donne salveranno il mondo 11. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. EDITORIALE. L'ITALIA CIVILE CONTRO IL MEGA-AEROPORTO NOCIVO, DISTRUTTIVO E ILLEGALE Dal missionario padre Alessandro Zanotelli al segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, dal cantautore Francesco Guccini alla scrittrice Dacia Maraini, dal "padre nobile" dell'ambientalismo scientifico in Italia Giorgio Nebbia alla vicepresidente del Parlamento europeo Luisa Morgantini, dall'illustre psicologa e pedagogista Silvia Vegetti Finzi all'on. Leoluca Orlando figura storica dell'impegno antimafia, dalla saggista femminista Lea Melandri alla prestigiosa storica Anna Bravo, da una figura simbolo del movimento antinucleare come Gianni Mattioli a una figura simbolo dell'impegno per una medicina democratica e una sanita' efficace come Giovanni Berlinguer, dal giornalista ed europarlamentare Giulietto Chiesa al prestigioso scienziato americano Paul Connett, dall'on. Antonio Di Pietro all'on. Claudio Fava, dalla saggista e testimone di pace Giuliana Sgrena a un illustre educatore come Andrea Canevaro, dal presidente del Centro "Giuseppe Impastato" Umberto Santino al magistrato e scrittore Gennaro Francione: sono alcune delle numerosissime personalita' della scienza, della cultura, delle istituzioni, dell'impegno civile, della riflessione morale, che hanno espresso solidarieta' alla mobilitazione per impedire la devastazione dell'area archeologica e termale del Bulicame, per impedire un grave attentato alla salute e alla sicurezza della popolazione dell'Alto Lazio, ovvero per impedire la realizzazione di un nocivo, distruttivo ed illegale mega-aeroporto a Viterbo. Vi e' un'Italia civile, responsabile, onesta e generosa che ha espresso una forte solidarieta' al comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti; una forte solidarieta' all'intera comunita' viterbese minacciata dal mega-aeroporto. E vi sono migliaia e migliaia di viterbesi ormai adeguatamente informati, pienamente consapevoli, fortemente impegnati contro il mega-aeroporto; per salvare il nostro territorio, i nostri beni ambientali e culturali, la nostra economia, la nostra salute, i nostri diritti. Per noi e per le future generazioni. E' giunta l'ora che anche tutte le istituzioni prendano atto della realta', riconoscano la verita', rispettino le leggi: il mega-aeroporto e' un'opera nociva e distruttiva, insensata ed illegale. Il mega-aeroporto a Viterbo non puo' e non deve essere realizzato. Salviamo il Bulicame dalla devastazione; salviamo la salute, la sicurezza e i diritti dei viterbesi da una grave minaccia; contribuiamo a difendere la biosfera e il diritto di tutti a un mondo vivibile. 2. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": COMINCIARE DA VITERBO [L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente] La recente tragedia della scomparsa dell'airbus di Air France ci ricorda la crescente frequenza di incidenti aerei. L'ormai continuo susseguirsi di appelli per ridurre le emissioni di gas serra, principale fattore del surriscaldamento globale del clima che sta portando il pianeta al collasso. Due vicende che interpellano la coscienza di ogni persona. Occorre ridurre le emissioni di gas serra. Occorre ridurre il trasporto aereo, non solo perche' alle emissioni di gas serra contribuisce in rilevante misura, ma anche per molti altri motivi, tra cui la difesa della salute, della sicurezza e della qualita' della vita delle persone. * In questo contesto si puo' e si deve cominciare da Viterbo: respingendo definitivamente la proposta insensata ed illegale del mega-aeroporto nell'area archeologica e termale del Bulicame. Un mega-aeroporto nocivo e distruttivo che devasterebbe irreversibilmente beni ambientali e culturali preziosi ed insostituibili; un mega-aeroporto che devasterebbe l'economia viterbese massacrando anche l'agricoltura ed impedendo la valorizzazione del termalismo; un mega-aeroporto che aggredirebbe la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei cittadini; un mega-aeroporto che provocherebbe un colossale sperpero di soldi pubblici per un'opera a danno dell'intera comunita' e a vantaggio solo di una ristretta cerchia di speculatori senza scrupoli; un mega-aeroporto che viola scandalosamente le leggi vigenti. * Opponiamoci al mega-aeroporto a Viterbo. Impegnamoci per la riduzione drastica e immediata del trasporto aereo. Solidali con la popolazione di Ciampino che gia' subisce un criminale avvelenamento; con la popolazione di Fiumicino minacciata da un'ulteriore espansione dello scalo; con la popolazione di Frosinone minacciata anch'essa dall'insensato e illegale intento di realizzare un mega-aeroporto in un'area gia' bisognosa di un forte risanamento ambientale. Solidali con l'intera umanita' presente, e con le generazioni future che hanno diritto ad un mondo ancora vivibile. 3. SOLIDARIETA'. LA SOLIDARIETA' DI PAOLO FINZI E DELLA RIVISTA "A" ALL'IMPEGNO CONTRO IL MEGA-AEROPORTO A VITERBO Paolo Finzi e la redazione di "A. Rivista anarchica" hanno espresso adesione e solidarieta' alla lotta contro la realizzazione a Viterbo di un mega-aeroporto che devasterebbe l'area archeologica e termale del Bulicame e provocherebbe danni enormi alla salute delle persone, all'economia locale, ai beni ambientali e culturali dell'Alto Lazio. Paolo Finzi, giornalista, saggista, storico, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura e dell'iniziativa libertaria in Italia. Autore di studi di grande rilevanza, costantemente attivo fin dagli anni Sessanta nell'informazione, nella riflessione e nell'impegno civile. "A. Rivista anarchica" (per contatti: e-mail: arivista at tin.it, sito: www.arivista.org) e' uno dei migliori mensili di cultura e politica che si stampano in Italia, con qualificatissimi collaboratori internazionali, voce di una tradizione di pensiero di straordinario spessore civile, morale e filosofico. Ogni fascicolo della rivista reca anche allegato un ampio dossier di decine di pagine che sviluppano monograficamente un tema; nel fascicolo del mese di maggio 2009 ad esempio vi e' un saggio bibliografico di Massimo Ortalli di 24 pagine che recensisce oltre duecento recenti volumi storici e filosofici sull'anarchia; nel fascicolo di giugno 2009 vi e' un saggio di 32 pagine di Monica Giorgi su Simone Weil. 4. SOLIDARIETA'. ANCHE L'ON. ANTONIO BORGHESI SOLIDALE CON L'IMPEGNO IN DIFESA DEL BULICAME E DELLA SALUTE E DEI DIRITTI DEI CITTADINI VITERBESI MINACCIATI DAL MEGA-AEROPORTO NOCIVO, DISTRUTTIVO E ILLEGALE L'on. Antonio Borghesi, parlamentare dell'Italia dei Valori, come gia' l'on. Antonio Di Pietro, l'on. Leoluca Orlando, il sen. Stefano Pedica e il partito nel suo insieme e nelle sue articolazioni locali e nazionali, ha espresso solidarieta' con l'impegno in difesa del Bulicame e della salute e dei diritti dei cittadini viterbesi minacciati dal mega-aeroporto nocivo, distruttivo e illegale. Nel suo cordiale messaggio al comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti, l'on. Borghesi scrive che seguira' anche lui con attenzione l'evolversi della vicenda. L'on. Antonio Borghesi e' vicepresidente del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori alla Camera dei Deputati, docente di Economia e gestione delle imprese all'Universita' di Verona, dirigente industriale, consulente per rilevanti enti pubblici e privati, autore di oltre sessanta pubblicazioni in materia di gestione delle imprese. 5. MONDO. MANUELA CARTOSIO: FONTI RINNOVABILI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 giugno 2009 col titolo "L'energetico sorpasso"] Per la prima volta nel 2008 le fonti rinnovabili hanno attratto piu' investimenti di quelle fossili. A registrare il sorpasso e' un rapporto dell'Onu che quantifica in 250 miliardi di dollari gli investimenti totali nel settore della produzione dell'energia elettrica. Di questi, 140 sono stati destinati all'eolico, al solare e alle altre fonti verdi. I restanti 110 miliardi sono andati al carbone, al gas e ai derivati dal petrolio. Il sorpasso, purtroppo, rischia d'essere effimero (o attenuato). Nel primo quadrimestre del 2009 gli investimenti nelle fonti rinnovabili sono crollati del 53%, per effetto incrociato della crisi economica e del crollo del prezzo dei petrolio. Pur essendoci segnali di ripresa, si prevede che nel 2009 i capitali attratti dalle energie pulite diminuiranno di un quarto rispetto all'anno precedente. A "tirare" il sorpasso nel 2008 sono stati i paesi in via di sviluppo, Cina in testa. L'Europa, con 50 miliardi di dollari, resta il continente che in cifra assoluta spende di piu' in energie pulite (+2% rispetto al 2007). L'America si e' fermata a 30 miliardi (-8%). I paesi in via di sviluppo hanno investito 36 miliardi di dollari, ma con un balzo percentuale del 27%. La Cina, da sola, ha speso 15 miliardi di dollari, soprattutto in parchi eolici (raddoppiando la potenza installata) e nelle biomasse. L'India ha investito 4 miliardi in energie verdi (+12%) e, anche in questo caso, oltre la meta' della somma e' finita nel settore eolico. Il rapporto dell'Onu segnala l'affacciarsi sulla scena delle energie verdi di alcuni paesi dell'Africa (Kenya e Angola). In cifra assoluta la parte del leone l'ha fatta l'energia eolica: ha assorbito 50 miliardi di dollari, con un modesto incremento (1%) rispetto al 2007. Il solare ne ha attratti meno (33 miliardi), registrando pero' uno straordinario +50% sull'anno precedente. Pur restando il terzo settore d'investimento (quasi 17 miliardi), i biofuel hanno risentito parecchio (-9%) della crisi di sovraproduzione negli Usa e dell'accusa d'aver contribuito all'innalzamento dei prezzi dei generi alimentari. Un'accusa sicuramente fondata per il bioetanolo di prima generazione, come quello ottenuto dal mais. Pur rallegrandosi per il sorpasso, l'Onu ribadisce che i 140 miliardi spesi in energie verdi nel 2008 sono insufficienti. Per arginare l'emissione di gas serra e mitigare i cambiamenti climatici nel triennio 2009-2011 andrebbero investiti globalmente 750 miliardi di dollari in fonti non fossili. Restiamo nella green economy per segnalare un inedito sondaggio realizzato tra 1.200 occupati nel settore. L'hanno realizzato l'Acre Resourcies, un'agenzia di ricerca del personale, e Acona, un'agenzia di consulenza. Lo stipendio medio di un green collar (stiamo parlando di tecnici e laureati, sia chiaro, non di operai) si aggira sui 76.000 dollari l'anno. Si va dai 100.000 dollari negli Usa ai 41.000 nei paesi asiatici. Come succede in qualsiasi azienda, le buste paga piu' gonfie, rimpinguate dai benefits, spettano a chi lavora nel settore legale e della finanza. Tre quarti degli intervistati sono maschi. Le donne green collar, pur in crescita, restano una minoranza e guadagnano mediamente il 18% in meno dei colleghi. Il 75% degli intervistati e' soddisfatto del suo lavoro, il 93% consiglia una carriera nella green economy, il 68% pensa d'avere un posto di lavoro sicuro, addirittura "piu' sicuro" di un anno fa. I colletti verdi sono l'unica categoria che si sente al riparo dalla crisi. 6. MONDO. MARIO CROCE: I DISASTRI AMBIENTALI CRIMINI CONTRO L'UMANITA' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 giugno 2009 col titolo "Caccia agli ecocriminali"] Disastro ambientale? E' un crimine contro l'umanita'. L'accademia internazionale delle scienze ambientali - Iaes - presieduta dal premio Nobel per la pace 1980, l'argentino Adolfo Perez Esquivel, ha lanciato ieri a Roma la campagna internazionale di raccolta di firme "Justice for Planet", a sostegno della creazione di una corte penale europea e internazionale dell'ambiente, con giurisdizione sui disastri ambientali che sarebbero cosi' qualificati come crimini contro l'umanita'. L'iniziativa ha preso piede a partire dalla Carta di Venezia 2006, sulla base del principio del "chi inquina paga". I disastri ambientali, denuncia l'associazione sostenuta da numerosi premi Nobel, giuristi, ambientalisti e personalita' di spicco del panorama politico mondiale come il Dalai Lama, non interessano solo i confini nazionali in cui avvengono ma inevitabilmente coinvolgono il mondo intero, sia per diretta implicazione negli incidenti, si veda il dramma di Chernobyl, sia per l'impatto climatico che comportano, basti pensare alle miriadi di incidenti di petroliere che nel tempo hanno riversato in mare milioni di galloni di petrolio grezzo. La campagna punta alla sensibilizzazione della popolazione mondiale, per arrivare a un virtuoso connubio tra la forza dei popoli e quella delle istituzioni che risulti capace di premere affinche', attraverso emendamenti allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, che devono essere approvati da almeno due terzi dei paesi firmatari, si amplino i confini della giurisdizione della corte dell'Aja per accogliere il disastro ambientale tra i crimini contro l'umanita'. Come primo passo si punta pero' a un'azione circoscritta all'Ue che, mostrando unione e compattezza sul tema ambientale, potrebbe in tempi piu' stretti arrivare alla creazione di una Corte penale europea dell'ambiente, servendo da stimolo per un successivo ampliamento del tema a livello globale. "Non possiamo puntare direttamente alla modifica dello Statuto di Roma - denuncia Laura Greco dell'associazione "A sud" che collabora all'iniziativa - ma e' nostro compito sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale sul tema ambientale, offrendo alle istituzioni internazionali una proposta concreta di contrasto ai disastri ambientali". Ma non basta. Troppo spesso deforestazioni, inquinamenti fluviali, contaminazioni di meravigliosi paesaggi, animali e uomini a causa dell'utilizzo scriteriato dei piu' svariati intrugli chimici, hanno visto i responsabili impuniti, immacolati davanti alla legge perche' non era stata precedentemente fotografata l'area in cui i loro impianti hanno causato tali disastri. Questo, insieme alla mancanza in vari paesi sottosviluppati o in via di sviluppo di una giurisprudenza che preveda reati contro l'ambiente, non permette a nessuna organizzazione internazionale di inchiodare le aziende alle loro responsabilita'. Al fine di coadiuvare il lavoro del tribunale internazionale, la Iaes ha dunque annunciato l'imminente costituzione in Villa Herion a Venezia, di un Osservatorio giuridico-storico-scientifico con il compito di elaborare una banca dati che comprenda ogni area geografica del globo. L'attivita' dell'accademia proseguira' con il Venezia World Forum 2009. Il 2 e 3 ottobre prossimi una conferenza per l'istituzione della corte penale internazionale dell'ambiente ospitera' capi di stato e di governo, premi Nobel, rappresentanti di istituzioni internazionali ed europee, del mondo accademico e della societa' civile che avranno l'opportunita' di dimostrare insieme il loro impegno per proteggere la Terra. 7. MONDO. MARINA FORTI: PROCESSO ALLA SHELL [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 giugno 2009 col titolo "Un processo alla Shell"] Il tribunale federale distrettuale di New York sta istruendo un processo che potrebbe segnare un precedente. Imputata e' infatti una delle maggiori aziende petrolifere mondiali, la anglo-olandese Royal Dutch Shell. Nella parte dei querelanti sono due organizzazioni statunitensi per la giustizia ambientale, il Center for Constitutional Rights e Earth Rights International, per conto dei familiari delle nove persone impiccate il 10 novembre del 1995 dal governo militare della Nigeria. L'esecuzione dello scrittore attivista Ken Saro-Wiwa e degli altri attivisti di un pacifico movimento per i diritti del popolo Ogoni e contro la devastazione ambientale nel delta del Niger sollevo' un'ondata di indignazione: ordinata al termine di un processo costruito, senza prove ne' diritti della difesa, era un'esecuzione sommaria. Allora la Shell - che aveva i suoi pozzi nel territorio Ogoni, ed era la responsabile di quella devastazione ambientale - cerco' di distanziarsi da quella vergogna, e da allora ha speso molte energie per cancellarne il ricordo. Ora sara' costretta a ricordare. Nel procedimento legale che dovrebbe cominciare proprio oggi e' accusata di complicita' nell'esecuzione di Ken Saro-Wiwa e nelle violazioni dei diritti umani degli Ogoni compiute dal regime militare, con accuse che includono complicita' in esecuzioni sommarie, crimini contro l'umanita', tortura, arresti arbitrari, trattamenti inumani e altro. La tesi dell'accusa e' che tra il 1990 e il '95 Shell chiese all'esercito nigeriano di intervenire a proteggere i suoi impianti dalla montante protesta della popolazione locale; i raid dei militari contro i villaggi ogoni, le rappresaglie contro chi protestava, le retate di attivisti e tutto il resto avvennero dunque con l'assistenza logistica e il finanziamento della compagnia petrolifera. Questo cercheranno di documentare gli avvocati delle due organizzazioni americane. I procedimenti legali sono per la verita' due: "Wiwa versus Royal Dutch Shell", e "Wiwa versus Anderson" - si tratta del signor Brian Anderson, che a meta' degli anni '90 era il direttore generale (managing director) di Shell - e includono anche il caso di torture, detenzione e esilio forzato per il fratello di Ken Saro-Wiwa, Owens Wiwa, che sara' in aula tra i querelanti - come anche il figlio dello scrittore-attivista, Ken Wiwa junior. Il processo potrebbe fare storia per almeno due motivi. Uno e' che sara' un raro caso in cui una grande azienda multinazionale e' chiamata a rendere conto in un tribunale Usa del suo comportamento in territorio straniero (prima d'ora solo un caso e' arrivato fino al dibattimento in aula: quello di un gruppo di profughi birmani contro la compagnia petrolifera Unocal). L'altro e' che riaccendera' i riflettori sulla maledizione che e' il petrolio: una grande ricchezza naturale che pero' non ha migliorato la vita della popolazione, anzi ha devastato l'ambiente, inquinato canali e terreni (si calcolano 1,5 milioni di tonnellate di greggio l'anno sversate), impoverito quei 27 milioni di persone che per tre quarti sopravvivono di pesca e agricoltura. Oggi la Nigeria ha un governo civile, ma quella che Saro-Wiwa aveva definito "guerra ecologica" continua: incattivita casomai, perche' l'intero delta del Niger e' diventato una zona di guerra, tra la rivolta armata del Mend, lo scorrerie di gang di pirati, funzionari corrotti... Aveva dichiarato Ken Saro-Wiwa durante il processo-farsa che si concluse col suo omicidio: "La guerra ecologica che la compagnia ha condotto nel delta sara' prima o poi chiamata in causa e i crimini di quella guerra saranno puniti". 8. RIFLESSIONE. NATALIA RODRIGUEZ: PER CONTRASTARE LA VIOLENZA SESSUALE LA REPRESSIONE NON BASTA, OCCORRE ANCHE EDUCARE GLI UOMINI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 31 gennaio 2009 col titolo "Violenza sessuale. La repressione non basta. Bisogna ripartire dall'educazione dell'uomo"] Pochi anni fa l'apparizione di un seno alla televisione americana in orario di massimo ascolto provoco' uno scandalo pazzesco. Justin Timberlake e Janet Jackson cantavano nell'intermezzo della partita finale dal campionato di football americano. Un gesto, una provocazione o magari una strategia commerciale, chissa', ma milioni di persone si trovarono di fronte a un capezzolo inaspettato, e scoppio' una grande polemica. Per un seno. Il rapporto fra gli americani e l'immaginario sessuale e' molto complesso. Un seno in televisione puo' essere considerato un attacco ai valori americani, mentre i giovani si trovano a gestire una sessualita' complessa. Nel bagno dalla Stokes Library si possono trovare alcuni poster dove si legge: "Una donna su quattro di questa universita' e' sopravvissuta a una aggressione sessuale o ha affrontato un tentativo di violenza durante il corso di laurea". Messaggi per la prevenzione sono frequenti anche in scuole, bar e biblioteche. Nonostante i poster e le buone intenzioni, purtroppo il messaggio sembra non raggiungere lo scopo. I comportamenti violenti nei confronti delle donne non demordono. Il numero delle aggressioni resta troppo alto. La campagna di prevenzione fin qui messa in atto non e' sufficiente. Cosa e dove si sta sbagliando? Alcuni studi sottolineano come sarebbe opportuno, a questo punto, promuovere iniziative che agiscano puntando a ridurre il tasso di accettazione dei comportamenti violenti contro le donne nella societa' e in particolare nei gruppi dove soprattutto negli ambienti universitari e' attiva una tolleranza sottotraccia nei confronti di questo tipo di violenza. Nei bagni delle universita' americane si possono trovare anche poster contro l'alcolismo. Il problema e' che i messaggi veicolati da queste campagne sono contraddittori. Se da un lato si dice: "La maggioranza degli studenti beve tra quattro e sei bicchieri in una notte di festa", dall'altra si afferma: "questa quantita' e' eccessiva ed e' dannosa per la vostra salute". La contraddizione sta nel fatto che questo doppio messaggio mette in luce un comportamento sociale molto popolare e allo stesso tempo condannato. Nei campus americani si beve molto e lo stato d'ubriachezza e' frequente. Ed e' proprio la condizione d'ubriachezza uno dei fondali piu' importanti della violenza sessuale. * Questi messaggi non sono efficaci Un poster da solo non ce la puo' fare. Ma puo' far si' che all'interno dei gruppi gli studenti inizino a parlare tra loro su questo tema. Allora il gruppo diventa il fulcro di una nuova politica d'intervento. Perche'? Perche' e' proprio il gruppo il nucleo fondamentale su cui poggia la tolleranza nei confronti di comportamenti violenti contro le donne e in questo l'alcol gioca un ruolo spesso decisivo. Dalla fine degli anni '90, l'Universita' "James Madison" della Virginia lavora utilizzando questo approccio di gruppo contro la violenza sessuale con strumenti desunti dal marketing. Con l'obiettivo di "vendere" una scala di valori capace di mettere in minoranza la "legge" che ha fin qui quasi legittimato lo scivolamento dei comportamenti nell'area della violenza. Nei campus si puo' leggere "L'uomo rispetta la donna: nove uomini su dieci della James Madison si fermano di fronte al primo no al sesso pronunciato dalla sua compagna". Il punto di partenza di questo lavoro era molto chiaro: quasi tutti i fattori che favoriscono l'aggressione sessuale si coltivano all'interno di gruppi maschili; di conseguenza i programmi sono stati portati avanti da psicologi uomini specializzati. Questo programma ha prodotto risultati apprezzabili. Qualcuno si e' chiesto: non sarebbe forse meglio minacciare gli aggressori con pene piu' dure? I fatti dimostrano che e' una strada improduttiva. Nella James Madison le indagini hanno evidenziato che gli uomini e anche le donne non davano valore al "consenso" nelle relazioni sessuali. Anzi, gli studi hanno dimostrato che gli uomini non riconoscevano le donne come compagne se nel gruppo questa percezione non era acquisita come positiva. Cosa possono punizioni piu' severe contro una cultura ben radicata che toglie valore fondamentale al "consenso" nelle relazioni tra uomini e donne? Sono stati costruiti messaggi destinati esclusivamente alle donne. Alcuni di questi lavorano affidando alla paura un ruolo di governo delle scelte e dei comportamenti. Uno spot della televisione italiana mostra una donna che cammina sola nella notte. Un uomo la segue e la blocca per il braccio; la voce fuori campo recita : "fai attenzione, questo puo' succedere anche a te". La paura puo' convincere tutte le donne a restare chiuse in casa la sera, ma non evitera' la violenza sessuale che si consuma all'interno dei gruppi d'amici o spessissimo nella propria casa. La paura non aiutera' le donne. Gli studi fin qui compiuti tendono invece a dare importanza a tutti gli strumenti utili a rafforzare il controllo della paura nello scenario della violenza sessuale. * Il ruolo degli uomini Un aspetto interessante di questo nuovo approccio e' il ruolo degli uomini: in questa direzione vengono infatti assunti come soggetti della soluzione e non piu' solo come causa del problema. Da qui l'opportunita' e l'urgenza di promuovere a tutti livelli una normativa sociale che convinca l'uomo ad accettare la pari dignita' della donna. A partire ovviamente dalle relazioni all'interno dei gruppi. 9. LIBRI. ZYGMUNT BAUMAN: L'ARTE DI ESISTERE [Dal quotidiano "La Repubblica" del 7 maggio 2009 col titolo "Com'e' cambiata l'arte di esistere", il sommario "Bauman: i nuovi valori della vita. Bisogna affrontare le sfide difficili, cercando di dare una forma a quel che e' indefinito. Ed essere consapevoli che lo sforzo sara' sempre enorme. Servono legami responsabili: l'amore richiede cure, non consumo. Il nostro tempo e' governato dall'economia delle esperienze" e la nota redazionale "Anticipiamo un brano del nuovo libro di Zygmunt Bauman, L'arte della vita (Laterza, pp. 178, euro 15) da oggi in libreria". Copyright Zygmunt Bauman 2008, Laterza 2009. Traduzione di Marco Cupellaro] Ognuno di noi e' artista della propria vita: che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no. Essere artista significa dare forma e struttura a cio' che altrimenti sarebbe informe e indefinito. Significa manipolare probabilita'. Significa imporre un "ordine" a cio' che altrimenti sarebbe "caos": "organizzare" un insieme di cose ed eventi che altrimenti sarebbe caotico (casuale, fortuito e dunque imprevedibile), rendendo cosi' piu' probabile il verificarsi di certi eventi anziche' di altri. A chi dovremo ispirarci per sapere come organizzare (e organizzarci), se non ai professionisti, a chi e' responsabile di quelle entita' che si chiamano "organizzazioni"? Fino a pochissimo tempo fa il concetto di "organizzazione" era entrato a far parte dell'uso comune associato a grafici, diagrammi, organigrammi, dipartimenti, tempistiche, regolamenti; alla vittoria dell'ordine (di uno stato in cui si fa in modo che alcuni eventi siano molto piu' probabili di qualsiasi altro) sul caos (su uno stato in cui ogni cosa ha la stessa probabilita' o una probabilita' incalcolabile di accadere). Ho scritto "fino a pochissimo tempo fa" perche' oggi, entrando nella sede centrale di un'organizzazione, si sentono soffiare i venti del cambiamento. Qualche anno fa Joseph B. Pine e James H. Gilmore pubblicarono un libro, L'economia delle esperienze, il cui titolo (sicuramente anche grazie all'aiuto dalle credenziali della Harvard Business School) accese immediatamente la fantasia degli studenti di Economia aziendale, elevando l'attuale modo di pensare di direttori e presidenti di aziende a nuovo paradigma degli studi di organizzazione. In un volume di stimolanti saggi pubblicato dalla Copenhagen Business School Press, i curatori Daniel Hjorth e Monika Kostera hanno delineato in termini generali e con notevole ricchezza di particolari il percorso dal vecchio paradigma organizzativo, imperniato sul "management" e sulla priorita' del controllo e dell'efficienza, al paradigma emergente, che guarda soprattutto allo spirito imprenditoriale e sottolinea "le caratteristiche piu' vitali dell'esperienza: immediatezza, spirito ludico, soggettivita' e performativita'". Niels Akerstrom, docente alla Copenhagen Business School, paragona l'attuale situazione del dipendente di un'organizzazione a quella che si vive oggi da sposati o conviventi. L'analisi di Akerstrom sulla tendenza a ridefinire le organizzazioni secondo uno schema simile a quello delle relazioni d'amore ci rinvia a una trasformazione ancora piu' vasta, che e' probabilmente alla base del "cambio di paradigma": alla trasformazione profonda del ruolo svolto nel contesto liquido-moderno dai legami umani, in particolare dai rapporti d'amore e piu' in generale dall'amicizia. La loro forza d'attrazione raggiunge oggi, a detta di tutti, livelli senza precedenti, ma e' inversamente proporzionale alla capacita' di svolgere il ruolo sperato e atteso, che era e resta la causa principale di quell'attrazione. E' proprio perche' siamo disponibili ad "amicizie e unioni profonde", proprio perche' lo desideriamo piu' forte e disperatamente che mai, che i nostri rapporti sono pieni di rumore e furore, carichi di ansia e in perenne allerta. Vorremmo la mano disponibile di una persona amica, affidabile, fedele, alla "finche'-morte-non-ci-separi", che ci venga tesa sicuramente, prontamente e di buon grado in qualsiasi momento si renda necessaria, che sia come l'isola per il naufrago o l'oasi per chi si e' perso nel deserto: sono queste le mani che ci occorrono, che vorremmo attorno a noi, tanto piu' numerose tanto meglio. Eppure. Nel nostro ambiente liquido-moderno la fedelta' a vita e' una grazia, inseparabile da varie disgrazie. Che fare se le onde cambiano direzione, se emergono nuove opportunita' che trasformano i rassicuranti punti di forza di ieri nelle minacciose debolezze di oggi, gli averi che un tempo ci si teneva stretti in fastidiose zavorre, i giubbotti salvagente in cinture con i piombi? "Dov'e' il confine tra il diritto alla felicita' personale e al nuovo amore e l'egoismo esasperato disposto a mandare in frantumi la famiglia, e magari a danneggiare i figli?", si chiede Ivan Klima. Tracciare questo confine con precisione puo' essere doloroso, ma di una cosa possiamo esser certi: quel confine, ovunque sia, viene violato nel momento in cui l'atto di stringere e sciogliere legami tra gli uomini e' dichiarato moralmente indifferente e neutro, sollevando a priori gli attori dalla responsabilita' delle reciproche conseguenze di cio' che fanno: da quella stessa responsabilita' incondizionata che l'amore promette, nella buona e nella cattiva sorte, e che lotta per costruire e conservare. "La creazione di una relazione buona e durevole", in netta opposizione alla ricerca di godimento attraverso oggetti di consumo, "richiede uno sforzo enorme". Per farla breve: l'amore non e' qualcosa che si possa trovare, non e' un objet trouve' o un ready-made. E' qualcosa che richiede di essere creato e ricreato ogni giorno, ogni ora; che ha bisogno di essere costantemente risuscitato e riaffermato e richiede attenzione e cure. In linea con la crescente fragilita' dei legami umani, con l'impopolarita' degli impegni a lungo termine, con l'eliminazione dei "doveri" dai "diritti" e l'elusione di ogni obbligo che non sia "verso se stessi" ("me lo devo", "me lo merito", e via dicendo) si tende a vedere nell'amore qualcosa che e' perfetto dall'inizio oppure e' fallito, e che dunque e' meglio abbandonare e sostituire con esemplari "nuovi e migliorati", si spera davvero perfetti. Un simile amore non sopravvivra' al primo piccolo litigio, e tanto meno al primo serio disaccordo e scontro. La felicita' - per richiamare la diagnosi di Kant - non e' un ideale della ragione, ma dell'immaginazione. E lo stesso Kant avverti' che dal legno storto dell'umanita' non si sarebbe mai potuto ricavare nulla di dritto. John Stuart Mill parve riunire entrambe le nozioni in un avvertimento: chiediti se sei felice e cesserai di esserlo. Gli antichi probabilmente gia' lo sospettavano ma, guidati dal principio Dum spiro, spero - finche' c'e' vita, c'e' speranza -, sostenevano che senza duro lavoro la vita non offrirebbe nulla che abbia valore. Duemila anni dopo, questo suggerimento non ha perso affatto la sua attualita'. 10. LIBRI. ALAIN TOURAINE: PERCHE' LE DONNE SALVERANNO IL MONDO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 aprile 2009 col titolo "Perche' le donne salveranno il mondo" e il sommario "Anticipiamo un brano del nuovo saggio del sociologo francese. L'opera e' frutto di ricerche sul campo fatte in questi anni: la nostra societa' e' indebolita e solo la coscienza femminile puo' darle forza. Sembra un'epoca in cui le loro lotte hanno perso di visibilita'. Invece io penso che siano il motore della storia. Solo loro sanno superare i vecchi dualismi. Il senso della vita, adesso, e' sempre di piu' nelle loro mani". Copyright Librairie Artheme Fayard, 2006, Il Saggiatore, 2009. Traduzione di Monica Fiorini] Nelle nostre societa' invecchiate, indebolite e allo stesso tempo addolcite, emerge con forza l'esigenza collettiva di combattere gli effetti negativi della modernizzazione, che ha creato forme di dominio estreme e ha distrutto la natura conquistandola. Noi cerchiamo di ricomporre un'esperienza collettiva e individuale che e' stata lacerata. Si tratta di ristabilire una relazione tra i termini che le fasi anteriori della modernizzazione avevano contrapposto gli uni agli altri: il corpo e la mente, l'interesse e l'emozione, l'altro e il medesimo. E' questo il grande progetto del mondo attuale, il progetto da cui dipende la nostra sopravvivenza, come ripetono i militanti dell'ecologia politica. Ma chi sono gli attori di questa ricostruzione? Chi occupa il posto centrale che nella societa' industriale fu degli operai, e, in un passato piu' lontano, dei mercanti che distrussero il sistema feudale? La mia risposta e' che sono le donne a occupare questo posto, perche' sono state piu' di altri vittime della polarizzazione di societa' che hanno accumulato tutte le risorse nelle mani di un'elite dirigente costituita da uomini bianchi, adulti, padroni o proprietari di ogni specie di reddito e i soli a poter prendere le armi. Le donne sono state considerate allora come non-attori, private di soggettivita', definite tramite la loro funzione piu' che la loro coscienza. Per verificare questa ipotesi, ho ascoltato voci di donne, un modo di procedere poco frequente poiche' di solito si parla di vittime ridotte al silenzio piuttosto che desiderose di far ascoltare la propria voce. Il metodo seguito, che deve essere valutato sia per i suoi limiti che per la sua originalita', consiste nel mostrare che la nuova affermazione di se' da parte delle donne e' direttamente e profondamente legata al rovesciamento culturale. Questo fa delle donne le attrici sociali piu' importanti, ma ha come contropartita il fatto che la loro azione non presenta le caratteristiche tipiche dell'azione dei movimenti sociali, fra i quali rientrava, in un passato ancora recente, lo stesso movimento femminista. Coscienza femminile e mutazione sociale non sono piu' separabili: le donne costituiscono un movimento culturale piu' che un movimento sociale. Mi viene rimproverato di attribuire un'eccessiva importanza alla coscienza femminile proprio nel momento in cui le lotte femministe avrebbero ormai perso la loro radicalita' e la loro visibilita'. Perche' scegliere le donne come figura centrale della nostra societa' quando le disuguaglianze crescono, la violenza si intensifica a livello internazionale ed eserciti e terrorismo si affrontano? Perche' non accordare ai grandi dibattiti politici l'importanza che meritano nella misura in cui cercano di tenere insieme unita' e diversita', innovazione e tradizione? In fin dei conti, coloro che, uomini e donne, rifiutano nel modo piu' completo il mio modello di approccio, sono proprio quelli che credono che la dimensione del genere stia a poco a poco perdendo importanza nella vita sociale. (...) Il rovesciamento che ci conduce da una societa' di conquistatori del mondo a una incentrata sulla costruzione di se' ha portato alla sostituzione della societa' degli uomini con una societa' delle donne. Non c'e' ragione di pensare che la precedente riduzione delle donne in uno stato di inferiorita' lasci ora il posto all'uguaglianza. Le donne, oggi, hanno, rispetto agli uomini, una capacita' maggiore di comportarsi come soggetti. Sia perche' sono loro a farsi carico dell'ideale storico della ricomposizione del mondo e del superamento dei vecchi dualismi, sia perche' mettono piu' direttamente al centro il proprio corpo, il proprio ruolo di creatrici di vita e la propria sessualita'. Per un lungo periodo sono stati gli uomini a determinare il corso della storia e a manifestare una forte coscienza di se'. Ma da alcuni decenni ormai, e per un tempo indeterminato (forse senza una fine prevedibile), siamo entrati in una societa' e viviamo vite individuali il cui "senso" e' sempre piu' nelle mani, nella testa e nel sesso delle donne, e sempre meno nelle mani, nella testa e nel sesso degli uomini. Riassumendo: l'importante e' scegliere. La categoria delle donne, dato che non si puo' dare di essa una definizione interamente sociale, deve forse essere considerata piu' debole di una categoria che ha un significato piu' specificamente sociale, economico o culturale? O, al contrario, bisogna ritenere che al di sopra dei gruppi sociali reali, dei loro interessi e delle loro forme di azione collettiva e' necessario collocare le donne intese come categoria e allo stesso tempo come agenti piu' di quanto non lo siano gli uomini, perche' in grado di mettere in discussione i problemi e gli orientamenti fondamentali della cultura? La prima risposta e' stata scelta da molti, in particolare dai marxisti, soprattutto, oggi, dagli uomini e dalle donne che difendono il multiculturalismo. Ovviamente io sono tra quelli che hanno scelto la seconda risposta. L'universalismo, che so essere un attributo centrale della modernita', e' sinonimo di difesa dei diritti individuali e dei risultati della scienza. E l'importanza fondamentale del femminismo e' che, al di la' delle lotte contro la disuguaglianza e l'ingiustizia, ha formulato e difeso i diritti fondamentali di ogni donna, ovvero: il diritto di essere un individuo libero, guidato dai propri stessi orientamenti e dalle proprie capabilities, per usare la formula di Amartya Sen che Paul Ricoeur ha ben tradotto con l'espressione "poter essere". 11. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 199 dell'8 giugno 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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