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Minime. 842
- Subject: Minime. 842
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 5 Jun 2009 00:53:55 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 842 del 5 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Mao Valpiana: Dopo l'aggressione al giudice Mario Giulio Schinaia, la citta' di Verona deve reagire 2. Saleh Zaghloul: Inique discriminazioni e ricorsi vinti in Liguria 3. A Roma l'8 giugno 4. Carlo De Maria: Una giornata di studi su Giovanna Caleffi Berneri 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. Tra vecchi spartachisti 7. Francesco Antonelli presenta "Pensiero altro" di Alain Touraine 8. Vittorio Giacopini: Introduzione a "Mi rivolto dunque siamo" di Albert Camus 9. Laura Scaglione presenta "Solo il vento mi pieghera'" di Wangari Maathai 10. Letture: Marina Boccardi, La riabilitazione nella demenza grave. Manuale pratico per operatori e caregiver 11. Letture: Naomi Feil, Validation. Il metodo Feil 12. Letture: Domenico Passafiume, Dina di Giacomo (a cura di), La demenza di Alzheimer. Guida all'intervento di stimolazione cognitiva e comportamentale 13. Letture: Luciana Quaia, Alzheimer e riabilitazione cognitiva. Esercizi, attivita' e progetti per stimolare la memoria 14. Riletture: AA. VV., Eutanasia da abbandono 15. Riletture: Jean Amery, Rivolta e rassegnazione. Sull'invecchiare 16. Riletture. Franco Basaglia, L'utopia della realta' 17. Riletture: Simone de Beauvoir, La terza eta' 18. Riletture: Norberto Bobbio, De senectute 19. Riletture: Ernesto De Martino, La fine del mondo 20. Riletture: Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 21. Riletture: Franz Kafka, Il processo 22. Riletture: Giulio A. Maccacaro, Per una medicina da rinnovare 23. Riletture: Herman Melville: Bartleby lo scrivano 24. Riletture: Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia 25. Riletture: William Shakespeare, Re Lear 26. Riletture: Lev N. Tolstoj, La morte di Ivan Il'ic 27. La "Carta" del Movimento Nonviolento 28. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: DOPO L'AGGRESSIONE AL GIUDICE MARIO GIULIO SCHINAIA, LA CITTA' DI VERONA DEVE REAGIRE [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per questo intervento a nome del Movimento Nonviolento] Il Movimento Nonviolento ritiene che l'aggressione al Procuratore della Repubblica, dottor Mario Giulio Schinaia, rappresenti una gravissima ferita per tutta la citta'. Una ferita personale, che ogni singolo cittadino democratico deve sentire come una lesione a se stesso. Chi ha colpito Schinaia, ha colpito la legalita'. Le forze politiche, pur impegnate in una competizione elettorale, devono sospendere ogni contrapposizione e trovare un momento unitario a difesa della convivenza civile e del libero confronto di idee, che nella nostra citta' sembrano essere minacciati dalla sfrontatezza di gruppi eversivi che hanno l'impudenza di aggredire addirittura il Procuratore della Repubblica. Il Movimento Nonviolento, che lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, esprime piena e personale solidarieta' al dottor Schinaia, persona degnissima attorno alla quale la citta' si deve stringere. Con Martin Luther King, anche noi diciamo: "Piu' che la violenza degli stupidi, mi fa paura il silenzio degli onesti". 2. UNA SOLA UMANITA'. SALEH ZAGHLOUL: INIQUE DISCRIMINAZIONI E RICORSI VINTI IN LIGURIA [Dalla newsletter dell'"Osservatorio ligure sull'informazione" (per contatti: newsletter-oli at olinews.it) col titolo "Migranti. L'accesso 'ad ostacoli' al pubblico impiego"] Intervistata il 28 maggio 2009 da Radio 24 ore, la segretaria della Funzione Pubblica Cgil ha detto che con la decisione di non ammettere i cittadini immigrati al concorso per operatori socio-sanitari, l'ospedale San Martino di Genova e' recidivo, che sono almeno una decina i ricorsi vinti nella nostra citta' da cittadini immigrati contro il San Martino, il Galliera e l'Asl 3. Infatti, il primo e' stato vinto nel 2001 da un infermiere professionale marocchino con la sentenza n. 129/2001 del Tar della Liguria. "La norma sulla quale ci basiamo non e' arcaica, e' del 2001", ripetono al San Martino, bene, ma allora come spiegano l'ennesimo ricorso vinto sempre nei loro confronti, a giugno del 2008, da un'infermiera dell'Ecuador? La relativa ordinanza, n. 3749/2008, del Tribunale di Genova, si basa anche sulla convenzione Oil n. 143 del 1975, ratificata dall'Italia nel 1981 con legge n. 158/1981. La convenzione impegna ogni membro a garantire ai lavoratori immigrati pari opportunita' e trattamento in materia di occupazione e di professione, di sicurezza sociale, di diritti sindacali e culturali, ed impegna ciascun Stato ad adottare i provvedimenti legislativi e di altra natura necessari per l'applicazione della convenzione. La curiosita' e' che l'Italia era uno dei soli due paesi europei che allora hanno sottoscritto la convenzione e che l'ha fatto in quanto paese d'emigrazione per tutelare i lavoratori italiani emigrati all'estero. L'ordinanza afferma inoltre che il requisito della cittadinanza, di cui al decreto legislativo 165/2001, deve essere riferito allo svolgimento di determinate attivita' che comportino l'esercizio di pubblici poteri o di funzioni di interesse nazionale, in caso contrario si verrebbe a determinare un comportamento discriminatorio. Comunque, sembra che nel settore sanita' in Liguria non ci saranno piu' problemi: il Galliera, dopo un ricorso vinto ha concordato con il sindacato un nuovo regolamento dove non c'e' piu' il requisito della cittadinanza e l'assessore regionale alla sanita' Claudio Montaldo, ha chiesto al San Martino di rivedere la propria decisione e di ammettere i cittadini immigrati al concorso. Non e' cosi' nel trasporto dove e' invece davvero arcaica la norma sulla quale si basano le aziende di trasporto per rifiutare l'ammissione dei non italiani ai concorsi: si tratta di un Regio decreto del 1931. Non e' cosi' nemmeno per gli immigrati che si rivolgono ai Centri per l'impiego gestita dalla Provincia di Genova, per iscrivesi alla lista dell'ex art. 16 per impieghi fino al quarto livello nel pubblico impiego. I Centri per l'impiego sono gestiti dalla Provincia di Genova, la stessa che ha modificato il proprio regolamento e non chiede piu' il requisito della cittadinanza per chi intende diventare impiegato della Provincia. Insomma, c'e' ancora molto da fare, occorre ogni volta una battaglia giudiziaria. Sarebbe ora che lo stato modifichi la legge altrimenti sara' una sentenza della Corte Costituzionale a fare giustizia. 3. INCONTRI. A ROMA L'8 GIUGNO [Da Maria Palazzesi (per contatti: maria.palazzesi at fastwebnet.it) riceviamo e diffondiamo] Lunedi' 8 giugno, alle ore 18,30, alla Casa internazionale delle donne a Roma (via della Lungara, 19) si terra' una presentazione del libro Una passione algerina. Una donna tra rivoluzione e liberta', di Wassyla Tamzali, pubnblicato da Filema edizioni. Presentano l'opera Alessandra Bocchetti e Chiara Valentini; sara' presente l'autrice. * Un racconto appassionante, la storia di una donna che intreccia la sua vita con quella di un popolo che lotta per la liberta' dalla dominazione francese, la storia di un amore senza fine per l'Algeria come un flusso impetuoso di desideri, illusioni, gioie esaltanti, tradimenti e violenze inaudite. Wassyla Tamzali e' nata in Algeria nel 1941 ed ha vissuto la propria adolescenza nel periodo della guerra di liberazione algerina. Ha esercitato per oltre dieci anni la professione di avvocato dedicandosi anche ad attivita' giornalistiche e culturali, tra le quali la pubblicazione, nel 1975, di un libro sul cinema magrebino, En attendant Omar Guetlato. Dal 1979 si occupa del programma dell'Unesco volto a contrastare le violazioni dei diritti delle donne soprattutto nei paesi islamici, la prostituzione ed il traffico di donne. Nel 1999 riceve il "Lifetime Achievement Award" come riconoscimento per i suoi sforzi contro il sistema mondiale di sfruttamento sessuale e di schiavitu delle donne. Dal 2006 e' direttrice esecutiva del Collectif Maghreb Egalite', di cui e' membro fondatore. Per la pubblicazione di questo libro ha vinto il Premio France Television 2008. 4. MEMORIA. CARLO DE MARIA: UNA GIORNATA DI STUDI SU GIOVANNA CALEFFI BERNERI [Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 341, febbraio 2009, col titolo "Giovanna Caleffi Berneri. Questa sconosciuta"] La giornata di studi "Giovanna Caleffi Berneri e la cultura eretica di sinistra nel secondo dopoguerra", promossa dall'Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa (Reggio Emilia, 22 novembre 2008), ha richiamato l'attenzione del folto pubblico su una figura di militante anarchica, di giornalista politica e, piu' in generale, di intellettuale critica in larga misura sconosciuta. Dopo l'assassinio di Camillo Berneri, avvenuto a Barcellona il 5 maggio 1937, Giovanna Caleffi (1897-1962) si impegna a tenere viva e a difendere la memoria del marito, partecipando a Parigi, per la prima volta, alle riunioni degli anarchici italiani e avvicinandosi, cosi', alla militanza politica. Con l'occupazione della Francia da parte dell'esercito tedesco, viene arrestata nell'ottobre 1940. Deportata in Germania, e' infine consegnata alle autorita' italiane e condotta al carcere di Reggio Emilia (luglio 1941), poi al confino in Irpinia. Nel dopoguerra, Giovanna si stabilisce a Napoli, dove stringe un sodalizio sentimentale e politico con l'intellettuale anarchico Cesare Zaccaria, insieme al quale anima due riviste militanti di grande interesse: "La rivoluzione libertaria", che esce gia' nel corso del 1944 nel Sud liberato, e "Volonta'", edita prima a Napoli poi a Genova, a partire dal 1946. La campagna di informazione sul "controllo delle nascite" e l'esperienza pedagogica della colonia "Maria Luisa Berneri", che la vedono protagonista tra la fine degli anni '40 e il decennio successivo, restano come luminosi esempi di pratiche libertarie efficaci e concrete. La giornata di studi si e' aperta con la relazione di Nico Berti, che ha tracciato con chiarezza il quadro del movimento anarchico italiano nel secondo dopoguerra. Estremamente ricco e stimolante lo sguardo lanciato sugli anni '50 da Goffredo Fofi, che ha confermato la sua peculiare capacita' di scrutare il passato ponendosi, pero', sempre come problema principale quello dell'oggi. L'impostazione biografica e il lavoro di curatela sui carteggi della Caleffi hanno portato Carlo De Maria ad ampliare l'arco cronologico del suo intervento al trentennio 1930-1960. Gli interventi di Tiziana Pironi e Francesco Codello si sono soffermati sulle problematiche pedagogiche. Giorgio Sacchetti ha analizzato l'attivita' redazionale nei tre lustri passati da Giovanna alla direzione di "Volonta'". Pietro Adamo si e' immerso nell'analisi del pensiero libertario di Zaccaria. Stefano d'Errico si e' spinto alla ricerca dell'influenza di Giovanna Caleffi e del lascito berneriano nelle battaglie per le liberta' civili in Italia. Hanno arricchito la giornata alcuni brevi interventi, tra i quali si ricordano quelli di due giovani studiosi, come Alessandro Bresolin e Giovanni Stiffoni, e quelli di Franco Melandri (rivista "Una citta'"), Roberto Pavani (compagnia teatrale "Zero Beat"), Maria Alberici, in rappresentanza della famiglia Caleffi, e Fiamma Chessa, principale organizzatrice del convegno. 5. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. LE ULTIME COSE. TRA VECCHI SPARTACHISTI Quei sedicenti pacifisti che mentre il governo e il parlamento italiano deliberavano totalitariamente e criminalmente la prosecuzione della guerra in Afghanistan vendevano la loro omerta', peggio: la loro complicita', il loro prostituirsi finanche a far da propagandisti della guerra, in cambio di qualche miserabile finanziamento lordo di sangue alle onlus ed alle ong loro. Quei sedicenti pacifisti complici della guerra e della violazione della legalita' costituzionale oggi i partiti che li corruppero e li prostituirono alla guerra e all'eversione anticostituzionale li candidano spacciandoli per persone amiche della pace e finanche della nonviolenza. E sono invece complici degli assassini finanziatori loro. Questo andava pur detto, questo abbiamo dunque detto. Triste discorso, e necessario. 7. LIBRI. FRANCESCO ANTONELLI PRESENTA "PENSIERO ALTRO" DI ALAIN TOURAINE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 giugno 2009 col titolo "Alain Touraine. Il riformismo radicale che attraversa i conflitti del Moderno"] Alain Touraine, Pensiero altro, Armando editore, pp. 240, euro 25. * Allievo di Fernand Braudel e Georges Friedmann, influenzato dal primo Sartre e da Lefort, a fianco degli studenti del maggio francese e di Allende, Alain Touraine e' tra i sociologi che hanno dato un contributo fondamentale al dibattito culturale del secondo dopoguerra. La sua biografia scientifica rappresenta sia la parabola di un intero mondo sociale che la costante presa di distanza, coraggiosa e originale, dalle tragiche seduzioni intellettuali del Novecento. In breve, per il sociologo francese il moderno non e' l'epifania della tecnologia ma il dispiegamento delle capacita' emancipative di tutti e di ciascuno, senza l'aiuto di alcuna avanguardia o Stato provvidenziale. Queste capacita', che sono quelle di una societa' civile robusta, diventano trasparenti agli attori sociali, tramite, contemporaneamente: a) la lotta contro la loro condizione di dominati; b) la presa di distanza da se', in nome di diritti piu' generali; c) la capacita' di costruire rapporti sociali alternativi al potere. Dopo aver declinato questa complessa tematica nello studio del lavoro operaio, nella comprensione dei cambiamenti che hanno condotto alla nascita della societa' post-industriale - a lui, insieme a Daniel Bell, si deve la paternita' ed il successo di questa espressione -, dei movimenti sociali nati con e dopo il '68, il sociologo francese ha avuto la capacita' di rilanciare, a partire dal 1992 con la pubblicazione di Critica della modernita', la sua reinterrogazione della modernita'. Con il Pensiero altro, Touraine chiude proprio questo ciclo di studi, esponendo in modo esaustivo il ruolo del "soggetto" ai tempi della globalizzazione. La sua posizione e' cosi' riassumibile: il modello di societa' ed il pensiero sociale nati nel XIX secolo si fondavano sul primato del sistema razionalizzato sulla volonta' delle persone. In un'espressione, l'attore sociale piu' che agire era agito, mentre l'integrazione sociale ed il determinismo - di cui Parsons e' stato il piu' autorevole teorico - erano i due principi cardine di una societa' che aspirava ad autocostruirsi dall'alto. L'ascesa dell'individualismo e della globalizzazione hanno determinato il declino, giudicato positivo, di questa capacita' del sistema di imporsi sugli attori. L'identita' culturale dei singoli e dei gruppi, gli stili di vita, seguono percorsi sempre piu' individualizzati che comportano la fine della societa'. Dietro a questa svolta, che richiede nuove categorie interpretative, si profilano rischi ed opportunita': i primi sono dati dalla diffusione dell'atomizzazione e dal comunitarismo. Le seconde dalle possibilita' che si aprono all'affermazione del Soggetto. Fortemente debitore del femminismo e dell'ultima parte del pensiero di Foucault, Touraine non concepisce piu' il soggetto come soggetto storico che costruisce fuori di se' un progetto di cambiamento della societa'. Egli, al contrario, scorge la possibile formazione di una molteplicita' di soggetti personali, di movimenti diffusi che, nelle lotte contro le forme di potere e disconoscimento delle identita' che li opprimono, si emancipano migliorando il proprio Se'. In questa concezione, la lotta di ciascuno assume un valore generale di affermazione dei diritti umani e di una nuova generazioni di diritti culturali centrati sul singolo. La critica lanciata alla sinistra e' chiara: essa deve prendere le distanze tanto da un ipercriticismo sterile quanto da un acritico adattamento all'individualismo, alla globalizzazione e al localismo (quello della sinistra "riformista"), facendo propria la bandiera del soggetto personale. Una prospettiva che puo' essere definita di riformismo radicale. In conclusione si puo' dire, prendendo in considerazione alcuni dei piu' emblematici intellettuali contemporanei, che mentre lo sguardo di Zygmunt Bauman sulle conseguenze dell'individualizzazione e della globalizzazione e' tragico, quello postmodernista di Michel Maffesoli e' compiaciuto, il punto di vista di Touraine e' pugnace e realista al tempo stesso. Offre una via di uscita alla crisi sociale e politica attuale, valorizzando proprio gli elementi maggiormente positivi del mondo contemporaneo, il primato dell'individuo. Di questo dobbiamo essergli grati, meditando a lungo sulla sua opera. 8. LIBRI. VITTORIO GIACOPINI: INTRODUZIONE A "MI RIVOLTO DUNQUE SIAMO" DI ALBERT CAMUS [Da "A. rivista anarchica", anno 38, n. 340, dicembre 2008-gennaio 2009, col titolo "Mi rivolto dunque siamo" e il sommario "E' da poco uscito nelle librerie Mi rivolto dunque siamo, scritti politici di Albert Camus a cura di Vittorio Giacopini (Eleuthera, Milano 2008, pp. 120, euro 12). Ne pubblichiamo qui l'introduzione dello stesso Giacopini] "L'unica cosa che si puo' fare e' creare piccole minoranze di rompicoglioni con un progetto in testa" (Goffredo Fofi). Negli anni Sessanta, gli studenti della New Left americana che ancora non sapevano che il vulcano stava per scoppiare (ma sarebbe stata un'eruzione abortita o sabotata) tenevano sul comodino due libri di preghiera un po' speciali: On Revolution di Hannah Arendt - questa pensosa ode alle origini tradite di una democrazia in caduta libera - e L'uomo in rivolta di Albert Camus. Per la prima volta, l'arciavversario di Jean-Paul Sartre, lo scrittore perplesso, ipnotizzato dall'assurdo ma allergico a qualsiasi ideologia, veniva letto come un "cattivo maestro" o un vate, un ideologo. Non era un'operazione riduttiva. Nei suoi ultimi anni - intrappolato nelle cerimonie di una societa' letteraria a cui non apparteneva veramente - Camus forse si era smarrito, ma la sua indole autentica restava un'altra. In tutta la sua opera c'e' un appello costante alla rivolta e al rifiuto del mondo cosi' come il mondo viene e il mondo va, e quegli studenti questo l'avevano capito molto bene. Poi il tempo passa e cambiano le prospettive, gli orizzonti. Non dobbiamo negare l'evidenza. Oggi Camus e' diventato un santino rassicurante (il profeta dell'onesta' intellettuale, l'apostolo di un'improbabile e falsa atarassia), e la sua immagine va rimessa in discussione, ribaltata. Rileggere questi suoi scritti politici - schiettamente libertari, mai noiosi e scontati, mai codini - puo' essere francamente sorprendente. Nei suoi momenti migliori, piu' convinti, Camus e' sempre l'autore (scandaloso) de Lo straniero e de L'uomo in rivolta. Le sue pagine piu' belle sono esortazioni sovversive, inviti - carichi di urgenza ma senza false garanzie, senza ricette - a una ribellione necessaria. "L'uomo che si rivolta" e' "un uomo che dice no", ma mentre scaglia il suo rifiuto intransigente in faccia al mondo e' anche capace di tracciare una "frontiera" e dire "si'". Le cose cambiano, d'accordo, ma il paradosso teorico da cui Camus faceva scaturire l'intero progetto teorico de L'homme revolte' adesso e' piu' vero che mai, e piu' preciso. Camus, allora, se la prendeva con "l'assurdo" e a volte sembrava combattere contro i mulini a vento o contro un'ombra. L'assurdo, quest'idea elusiva a meta' strada tra Heidegger, l'esistenzialismo da bar e la teologia, poteva essere tutto e niente, e a tratti era soltanto chiacchiera, esorcismo. La storia, il corso del mondo, la societa' - ai suoi tempi - piu' che assurdi erano sin troppo spietatamente malati di logica, bloccati in un assetto rigido imposto dal demone della politica, sterilizzati da un lucido delirio di dominio, potere, sopraffazione, ideologia. Non c'era niente di assurdo in quello schema e nella cupa stagione del totalitarismo; assurda - irriverentemente assurda e disperata - semmai era proprio l'ostinata ricerca di gente come Camus, Orwell, Macdonald, Chiaromonte di un impossibile "terzo campo" capace di far saltare la situazione data e riaprire i giochi. Oggi l'assurdo e' diventato vita quotidiana e la sfida di Camus ritorna in primo piano con un'impellenza diversa e sconcertante. Le formule del passato si trasfigurano in fotografie inquietanti del presente. Un mondo e una societa' senza opzioni di riserva, alternative; un solo universo-spettacolo risolto in gesti, abitudini, stili di vita e consumo perfettamente uniformi, omologati; un'idea di successo che fa schifo e un contesto sociale che non ha rimedi, scappatoie: cosa c'e' di piu' assurdo, e scoraggiante, di un orizzonte (politico, sociale, culturale) cosi' omogeneizzato, cosi' blandamente insulso e repressivo? Pensiero unico, globalizzazione, trionfo del capitalismo (per mancanza di nemici seri, di avversari), esaurimento della Storia nel pigro magma della Comunicazione o di una Societa'-Spettacolo totale: cambiano le etichette - e gli esorcismi - ma non cambia, davvero, la sostanza. Da troppi anni l'intera esperienza politica e sociale dell'Occidente presuppone la rinuncia a qualsiasi immagine di trasformazione complessiva e un'adesione - a volte tacita, piu' spesso molto convinta, molto complice - agli schemi del presente e alle sue leggi. Se ci sono stati segnali in controtendenza, sassolini nell'ingranaggio, voci fuori dal coro (o un po' stonate), e' stato quasi soltanto per gioco o per errore. Alla politica non e' il caso di chiedere niente, o quasi niente, e l'avventura del movimento no-global e' una storia di ieri che sembra gia' un'incerta leggenda, mitologia. Guardiamo il mondo e niente sembra scalfire l'inevitabile noia di una resa: siamo un po' tutti assuefatti, complici, imbolsiti; siamo un po' tutti sotto anestesia. Dire "no", quindi, imparare a disobbedire, guardare le cose sotto una luce diversa e andare via. In un contesto tanto avvilente e avvilito, cosi' smorto, la lezione sobria e piuttosto elementare di Camus si rivela clamorosamente sovversiva. Da qualche parte si dovra' pur cominciare, in fin dei conti, e per farsi "stranieri" al presente e sabotarlo intanto bisogna riuscire a dire di no, tirarsi fuori. "La coscienza nasce dalla rivolta", afferma Camus, e prima ancora che all'azione ci invita semplicemente a risvegliarci. Ma da quell'atto di pura negazione, da quel fastidio, possono nascere anche storie diverse, alternative. L'uomo in rivolta nega e mentre nega afferma qualcosa, scende al fondo di se stesso, riesce a trovarsi e a inventarsi daccapo, si rinnova ("esiste in ogni rivolta un'adesione intera e istantanea dell'uomo a una certa parte di se'"). In termini molto semplici ed essenziali, Camus dice una cosa tremenda e impegnativa: la rivolta non e' un'opzione o una scelta come tante ma un dovere assoluto, imperativo. Chi non sa dire di no - alla societa' che lo circonda, a uno schema sociale anchilosato, alle sirene ambigue del successo o anche a forme di protesta invecchiate, di maniera - non e' degno di stare al mondo; non esiste. E' un impulso libertario che non si arena nell'improbabile santificazione di un comodo individualismo narcisista. Chi contrappone al Camus della ribellione lo scrittore "solidale" de La peste non ha capito gran che del suo lavoro. Dall'insofferenza metafisica che diventa rivolta, fuga, negazione, non scaturisce solo un altro tipo di uomo ma un nuovo modo di agire e di incontrarsi. Scrittore politico anche quando contesta la politica, Camus ragiona sempre in termini di trasformazione cosciente e radicale del presente. Orfano senza rimpianti dell'ideologia, la sua scelta di campo e' molto netta: "Visto che non viviamo piu' i tempi della rivoluzione, impariamo a vivere almeno il tempo della rivolta". Anche questo messaggio nella bottiglia e' arrivato in porto, in qualche modo. Senza i conforti di nessuna teologia-politica, senza dottrine, regole, ricette, dobbiamo ripensare la politica a partire dal suo scacco irrimediabile. Non ci sono soluzioni valide per tutti e non ci si salva da soli o tutti insieme. Davanti al quadro oppressivo del presente, l'unica speranza e' costruire comunita' parziali, minoranze capaci di separarsi con audacia dall'andazzo dominante per costruire spazi forse solo temporaneamente liberati, isole di resistenza, piccole controsocieta' fraterne e ribelli. Nel gesto della rivolta c'e' anche quest'apertura imprevista agli altri e una scommessa. "Mi rivolto, dunque siamo" azzarda Camus e spariglia di nuovo le carte, alzando il tiro. E' una presa di posizione capitale: "In quella che e' la nostra prova quotidiana, la rivolta svolge la stessa funzione del 'cogito' nell'ordine del pensiero, e' la prima evidenza. Ma questa evidenza trae l'individuo dalla sua solitudine. E' un luogo comune che fonda su tutti gli uomini il primo valore. Mi rivolto, dunque siamo". 9. LIBRI. LAURA SCAGLIONE PRESENTA "SOLO IL VENTO MI PIEGHERA'" DI WANGARI MAATHAI [Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 344, maggio 2009 col titolo "Il Kenia spiegato da una donna"] Leggendo qua e la' sul sito del "Daily Nation" (www.nation.co.ke), testata giornalistica piu' importante dell'Africa Orientale con sede in Kenya, mi sono imbattuta in una lettera che mi ha colpita molto per il suo pessimismo di fondo. A scriverla e' stato Mutuma Mathiu, managing editor del "Sunday Nation" (1). Vorrei citarne alcuni stralci, e spero, traducendo, di non averne modificato il significato. "[...] La violenza del periodo post-elettorale (2) [...] mi ha cambiato. Ha fatto vacillare la fiducia in me stesso e nel mio paese. Ha distrutto la speranza della mia vita. [...] Avendo letto i resoconti del report Waki (3), riguardo un keniota che, per violentare una compagna keniota con maggior facilita', insieme ad altri tre suoi amici, ha usato un panga (4) per tagliarle la vagina, o di ufficiali di polizia che incitavano le folle a tagliare le gole dei loro vicini, o uomini circoncisi a forza con bottiglie rotte, ho capito che la mia innocenza non aveva possibilita' contro la violenza che mi veniva gettata addosso. Noi, fratello mio, siamo barbari. Siamo stati brutali oltre ogni comprensione contro i nostri compagni esseri umani. E i nostri capi, che ci hanno riempito la testa con tribalismo, paura, odio e menzogne, sono barbari nauseanti. La nostra priorita' oggi non e' lottare contro la poverta' o altro di simile; e' scoprire come si possa essere umani. Si diventa umani quando accettiamo che il prossimo ha gli stessi diritti che rivendichiamo per noi stessi. E i Luo, i Kikuyo, i Kamba, i Kisii, i Meru (5) e il resto delle etnie, che ci crediate o no, sono esseri umani. [...] Cose come il tribalismo sono le preoccupazioni di pazzi falliti. [...] Le persone intelligenti sanno che nessuno parlera' di loro nei libri di storia [...] ma e' con l'azione dei loro cervelli e delle loro mani [...] che conquisteranno immortalita', fama, benessere e tutto cio' che motiva gli esseri umani. Odiare o temere le persone perche' sono appartenenti ad un'etnia diversa, non ha senso. [...] Il pregiudizio tribale [...] e' il pretesto che i politici usano per ottenere i loro scopi. Penso che dovremmo cominciare a riaffermare la nostra umanita', innanzitutto prendendo le distanze dagli assassini. [...] Trovare chi ha finanziato, organizzato e perpetrato queste atrocita' ed espellerli dalla societa'. Allora potremo riformare lo stato affinche' tutti siano uguali davanti alle legge, affinche' tutti possano godere della sua protezione, ovunque si viva, e avere uguale accesso alle opportunita' e alle risorse comuni. [...] E' pazzia confidare nelle stesse persone affidandogli incarichi importanti e aspettarsi successo e unita'". C'e' chi, pero', avendo vissuto gli stessi momenti e avendo lottato una vita intera per vedere concretizzati una parte dei desideri, rimane ottimista. E' Wangari Muta Maathai, premio Nobel per la pace nel 2004, che cosi' termina il suo bellissimo libro autobiografico: "Sono una delle poche fortunate che ha vissuto per vedere un nuovo inizio nel mio Paese. Molti non lo sono stati altrettanto. Ma ho sempre creduto che, non importa quanto sia scuro il cielo, c'e' sempre un po' di rosa all'orizzonte, ed e' quello che dobbiamo cercare. Il rosa all'orizzonte verra', se non finche' ci saremo noi, sicuramente per i nostri figli o per i nostri nipoti. E forse allora tutto il cielo si tingera' del colore della speranza" (6). E' strano partire dalla frase finale, nella presentazione di un libro, ma ho pensato che proprio in quelle righe fosse racchiuso il vero messaggio dell'autrice. Fondatrice del Green Belt Movement (www.greenbeltmovement.org) per la riforestazione delle aree sfruttate e poi abbandonate in stato di degrado, attivista per i diritti delle donne, infine parlamentare, Wangari Muta Maathai e' un esempio di cosa la volonta' possa produrre, nonostante la vita in Africa non sia facile. Le sue iniziative, le sue parole, molto spesso le sono costate periodi di prigione come nemica del governo. Nulla l'ha fermata, neanche le violenze, le minacce di morte, la realta' di un paese come il Kenia che, come quasi tutti gli stati africani - e non solo -, e' dominato dalla corruzione dei capi, veri e propri parassiti sociali, spesso appoggiati da potenze straniere in qualche modo interessate a mantenere sorte di "colonie" asservite per meglio sfruttarne le risorse, mal gestite dalle popolazioni locali. Il suo gesto, collocare una, due, mille piccole piante in zone disboscate per incuria umana, lo leggo in modo simbolico. Lei, Wangari, chiede scusa per le colpe di altri, alla sua terra, alla Terra ferita, rendendole cio' che ingiustamente le era stato strappato. Il suo insegnamento e' forte, audace. Il suo libro e' interessante anche perche' vi si spiegano le diverse guerre che hanno insanguinato il Kenia, a partire dalla ribellione dei Mau Mau fino alle ultime evoluzioni sociali. La storia keniota spiegata e narrata da chi l'ha vissuta, e per giunta donna. * Note 1. Edizione domenicale del "Daily Nation". 2. Mutuma Mathiu si riferisce al dicembre 2007. 3. Il report Waki e' il frutto di cinque mesi di indagini - su richiesta del presidente Kibaki - seguite alle violenze post-elettorali, e il cui obiettivo era capire chi fossero gli organizzatori, i finanziatori e i colpevoli degli atti in questione. 4. Machete africano. 5. Elenco delle principali etnie che coabitano in Kenya. 6. Wangari Muta Maathai, Solo il vento mi pieghera', Sperling & Kupfer, collana Diritti e Rovesci, 2007. 10. LETTURE. MARINA BOCCARDI: LA RIABILITAZIONE NELLA DEMENZA GRAVE. MANUALE PRATICO PER OPERATORI E CAREGIVER Marina Boccardi, La riabilitazione nella demenza grave. Manuale pratico per operatori e caregiver, Erickson, Gardolo (Trento) 2007, pp. 248, euro 21. Con una presentazione di Giovanni B. Frisoni e Orazio Zanetti, con un approccio ovviamente legato alla formazione e alle esperienze di lavoro dell'autrice (e quindi anche con i conseguenti ovvi limiti), e' un utile testo introduttivo. 11. LETTURE. NAOMI FEIL: VALIDATION. IL METODO FEIL Naomi Feil, Validation. Il metodo Feil. Per comprendere cio' che i grandi anziani hanno nella mente e nel cuore, Sperling & Kupfer, Milano 1996, Minerva Edizioni, Bologna 2008, pp. 240, euro 17. A cura di Vicki de Klerk-Rubin, una presentazione del metodo Validation nel rapporto con i grandi anziani con diagnosi di demenza di tipo Alzheimer o di disturbi ad essa correlati. Un testo semplice, con schede, test e percorsi. E' utile per conoscere il metodo della Feil, che ha una sua efficacia (ma che, come tutti i metodi - e soprattutto i metodi cosi' fortemente strutturati e per cosi' dire anche cosi' rigidi, e quindi discutibili, in alcune premesse e nell'impostazione tecnica - va naturalmente considerato cum grano salis: se ci e' concessa un'opinione, non esiste "il" metodo, esistono una pluralita' di modalita' di intervento che vanno adeguate alla situazione concreta delle persone concrete). 12. LETTURE. DOMENICO PASSAFIUME, DINA DI GIACOMO (A CURA DI): LA DEMENZA DI ALZHEIMER. GUIDA ALL'INTERVENTO DI STIMOLAZIONE COGNITIVA E COMPORTAMENTALE Domenico Passafiume, Dina di Giacomo (a cura di), La demenza di Alzheimer. Guida all'intervento di stimolazione cognitiva e comportamentale, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 176, euro 22. Con una presentazione di Carlo Caltagirone e una prefazione di Ferdinando Di Orio, con contributi dei curatori e di Nicola Carlino, Lucia Serenella De Federicis e Manuela Pistelli, un testo tecnico semplice ed essenziale con proposte e materiali di lavoro; nella sezione teorica presenta la patologia, le sue caratteristiche e le forme di intervento; e nella sezione pratica propone un protocollo di intervento di stimolazione cognitiva e comportamentale con relativi moduli e schede operative. 13. LETTURE. LUCIANA QUAIA: ALZHEIMER E RIABILITAZIONE COGNITIVA. ESERCIZI, ATTIVITA' E PROGETTI PER STIMOLARE LA MEMORIA Luciana Quaia, Alzheimer e riabilitazione cognitiva. Esercizi, attivita' e progetti per stimolare la memoria, Carocci, Roma 2006, 2008, pp. 150, euro 14,90. Una breve guida pratica molto semplice e chiara con materiali, schede, percorsi. Con una presentazione di Luisa Lanfranchi Moroni. Puo' essere utile per un primo approccio al "quid agendum". 14. RILETTURE. AA. VV.: EUTANASIA DA ABBANDONO AA. VV., Eutanasia da abbandono. Anziani cronici non autosufficienti, nuovi orientamenti culturali e operativi, Rosenberg & Sellier, Torino 1988, pp. 424. Il volume riporta le relazioni e gli interventi tenuti al convegno nazionale di studio "Anziani cronici non autosufficienti, nuovi orientamenti culturali ed operativi" svoltosi a Milano il 20-21 maggio 1988 e un'appendice di ulteriori materiali. Molti i contributi di grande interesse, a cominciare dagli interventi d'apertura di Carlo Maria Martini e di Norberto Bobbio. 15. RILETTURE. JEAN AMERY: RIVOLTA E RASSEGNAZIONE. SULL'INVECCHIARE Jean Amery, Rivolta e rassegnazione. Sull'invecchiare, Bollati Boringhieri, Torino 1988, pp. 152. Un'acuta meditazione del grande pensatore e resistente deportato ad Auschwitz. Con una presentazione di Claudio Magris. 16. RILETTURE. FRANCO BASAGLIA: L'UTOPIA DELLA REALTA' Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, pp. LVIII + 332. Una raccolta di scritti e interventi di Franco Basaglia (ma di Basaglia andrebbero letti tutti gli scritti, grandissima parte dei quali in Id., Scritti, 2 voll., Einaudi, Torino 1981-1982). A cura di Franca Ongaro Basaglia, con un'introduzione di Maria Grazia Giannichedda. 17. RILETTURE. SIMONE DE BEAUVOIR: LA TERZA ETA' Simone de Beauvoir, La terza eta', Einaudi, Torino 1971, 1988, pp. 528. Un'analisi vasta e profonda della vecchiaia, indagata nella prima parte del libro con un approccio "dall'esterno", scientifico, storico, culturale; e nella seconda parte con approccio fenomenologico-esistenziale. Uno dei libri meno ricordati e piu' rilevanti della grande intellettuale. 18. RILETTURE. NORBERTO BOBBIO: DE SENECTUTE Norberto Bobbio, De senectute e altri scritti autobiografici, Einaudi, Torino 1996, pp. VI + 202. Lo sguardo sempre limpido e acuto, la voce sempre nitida e ferma, la meditazione sempre complessa ed autentica di Bobbio, un indimenticabile maestro di verita'. Con un'appendice a cura di Pietro Polito. 19. RILETTURE. ERNESTO DE MARTINO: LA FNE DEL MONDO Ernesto De Martino, La fine del mondo. Contributo all'analisi delle apocalisi culturali, Einaudi, Torino 1977, 2002, pp. XXXIV + 730, euro 35. Quest'opera vasta e infinita come il mare colore del vino qui segnaliamo ancora perche' nella catastrofe dell'invecchiamento quando esso si da' come offuscamento e doloroso perdersi nel nulla, puo' essere in qualche modo un sostegno a chi vuole e deve prendersi cura del sofferente con piu' solido e persuaso impegno e lena piu' lunga e consapevole dell'umana e storica condizione. A cura di Clara Gallini, con un'introduzione di Clara Gallini e Marcello Massenzio. 20. RILETTURE. ERNEST HEMINGWAY: IL VECCHIO E IL MARE Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare, Mondadori, Milano 1952, 1978, pp. LIV + 170. Rileggo questo romanzo qui anche come una figura che reduplica in un modo e in un mondo forse piu' essenziale e forse piu' degradato, forse meno demoniaco e forse meno primigenio, un lato almeno della metafora immensa del capitano del Pequod e della balena bianca, che e' anche - tra mille altre cose - metafora del nostro invecchiare e affrontare la morte. Introduzione e traduzione di Fernanda Pivano. 21. RILETTURE. FRANZ KAFKA: IL PROCESSO Franz Kafka, Il processo, Mondadori, Milano 1971, 1975, pp. XLVI + 192. Vi e' tutto nel Processo di Kafka, l'opera chiave del Novecento; anche il progresso della malattia che ti uccide, anche la solitudine dell'invecchiare. Nella traduzione di Ervino Pocar, con un'introduzione di Claudio Magris. Ma ovviamente si legga anche la traduzione di Primo Levi (Einaudi, Torino 1983). 22. RILETTURE. GIULIO A. MACCACARO: PER UNA MEDICINA DA RINNOVARE Giulio A. Maccacaro, Per una medicina da rinnovare. Scritti 1966-1976, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 520. Una raccolta di scritti che non ci stancheremo mai di raccomandare. 23. RILETTURE. HERMAN MELVILLE: BARTLEBY LO SCRIVANO Herman Melville, Bartleby lo scrivano, Franco Maria Ricci editore, Milano 1978, pp. 92. Tutto va letto di Melville, ed anche questo nitido, duro, enigmatico racconto che continuera' ad interrogarti finche' vivi. Con un'introduzione di Jorge Luis Borges. 24. RILETTURE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: SALUTE/MALATTIA Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia. Le parole della medicina, Einaudi, Torino 1982, pp. VI + 290. Una raccolta di saggi di straordinaria rilevanza. 25. RILETTURE. WILLIAM SHAKESPEARE: RE LEAR William Shakespeare, Re Lear, Rizzoli, Milano 1963, 1974, pp. 230. Non e' solo la storia del potere, della follia, della vecchiaia, della crisi della famiglia e del modo in cui finisce il mondo; e' un appello che ancora e sempre grida, un appello a volere la verita' e la giustizia, e ad agire la misericordia. A cura di Gabriele Baldini. 26. RILETTURE. LEV N. TOLSTOJ: LA MORTE DI IVAN IL'IC Lev N. Tolstoj, La morte di Ivan Il'ic, Vallecchi, Firenze 1961, Rizzoli, Milano 1976, pp. 94. Una gemma, e un risveglio. Nella traduzione di Tommaso Landolfi e con un'introduzione di Angelo Maria Ripellino. Ovviamente ora tutti i racconti di Tolstoj e' possibile e opportuno leggerli anche nella monumentale edizione italiana complessiva in due volumi curata da Igor Sibaldi nel 1991 per i Meridiani di Mondadori. 27. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 28. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 842 del 5 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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