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Voci e volti della nonviolenza. 336
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 336
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 26 May 2009 13:54:59 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 336 del 26 maggio 2009 In questo numero: 1. In memoria e d'occasione 2. Agli amici suoi di Bolzano 3. Del nuovo mondo l'imperatore (un falso sonetto) 4. In memoria di Aldo Capitini, nel XXXIV anniversario della scomparsa 5 A Erasmo da Rotterdam, nell'anniversario della nascita 6 Viaggiando in treno 7. La Firenze di Giorgio La Pira 8. Ballata in memoria di Dorothy Day, approssimandosi il CV anniversario della nascita e il XXII anniversario della scomparsa 9. Ancora per Dorothy Day nel CV anniversario della nascita, un falso sonetto caudato 10. Nell'anniversario della notte dei cristalli 11. Tra il settembre e il novembre del '38 12. Sette commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa 13. In epigrafe a "Le rampogne di Brontolo: contro la tintura dei capelli" 14. Un sonetto improvvisato durante la commemorazione di Vinoba a Viterbo il 15 novembre 2002 15. Una preghiera a padre Angelo Cavagna, giunto al ventesimo giorno di digiuno per una finanziaria di pace e la difesa popolare nonviolenta 16. Nell'anniversario della morte di Leone Tolstoj 17. Rileggendo Pippo Fava 18. Lungo il cammino 19. Della nonviolenza in cammino 20. Agli imprigionati per la pace 21. Epistola a Giovanni Benzoni in occasione del secondo salone dell'editoria di pace che si tiene in Venezia dal 6 all'8 dicembre 2002 22. Per Ivan Illich 23. Ai cari amici della Rete Lilliput riuniti in questi giorni a Vico Equense 24. Ai partecipanti al seminario della Tavola della pace del 7 dicembre 2002 25. Tre quartine sul concetto di coscienza 26. Un'improvvisazione prosodica 1. EDITORIALE. IN MEMORIA E D'OCCASIONE Riportiamo qui di seguito alcuni testi in versi apparsi sul nostro notiziario tra l'ottobre e il dicembre 2002, tutti a firma di Benito D'Ippolito. 2. AGLI AMICI SUOI DI BOLZANO Cosi' alla fine a questo si riduce tutto il dilemma del mondo: se preferibile sia una vittoria che reca cataste di morti e le anime e gli occhi offuscati per sempre o la pace, nutrice dei popoli e delle nostre magre gioie e luminose madre feconda e condizione necessaria. 3. DEL NUOVO MONDO L'IMPERATORE (UN FALSO SONETTO) [Al nostro amico e collaboratore Benito D'Ippolito, misantropo e secentista, viene da scrivere cosi', con cupo calcolo strappando i metri e i ritmi. Con cupo calcolo strappano altri le membra e le vite a vittime innocenti] Del nuovo mondo l'imperatore srotola all'etere un nuovo proclama: troppo sfidaste il nostro furore e arrosserete la nostra lama. Questa e' la legge nostra novella che sul terraqueo orbe mia corte niuna mai osi esser gente rubella al nostro cenno, o che s'abbia la morte. E dispiegavano al vento i vessilli aquile ai rostri di ferro e di fiamma, si corrispondono i rombi agli squilli rompe in cruore la caccia alla damma che grida forte gli ultimi strilli: cupa visione dell'antitetragramma. 4. IN MEMORIA DI ALDO CAPITINI, NEL XXXIV ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA In fervido silenzio alleluiando moveva in fiera ascesi e in soave ascesa la' verso Assisi di Perugia andando lieve viandante a niun recando offesa. Diceva la sua nascita esser quando diceva un tu, e che l'anima in attesa gia' si tendeva inver l'altrui dimando tutta gioiosa, a comunione intesa. Dell'umanita' intera era fratello, dei morti e dei viventi la vitale sentiva compresenza, e il buono e il bello sapeva essere nel dir corale e nel corale agire, impegno e appello che costruisce il bene e vince il male. 5. A ERASMO DA ROTTERDAM, NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA Nel secolo che uccidere era il primo mestiere, un uomo sorse, fiero e fermo a dire no alla guerra, e in tanto limo di concave retoriche, il suo sermo fu chiaro e saldo: no alla guerra, fimo dei vizi tutti e divorator vermo, fomento a tutti i vizi e manto opimo sol di carnefici e ai malvagi schermo. Ah, Desiderio Erasmo, la parola che fu piu' tua, il motto no alla guerra ancora e' nostra, ancora in alto vola chiama a raccolta ovunque sulla terra chi no alla guerra dice, e fa che fola la pace non sia piu', ma man che afferra. 6. VIAGGIANDO IN TRENO Un ragazzino in canottiera nera e sulla canottiera una scritta che non riesco a leggere, e una croce celtica. E' biondo, roseo, ha gli occhiali lo sguardo da miope, gentili i lineamenti del volto. Lo guardo e mi chiedo se sa che quella maglietta che indossa mi dice che mi destinerebbe ai forni ancora. Suadente la voce che risuona dall'alto per tutto il vagone (voce da commesso di grandi magazzini) ci avverte della prossima fermata. 7. LA FIRENZE DI GIORGIO LA PIRA [... il cui interminabile titolo completo e': "Sonetto in omaggio alla Firenze di La Pira scritto nell'occasione del XXV anniversario della scomparsa del sindaco costruttore di pace. Con un verso fuori rima che segnala il cuore e il fulcro di esso sonetto"] C'e' una Firenze di Giorgio La Pira citta' benigna, forte costruttrice di pace e di dialogo, che aspira a unire in un concento d'ogni altrice cultura tutte le voci, e la lira appende ai salici quando non lice cantare perche' gente illira o assira e' vittima di guerra, ria matrice di strazio e lutto all'umanita' intera. Questa Firenze di La Pira e' un dono, citta' ospitale per l'afflitto, e austera nell'opposizion netta e intransigente alla violenza, all'oppressione nera, citta' di pace fiera ed accogliente. 8. BALLATA IN MEMORIA DI DOROTHY DAY, APPROSSIMANDOSI IL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA E IL XXII ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA Dorothy Day, persona amica all'oppressione si ribello' conobbe il carcere e la fatica ma alla sua lotta non rinuncio'. Dorothy Day, persona viva con chi soffriva fu solidale alla menzogna non fu mai corriva e mai si arrese dinanzi al male. Dorothy Day, nostra sorella fu religiosa e fu libertaria a questo mondo la cosa piu' bella e' condivider la sorte dei paria. Dorothy Day, nostra compagna tanto era dolce quanto era forte non ammetteva la fuga o la lagna e combatteva il male e la morte. Dorothy Day, acuta coscienza tenace agire, sguardo profondo: fu la sua scelta la nonviolenza per rovesciare e per salvare il mondo. 9. ANCORA PER DOROTHY DAY NEL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, UN FALSO SONETTO CAUDATO "Sentir tudo de todas as maneiras" (Fernando Pessoa) Si puo' essere anarchici e cattolici la gioia condividere e il dolore si puo' essere concreti e anche simbolici si puo' esser tutto insieme, se ne hai il cuore. Si puo' esser libertari ed apostolici condividere le tenebre e le aurore si puo' essere inurbati e ancor bucolici si puo' esser tutti insieme, se hai l'amore. Condividere la fame, e lo spauro, nella notte greve e gelida il giaciglio, la prigione condividere e l'oscuro faticare per un sorso di vermiglio poco vino e per un tozzo di pan duro: esser fuoco che divampa, ed albo giglio che non ve n'e' il simiglio: compagna degli oppressi, seguace all'agnus dei "di Dio il dono" Dorotea Day. 10. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NOTTE DEI CRISTALLI Nella notte tra il nove ed il dieci novembre dell'anno millenovecentotrentotto, nella Germania che fu di Goethe e di Heine, di Hegel e di Beethoven caduta in pugno alla ciurma hitleriana fu scatenata la strage che reca questo nome orribile di notte dei cristalli. E tu che leggi queste spente righe fermati a considerare e accendi una lampada ancora a fare luce, a far memoria delle vittime, a tener sveglia l'umanita' sempre. 11. TRA IL SETTEMBRE E IL NOVEMBRE DEL '38 Tra il settembre e il novembre del '38 la barbarie razzista fu eretta a legge in Italia dall'infame regime fascista e con l'avallo di scienziati, ma non sapienti, che la parte di loro oltracotata al servizio del male miseri misero. Oggi che su quell'orrore si pretende l'oblio, e che nuove leggi razziste deturpano il nostro paese e la vita di tutti minacciano, ricordati tu di quell'infamia, e ricorda le vittime di allora e di oggi, e chi allora disse di no, e oggi. Tra esse vittime, tra essi resistenti, anche la tua tenda decidi di piantare. 12. SETTE COMMENTI A VINOBA NEL XX ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA "Vinoba e' un fuoco che brucia e una lampada accesa" (Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 212) I. Disse Vinoba: "Quando parla un re si muovono gli eserciti. Quando parla un fakir si muove soltanto la sua barba" (in Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974, p. 267). Felice colui la cui parola solo muove una barba, felice colui la cui parola e' solo balsamo ed agli eserciti tutti si oppone. * II. Disse Vinoba: "In democrazia la pistola e' stata sostituita dal voto" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 163). Lo sciopero e il voto, diceva il priore di Barbiana; e per stringere ancora: l'esempio, e null'altro. * III. Disse Vinoba: "si deve agire: 1) civilmente, cioe' entro i limiti che ci si e' posti; 2) in una forma ordinata, non ammettendo alcuna infrazione di disciplina da alcuna parte; 3) apertamente, cioe' senza nascondere nulla e senza alcuna simulazione o inganno; 4) con fermezza, presentando le proprie richieste minime in relazione alla questione controversa e non cedendo finche' non sono state soddisfatte. Qualunque punizione venga inferta per una tale infrazione all'ordinamento giuridico dovrebbe venire subita con animo lieto e senza alcun sentimento di odio. Una formazione di questo tipo dovrebbe entrare nel cuore della gente e a questo fine dovrebbe trovare un posto stabile nella pedagogia e nei codici etici della nazione" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 115; ed anche in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 218). La scienza dell'attaccamento alla verita' (ma anche: del contatto con l'essere, dell'adesione al buono che e' vero, la forza dell'amore) questo richiede, e non altro: responsabilita' il rispondere al volto muto e sofferente dell'altro, il rispondere della sofferenza altrui, che diviene la tua: il sentire che tutti siamo uno (che una e' la carne, diceva Danilo). * IV. Disse Vinoba: "Sto cercando di camminare sulle orme del Budda e di Cristo. Voglio soltanto che il fiume di compassione - oggi asciutto - torni a scorrere" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 222). Lo appresi da Sancho, ed ero ancora giovane: la misericordia e' quella giustizia che invera la giustizia ed oltre la giustizia apre una via e lungo questa via si puo' salvare il mondo. * V. Disse Vinoba: "Che cosa e' il satyagraha? Senza rimanere scossi da piacere e dolore cerchiamo di portare alla luce cio' che vi e' di buono nell'avversario. Questo e' il senso di cercare il buono in ogni essere umano, questa e' la base del satyagraha. Tutti i programmi di dono sono basati su questa fede. L'intero programma del sarvodaya (elevazione di tutti) e' basato sul vedere il buono in ogni essere umano (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991, p. 36). In ogni essere umano la favilla ancora arde dell'umanita' la nostra lotta e' questo riscattare l'umanita' di tutti, ed in ognuno. * VI. Disse Vinoba: "Gandhiji ha spiegato la differenza tra 'resistenza passiva' e satyagraha nei termini seguenti: 1) l'amore non ha posto nella resistenza passiva. La malevolenza non ha posto nel satyagraha. 2) La resistenza passiva sovente precede la resistenza armata. Il satyagraha preclude la resistenza armata. 3) Non si puo' opporre resistenza passiva ai propri amici e parenti. Si puo' rivolgere il satyagraha anche verso chi si ama. 4) L'idea soggiacente alla resistenza passiva e' di preoccupare e mettere in imbarazzo l'avversario. Il satyagraha preclude idee di questo genere" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, cit., pp. 60-61) La nonviolenza e' attiva e' lotta e contemplazione a un tempo e' riconoscimento e suscitamento del conflitto, e via a piu' alte e fraterne e sororali contraddizioni, a piu' profondi sororali e fraterni incontri. * VII. Disse Vinoba: "Se verro' a sapere che un uomo ha dato cedendo alla minaccia o a qualche altra costrizione, gli rendero' subito cio' che e' suo" (in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, cit., p. 102). Il dono vince la violenza la generosita' sconfigge la paura. Lo vedi da te, la nostra lotta convincere vuole, che e' vincere insieme. 13. IN EPIGRAFE A "LE RAMPOGNE DI BRONTOLO: CONTRO LA TINTURA DEI CAPELLI" "Ah, che tristezza esser quelli che siamo, gli antichi archivisti fin dai tempi di Adamo" (Ireneo Funes, Opera omnia, Suppl. I, 1890) 14. UN SONETTO IMPROVVISATO DURANTE LA COMMEMORAZIONE DI VINOBA A VITERBO IL 15 NOVEMBRE 2002 Tre cose di Vinoba reco incise - un motto, un movimento, una campagna - nel cuore, e voglio che mi sian divise stemma e cartiglio, antiche qual montagna. Vittoria al mondo, il motto che conquise ingenti masse a lottar senza lagna perche' sia pace a tutti in chiare guise; tirandoli su' per la cuticagna il movimento per l'elevazione di tutti, amore che ogni cosa ingloba; e il dono della terra, forte azione. Lo sguardo limpido, la vita proba il camminar persona in comunione: l'eredita' feconda di Vinoba. 15. UNA PREGHIERA A PADRE ANGELO CAVAGNA, GIUNTO AL VENTESIMO GIORNO DI DIGIUNO PER UNA FINANZIARIA DI PACE E LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA [... in forma di sonetto caudato con un verso dantesco in chiusa (e il verso e' quello di Par. XIV, 33, con una minima modifica e che Dante ci perdoni)] Si', angelo vuol dire messaggero e Angelo Cavagna da molti anni e' annunziatore e costruttore fiero e mite di giustizia e pace. Sganni la sua testimonianza chi del nero mortifero potere gli empi inganni subisce ancora; e sveli il nudo vero: la guerra reca solo morte e affanni all'umanita' intera, e avere armi e' gia' la guerra, e' gia' preparar stragi. Dei laudatori della morte i carmi nessuno ascolti, e gli atti dei malvagi contrasti ognuno. Solo se disarmi l'umanita' la salvi dai naufragi. Accogli i miei suffragi ed interrompi, Angelo, il digiuno "ch'ad ogni merto sara' giusto muno". 16. NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI LEONE TOLSTOJ Con quell'aspetto fiero di leone nell'animo il tormento dell'asceta che si vuol Lazzaro e si sa Epulone in lotta contro se', la dura pieta con fermo sostenendo di profeta cuore, e con sguardo senza remissione, e voce alta e fonda di poeta, di Astapovo arriva alla stazione un vecchio. Gia' la morte lo sogguarda e aspetta che si spenga la coscienza per trarselo nel nulla la beffarda nera signora, ma nella sua essenza vive Leone ancora e sempre arda di luce il suo messaggio: nonviolenza. 17. RILEGGENDO PIPPO FAVA E' una frase retorica bella e trita e bugiarda, la frase che dice che quando muore una persona buona cento altri sorgono a prendere il suo posto. Quegli occhi che videro la luce sono spenti per sempre. Quelle mani, quella voce, per sempre ridotte a nulla. Quell'inesausta voglia di vivere divorata per sempre dall'orco. Restano le opere, frutto dei giorni e dell'orgoglio di essere vivi. Restano queste parole che adesso rileggo e che prolungano la lotta di un giusto. Quel che non muore e' solo quel che lasci, quello che agli altri doni, la decisione presa, una volta per sempre. 18. LUNGO IL CAMMINO Per narcisismo o per disperazione si lotta un giorno o forse per dieci anni ma quella lotta non arriva all'orlo del pozzo e non ne trae l'acqua per tutti. Spinti dall'ira e spinti dallo studio molte gesta si compiono, le grandi gesta si compiono, ma non si apre via alla salvezza, di tutti, per tutti. Altro bisogna, e quell'altro e' l'amore che scava pozzi e costruisce strade alla sete, all'andare di tutti verso quel luogo che e' il luogo ove tutti abbiano il loro luogo, e il buon cammino e il sorso d'acqua e la gioia dell'ombra. 19. DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Le cose difficili diventano facili. La strada lunghissima, a ogni passo diventa piu' corta. Tu migliori ogni volta che fai la cosa giusta. La nonviolenza e' questo cammino. Che invece di stancarti ti fortifica. 20. AGLI IMPRIGIONATI PER LA PACE, NELLA GIORNATA IN CUI SI RENDE LORO ONORE Fedeli alla coscienza, salvatori del mondo che l'orrore della guerra minaccia, nella cella che li serra stanno sereni e forti gli obiettori imprigionati perche' costruttori di pace e di giustizia, e sulla terra sono i piu' liberi perche' non erra chi ha dato piu' che incensi e piu' che ori in dono splendido alle genti tutte: se stesso ha dato, ed un esempio forte; li' tra le sbarre, le pupille asciutte, nulla curando i ceppi e le ritorte, si oppone a che altre vite sian distrutte e sbarra il passo alle stragi e alla morte. 21. EPISTOLA A GIOVANNI BENZONI IN OCCASIONE DEL SECONDO SALONE DELL'EDITORIA DI PACE CHE SI TIENE IN VENEZIA DAL 6 ALL'8 DICEMBRE 2002 Caro Giovanni, rullano i tamburi di guerra, dalle piste di decollo ruggiscono di gia' dei bombardieri le voci soverchianti, e dagli schermi delle televisioni la menzogna gia' eccita alle stragi. Noi sappiamo che e' l'ora di resistere, di essere lucidi e onesti con noi stessi e il mondo. A questa resistenza che si fonda sulle ragioni dell'umanita' (del cuore e della mente le ragioni) noi diamo un nome, e il nome e' nonviolenza. A questa resistenza costruttrice di pace e dignita', senza quartiere in lotta contro il male e la menzogna noi diamo un nome, e il nome e' nonviolenza. A questa resistenza apporta grandi strumenti, esempi, voci ed esperienze questo in Venezia secondo salone di libri per la pace e la giustizia. Anch'io di lungi te ne sono grato. 22. PER IVAN ILLICH "Vivere? Vivere come? chiese la voce dell'anima" (Lev Tolstoj, La morte di Ivan Il'ic) Giace Ivan Illich, mondo come invecchi e muori foglia a foglia, stella a stella ti estingui e questo estinguersi e' la vita. Ma questa vita pure e' luminosa di stelle, foglie, vento dalle mille e mille voci, e in questo vento tratti noi siamo, in scaglie di esso consistiamo. E insieme siamo questa unica impresa dell'umanita' intera: la tenace azione che giustifica e che salva il mondo, e che chiamiamo con la parola tenera di pace. E non e' morto allora Ivan Illich dite piuttosto: Illich e' vissuto e nell'umanita' non morira'. Alla tua tomba questo reco grano di pia memoria, d'ima gratitudine. 23. AI CARI AMICI DELLA RETE LILLIPUT RIUNITI IN QUESTI GIORNI A VICO EQUENSE Abbiate pace, abbiate forza e gioia. Ci attendono, amici, tempi assai duri di tutta la vostra bonta', di tutto l'ingegno di ognuno di voi, avremo bisogno. Tenaci e pazienti, rendere gli oscuri eventi infine chiari, e' il primo impegno e rendere realta' quel che ora e' sogno. La guerra che gli spirti mali e furi van preparando, trovi nel convegno vostro la resistenza che io agogno. La resistenza di saldi e sicuri amici della nonviolenza, segno di verita' e di speme, fabbisogno forte di cuori puri, e venga infine il regno di libere e di liberi ed eguali, antico sogno, quell'utopia concreta che e' in cammino coi vostri passi, tenero ed audace il vostro essere e fare un mondo nuovo. Che molto approvo, e vi sono vicino e ancora abbiate gioia, forza, pace. 24. AI PARTECIPANTI AL SEMINARIO DELLA TAVOLA DELLA PACE DEL 7 DICEMBRE 2002 Fermare la guerra e' oggi per tutti il primo dovere, la prima esigenza fermare la guerra, con scienza e coscienza, fermare la guerra, che non sian distrutti interi paesi, umana semenza, speranza di vita, di pace i bei frutti: fermare la guerra, impedire altri lutti. Vi e' un modo soltanto: e' la nonviolenza. 25. TRE QUARTINE SUL CONCETTO DI COSCIENZA E' la coscienza scienza dell'insieme e insieme e' riconoscersi cosciente dialogo dell'io e del tu, e al niente opporre l'esserci e l'aprirsi seme. Di Antigone la scuola dura e chiara ti convoca a sapere che sei tu il responsabile di cio' che piu' ti preme: la tua azione non sia avara. Nell'ora della scelta, che non cessa, per buffo paradosso l'obiezione netta della coscienza e' affermazione della coscienza netta, in pace espressa. 26. UN'IMPROVVISAZIONE PROSODICA [... il cui titolo completo e': "A trent'anni dalla legge 772 del 15 dicembre 1972 che riconobbe il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare. Un'improvvisazione prosodica"] Accadde in Grecia, accadde nella fosca citta' in cui la famiglia dei regnanti sbranava se' e rivelava al mondo cosa si cela anche nella famiglia, di che consista l'arte di governo. Accadde a Tebe, sorse una fanciulla: Antigone, che in faccia al re, al parente al maschio, al suocero veniente, e al mondo oso' dire di no al comando dato. E fece nascere, un lampo dal suo petto questa idea nuova, questa idea splendente con cui l'umanita' non e' piu' serva ma lotta infine per la vita vera: coscienza. Secoli corsero e ancora e ancora secoli sempre re sempre capi sempre maschi ordinavano il mondo e ordinavano alle genti l'arte sublime di sfracellarsi i corpi a maggior gloria del potere loro. Secoli corsero e sorsero sovente persone buone che all'ordine infame seppero opporsi, e fecero sovente di Antigone il cammino fino all'orco della coscienza in nome. Secoli corsero e giunse infine il secolo della Shoah e della bomba atomica, d'Hiroshima di Nagasaki di Auschwitz il secolo, contratto in un momento: kairos l'ora di verita', rivelazione apocalypsis della potenza tecnica di far cessare l'umanita' e il mondo. E per salvare il mondo e per salvare l'umanita' quella sola risorsa di Antigone ci resta, la coscienza. Trent'anni fa la legge del paese dove il si' suona e in cui malvivo vivo infine rese onore a quanti vollero pensosi i propri passi e lenti mettere alla sequela della saggia Antigone: da allora e' legge anche dello stato quella che sempre di coscienza e' stata legge nei cuori incisa: non uccidere, non fare scempio della vita altrui, i corpi che son vivi o sono stati tu non ridurli a cosa, non trattarli come fu in sorte alla salma di Achab. Trent'anni fa giungeva a una vittoria in questa terra almeno la lotta che costo' il carcere a molti (e ancora costa e a molti anche la vita in tante terre dell'unico mondo). La legge dello stato dichiarava che giusto e' opporsi alla guerra e agli eserciti poiche' ogni guerra e' massa di omicidi, messe di vittime, irredimibil colpa, poiche' ogni esercito e' scuola di assassinii. Ma quella lotta deve proseguire: ancora eserciti vi sono, e guerre che possono portare alla catastrofe dell'umanita' intera, all'estinzione della comune impresa che chiamiamo la civilta' delle donne e degli uomini. E occorre allora ancora e ancora e ancora lottare perche' sia abolita infine la guerra, e gli strumenti suoi aboliti anch'essi siano: eserciti, armi, imperi. Molto e' da fare, alcune strade vedi gia' chiare: la difesa popolare nonviolenta, e nonviolente molte azioni costruttive ed esperienze storiche, le esperienze che ci insegnano che puo' l'umanita' esser salvata da un impegno comune che impedisca le guerre e che sconfigga le oppressioni. E' la speranza ed il messaggio grande del movimento delle donne, il cuore di quella - di ora e sempre - Resistenza. Trent'anni fa, e pare quasi un soffio. Che non si spenga il lume che da Tebe accese Antigone e ancora ci rischiara. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 336 del 26 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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