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Voci e volti della nonviolenza. 335
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 335
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 23 May 2009 10:18:18 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 335 del 23 maggio 2009 In questo numero: 1. Parole senza musica 2. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: Un dialogo su Lanza del Vasto, in tre sonetti per le rime 3. Benito D'Ippolito: In memoria di don Beppe Socci 4. Osvaldo Caffianchi: Un ricordo di Joe Strummer, in forma di lapide 5. Osvaldo Caffianchi: Domenico Sereno Regis, una litania con una chiusa in forma di epigrafe 6. Benito D'Ippolito: Le false memorie 7. Benito D'Ippolito: In cammino 8. Benito D'Ippolito: Nelle nostre mani 9. Benito D'Ippolito: Un encomio e un incitamento 10. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: In memoria di don Sirio Politi, a quindici anni dalla scomparsa 11. Benito D'Ippolito: Ai partecipanti all'incontro di Assisi 12. Fedele Labruiero: La scacchiera 13. Luciano Bonfrate: In memoria di Martin Luther King 14. Benito D'Ippolito: In memoria di Alice Paul 15. Benito D'Ippolito: Franz Jaegerstaetter, nel sessantesimo anniversario della morte 16. Luciano Bonfrate: Da Assisi a Gubbio ricordando Darina Silone 17. Gli idilli di Margutte: gita a Guantanamo. Parla la guida turistica 18. Benito D'Ippolito: Dalle miniere della storia ansiosi 19. Benito D'Ippolito: Un improvvisato saluto agli amici del Centro di educazione alla mondialita' riuniti a Viterbo in questi giorni 20. Benito D'Ippolito: Cancun 21. Benito D'Ippolito: Biko 22. Benito D'Ippolito: Ballata dei governi che sanno quel che fanno 23. Benito D'Ippolito: Alcuni frammenti da due cantate in memoria di due persone amiche scomparse in questi giorni 24. Facile 25. Appendice. Benito D'Ippolito: Tre prischi idilli e uno scherzo con fuoco 1. EDITORIALE. PAROLE SENZA MUSICA Riproponiamo qui alcuni testi in versi apparsi sul nostro foglio tra il gennaio 2003 e il gennaio 2004. In appendice un testo apparso su "Educarsi alla pace" n. 4 del 17 maggio 2004. Abbiamo omesso molti altri testi gia' successivamente ripubblicati. 2. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: UN DIALOGO SU LANZA DEL VASTO, IN TRE SONETTI PER LE RIME I. Benito D'Ippolito agli amici suoi Osvaldo e Luciano Tra le figure della nonviolenza piu' grandi, quella di Lanza del Vasto sempre mi e' parsa nella sua essenza interrogante ad un fatal contrasto. Cosi' assertiva come avesse scienza di cio' che e' sano e cio' che invece e' guasto come se avesse un metro la coscienza che misurasse tutto in sguardo casto. Enigmatica percio' figura cosi' esigente e cosi' netta e forte quasi vedesse la vita futura e invece io solo questo ho avuto in sorte di dubitar di tutto per natura sempre sentendo il morso della morte. * II. Osvaldo Caffianchi agli amici suoi Benito e Luciano Aveva nello sguardo la sapienza che si coltiva camminando, e vasto il mondo andando pellegrino e senza della violenza sopportare il basto. non ammetteva torpida indolenza, e univa in sobrieta'; il fasto nefasto bandiva come esca e come lenza, e combatteva dei vizi l'impasto. Di salda presa con mano sicura dava soccorso a quanti gia' ritorte e ceppi inviluppavan, la statura rivendicando in tutti, e le piu' assorte chiamando menti a risvegliarsi, e cura prendendosi di contrastar la morte. * III. Luciano Bonfrate agli amici suoi Benito e Osvaldo Nemico sempre di ogni ria violenza, della saggezza il fiero e dolce pasto recava in dono con la sua presenza di buon amico e consiglier teofrasto. Poneva chiara e netta l'esigenza di verita', di impegno, e facea tasto dell'altrui persuasione e diligenza di voti dando rigido un catasto. E' ostica anche a me la scelta dura dell'ordine, la regola, le accorte tassonomie in cui sento le mura che per protegger soffocan le smorte anime, e temo generin rancura e sian di essenza viva forme morte. 3. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI DON BEPPE SOCCI C'e' una Viareggio che non va in diretta sui network degli assassini. E' la Viareggio di cuore grande la Viareggio degli animi bambini. Don Beppe Socci, prete operaio come don Sirio scelse la sua parte: al fianco di chi soffre costruire pace e giustizia fu la loro arte. Viveva l'utopia che costruisce mani di fabbro, e agile anima di ballerina aveva fede nello spirito incarnato nella piu' fonda notte recare la mattina. Aveva quel sapere che si sa solo se si e' insieme, la sapienza che solo se e' coscienza vale e va contro l'orrore e lo sconfigge, scienza che si fa azione e comunione e gia' ne sai tu il nome, e il nome e' nonviolenza. 4. OSVALDO CAFFIANCHI: UN RICORDO DI JOE STRUMMER, IN FORMA DI LAPIDE Non era un gran musicista Joe Strummer, ma un militante si'. E mi pare che questo conti di piu'. 5. OSVALDO CAFFIANCHI: DOMENICO SERENO REGIS, UNA LITANIA CON UNA CHIUSA IN FORMA DI EPIGRAFE Aveva un nome che era gia' un programma. Domenico vuol dire la persona che e' del Signore ed ha la sua fiducia un nome che portato porta festa. Sereno poiche' nulla e' la bonta' se non sa dare la serenita' senza di cui solo il dolore resta. Quel Regis che tradotto vuole dire "del re" a quale re allude? Certo il Re che volle farsi servo attesta. Aveva un nome che era gia' un programma ma il nome e' nulla e nulla e' il programma se non sovviene virtu' d'operare che' l'opera e' che invera la parola e la parola a farsi carne aspira. Fu operatore di pace, Domenico Sereno Regis. Gli amici non l'hanno dimenticato. 6. BENITO D'IPPOLITO: LE FALSE MEMORIE Qui tutto e' tufo, tutto e' anima tutto e' pioggia obliqua, tutto e' acqua che scorre, tutto e' filamenti di vento, seminagione di nulla. E in tanta disperazione mi torni in mente tu. 7. BENITO D'IPPOLITO: IN CAMMINO Questo di oggi e' un popolo in cammino non sa verso dove ma sa da dove viene da cosa fugge, a cosa si oppone. E si oppone alla guerra, la guerra nemica di tutte le genti e del mondo divoratrice. Fugge dall'apatia, la complicita' che consiste nel dire decidano altri. Viene da una storia di sangue e furore la storia che uccide la storia e le storie la storia che mena al piu' nulla. E' gente in cammino e camminando fa strada. Far strada e' gia' opporsi alla morte. Cammin facendo costruisce la vita raccoglie i feriti e li cura, raccoglie le armi e le spezza, ascolta ed intreccia parole, fa luce tutti accogliendo. E' un duro cammino di gente che spera e che lotta che vuole che il mondo continui che ancora e di nuovo sia sera e mattina per te, per Maria, per tutti. 8. BENITO D'IPPOLITO: NELLE NOSTRE MANI Fermare la guerra e' ormai solo nelle nostre mani. Sei tu che devi fermarla, non altri. Non chiedere ad altri, agisci. Non attendere, il momento e' adesso. La vita o la morte di molti sono nelle nostre mani. Sei tu che devi salvarli. 9. BENITO D'IPPOLITO: UN ENCOMIO E UN INCITAMENTO I. Non ho mai posseduto un'automobile non ho mai neppure preso la patente ogni giorno ho camminato per chilometri il mio passo volli lieve sulla terra. Se la guerra e' anche la guerra del petrolio tu boicottalo il petrolio della guerra. Un'umanita' di libere ed eguali donne e uomini potra' darsi soltanto se si sceglie una piu' lenta e sobria vita un piu' vivo darsi tempo e darsi pace. II. Do' il mio appoggio al boicottaggio della Esso che ha l'appalto per fornire il propellente della macchina da stragi e che lubrifica l'apparato digerente della guerra che divora carne umana e fa profitto della morte e che riduce a oscene scorie quelle che erano un minuto fa persone. III. E cosi' vogliate avere, amici cari di "StopEssoWar" e delle nonviolente antibelliche biciclettate anche il plauso del burbero vecchione che qui scrive queste storte righe e lente. E che pensa - e qui lo dico in un sussurro - che anche questa e' necessario fare scelta: rinunciare all'automobile privata costruire invece collettivo e pubblico un modello di mobilita' per tutti rispettoso della dignita' di tutti della salute di tutti e del mondo. Lo dicevamo gia' molti anni fa: contro la guerra, cambia la vita. 10. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI DON SIRIO POLITI, A QUINDICI ANNI DALLA SCOMPARSA I. Benito D'Ippolito: un ricordo Di Comiso e Montalto erano gli anni cupi nei quali conobbi don Sirio, del sangue per le strade e sugli scranni assisi i despoti. Anni di delirio di furia e di empieta', felici quelli che nulla sanno di quei tempi felli. Ma insieme gli anni di lotte splendenti lottate a viso aperto e cuore in mano per conquistare con le unghie e i denti a tutti dignita' di essere umano, a tutti dagli stenti di sortire trovando aita in un comun sentire. Ed oggi che di nuovo la tempesta infuria e la violenza si scatena e la menzogna ogni pensiero infesta e tutto invade nuova ria cancrena al male opponi la tua resistenza come gia' Sirio: con la nonviolenza. * II. Osvaldo Caffianchi: Alla memoria di don Sirio Politi Viareggio e' una strana citta' di acque che sanno di morte. A Viareggio mi squarciarono la gola. Viareggio e' una bella citta' di gioie e di lotte profonde. A Viareggio ritrovai il respiro. Viareggio e' un'ardita citta' ragazza dolente, e a Viareggio la darsena, e nella darsena Sirio Politi che alla nonviolenza chiamava, ed usava quell'unica risorsa in cui consiste infine il satyagraha: dare l'esempio, e questo salva il mondo. * III. Luciano Bonfrate: Su questi binari a fermare la guerra Ecco, mi torna in mente don Sirio la lotta contro i missili, contro il nucleare la lotta contro la macchina militare e la solidarieta' concreta con chi soffre il farsi prossimo di chi soffre la vita condividerne e l'affanno. Ecco, mi torna in mente don Sirio l'obiezione di coscienza alle spese militari l'obiezione di coscienza al servizio e all'industria militari il ripudio delle armi e degli eserciti. Ecco, mi torna in mente don Sirio su questi binari, a fermare la guerra. Ecco, don Sirio, non ho dimenticato che alla violenza occorre opporsi sempre e questa scelta e' la nonviolenza: voce infinita che grida nel deserto con sguardo e parola di donna tebana, e si chiama coscienza. 11. BENITO D'IPPOLITO: AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO DI ASSISI Nella polvere e nel vento queste parole volino e giungano a voi, persone amiche riunite in questi giorni per la pace ad Assisi, cuore del mondo. In questa ora di sforzo e di sgomento prima del fumo e delle ceneri, vi giungano queste parole, amici della pace e della nonviolenza e quindi amici dell'umanita' intera che si incarna in ogni esistenza di donna e di uomo. Possa anche questo incontro edificare un riparo dal buio, un riparo dall'orco, una difesa che la belva della guerra non possa varcare. Possa anche questo incontro dare mano alla comune intrapresa la piu' urgente: fare del mondo un luogo in cui convivere, tutte le donne e tutti gli uomini in concordia. Possa essere l'agire di noi tutti coltivazione di pace, frutto di ragione, salvezza per l'umanita', vittoria - cosi' amava dire Vinoba - al mondo. Riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. 12. FEDELE LABRUIERO: LA SCACCHIERA "La solidarieta' del mondo progressista per il popolo del Vietnam ricorda l'amara ironia che rappresentava, per i gladiatori del circo romano, l'incoraggiamento della plebe" (da una lettera ben nota del dottor Ernesto Guevara de la Serna) Mentre scrivevo importantissimo un articolo contro la guerra, il bimbo mio piccino mi fa cadere con fracasso grande dall'intarsiato suo bel tavolino opima la scacchiera. Il caro frugoletto e' qui che piange per lo spavento, ma quella scacchiera era dono e ricordo di famiglia e adesso giace li', spezzata a un bordo e mai ne trovero', ohime', l'eguale. Quanti dolori deve sopportare un uomo di buon cuore come me. Ma non punii il bimbetto gemebondo, siamo gente civile, e senza indugi impartii l'ordine di pulir tutto alla servetta, giovin clandestina che di bonta' per impeto teniamo quasi come se fosse una di casa. E adesso, con augusta calma e forza di volonta', il dolore gia' domato, torniamo a scrivere che orrore grande la guerra sia e come e' nostro impegno convocar tutti ad opporsi alle stragi. Che gran fatica e' vivere e che gioia sentir di avere un'alma tanto magna. 13. LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI MARTIN LUTHER KING A una vita di studio e di preghiera forse pensava King, recar conforto con le parole lievi e la sincera fede, traendo i di' in placido porto. Conobbe allora quella piu' severa prova, di opporre dritta lotta al torto: uno volle essere di quella schiera che cerca liberta', cammin non corto. La verita' fa liberi, nutrice a chi soffri' per lunga grave pieta, la verita' che di pace e' radice la verita' che e' in marcia e che disseta chi ha sete di giustizia, e all'infelice reca il sollievo della buona meta. E con la forza quieta del persuaso agire nonviolento accese un lume che non sara' spento. 14. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI ALICE PAUL Sono passati cosi' tanti anni e la memoria si affievolisce a tal punto che nessuno ricorda piu' neppure il colore delle rose dell'altr'anno o la fragranza del pane di quando eravamo giovani e affamati. Quasi nessuno ricorda piu' le vittime della guerra di pochi mesi fa o di quelli che nel nostro paese furono ammazzati dalla strategia della tensione, dal terrorismo, dalla mafia. Tutto e' appiattito su un presente sottile come una lama che diventa nulla. Ma io ricordo ancora Alice Paul con gratitudine le rendo omaggio brucio per lei questo grano d'incenso. So che senza di lei, senza Emmeline ed infinite altre, anche la mia sarebbe vita piu' oppressa e indegna. 15. BENITO D'IPPOLITO: FRANZ JAEGERSTAETTER, NEL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE Molte sono le vie ed una sola e' l'arte del ben morire. Preferire essere ucciso piuttosto che uccidere. In faccia al potere assassino dire no. Amare la vita di tutti. Salvare per quanto e' in te l'umanita' intera. 16. LUCIANO BONFRATE: DA ASSISI A GUBBIO RICORDANDO DARINA SILONE Lungo la strada che da Assisi giunge a Gubbio dove il povero persuase il lupo ad altre imprese nella coscienza della stessa fame che si raddoppia in scienza dell'insieme ed opera da farsi, condiviso bene donato dalla compresenza, anche sara' Darina nel ricordo. Sara' Darina, poiche' quel cammino prosegue di Darina e Secondino il viaggio lungo e la memoria bella, face e favella, e aprire strada andando. Poiche' la nonviolenza e' questo: il varco - diceva Capitini - attuale si' della storia, che al gorgo del male oppone comprensione e dignita', e resistenza che fa forte il frale e solidarieta' che non si estingue e riconosce umanita' ed invera. 17. GLI IDILLI DI MARGUTTE: GITA A GUANTANAMO. PARLA LA GUIDA TURISTICA E quelle sono le gabbie dei feroci neppure il sole li rincivilisce pensi che pregano parlando in arabo lei si figuri se Nostro Signore li puo' capire senza traduttore. Oltre le mine ci sono i comunisti intera un'isola di comunisti; lei non ci credera', sanno giocare a baseball e sono comunisti. Non so perche' non li annientiamo tutti, per i sigari, forse, e per l'esempio di come li teniamo sotto tiro. E questi qui sono i nostri ragazzi a tutto pronti per la liberta' in tutto il mondo, e questo e' il nostro motto: a costo di ammazzarvi tutti quanti difenderemo 'sti diritti umani. I bagni stanno la', la' c'e' il fast-food. 18. BENITO D'IPPOLITO: DALLE MINIERE DELLA STORIA ANSIOSI [Di colpo sovvenne al nostro Benito D'Ippolito questo suo testo di tanti anni fa, e a memoria ce lo ridisse] Serba memoria anche di quel Margite, eroe leale che molte cose seppe, e viste e udite, e tutte male. Riscatta dall'oblio l'umanita': le mura degli inferni silenziosi frantumale via, non tu poesia ma tu, liberta'. 19. BENITO D'IPPOLITO: UN IMPROVVISATO SALUTO AGLI AMICI DEL CENTRO DI EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' RIUNITI A VITERBO IN QUESTI GIORNI Amici carissimi, nostri e del mondo, che giorno dopo giono edificate i ponti necessari per convivere parlandoci, trovandoci, riconoscendoci reciprocamente ospitandoci umani fra gli umani, donne e uomini di volonta' buona e dignita' splendente. Qui vi saluta e vi ringrazia uno che alla vostra scuola e al vostro impegno ultimo servo e compagno di strada si sente chiamato al cammino. E ancora vi ringrazia per la mitezza, per la conviviale ricerca, per lo stare insieme e fare esistere di gia', tra tutti noi, la solidarieta' che tutta unisce l'umana famiglia; la liberazione che e' da farsi senza indugi adesso; la nonviolenza, che regoli la vita e salvi il mondo prima che sia tardi. 20. BENITO D'IPPOLITO: CANCUN Questo soltanto diremo di Cancun: che una persona e' morta e tutto il resto e' nulla. 21. BENITO D'IPPOLITO: BIKO Di Steve Biko questo so che resta: che la coscienza e' tutto e che a nessuno devi permettere di calpestare la dignita' che e' tua e che e' di tutti. Che nessuna oppressione e' cosi' forte che tu non possa opporle resistenza: se tu cominci e' gia' cominciata la Resistenza, e il regime gia' vacilla. Che data ti puo' essere la morte ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo. Di Steve Biko questo so che resta non pote' cancellarlo chi lo uccise. 22. BENITO D'IPPOLITO: BALLATA DEI GOVERNI CHE SANNO QUEL CHE FANNO Certe cose, via, le si capisce al volo che c'e' quello che su teste mette taglie che c'e' quello che fa stragi e rappresaglie e c'e' quello che con l'ascia lui non ozia e c'e' quello che negozia con il mitra e col tritolo. Fece scuola al mondo intero, fece scuola l'imbianchino fece scuola anche il georgiano, e nel tutto e nella parte, nei trattati lor di arte di governo dal profondo dell'inferno dan consigli ardenti ardenti che statisti, oh, diligenti, han studiato a capo chino. All'armeno, all'indio, al curdo, nel teatro dell'assurdo che e' il gran mondo in cui viviamo il munifico statista offre l'una o l'altra pista: "se il tuo vivere e' si gramo che morire quasi e', sai che faccio? ti rottamo, e mi godo quel che c'e'". Ah, che mondo affascinante che il governo l'esaltante fumigar del sangue umano ogni di' ci garantisce, e ci mena, buon mandriano, tutti all'abbeveratoio rosso cupo, e ci erudisce sull'ingenuita' del lupo, e ci spiega che e' fatica governare, esercitare l'arte sua del mattatoio e di teschi far gran bica: si commuove, e di consenso chiede un cenno, un gran d'incenso, chiede un cenno, e volentieri noi battiam, battiam le mani. Cosi' oggi, cosi' ieri, e cosi' anche domani. 23. BENITO D'IPPOLITO: ALCUNI FRAMMENTI DA DUE CANTATE IN MEMORIA DI DUE PERSONE AMICHE SCOMPARSE IN QUESTI GIORNI Avro' per sempre orrore del telefono che reca le male novelle dei lividi trionfi della morte. Che spoglia la vita che resta che cicatrice sopra cicatrice incide questo sacco che si svuota. * Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad insieme al quale negli anni poi detti di piombo lottammo per aprire varchi nuovi di liberta' per l'umanita' intera. Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad ed attraverso lui all'anarchia. Nulla di quello che insieme facemmo mi pare sbagliato, nulla sprecato, nulla indegno o insensato. Tutto rifarei di nuovo e per sempre. Ma quell'ironia, quella pazienza, quel dolore maturato in saggezza, quel lieve guardare di fronte e attraverso, il parlare per cenni ed ellissi - e li' e' l'amicizia, la morte ha rapito per sempre. E solo questo posso ora: salutarti troppo tardi, antico compagno. * Di Titti ricordo ora soltanto lo stanco sorriso di dolce fanciulla, scintillante e dolente lo sguardo l'incedere incerto e l'incerta parola, di lungi il ricordo che turba d'immagine lenta, ormai quasi ombra. No, non e' questo che bisogna dire: ma quali potrebbero parole l'immensa dire sciagura della morte di una giovinetta? E come un lupo mi morde nel cuore non aver saputo essere li', fermare la freccia. Anch'io ti devo chiedere perdono per averti soltanto due volte rivolto lo sguardo, la parola, e adesso e' tardi, troppo tardi ancora una volta. * La morte con volto di pietra la morte con voce di pulce la morte con guanti di sonno la morte con grinta di cane. Fame di vento acque di sogno pioggia di sabbia pianto di vetro. E tu, che fosti fiamma, ormai statua di sale. 24. FACILE Come e' facile abituarsi alla guerra, quando a morire sono gli altri. Come e' facile abituarsi al fascismo, quando a morire sono gli altri. 25. APPENDICE. BENITO D'IPPOLITO: TRE PRISCHI IDILLI E UNO SCHERZO CON FUOCO I. Gli ostaggi dimenticati Quella favola antica dell'Anima e di Amore anch'essa cede alla semplice visione della luce sul respiro del mare. La vita stupida come la luna come una pera, uno sguardo nel pozzo che scivola lungo il costone e diventa valanga e poi rombo e poi morte ed infine si scioglie in nulla. La vita che balla la rumba la vita che vivere non sa. Tutta la morte in un guscio di noce tutta la morte in un filo di vento tutta la morte in un niente di niente. Ancora ieri erano qui, erano vivi dalla televisione fu ordinato di annientarli uno stesso coltello taglia tutte le gole. * II. Parla ancora il presidente del consiglio La notte sta finendo, il fuoco e' braci, la nostra riunione e' finita, riassumo le decisioni, poi ognuno tornera' alla sua tenda, gia' sento vibrare nell'aria l'aurora dita rosate molte cose abbiamo detto buone. E questa e' la prima, che la nostra guerra e' buona, cattiva e' quella degli altri. Salvano vite i fucili dei nostri soldati, coloro che si sono avventati contro i nostri proiettili in volo, barbari sono, e suicidi. E' ovvio che noi continueremo a domarli, a sbranarli se occorre, finche' non avranno a pentirsi di essere vittime e sciocchi. Gia' il dio dal volto di cane lunghe conduce file di anime agli elisi, e allo sheol. I nostri saranno felici per sempre, saranno per sempre infelici i loro. Tolta e' la seduta. Sono ancora in onda? * III. Empia una salmodia Felici quelli che sanno sedere a consiglio su cataste di cadaveri, felici quelli che persero in tempo l'olfatto. Felici i comandanti dei plotoni d'esecuzione, poiche' essi avranno lucenti sciabole e interviste e scranni. E felici coloro che sapienti san gorgheggiare le melodie soavi che allietano l'imperatore gli schiavi ipnotizzano ancora del coro dei morti sovrastano il lamento. E felici i felici e gli infelici, di vivere gli uni, di morire gli altri. Felice per sempre il silenzio. * IV. Epigramma Per impedire la guerra civile la guerra barbara ci e' d'uopo la' condurre. Dovrebbero esser contenti di essere ammazzati dalla nostra civilta'. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 335 del 23 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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