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Voci e volti della nonviolenza. 332
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 332
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 12 May 2009 09:14:59 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 332 del 12 maggio 2009 In questo numero: 1. Ventuno articoli di Benito D'Ippolito 2. Ci verra' chiesto conto 3. Per Simone 4. Sulla strada dell'aeroporto 5. Il naufragio 6. Alcuni altri omissis da un rapporto 7. Le cose da fare 8. Dopo Capaci 9. Alex 10. En arche' 11. Per Sergio Endrigo 12. In memoria di Simon Wiesenthal 13. Sette lapidi per dire un si' 14. Incidente a Kabul 15. I fatti di Falluja 16. In difesa delle piante ornamentali. Prosopopea 17. Tom 18. Puntuale come la morte 19. Sul torpedone 20. Dal mattino 21. Oi autoi 22. Una scelta 23. Appendice prima: Blues del treno della morte 24. Appendice seconda: Quattro vecchi volantini dei tempi della prima guerra del Golfo 1. EDITORIALE. VENTUNO ARTICOLI DI BENITO D'IPPOLITO Riproponiamo qui pressoche' integralmente e con un'unica minima variante i testi apparsi ne "La domenica della nonviolenza" n. 80 del 2 luglio 2006 che cosi' presentavamo allora: "riproponiamo gran parte degli interventi apparsi sul nostro notiziario a firma di Benito D'Ippolito nel 2005 e nel 2006. Non abbiamo riprodotto (ma con due eccezioni, in appendice) testi che pur ivi pubblicati nel corso del biennio considerato erano stati scritti e gia' pubblicati in anni precedenti, ne' testi di saluto a persone amiche che forse qui sarebbero parsi incongrui, ne' alcune altre minuzie. Sono testi tutti concepiti in funzione dichiarativa o esortativa: scritti cioe' come articoli, o volantini, o quasi canovacci di comizio; la scelta della misura dei versi vuol suggerire un'intonazione, e rinviare a una tradizione. Non piccola parte sono stati scritti in fretta per 'chiudere' il notiziario, quando lo spazio era ormai poco e pur occorreva bilanciare altri testi, o quando a notiziario gia' fatto e finito una notizia era sopravvenuta sulla quale non si poteva non scrivere, e il buon Benito D'Ippolito in quattro e quattr'otto convocato alla bisogna veniva in soccorso della redazione, come dire, dettando quattro lasse sul tamburo. Non ci e' parso necessario riportare le date e le circostanze; l'ordine e' quello cronologico". 2. CI VERRA' CHIESTO CONTO Ci verra' chiesto conto. Del perche' non abbiamo accolto e soccorso chi fuggiva da guerre, da fame, da morte. Cosi' come noi chiediamo conto a chi dei nazisti fu complice. Ci verra' chiesto conto. Degli accordi razzisti e assassini di Schengen, delle leggi che hanno riaperto in Italia i campi di concentramento. Ci verra' chiesto conto. A noi tutti. Delle persone che abbiamo lasciato morire. In quel tribunale ove non si corrompe, non si mente, non si sfugge ci verra' chiesto conto. 3. PER SIMONE Ieri mattina al liceo di Tuscania con le studentesse e gli studenti amici della nonviolenza ci siamo alzati in piedi ed abbiamo ricordato con il nostro silenzio Simone Cola, vittima della guerra in Iraq. Poi abbiamo letto, anzi abbiamo cantato ma con voce sommessa, ferma e sommessa, La guerra di Piero che scrisse Fabrizio De Andre'. Poi abbiamo pianto per tutte le vittime e abbiamo continuato a studiare la nonviolenza per fermare ogni guerra, ogni strage, ogni orrore. 4. SULLA STRADA DELL'AEROPORTO Sulla strada dell'aeroporto attende sbigottito il cacciatore nel buio attende franco il cacciatore sulla strada dell'aeroporto. E tu non sai che sei la selvaggina. Sulla strada dell'aeroporto attende nel buio la nera signora che parla rafficando e riga i volti di lacrime di sangue. E non c'e' ombrello che fermi questa pioggia. Sulla strada dell'aeroporto la guerra terrorista ti raggiunge la guerra, che e' sempre terrorista il terrorismo, che nella guerra culmina. Denti di drago seminava Giasone. Sulla strada dell'aeroporto dove tu sei la selvaggina dove l'alito del male ti fa cenere. Ah buon Nicola, che salvavi il mondo, tu, buon amico della nonviolenza. 5. IL NAUFRAGIO Ma chi armava la mano agli scafisti? Chi dettava le regole del gioco? Chi sbarrava al fuggiasco la via della salvezza? La rapina di chi quei paesi aveva impoverito ridotto a fame dittatura e guerra? Chi aveva armato dittatori e mercenari? Chi chiedeva carne umana in scatola schiava nei sottoscala o nuda sui marciapiedi? Chi proibiva alla vittima la fuga dal carnefice? Chi nelle mani della mafia l'affidava ad un tempo straccio di viscere e gallina dalle uova d'oro, business quotato non meno delle armi e dell'eroina? In quest'oscuro specchio in cui mi specchio vedo qualcosa che non vorrei vedere vedo la morte e vedo le mie mani. 6. ALCUNI ALTRI OMISSIS DA UN RAPPORTO La notte era assai buia l'auto aveva quattro ruote i nostri ragazzi sono impetuosi gli italiani e' difficile distinguerli dagli arabi, dai terroristi, dai cani. La notte era assai buia sparano i mitra, servono a questo ve lo avevamo detto mille volte di starci dietro, dietro e non di fronte di starvene accucciati, come tutti. La notte era assai buia per questo mancammo gli altri due. 7. LE COSE DA FARE Salvare la vita di tutte e di tutti tutte le armi spezzare ricominciare la storia dal tiaso di Mitilene, restituire al mondo i volti e le voci delle persone tutte tutte curando costruire relazioni di giustizia. Alla parola che comanda dire no alla parola che prega dire si' ogni mattina sfornare il pane ancora ogni sera predisporre il giaciglio saper cantare saper nutrire opporsi sempre alla legge del coltello non dire mai la parola disonesta. svelare il mistero piu' antico del mondo dare ascolto con le proprie mani sfamare chi ha fame accogliere chi fugge mettere al mondo il mondo, soccorrere chi geme. Donare: il resto verra' da se'. Dire la verita', tenere acceso il fuoco, scongelare i cuori, illimpidire gli occhi, far cessare la guerra. Lavare il cielo e le anime, vestirle di nuova candida lucente trina. Seguire i passi di questa Florence seguire i passi di questa Clementina. Con loro, per loro trepidare attenderle ancora, ancora chiamarle fortemente sentirle volerle vive libere sorelle maestre. 8. DOPO CAPACI "En mayo llegan las primeras lluvias La hierba tierna renace de las cenizas" (Ernesto Cardenal, Hora 0) Che nessuno si arrenda, che nessuno dei carnefici sieda alla mensa, che nessuno s'impiastricci le mani le mani stringendo lorde ancora di sangue, che nessuno versi l'obolo al tiranno. Che nessuno dimentichi, nessuno permetta che quei morti siano morti invano, per sempre. 9. ALEX "Che ci vuole infine ancora per bucare le nebbie dei nostri cervelli, il lardo delle nostre coscienze?" (Lidia Menapace, Un albicocco per risvegliarsi, ne "Il manifesto" del 6 luglio 1995) Fra poco saranno dieci anni camminando di notte pei campi vedro' ancora infinite le stelle vedro' ancora infinite le lucciole e tutto sembrera' per un attimo come sempre. Ma sono passati dieci anni. Non avevo la televisione la notizia mi giunse al mattino nella stanza ancora buia del palazzo. Era morto, era morto per sempre era morto in un campo, volando sotto un albero caldo e luminoso di albicocche. Conoscevo quel volto, quella voce di quel cuore e quel braccio l'aiuto conoscevo. Ed ho sempre saputo quanto e' grande lo strazio dei buoni quanto e' vuoto lo specchio e l'enigma quanto graffia quel coro dei morti a cui sordo tu esser non sai. Cosi' muoiono i piu' valorosi senza pace ne' lode di canti e cosi' restan vivi per sempre a lottare la lotta che sempre viva tennero e mai non lasciaro perche' venga quel tempo in cui l'uomo un aiuto sia all'uomo, e la pace. 10. EN ARCHE' Tu parola che agisci nel mondo che sei il fare piu' proprio dell'uomo tu miscuglio di labbra e di vento tu fantasma di sguardi e di sogni tu parola che sgorghi dal cuore tu tempesta di sabbia e di spade tu che ordini morte ed amore tu che il mondo fai esistere ancora tu che uccidi, che sani, che doni volto e luce, e di sale e di sasso puoi tremenda negare la vita puoi far nascere il nuovo e la quiete rompi ancora una volta le sbarre fammi uscire da questa prigione sii benigna, sii lieve, sii amica tendi un ponte, un sentiero ci apri. 11. PER SERGIO ENDRIGO [Amava i bambini, la vita, il mondo, l'umanita'. Ripudiava l'oppressione e la menzogna. "Con le armi della poesia" lotto' per un'umanita' migliore, per un mondo vivibile. Con Sergio Endrigo scompare un amico della nonviolenza. Che molto abbiamo ascoltato, e che ameremo ancora] E sempre mi ha commosso Sergio Endrigo per il sussiego e la malinconia per il garbo soave - mai un rigo di troppo o un sovrattono o un'aritmia nel canto senza botole ne' intrigo nel verso che si scioglie in melodia come nell'andaluso Federigo tristezza dolce e amara bonomia nel dire esatto che primo e' l'amore e quella lotta contro la violenza che sempre si rinnova e dentro il cuore e nel mondo che e' specchio di coscienza e grave pondo, e gioia nel dolore e ombra delle idee, e incontro e assenza. 12. IN MEMORIA DI SIMON WIESENTHAL Giustizia e non vendetta, l'intero senso della nostra lotta e' qui. Di questa pieta', di questo dovere nessuno seppe essere operatore come Simon Wiesenthal. Tutti gli esseri umani assassinati ovunque si trovino, oggi lo stanno abbracciando. L'umanita' intera si leva in piedi per rendergli omaggio, per ringraziarlo ancora. 13. SETTE LAPIDI PER DIRE UN SI' Aveva barato e io me n'ero accorto non era per i soldi, solo non volevo passare per fesso. Per questo l'ho detto. Potevo immaginare che avrebbe estratto il pezzo? Potevo immaginare che un ferro cosi' piccolo pungendomi nel cuore in una vampa mi avrebbe tolto tutto in un momento? E in quel bar c'ero entrato per bere solo un goccio. * D'accordo, si', l'avevo tamponato. Aveva fretta, e avevo fretta anch'io. Ma poi strillava la sua bella macchina che invece era un catorcio e glielo dissi. Fu allora che mi fulmino'. Ricordo sopra la fiamma la faccia da gufo. * Nel sottoscala c'erano gli indiani la principessa c'era da salvare ero nell'ultima trincea, i crucchi venivano. E soltanto io potevo salvare tutti, si', come in quel film. Nei miei dieci anni ero grande ormai da prender la pistola nel cassetto quando mi cadde e mi trapasso' il petto non c'erano piu' indiani o principesse solo ero in casa e non avevo forza per dire aiuto, o forse non volevo. Mi dissanguai in silenzio, per fortuna ero gia' morto quando torno' a casa la mamma con la spesa dal mercato. * La prima pietra, certo, lo ricordo ma sono storie di un tempo lontano o di un mondo ancora da venire. In questo invece io ero innamorato e lei mi amava e certo a suo marito non lo potevo andare a raccontare. Ci penso' qualcun altro e quando venne avrei voluto dirgli che poteva rompermi il naso e che poi mi ascoltasse ma lui aveva in tasca la 38. * Delle due l'una, se si e' una famiglia uno porta i calzoni e gli altri sotto. Invece sempre lagne, arrivi a casa che sei una bestia, che sei stanco morto e mai una volta che il pranzo sia pronto e mai una volta che ti si obbedisca. Insomma, un uomo e' un uomo, le ho sparato. Poi tutto era cosi' sporco e vuoto che mi son messo la pistola in bocca e ho chiuso gli occhi e non li ho piu' riaperti. * Ci pare a tutti di essere i piu' furbi cosi' ogni tanto mi ero immaginato che se venivano a rubarmi a casa gli davo il fatto loro e buonanotte. Sai quante volte mi ero esercitato con la mia torva immagine allo specchio. Ci pare a tutti di essere il piu' volpe. Poi son venuti e tutto era confuso e la pistola era cosi' pesante che non riuscivo a tener dritto il braccio ridendo la strappo' dalle mie mani quasi volevo ringraziarlo, e invece sentii un botto che sfondava i timpani e la puzza di fumo e poi piu' niente. * E una e due e tre volte ripetei fermosparo fermosparo fermosparo poi chiusi gli occhi e strinsi il pugno e dentro nel pugno strinsi il ferro e parti' il colpo. Poi vidi Ignazio che gia' rantolava e non mi resse il cuore e anch'io mi spensi. 14. INCIDENTE A KABUL Uccidono, le armi. E le persone muoiono. Quanti dovranno ancora morire prima di capire, prima di capire. 15. I FATTI DI FALLUJA Questo sapevo gia', che a Falluja stragi sono state commesse, stragi. Poco m'interessa che gli assassini dicano oggi di averle commesse nel rispetto delle leggi e dei trattati. Quali leggi, quali trattati? Da quando e' legge l'omicidio, da quando si contratta il macello di carne umana? Chi sottoscrive con una stretta di mano che altri venga trucidato? Chi vende, a quale titolo, a quale giusto prezzo nel libero mercato la morte altrui? Chi osa ancora dire che uccidere e' cosa buona e giusta? Di cosa stiamo discutendo, se una strage e' piu' o meno gradevole, piu' o meno conforme alle regole del gioco? Ma quale gioco e' questo dalla lunga coda di sangue, quale norma presiede a questa catena di fiamme e di gelo e di dolore che restera' nei secoli? Dicono che e' da vedere se a Falluja il macellaio uso' armi da duello o da tonnara. Per quelli per cui questo cambia qualcosa solo pena profonda proviamo. Una strage resta una strage. E sempre agli assassini il servo ossequio del lurco e dell'inetto e il cavillare rende piu' facile continuare a uccidere. Di cosa, dunque, stiamo discutendo? Non e' gia' tutto chiaro cio' che e' vero? Tutte le armi sono di sterminio. Tutte le guerre sono terroriste. Tutti gli eserciti abolire occorre. 16. IN DIFESA DELLE PIANTE ORNAMENTALI. PROSOPOPEA Solenni, silenziose, le piante ornamentali come puoi tu non sentirle sorelle? Nobli, immote, viventi monili e ricordo della prima quiete quando il caos cedette all'urto della forma che cresce, dirama, arabesca e illude che il mondo abbia un senso, lenisce l'angoscia della morte. Ornamento del mondo quando il mondo suona rotondo come la voce la musica, l'alito che da' la vita. Ruah. Non come gli uomini sporchi e puzzolenti ladri e vigliacchi, privi di radici frenetici nel muoversi e gracchianti che piu' non sanno assecondare il lieve muover del vento, respiro delle onde. Neppure presi la mira, il fucile fece da se'. 17. TOM In un sacco di plastica, in una discarica, bucata dai proiettili e' stata ritrovata la salma di Tom Fox. Gli assassini cosi' la ridussero. L'anima no. Essa risplende per sempre nella gloria, nella memoria dell'umanita'. 18. PUNTUALE COME LA MORTE Puntuale come la morte la morte arriva finche' tu non capisci che fermarla non possono ne' fosforo ne' schioppi ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie ne' i carri da guerra dell'imperatore ne' sparsi nel gorgo i brandelli di carne che gia' furono persona. Come la morte arriva la morte, puntuale a questa stazione di pali obliqui e rotti di fischi senza volti nella notte. E tu non altrimenti puoi fermarla che costruendo un ponte di parole, che abbracciandolo il giovane assassino prima che il vortice gli spezzi l'anima che la disperazione lo divori. Non con gli eserciti. Contro gli eserciti. Non col fucile. Spezzando i fucili. Non col ricatto delle sanzioni: ma con il dono che salva le vite. Non con la forza che trasforma in drago. Non con i ceppi e col filo spinato. Ma con la scelta dell'umanita'. Ma con la forza della nonviolenza. 19. SUL TORPEDONE "Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda e' la voce del loro nemico. E chi parla del nemico e' lui stesso il nemico" (Bertolt Brecht) Sul torpedone me ne sto zitto e ingrugnito sospetto che chi guida non lo sappia che li' c'e' il strapiombo e a quella svolta il capitano Flint coi suoi briganti. E mi preoccupa la sua zoppia: sapra' guidarlo bene questo pullman? E invece lo sa bene, Long John Silver. 20. DAL MATTINO Poiche' il buon giorno si vede dal mattino cosi' si presenta anche il nuovo governo: facendo sfilare col passo dell'oca gli armigeri pronti ad uccidere ancora le armi puntate contro l'umanita'. 21. OI AUTOI Gli stessi che li mandano a morire alacri inchiodano le loro bare cantando canzonette tricolori spremendo acide larme fasulle ad uso dei cronisti parabelli. Gli stessi che intonano peana a tutti gli eserciti assassini ancora degli assassinati succhiano il sangue nero e spento, forbendo poi la bocca alla bandiera. . Tutte le armi sono assassine. Tutti gli eserciti sono assassini. Ed assassine son tutte le guerre. E assassini tutti i governanti che le armi, gli eserciti, le guerre ammettono. 22. UNA SCELTA Vi e' una lingua che affila il pugnale che e' protesa alla furia del male impastata di fiele e di sale che devasta ogni cosa che vale. E vi e' una parola che sana che guarisce la febbre terzana che di pace e' splendente fontana che la morte ed il male allontana. Sappi dirla tu quella parola che l'afflitto soccorre e consola. Sappi scegliere la carita'. Tutto il resto nessuno lo sa. 23. APPENDICE PRIMA: BLUES DEL TRENO DELLA MORTE [Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni, bloccando treni occupando binari in nome della dignita' di ogni essere umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole seguenti] E tu fermalo il treno della morte col tuo corpo disarmato sui binari con la voce che si oppone all'urlo roco delle bombe, delle fruste al vile schiocco. E tu fermalo il treno della morte sono pochi gli oppressori, innumerevoli le vittime, non possono arrestarci se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita. E tu fermalo il treno della morte con la tua persona fragile sconfiggi gli apparati e gli strumenti della guerra e salva il mondo con la tua persona fragile. E tu fermalo il treno della morte perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo col tuo corpo, la tua voce, la speranza che sa unire tante braccia, e sa fermarlo maledetto il treno nero della morte. E tu fermalo e cosi' ferma la guerra. 24. APPENDICE SECONDA: QUATTRO VECCHI VOLANTINI DEI TEMPI DELLA PRIMA GUERRA DEL GOLFO Quando verranno le aquile a dirti che e' il momento tu digli di no, che hai ancora da fare che c'e' il caffe' sul gas, il rubinetto da aggiustare che hai promesso a Maria che domani la portavi al cinema. Quando verranno le aquile, tu digli di no. * Qualcuno ancora grida "viva le catene"? qualcuno ancora s'agita a mazzate nel rigagnolo, Crono ancora disquatra, divora, vomita esserini? l'uomo s'arrovescia dunque in scimmia, in drago, in sasso? "Agli uomini che conservano una certa lucidita' e un certo senso dell'onesta', noi diciamo: e' falso che si possa difendere la liberta' qui imponendo la servitu' altrove". Diciamo, anche: che e' falso si possa difendere la liberta' altrove imponendo qui la servitu'. * Sotto le bombe intelligenti, stupidi uomini tirano le cuoia, vacui guardano il cielo gli occhi dei superstiti. * Il dito coltello del padrone trancia il cuore in petto ai contadini col solo crescere dell'unghia. C'e' modo di uccidere senza un sussulto. "Come potrebbe esservi un uomo ricco se non vi fossero migliaia di poveri?". ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 332 del 12 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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