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Minime. 818
- Subject: Minime. 818
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 12 May 2009 01:08:44 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 818 del 12 maggio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Ora 2. L'ignaro 3. La guerra e il razzismo 4. Stefano Rodota': La barbarie 5. Gabriel Bertinetto intervista Benjamin Barber 6. Sergio Sinigaglia: Da Patrasso ad Ancona 7. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. Riletture: Laura Boella, Hannah Arendt 10. Riletture: Adriana Cavarero, Orrorismo 11. Riletture: Simona Forti, Il totalitarismo 12. Riletture: Maria Laura Lanzillo, Il multiculturalismo 13. Riletture: Martha C. Nussbaum, Giustizia e aiuto materiale 14. Riletture: Daniela Padoan, Le pazze 15. Riletture: Renate Siebert, Il razzismo 16. Riletture: Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: ORA Molte e autorevoli voci si sono levate contro la criminale, scellerata, mostruosa decisione governativa di deportare profughi innocenti nei disumani campi di concentramento libici in cui sono esposti a violenze inaudite e alla morte. Occorre che continui a farsi sentire, ed anzi si faccia ancora piu' polifonica e possente la voce della legalita' e della moralita', la voce del diritto e della coscienza, del sentimento di umanita', la voce della civilta' contro la barbarie. No alle deportazioni. No a questa flagrante violazione del diritto umano all'asilo, diritto sancito dall'art. 10 della Costituzione della Repubblica italiana, uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico. Questa e' la repubblica italiana, non la repubblica di Salo'. * E molte e autorevoli voci si stanno levando contro l'approvazione in parlamento, senza neppure dibattito nel merito ma con voto di fiducia, delle misure razziste del cosiddetto "pacchetto sicurezza". Tra altri provvedimenti vessatori e ripugnanti, due ne vogliamo qui segnalare semplicemente abominevoli. Il primo: il ridurre ipso facto a criminale ogni essere umano nato altrove che entri o si trovi in Italia con documenti non perfettamente in regola; ovvero perseguitare innumerevoli esseri umani non perche' abbiano fatto qualcosa di male, ma solo perche' esistono al mondo e magari per fuggire da guerre e dittature - e magari dalle nostre guerre, come in Afghanistan - esercita il suo diritto (il suo diritto, ripetiamolo: il suo diritto) di allontanarsi dai luoghi in cui la sua vita e' in pericolo e di chiedere aiuto dove le leggi locali e il diritto internazionale aiuto gli garantiscono. Essere migrante non e' una colpa, il migrante e' piuttosto la vittima di situazioni ingiuste che gli impediscono una vita degna e felice nel luogo in cui e' nato ed ha i suoi affetti. E l'Italia, come ogni paese civile, ha il dovere di recare aiuto al perseguitato costretto alla fuga. Si chiama diritto d'asilo: e' un fondamento del riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; tutte le grandi tradizioni storiche e di pensiero lo riconoscono. Solo i razzisti lo negano, ed e' per questo che il razzismo e' un crimine contro l'umanita' intera. L'invenzione razzista del reato di "immigrazione clandestina" e' un esempio di demenza e di crudelta', e' un rigurgito nazista. Che il parlamento respinga questa infamissima infamia. Il secondo: la legittimazione dello squadrismo: lo squadrismo, con cui comincio' il fascismo, con cui comincio' la tragedia europea che culmino' nella seconda guerra mondiale e nella Shoa'. Che il parlamento respinga ora e sempre questo orrore. * Che ogni persona di volonta' buona, ogni soggetto della societa' civile che appunto civile - e non barbaro - voglia considerarsi, ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica italiana, si opponga all'eversione dall'alto del governo razzista. Si opponga al crimine dell'apartheid. Si opponga al nazismo che torna. Cessino le deportazioni, il parlamento respinga il disegno di legge razzista. Ogni persona difenda i diritti umani di tutti gli esseri umani. Qui. Ora. 2. LE ULTIME COSE. L'IGNARO Dice il presidente del consiglio dei ministri che e' contrario all'Italia multietnica. Forse nessuno glielo ha ancora detto, e speriamo che qualche spirito pietoso provveda presto ad informarlo, ma l'Italia e' multietnica da qualche migliaio di anni. 3. LE ULTIME COSE. LA GUERRA E IL RAZZISMO Chi si e' espresso a favore del mandare i militari italiani ad uccidere la popolazione afgana, e' gia' complice del razzismo. E' gia' complice della violazione della legalita' costituzionale. E' gia' complice di quel crimine dei crimini che e' la guerra. Ammazzare i migranti in mare, come si e' fatto ieri, o farli ammazzare tra le sabbie libiche come si sta facendo oggi, o ammazzarli sul ciglio delle strade come si fa sempre, non e' cosa granche' diversa. Un omicidio e' un omicidio, che lo si commetta tra i monti dell'Afghanistan o sui flutti o lungo le coste del Mediterraneo. La guerra e il razzismo sono entrambi crimini contro l'umanita'. Anzi: nell'essenziale sono lo stesso crimine: la negazione dell'umanita' delle altre persone, e quindi la negazione di quel diritto umano che tutti gli altri diritti fonda: il diritto a vivere, il diritto a non essere uccisi. * Opporsi occorre alle deportazioni. Opporsi occorre alla schiavitu'. Opporsi occorre allo squadrismo. Opporsi occorre all'apartheid. Opporsi occorre alla guerra, agli eserciti, alle armi. Opporsi occorre a tutti i terrorismi, a tutti i poteri assassini. 4. UNA SOLA UMANITA'. STEFANO RODOTA': LA BARBARIE [Dal quotidiano "La Repubblica" dell'11 maggio 2009 col titolo "Se la politica dei barbari cancella i diritti di tutti"] Servono 10, 100, 1000 Rosa Parks all'incontrario per reagire alle proposte segregazioniste nella metropolitana milanese (Rosa Parks era la donna nera che, nel '55 in Alabama, ando' a sedersi nella parte di un autobus riservata ai bianchi, fu arrestata, ma il suo gesto avvio' la fine della segregazione). Si puo' organizzare una pacifica marcia su Milano di cittadini italiani di pelle bianca e capello liscio che vadano a sedersi in metropolitana accanto agli immigrati, anzi cedano loro il posto? Si puo' chiedere al sindaco Moratti di usare i suoi colloqui su YouTube con Red Ronnie per una serie di convinti elogi degli immigrati brutti, sporchi e cattivi, e tuttavia indispensabili? Si puo' andare a Bergamo ed esigere che si possa mendicare per piu' di un'ora? Si puo' andare nelle citta' che hanno inaugurato un protezionismo nazional-gastronomico (suppongo a difesa delle schifose pizze surgelate con pomodori cinesi e cascami di formaggio) e ordinare ad alta voce kebab, cibi aztechi e altri piatti etnici? Si puo' essere d'accordo con Vaticano e Onu nelle critiche alle politiche di "respingimento" selvaggio dei disperati che cercano di approdare sulle nostre coste? Si puo' chiedere ai mezzi d'informazione decenti di dedicare uno spazio specifico e ben identificato per segnalare gli episodi di strisciante o palese razzismo quotidiano? E infine (o prima di tutto): si puo' dire al presidente del Consiglio che il suo "no all'Italia multietnica" da una parte e' un'insensatezza, perche' basta guardare i volti delle persone per strada e si vede che l'Italia e' multietnica senza possibilita' di ritorno, e dall'altra che questo modo di parlare e' l'ennesimo, pericolosissimo rifiuto di dare al nostro paese strutture e cultura rispettose dei diritti di tutti? Capisco che a Berlusconi la Costituzione non piaccia. Ma e' il caso di ricordargli che l'articolo 3 vieta le discriminazioni basate proprio su razza, lingua e religione e che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, da lui votata, non solo ribadisce questo principio ma all'articolo 22 afferma anche la necessita' di rispettare "la diversita' culturale, religiosa e linguistica". Questi sono appunto i tratti di una societa' multietnica. Negandola, Berlusconi si pone una volta di piu' fuori dal quadro costituzionale italiano e europeo. Si deve essere intransigenti per impedire che si consolidi ancora di piu' un perverso senso comune che non e' eccessivo chiamare razzismo. Certo, si possono accogliere con compiacimento la scomparsa delle norme sui medici-spia e i presidi-spia o le bacchettate di Gianfranco Fini a Matteo Salvini, inventore dei vagoni "riservati" agli immigrati nella metropolitana di Milano. Ma il semplice fatto che queste proposte vengano ormai avanzate a getto continuo, e arrivino fino alla soglia della loro trasformazione in norme di legge, e' sconvolgente, e' il segno di una regressione civile che rischia di cambiare nel fondo il modo d'essere della societa' italiana. Quando parlamentari, presidenti di Regione, sindaci, persone con responsabilita' pubbliche fanno schiette dichiarazioni di razzismo, si producono almeno due effetti. Il primo riguarda il fatto che il cosiddetto "cittadino comune" si senta legittimato non solo a pensare nello stesso modo, ma a tenere comportamenti che rispecchiano appunto la linea dettata dai suoi rappresentanti, innescando forme di rifiuto dell'immigrato che arrivano, come tristemente ci ricordano le cronache, fino all'assassinio. La societa', in questo modo, conosce la barbarie, alla quale rischia di assuefarsi. Il secondo effetto riguarda la raccolta del consenso, "lo stare sul territorio", l'essere in sintonia con il "popolo". Non ho dubbi sul fatto che la sinistra, nelle sue varie declinazioni, abbia gravemente indebolito le sue capacita' di "leggere" e interpretare trasformazioni e bisogni della societa' italiana seguendo le chimere del partito leggero, affidando la propria capacita' rappresentativa alla presenza nei talk show televisivi, divenendo oligarchica, accettando la logica della pura "democrazia d'investitura" che interrompe proprio il circuito della comunicazione continua con i cittadini. Ed e' vero che la Lega si e' insediata anche in questo vuoto. Ma, fatta questa constatazione e considerata la necessita' di tornare ad altre forme di rapporto con i cittadini, si puo' poi sottovalutare il modo in cui tutto questo e' avvenuto, la sollecitazione continua di pulsioni verso identita' aggressive, in una parola la costruzione dell'"altro" come nemico? Una lunga condiscendenza ha fatto si' che questo atteggiamento si consolidasse. Sono state degradate a folklore le parole pesanti e irriferibili di sindaci e parlamentari della Lega, i maiali trascinati sui terreni destinati alla costruzione di una moschea. Si e' pensato che le cene del lunedi' ad Arcore tra Berlusconi e Bossi servissero davvero a disinnescare le "bravate" dei capi leghisti. Invece la deriva e' continuata, si e' trasformata in linea politica sempre piu' esibita (perche' lamentarsi poi delle reazioni dell'Unione europea, che mi auguro sempre piu' vigili e dure?), ha trovato nelle ultime parole di Berlusconi una sorta di benedizione finale. Non e' mai troppo tardi per reagire, per impegnarsi seriamente nel contrastare questa resistibile ascesa. Bisogna farlo essendo consapevoli di quel che stiamo perdendo. Il rispetto della dignita' delle persone, degradate ad oggetto da accettare o respingere come un carico piu' o meno avariato, a merce da sfruttare da parte di imprenditori rapaci. Il rispetto del principio di eguaglianza, quando l'immigrato e' discriminato davanti alla legge per questa sua condizione personale (lo vieta l'articolo 3 della Costituzione). Il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, quando salute, istruzione, possibilita' di sposarsi vengono negati o compressi, cancellando cosi' una idea di cittadinanza che consiste in un insieme di diritti che ci appartengono in quanto persone e che ci accompagnano quale che sia il luogo del mondo in cui ci troviamo. Quando si aprono questi varchi, ci si riferisce formalmente agli immigrati, ma in realta' si creano le premesse per mettere in discussione le liberta' di tutti. E' gia' avvenuto. Possiamo rassegnarci a vivere in un paese incivile? 5. UNA SOLA UMANITA'. GABRIEL BERTINETTO INTERVISTA BENJAMIN BARBER [Dal quotidiano "L'Unita'" dell'11 maggio 2009 col titolo "Intervista a Benjamin Barber. L'Occidente e' gia' multietnico, Berlusconi guarda al passato" e il sommario "Il politologo americano, oggi ospite di 'Reset' a Milano, definisce 'falsi' gli argomenti xenofobi. Nelle citta' spazi comuni per culture diverse] Le citta' per natura favoriscono l'integrazione multietnica. Ad ostacolarla intervengono scelte politiche che sfruttano le paure irrazionali della gente, soprattutto in tempi di crisi. Cosi' dice all'"Unita'" il politologo Benjamin Barber, relatore oggi al convegno organizzato da "Reset" a Milano: "La citta', uno spazio comune, molte culture". * - Gabriel Bertinetto: Professor Barber, suscita clamore in Italia il no del premier Berlusconi alla multietnicita'. Ma una societa' monoetnica e' un'opzione praticabile nel mondo moderno? - Benjamin Barber: Assolutamente no. Berlusconi non respinge un potenziale sviluppo del futuro, ma una realta' gia' in atto. L'Italia e' parte di un mondo multietnico e culturalmente interdipendente. Tanto che nel mio Paese, gli Stati Uniti, per la prima volta abbiamo un capo di Stato genuina espressione di questa molteplicita'. Il vostro presidente del Consiglio dice no al presente, e si' al passato. Vuole irrealisticamente retrocedere a qualcosa che non esiste piu'. * - Gabriel Bertinetto: Considerazioni morali a parte, rifiutare la multietnicita' conviene? - Benjamin Barber: E' un danno, perche' la logica dell'immigrazione e' economica. Coloro che legalmente o clandestinamente lasciano la Libia per l'Italia, il Marocco per la Spagna, il Messico per gli Usa, il Guatemala per il Messico, lo fanno spinti da motivazioni prettamente economiche. Chi da fuori viene in Italia, non lo fa per trasformarla in una societa' multietnica, ma per trovare un'occupazione. L'economia globale richiede una forza lavoro mobile. Quando Berlusconi parla contro l'immigrazione, rifiuta la logica della globalizzazione. Come proprietario di un'azienda mediatica di dimensioni internazionali, dovrebbe essere il primo a saperlo. * - Gabriel Bertinetto: Gli argomenti sovente usati dagli xenofobi sono: ci rubano il lavoro e rendono le nostre citta' insicure. Che fondamento hanno? - Benjamin Barber: Le statistiche non confortano l'ipotesi che gli immigrati siano tendenzialmente piu' dediti ad attivita' criminali che non i locali. La delinquenza e' universalmente ripartita. Non e' vero poi che portino via il posto ai gia' residenti. Vengono a svolgere i lavori offerti dal mercato. Gli argomenti degli xenofobi sono falsi ma servono a personaggi ccome Berlusconi da voi, o Cheney da noi, per cavalcare le paure dei concittadini e trarne vantaggi politici. * - Gabriel Bertinetto: Ci sono modelli di sviluppo architettonico e urbano che possono meglio aiutare l'integrazione etnica? - Benjamin Barber: In realta' le citta' per loro natura sono organismi multiculturali. Negli ultimi 40 anni in alcune metropoli la popolazione e' cresciuta di 30 o 40 volte. E questo non per germinazione interna ma grazie ad afflussi massicci dall'esterno. Sono individui mossi dal bisogno di un lavoro, dal desiderio di cambiare vita, dalla necessita' di sottrarsi ad ambienti ostili. La citta' e' per se stessa fondata sull'anonimato e sulla contiguita' di comunita' diverse. E' vicinanza, comunicazione. Non esiste il problema di disegnare gli spazi urbani in maniera da favorire una multiculturalita' che e' gia' ad essi intrinseca. * - Gabriel Bertinetto: Puo' esserci pero' scontro anziche' integrazione. Come evitare l'uno e favorire l'altra? - Benjamin Barber: In un agglomerato urbano si manifestano due tendenze. La stessa persona all'interno del suo quartiere vive le condizioni dell'identita' culturale originaria, ma nel rapporto con le istituzioni, attraverso la sua attivita' lavorativa, facendo uso dei mezzi di trasporto, sperimenta un costante processo di integrazione. La compresenza di comunita' etniche diverse nella medesima citta' alimenta questa doppia esposizione culturale di ogni singolo individuo. Un nigeriano, che faccia il taxista a Londra o Parigi, ed abiti in un quartiere popolato da suoi connazionali, si trova ad essere simultaneamente un africano all'estero ed un cittadino cosmopolita. Se una citta' non esprime le sue potenzialita' naturali di integrazione e armonica interdipendenza e' a causa di scelte politiche. * - Gabriel Bertinetto: L'Italia e' una terra di ex-emigranti. La religione cristiana predica la fratellanza. Eppure ne' l'esperienza storica, ne' le radici culturali sembrano averci vaccinato a sufficienza contro il morbo del razzismo. Perche'? - Benjamin Barber: Il miglior vaccino puo' essere inefficace se il virus e' potente. La crisi economica in corso e' uno di quei virus che spianano il terreno a chi propugna la politica della paura e ostacola il cammino ai fautori della politica della speranza. Ecco perche' e' facile oggi per Berlusconi martellare la gente con messaggi pericolosamente reazionari. 6. UNA SOLA UMANITA'. SERGIO SINIGAGLIA: DA PATRASSO AD ANCONA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 maggio 2009 col titolo "Rifugio Ancona. La porta chiusa all'oriente" e il sommario "Altra Italia. Un'inquietante rete metallica nel porto dorico delimita il perimetro dell'area sbarchi e imbarchi dalla Grecia, un muro eretto contro rifugiati e immigrati che scappano da guerre, carestie e poverta'. La via di fuga dei nuovi dannati della terra passa per Patrasso"] Ancona porta d'oriente. Questo lo slogan, un po' da marketing pubblicitario, che periodicamente l'amministrazione comunale di turno, il politico in campagna elettorale, il giornale locale, lanciano senza senso del ridicolo. Peccato che questa presunta "porta d'oriente" sia in realta' sempre piu' blindata. Del resto chiunque oggi decida di imbarcarsi dallo scalo dorico per la Grecia, arrivato in prossimita' della zona portuale, si trova di fronte ad una inquietante rete metallica che delimita il perimetro dell'area degli sbarchi e degli imbarchi. Una barriera come ci trovassimo in prossimita' di un check point e non di un porto dove prendere un traghetto per una vacanza al mare. Un "muro" che simboleggia la nuova cortina di ferro verso i "dannati della terra" che fuggono da guerre, poverta', carestie e mettono a repentaglio la propria vita e quella dei loro cari per approdare sulle nostre coste. E il porto di Ancona, in questi ultimi anni, e' diventato un punto sempre piu' caldo per quanto riguarda i tentativi di passare la frontiera. Periodicamente la cronaca propone casi drammatici di migranti stritolati dalle ruote del tir dove si erano nascosti, sotto la "pancia" del mezzo. L'ultima tragedia e' capitata domenica 29 marzo. Un ventenne iracheno, Aiman, si era aggrappato al semiasse per evitare i controlli, ma probabilmente stremato dal viaggio, dopo che il mezzo ha passato la dogana, ha lasciato la presa ed e' rimasto schiacciato dalle ruote. Il 6 dicembre del 2006 due bosniaci, Ferid Sulejmanovic di 33 anni e Sejdo Seferovic di 37, nel tentativo di raggiungere dei parenti a Roma e Cagliari, sono morti, probabilmente asfissiati, in un tir. E' andata meglio a Ebrahim, afgano di 16 anni, nascosto sotto un pullman che riportava a casa da Atene una gita scolastica di studenti di Chieri. Dopo essersi nascosto nella stiva, si e' appeso ad una traversina ed e' riuscito ad arrivare fino alla localita' piemontese, dove crollato dalla stanchezza e' stato subito soccorso. Non sono stati cosi' fortunati altri due giovanissimi, Khaled, sbarcato ad Ancona il 22 giugno dello scorso anno, sempre sotto un tir, e morto in autostrada a Forli' prostrato dallo sforzo, e Zaher, schiacciato il 10 dicembre del 2008 a Mestre. Una situazione sempre piu' drammatica che ben conosce la sezione anconetana del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati, una onlus attiva anche a Venezia e Brindisi dal 2001. Il Cir ha un ufficio proprio dentro l'area portuale ed ha il compito di ascoltare i cosiddetti "clandestini" individuati per verificarne la provenienza, i motivi del viaggio e l'eventuale richiesta d'asilo. Sandra Magliulo, una delle operatrici del Consiglio, ci spiega come inizialmente non avevano l'autorizzazione per accedere alle navi. Poi dal luglio 2007 sono riusciti ad avere il permesso. "Dal 2001 ad oggi - ci racconta - e' triplicato il numero delle persone che a Patrasso attendono l'occasione buona per nascondersi e imbarcarsi. Ora si parla di duemila persone soprattutto di nazionalita' afgana. Aspettano di passare per venire in Italia, ma molti, la maggior parte, per attraversare il nostro Paese e congiungersi con i familiari. Il nostro e' soprattutto un posto di transito. Cercano di passare il porto di Ancona per andare verso il nord Europa". Non sono pochi coloro che dopo aver dichiarato che vogliono raggiungere la famiglia all'estero, decidono di non scendere e tornano indietro, per poi tentare la fortuna dopo qualche giorno. "A volte - dice Sandra - il mediatore non arriva e quindi non facciamo in tempo ad ascoltarli". Scelgono la Grecia e non l'Albania perche' sanno che li' ci sono maggiori controlli in quanto Paese extra-Schengen, mentre da Patrasso hanno qualche possibilita' in piu'. Il tragitto classico e' Afghanistan-Turchia-Grecia. La maggior parte sono uomini e molti scappano per motivi di lavoro. L'eta' media e' molto bassa: 17-23 anni. "Sono persone che meriterebbero di essere tutte aiutate - sottolinea Sandra Magliulo - ma dobbiamo fare i conti con la nostra legislazione, non solo quella italiana, visto che il Regolamento di Dublino, norma comunitaria, vincola gli individui e non da' a nessuno l'opportunita' di scegliere dove richiedere asilo". Nel caso, abbastanza raro, di essere accolti si viene inseriti nelle strutture del Comune e della prefettura. Per i minori c'e' un centro di prima accoglienza in un quartiere della citta'. Una palazzina con giardino. Poi quelli che rimangono vengono trasferiti in un'altra comunita' data in gestione ad una cooperativa. Ancona ha il primato in Italia per il rapporto minori-popolazione locale (210 minori all'anno). Per i maggiorenni c'e' un punto qualificato ad Arcevia, a quaranta chilometri dal capoluogo. I casi piu' disperati sono proprio quelli dei minori che si aggregano agli adulti dietro le carovane. Al Cir si sono trovati di fronte un bambino di sei anni arrivato con altri ragazzini, il piu' grande ne aveva 11. Sandra denuncia condizioni di lavoro difficili perche' non ci sono strutture di prima accoglienza adeguate alla situazione. Con la polizia di frontiera ci dice "ora va molto meglio, mentre all'inizio le cose non sono state semplici". Le cose saranno pure migliorate ma i respingimenti sono all'ordine del giorno e la polizia non gode di una buona fama. Ce lo confermano i giovani dell'Ambasciata dei diritti. L'Ambasciata e' nata da alcuni anni. Si occupa di fornire assistenza e sostegno legale gratuito accessibile a tutti i migranti, compresi quelli privi di titolo di soggiorno. Sotto questo aspetto rappresenta ormai nel territorio regionale una realta' affermata e un punto di riferimento grazie al lavoro quotidiano a fianco dei migranti e al livello di competenza garantito anche dalla collaborazione con associazioni giuridiche che possono contare su un'esperienza pluriennale sull'immigrazione a livello nazionale. Gestisce anche un front office, con operatori qualificati, oltre che ad Ancona, a Falconara, Senigallia, Jesi e Macerata. Va detto che nel territorio comunale e' ben presente un folto numero di associazioni, oltre a Cgil, Cisl e alla stessa Ambasciata, che sono molto attive su questo fronte. E poche settimane fa proprio l'Ambasciata dei diritti ha promosso una importante iniziativa nel capoluogo regionale il cui scopo, come ci ha spiegato Pietro, e' stato proprio quello di denunciare la prassi illegale della polizia di frontiera che in modo arbitrario rende alquanto difficile la possibilita' che chi arriva possa fare richiesta di asilo. E l'incontro promosso dall'associazione, "Diritto di asilo negato. Migranti e richiedenti asilo tra Ancona e Patrasso", ha visto l'intervento di Mariani', una giovane rappresentante dell'associazione "Kinisi" che proprio nella localita' greca di frontiera da due anni svolge la propria attivita' per aiutare i migranti. La situazione a Patrasso e' ormai drammatica. Nella zona in prossimita' del porto da tempo si e' formato un villaggio fatto di piccole "abitazioni" costruite con cartone e legno, dove i tanti che provano la fortuna vivono in condizioni allucinanti. "Non hanno acqua, gas, elettricita' - ci racconta Mariani' - e cercano di provvedere come possono, collegandosi con le reti del Comune". Anche con il rischio di rimetterci la vita come e' successo tempo fa a chi si era collegato con la centralina vicina alla piccola bidonville. Una parte degli abitanti del quartiere limitrofo ha creato un'associazione anti-immigrati dal significativo nome "Saccheggio della citta'". La polizia si comporta con la consueta durezza di fronte a questi casi. Controlli pesanti, pestaggi e tutto l'armentario repressivo a cui purtroppo siamo abituati anche noi in Italia. Chi non ce la fa a passare ad Ancona e torna indietro viene chiuso nei container, senza bagno e acqua, cibo fornito una volta al giorno, ma non sempre. Insomma in prigione, anzi peggio. I ragazzi di "Kinisi" fanno del loro meglio portando vestiti, da mangiare e da bere. Anche li' le associazioni si mobilitano. Intanto da un anno sono riuscite a far entrare nel ghetto una postazione di "Medici senza frontiere". Poi hanno fatto una manifestazione per denunciare la situazione al resto della citta', ignara di cosa accade a poche centinaia di metri. "Da dicembre - denuncia Mariani' - la polizia si e' fatta piu' aggressiva nei nostri confronti". E' notizia di queste ore che il ministro dell'interno greco ha deciso di trasferire tutti i profughi in una ex base militare fuori Patrasso, e tra poche settimane l'attuale campo verra' raso al suolo. Ancona e Patrasso sono due facce della stessa medaglia. Ne emerge un quadro fatto di soprusi, violenze, difficolta' enormi ad essere accettati come profughi, a fronte di persone che hanno bisogno di solidarieta' e inclusione. In una situazione del genere, come abbiamo visto, diventa centrale il ruolo degli avvocati come prezioso supporto ai tanti casi di ordinaria ingiustizia. "Chiunque arriva in una zona di frontiera - dice Paolo Cognini, avvocato jesino oltre che leader storico del centri sociali marchigiani e consulente dell'Ambasciata - nel nostro caso al porto, dovrebbe essere debitamente informato sui diritti che ha dal punto di vista della richiesta di rifugiato che gli consentirebbe di rimanere nel territorio italiano pur nelle condizioni di restrizione per le modifiche intervenute nella normativa". Cognini evidenzia come chi arriva da Patrasso, nella maggior pare dei casi, proviene da Iraq e Afghanistan, quindi da zone di guerra. La Grecia, tra l'altro, piu' volte e' stata denunciata dalla Corte di giustizia europea per la mancanza di tutele per i richiedenti asilo. "Altro problema grave - prosegue - e' quello dei minori. Infatti secondo la nostra legge qualsiasi minore che arriva in Italia non puo' essere respinto o espulso, tranne problemi gravissimi di sicurezza per lo Stato, e quindi dovrebbe avere diritto all'assistenza". Ultima questione, estremamente delicata, riguarda la repressione del reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina. La legislazione prevede fino a quindici anni di reclusione, ma Paolo Cognini ci spiega come a farne le spese non siano le reti di trafficanti legati alla grande criminalita', ma spesso amici, genitori, conoscenti, che hanno un rapporto affettivo con il migrante. "Mi stanno capitando casi di persone - conclude - che si trovano in carcere da molto tempo e che devono affrontare processi assolutamente sproporzionati dal punto di vista dei possibili esiti rispetto al fatto reale che il piu' delle volte non riguarda trafficanti ma relazioni amicali". A poche centinaia di metri dal porto di Ancona, dopo quella rete metallica simbolo dell'assurdita' delle nostre leggi, c'e' il corso principale della citta'. Ogni sera va in onda lo "struscio" che coinvolge centinaia di anconetani. Ignorano che poco distante dalla loro passeggiata, con sempre maggiore frequenza, ci sono persone, spesso loro giovani coetanei, che aggrappati disperatamente ad un tir cercano di passare il nuovo muro edificato dall'occidente. Il muro della vergogna. * Postilla. Dall'Afghanistan e dall'Iraq gli aspiranti rifugiati Nel 2008 la sede di Ancona del Consiglio italiano per i rifugiati e' entrata in contatto con 1.167 immigrati, tra quelli che tentavano di passare la frontiera e quelli gia' presenti che si sono rivolti al Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) per problemi per il permesso di soggiorno. Di questi 1.667, 135 persone hanno visto accogliere la richiesta di asilo e sono state accolte in strutture convenzionate con la prefettura. Per quanto riguarda la loro nazionalita' le cifre piu' importanti riguardano gli afgani (71) gli iracheni (22), gli iraniani (14), i pakistani (13). 282 sono invece gli immigrati che gia' abitano nel nostro territorio e si sono appunto rivolti allo sportello del Cir per questioni burocratiche. 752 invece sono stati respinti. Analizzando la provenienza di questi ultimi rimandati indietro dalla polizia di frontiera, rimane confermato il dato sull'Afghanistan (237 di cui 61 minori), ma sono anche importanti i numeri riguardanti le altre nazioni: l'Iraq (234, 38 i minori), l'Iraq curdo (56), la Somalia (56), l'Albania (47), la Turchia 19, la Palestina (17). Dal punto di vista del sesso, 572 erano maschi e 53 le donne, mentre 127 i minori. 7. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili informazioni e proposte. 8. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. RILETTURE. LAURA BOELLA: HANNAH ARENDT Laura Boella, Hannah Arendt. Agire politicamente. Pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 240, lire 28.000. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 10. RILETTURE. ADRIANA CAVARERO: ORRORISMO Adriana Cavarero, Orrorismo. Ovvero della violenza sull'inerme, Feltrinelli, Milano 2007, pp. 176, euro 14. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 11. RILETTURE. SIMONA FORTI: IL TOTALITARISMO Simona Forti, Il totalitarismo, Laterza, Roma-Bari 2001, pp. X + 144, euro 9,30. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 12. RILETTURE. MARIA LAURA LANZILLO: IL MULTICULTURALISMO Maria Laura Lanzillo, Il multiculturalismo, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. X + 154, euro 10. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 13. RILETTURE. MARTHA C. NUSSBAUM: GIUSTIZIA E AIUTO MATERIALE Martha C. Nussbaum, Giustizia e aiuto materiale, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 110, euro 9. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 14. RILETTURE. DANIELA PADOAN: LE PAZZE Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005, pp. 432, euro 9,50. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 15. RILETTURE. RENATE SIEBERT: IL RAZZISMO Renate Siebert, Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003, pp. 172, euro 17,20. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 16. RILETTURE. SUSAN SONTAG: DAVANTI AL DOLORE DEGLI ALTRI Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003, pp. IV + 116, euro 13. Un utile strumento per la riflessione e per l'impegno. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 818 del 12 maggio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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