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Nonviolenza. Femminile plurale. 248
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 248
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 7 May 2009 09:36:38 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 248 del 7 maggio 2009 In questo numero: 1. Anna Corsi: Violenza 2. Giusi Brega intervista Luisa Muraro 3. Bruno Gravagnuolo intervista Luisa Muraro 4. Silvia Neonato intervista Luisa Muraro 5. Manuela Cartosio: Porto Tolle 6. Marinella Correggia: Accesso al fuoco 1. DIRITTI UMANI. ANNA CORSI: VIOLENZA [Attraverso Normanna Albertini (per contatti: normin56 at aliceposta.it) riceviamo e diffondiamo questo intervento scritto per il notiziario della Rete Radie' Resch da Anna Corsi, assistente sociale in alcuni comuni del reggiano] "Sono nata in una famiglia povera composta da nove fratelli. Quando era piccola sono sempre stata maltrattata perche' mia madre era instabile mentalmente e mio padre era un alcolizzato. Spesso lui la picchiava davanti a noi fratelli. Sono cresciuta da sola perche' nessuna struttura mi ha mai accolta e perche' non avevo nessuno con cui confidarmi per parlare dei miei problemi. Mi tenevo tutto dentro: la differenza tra me e le mie amiche mi faceva vergognare, perche' non potevo andare a scuola, dovevo lavorare la terra e occuparmi della casa. Poi, un giorno, ho letto un annuncio sul giornale, e stanca di quella vita ho deciso di venire in Italia. Sono stata vittima della tratta per anni, fino a quando non ho conosciuto delle persone che mi hanno aiutato ad uscirne. Ancora oggi i miei genitori non sanno niente di quello che ho vissuto: preferiscono non sapere quello che mi e' accaduto, non mi vogliono ascoltare. Sono stata molto male nella mia vita, ma ora voglio iniziare a stare bene". M. e' una giovane donna gia' vittima da bambina della violenza in famiglia. E' proprio qui che ha avvio, come in tante storie di donne maltrattate, la prima interiorizzazione delle violenza. Quando non c'e' nessuno con cui parlare, quando la violenza e' continuativa, si protrae nel tempo e diviene strutturale, il bambino interiorizza e assorbe tali comportamenti che posssono poi compromettere la formazione dell'identita' e la relazione con gli altri nel corso della vita. A volte la violenza vissuta in famiglia si ripete poi nei rapporti con l'altro sesso, con i colleghi di lavoro o nei confronti dei figli, con i quali diviene difficile avere un atteggiamto "curante" e attento. Ci sono pero' anche bambini che riescono, fortunatamente, ad avere attorno a se' anche figure positive nelle situazioni di violenza assistita, come una nonna o una persona esterna al nucleo, la quale diviene "curante" e "riparatrice". Alice Miller, nel suo saggio La persecuzione del bambino, descrive proprio le infanzie di alcuni personaggi divenuti famosi quali Buster Keaton o Pablo Picasso, i quali hanno subito traumi in giovane eta', ma hanno avuto dalla loro parte anche figure di riferimento positive. * Nel mondo la situazione della violenza sulle donne e' drammatica: basti pensare alle bambine prostitute, all'altissimo numero di bambine desaparecide, alla costrizione di matrimoni combinati cui sono sottoposte o alla sfigurazione della faccia con l'acido da parte di uomini che le vogliono schiavizzare. Per non parlare del controllo delle nascite, che in Cina come in altri stati ha sempre visto l'aborto come strumento di selezione, privilegiando in ogni modo il sesso maschile, anche per quanto concerne gli aspetti di cura e di nutrimento. Senza giungere a tali discriminazioni, pare pero' che anche in Italia la situazione del rapporto tra i sessi non sia cosi' rosea: basti pensare che da una indagine Istat risulta che "oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita. La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) e la grandissima maggioranza (oltre il 90%) non e' mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza e' stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'eta' media delle vittime: ben un milione e 400.000 (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni". Considerati i dati dell'indagine, pare che la paura di denunciare sia ancora troppo alta, cosi' come la disinformazione nei confronti della legge che tutela i minori vittime di abusi. Ci vuole ancora un grande impegno da parte di tutti, a partire dallo Stato, perche' sostenga i centri antiviolenza che accolgono le donne maltrattate, e favorisca, la' dove l'abuso e' stato perpetrato, la collaborazione piu' attiva da parte delle forze dell'ordine in difesa delle donne maltrattate. * Il 2 ottobre viene festeggiata la giornata per la nonviolenza: in proposito ricordo il messaggio di Gandhi il quale sosteneva che la violenza genera solo altra violenza. Allo stesso modo un bambino trascurato potra' diventare trascurante e un bambino abusato potra' diventare un uomo abusante. E' proprio nel fermare il circolo di violenza che rinasce la vita e dunque un sano rapporto con se stessi e con gli altri, in modo che l'altro non sia piu' soggiogato ai voleri del piu' forte, ma sia libero di diecidere e di poter esprime cio' che e'. La persona dura di cuore manca di capacita' di compassione e perde la dimensione della vera relazione con gli altri, la quale presuppone sempre un interscambio pacifico. In proposito Martin Luther King, ne La forza di amare, scrive: "L'individuo duro di cuore non vede mai le persone come persone, ma piuttosto come oggetti o come denti impersonali in una ruota in perenne movimento; nell'immensa ruota dell'industria egli vede gli uomini come mani; nella massiccia ruota della vita di una grande citta', vede gli uomini come dita di una moltitudine; nella ruota mortale della vita di guerra, vede gli uomini come numeri in reggimento. Egli insomma, spersonalizza la vita... Gesu' ci ammonisce che la vita buona congiunge in se' la prudenza del serpente e la semplicita' della colomba". 2. RIFLESSIONE. GIUSI BREGA INTERVISTA LUISA MURARO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa su "Nea", aprile 2009] - Giusi Brega: Da profonda conoscitrice del femminismo, quali sono state le vere conquiste del movimento e dove invece questo ha fallito? - Luisa Muraro: Con il femminismo ci sono stati in effetti molti cambiamenti, alcuni dei quali costituiscono dei guadagni di civilta' per tutti, donne e uomini. Al primo posto io metto il senso libero della differenza sessuale. In passato uomini e donne dovevano conformarsi a dei modelli imposti, secondo il sesso di appartenenza e il sistema dell'eterosessualita' obbligatoria. Inutile ricordare che, nel modello femminile, c'era anche la sottomissione all'uomo. Oggi, i rapporti fra i sessi sono diventati piu' complicati e fragili, ma perche' piu' liberi, e la differenza sessuale s'incarna nella singolarita'. Fra le conquiste, metto anche il miglioramento dei rapporti fra donne, a cominciare da quelli fra madri e figlie. Le madri hanno smesso di imporre alle figlie la legge del padre. Piu' in generale, si puo' dire che e' finito il patriarcato. A questi cambiamenti ne sono seguiti altri, la medicina s'interessa della salute delle donne, le donne stanno diventando la parte piu' colta e istruita del corpo sociale e sono entrate alla grande nel mercato del lavoro. (Ci sono problemi, sia chiaro, ma detesto la politica che fa leva sul lamento e la recriminazione). Non si puo' ancora chiamare fallimento, ma e' certo che non siamo (ancora) riuscite a far intendere il vero spirito del femminismo del XX secolo, che non riguarda il confronto con gli uomini ma la presa di coscienza e la libera realizzazione di se', nella indipendenza da modelli esteriori. Abbiamo fallito in pieno nell'introdurre un uso corretto di maschile/femminile per i nomi di professioni e cariche che in passato erano solo maschili, come deputato, sindaco, architetto... In Italia (il fenomeno e' solo italiano) regnano il disordine e la sciatteria. C'e' poi la questione dell'aborto, che non si osa sollevare per le reazioni dei politici, poco appropriate. La posizione femminista (da molti confusa con quella radicale) era di mettere l'aborto fuori dal diritto, depenalizzarlo cioe', per trovare risposte piu' giuste: non e' stata recepita dal diritto e ha prevalso la "soluzione" di legalizzarlo, cioe' di sottoporlo alla legge, come ora si e' fatto per il fine vita. Per me, la sovrapposizione tra quello che e' giusto/ingiusto, e quello che e' legale/illegale, non ci aiuta ad operare secondo giustizia. Non so se fallimento sia la parola esatta, ma e' triste constatare che la prostituzione non e' calata. Piu' difficile valutare l'andamento di un altro triste fenomeno, quello della violenza sessista e familiare: per combatterlo, c'e' l'impegno di molte, c'e' un inizio di presa di coscienza maschile, per cui sono meno pessimista. * - Giusi Brega: Oggi ha ancora senso portare avanti battaglie "femministe"? Se si', quali sono? - Luisa Muraro: Questo linguaggio, che risale all'Ottocento, mi piace abbastanza, ma attenzione che il femminismo dei nostri tempi bisogna vederlo non come una serie di battaglie, ma come un campo di battaglia, dove si scontrano idee, posizioni e interessi contrastanti che riguardano tutta la societa', e non soltanto le femministe. Per esempio, certe proposte linguistiche che vengono da Bruxelles sull'uso di maschile/femminile, sono avversata da molte femministe e da altri che femministi non sono. Sul campo di battaglia del femminismo, i cambiamenti possibili sono molti e molte quindi le battaglie. Una fra le maggiori riguarda la cosiddetta conciliazione fra lavoro retribuito e maternita'. Che forse, come parola, non e' adatta, perche' si tratta non di conciliare ma di ripensare il lavoro e la sua organizzazione, in generale, per farvi entrare, positivamente, le esigenze e le esperienze della cura della vita. Un discorso simile bisogna fare anche per la partecipazione delle donne alla vita politica, che esige meno adattamento femminile e piu' messa in questione maschile. * - Giusi Brega: Donne sempre piu' mascoline e uomini che pare abbiano perso i caratteri distintivi tradizionali dell'autorita' e della forza. La differenza esiste ancora? Quali sono le cause di questa "confusione"? - Luisa Muraro: Ottima questione: caduti i ruoli fissi e i compiti differenziati, si ha l'impressione che stiamo entrando nella confusione o, peggio, nell'indifferenza sessuale. Non e' un'impressione sbagliata, e' il risvolto inquietante della liberta'. Il cambiamento in corso mostra tuttavia di avere una direzione. Gliela da' il sentimento, presente nella maggioranza delle donne, che l'essere donna e' un titolo di umanita' cui non manca nulla, neanche l'apertura all'assoluto. Quello che e' stato fino a ieri causa di discriminazione, "e' una donna", sta diventando un titolo di eccellenza. * - Giusi Brega: C'e' chi sostiene l'importanza di garantire quote rosa per rompere il "tetto di cristallo" e favorire l'ingresso delle donne ai vertici economico-politici del Paese; e chi, invece, e' contrario e preferisce puntare sulla meritocrazia e sul valore individuale. Lei da che parte sta? - Luisa Muraro: Ne' dall'una ne' dall'altra. Mi sembrano varianti di una stessa visione progressista e io non sono progressista, ossia non cerco quello che mi sta a cuore sui percorsi stabiliti da altri con i loro criteri e i loro tempi. Io dico: se c'e' veramente bisogno di donne nel governo della cosa pubblica, gli uomini facciano un passo indietro e noi faremo la nostra parte. Il mio personale impegno e' un altro, consiste nello scoprire in me, nelle altre, nella realta' storica, la grandezza femminile e affermarla qui e ora, subito, con i mezzi che abbiamo. Alzando il cielo e allargando l'orizzonte, si otterranno anche i guadagni dell'emancipazione, come parita', carriera, ecc., se una li vuole. Ma non riduciamoci a questo! * - Giusi Brega: Ha fondato la Libreria delle donne a Milano e la comunita' filosofica Diotima. Quali sono i tratti essenziali dello stare insieme tra donne? - Luisa Muraro: Lo stare tra donne e' come galleggiare su un mare di emozioni profonde e oscure. Se frequenti le tue simili per scelta, o se ne fai una scelta, e' un'esperienza che vale la pena di essere vissuta, non ci si annoia mai, come capita invece con gli uomini, che sono creature interessanti ma piu' semplici. Ci sono due versanti dello stare tra donne. C'e' quello della tradizionale complicita' femminile, per cui ci aiutiamo, ci capiamo, ci intendiamo al volo, dove si incontra solidarieta' e generosita', qualche volta si ride, qualche volta si piange e si affronta insieme le difficolta' della vita. L'altro versante e' quello delle situazioni nuove in cui ci ritroviamo sempre piu' numerose, in un mondo che e' stato disegnato da uomini e dove la presenza di molte donne non era prevista. Su questo versante le cose a volte diventano difficili, perche' non ci sono ancora le necessarie mediazioni, per cui si cade in preda a emozioni elementari, come l'ansia, la diffidenza o l'invidia, con piu' frequenza quando si e' tese alla propria autoaffermazione. Naturalmente, se si condivide un progetto che cambia lo stato delle cose, se si ha pratica di un agire relazionale, questo aiuta ad affrontare le difficolta' dei rapporti con altre donne, anzi a viverle come occasioni per irrobustire se stesse e far nascere societa' femminile (senza la quale, non esiste liberta' per le donne, come la storia insegna e il femminismo ricorda). * - Giusi Brega: Per le donne esistono spazi sufficienti oggi per confrontarsi e discutere? - Luisa Muraro: Gli spazi esistono o comunque si trovano occupando quelli che ci sono. Per un confronto tra donne negli spazi pubblici, vedo semmai il problema che la societa' femminile e' ancora gracile. Ma quello che ci manca veramente, e' il tempo. Alle donne scarseggia drammaticamente il tempo per se'. Per trovarlo, a volte bisogna farsi violenza. Questo dei tanti, troppi, impegni che hanno oggi le donne e' un problema grave e generale, che prima o poi dovra' essere affrontato con mezzi efficaci. * - Giusi Brega: Lei ha approfondito lo studio delle protagoniste della mistica cristiana. Cosa l'ha colpita di piu' e cosa la continua ad affascinare di queste figure? - Luisa Muraro: A parte loro, mi ha colpito il fatto storico della loro esistenza non tramandata, non iscritta nella tradizione: ho studiato molti anni in due universita' cattoliche, Lovanio e Milano, e nessuno ce ne parlava o ce ne parlava adeguatamente e ancor oggi (dopo il femminismo e i nostri studi, di esse si parla), si tende a ridurle a figure edificanti assimilabili o gia' assimilate. Di loro stesse mi ha colpito, detto con parole di Carla Lonzi, che sono donne meno illuse di altre, meno compromesse, piu' salde nell'esperienza personale, con un nucleo indistruttibile nella riconosciuta fragilita'. Infine e soprattutto, mi ha colpito l'originalita' del loro pensiero, che, pur nelle grandi differenze tra l'una e l'altra, tra un'epoca e l'altra, si puo' riassumere nella proposta di una teologia in lingua materna, che vuol dire fare conto sulla mediazione vivente e non sulle dottrine costruite. I risultati sono sorprendenti, basta pensare a quanto sono differenti e quanto coincidenti, nella loro teologia, donne come Giuliana di Norwich, da una parte, e Margherita Porete, dall'altra. 3. RIFLESSIONE. BRUNO GRAVAGNUOLO INTERVISTA LUISA MURARO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "L'Unita'" del 30 marzo 2009 col titolo "Al mercato della felicita'. Intervista a Luisa Muraro"] "Non sono un'esperta di politica, ma compro 'l'Unita'' tutti i giorni e vorrei farvi coraggio per le vostre battaglie... Quel che posso dirvi e' di perseverare. Nel rompere, se vi riesce, i ghetti della 'rappresentanza'. E portare li' la voce di chi lotta per cambiare l'ordine simbolico del potere, da dentro la vita. Prima di tutto la voce delle donne". Intervista controversa e difficile quella con Luisa Muraro, vicentina, 69 anni, leader culturale delle femministe italiane, fondatrice della Liberia delle donne. Difficile, perche' piena di concetti ostici. Fra i quali "l'ordine simbolico", architrave della filosofia della "differenza" di Luisa Muraro. E poi: "politica prima" e "politica seconda". Il primo concetto significa: c'e' un ordine fatto di rappresentazioni mentali e affidato al linguaggio, che decide della sorte di uomini e donne. E' quell'ordine cristallizzato di parole che bisogna mutare. Per mutare le cose e le relazioni umane. E lo si puo' fare, dice Muraro, rifacendo le parole e il loro senso, a partire dal "desiderio" che in tutti e tutte e' infinito, e che sconvolge il mercato dato dei valori. In vista di un altro mercato: Il mercato della felicita' (titolo del suo ultimo volume). E la politica prima e seconda? La risposta alla fine dell'intervista. * - Bruno Gravagnuolo: Muraro, lei ha scritto un libro che e' un inno alla felicita' possibile e allo slancio del desiderio. Senonche' ci assedia il contrario: precarieta', intolleranza, solitudine. Missione impossibile? - Luisa Muraro: C'e' molta gente che, magari in modo in consapevole, va al mercato della felicita'. Senza dubbio non sappiamo contrattare e rivendicare con forza quel che davvero vale. Ma la spinta alla felicita' e' insopprimibile, e si esprime anche nella frustrazione per i mancati consumi, oggi non piu' alla portata. Dal che poi vengono infelicita' e delusione. Occorre imparare a cercare quel che ci serve: relazioni, accoglienza, pienezza di vita. Senza sviamenti. * - Bruno Gravagnuolo: Di che cosa e' fatta l'infelicita' attuale? - Luisa Muraro: In gran parte deriva dal venir meno degli orizzonti ideali. Dal rimpicciolirsi in molti e molte delle speranze, dopo la sconfitta del movimento operaio avvenuta a beneficio di una uniformita' di prospettive coincidente col capitalismo. Personalmente ho scelto di guardare a quella parte del genere umano - le donne - per cavarne ottimismo e luce. Al fine di riconquistare un'idea di futuro per tutto il genere umano. * - Bruno Gravagnuolo: C'e' un "sapere femminile" distinto da mettere in gioco, in questa Italia conservatrice e stregata dal mito frustrato del benessere? - Luisa Muraro: Prima del sapere c'e' una politica delle donne. Da sempre. Ovvero il femminismo. E' una ricerca di civilta', portata avanti dalle donne. Che i saperi dominanti tentano di cancellare. Questa ricerca e' per me motivo di gioia, e lo e' per tante donne. Insomma, per le donne e' un tempo di straordinario mutamento. Perche' guadagnano liberta'. Un vero paradosso: il mondo non sa che farsene della liberta' femminile e la ricaccia indietro. Ma la tendenza espansiva e' in atto, e procede, tra spinte propulsive e contraccolpi. Mettiamola cosi': il mondo va peggio, ma per le donne va meglio. E cio' e' motivo di grande sofferenza nonche' di grande liberta' per l'universo femminile. * - Bruno Gravagnuolo: Anche la destra promuove le donne: Carfagna, Gelmini. Che idea s'e' fatta di questa promozione - all'ombra del potere - di un certo femminile gradevole ed efficientista ad un tempo? - Luisa Muraro: E' la risposta che la destra sta offrendo al venire avanti del protagonismo femminile. La sua risposta, paternalista e patriarcale. Semmai lamenterei l'incapacita' della sinistra a dare risposte davvero alternative, che non siano puramente emancipazioniste. La specificita' femminile di oggi va oltre, e' un "di piu'". Piu' liberta' e giustizia, piu' felicita'. A partire dalla differenza femminile. Ecco quel che la sinistra dovrebbe saper gestire al rialzo. Ovvio che la destra abbia le sue ricette. Bieche, e venate di disprezzo per il femminile. Ma e' la destra... * - Bruno Gravagnuolo: Quale contributo le donne possono dare a un punto di massima sofferenza per il tessuto sociale italiano, vale a dire l'irruzione della diversita' migratoria, fonte di xenofobia e disagio? - Luisa Muraro: Intanto, un dato storico. Gia' nei secoli della caccia alle streghe le classi dominanti usavano la fobia popolare del demonio per i loro giochi di potere. Oggi accade qualcosa di simile. Anche la destra al potere usa la paura popolare dell'immigrato per puntellare il suo ordine simbolico, generando un grande disordine simbolico. Che cosa mettono in gioco le donne? Una grande presenza di massa nel volontariato sul territorio. Che e' presidio e garanzia di accoglienza, fattore di incivilimento. Poi penso alla scuola materna ed elementare. C'e' uno straordinario esercito di maestre, oggi penalizzato dal governo, che si fa carico dell'alfabetizzazione dei bambini, e delle tematiche interculturali. Un lavoro immenso e disconosciuto, volto all'inclusione, che agisce sulle menti dei bambini e su quelle dei genitori, spesso gravate da pregiudizi e da obiettive difficolta' quotidiane. E' un ruolo di mediazione sul territorio di inestimabile valore, che civilizza e previene le tensioni. Tensioni inevitabili, che danno la sensazione di una xenofobia che spesso non c'e', e che viceversa e' sintomo di disagi non governati da amministrazioni ottuse e incapaci di buoni esempi. * - Bruno Gravagnuolo: Lei polemizza sempre contro l'emancipazione. Ma visto che a parita' di lavoro le donne guadagnano molto meno - lavoro di cura a parte - la parita' emancipativa non e' un viatico anche per la "differenza"? - Luisa Muraro: La parola emancipazione e' offensiva, anche per le classi popolari. Il vero valore e' la differenza femminile, il suo "di piu'". Basta partire dalla disparita'! Partiamo da questo "di piu'". Nessuno ovviamente e' contro la parita' e l'eguaglianza, ma non e' questo l'orizzonte giusto. L'obiettivo e' piu' vasto: cioe' la differenza qualitativa e i cammini diversi che le donne introducono nella societa'. Per questa via si guadagna anche la parita', ma si va oltre. Verso un diverso ordine simbolico... * - Bruno Gravagnuolo: Significa altre relazioni, altre gerarchie, altri riconoscimenti tra esseri, e altri tipi di vita e di economia? - Luisa Muraro: Esattamente, e' questo il punto. Il guadagno di liberta' e di giustizia che le donne perseguono avviene sulla strada di un ordine simbolico inteso come liberazione di tutti e di ciascuno, verso una convivenza liberamente scelta e non imposta. E' questo tipo di mondo, quello che tentano di aprire alle menti le maestre di cui sopra, dal sud al nord d'Italia. Ed e' questo tipo di mondo, quello che le leggi del governo contro la scuola osteggiano. * - Bruno Gravagnuolo: Parliamo della sinistra. Ha senso questa parola per il suo lessico femminista, oppure no? E se si', da dove ricomincia la sinistra? - Luisa Muraro: Distinguerei prima di tutto tra politica prima e politica seconda. I partiti, le istituzioni, sono politica seconda. E lo sono rispetto a un'altra politica, quella piu' vera, radicata nel quotidiano e nelle relazioni di civilta'. Ecco, si tratta di imparare a gestire in maniera nuova il tempo e le relazioni, i conflitti, il potere, l'autorita'... * - Bruno Gravagnuolo: E la politica seconda? - Luisa Muraro: Deve farsi interprete non separata dei sentimenti e degli interessi della politica prima. Quanto alla sinistra, e' una buona combinazione di entrambe le politiche, in direzione di una liberazione universale che non vale soltanto per i subalterni ma per tutti nel mondo, come promette Obama. La sinistra infatti si qualifica universalmente per la liberta' e la giustizia, oltre i recinti del palazzo e non solo a vantaggio dei derelitti. 4. RIFLESSIONE. SILVIA NEONATO INTERVISTA LUISA MURARO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "Il Secolo XIX" del 27 marzo 2009 col titolo "Non rinunciare alla passione del desiderio. Intervista a Luisa Muraro"] La parita' tra i sessi la liquida come "insensatezza", superata dal fatto che, siccome esiste gia', dobbiamo guardare oltre. "Per emanciparsi bisogna sostenere che le donne non sono inferiori agli uomini e mostrare che non c'e' differenza tra uomo e donna. Che vuol dire farsi entrare in testa il pensiero dell'inferiorita' e la volonta' di essere alla pari con lui. Quante energie consumate per diventare uguali". Cosi' spiega Luisa Muraro, forse la piu' discussa filosofa femminista italiana, che e' in arrivo a Genova insieme ad altre quattro studiose del par suo per ragionare di liberta' femminile e differenza sessuale, di rapporti tra donne, quote rosa, mutilazioni e violenza sessuali, velo, rappresentanza politica e relazioni con i maschi. Il ciclo di incontri "Che genere di donna?" schiera cinque teoriche appartenenti a filoni diversi del femminismo italiano e si inaugura domani con, appunto, Luisa Muraro, teorica della differenza sessuale, autrice di libri molto venduti, docente e fondatrice della comunita' filosofica Diotima all'universita' di Verona, nonche' animatrice della Libreria delle donne di Milano. Nessuna filosofa ligure e' invitata (anche se ne abbiamo di notevoli come Luisella Battaglia e Nicla Vassallo) per fare spazio alle ospiti: dopo Muraro, Claudia Mancina, Monia Andreani, Antonella Besussi e Anna Elisabetta Galeotti che faranno incontri in forma di dialogo per rendere piacevole anche ai non specialisti il ricco dibattito teorico tra donne. Delle ospiti soltanto Besussi sostiene che esiste la persona e non la donna o l'uomo, per lei l'appartenenza sessuale non e' rilevante, non incide ne' sul pensiero ne' sul comportamento. Di ben altra idea Muraro, che nel suo nuovo volume Al mercato della felicita' (Mondadori), torna al tema a lei caro del desiderio come motore per cambiare il mondo e quindi per fare politica. Chiarisce: "C'e' la politica prima, quella portata avanti da tutti coloro che rendono vivibile la vita altrui, le maestre in lotta per salvare la funzione della scuola pubblica, ma anche i medici che non denunciano i clandestini. Poi c'e' la politica seconda, quella del Parlamento". Ha scritto ne Il Dio delle donne (Mondadori 2003) che la grandezza umana - pochi lo sanno ma le fiabe lo insegnano - sta nell'impegnarsi "per ottenere il meglio al massimo delle proprie forze, sapendo che il risultato non dipendera' dai nostri sforzi ma ci verra' incontro, sorprendente come un regalo splendido e inatteso". Anche nel libro Al mercato della felicita' la visionaria autrice parte dal racconto del mistico persiano islamico Farid al-din Attar, contemporaneo a San Francesco, per ribadire: senza grandi orizzonti, senza grandi desideri che vita sarebbe la nostra? Ecco allora la storia narrata da Attar di un'anziana che, pur sapendo di non aver possibilita' di farcela, va al mercato per comprarsi l'ebreo Giuseppe venduto dai fratelli gelosi, lo schiavo piu' bello di tutti, offrendo alcuni gomitoli di lana da lei stessa filati. Il sensale le fa presente che non ha alcuna possibilita' di comprarlo e altri la deridono. Ma a lei non interessa, quello che vuole e' che amici e nemici sappiano che lei ci ha provato ad avere il meglio. Un delirio di onnipotenza? "Niente affatto, e' solo la consapevolezza che non si buttano via le aspirazioni piu' alte, non ci si piega al realismo, al conformismo e alla paura. Detta da una donna, la grande pretesa non suona come delirio di onnipotenza, significa smetterla con le mezze umilta' verso la classe maschile. Prendiamo le donne pubbliche: sono ancora troppo grate agli uomini che le hanno cooptate. Questo e' femminismo di Stato, parla di rivendicazione di parita'. Io credo invece che noi donne dobbiamo insistere sulla strada della vita pubblica e del lavoro retribuito senza pero' abbandonare la gioia della maternita' e di curare una casa". Muraro ha scritto che la ricetta dell'attuale crisi dei partiti (e del patriarcato che li ha ispirati) non si risolve con le formule consuete. "Cosi' come non e' con la parita' che si muovono le donne, anche gli uomini devono cambiare la loro pratica politica. Martin Luther King ha mobilitato i neri con un grande sogno, Obama ha preso i voti persino di conservatori e razzisti promettendo una nuova versione del sogno americano, quello che ha permesso a lui, ragazzo afro, di diventare presidente. Per rispondere alla crisi economica, le donne, e non solo loro, non devono asceticamente crearsi altri limiti e confini con il buon senso che ci si attende da loro: se c'e' la crisi, dobbiamo cercare altre fonti di gioia, senza farci intimidire. Santa Teresa del Bambin Gesu' dice: io voglio tutto. Per ottenere di piu' di cio' che abbiamo, occorre chiedere di piu'. E i sacrifici ce li dobbiamo scegliere noi donne, non farceli imporre". L'aspetto inconsueto del pensiero di Muraro e' che lei si ispira ai pensatori mistici per trovare antidoti alla grigia politica attuale. La realta', spiega, "non assiste indifferente alla passione del desiderare" per cui si deve restare tra i compratori, come l'anziana che voleva Giuseppe, ostinati in una "trattativa instancabile" con il mondo attorno nel cercare un passaggio "tra il tutto gia' deciso e il non ancora". In poche parole, ce lo spiega? "Non isoliamo nell'eccezionalita' queste donne e uomini. Fanno qualcosa di terribilmente semplice, ci sono in prima persona, pensanti, al posto del gia' pensato e gia' stabilito e giudicato. Senza mai esagerare il potere del potere, come possiamo fare tutti". 5. CRIMINI. MANUELA CARTOSIO: PORTO TOLLE [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo maggio 2009 col titolo "Carbone a Porto Tolle"] A giorni la ministra Stefania Prestigiacomo firmera' il decreto di "compatibilita' ambientale" e l'Enel potra' riconvertire a carbone la centrale elettrica di Porto Tolle, ora alimentata a olio pesante. Mercoledi' scorso la commissione ministeriale per la Valutazione di impatto ambientale ha dato parere positivo "con prescrizioni" al progetto di riconversione. Sia nel progetto dell'Enel che nei comunicati del ministero dell'ambiente la parola carbone e' sempre seguita dall'aggettivo "pulito". Mercoledi' di fronte al ministero si sono fronteggiate due manifestazioni. Da una parte, Greenpeace e Legambiente hanno ribadito che il carbone pulito non esiste. Dall'altra, i dipendenti della centrale, spalleggiati dai sindacati, arcisicuri della sua esistenza. Un atto di fede incentivato dalla promessa dell'Enel che la riconversione di Porto Tolle creera' 3.000 posti di lavoro (lo diciamo senza iattanza e acrimonia, sapendo che difendere e creare posti di lavoro e' il mestiere del sindacato). Tra le fonti energetiche il carbone e' quella piu' inquinante. Grazie alle nuove tecnologie, che riducono fino all'80% le emissioni degli ossidi di azoto e di zolfo e delle micropolveri, si e' riusciti a renderlo meno sporco. Il che non significa che sia diventato pulito. Resta irrisolto il problema dell'emissione di alcuni metalli pesanti e, soprattutto, di anidride carbonica. Anche nelle centrali a carbone tecnologicamente piu' avanzate si arriva al massimo ad abbattere del 20% la CO2. Ad esempio, in quella di ultima generazione di Civitavecchia non si riesce ad andare al di sotto dei 770 grammi di CO2 per kWh, quasi il doppio di quanto emette una moderna centrale a ciclo combinato a gas naturale. Secondo le stime di Legambiente e Greenpeace la riconversione a carbone di Porto Tolle "regalera' all'Italia altri 10 milioni di tonnellate di CO2", il che rendera' ancor piu' difficile rispettare gli obiettivi fissati dalla Unione Europea per ridurre entro il 2020 le emissioni climalteranti. L'Enel da qualche mese va dicendo in giro che a Porto Tolle fara' un impianto per catturare e stoccare sottoterra la CO2. E' il sistema noto come Ccs: carbon capture and storage, cattura e confinamento della CO2. Della Ccs si parla molto in tutto il mondo. Iniettare anidride carbonica nel sottosuolo per aumentare la pressione nei giacimenti di petrolio e' un metodo usato da anni un po' ovunque. Ma sequestrare la CO2 in una centrale elettrica, trasportarla in condotte lunghe magari centinaia di chilometri, trovare i siti geologici sicuri dove stoccarla per sempre non e' un gioco da ragazzi. Infatti, anche nei paesi che ci stanno lavorando su da un pezzo, la Ccs e' ancora allo stadio sperimentale. In Italia siamo indietrissimo. Enel sta realizzando presso la centrale termoelettrica di Brindisi un impianto pilota per la cattura della CO2 che, forse, sara' pronto entro la fine dell'anno. A Cortemaggiore l'Eni ha appena avviato un progetto per iniettare anidride carbonica in un giacimento esaurito della Stogit. Un altisonante "accordo strategico di cooperazione", sottoscritto qualche mese fa da Enel, Eni e ministero dell'ambiente, prevede che la CO2 captata a Brindisi finira' a Cortemaggiore. Le quantita' di questi esperimenti pilota sono modestissime e i tempi di la' da venire. Dunque, affermare che il carbone di Porto Tolle sara' pulito grazie alla Ccs e' una presa in giro. A prescindere dai dubbi degli ambientalisti sui rischi della Ccs, dalla sua fattibilita' e dai suoi costi. 6. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: ACCESSO AL FUOCO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 maggio 2009 col titolo "Accesso al fuoco"] Nella parte orientale del Ciad, dove la terra coltivabile e' scarsa, l'acqua del sottosuolo quasi inaccessibile e gli alberi sempre piu' scarsi, sopravvivere e' un'impresa. E la pressione sulle magre risorse si e' fatta schiacciante dal 2003, con l'arrivo di 250.000 persone fuggite dal vicino Darfur. Difficile dire se sia piu' arduo l'accesso all'acqua o quello al fuoco. Riferisce l'agenzia stampa umanitaria "Irin News" che nei tre campi con 60.000 rifugiati nella regione di Iriba - dove la popolazione e' raddoppiata con gli arrivi dal Sudan - la disponibilita' pro capite giornaliera di acqua e' di 10 litri. Per i campi di rifugiati gli standard umanitari, che sono gia' ridotti alla goccia, prevedono almeno 15 o 20 litri. Quanto al fuoco per cucinare i cibi e sterilizzare l'acqua, la legna da ardere sembra gia' tutta arsa. Il suo prezzo e' triplicato negli ultimi anni. E il paese ha perso il 60% dei suoi alberi per il taglio indiscriminato negli ultimi decenni. La desertificazione viaggia a otto chilometri all'anno. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati ed i suoi partner locali distribuiscono legna da ardere (proveniente da decine di chilometri di distanza) ai rifugiati per evitare alle donne la fatica della raccolta e a tutti un conflitto per risorse scarsissime. Ma e' una misura di breve periodo. In realta' la piu' efficiente delle soluzioni sarebbe il ritorno in Sudan dei rifugiati. Altre soluzioni tentate sono una difficile riforestazione e il ricorso a metodi di cottura piu' efficienti. Che pero' non sembrano cosi' efficienti da essere accettati... Ad esempio l'organizzazione Tchad Solaire da' lavoro a sei donne rifugiate del campo di Iridimi per produrre con cartone e fogli di alluminio semplici cucine solari. Ma secondo le donne del campo queste cucine sono lente (un'ora per bollire un po' d'acqua) e impossibili da utilizzare durante le tempeste di sabbia. Tchad Solaire sostiene di non avere abbastanza risorse per fornire ai residenti i materiali di base per quelle rudimentali cucine. Il che ha dell'incredibile. Di fronte all'emergenza deforestazione, agli inizi dell'anno il governo e' intervenuto con una decisione unica al mondo e che potrebbe sembrare lungimirante: il divieto assoluto, in citta', di bruciare carbone e legna, imposto dal presidente Idriss Deby. Ma in assenza di energie alternative per l'uso domestico, il bando governativo ha avuto ripercussioni pesanti: i costi delle bombole di gas sono raddoppiati, quelli del carbone alla borsa nera sono saliti alle stelle, e quanto alla riduzione dell'inquinamento atmosferico urbano provocato dalla carbonella, i fumi provocati dalla combustione dei rifiuti e del letame non sono meno tossici. Nelle aree rurali, poi, la produzione e vendita di carbonella alle citta' era uno dei pochi redditi disponibili. Niente da fare allora? Non e' cosi'. In un reportage di fine marzo dal Ciad (www.rinnovabili.it/ciad-contraddizioni-rinnovabili-401402), Andrea Micangeli, esperto italiano del Cirps-Sapienza di Roma, riferiva anche i buoni risultati di un progetto realizzato da alcune organizzazioni non governative e universita' italiane e da associazioni ciadiane e camerunesi che prevede insieme ad attivita' generatrici di reddito - ad esempio la produzione di oli e saponi di neem - la fornitura di cucine solari a parabola. Piu' costose delle scatole di cui si parlava prima, ma adatte ai bisogni: tanto che la domanda supera l'offerta. E' la conferma che tecnologie nuove ed efficaci - un diritto umano - sarebbero ben accettate. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 248 del 7 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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