[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 801
- Subject: Minime. 801
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 25 Apr 2009 01:31:37 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 801 del 25 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Non riconciliati 2. Piero Calamandrei: Il monumento a Kesselring 3. Franco Fortini: Canto degli ultimi partigiani 4. Primo Levi: Partigia 5. Alcuni riferimenti 6. Tre libri di Hannah Arendt 7. Virginia Del Re: Per Sitara Achakzai e per tutte le donne 8. Majora Carter: La poverta' e' violenza 9. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto 10. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta 11. Aldo Capitini: Principi dell'addestramento alla nonviolenza 12. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: NON RICONCILIATI No. Il 25 aprile non e' la festa di tutti. Non e' la festa dei razzisti della Lega. Non e' la festa dei golpisti berlusconiani. Non e' la festa dei neofascisti in carriera e al governo. Il 25 aprile e' il ricordo del giorno dell'insurrezione antifascista. Il 25 aprile e' la Resistenza che continua. Il 25 aprile e' l'appello alla lotta che oggi e' da condurre contro la guerra e contro il razzismo, per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. No. Il 25 aprile non e' la festa di tutti. 2. MEMORIA. PIERO CALAMANDREI: IL MONUMENTO A KESSELRING [Da Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, Laterza, Roma-Bari 955, 1977, p. 249; e' il testo della lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952] LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA' A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITA' NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIU' DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITA' NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA 3. MEMORIA. FRANCO FORTINI: CANTO DEGLI ULTIMI PARTIGIANI [Da Franco Fortini, Foglio di via, Einaudi, Torino 1946, 1999, p. 32, riprendiamo questo testo del 1945 (da ultimo ristampato anche in Franco Fortini, Versi scelti. 1939-1989, Einaudi, Torino 1990, p. 15)] Sulla spalletta del ponte Le teste degli impiccati Nell'acqua della fonte La bava degli impiccati. Sul lastrico del mercato Le unghie dei fucilati Sull'erba secca del prato I denti dei fucilati. Mordere l'aria mordere i sassi La nostra carne non e' piu' d'uomini Mordere l'aria mordere i sassi Il nostro cuore non e' piu' d'uomini. Ma noi s'e' letta negli occhi dei morti E sulla terra faremo liberta' Ma l'hanno scritta i pugni dei morti La giustizia che si fara'. 4. MEMORIA. PRIMO LEVI: PARTIGIA [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 561] Dove siete, partigia di tutte le valli, Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse? Molti dormono in tombe decorose, Quelli che restano hanno i capelli bianchi E raccontano ai figli dei figli Come, al tempo remoto delle certezze, Hanno rotto l'assedio dei tedeschi La' dove adesso sale la seggiovia. Alcuni comprano e vendono terreni, Altri rosicchiano la pensione dell'Inps O si raggrinzano negli enti locali. In piedi, vecchi: per noi non c'e' congedo. Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna, Lenti, ansanti, con le ginocchia legate, Con molti inverni nel filo della schiena. Il pendio del sentiero ci sara' duro, Ci sara' duro il giaciglio, duro il pane. Ci guarderemo senza riconoscerci, Diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi. Come allora, staremo di sentinella Perche' nell'alba non ci sorprenda il nemico. Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno, Spaccato ognuno dalla sua propria frontiera, La mano destra nemica della sinistra. In piedi, vecchi, nemici di voi stessi: La nostra guerra non e' mai finita. 23 luglio 1981 5. 25 APRILE. ALCUNI RIFERIMENTI Il sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia: www.anpi.it Il sito dell'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti: www.deportati.it Il sito dell'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti: www.anppia.it Il sito dell'Associazione nazionale ex internati: www.anei.it Il sito dell'Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la liberta' della patria: www.anfim.it Il sito dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia: www.italia-liberazione.it 6. 25 APRILE. TRE LIBRI DI HANNAH ARENDT Con le Lettere dei condannati a morte della Resistenza, con le opere di Primo Levi, con i testi odierni di Vandana Shiva, forse tre libri di Hannah Arendt costituiscono gli strumenti migliori per la lotta contro la guerra e contro il razzismo che e' oggi da condurre. La lotta nonviolenta per la liberazione dell'umanita' e la difesa della biosfera. Sono: Le origini del totalitarismo, Vita activa e La banalita' del male. Anche leggere libri e' una forma di resistenza, di umanizzazione, di riconoscimento di umanita'. Ed Hannah Arendt e' una delle nostre maestre piu' grandi. 7. RIFLESSIONE. VIRGINIA DEL RE: PER SITARA ACHAKZAI E PER TUTTE LE DONNE [Ringraziamo Virginia Del Re (per contatti: virdelre at tin.it) per questo intervento dal titolo "I diritti negati: sull'assassinio di Sitara Achakzai, consigliera provinciale a Kandahar". Virginia Del Re e' presidente dell'Associazione Casa della donna e fa parte del Coordinamento provinciale dei movimenti e delle associazioni di donne di Pisa] Di fronte ai disastri naturali che travolgono cose e persone, e di fronte al disastro permanente tutto umano e tutto italiano, con l'ennesima triste, e indecentissima, teoria di costruttori, ingegneri, dirigenti pubblici che si fanno ciechi e sordi e sottoscrivono atti fasulli su agibilita' e stabilita' di costruzioni fragili e mal fatte, in terreni ad alto rischio sismico - molte altre notizie passano in sordina. Eppure dobbiamo parlare, denunciare altre tragedie che intanto accadono, emblematiche di una porzione di mondo in cui si puo' mettere una taglia sulla testa di una donna perche' sfugge all'antica soggezione e prende veste e parola pubblica per battersi per il diritto di tutte a vivere da cittadine e non da schiave. Il 12 aprile ci e' arrivata dai giornali la notizia che Sitara Achakzai, consigliera provinciale a Kandahar, e' stata assassinata appena prima di lasciare ormai l'Afghanistan, per espatriare. Questo eroico atto di valore maschile e' stato subito rivendicato dai talebani. Per non lasciarne ad altri la gloria, forse. Sembra una notizia lontana, che non ci riguarda troppo, in fondo, un altro orrore quotidiano di quelle regioni. Invece e' l'estrema, vistosa manifestazione di una mentalita' patriarcale che non vuole cedere il potere, che non puo' tollerare l'offesa dell'abbandono e che anche da noi si accanisce in violenze fisiche e psicologiche. Perche', in realta', qualunque sia la retorica religiosa o culturale dichiarata, di potere si tratta, e nelle forme piu' arcaiche e piu' vili: potere come possesso di corpi, come asservimento di esseri umani, ridotti a strumenti di piacere non condiviso, di procreazione non scelta, di lavoro non pagato. E con il carico paradossale del ricatto, cosi' ben spiegato da John Stuart Mill: "quella della donna e' l'unica schiavitu' al mondo in cui lo schiavo deve amare il padrone...". Da anni in prima linea nella difesa dei diritti delle donne, Sitara Achakzai aveva gia' subito attentati e aveva ormai dovuto accettare l'idea di continuare la battaglia fuori dal suo Paese, dalla sua citta', da sempre centro della cupa guerra misogina talebana. Nei giorni subito precedenti alla sua uccisione era passata, con la firma del Presidente Karzai, l'oscena legge che, per compiacere la componente sciita ultraortodossa, sancisce di nuovo - restaura! -, tra altre cose, il divieto per le donne di uscire di casa - e figurasi viaggiare - senza l'autorizzazione dei maschi di casa, padre o marito, e l'obbligo di accettare rapporti sessuali almeno ogni quattro giorni - da cui l'implicita "licenza di stupro" in famiglia -. Ecco, da qui si vede subito di che cosa hanno paura i talebani, gli integralisti, sciiti o quanti altri in nome della religione e/o della tradizione vogliono le donne sottomesse, ignoranti, giuridicamente e politicamente incapaci. Insomma, prive dei diritti fondamentali della persona. C'e' stata una manifestazione di rivolta delle donne a questa legge, e sono state prese a sassate; l'Occidente ne ha chiesto la revoca, vedremo cosa permetteranno i giochi politici. Per noi, al dolore per l'ennesimo femminicidio, si aggiunge lo sconforto per la palese ripresa del potere fondamentalista nella regione, potere ben armato ed evidentemente ben fornito di denaro... Con risvolti tragicamente ironici: "La Stampa" (15 aprile 2009), nel riportare la notizia, cita Mohammed Asif Mohseni, "uno dei principali leader della minoranza sciita afgana", che pochi giorni fa, parlando all'universita' di Kabul, aveva sostenuto che le critiche alla legge della comunita' occidentale sono una "invasione culturale, che parte dal principio che una cultura e' migliore di altre". Mohseni, mettendo il dito nella piaga, ha fatto valere che la nuova legislazione e' stata "definita democraticamente dai parlamentari afgani" secondo "i principi stessi che l'Occidente difende". Ogni modifica governativa sarebbe "una violazione costituzionale". Dobbiamo, credo, parlare di piu' di questi aspetti del multiculturalismo, fare riflessione e dibattito informato, chiederci fino a che punto possiamo, tutti, uomini e donne, lasciar spazio a equivoci madornali per cui il nostro giusto rispetto per le culture e le mentalita' diverse dalla nostra puo' venir interpretato come sponda, come avallo alla feroce continua negazione dei piu' basilari diritti (umani) delle donne nel mondo. 8. CON VOCE DI DONNA. MAJORA CARTER: LA POVERTA' E' VIOLENZA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo di Majora Carter. Majora Carter ha fondato l'associazione Sustainable South Bronx nel 2001, ottenendo nel 2007 il finanziamento al progetto che ha creato 11.000 miglia di piste ciclabili e di marciapiedi per la comunita' del South Bronx. Lo stesso anno ha ricevuto il Premo Martin Luther King dell'Universita' di New York] La poverta' e' violenza. E come per tutti i tipi di violenza, le donne sono il numero maggiore delle vittime. Ma quando ti senti impotente, la cosa migliore che puoi fare e' aiutare qualcun altro, perche' ognuno ha bisogno di qualcun altro da amare, di qualcosa da fare e di qualcosa in cui sperare. Se pensi di non aver niente da offrire, o se ti sembra che non abbia senso essere parte della comunita' umana, stai pur certa/o che la violenza accadra'. Un'ingiustizia, ovunque si dia, e' una minaccia alla giustizia ovunque. Se sei una donna e tenti di mettere in questione il dominio, non appena alzi la testa qualcuno tentera' di buttartela giu': ma questo e' il segno che hai fatto qualcosa di giusto, che il dominio teme il cambiamento che tu stai operando. Capita di continuo anche a me, ovviamente, ma la forza che mi danno le mie sorelle e' enorme. La societa' offre alle donne, come agli uomini, due ruoli, l'aggressore e la vittima. Entrambi possono essere usati efficacemente per sollecitare risposte, tuttavia il vero potere viene quando trovi il punto diverso che sta fra i due. A questo punto sei in grado di spiegare un problema, e di mettere insieme la gente per trovare una soluzione. Non dico di riuscirci sempre, ma posso dirvi che sempre me ne pento quando non ci riesco. 9. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili informazioni e proposte. 10. MATERIALI. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA [Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, Il Manuale di Charles C. Walker (1961), del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro quotidiano elettronico, da ultimo ne "La domenica della nonviolenza" n. 187] Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Frémont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili. Il Manuale e' diviso in quindici sezioni. * 1. Preparazione Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare. Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente. * 2. Lancio di un programma costruttivo Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa. * 3. Apprendimento del metodo Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi. Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta). Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili. Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio. Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa. Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati. L'azione diretta ha questi aspetti: - Veglia in un luogo simbolico; - Picchetti di militanti; - Digiuno o sciopero della fame; - Noncooperazione; - Boicottaggio; - Arresto del lavoro per un certo periodo; - Sciopero; - Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso); - Intervento p. es. in un luogo proibito; - Disobbedienza civile; - Migrazione; - Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste. * 4. L'addestramento Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni. * 5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare. Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico). * 6. La preparazione dell'azione Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo). * 7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale. * 8. Messa a punto di una disciplina collettiva Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina. * 9. Sviluppo di una campagna di propaganda Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali. * 10. La riunione dei partecipanti all'azione Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati). * 11. L'avvio dell'azione Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto. * 12. Fronteggiare le rappresaglie L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti. In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza. Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo). * 13. Mantenere la vitalita' del movimento Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.). Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti. Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.). Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile. * 14. I capi Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo. * 15. Quando la lotta si fa lunga Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo. Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana). 11. MATERIALI. ALDO CAPITINI: PRINCIPI DELL'ADDESTRAMENTO ALLA NONVIOLENZA [Riproduciamo ancora una volta il testo del capitolo ottavo, Principi dell'addestramento alla nonviolenza, del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, Milano s. d. (ma 1967). Successivamente il libro e' stato ristampato nel 1989 da Linea d'ombra edizioni, Milano (con minimi tagli nella nota bibliografica). E' stato poi integralmente incluso in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992 (alle pp. 253-347)] Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte sono queste: a) l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale; b) la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c'e' maggior rilievo per i modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra; c) una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante; d) la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici; bisogna gia sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso; e) le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia. I maestri di nonviolenza si sono trovati davanti al problema dell'addestramento, sia per riprodurre nel combattente nonviolento le qualita' fondamentali del "soldato", sia per trarre dal principio della nonviolenza cio' che essa ha di specifico. Si sa che le qualita' del guerriero sono formate e addestrate fin dai tempi della preistoria e si ritrovano perfino al livello della vita animale. Le qualita' del nonviolento hanno avuto una formazione piu' incerta, meno consistente ed energica, per la stessa ragione che la strategia della pace e' meno sviluppata della strategia della guerra. Ma, prima che Gandhi occupasse il campo della nonviolenza con il suo insegnamento, il piu' preciso e articolato che mai fosse avvenuto, indubbiamente ci sono stati addestramenti alla nonviolenza, contrapposti a quelli violenti; esempi di monaci buddisti, i primi cristiani, i francescani, che hanno lasciato indicazioni preziose in questo campo, che qui non e' possibile elencare. Ma basti pensare all'armonia della posizione di Gesu' Cristo espressa in quella raccolta di passi che e' detta "il discorso della montagna", dove e' il suscitamento di energia per resistere, per incassare i colpi, ricordando il "servo di Dio" come era stato espresso da Isaia (cap. LIII): "Maltrattato, tutto sopportava umilmente"; l'enunciazione del rapporto con le cose, del valore della prassi, ma anche l'elemento contemplativo, come un mondo migliore gia' dato in vista all'immaginazione nelle beatitudini, messe giustamente in principio perche' sono l'elemento piu' efficace nell'addestramento, anche piu' della preghiera. Gli Esercizi spirituali di Sant'Ignazio, il fondatore della Compagnia dei Gesuiti, sono un testo famoso di addestramento spirituale, e il loro esame puo' essere utile per vedere il carattere di quell'addestramento incentrato sulla persona di Gesu' Cristo, sull'istituzione della Chiesa romana, sull'obbedienza assoluta come se si fosse cadaveri: tali caratteri vanno posti insieme con quelli dell'addestramento militare, che e' chiuso nell'immedesimazione con un Capo o Sovrano, nella difesa di un'istituzione che e' lo Stato, nell'obbedienza che e' rinuncia a scelte e ad iniziative; "chiuso", perche' il metodo nonviolento non discende da un Capo, ma e' aperto a immedesimarsi con tutte le persone, a cominciare dalle circostanti: non fa differenza tra compagni e non compagni, perche' e' aperto anche agli avversari che considera uniti nella comune realta' di tutti; ne' puo' fare dell'obbedienza un principio di assoluto rilievo, perche' l'addestramento nonviolento tende a formare abitudini di consenso e di cooperazione, riducendo l'obbedienza a periodi non lunghi per i quali essa venga concordata, per condurre un'azione particolare. I piu' grandi valori spirituali escono da una concezione aperta, non chiusa; essi sono per tutti, non per un numero chiuso di persone. Cosi e' per es. la musica; essa parla come da un centro, ma il suo raggio e' infinito, oltre il cerchio di coloro che in quel momento sono presenti: ci sono altri che l'ascoltano per radio e altri, infinitamente, che potranno ascoltarla. Cosi' e' l'azione nonviolenta: essa e' compiuta da un centro, che puo' essere di una persona o di un gruppo di persone; ma essa e' presentata e offerta affettuosamente al servizio di tutti: essa e' un contributo e un'aggiunta alla vita di tutti. Questo animo e' fondamentale nell'addestramento alla nonviolenza: sentirsi centro rende modesti e pazienti, toglie la febbre di voler vedere subito i risultati, toglie la sfiducia che l'azione non significhi nulla. Anche se non si vede tutto, l'azione nonviolenta e' come un sasso che cade nell'acqua e causa onde che vanno lontano. Questo animo di operare da un centro genera a poco a poco il sentimento della realta' di tutti., dell'unita' che c'e' tra tutti gli esseri, un sentimento molto importante per la nonviolenza, che e' incremento continuo del rapporto con tutti. * Elementi storici, ideologici, psicologici dell'addestramento Entriamo ora nell'esame dei vari elementi che compongono l'addestramento. E vediamo come primi due elementi storici, uno particolare ed uno generale: a) nella situazione storica in cui si vive bisogna accertare cio' contro cui si deve lottare nonviolentemente: un'oppressione, uno sfruttamento, un'ingiustizia, un'invasione ecc.; questo accertamento e' uno stimolo per raccogliere le energie e per indurre ad un attento esame della concreta situazione; b) l'elemento storico generale e' la persuasione del posto che oggi ha la nonviolenza nella storia dell'umanita': se si tiene presente il quadro generale attuale si vede che ai grandi Stati-Imperi politico-militari che si stanno formando, bisogna contrapporre, come al tempo dei primi cristiani, un agire assolutamente diverso, una valutazione dell'individuo, una fede che congiunge persone diverse e lontane. Sentire che questo e' il momento per l'apparizione e il collegamento del mondo nonviolento fa capire che oggi non valgono piu' le vecchie ideologie che assolutizzavano la patria: oggi la patria suprema e' la realta' di tutti, da cui viene il rifiuto di divinizzare gli Stati e i loro Capi, di bruciare il granello d'incenso in loro onore. Anche gli elementi ideologici sono essenziali nell'addestramento: a) lo studio delle teorie della nonviolenza, la lettura dei grandi episodi e delle grandi campagne, l'escogitazione di casi in cui uno potrebbe trovarsi per risolverli con la nonviolenza; l'informazione su cio' che e' stato finora fatto con il metodo nonviolento e le frequenti discussioni con gruppi nonviolenti e anche con estranei alla nonviolenza, per ricevere obbiezioni, critiche, disprezzo o ridicolo; b) il mutamento della considerazione abituale della vita come amministrazione tranquilla del benessere: il sapere bene che in questa societa' sbagliata i nonviolenti sono in un contrasto, che la loro vita sara' scomoda, che e' normale per loro ricevere colpi, essere trattati male, veder distrutti oggetti propri. Da questi due elementi ideologici conseguono due tipi di esercizi: 1. il primo e' la meditazione (che puo' essere fatta dalla persona singola o dal gruppo nonviolento in circolo silenzioso) di qualche evento culminante delle passate affermazioni della nonviolenza. Esempi: Gesu' Cristo al momento dell'arresto, quando riaffermo' chiaramente la sua differenza dal metodo della rivolta armata; la marcia del sale effettuata da Gandhi; la visita di San Francesco al Sultano per superare le crociate sanguinose; l'angoscia dell'aviatore di Hiroshima; 2. il secondo e' la scuola di nonviolenza istituita appositamente (come hanno fatto i negri d'America) per abituarsi a ricevere odio, offese, ingiurie, colpi (esempi: parolacce, percosse, oggetti lanciati; essere arrestato, legato). Vediamo ora alcuni elementi psicologici: a) il nonviolento e' convinto che la cosa principale non e' vincere gli altri, ma comportarsi secondo nonviolenza; nelle dispute il nonviolento non vuota tutto il sacco delle critiche, delle accuse, degli argomenti a proprio vantaggio, e lascia sempre qualche cosa di non detto, come un silenzioso regalo all'avversario; naturalmente evita le ingiurie, quelle che si imprimono per sempre come fuoco nell'animo dell'avversario, e che pare aspettassero il momento adatto per esser dette. Il nonviolento pensa che l'avversario e' un compagno di viaggio; e puo' avere fermezza e chiarezza, senza amareggiarlo; b) il nonviolento e' convinto che non e' la fretta a vincere, ma la tenacia, l'ostinazione lunga, come la goccia che scava la pietra, come la cultura che cresce a poco a poco, come il corallo (il paragone e' del Gregg) si forma lentamente ed e' durissimo. La pressione nonviolenta e' lenta e instancabile: e' difficile che se e' cosi, non riesca. Perde chi cede, chi si stanca, chi ha paura; c) il persuaso della nonviolenza, formandosi, viene collocando la nonviolenza al contro delle passioni, degli altri affetti, dei sentimenti; cioe' non e' necessario che egli faccia il vuoto nel mondo dei suoi sentimenti, perche' il vuoto potrebbe inaridire la stessa nonviolenza; ma egli stabilisce, con un lungo esercizio di scelte e di freni, la prospettiva che mette al centro lo sviluppo della nonviolenza, e tutto il resto ai lati; d) l'interno ordine psicologico puo' essere aiutato dalla persuasione che la nonviolenza conta su una forza diversa da quella dei meccanismi naturali (la scienza non dice di aver esaurito l'elenco delle forze che agiscono sulla realta'): questa forza diversa puo' essere chiamata lo Spirito, puo' essere personificata in Dio, e la preghiera e' uno dei modi per stabilire e rafforzare il proprio ordine interno; e) un altro elemento di forza interiore e' quello conseguito con decisione come voti, rinunce, digiuni: sono eventi importanti che influiscono sulla psiche, le danno il senso di una tensione elevata, la preparano a situazioni di impegno. Da questi elementi psicologici conseguono importanti modi di comportamento: 1. la costante gentilezza e pronta lealta' verso tutti; la gentilezza e' un'espressione della vita nonviolenta, come una volta l'eremitismo era una posizione della vita religiosa; gentilezza vuol dire anche tono generalmente calmo e chiaro della voce; 2. la cura della pulizia personale, degli abiti, delle cose circostanti; essa suscita rispetto verso se stessi e rispetto negli altri verso il nonviolento, mentre e' facile destare violenza contro chi e' sporco, puzza, non si lava ed e' trascurato nel vestito e nelle sue cose; 3. un buon umore e spesso lo humor (dice giustamente il Gregg che corrisponde alla "umilta'" raccomandata un tempo). Insomma il nonviolento lascia ridere gli altri su di se', e si associa spesso a loro; 4. l'attenzione a mantenersi in buona salute e capaci di resistere agli sforzi, mediante la sobrieta', regole igieniche, cure, e' utile al nonviolento per possedere una riserva di energia per affrontare prove straordinarie. * Gli elementi sociali Gli elementi sociali hanno importanza preminente nell'addestramento. Vediamone alcuni: a) Una prova di apertura sociale e' la nonmenzogna. E' noto quanta importanza abbia la veracita' nei voti gandhiani, nei voti francescani. San Francesco una volta accetto' che fosse messo un pezzo di pelliccia all'interno della tonaca dove questa urtava sulla sua piaga, purche' un identico pezzo di pelliccia fosse messo all'esterno, nella parte corrispondente. La nonmenzogna rende gli altri potenzialmente presenti alla propria vita, stabilisce che cio' che uno pensa, e' potenzialmente di tutti. b) Un addestramento di alta qualita' sociale e' l'unirsi con altri per costituire assemblee periodiche per la discussione dei problemi locali e generali, per esercitare il controllo dal basso su tutte le amministrazioni pubbliche. I nonviolenti sono i primi animatori di questa attivita' aperta che comprende tutti, e fa bene a tutti, e che si realizza con la regola del dialogo di "ascoltare e parlare". c) Un'attivita' particolare esercitano i nonviolenti per diffondere tra tutti la lotta contro la guerra, la sua preparazione e la sua esecuzione. d) I nonviolenti impiantano un'attivita' continua di aiuto sociale nel mondo circostante, sia associandosi nei Pronti Soccorsi, sia realizzando iniziative di visite ai carcerati, di aiuto agli ex-carcerati, di visitare malati, di educazione e ricreazione dei fanciulli, di educazione degli adulti, di cura dei vecchi, di aiuto alla salute pubblica, di amicizia con i miseri. I nonviolenti fanno le loro campagne nonviolente, movendo da una normale attivita' di servizio sociale precedente alla campagna e tornando ad essa, appena finita la campagna con successo o no: e' anche un modo per ritemprare le forze, per non incassare inerti una sconfitta. e) Il Gregg ha molto insistito, anche in un saggio speciale, sull'importanza del lavoro manuale nell'addestramento alla nonviolenza perche' crea un senso di fratellanza nel fare qualche cosa con gli altri ben visibilmente, e abitua alla disciplina, a sottomettersi pazientemente ad uno scopo. f) Un altro elemento sociale e' il cantare insieme, fare balli popolari, passeggiate ed esecuzioni e sport collettivi, mangiare insieme. g) Qualcuno suggerisce anche di sostituire a quello che e' l'orgoglio dei soldati per le glorie del loro "reggimento", l'affermazione di cio' che il gruppo nonviolento ha fatto. Ma fondamentale e' far comprendere che le azioni nonviolente sono per tutti, e, non soltanto per il centro che le promuove. h) Affiancata all'addestramento nella nonviolenza, e' la conoscenza di leggi, per il caso dell'urto con la polizia o lo Stato, con arresti, processi, prigionia. L'addestramento e' necessario per dare una solida preparazione alle situazioni. I nonviolenti debbono avere una serie di abitudini consolidate e possedere una serie di previsioni di probabili conseguenze delle loro azioni nonviolente. Il Gregg cita l'utilita' dell'imparare a nuotare come segno dei passaggio al possesso di un'abitudine, della paura iniziale e dell'aiuto venuto anche da altri nell'addestramento. Chi ha provato che cosa sia la prigione per un notevole periodo, sa quanto sarebbe utile prepararsi a. sdrammatizzare l'avvenimento nel proprio animo, visitando le prigioni, aiutando gli ex-carcerati ecc. Anche la nonviolenza e' certamente danneggiata dagli improvvisatori, da coloro che pretendono di creare tutto sul momento; che sono quelli che si stancano prima. E la nonviolenza, se per un quarto e' amorevolezza, e per un altro quarto e' conoscenza, per due quarti e' coraggiosa pazienza. E' stato detto giustamente che gli iniziatori del metodo scientifico non potevano prevedere quali risultati esso avrebbe dato; e cosi' sara' del metodo nonviolento. 12. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 801 del 25 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Voci e volti della nonviolenza. 326
- Next by Date: Voci e volti della nonviolenza. 327
- Previous by thread: Voci e volti della nonviolenza. 326
- Next by thread: Voci e volti della nonviolenza. 327
- Indice: