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Minime. 799
- Subject: Minime. 799
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 23 Apr 2009 00:45:41 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 799 del 23 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. "Associazione Peppino Impastato": Appello per il prossimo Forum sociale antimafia a Cinisi dall'8 al 10 maggio 2009 2. Pietro Ingrao: Una lettera a "L'Unita'" 3. Umberto Guidoni: Un governo razzista 4. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto 5. Bruno Gravagnuolo: Agnes Heller 6. Giovanna Bemporad: Ch'io muoia all'esaurirsi delle risa 7. Silvia Vegetti Finzi ricorda Cesare Musatti 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. Andrea Cozzo presenta "In verita' ci disse altro" di Agusto Cavadi 10. Daniela Romagnoli presenta "Eroi e meraviglie del Medioevo" di Jacques Le Goff 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. APPELLI. "ASSOCIAZIONE PEPPINO IMPASTATO": APPELLO PER IL PROSSIMO FORUM SOCIALE ANTIMAFIA A CINISI DALL'8 AL 10 MAGGIO 2009 [Dall'Associazione Peppino Impastato - Casa Memoria (per contatti: casamemoriaimpastato at gmail.com) riceviamo e diffondiamo il seguente appello per il prossimo Forum Sociale Antimafia "Felicia e Peppino Impastato" che si svolgera' a Cinisi tra l'8 e il 10 maggio 2009 in occasione del trentunesimo anniversario dell'omicidio di Peppino] Anche quest'anno, in occasione del trentunesimo anniversario della morte di Peppino Impastato, vogliamo rinfrescare la memoria ad un paese come l'Italia che troppo spesso tende ad ignorare e a dimenticare. Ricorderemo Peppino con la sua ribellione contro l'oppressione mafiosa, partendo dalla sua stessa famiglia, e la madre Felicia, con la sua determinazione che l'ha spinta a non mollare mai nell'impegno in difesa della verita'. Come sempre, pero', il ricordo non sara' l'unica prerogativa del forum, ma il fine sara' quello di creare un'occasione in cui si possa far circolare liberamente le informazioni riguardo le reali condizioni politiche, sociali ed economiche del nostro paese e costruire collettivamente percorsi alternativi per la partecipazione democratica e la sua crescita civile. Peppino resta per noi, e non solo, il punto di partenza, per la sua lucida analisi del fenomeno mafioso e le strategie innovative che ha sperimentato nel fronteggiarlo, che sono ancora attuali. La tre giorni che avra' luogo a Cinisi dall'8 al 10 maggio 2009 affrontera' tematiche quantomai urgenti, come le speculazioni mafiose che mettono in pericolo gli equilibri ambientali, favorite da politiche di governo compiacenti come il ritorno all'energia nucleare e la costruzione del ponte sullo Stretto; i nuovi equilibri tra il sistema politico ed economico e il potere mafioso; la sempre piu' pericolosa deriva fascista delle istituzioni nazionali e locali che comporta la limitazione delle liberta' e dei diritti, arrivando a ledere quelli fondamentali come il diritto allo sciopero, al lavoro sicuro, alla liberta' di espressione, all'uguaglianza. Non manchera' la musica con il suo importante ruolo di aggregazione e di comunicazione, con il progetto che unira' virtualmente Casa Cervi a Casa Memoria Impastato con l'esibizione dei Modena City Ramblers, per unire la resistenza civile antifascista a quella antimafia. Persistono per noi, purtroppo, le difficolta' economiche che ci costringono a fare di nuovo appello agli amici, ai compagni, a tutti coloro che si riconoscono negli ideali di Peppino, che sono anche i nostri, e che vogliano manifestare la loro vicinanza con un contributo, anche minimo, per coprire le spese di organizzazione del forum. * Certamente sara' difficile raggiungere il livello di partecipazione dello scorso anno, in occasione del trentennale. In quella circostanza abbiamo potuto usufruire di un contributo di 35.000 euro del Ministero della Pubblica Istruzione, che ci ha consentito di far fronte alle spese di organizzazione. Quest'anno il contributo non e' stato, sino a questo momento, rinnovato e molto probabilmente non lo sara' piu'. Per questo, come al solito, siamo senza una lira. Pur rendendoci conto che in questo momento esistono altre priorita', come quella in Abruzzo, chiediamo un contributo economico anche minimo per ricordare Peppino e per potere ancora andare avanti nella lotta per una Sicilia libera dalla mafia. Chi vuole contribuire puo' fare riferimento all'Associazione Culturale Peppino Impastato - Casa Memoria, Corso Umberto I 220, 90045 Cinisi (Pa), e-mail: casamemoriaimpastato at gmail.com, ed inviare un contributo economico sul conto corrente dell'associazione. 2. VERSO IL 25 APRILE. PIETRO INGRAO: UNA LETTERA A "L'UNITA'" [Dal quotidiano "L'Unita'" del 22 aprile 2009 col titolo "Ma del duce dovete dire tutto" e il sommario "L'immagine di Mussolini proiettata in piazza non suscita collera. Quei ricordi vanno evocati e va ricordato l'orrore del nazifascismo"] Caro direttore, consentitemi qualche considerazione sulla polemica che si e' accesa intorno al fatto che nel documentario proiettato in piazza dal Comune di Roma (a cura dell'assessore Croppi, mi sembra) in occasione del 21 aprile fosse inserita una immagine di Mussolini che annunciava l'entrata in guerra dell'Italia a fianco di Hitler. In verita' la presenza di quell'immagine non aveva suscitato in me nessuna collera. Riguardava un evento reale e per giunta un evento che poi aveva portato a quel dittatore solo sconfitta e vergogna, e infine l'aveva condotto a una morte disperata. Se mai quell'apparizione ha suscitato in me un'altra domanda: che diceva quel volto - teso e feroce - ai tanti, ai giovani prima di tutto, che lo vedevano sullo schermo? Io avevo timore non gia' che vedessero e sapessero, ma anzi che non sapessero. Non sentivo bisogno di silenzio, ma di parole. E questo chiederei ancora adesso all'assessore Croppi e al sindaco di Roma Gianni Alemanno che avevano portato in quella straordinaria piazza romana quel volto. Caro direttore, io non ho paura che si evochino quei nomi, ma anzi che essi siano poco evocati, se mai solo con l'esibizione di un volto. E dico: facciamole pure vedere quelle immagini, e non solo dal balcone su una piazza, ma per cio' che sono state nella storia di milioni e milioni di esseri umani. Quanto c'e' da raccontare su quel volto e sui suoi amici e alleati stretti, strettissimi: Hitler per esempio! Non solo mostrare i volti, ma raccontare cio' che hanno fatto. E - attenzione - non solo raccontare la stretta vicenda bellica, l'urto degli eserciti, ma l'inaudito che l'ha accompagnato. E il racconto di quell'inaudito non e' riassumibile in una immagine, e nemmeno solo affidarlo alla storia delle battaglie - che pure furono lunghe, durarono anni, e traboccarono in Asia e in Africa; potremmo dire: investirono il mondo. Non ci furono solo morti (tanti) in battaglia. Fu inventata - dagli amici stretti di Mussolini - una strage piu' penetrante e "scientifica"; furono scelte sedi speciali, metodi articolati di massacro. Si chiamarono camere a gas, forni della morte, e portavano a fosse comuni: per ogni eta'; da vecchi a fanciulli, e sempre secondo tecniche fantasiose, mai conosciute prima. Insomma un trattamento particolare dei corpi e delle anime: una nuova scienza: del patimento e dello scomparire dalla terra. Ecco cio' che mi ricorda quel volto di Mussolini. E io non chiedo, non voglio che sia nascosto. Anzi - assessore Croppi, sindaco Alemanno - raccontate davvero - e sino in fondo - chi furono, che "inventarono" quel volto, quelle figure riapparse nelle piazze romane. Su. Andiamo insieme nelle scuole romane, e - con la dovuta delicatezza - raccontiamo le invenzioni dei massacri che hanno segnato il nostro secolo. A Roma, questa capitale con le sue sorprese incredibili: si faccia organizzatore testardo il Comune di Roma di visite spiegate alle Fosse Ardeatine, e ai tanti bizzarri sepolcri che ha conosciuto questo secolo. Percio' io non chiedo oscuramento, o silenzio. Anzi mettiamo nomi. Facciamo vedere volti e corpi. Frughiamo nei campi della memoria. Fra pochi giorni sara' la data del 25 aprile. E ci sara' da rievocare - a tanti che oggi non lo sanno - il senso della parola: partigiani; e quale fu non solo la sofferenza, ma l'invenzione della partigianeria, il messaggio consegnato a noi da coloro che non ci sono piu'. Io provo sempre un certo stupore quando apprendo che i miei nipotini studiano le guerre persiane, la battaglia di Maratona... E non arrivano quasi mai a studiare insieme l'innovazione grandiosa nei modi dell'uccidere avvenuta nel secondo conflitto mondiale. Eppure ci furono testimoni indimenticabili. A Roma e' stato esposto il volto di Mussolini. Io metterei una teca dove porre non un volto, ma un libro. Si intitola Lettere dei condannati a morte della Resistenza. Sono testi ultimi. Brevissimi: scritti a volte pochi momenti prima della morte. Fra pochi giorni - potremmo dire fra poche ore - l'Italia ricordera', celebrera' il 25 di aprile. Avanzo una proposta: che per quella data tutti i cosiddetti maggiorenti di questa nazione vadano in una scuola italiana a recare in classe una copia di quel libro. 3. UNA SOLA UMANITA'. UMBERTO GUIDONI: UN GOVERNO RAZZISTA [Dal sito www.aprileonline.info riprendiamo il seguente intervento dal titolo "Noi, l'Europa e un governo razzista" e il sommario "Dopo le dichiarazioni del Commissario per i diritti umani Hammarberg, arrivano altri segnali sull'isolamento del nostro paese. Infatti, il Commissario alla giustizia Jacques Barrot, rispondendo all'interrogazione di un gruppo di eurodeputati della sinistra, ha ribadito la tesi che i medici non possono denunciare i clandestini, e che gli immigrati, siano essi regolari o irregolari, devono poter godere, a pieno titolo, dei diritti espressi nella Carta dei diritti fondamentali della Ue: ossia il diritto alla dignita' umana, alla vita, alla non discriminazione e alla salute"] Le preoccupazioni del Commissario Hammarberg, che chiede al Governo italiano di rivedere il ddl sulla sicurezza, sono la conferma che la criminalizzazione degli immigrati, nascosta dietro l'alibi della sicurezza e del terrorismo, viola gli standard di legalita' internazionale e rischia di condurre l'Italia verso una deriva xenofoba e razzista. Questa e' una delle considerazioni che emergono dal rapporto, reso pubblico dal Commissariato per i Diritti Umani del Consiglio D'Europa, che fa seguito alla visita di Hammarberg in Italia, nel gennaio scorso. Pur riconoscendo i problemi che i flussi migratori comportano per gli stati europei, il Commissario critica decisamente le nuove misure legislative sull'immigrazione e sull'asilo che sono state adottate dall'Italia: come quella che criminalizza i migranti irregolari o la possibilita' dei medici di denunciare i clandestini che accedono al sistema sanitario. Ancor piu' preoccupanti sono le deportazioni avvenute, in particolare dall'Italia in Tunisia. Secondo rapporti attendibili, infatti, in alcuni casi i deportati sono stati sottoposti a tortura nel paese di arrivo. Il commissario punta il dito sulle azioni compiute dalle autorita' di uno stato democratico come l'Italia, che violano, nei fatti, un fondamentale diritto dell'uomo stabilito dall'Europa: quello che proibisce, in assoluto, l'uso della tortura o di punizioni degradanti ed inumane. Per questo il Commissario si pronuncia contro i ritorni forzati in quei paesi che hanno una storia di uso comprovato della tortura, anche quando si nascondono dietro le assicurazioni diplomatiche. E' un richiamo molto serio nei confronti del governo italiano al quale Hammarberg chiede di rivedere urgentemente le norme in questo campo, per renderle conformi alle misure obbligatorie stabilite dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Un segnale inquietante sull'isolamento del nostro paese viene anche dalla risposta della Commissione europea. Infatti, il Commissario alla giustizia Jacques Barrot, rispondendo alla interrogazione di un gruppo di eurodeputati della sinistra, ha ribadito la tesi che i medici non possono denunciare i clandestini, e che gli immigrati, siano essi regolari o irregolari, devono poter godere, a pieno titolo, dei diritti espressi nella Carta dei diritti fondamentali della Ue: ossia il diritto alla dignita' umana, alla vita, alla non discriminazione e alla salute. Come italiano e come deputato europeo sono doppiamente preoccupato per la deriva del governo Berlusconi che, sotto il ricatto ormai evidente della Lega, sta allontanando sempre piu' il nostro paese dall'Europa dei diritti. 4. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili informazioni e proposte. 5. PROFILI. BRUNO GRAVAGNUOLO: AGNES HELLER [Dal quotidiano "L'Unita'" del 22 aprile 2009 col titolo "Gli 80 anni di Agnes Heller: Un altro linguaggio ci salvera'" e il sommario "Un convegno sulla pensatrice, una marxista eterodossa fuori dal marxismo. La filosofia come genere letterario che decifra il mondo tramite le rotture linguistiche"] Compie 80 anni Agnes Heller, la filosofa ungherese allieva di Gyorgy Lukacs, esponente della scuola marxista di Budapest negli anni '50, pensatrice della "teoria dei bisogni" ed emigrata in Australia a fine anni '70, perche' presa di mira dal regime comunista di allora. Per il compleanno tre dipartimenti italiani di filosofia e scienze umane (Roma Tre, Sapienza e Universita' di Messina) le hanno organizzato un convegno alla Sala Igea di Palazzo Mattei in piazza Paganica di Roma. Inaugurato ieri da una sua lectio magistralis, "La filosofia come genere letterario, principalmente esemplificata su Heidegger". Relazione gia' scritta, ma come concepita e recitata a braccio, ad ampie falcate. Tra le "arcate" di Platone, Aristotele, Kant, Hegel, Nietzsche, Heidegger e Foucault. E con un architrave argomentativo di fondo, come da titolo: la filosofia come genere letterario. E pero' un genere sui generis, argomentativo, autoriflessivo, ermeneutico. Ma sempre situata in un tempo, in un linguaggio. In un "gioco linguistico" e percio' in un'esperienza irripetibile. Aperta dal gesto dei singoli filosofi che schiudono ciascuno un mondo, deviando dal mondo degli altri filosofi. Magari lavorandovi dentro o accanto, a latere. Sempre dentro il linguaggio come casa indecisa e problematica dell'Essere. Una tesi espressa in questa relazione che e' il punto d'arrivo di un lungo cammino. Partita da ragazza da ambizioni scientifiche (dopo essere scampata alla Shoah). Poi folgorata dal grande Lukacs all'universita' di Budapest e approdata alla filosofia. Poi marxista critica e umanista, attratta dal sogno rinascimentale che fu gia' del suo maestro di fondere Natura e Cultura in una sintesi sociale armoniosa. Poi ancora teorica dei "bisogni", nel solco del giovane Marx e in una prospettiva in cui i bisogni era in qualche modo prossimi ai "desideri" infiniti della soggettivita' che si libera e si cerca nell'altro. Fuori dalla centralita' marxiana del "lavoro" e dentro la riproduzione simbolica delle forme di vita. Sicche' era un marxismo eterodosso ed extramarxista, il suo. Al punto che lei stessa dira' nel 2008, in un intervista a "La Stampa": "In fondo non sono mai stata davvero marxista e in Marx cercavo altre cose". Ma l'approdo di cui ci parla questa relazione, raggiunto tra l'Australia e New York, e' lontano anche dalla penultima stazione di pensiero della Heller. Vale a dire le idee di Habermas, Apel e John Rawls. Tutte in vario modo costruite attorno alla centralita' del "soggetto trascendentale kantiano". E tutte in funzione di un'etica costruttiva, contrattualistica, comunicativa o dialogante. Ora la Heller liquida integralmente il soggetto, come residuo cristallizzato della tradizione filosofica. Cosi' come la sostanza, le categorie, l'a priori, il logos razionale. Per sposare una linea ermeneutica e "post-modernista". Contano "l'esser-ci" e la "soggettivita'", le interpretazioni e non i fatti. E il lavorio del linguaggio nel "teatro del mondo", da cui tirar fuori, alla Arendt, una "vita buona" e piu' umana. * Postilla. In fuga, dalla Shoah e dal socialismo reale Sopravvissuta all'Olocausto, Agnes Heller ha 18 anni quando nel 1947 assiste alle lezioni di Gyorgy Lukacs, filosofo e dirigente del Pc ungherese. Heller diverra' poi sua assistente e collaboratrice. Nel 1956 gli ex allievi diventano la "corrente", un gruppo di sostenitori del "vero" marxismo contro ogni falsificazione e aberrazione. Nel 1959 viene espulsa dall'universita' e dal partito per aver sostenuto "le idee false e revisioniste" di Lukacs e i suoi scritti vengono banditi. Nel 1963 entra come ricercatrice nell'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze, da cui verra' licenziata nel '73. Nel 1977, non condividendo le svolte reazionarie di tanti paesi dell'Est, lascia l'Ungheria ed emigra in Australia. Li' l'universita' di Melbourne le affida la cattedra di sociologia. Attualmente e' ritornata in Ungheria ma insegna anche alla New School for Social Research di New York. 6. POESIA E VERITA'. GIOVANNA BEMPORAD: CH'IO MUOIA ALL'ESAURIRSI DELLE RISA [Dal mensile "Letture", n. 602, dicembre 2003, nella rubrica a cura di Daniele Piccini "Un inedito di..."] Una premessa di Daniele Piccini Giovanna Bemporad e' nata a Ferrara nel 1928. Alla traduzione dell'Iliade, iniziata fin da adolescente, ha accompagnato una parca produzione poetica originale raccolta nel volume Esercizi, uscito in prima edizione nel 1948 e, con aggiunte, da Garzanti nel 1980. Libro tuttora unico dell'autrice, Esercizi riunisce anche traduzioni di autori classici e di lirici moderni tedeschi e francesi. L'opera cui ha atteso con maggior impegno e' la traduzione in endecasillabi dell'Odissea, di cui vasti saggi sono stati pubblicati tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Novanta. Ha pubblicato anche versioni da Novalis e di parti scelte dell'Eneide. Attualmente sta lavorando a una nuova, incrementata edizione di Esercizi, di cui l'inedito qui presentato dovrebbe far parte. * Ch'io muoia all'esaurirsi delle risa quando piu' non sopporto una stanchezza gia' scontata all'estremo, e sia d'autunno mentre l'orecchio intendo estesamente per la quiete, e soffochi il mio canto una foglia che cade, o sia d'estate quando tra rose rosse e gelsomini ferve la guerra. Indifferente, estranea a questa sinfonia d'estati e inverni non entrero' nei pallidi dominii con purpurei tumulti dentro il cuore; e al commento inesausto degli insetti tra l'erbe, al loro giubilo sonoro che indietro mi richiama, io saro' sorda. * Il commento dell'autrice Questo inedito appartiene al ciclo dei Diari, poesie scritte durante la guerra, tutte dominate dal pensiero della morte e della caducita' della vita che a ogni momento si rischiava di perdere. Seduta sotto un albero nella campagna veneta, dov'ero sfollata con la famiglia, ne scrivevo tre o quattro al giorno: tra le poche che ho salvato, si potrebbe forse includere anche questa... 7. MEMORIA. SILVIA VEGETTI FINZI RICORDA CESARE MUSATTI [Dal "Corriere della sera" del 21 marzo 2009 col titolo "Cesare Musatti: la psicanalisi con il sorriso" e il sommario "L'anniversario. 'Posso dire che Milano ha fatto grande me, non che io ho fatto grande Milano'. Musatti, il professore che odiava il dogmatismo"] Quando nel 1940 Cesare Musatti giunge a Milano per insegnare filosofia al liceo "Parini", dopo che le leggi razziali lo hanno privato della cattedra di psicologia sperimentale all'Universita' di Padova, non immagina che la sua vita avrebbe coinciso con la storia della nostra citta'. Poco dopo, considerato ariano per l'esercito, viene richiamato alle armi. Ritornato nel 1943, sfolla ad Abbiategrasso. Si riunivano allora, attorno a Lelio Basso, alcuni vecchi socialisti decisi a costruire un nuovo partito, lo Psiup, erede del partito socialista precedente la scissione di Livorno e a Musatti vengono affidati difficili incarichi, quali allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino. Dal 1947 riprende l'insegnamento di psicologia alla Universita' Statale, dove rimane sino al 1967. E' a Milano che la sua attivita' culturale si svolge con particolare vigore ed efficacia. Diffonde nel nostro Paese la psicoanalisi freudiana che aveva conosciuto tramite il triestino Edoardo Weiss. Nel 1948 lo troviamo tra i piu' attivi riorganizzatori della Spi (Societa' Italiana di Psicoanalisi), della "Rivista di psicoanalisi" e del Centro milanese di psicoanalisi ora a lui dedicato. Nel 1949 pubblica, da Einaudi, il fondamentale Trattato di psicoanalisi. In quegli anni di dura contrapposizione ideologica si mostro' straordinariamente aperto al dialogo collaborando, senza dogmatismi, con il cattolico Agostino Gemelli. Dal 1967 Musatti inizia la grande impresa di dirigere, con Renata Colorni, presso l'editore Boringhieri, l'edizione italiana delle opere di Sigmund Freud. Come padre della psicoanalisi italiana, Musatti ne difese strenuamente l'ortodossia. Concluso l'insegnamento, si dedico' a scrivere opere letterarie, tra cui I pronipoti di Giulio Cesare, che gli valse il Premio Viareggio. Per un forte senso di appartenenza alla citta' accetto' per due volte la carica di consigliere comunale di Milano, di consulente del Tribunale per i minori e di presidente e della Casa della cultura. Cosi' lo ricorda Rossana Rossanda: "Cesare Musatti e' stata una delle persone piu' libere del lungo dopoguerra". Commentando la mostra fotografica dedicatagli dal Comune con il titolo "Le persone che hanno fatto grande Milano", Musatti osservava: "Posso dire che Milano ha fatto grande me, non che io ho fatto grande Milano. Il fatto che io abbia fatta grande Milano mi fa ridere. Se devo dire la verita' io l'avrei fatta piccolina". Infine il consiglio che, sorridendo maliziosamente, dedicava agli eterni scontenti, che a Milano non mancano: "Vivete ogni giorno come se fosse il primo e l'ultimo". 8. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. LIBRI. ANDREA COZZO PRESENTA "IN VERITA' CI DISSE ALTRO" DI AUGUSTO CAVADI [Dalla rivista "Centonove" del 20 febbraio 2009 col titolo "Cristianesimo in crisi"] Tra le novita' del 2009, e' in libreria l'ultimo volume di Augusto Cavadi (In verita' ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani, Falzea, Reggio Calabria, pp. 244, euro 15). Il tema e' scottante: il cristianesimo e' in crisi (molto piu' di quanto non appaia a prima vista dall'osservatorio "provinciale" italiano in cui papa e cardinali sono tre volte al giorno in televisione) e da questa crisi "si uscira' con la sua dissoluzione o con il suo superamento" verso una religiosita' plurale, polifonica, planetaria alla cui costruzione ogni tradizione sapienziale apportera' il proprio mattoncino. Ma per progettare questo "oltre-cristianesimo" bisogna conoscere che cosa e' stato davvero, dalle origini ad oggi, il cristianesimo "storico" con le sue luci e le sue ombre. Da qui la necessita' di ridisegnare le tappe di una evoluzione, o di una involuzione, che partendo dal messaggio di Gesu' di Nazareth arriva all'epoca contemporanea (alla quale Elio Rindone dedica una illuminante postfazione: "Benedetto XVI: un pontificato all'insegna dell'integralismo"). Il libro e' agile, scritto bene e con estrema chiarezza, come tutti gli altri libri di Cavadi, ma e' soprattutto un libro istruttivo per la riflessione di ogni cattolico e/o cristiano (forse anche di chiunque abbia una religione e persino di ogni ateo che si riconosca una qualche forma di spiritualita'). La sia pur rapida ma precisa ricognizione storica che vi si traccia del cristianesimo aiuta notevolmente chi voglia interrogarsi con onesta' sul senso della propria fede a mettere a fuoco i principali problemi che dovrebbe avere chiari: il significato da attribuire alla fede in Dio (e il ruolo in essa dell'intelletto); il rapporto tra la cultura in cui vengono redatti i Vangeli e la figura di Cristo che essi tratteggiano; i fondamenti della successiva interpretazione ecclesiastica, quando, come scrive l'autore sulla scorta di Alfred Loisy, si aspettava il Regno, "e, invece, venne la Chiesa", con i suoi dogmi (sicche' a meritare la scomunica fu il rifiuto di questi, anziche' l'egoismo e la violenza). Cavadi - che da' prova di una solida preparazione esegetica - evidenzia l'originario carattere "kerygmatico" (cioe': di annunzio profetico) dei racconti su Gesu', sempre piu' tradito dall'istituzionalizzazione del cristianesimo nel cattolicesimo, soprattutto - direi - a partire da Costantino. Qui l'autore avrebbe potuto ricordare anche la fine - da quel momento - dell'opposizione al servizio militare per la quale prima molti cristiani, come Massimiliano o Marcello, avevano affrontato il martirio. Era l'epoca in cui il cristianesimo era un modo di vivere, di "essere", di cui l'amore era l'unico fondamento: e qui Cavadi cita, con sottile ironia, la frase di un giovane teologo tedesco ("L'amore e' completamente sufficiente e non occorre altro... Il 'sacramento del fratello' appare come l'unico requisito di salvezza"), rivelando solo alla fine della citazione che si tratta di Ratzinger negli anni Sessanta, prima della presa del potere. Personalmente ho difficolta' a credere in un Dio (se non come realizzazione della comunione tra gli esseri viventi), ma mi pare che quando Cavadi parla di amore e di opere concrete di cui questo e' l' attualizzazione, quando dice che, in fatto di religione, si tratta non di "tollerare" ma di "cercare insieme" e di "prendere sul serio la sconfinata azione dell'Unico Spirito nella molteplicita' dei cuori" - prospettiva che nella mia esperienza ho imparato dalla lettura di Gandhi (che a sua volta mi ha aiutato a leggere diversamente anche i Vangeli) - mi trovo con lui in grande sintonia. Aggiungo infine, da studioso di lingue e letterature classiche, un'ulteriore ragione di gratitudine nei confronti dell'autore: questo libro - che si puo' considerare anche di storia del cristianesimo - costituisce un esempio bello degli scopi a cui dovrebbe servire l'interpretazione storica: presentare quadri del passato che servono a far riflettere sul presente. 10. LIBRI. DANIELA ROMAGNOLI PRESENTA "EROI E MERAVIGLIE DEL MEDIOEVO" DI JACQUES LE GOFF [Dal quotidiano "Liberazione" del 7 dicembre 2005 col titolo "Jacques Le Goff, in un libro un fascio di immagini" e il sommario "Nella sua ultima fatica, Eroi e meraviglie del Medioevo, l'autorevole storico usa l'arte figurativa per parlare di un immaginario eroico e favoloso che si estende temporalmente fino alla rivoluzione industriale"] Alice, che non capiva come si potesse leggere un libro "senza le figure", sarebbe entrata volentieri in questo "libro delle meraviglie". L'ultima fatica di Jacques Le Goff, Eroi e meraviglie del Medioevo (Laterza, pp. 239, euro 35) e' quel che si dice un libro "bello", sia per la veste editoriale elegante (formato, carta, copertina), sia per la ricchezza e varieta' delle immagini. Un fascio di immagini, appunto, offerto come uno specialissimo fascio di fiori alla memoria della donna con cui Jacques Le Goff ha condiviso la maggior parte della sua vita, fino al dolore del distacco, un anno fa. Il libro e' costruito come un dizionario, o una mini-enciclopedia, i cui lemmi sono presentati in ordine alfabetico (da Artu' alla Walkiria), sicche' le voci che appartengono ad entrambi i gruppi - eroi e meraviglie - sono frammischiati in modo casuale, ma non a casaccio: a significare la stretta embricazione dei due ambiti. Nell'introduzione l'autore stesso spiega quel che ha voluto fare: proporre le secolari reincarnazioni della memoria, attraverso "eclissi, risurrezioni, trasfigurazioni di una civilta' in cio' che ha di piu' brillante, di piu' brillantemente emblematico". Immagini, immaginario. Vocabolo di difficile uso, che oltrepassa i limiti della rappresentazione e costruisce miti e leggende. Le Goff propone di definire il campo dell'immaginario come il sistema di sogni di una societa', di una civilta'; un sistema che trasforma il reale in appassionate visioni dello spirito. Deve percio' essere distinto tanto dal simbolico quanto dall'ideologico. La storia dell'immaginario non puo' essere "una storia dell'immaginazione in senso tradizionale; e' piuttosto una storia della creazione e dell'uso delle immagini che fanno agire e pensare una societa', perche' esse (le immagini) discendono dalla mentalita', dalla sensibilita', dalla cultura da cui sono impregnate, animate". Il libro pero' non vuole presentare una visione globale dell'immaginario medievale, e nemmeno indagarne la natura, gli aspetti, le manifestazioni. Questi sono temi che Le Goff ha ampiamente affrontato. Proprio a partire da quegli studi (si veda ad esempio L'imaginaire medieval, del 1985, tradotto in italiano nel 1988), ha potuto scegliere due grandi temi: gli eroi e le maraviglie. I nuovi eroi medievali - nuovi rispetto agli eroi della classicita' - sono i santi e i re. Ma gli eroi presentati qui sono piuttosto i massimi esponenti del mito cavalleresco, i "preux", i prodi cavalieri. Personaggi che, anche quando sono storicamente documentati, appartengono anche all'area del mito o della leggenda. Ecco allora re Artu', Carlo Magno, il Cid, il paladino Orlando - e i loro cantori: i trovieri di lingua d'oil, e i trovatori di lingua d'oc, autori del romanzo cortese, delle chansons de geste, della grande poesia provenzale e della fin'amor - l'amor cortese, cui si collega il nostro stil novo. Tra gli eroi troviamo anche Robin des Bois (Robin Hood), cantato gia' nelle ballate dei secoli XIII-XIV. Un personaggio senza alcuna radice storica - al contrario di grandi come Carlo Magno e lo stesso Artu', che un fondamento di realta' forse lo aveva - ma proprio come altri personaggi eroico-meravigliosi, maschi e femmine: da Merlino a Melusina, la donna-fata meta' donna e meta' serpente, che assume anche la funzione di simboleggiare la dolcezza materna: costretta ad abbandonare il mondo degli uomini per la curiosita' del marito, e' raffigurata mentre torna ogni notte ad allattare il suo ultimo nato. Il termine e il concetto di meraviglie, "mirabilia", hanno un posto importante e di lunghissima durata nella storia delle mentalita'. Intorno al 1210 un inglese, Gervasio di Tilbury, scrive una specie di enciclopedia dedicata all'imperatore Ottone IV di Brunswick. Qui troviamo la definizione di "mirabilia": e' meraviglioso cio' che suscita meraviglia, cio' che stupisce perche' eccezionale, al di fuori della nostra esperienza abituale. Le meraviglie si differenziano dunque dai miracoli, perche' il miracolo appartiene al divino, al soprannaturale, mentre il meraviglioso appartiene all'umano, al naturale, anche se puo' sfuggire, almeno temporaneamente, alla nostra comprensione. Accanto ai personaggi - storici, mitizzati o leggendari - incontriamo luoghi del meraviglioso, a loro volta sia reali sia fantastici. Cosi', accanto al paese di Cuccagna e alla fontana di giovinezza (l'immagine e' quella dello straordinario affresco del Castello della Manta, recentemente restituito alla fruizione pubblica dal Fai) ecco gli spazi, ricchi di suggestione e di valenze simboliche, del castello, della cattedrale e del chiostro. Quest'ultimo e' immagine della Gerusalemme celeste, incarnazione terrestre del paradiso, spazio chiuso dedicato alla meditazione, alla vita spirituale; ma richiama anche l'idea medievale del giardino come "hortus conclusus", che nel monastero diviene luogo di coltivazione di piante orticole e soprattutto medicinali. E lo spazio del cuore, dell'uomo interiore, della preghiera individuale. La cattedrale, in particolare la cattedrale gotica, si impone invece alla sensibilita' della gente con la massa delle sue dimensioni, con lo slancio verso l'alto dei suoi pinnacoli, con il fiotto di luce sacrale che penetra dai rosoni e dalle immense vetrate. Immaginario eroico e favoloso di lunga durata, come di lunga durata e' il Medioevo di Le Goff, che si estende fin oltre le soglie della modernita', fino alla rivoluzione industriale e per certi aspetti anche oltre. Affascina e incuriosisce il percorso delle immagini che raccontano e trasformano di volta in volta meraviglie ed eroi dalla miniatura antica al fotogramma cinematografico, dalla "chanson de geste" ai pupi siciliani, dalla roccaforte duecentesca ai castelli di Ludwig di Baviera. Sicche' incontriamo anche il fenomeno del medievalismo, che comincia con la passione neogotica inglese del Settecento e attraversa il romanticismo, il restauro-ricostruzione alla Viollet-Le Duc, le feste medievali che negli ultimi decenni si sono moltiplicate, non sempre con valore filologico almeno accettabile, malgrado gli sforzi di piccoli gruppi di appassionati dell'archeologia del quotidiano. In uno studio pubblicato nel 2001 erano state rilevate tante feste "medievali", nella sola regione dell'Emilia-Romagna, da poterne scaglionare una ogni tre giorni! Un piccolo neo sara' individuato solo dagli appassionati di cinema e in particolare dei Monty Python, il gruppo inglese autore, negli anni Settanta, di uno straordinario film sulla ricerca del Graal. Film di stralunata comicita', ma anche di sicura informazione storica. Proprio per questo, sbaglia la didascalia che indica come re Artu' il fotogramma del cavaliere-uomo selvatico: Artu' e' infatti il campione delle virtu' cortesi e cavalleresche, l'assoluta antitesi dell'"homme sauvage". E' curioso che in altre edizioni (il libro e' uscito contemporaneamente in tutte o quasi le lingue europee, greco compreso) l'errore non compaia. Non sempre un "libro bello" e' anche un bel libro. Questo lo e'. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 799 del 23 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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