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Nonviolenza. Femminile plurale. 246
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 246
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 23 Apr 2009 09:02:15 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 246 del 23 aprile 2009 In questo numero: 1. Adrienne Rich 2. Adrienne Rich: Cercando di parlare con un uomo 3. Adrienne Rich: Quando noi morti ci destiamo 4. Adrienne Rich: Svegliandosi nel buio 5. Adrienne Rich: Incipienza 6. Adrienne Rich: Dopo vent'anni 7. Adrienne Rich: Lo specchio in cui due si vedono come una 8. Adrienne Rich: Canzone 9. Adrienne Rich: A tuffo nel relitto 10. Adrienne Rich: Struggendosi di fuoco 11. Adrienne Rich: Distruggendosi di fuoco 12. Adrienne Rich: Per una sorella 13. Adrienne Rich: Per chi e' morto 14. Adrienne Rich: Da un sopravvissuto 1. ADRIENNE RICH Riproponiamo questa scelta di versi di Adrienne Rich. Presentandoli alcuni anni fa scrivevamo che "Adrienne Rich e' l'autrice di Nato di donna, un libro la cui lettura e' ineludibile. Ma e' anche una poetessa che ha scritto versi che ti tolgono il respiro, ovvero te lo restituiscono. Ed una militante per la pace e i diritti umani di grande rigore e nitore. Dal volume Esplorando il relitto, Savelli, Milano 1979, riprendiamo i seguenti testi, nella traduzione di Liana Borghi (che di Adrienne Rich e' traduttrice e studiosa acutissima)". 2. ADRIENNE RICH: CERCANDO DI PARLARE CON UN UOMO In questo deserto collaudiamo bombe, ecco perche' siamo venuti qui. Talvolta sento un fiume sotterraneo premere tra due scogliere deformi un angolo acuto di comprensione spostarsi come un loco del sole in questo paesaggio condannato. A cosa abbiamo rinunciato per arrivare fin qui - intere collezioni di Lp, film recitati da noi ormai in terza visione, vetrine di fornai piene di biscotti ebraici secchi, alla cioccolata il linguaggio delle lettere d'amore, dei suicidi, pomeriggi sul greto del fiume fingendo di essere bambini Venendo in questo deserto di cui volevamo cambiare il volto guidando tra cactacee verde spento camminando a mezzogiorno nelle citta' morte circondati da un silenzio che sembra il silenzio di questo luogo solo che e' venuto con noi ed e' familiare e tutte le cose finora dette erano uno sforzo per cancellarlo - Venendo qui siamo al confronto Qui mi sento piu' indifesa con te che senza te Tu accenni al pericolo elenchi l'equipaggiamento parliamo di persone che si aiutano in casi di emergenza - lacerazione, sete - ma tu guardi me come un caso d'emergenza Il tuo calore secco e' potere i tuoi occhi sono stelle di una grandezza diversa riflettono luci che dicono: uscita quando ti alzi e misuri coi passi il pavimento parlando del pericolo come se non fossimo noi come se collaudassimo qualcos'altro. 1971 3. ADRIENNE RICH: QUANDO NOI MORTI CI DESTIAMO Per E. Y. 1. Cercando di dirti come l'anatomia del parco attraverso i vetri macchiati, il modo in cui i guerriglieri avanzano sui campi minati, l'immondizia che brucia senza fine nel cumulo per tornarsene in cielo come macchia - ogni cosa fuori della nostra pelle e' un'immagine di questa afflizione: pietre sulla mia tavola, portate a mano da scene di cui mi fidavo ricordi di quel che un tempo descrissi come felicita' ogni cosa fuori della mia pelle parla del difetto che mi fa zoppicare persino le cicatrici delle mie decisioni persino lo sprazzo di sole nella vena di mica persino tu, compagna creatura, sorella, che mi siedi di fronte, scura d'amore, lavorando come me a disfare lavorando come me a rifare questo strascico di maglia, questo panno di oscurita', questo indumento di donna, cercando di salvar la matassa. 2. Il fatto di essere una persona separata entra nella tua esistenza come un mobile - un cassone di legno del Seicento di qualche parte del Nord. Ha una serratura enorme modellata a testa di donna ma la chiave non s'e' trovata. Negli scompartimenti ci sono altre chiavi di porte smarrite, un occhio di vetro. Piano cominci ad aggiungere cose tue. Vai e vieni riflessa nei pannelli. Smetti di ricordare gli anniversari, cominci a scrivere nei tuoi diari piu' onestamente che mai. 3. L'incantevole paesaggio del Sud Ohio tradito dalle miniere a cielo aperto, la grossa fede d'oro al dito dell'adultero i programmi indistinti della radio pirata vicino alla costa sono motivi di esitazione. Qui nella matrice del bisogno e della rabbia, la confutazione di quanto ritenemmo possibile fallimento di cure dubbi sull'esistenza dell'altro - dillo e ripetilo, le parole si addensano di non senso - eppure mai siamo stati piu' vicini alla verita' delle menzogne che vivevamo, ascoltami: la fedelta' che so immaginare sarebbe un'erbaccia che fiorisce nel catrame, un'energia blu che buca gli atomi ammassati di una roccia d'incredulita'. 1971 4. ADRIENNE RICH: SVEGLIANDOSI NEL BUIO 1. La cosa che mi arresta e' come siamo composti di molecole (mi mostro' il disegno del selciato) disposte senza nostro consenso e consapevolezza come la telefoto composta di milioni di puntini nella quale l'uomo del Bangladesh cammina affamato sulla prima pagina senza saperne niente e questa e' la sua presenza per il mondo. 2. Stavamo in fila fuori di qualcosa due a due, o da soli a coppia, o solamente soli, guardando vetrine piene di forbici, vetrine piene di scarpe. La strada chiudeva, la citta' chiudeva, avremmo avuto noi la fortuna di farcela? Esponevano in una teca, l'Uomo senza patria. Gli alzammo i passaporti in faccia, piangemmo per lui. Scaricano sangue animale nel mare per attirare i pescecani. Talvolta ogni aperura del mio corpo perde sangue. Non so se far finta che sia naturale. C'e' una legge per questo, una legge di natura? Tu adori il sangue lo chiami perdita isterica lo vuoi bere come latte vi immergi il dito e scrivi svieni all'odore sogni di scaricarmi in mare. 3. La tragedia del sesso e' intorno a noi, un lotto di bosco per cui si affilano le asce. I vecchi ripari e capanni fissano dalla radura con una certa risolutezza - la capanna dell'eremita', il rifugio dei cacciatori - scene di masturbazione e barzellette sporche. Un mondo di uomini. Ma finito. Loro stessi l'hanno venduto alle macchine. Cammino nella foresta ignara una donna nella vecchia uniforme da corve' che si e' ristretta per starle, sono persa a momenti, mi sento stordita dal sole che muove le zampe tra gli alberi, ho freddo nell'umido lichene del folto. Niente si salvera'. Sono sola, a calciare gli ultimi tronchi marci con il loro strano odore di vita, non di morte, a chiedermi cosa mai avrebbe potuto diventare tutto questo. 4. Chiarezza, spruzzo che acceca e purga strali di sole che battono l'acqua i corpi filano nell'aria come alianti i corpi al rallentatore cadono nella piscina alle Olimpiadi di Berlino controllo; perdita di controllo i corpi risalgono ritornano arcuati alla torre il tempo si riavvolge su se stesso chiarezza di aria aperta dinanzi alle camere oscure con le teste di doccia i corpi ricadono ancora a piombo piu' veloci della luce l'acqua si apre come aria come percezione Una donna ha fatto questo film contro la legge di gravita'. 5. Tutta la notte ho sognato un corpo sul quale lo spazio pesa diversamente che sul mio Facciamo l'amore per strada il traffico rifluisce da noi si rovescia come un lenzuolo l'asfalto freme di tenerezza non c'e' sgomento ci muoviamo insieme come piante sott'acqua Ancora e ancora, sul punto di svegliarmi mi rituffo a scoprirti che ancora bisbigli, toccami, continuiamo a fluire per la lenta foresta-oceano di luci di citta' che ci smuove i peli del corpo Ma questo e' il sogno che parla svegliandomi vorrei ci fosse un dove reale su cui stare e passarci il cannocchiale e guardare la terra, il bosco selvaggio dove lo spacco si apri' 1971 5. ADRIENNE RICH: INCIPIENZA 1. Vivere, giacere svegli sotto l'intonaco scrostato mentre si forma il ghiaccio sulla terra a un'ora in cui niente si puo' fare per affrettare le decisioni sapere che il filo si compone nel corpo del ragno primi atomi della tela visibile domani sentire il futuro infuocato di ogni fiammifero in cucina Niente si puo' fare se non a gradi. Scrivo la mia vita ora per ora, parola per parola guardando la rabbia delle vecchie sull'autobus numerando le striature d'aria nel cubetto di ghiaccio immaginando l'esistenza di qualcosa non ancora creato questa poesia le nostre vite 2. Un uomo dorme nella stanza accanto Noi siamo i suoi sogni Abbiamo testa e seni di donne corpi di uccelli da preda Talvolta ci tramutiamo in serpenti d'argento Mentre vegliamo fumando e parlando di come vivere lui si gira nel letto e mormora Un uomo dorme nella stanza accanto Un neurochirurgo entra nel suo sogno e comincia a sezionargli il cervello Lei non sembra un'infermiera e' assorta nel suo lavoro ha un volto severo, delicato come Marie Curie Non e' / potrebbe essere una di noi due Un uomo dorme nella stanza accanto Ha passato tutto un giorno in piedi, a tirare sassi nello stagno nero che si mantiene nero fuori del suo sogno noi saliamo incerte su per la collina mano nella mano, saliamo incerte su per la collina sopra la roccia vulcanica sfregiata. 1971 6. ADRIENNE RICH: DOPO VENT'ANNI Per A. P. C. Due donne siedono a un tavolo vicino a una finestra, ognuna colpita diversamente dalla stessa luce. Parlando sprizzano scintille che i passanti per strada osservano come un riflesso sul vetro di quella finestra. Due donne nel fiore della vita. I loro figli sono tanto grandi da avere figli. La solitudine e' parte della loro storia da vent'anni, il bordo scuro della pronta lingua, il risvolto cupo dell'immaginazione. C'e' neve e tuono nella strada. Mentre parlano il lampo balena viola. E' strano essere cosi' tante donne, che mangiano e bevono alla stessa tavola, che hanno lavato i bambini nello stesso lavabo che hanno nascosto segreti l'una all'altra hanno camiminato sul pavimento della loro vita in camere separate e confluiscono ora nella storia come la donna del loro tempo che vive nel fiore della vita come in una citta' dove niente e' proibito e niente permane. 1971 7. ADRIENNE RICH: LO SPECCHIO IN CUI DUE SI VEDONO COME UNA 1. E' lei che chiami sorella. Il suo atto piu' semplice affascina, come quando squama un pesce il coltello la balena fra le lunghe dita senza spreco di movimento o quando rapida parlando d'amore forbisce con la paglietta il bollitore ammaccato I pomi d'oro ti torcono il fianco con improvviso vuoto i cereali ti gonfiano, ogni grano di spiga matura raccolto a mano Amore: il frigorifero spalancato le bistecce frollate si dissanguano nella pellicola di plastica il burro montato, le albicocche gli avanzi acidi Una cesta aspetta nel frutteto che tu la riempia le tue mani si scorticano contro la ruvida corteccia, le spine di questa pianta succulenta Cogli, cogli, cogli questo raccolto e' un fallimento il succo ti scorre sugli zigomi come sudore o lacrime 2. E' lei che chiami sorella tu sfolgori come lampo per la stanza le guizzi attorno come fiamma ti abbagli nei suoi grandi occhi enumerando le necessita' che non sente spingendo i principi della tua vita fra le sue mani Lei si muove in un mondo di stoffa indiana il corpo morbido di ombre, il casimiro gonfio sui fianchi mentre cammina per la strada con la camicetta di cotone a comprare fichi freschi perche' tu li adori a fotografare il ghetto perche' ce l'hai portata tu Perche' piangi asciugati le lacrime siamo sorelle ti mancano le parole al suo sguardo affamato le porgi un altro libro segnato dalla tua matita le porgi un disco di due flauti che in India recitano 3. Tardi nella notte d'estate gli insetti sfrigolano nel globo ingiallito la tua pelle brucia dorata alla luce In questo specchio, chi sei? Sogni del convento con la sua disciplina, della stanza dei bambini con la bambinaia, dell'ospedale dove tutti i potenti sono mascherati del cimitero dove siedi sulle tombe di donne che morirono di parto di donne che morirono nascendo Sogni della nascita di tua sorella tua madre che muore e muore e muore di parto senza sapere come fermarsi partorendoti ancora e ancora tua madre morta e tu non ancora nata le tue due mani ti afferrano la testa tirandola giu' contro la lama della vita i tuoi nervi i nervi di una levatrice che impara il mestiere 1971 8. ADRIENNE RICH: CANZONE Ti domandi se mi sento sola: Ok allora, si', mi sento sola come un aereo vola solo e orizzontale sulla sua onda radio, puntando oltre le Montagne Rocciose verso le piste recinte di blu di un aeroporto sull'oceano Mi vuoi chiedere, mi sento sola? Bene, certo, sola come una donna che attraversa il paese guidando giorno dopo giorno, lasciandosi dietro miglio dopo miglio piccole citta' dove avrebbe potuto fermarsi a vivere e morire, da sola Se mi sento sola dev'essere la solitudine di svegliarsi per prima, di respirare il primo respiro freddo dell'alba sulla citta' di essere l'unica che e' sveglia in una casa avvolta nel sonno Se mi sento sola e' come la barca chiusa nel ghiaccio della riva nell'ultima luce rossa dell'anno che sa che cos'e', che sa che non e' ghiaccio ne' fango ne' luce d'inverno ma legno, con quel dono di poter bruciare 1971 9. ADRIENNE RICH: A TUFFO NEL RELITTO Avendo prima letto il libro dei miti e caricato la macchina fotografica, e tastato la lama del coltello, mi misi l'armatura di gomma nera le pinne assurde la maschera seria e ingombrante. Mi tocca far questo non come Cousteau con la sua equipe assidua a bordo della goletta inondata di sole ma qui da sola. C'e' una scala. La scala c'e' sempre pende innocente al fianco della goletta. Sappiamo a che serve, noi che l'abbiamo usata. Altrimenti e' un pezzo di filamento marino un attrezzo qualsiasi. Scendo. Piolo dopo piolo e ancora l'ossigeno mi immerge la luce azzurra gli atomi chiari della nostra aria umana. Scendo. Le pinne mi paralizzano, striscio come un insetto giu' per la scala e non c'e' nessuno a dirmi quando l'oceano comincia. Prima l'aria e' azzurra e poi e' piu' azzurra e poi verde e poi nera vedo tutto nero eppure la maschera e' buona pompa forza al mio sangue il mare e' un'altra storia il mare non e' questione di forza devo imparare da sola a muovere il corpo senza sforzo nel profondo dell'elemento. E ora: e' facile dimenticare perche' sono venuta in mezzo a chi e' sempre vissuto qui agitando ventagli smerlati fra le scogliere E inoltre si respira in modo diverso quaggiu'. Sono venuta a esplorare il relitto. Le parole sono propositi. Le parole sono mappe. Sono venuta a vedere il danno che e' stato fatto e i tesori che sono rimasti. Carezzo il raggio della mia lampada lentamente lungo il fianco di qualcosa piu' duraturo dei pesci o le alghe La cosa per cui venni: il relitto e non la storia del relitto la cosa stessa e non il mito il volto annegato che sempre guarda verso il sole la prova del danno erosa dal sale e dai flutti a questa bellezza consunta le costole del disastro che curvano la loro asserzione fra i cauti fantasmi. Questo e' il posto. E sono qui, la sirena i cui capelli scuri fluttuano neri, il tritone dal corpo corazzato Giriamo in silenzio attorno al relitto ci tuffiamo nella stiva. Io sono lei: io sono lui il cui volto annegato dorme a occhi aperti I cui seni ancora portano il peso Il cui carico d'argento, rame, vermeil giace oscuro nei barili semi-incastrati e lasciati a marcire noi siamo gli strumenti semi-distrutti che un tempo tennero la rotta il solcometro corroso dall'acqua la bussola impazzita Siamo, sono sei per vilta' o per coraggio quell'uno che torna sempre a questa scena portando un coltello, una macchina fotografica un libro di miti nel quale i nostri nomi non compaiono. 1972 10. ADRIENNE RICH: STRUGGENDOSI DI FUOCO In una libreria dell'East Side ho letto la testimonianza di un veterano: hanno investito senza ragione una vecchia nel Sud Vietnam con un camion dell'Esercito Usa L'ondata di caldo e' finita inerte, assolata, l'East Side riposa sotto le pensiline Un'altra estate le fiamme continuano a nutrirsi e un caldo afoso permea il terreno della mente, la bruciatura ha fatto presa come se non avese piu' dubbi sul suo diritto a divorare il resto di una vita il resto della storia Stralci di notizie, come questa soffiano sul mucchio lo nutrono, che si voglia o no, un'altra estate, e un'altra ancora di sofferenza quieta nelle librerie, nei parchi per questo noi gridiamo, noi soffriamo in silenzio 1972 11. ADRIENNE RICH: DISTRUGGENDOSI DI FUOCO Per E. K. Guardiamo nella stufa stasera come in uno specchio, si', il ciocco corrugato, il nucleo gassoso giallo-blu la cenere grigia screziata di rosso, si', li conosco dentro le palpebre e sotto la pelle Il tempo ci afferra come una corrente che sale, succhiando i calori del ventre, del cervello Mi dicesti di aver posto la mano sull'orma di un indiano morto da molto tempo e per un attimo conobbi quella mano, quell'orma, quella roccia, quel sole che produce vividi sogni Una parola puo' far questo o, come stasera, lo specchio del fuoco della mia mente, che brucia come se potesse continuare a bruciare se stesso, bruciando appena divorando tutto finche' non c'e' niente nella vita che non ha nutrito quel fuoco 1972 12. ADRIENNE RICH: PER UNA SORELLA Per Natalya Gorbanevskaya, incarcerata per due anni in un manicomio sovietico per attivismo politico; e altri Non mi fido di nessuno di loro. Solo della mia esistenza gettata nel mondo come una catena da traino sbattuta e contorta da molti collegamenti casuali tirata di qua, tirando di la'. Devo rubare la sensazione di polvere sul pavimento, di latte inacidito nella dispensa dopo che vennero a prenderti. Sono costretta a immaginare lo sguardo che hai lanciato dietro di te. Pochi paragrafi sui giornali, tenendo conto degli errori di stampa, le omissioni volute, la violenza specializzata dei medici. Non mi fido di loro, ma sto imparando a usarli. Poco a poco dalle congetture sfocate emerge il tuo viso, un marmo sommerso issato lentamente dal profondo. Sento le corde irrigidirsi sotto il peso della disperazione. Ti hanno perquisito per contrabbando, hanno preso delle annotazioni. Uno sguardo d'intelligenza potrebbe costarti vent'anni. Meglio tracciare cerchi inesistenti con il dito, cercare di imitare il sorriso di chi e' per sempre ottuso. Immagini mie. Questa metafora per cio' che succede. Un geranio in fiamme su una tovaglia verde diventa tuo. Tu, tornando a casa dopo per accendere la stufa, prendi la macchina da scrivere e ricominci. La tua storia. 1972 13. ADRIENNE RICH: PER CHI E' MORTO Ho sognato che ti chiamavo al telefono per dire: Sii piu' dolce con te stesso ma tu stavi male e non hai risposto Lo spreco del mio amore continua cosi' cercando di salvarti da te stesso Mi ha sempre dato da pensare l'energia residua, acqua che scorre giu' per la collina molto dopo che le piogge sono cessate o il fuoco che devi abbandonare per andare a letto ma che non puoi lasciare, quasi ma non del tutto spento i carboni rossi piu' vivi, piu' curiosi nelle vampate di fiamma e nel morire di quanto vorresti tu seduta la' assai dopo la mezzanotte 1972 14. ADRIENNE RICH: DA UN SOPRAVVISSUTO Il patto che facemmo era il solito patto di uomini e donne di allora Non so chi credevamo di essere che la nostra personalita' potesse resistere al fallimento generale Per fortuna o sfortuna, non sapevamo che la razza umana fosse in fallimento e che vi saremmo stati coinvolti Come chiunque altro, pensavamo di essere speciali Il tuo corpo per me e' vivido come lo e' sempre stato; anche di piu' perche' e' piu' chiaro cio' che sento so cosa poteva e cosa non poteva fare non e' piu' il corpo di un dio o qualcosa che ha potere sulla mia vita L'anno prossimo sarebbero stati venti anni e tu sei morto con spreco tu che avresti potuto fare quel salto che parlammo, troppo tardi, di fare che io vivo ancora non come un salto ma un susseguirsi di brevi movimenti sorprendenti ognuno dei quali rende possibile il seguente 1972 ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 246 del 23 aprile 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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