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Coi piedi per terra. 180
- Subject: Coi piedi per terra. 180
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 22 Apr 2009 10:04:34 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 180 del 22 aprile 2009 In questo numero: 1. La Regione delle meraviglie 2. Una lettera all'Assessore alla Cultura della Regione Lazio 3. Nadia Angelucci: Crisi 4. Elena Ribet e Nadia Angelucci intervistano Daniela Degan 5. Laboratorio itinerante della decrescita: Elementi e principi per un modello alternativo 6. Elena Ribet: Ecofemminismi 7. Elena Ribet: Un minumo glossario 8. Elena Ribet e Nadia Angelucci intervistano Rita Castellani 9. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. EDITORIALE. LA REGIONE DELLE MERAVIGLIE [Riportiamo il seguente comunicato del comitato del 20 aprile 2009 dal titolo "La Regione delle meraviglie: sparita tutta la documentazione sul mega-aeroporto a Viterbo?" e il sottotitolo "Della serie: Ai confini della realta'"] Il nostro comitato mesi fa ha richiesto alla Regione Lazio di poter prendere visione della documentazione concernente l'aeroporto di Viterbo disponibile presso quell'ente. Solo ora, con missiva della "Regione Lazio. Dipartimento territorio, Direzione regionale trasporti", datata 27 marzo 2009, protocollo D2/2E/00/57697, ci giunge la seguente risposta: "Gentilissima dottoressa, in riscontro alla richiesta di accesso agli atti formulata in qualita' di portavoce del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo, Le comunico che presso gli uffici di questa Direzione non vi sono documenti inerenti l'aeroporto di Viterbo. Infatti allo stato vi e' soltanto la delibera della Giunta della Regione Lazio n. 87/2008, che recepisce l'intesa programmatica sottoscritta con il Ministro dei trasporti. Cordiali saluti". Nient'altro. * Cosa significa, e cosa implica, una risposta cosi' incredibile? Che alla Regione Lazio si delibera in assenza della benche' minima documentazione? O forse che documenti imbarazzanti spariscono per magia? La Regione non ha neppure la documentazione che il nostro comitato le ha inviato (documentazione dalla quale risulta dimostrata l'irrealizzabilita' e l'illegalita' del mega-aeroporto a Viterbo)? O semplicemente la risposta che abbiamo ricevuto non corrisponde al vero? E magari si e' preferito farci rispondere da un ufficio mentre la documentazione e' presso qualche altro, magari sepolta in qualche armadio della vergogna? * C'e' materia per un intervento delle competenti istituzioni di controllo e delle competenti magistrature. E c'e' motivo di profonda preoccupazione per i cittadini. 2. DOCUMENTI. UNA LETTERA ALL'ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA REGIONE LAZIO All'Assessore alla Cultura della Regione Lazio e per opportuna conoscenza: al Presidente della Commissione Cultura della Regione Lazio, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, al Ministro dei Beni Culturali Oggetto: richiesta di intervento per impedire la devastazione dell'area di enorme rilevanza archeologica, naturalistica e termale del Bulicame a Viterbo * Gentile assessore, le scriviamo per chiedere il suo aiuto per impedire che un'area di immenso valore archeologico, storico-culturale e naturalistico, come l'area termale del Bulicame, sia devastata per sempre dalla realizzazione insensata ed illegale nel cuore di essa di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto. Le segnaliamo che l'area termale del Bulicame e' una delle piu' preziose risorse di Viterbo; che in essa insistono rilevanti beni archeologici, che di essa parla Dante nella Divina Commedia, che essa rappresenta inoltre un patrimonio terapeutico e sociale e una fondamentale prospettiva di sviluppo termale, turistico ed occupazionale del territorio. Non solo: a ridosso di quest'area si trova anche l'Orto botanico dell'Universita' di Viterbo, che anch'esso subirebbe il devastante impatto del mega-aeroporto. * A questo si aggiunga poi anche che il mega-aeroporto confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e i relativi vincoli di salvaguardia; il mega-aeroporto confligge con il Piano regolatore generale del Comune di Viterbo e relativi vincoli di salvaguardia; la decisione ministeriale che avviava le procedure per la realizzazione del mega-aeroporto e' viziata ab ovo da colossali errori di fatto oltre che procedimentali tali da invalidarla in toto; ai sensi della vigente legislazione italiana ed europea il mega-aeroporto e' del tutto privo dei requisiti richiesti (non vi e' ne' un vero e proprio progetto, ne' Valutazione d'impatto ambientale - Via -, ne' Valutazione ambientale strategica - Vas-); il mega-aeroporto avrebbe effetti assai gravi sulla salute, la sicurezza e la qualita' della vita della popolazione viterbese; il mega-aeroporto devasterebbe un'area pregiata anche dal punto di vista delle colture agricole; il mega-aeroporto costituirebbe inoltre un colossale sperpero di pubblico denaro. * Le segnaliamo poi anche che illustri scienziati e cattedratici di fama internazionale, autorevoli rappresentanti delle istituzioni - a cominciare dalla vicepresidente del Parlamento Europeo -, figure prestigiosissime delle istituzioni e della societa' civile hanno espresso una esplicita e motivata opposizione all'opera: tra essi il magistrato Ferdinando Imposimato, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la scrittrice Dacia Maraini, il cantautore Francesco Guccini, padre Alessandro Zanotelli, intellettuali e docenti come Anna Bravo, Andrea Canevaro, Lea Melandri, Silvia Vegetti Finzi; i parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni, Sepp Kusstatscher, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano; scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini, Luigi Cancrini, Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Gianni Mattioli, Luca Mercalli, Stefano Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, Federico Valerio; e innumerevoli altre personalita' della cultura e dell'impegno civile. * Alla luce di tutto quanto precede siano a richiedere un suo autorevole intervento affinche' la Regione Lazio si impegni per impedire la devastazione dell'area di enorme rilevanza archeologica, naturalistica e termale del Bulicame a Viterbo; si impegni per impedire la realizzazione dell'illegale e insensato mega-aeroporto nocivo e distruttivo. Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione ed opportuno chiarimento, e rinviandola fin d'ora alla vasta documentazione disponibile nel nostro sito www.coipiediperterra.org, voglia gradire un cordiale saluto, dottoressa Antonella Litta portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti Viterbo, 21 aprile 2009 3. DECRESCITA. NADIA ANGELUCCI: CRISI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)] "Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito e' un pazzo. Oppure un economista" (Kenneth Boulding, economista) * Anche chi e' meno informato sa che la crisi finanziaria globale che stiamo vivendo ha avuto la sua origine negli ormai tristemente noti mutui subprime statunitensi. Le banche statunitensi hanno concesso finanziamenti a soggetti senza richiedere le basilari garanzie di restituzione del debito ne' indagare se tali soggetti fossero in grado di restituirlo, difendendosi dal rischio solamente con la possibilita' di rivalersi sul debitore in caso di insolvenza. Ma la mancata restituzione dei prestiti e lo scoppio della "bolla" immobiliare del mercato americano (il sensibile calo dei prezzi delle case ha avuto come conseguenza che molte persone si sono ritrovate con un debito superiore al nuovo valore dell'immobile acquistato), verificatisi in contemporanea all'aumento dei prezzi dell'energia e dei beni di consumo primari, hanno trascinato le banche ed i cittadini verso la crisi, costringendo il governo ad intervenire con misure finanziarie di salvataggio per evitare la bancarotta di grossi istituti e il ridimensionamento o fallimento di molte imprese produttive (ad esempio le case automobilistiche) con conseguente perdita di numerosi posti di lavoro. C'e' da aggiungere che la crisi ha colpito direttamente anche tutti gli investitori e i mercati che hanno acquistato i prodotti contenenti i prestiti inesigibili, molto diffusi perche' appetibili dato che erano stati collocati con un rendimento assai elevato. L'ondata di nervosismo e pessimismo, letale per le borse, ha travolto, come nel gioco del domino, tutti i mercati finanziari mondiali e rischia di travolgere l'economia reale gia' colpita dalla diminuzione di liquidita' e dalla minor capacita' di consumo della popolazione soprattutto nei paesi piu' ricchi. La crisi dei mutui statunitensi ha mostrato chiaramente e in tutta la sua portata una realta' che da tempo era sotto gli occhi degli analisti senza che, tuttavia, avesse ancora mostrato la sua potenza devastante: dalla meta' degli anni '90 l'economia Usa e dei paesi occidentali e' entrata in una fase di stagnazione. I tentativi fatti dai governi per fronteggiare questa impasse ci hanno portato alla situazione attuale: la concessione di finanziamenti "facili" infatti e' stata una strategia messa in atto proprio per tenere in piedi il motore in difficolta' del sistema basato su credito-consumo-produzione-crescita. Cosi' facendo la maggiore economia mondiale si e' indebitata sia con le istituzioni pubbliche, diffondendo obbligazioni e buoni pubblici acquistati soprattutto dalla Cina e altri paesi asiatici o mediorientali petroliferi, sia favorendo i crediti "facili" (carte di credito e mutui senza garanzie) che hanno fatto indebitare i cittadini. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Oggi il sistema finanziario crolla a gran velocita' in contemporanea con il verificarsi di altre crisi: quella climatica e quella energetica. Negli ultimi venti anni si e' imposto a livello mondiale un modello economico basato sul monetarismo che, ribaltando le ricette keynesiane che pur avevano ben attutito gli effetti negativi del capitalismo, prevede il ridimensionamento del sistema pubblico, e quindi del welfare, attraverso le privatizzazioni e una liberalizzazione commerciale globale supportata dagli strumenti finanziari. Questo avrebbe dovuto garantire maggiori risorse per il consumo e, di conseguenza, una maggiore crescita. Le prime avvisaglie della crisi sono state frenate con le guerre degli ultimi anni che hanno risposto, oltre che alla necessita' di reperire risorse energetiche, anche al bisogno economico di supportare l'industria bellica rivalutando cosi', anche con la presidenza di Bush, il keynesismo nella sua variante militare. E' sempre piu' evidente che questo modello economico globalizzato e la teoria secondo cui l'aumento dei consumi, favoriti dall'abbassamento dei costi e dai prestiti, garantiranno una crescita continua del Pil (Prodotto Interno Lordo) e consentiranno a tutti di raggiungere gli standard di benessere materiale degli stati piu' ricchi, non riflette adeguatamente la realta' che ci circonda. L'esaurimento delle risorse energetiche e naturali a cui stiamo andando incontro a gran velocita', invece, prospetta condizioni future ancora peggiori. Ma quali sono le possibili vie d'uscita da questa crisi? Si parla di crisi sistemica, cioe' di crisi dell'intero sistema economico, ma le soluzioni che sono state messe in campo finora per arginare la recessione sono tutte interne al sistema stesso. La politica sembra prigioniera di un "fondamentalismo economico" che le impedisce di vedere la realta'. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha riproposto la ricetta keynesiana del suo predecessore puntando, invece che sulle spese militari, sulle energie rinnovabili, ma confidando sempre in un sistema che continui a crescere. Questa prospettiva di sviluppo sostenibile coniuga la necessita' di un rinnovato ruolo dello stato per fronteggiare la disoccupazione che sta dilagando e rivitalizzare i consumi, grazie a nuovi posti di lavoro e al sostegno all'industria ecologica, con il tentativo di fronteggiare la scarsezza di energia. Ma la strategia adottata potrebbe non essere risolutiva e, soprattutto se guardiamo il medio e lungo periodo, come molti analisti hanno rilevato, dopo una fase di crescita arriva la stagnazione e poi il declino. E mentre si lavora per porre un freno agli effetti distruttivi che l'attuale crisi avra' sul sistema economico-produttivo e, in particolare, sulla vita delle persone, sarebbe il caso di cominciare ad elaborare un pensiero forte su quello che ci aspetta. Le risorse energetiche finora utilizzate non sono eterne e i loro prezzi saranno sempre piu' alti man mano che ci avvicineremo al loro esaurimento; la sostenibilita' ambientale del nostro stile di vita e' agli sgoccioli. Il ripensare al modello economico non e' piu' la speculazione elitaria di un gruppo ristretto di intellettuali ma un obbligo che ci coinvolge tutti, a partire dalla messa in discussione del nostro stile di vita. Due sembrano essere le strade: rassegnarci a vivere in un mondo in cui una ristretta minoranza vive sulle spalle della maggioranza, ma questo ci condannerebbe ad una perenne guerra su piu' fronti con l'obiettivo di reperire risorse per mantenere il nostro stile di vita. Oppure ripensare quest'ultimo nelle sue fondamenta. 4. DECRESCITA: ELENA RIBET E NADIA ANGELUCCI INTERVISTANO DANIELA DEGAN [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Cambiamenti? solo epr amore" e il sommario "Una conversazione tra crisi, decrescita e pensiero femminile con Daniela Degan, Rete Lilliput - Nodo di Roma e promotrice del Laboratorio itinerante per la decrescita"] La qualita' di vita di un individuo passa anche attraverso la possibilita' di fare una pausa pranzo degna di questo nome. Daniela Degan lo sa benissimo e quindi ci incontriamo a casa sua, dove, davanti a prodotti freschi del territorio, facciamo una chiacchierata sulla crisi economica e sul progetto sociale e politico alternativo alla societa' della crescita. "Spiegarti cosa intendiamo per decrescita non e' semplice perche' non parliamo di un modello economico in senso classico. Non da' soluzioni valide per tutti in ogni luogo. Cerca invece di offrire degli strumenti e di trasmettere stili di vita che non sono omologati ma creati dai territori e dalle comunita'. Propone un punto di vista che ritiene fondamentale riappropriarsi dello spazio e del tempo di ciascuna e ciascuno che viene valorizzato e qualificato. Rappresenta una ricerca, un'utopia concreta e necessaria". La decrescita, quindi, non vuole essere una soluzione alla crisi economica ma piuttosto una ipotesi per promuovere un tentativo creativo di rompere la retorica della crescita economica senza limiti verso un supposto sviluppo i cui risultati, in termini di distruzione ambientale, cambiamento climatico, accumulazione dei rifiuti sono sotto gli occhi di tutti. "L'ansia sviluppista degli ultimi decenni ha lasciato indietro l'ascolto dei bisogni primari e necessari, delle tecniche e dei saperi tradizionali, la capacita' di decidere nella liberta' l'uso delle risorse. E un numero sempre crescente di persone si ritiene insoddisfatto della propria qualita' di vita e della corsa alla crescita infinita a cui sembriamo condannati. Non basta piu' calcolare il Pil (Prodotto Interno Lordo) che e' solo sinonimo di crescita economica e non riflette assolutamente l'interezza della persona. Bisogna tornare ad un principio di benessere e quindi basarsi sul proprio Bil (Benessere Interno Lordo). Il mio si fonda su tre indicatori: il tempo sottratto alle 'molte cose da fare' perche' deciso di vivere con profondita', tra i sorrisi dei bambini, i dolci pensieri delle amiche e l'aria selvaggia della natura; tutti i sogni, le immagini, le creazioni dell'ingegno, dell'arte, della terra, delle tessiture di reti, i giochi delle molte donne sibille che abitano ancora i boschi fatati; la valorizzazione dell'ascolto attivo, empatico e amicale quale stimolo del vivere ed agire la nonviolenza a favore di un mondo colorato di pace". E il discorso si sposta inevitabilmente su un'altra passione, quella per il pensiero e il vissuto femminile, che possono mostrare delle concrete indicazioni per il futuro dell'umanita'. "Contemporaneamente all'impegno nel movimento per la decrescita, ma in un certo senso anche in strettissima unione con quella elaborazione, sto portando avanti uno studio sulle civilta' preistoriche e il ruolo del femminile. E' l'analisi di una societa' egualitaria e solidale che e' esistita ma che la storia non ci ha raccontato. Siamo abituati a far iniziare lo studio sistematico della storia a partire dagli assiri e da li' in poi le figure fondamentali sono gli eroi, i guerrieri e poi i re. Invece delle archeologhe, in primis Marija Gimbutas, hanno avuto l'intuizione di andare a studiare le societa' del neolitico in cui i reperti archeologici ci dicono che e' esistita una societa' matrilineare e matrifocale nella quale il ruolo delle donne non era ancora quello imposto dal sistema patriarcale. Si tratta di societa' fondate sul principio della solidarieta', della nonviolenza, in cui non esistevano la gerarchia, l'autorita', il principio dell'accumulazione e si rispettavano le risorse. Il mio immaginario mi porta a credere che, se questo e' stato, se l'umanita' e' stata in grado di vivere senza l'aggressivita', e' ancora possibile trovare una giusta distanza dalla guerra e dalle violenze degli uomini su altri uomini e su tutte le donne. Riane Eisler, un'antropologa, storica e saggista statunitense, ha coniato il termine gilania che nasce dal legame delle parole donna (gyne') e uomo (aner): si tratta di una societa' evoluta, non piu' matriarcale e non ancora patriarcale, organizzata in un sistema non gerarchico e che era in grado di sviluppare delle tecnologie al servizio degli individui senza conoscere le armi. Sapere che questo, nel passato dell'umanita', e' stata la realta' di vita quotidiana mi porta ancora piu' fortemente a credere che c'e' bisogno della consapevolezza degli individui di farsi carico di questa necessaria e straordinaria trasformazione altrimenti per il genere umano si prospetta solo l'imposizione e la persona sara' completamente schiacciata dai consumi. La crisi diventa quindi solo una interruzione della ossessione del consumare illimitato e di conseguenza una occasione preziosa (di portata storica, direi, vista la necessita' urgente di salvare il pianeta dall'uso smisurato delle risorse naturali) per reintrodurre una visione al femminile nei tanti modelli di evoluzione pacifica (non di ripresa dello sviluppo che macina la natura invece di osservarla e goderla) che dobbiamo, come genere umano, ricreare e reintrodurre al posto della 'megamacchina', se vogliamo salvare quel che resta dell'unico pianeta che abbiamo a disposizione. Come dice Serge Latouche, 'Sara' per amore o non sara'". * Per contattare Daniela Degan: degadan at hotmail.com 5. DECRESCITA: LABORATORIO ITINERANTE DELLA DECRESCITA: ELEMENTI E PRINCIPI PER UN MODELLO ALTERNATIVO [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) rirpendiamo i seguenti estratti dai materiali del Laboratorio itinerante della decrescita] A. Recuperare la drammatica situazione ambientale - La Terra e' un pianeta limitato - Perseguire la ricostituzione dei cicli biologici - Salvaguardare la capacita' di riassorbimento - Perseguire usi multipli di ogni risorsa naturale limitata - La conservazione delle risorse naturali - La riconquista della percezione degli elementi costitutivi della natura - Il reinserimento dell'uomo nel ciclo del carbonio - Il principio di precauzione - La conversione all'ambiente di produzioni e consumi - La riprogettazione degli oggetti artificiali - Adeguare i bisogni alle dimensioni del pianeta - Elaborare un modello per ogni cultura * B. Modificare la struttura dei consumi - Riutilizzare al massimo le materie prime gia' estratte - Usare in modo parsimonioso petrolio e gas - Ridurre l'utilizzazione degli oggetti di plastica - Ridurre l'uso di energia ed acqua nelle produzioni industriali di beni di consumo - Ridurre il contenuto di rifiuti in ogni oggetto - Ridurre le esigenze di imballaggi - Riprogettare gli oggetti dannosi per l'ambiente - Aumentare la produzione di oggetti biodegradabili, riciclabili, riutilizzabili - Ampliare al massimo le produzioni agricole biologiche e similari - Bloccare il processo di omogeneita' genetica, recuperare semi e varieta' originali - Bloccare all'origine polveri sottili e particelle metalliche nell'aria e nel suolo - Modificare le dinamiche che creano i mega-agglomerati urbani, moltiplicando le infrastrutture di uso comunitario * C. Modificare le occasioni di lavoro come attivita' umana non dipendente da retribuzione - Utilizzare anziani esclusi dal sistema per formazione e passaggio di conoscenze - Sostenere le attivita' di tipo alternativo solidale volte alla creazione di posti di lavoro e di riprogettazione * D. Riconquistare e moltiplicare le attivita' di relazione 6. DECRESCITA. ELENA RIBET: ECOFEMMINISMI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)] E' stata una militante femminista francese a coniare il termine "ecofemminismo" nel suo libro Le feminisme ou la mort: Francoise d'Eaubonne, la cui vita incrocio', tra le altre, quelle di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Vi sono molte teorie riconducibili al termine "ecofemminismo", in tutto il mondo, gia' da piu' di quarant'anni. Con le opportune distinzioni, in generale esse auspicano una nuova etica: solidarieta', coscienza universale, economia sostenibile, energie alternative, modelli di vita ecocompatibili in cui le relazioni prevalgano sulle gerarchie di potere razzista, sessista, classista e antropocentrico. Tra le ecofemministe ci sono economiste, filosofe della scienza, ecologiste new age, storiche, teologhe, attiviste vegetariane e ambientaliste, politiche, scrittrici, poetesse, sociologhe. Ad esempio Ariel Salleh, australiana, teorica del lavoro meta-industriale e del capitalismo come globalizzazione del patriarcato. Petra Karin Kelly, fondatrice del partito Verde tedesco, deceduta nel 1992. Tra le italiane, ricordiamo Mariarosa Dalla Costa, Elisabetta Donini, Carla Ravaioli. Diamo loro la parola. * "Esiste un rapporto tra dominio della natura e dominio della donna. Da un punto di vista economico la connessione si riferisce allo sfruttamento di donne e natura come risorse naturali a costo zero. Da un punto di vista politico possiamo pensare a istituti come la scienza e la tecnologia con i loro forti pregiudizi androcentrici contro donne e natura" (Barbara Holland-Cunz, in "Capitalismo Natura Socialismo" anno terzo, n. 1, marzo 1993) * "Quantita' e violenza sono le due categorie determinanti, sul piano simbolico come su quello operativo, di questa realta', che molti ormai sentono necessario e urgente cambiare" (Carla Ravaioli, "Ambiente e pace una sola rivoluzione. Disarmare l'Europa per salvare il futuro", 21 aprile 2008) * "La Madre Terra era centrale per la cosmologia organica, che e' stata minata dalla rivoluzione scientifica e dall'ascesa di una cultura orientata al mercato" (Carolyn Merchant, The Death of Nature, 1980) * "Uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente, sono dualismi concettuali basati sul predominio di un elemento sull'altro. Nella tradizione occidentale sono esistiti persistenti dualismi e sono stati tutti funzionali alle logiche e alle pratiche del dominio sulle donne, sulla gente di colore, sulla natura, sui lavoratori, sugli animali: il dominio cioe' di chiunque fosse costruito come altro col compito di rispecchiare il se'" (Donna Haraway, autrice del Manifesto Cyborg) * "Mentre la scienza e' venuta a significare oggettivita', ragione, freddezza, potere, la femminilita' ha assunto il significato di tutto cio' che non appartiene alla scienza: soggettivita', sentimento, passione..." (Evelyn Fox Keller) * "Si dovra' allargare l'orizzonte del materialismo storico fino a spiegare rapporti diversi da quelli economici... le donne attraversano e riattraversano la cosiddetta sfera del pubblico e del privato; i confini della loro vita sono controllati dalla violenza maschile" (Mary Mellor, "Capitalismo Natura Socialismo" cit.) * "Senza la distruzione della ricca industria tessile dell'India, senza il controllo del commercio di spezie, senza il genocidio delle tribu' native americane, senza la schiavitu' africana, la rivoluzione industriale non avrebbe dato gli stessi risultati di benessere per l'Europa ed il Nord America" (Vandana Shiva, in "Ode Magazine", 28 novembre 2005) 7. DECRESCITA. ELENA RIBET: UN MINIMO GLOSSARIO [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)] Bolla finanziaria/Bolla speculativa. La bolla finanziaria o speculativa, come dice la parola stessa, e' qualcosa che prima o poi "scoppia". La bolla speculativa e' quella fase del mercato caratterizzata da un aumento consistente dei prezzi. Accade quando soggetti, per interessi propri, immettono quantita' del bene in oggetto, diffondendo nel mercato la sensazione che questo possa essere appetibile, determinando un veloce e consistente aumento della domanda, con conseguente aumento del prezzo. A un certo momento questo bene non e' piu' richiesto perche' il prezzo e' troppo elevato e la domanda cade perche' il bene e' privo di valore intrinseco o e' sopravvalutato. E' accaduto per l'Information and Communication Technology e nel mercato immobiliare. Gli effetti che ne derivano possono essere sovrapproduzione, disoccupazione e aumento del debito. * Bolla ambientale. Si potrebbe definire il limite di sostenibilita' ambientale, dovuto alla produzione e a tutti i sistemi interconnessi, dai rifiuti alla raccolta differenziata, dalla mobilita' al riscaldamento, dall'energia all'alimentazione, dal consumo all'inquinamento dell'acqua, dall'agricoltura all'industria. * Commercio equo e solidale. Forma di attivita' commerciale internazionale che mira a combattere sfruttamento e poverta' legate a cause economiche, politiche o sociali, attraverso cui favorire aziende economicamente sane, garantendo ai produttori e ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e in particolare osservando, tra l'altro, il divieto di lavoro minorile, l'impiego di materie prime rinnovabili, la formazione. * Economia keynesiana. Scuola economica basata sul pensiero dell'economista inglese John Maynard Keynes (1883-1946) che sostiene la necessita' dell'intervento pubblico nell'economia con misure di politica fiscale e monetaria. Keynes e' anche considerato fondatore della moderna macroeconomia. * Finanza etica. Approccio verso gli strumenti finanziari che tiene conto delle fascie piu' povere della popolazione e verso settori quali l'ambiente, lo sviluppo sostenibile, i servizi sociali e culturali, la cooperazione internazionale. Fanno parte di questo sistema il cosiddetto microcredito e l'investimento etico. * Gruppi di Acquisto Solidale (Gas). Sono gruppi di persone che, a partire da un approccio critico al consumo, resistendo cioe' all'impulso dell'acquisto non consapevole, scelgono di acquistare prodotti di qualita', prodotti locali, alimenti da agricoltura biologica o equivalenti, secondo principi di equita' e solidarieta' rispetto ai produttori, ai lavoratori, ai popoli del sud del mondo, all'ambiente. Regolamentati nel 2007 dalla Commissione Bilancio del Senato sono definiti come "soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attivita' di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico esclusivamente agli aderenti, con finalita' etiche, di solidarieta' sociale e di sostenibilita' ambientale in diretta attuazione degli scopi istituzionali con finalita' etiche e con esclusione di attivita' di somministrazione e vendita". * Impronta ecologica. E' una "misurazione" della domanda dell'umanita' sulla biosfera, in termini di superficie di terra e mare necessarie alla produzione delle risorse utilizzate e all'assorbimento dei materiali di scarto. Valuta il nostro "peso ambientale" sul pianeta. * Malsviluppo. Termine coniato da Vandana Shiva, attivista ambientalista indiana laureata in fisica quantistica e in economia. Il termine si riferisce al modello patriarcale per indicare uno sviluppo "deforme, un malfunzionamento del sistema" e per sottolineare il legame con un approccio che "combina la dominazione sulle donne a quella del capitale sulla natura e sugli individui" portando con se' la distruzione della natura, lo sfruttamento del "capitale naturale", la negazione dei bisogni fondamentali, la crescita della poverta'. * Prodotto Interno Lordo (Pil). Valore complessivo di beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo tempo e destinati a consumi finali, investimenti, esportazioni. Molti ritengono che il prodotto interno lordo non sia indice della qualita' della vita, anche perche' a livello contabile non vengono fatte distinzioni tra attivita' pericolose (le guerre, ad esempio) e, inversamente, molte attivita' utili che non vengono nemmeno registrate poiche' non producono flussi monetari: il volontariato, le attivita' domestiche, dare la vita. Tra i sostenitori di una "revisione" del Pil, Patrick Viveret, autore del libro Ripensare la ricchezza. Dalla tirannia del Pil alle nuove forme di economia sociale. * Spazio bioproduttivo. "E' lo spazio che serve al nostro consumo, fornendoci alimenti, energia e altre risorse, e a riciclare i nostri rifiuti: il pianeta ha 51 miliardi di ettari di terra, ma solo 12 miliardi di essi sono bioproduttivi. Dato che nel mondo siamo ormai sei miliardi e mezzo di persone, ognuno di noi avrebbe a disposizione 1,8 ettari di spazio riproduttivo" (Serge Latouche). * Sviluppo sostenibile. Il concetto di sviluppo sostenibile e' abbastanza recente, e numerosi sono i pensieri, le critiche e le regolamentazioni nazionali e internazionali che possono essere ricondotte ad esso. In generale si puo' dire che sia una forma di sviluppo che, preservando qualita' e quantita' delle riserve naturali e delle risorse, resti compatibile con equita' sociale ed ecosistema. Tra le riflessioni sul concetto di "sviluppo sostenibile" ci sono l'idea di un equilibrio tra economia, ecologia ed equita', la possibilita' delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie viventi. 8. DECRESCITA. ELENA RIBET E NADIA ANGELUCCI INTERVISTANO RITA CASTELLANI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)] Rita Castellani e' docente di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell'Universita' degli Studi di Perugia. L'abbiamo intervistata per avere le sue opinioni e alcuni chiarimenti. * - Elena Ribet e Nadia Angelucci: Come si potrebbe analizzare l'attuale crisi economica? - Rita Castellani: Il modello di analisi che guida le politiche economiche nei paesi a economia di mercato manca oggi di termini adatti a descrivere questa crisi. Dal punto di vista dell'economia globale, il confronto e' con quella che un tempo si sarebbe chiamata crisi di sovrapproduzione, dovuta cioe' ad un eccesso di accumulazione di capitale che ha finito con l'impedirne una redistribuzione efficiente. * - Elena Ribet e Nadia Angelucci: Quali sono secondo lei le emergenze a livello nazionale e internazionale? - Rita Castellani: Credo che l'approccio corretto non sia quello di considerare l'attuale crisi come un'emergenza. Questo non vuol dire che non ci si debba attrezzare con misure di breve periodo per tamponare la sofferenza sociale e altri fenomeni contingenti. Dopo i mutui non solvibili del settore immobiliare americano, sono state immesse enormi quantita' di liquidita' per sostenere il mercato, ma tra un anno potremmo essere al punto di prima, se non si inserisce un nuovo sistema di regolazione nel mercato finanziario, peraltro invocato gia' dal 1946. Le monete non sono ancorate a niente, sono solo numerari e mezzi di scambio: sembrerebbe raggiunto l'ideale monetarista. In realta' lo spostamento di moneta determina ancora spostamenti di ricchezza, se pure attraverso meccanismi piu' complessi, quindi ha effetti sull'economia reale. * - Elena Ribet e Nadia Angelucci: Questa crisi, se e come ci aiutera' ad uscire dal "fondamentalismo economico": cioe' della preminenza assoluta dell'economia anche sulla politica che ormai, soprattutto negli ultimi anni, ci ha pervaso? - Rita Castellani: Dobbiamo trovare un diverso modo di concepire lo sviluppo: intanto, bisognerebbe promuovere una redistribuzione delle risorse, anche a livello internazionale. Ad esempio, i cinesi dovrebbero riequilibrare consumi e produzione. Poi c'e' la questione del rapporto tra pubblico e privato. Quasi ovunque, nel mondo, sono stati diminuiti i poteri di intervento e di regolazione dello stato: quando ora si chiede allo stato di intervenire, spesso lo stato dispone di strumenti limitati, frutto di trent'anni di "pensiero unico", del cosiddetto Washington Consensus [espressione coniata nel 1989 dall'economista John Williamson per descrivere un "pacchetto di riforme standard", di stampo neoliberista, destinate a paesi in stato di crisi economica, indicato da Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, e resa famosa dalla critica decisiva del premio Nobel Joseph Stiglitz - ndr]. Anche per questo, e per l'estensione della crisi, sarebbe necessaria una strategia di intervento concordata a livello internazionale. Ma, anche limitandosi all'Europa, mi pare che non ci sia ancora la necessaria determinazione. * - Elena Ribet e Nadia Angelucci: A suo parere le teorie dell'ecofemminismo sono applicabili e possono rappresentare un nuovo modello economico? E il ruolo delle donne puo' essere determinante nelle politiche economiche del futuro? - Rita Castellani: Io penso che non bisogna dimenticare che l'emancipazione femminile e' figlia dell'energia elettrica. La capacita' e la possibilita' di autodeterminazione e di liberta' di movimento e di pensiero delle persone dipendono molto dalla quantita' e qualita' di tempo che si puo' avere a disposizione, e quello delle donne si e' moltiplicato grazie al progresso tecnico applicato alla vita domestica. Questa consapevolezza fa ormai parte della common knowledge femminile, almeno nel mondo occidentale. Le donne, tuttavia, mantengono la capacita' di anteporre la cura, rispetto all'appropriazione. Nell'atteggiamento femminile, prevale una consequenzialita' del tipo: "io sono responsabile di qualcosa, e siccome ne sono responsabile, questa cosa e' mia". Nel pensiero maschile piu' spesso avviene il contrario: "questa cosa e' mia, quindi ne sono responsabile". La donna prima assume la responsabilita' e attraverso la responsabilita' acquisisce. Questo approccio, nelle femministe ed ecofemministe, si traduce in una diversa attenzione e rispetto nei confronti del mondo circostante, delle risorse, delle persone. Cio' non significa che non si continuino a utilizzare le risorse della natura, ma cambia il modo. Del resto, il senso di responsabilita' delle donne comincia gia' ad essere considerato un fattore di sviluppo: pensiamo ad esempio al microcredito, che viene concesso prevalentemente alle donne, perche' lo restituiscono. L'affidabilita' delle donne nasce dalla responsabilita': un diffuso protagonismo delle donne puo' dunque rivelarsi prezioso in tempi di crisi, determinando nel contempo una migliore qualita' dello sviluppo futuro. 9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 180 del 22 aprile 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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