Coi piedi per terra. 180



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 180 del 22 aprile 2009

In questo numero:
1. La Regione delle meraviglie
2. Una lettera all'Assessore alla Cultura della Regione Lazio
3. Nadia Angelucci: Crisi
4. Elena Ribet e Nadia Angelucci intervistano Daniela Degan
5. Laboratorio itinerante della decrescita: Elementi e principi per un
modello alternativo
6. Elena Ribet: Ecofemminismi
7. Elena Ribet: Un minumo glossario
8. Elena Ribet e Nadia Angelucci intervistano Rita Castellani
9. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

1. EDITORIALE. LA REGIONE DELLE MERAVIGLIE
[Riportiamo il seguente comunicato del comitato del 20 aprile 2009 dal
titolo "La Regione delle meraviglie: sparita tutta la documentazione sul
mega-aeroporto a Viterbo?" e il sottotitolo "Della serie: Ai confini della
realta'"]

Il nostro comitato mesi fa ha richiesto alla Regione Lazio di poter prendere
visione della documentazione concernente l'aeroporto di Viterbo disponibile
presso quell'ente.
Solo ora, con missiva della "Regione Lazio. Dipartimento territorio,
Direzione regionale trasporti", datata 27 marzo 2009, protocollo
D2/2E/00/57697, ci giunge la seguente risposta: "Gentilissima dottoressa, in
riscontro alla richiesta di accesso agli atti formulata in qualita' di
portavoce del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo, Le comunico
che presso gli uffici di questa Direzione non vi sono documenti inerenti
l'aeroporto di Viterbo. Infatti allo stato vi e' soltanto la delibera della
Giunta della Regione Lazio n. 87/2008, che recepisce l'intesa programmatica
sottoscritta con il Ministro dei trasporti. Cordiali saluti".
Nient'altro.
*
Cosa significa, e cosa implica, una risposta cosi' incredibile?
Che alla Regione Lazio si delibera in assenza della benche' minima
documentazione?
O forse che documenti imbarazzanti spariscono per magia?
La Regione non ha neppure la documentazione che il nostro comitato le ha
inviato (documentazione dalla quale risulta dimostrata l'irrealizzabilita' e
l'illegalita' del mega-aeroporto a Viterbo)?
O semplicemente la risposta che abbiamo ricevuto non corrisponde al vero?
E magari si e' preferito farci rispondere da un ufficio mentre la
documentazione e' presso qualche altro, magari sepolta in qualche armadio
della vergogna?
*
C'e' materia per un intervento delle competenti istituzioni di controllo e
delle competenti magistrature.
E c'e' motivo di profonda preoccupazione per i cittadini.

2. DOCUMENTI. UNA LETTERA ALL'ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA REGIONE LAZIO

All'Assessore alla Cultura della Regione Lazio
e per opportuna conoscenza: al Presidente della Commissione Cultura della
Regione Lazio, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, al Ministro
dei Beni Culturali
Oggetto: richiesta di intervento per impedire la devastazione dell'area di
enorme rilevanza archeologica, naturalistica e termale del Bulicame a
Viterbo
*
Gentile assessore,
le scriviamo per chiedere il suo aiuto per impedire che un'area di immenso
valore archeologico, storico-culturale e naturalistico, come l'area termale
del Bulicame, sia devastata per sempre dalla realizzazione insensata ed
illegale nel cuore di essa di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto.
Le segnaliamo che l'area termale del Bulicame e' una delle piu' preziose
risorse di Viterbo; che in essa insistono rilevanti beni archeologici, che
di essa parla Dante nella Divina Commedia, che essa rappresenta inoltre un
patrimonio terapeutico e sociale e una fondamentale prospettiva di sviluppo
termale, turistico ed occupazionale del territorio.
Non solo: a ridosso di quest'area si trova anche l'Orto botanico
dell'Universita' di Viterbo, che anch'esso subirebbe il devastante impatto
del mega-aeroporto.
*
A questo si aggiunga poi anche che il mega-aeroporto confligge con il Piano
territoriale paesaggistico regionale e i relativi vincoli di salvaguardia;
il mega-aeroporto confligge con il Piano regolatore generale del Comune di
Viterbo e relativi vincoli di salvaguardia; la decisione ministeriale che
avviava le procedure per la realizzazione del mega-aeroporto  e' viziata ab
ovo da colossali errori di fatto oltre che procedimentali tali da
invalidarla in toto; ai sensi della vigente legislazione italiana ed europea
il mega-aeroporto e' del tutto privo dei requisiti richiesti (non vi e' ne'
un vero e proprio progetto, ne' Valutazione d'impatto ambientale - Via -,
ne' Valutazione ambientale strategica - Vas-); il mega-aeroporto avrebbe
effetti assai gravi sulla salute, la sicurezza e la qualita' della vita
della popolazione viterbese; il mega-aeroporto devasterebbe un'area pregiata
anche dal punto di vista delle colture agricole; il mega-aeroporto
costituirebbe inoltre un colossale sperpero di pubblico denaro.
*
Le segnaliamo poi anche che illustri scienziati e cattedratici di fama
internazionale, autorevoli rappresentanti delle istituzioni - a cominciare
dalla vicepresidente del Parlamento Europeo -, figure prestigiosissime delle
istituzioni e della societa' civile hanno espresso una esplicita e motivata
opposizione all'opera: tra essi il magistrato Ferdinando Imposimato, il
segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la scrittrice Dacia
Maraini, il cantautore Francesco Guccini, padre Alessandro Zanotelli,
intellettuali e docenti come Anna Bravo, Andrea Canevaro, Lea Melandri,
Silvia Vegetti Finzi; i parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo
Aita, Giovanni Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava,
Monica Frassoni, Sepp Kusstatscher, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio,
Pasqualina Napoletano; scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini,
Luigi Cancrini, Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Gianni
Mattioli, Luca Mercalli, Stefano Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio
Nebbia, Gianni Tamino, Federico Valerio; e innumerevoli altre personalita'
della cultura e dell'impegno civile.
*
Alla luce di tutto quanto precede siano a richiedere un suo autorevole
intervento affinche' la Regione Lazio si impegni per impedire la
devastazione dell'area di enorme rilevanza archeologica, naturalistica e
termale del Bulicame a Viterbo; si impegni per impedire la realizzazione
dell'illegale e insensato mega-aeroporto nocivo e distruttivo.
Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione ed opportuno
chiarimento, e rinviandola fin d'ora alla vasta documentazione disponibile
nel nostro sito www.coipiediperterra.org, voglia gradire un cordiale saluto,
dottoressa Antonella Litta
portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 21 aprile 2009

3. DECRESCITA. NADIA ANGELUCCI: CRISI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)]

"Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un
mondo finito e' un pazzo. Oppure un economista" (Kenneth Boulding,
economista)
*
Anche chi e' meno informato sa che la crisi finanziaria globale che stiamo
vivendo ha avuto la sua origine negli ormai tristemente noti mutui subprime
statunitensi. Le banche statunitensi hanno concesso finanziamenti a soggetti
senza richiedere le basilari garanzie di restituzione del debito ne'
indagare se tali soggetti fossero in grado di restituirlo, difendendosi dal
rischio solamente con la possibilita' di rivalersi sul debitore in caso di
insolvenza. Ma la mancata restituzione dei prestiti e lo scoppio della
"bolla" immobiliare del mercato americano (il sensibile calo dei prezzi
delle case ha avuto come conseguenza che molte persone si sono ritrovate con
un debito superiore al nuovo valore dell'immobile acquistato), verificatisi
in contemporanea all'aumento dei prezzi dell'energia e dei beni di consumo
primari, hanno trascinato le banche ed i cittadini verso la crisi,
costringendo il governo ad intervenire con misure finanziarie di salvataggio
per evitare la bancarotta di grossi istituti e il ridimensionamento o
fallimento di molte imprese produttive (ad esempio le case automobilistiche)
con conseguente perdita di numerosi posti di lavoro. C'e' da aggiungere che
la crisi ha colpito direttamente anche tutti gli investitori e i mercati che
hanno acquistato i prodotti contenenti i prestiti inesigibili, molto diffusi
perche' appetibili dato che erano stati collocati con un rendimento assai
elevato. L'ondata di nervosismo e pessimismo, letale per le borse, ha
travolto, come nel gioco del domino, tutti i mercati finanziari mondiali e
rischia di travolgere l'economia reale gia' colpita dalla diminuzione di
liquidita' e dalla minor capacita' di consumo della popolazione soprattutto
nei paesi piu' ricchi.
La crisi dei mutui statunitensi ha mostrato chiaramente e in tutta la sua
portata una realta' che da tempo era sotto gli occhi degli analisti senza
che, tuttavia, avesse ancora mostrato la sua potenza devastante: dalla meta'
degli anni '90 l'economia Usa e dei paesi occidentali e' entrata in una fase
di stagnazione. I tentativi fatti dai governi per fronteggiare questa
impasse ci hanno portato alla situazione attuale: la concessione di
finanziamenti "facili" infatti e' stata una strategia messa in atto proprio
per tenere in piedi il motore in difficolta' del sistema basato su
credito-consumo-produzione-crescita. Cosi' facendo la maggiore economia
mondiale si e' indebitata sia con le istituzioni pubbliche, diffondendo
obbligazioni e buoni pubblici acquistati soprattutto dalla Cina e altri
paesi asiatici o mediorientali petroliferi, sia favorendo i crediti "facili"
(carte di credito e mutui senza garanzie) che hanno fatto indebitare i
cittadini. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Oggi il sistema
finanziario crolla a gran velocita' in contemporanea con il verificarsi di
altre crisi: quella climatica e quella energetica.
Negli ultimi venti anni si e' imposto a livello mondiale un modello
economico basato sul monetarismo che, ribaltando le ricette keynesiane che
pur avevano ben attutito gli effetti negativi del capitalismo, prevede il
ridimensionamento del sistema pubblico, e quindi del welfare, attraverso le
privatizzazioni e una liberalizzazione commerciale globale supportata dagli
strumenti finanziari. Questo avrebbe dovuto garantire maggiori risorse per
il consumo e, di conseguenza, una maggiore crescita. Le prime avvisaglie
della crisi sono state frenate con le guerre degli ultimi anni che hanno
risposto, oltre che alla necessita' di reperire risorse energetiche, anche
al bisogno economico di supportare l'industria bellica rivalutando cosi',
anche con la presidenza di Bush, il keynesismo nella sua variante militare.
E' sempre piu' evidente che questo modello economico globalizzato e la
teoria secondo cui l'aumento dei consumi, favoriti dall'abbassamento dei
costi e dai prestiti, garantiranno una crescita continua del Pil (Prodotto
Interno Lordo) e consentiranno a tutti di raggiungere gli standard di
benessere materiale degli stati piu' ricchi, non riflette adeguatamente la
realta' che ci circonda.
L'esaurimento delle risorse energetiche e naturali a cui stiamo andando
incontro a gran velocita', invece, prospetta condizioni future ancora
peggiori.
Ma quali sono le possibili vie d'uscita da questa crisi? Si parla di crisi
sistemica, cioe' di crisi dell'intero sistema economico, ma le soluzioni che
sono state messe in campo finora per arginare la recessione sono tutte
interne al sistema stesso.
La politica sembra prigioniera di un "fondamentalismo economico" che le
impedisce di vedere la realta'. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti,
Barak Obama, ha riproposto la ricetta keynesiana del suo predecessore
puntando, invece che sulle spese militari, sulle energie rinnovabili, ma
confidando sempre in un sistema che continui a crescere. Questa prospettiva
di sviluppo sostenibile coniuga la necessita' di un rinnovato ruolo dello
stato per fronteggiare la disoccupazione che sta dilagando e rivitalizzare i
consumi, grazie a nuovi posti di lavoro e al sostegno all'industria
ecologica, con il tentativo di fronteggiare la scarsezza di energia. Ma la
strategia adottata potrebbe non essere risolutiva e, soprattutto se
guardiamo il medio e lungo periodo, come molti analisti hanno rilevato, dopo
una fase di crescita arriva la stagnazione e poi il declino. E mentre si
lavora per porre un freno agli effetti distruttivi che l'attuale crisi avra'
sul sistema economico-produttivo e, in particolare, sulla vita delle
persone, sarebbe il caso di cominciare ad elaborare un pensiero forte su
quello che ci aspetta.
Le risorse energetiche finora utilizzate non sono eterne e i loro prezzi
saranno sempre piu' alti man mano che ci avvicineremo al loro esaurimento;
la sostenibilita' ambientale del nostro stile di vita e' agli sgoccioli. Il
ripensare al modello economico non e' piu' la speculazione elitaria di un
gruppo ristretto di intellettuali ma un obbligo che ci coinvolge tutti, a
partire dalla messa in discussione del nostro stile di vita. Due sembrano
essere le strade: rassegnarci a vivere in un mondo in cui una ristretta
minoranza vive sulle spalle della maggioranza, ma questo ci condannerebbe ad
una perenne guerra su piu' fronti con l'obiettivo di reperire risorse per
mantenere il nostro stile di vita. Oppure ripensare quest'ultimo nelle sue
fondamenta.

4. DECRESCITA: ELENA RIBET E NADIA ANGELUCCI INTERVISTANO DANIELA DEGAN
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Cambiamenti? solo
epr amore" e il sommario "Una conversazione tra crisi, decrescita e pensiero
femminile con Daniela Degan, Rete Lilliput - Nodo di Roma e promotrice del
Laboratorio itinerante per la decrescita"]

La qualita' di vita di un individuo passa anche attraverso la possibilita'
di fare una pausa pranzo degna di questo nome. Daniela Degan lo sa benissimo
e quindi ci incontriamo a casa sua, dove, davanti a prodotti freschi del
territorio, facciamo una chiacchierata sulla crisi economica e sul progetto
sociale e politico alternativo alla societa' della crescita.
"Spiegarti cosa intendiamo per decrescita non e' semplice perche' non
parliamo di un modello economico in senso classico. Non da' soluzioni valide
per tutti in ogni luogo. Cerca invece di offrire degli strumenti e di
trasmettere stili di vita che non sono omologati ma creati dai territori e
dalle comunita'. Propone un punto di vista che ritiene fondamentale
riappropriarsi dello spazio e del tempo di ciascuna e ciascuno che viene
valorizzato e qualificato. Rappresenta una ricerca, un'utopia concreta e
necessaria".
La decrescita, quindi, non vuole essere una soluzione alla crisi economica
ma piuttosto una ipotesi per promuovere un tentativo creativo di rompere la
retorica della crescita economica senza limiti verso un supposto sviluppo i
cui risultati, in termini di distruzione ambientale, cambiamento climatico,
accumulazione dei rifiuti sono sotto gli occhi di tutti.
"L'ansia sviluppista degli ultimi decenni ha lasciato indietro l'ascolto dei
bisogni primari e necessari, delle tecniche e dei saperi tradizionali, la
capacita' di decidere nella liberta' l'uso delle risorse. E un numero sempre
crescente di persone si ritiene insoddisfatto della propria qualita' di vita
e della corsa alla crescita infinita a cui sembriamo condannati. Non basta
piu' calcolare il Pil (Prodotto Interno Lordo) che e' solo sinonimo di
crescita economica e non riflette assolutamente l'interezza della persona.
Bisogna tornare ad un principio di benessere e quindi basarsi sul proprio
Bil (Benessere Interno Lordo). Il mio si fonda su tre indicatori: il tempo
sottratto alle 'molte cose da fare' perche' deciso di vivere con
profondita', tra i sorrisi dei bambini, i dolci pensieri delle amiche e
l'aria selvaggia della natura; tutti i sogni, le immagini, le creazioni
dell'ingegno, dell'arte, della terra, delle tessiture di reti, i giochi
delle molte donne sibille che abitano ancora i boschi fatati; la
valorizzazione dell'ascolto attivo, empatico e amicale quale stimolo del
vivere ed agire la nonviolenza a favore di un mondo colorato di pace".
E il discorso si sposta inevitabilmente su un'altra passione, quella per il
pensiero e il vissuto femminile, che possono mostrare delle concrete
indicazioni per il futuro dell'umanita'.
"Contemporaneamente all'impegno nel movimento per la decrescita, ma in un
certo senso anche in strettissima unione con quella elaborazione, sto
portando avanti uno studio sulle civilta' preistoriche e il ruolo del
femminile. E' l'analisi di una societa' egualitaria e solidale che e'
esistita ma che la storia non ci ha raccontato. Siamo abituati a far
iniziare lo studio sistematico della storia a partire dagli assiri e da li'
in poi le figure fondamentali sono gli eroi, i guerrieri e poi i re. Invece
delle archeologhe, in primis Marija Gimbutas, hanno avuto l'intuizione di
andare a studiare le societa' del neolitico in cui i reperti archeologici ci
dicono che e' esistita una societa' matrilineare e matrifocale nella quale
il ruolo delle donne non era ancora quello imposto dal sistema patriarcale.
Si tratta di societa' fondate sul principio della solidarieta', della
nonviolenza, in cui non esistevano la gerarchia, l'autorita', il principio
dell'accumulazione e si rispettavano le risorse. Il mio immaginario mi porta
a credere che, se questo e' stato, se l'umanita' e' stata in grado di vivere
senza l'aggressivita', e' ancora possibile trovare una giusta distanza dalla
guerra e dalle violenze degli uomini su altri uomini e su tutte le donne.
Riane Eisler, un'antropologa, storica e saggista statunitense, ha coniato il
termine gilania che nasce dal legame delle parole donna (gyne') e uomo
(aner): si tratta di una societa' evoluta, non piu' matriarcale e non ancora
patriarcale, organizzata in un sistema non gerarchico e che era in grado di
sviluppare delle tecnologie al servizio degli individui senza conoscere le
armi. Sapere che questo, nel passato dell'umanita', e' stata la realta' di
vita quotidiana mi porta ancora piu' fortemente a credere che c'e' bisogno
della consapevolezza degli individui di farsi carico di questa necessaria e
straordinaria trasformazione altrimenti per il genere umano si prospetta
solo l'imposizione e la persona sara' completamente schiacciata dai consumi.
La crisi diventa quindi solo una interruzione della ossessione del consumare
illimitato e di conseguenza una occasione preziosa (di portata storica,
direi, vista la necessita' urgente di salvare il pianeta dall'uso smisurato
delle risorse naturali) per reintrodurre una visione al femminile nei tanti
modelli di evoluzione pacifica (non di ripresa dello sviluppo che macina la
natura invece di osservarla e goderla) che dobbiamo, come genere umano,
ricreare e reintrodurre al posto della 'megamacchina', se vogliamo salvare
quel che resta dell'unico pianeta che abbiamo a disposizione. Come dice
Serge Latouche, 'Sara' per amore o non sara'".
*
Per contattare Daniela Degan: degadan at hotmail.com

5. DECRESCITA: LABORATORIO ITINERANTE DELLA DECRESCITA: ELEMENTI E PRINCIPI
PER UN MODELLO ALTERNATIVO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) rirpendiamo i seguenti estratti
dai materiali del Laboratorio itinerante della decrescita]

A. Recuperare la drammatica situazione ambientale
- La Terra e' un pianeta limitato
- Perseguire la ricostituzione dei cicli biologici
- Salvaguardare la capacita' di riassorbimento
- Perseguire usi multipli di ogni risorsa naturale limitata
- La conservazione delle risorse naturali
- La riconquista della percezione degli elementi costitutivi della natura
- Il reinserimento dell'uomo nel ciclo del carbonio
- Il principio di precauzione
- La conversione all'ambiente di produzioni e consumi
- La riprogettazione degli oggetti artificiali
- Adeguare i bisogni alle dimensioni del pianeta
- Elaborare un modello per ogni cultura
*
B. Modificare la struttura dei consumi
- Riutilizzare al massimo le materie prime gia' estratte
- Usare in modo parsimonioso petrolio e gas
- Ridurre l'utilizzazione degli oggetti di plastica
- Ridurre l'uso di energia ed acqua nelle produzioni industriali di beni di
consumo
- Ridurre il contenuto di rifiuti in ogni oggetto
- Ridurre le esigenze di imballaggi
- Riprogettare gli oggetti dannosi per l'ambiente
- Aumentare la produzione di oggetti biodegradabili, riciclabili,
riutilizzabili
- Ampliare al massimo le produzioni agricole biologiche e similari
- Bloccare il processo di omogeneita' genetica, recuperare semi e varieta'
originali
- Bloccare all'origine polveri sottili e particelle metalliche nell'aria e
nel suolo
- Modificare le dinamiche che creano i mega-agglomerati urbani,
moltiplicando le infrastrutture di uso comunitario
*
C. Modificare le occasioni di lavoro come attivita' umana non dipendente da
retribuzione
- Utilizzare anziani esclusi dal sistema per formazione e passaggio di
conoscenze
- Sostenere le attivita' di tipo alternativo solidale volte alla creazione
di posti di lavoro e di riprogettazione
*
D. Riconquistare e moltiplicare le attivita' di relazione

6. DECRESCITA. ELENA RIBET: ECOFEMMINISMI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)]

E' stata una militante femminista francese a coniare il termine
"ecofemminismo" nel suo libro Le feminisme ou la mort: Francoise d'Eaubonne,
la cui vita incrocio', tra le altre, quelle di Simone de Beauvoir e
Jean-Paul Sartre.
Vi sono molte teorie riconducibili al termine "ecofemminismo", in tutto il
mondo, gia' da piu' di quarant'anni. Con le opportune distinzioni, in
generale esse auspicano una nuova etica: solidarieta', coscienza universale,
economia sostenibile, energie alternative, modelli di vita ecocompatibili in
cui le relazioni prevalgano sulle gerarchie di potere razzista, sessista,
classista e antropocentrico.
Tra le ecofemministe ci sono economiste, filosofe della scienza, ecologiste
new age, storiche, teologhe, attiviste vegetariane e ambientaliste,
politiche, scrittrici, poetesse, sociologhe. Ad esempio Ariel Salleh,
australiana, teorica del lavoro meta-industriale e del capitalismo come
globalizzazione del patriarcato. Petra Karin Kelly, fondatrice del partito
Verde tedesco, deceduta nel 1992. Tra le italiane, ricordiamo Mariarosa
Dalla Costa, Elisabetta Donini, Carla Ravaioli. Diamo loro la parola.
*
"Esiste un rapporto tra dominio della natura e dominio della donna. Da un
punto di vista economico la connessione si riferisce allo sfruttamento di
donne e natura come risorse naturali a costo zero. Da un punto di vista
politico possiamo pensare a istituti come la scienza e la tecnologia con i
loro forti pregiudizi androcentrici contro donne e natura"
(Barbara Holland-Cunz, in "Capitalismo Natura Socialismo" anno terzo, n. 1,
marzo 1993)
*
"Quantita' e violenza sono le due categorie determinanti, sul piano
simbolico come su quello operativo, di questa realta', che molti ormai
sentono necessario e urgente cambiare"
(Carla Ravaioli, "Ambiente e pace una sola rivoluzione. Disarmare l'Europa
per salvare il futuro", 21 aprile 2008)
*
"La Madre Terra era centrale per la cosmologia organica, che e' stata minata
dalla rivoluzione scientifica e dall'ascesa di una cultura orientata al
mercato"
(Carolyn Merchant, The Death of Nature, 1980)
*
"Uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente, sono dualismi concettuali
basati sul predominio di un elemento sull'altro. Nella tradizione
occidentale sono esistiti persistenti dualismi e sono stati tutti funzionali
alle logiche e alle pratiche del dominio sulle donne, sulla gente di colore,
sulla natura, sui lavoratori, sugli animali: il dominio cioe' di chiunque
fosse costruito come altro col compito di rispecchiare il se'"
(Donna Haraway, autrice del Manifesto Cyborg)
*
"Mentre la scienza e' venuta a significare oggettivita', ragione, freddezza,
potere, la femminilita' ha assunto il significato di tutto cio' che non
appartiene alla scienza: soggettivita', sentimento, passione..."
(Evelyn Fox Keller)
*
"Si dovra' allargare l'orizzonte del materialismo storico fino a spiegare
rapporti diversi da quelli economici... le donne attraversano e
riattraversano la cosiddetta sfera del pubblico e del privato; i confini
della loro vita sono controllati dalla violenza maschile"
(Mary Mellor, "Capitalismo Natura Socialismo" cit.)
*
"Senza la distruzione della ricca industria tessile dell'India, senza il
controllo del commercio di spezie, senza il genocidio delle tribu' native
americane, senza la schiavitu' africana, la rivoluzione industriale non
avrebbe dato gli stessi risultati di benessere per l'Europa ed il Nord
America"
(Vandana Shiva, in "Ode Magazine", 28 novembre 2005)

7. DECRESCITA. ELENA RIBET: UN MINIMO GLOSSARIO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)]

Bolla finanziaria/Bolla speculativa. La bolla finanziaria o speculativa,
come dice la parola stessa, e' qualcosa che prima o poi "scoppia". La bolla
speculativa e' quella fase del mercato caratterizzata da un aumento
consistente dei prezzi. Accade quando soggetti, per interessi propri,
immettono quantita' del bene in oggetto, diffondendo nel mercato la
sensazione che questo possa essere appetibile, determinando un veloce e
consistente aumento della domanda, con conseguente aumento del prezzo. A un
certo momento questo bene non e' piu' richiesto perche' il prezzo e' troppo
elevato e la domanda cade perche' il bene e' privo di valore intrinseco o e'
sopravvalutato. E' accaduto per l'Information and Communication Technology e
nel mercato immobiliare. Gli effetti che ne derivano possono essere
sovrapproduzione, disoccupazione e aumento del debito.
*
Bolla ambientale. Si potrebbe definire il limite di sostenibilita'
ambientale, dovuto alla produzione e a tutti i sistemi interconnessi, dai
rifiuti alla raccolta differenziata, dalla mobilita' al riscaldamento,
dall'energia all'alimentazione, dal consumo all'inquinamento dell'acqua,
dall'agricoltura all'industria.
*
Commercio equo e solidale. Forma di attivita' commerciale internazionale che
mira a combattere sfruttamento e poverta' legate a cause economiche,
politiche o sociali, attraverso cui favorire aziende economicamente sane,
garantendo ai produttori e ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un
trattamento economico e sociale equo e in particolare osservando, tra
l'altro, il divieto di lavoro minorile, l'impiego di materie prime
rinnovabili, la formazione.
*
Economia keynesiana. Scuola economica basata sul pensiero dell'economista
inglese John Maynard Keynes (1883-1946) che sostiene la necessita'
dell'intervento pubblico nell'economia con misure di politica fiscale e
monetaria. Keynes e' anche considerato fondatore della moderna
macroeconomia.
*
Finanza etica. Approccio verso gli strumenti finanziari che tiene conto
delle fascie piu' povere della popolazione e verso settori quali l'ambiente,
lo sviluppo sostenibile, i servizi sociali e culturali, la cooperazione
internazionale. Fanno parte di questo sistema il cosiddetto microcredito e
l'investimento etico.
*
Gruppi di Acquisto Solidale (Gas). Sono gruppi di persone che, a partire da
un approccio critico al consumo, resistendo cioe' all'impulso dell'acquisto
non consapevole, scelgono di acquistare prodotti di qualita', prodotti
locali, alimenti da agricoltura biologica o equivalenti, secondo principi di
equita' e solidarieta' rispetto ai produttori, ai lavoratori, ai popoli del
sud del mondo, all'ambiente. Regolamentati nel 2007 dalla Commissione
Bilancio del Senato sono definiti come "soggetti associativi senza scopo di
lucro costituiti al fine di svolgere attivita' di acquisto collettivo di
beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico
esclusivamente agli aderenti, con finalita' etiche, di solidarieta' sociale
e di sostenibilita' ambientale in diretta attuazione degli scopi
istituzionali con finalita' etiche e con esclusione di attivita' di
somministrazione e vendita".
*
Impronta ecologica. E' una "misurazione" della domanda dell'umanita' sulla
biosfera, in termini di superficie di terra e mare necessarie alla
produzione delle risorse utilizzate e all'assorbimento dei materiali di
scarto. Valuta il nostro "peso ambientale" sul pianeta.
*
Malsviluppo. Termine coniato da Vandana Shiva, attivista ambientalista
indiana laureata in fisica quantistica e in economia. Il termine si
riferisce al modello patriarcale per indicare uno sviluppo "deforme, un
malfunzionamento del sistema" e per sottolineare il legame con un approccio
che "combina la dominazione sulle donne a quella del capitale sulla natura e
sugli individui" portando con se' la distruzione della natura, lo
sfruttamento del "capitale naturale", la negazione dei bisogni fondamentali,
la crescita della poverta'.
*
Prodotto Interno Lordo (Pil). Valore complessivo di beni e servizi prodotti
all'interno di un Paese in un certo tempo e destinati a consumi finali,
investimenti, esportazioni. Molti ritengono che il prodotto interno lordo
non sia indice della qualita' della vita, anche perche' a livello contabile
non vengono fatte distinzioni tra attivita' pericolose (le guerre, ad
esempio) e, inversamente, molte attivita' utili che non vengono nemmeno
registrate poiche' non producono flussi monetari: il volontariato, le
attivita' domestiche, dare la vita. Tra i sostenitori di una "revisione" del
Pil, Patrick Viveret, autore del libro Ripensare la ricchezza. Dalla
tirannia del Pil alle nuove forme di economia sociale.
*
Spazio bioproduttivo. "E' lo spazio che serve al nostro consumo, fornendoci
alimenti, energia e altre risorse, e a riciclare i nostri rifiuti: il
pianeta ha 51 miliardi di ettari di terra, ma solo 12 miliardi di essi sono
bioproduttivi. Dato che nel mondo siamo ormai sei miliardi e mezzo di
persone, ognuno di noi avrebbe a disposizione 1,8 ettari di spazio
riproduttivo" (Serge Latouche).
*
Sviluppo sostenibile. Il concetto di sviluppo sostenibile e' abbastanza
recente, e numerosi sono i pensieri, le critiche e le regolamentazioni
nazionali e internazionali che possono essere ricondotte ad esso. In
generale si puo' dire che sia una forma di sviluppo che, preservando
qualita' e quantita' delle riserve naturali e delle risorse, resti
compatibile con equita' sociale ed ecosistema. Tra le riflessioni sul
concetto di "sviluppo sostenibile" ci sono l'idea di un equilibrio tra
economia, ecologia ed equita', la possibilita' delle generazioni future di
soddisfare i propri bisogni, la sopravvivenza e il benessere di tutte le
specie viventi.

8. DECRESCITA. ELENA RIBET E NADIA ANGELUCCI INTERVISTANO RITA CASTELLANI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org)]

Rita Castellani e' docente di Economia Politica presso il Dipartimento di
Economia, Finanza e Statistica dell'Universita' degli Studi di Perugia.
L'abbiamo intervistata per avere le sue opinioni e alcuni chiarimenti.
*
- Elena Ribet e Nadia Angelucci: Come si potrebbe analizzare l'attuale crisi
economica?
- Rita Castellani: Il modello di analisi che guida le politiche economiche
nei paesi a economia di mercato manca oggi di termini adatti a descrivere
questa crisi. Dal punto di vista dell'economia globale, il confronto e' con
quella che un tempo si sarebbe chiamata crisi di sovrapproduzione, dovuta
cioe' ad un eccesso di accumulazione di capitale che ha finito con
l'impedirne una redistribuzione efficiente.
*
- Elena Ribet e Nadia Angelucci: Quali sono secondo lei le emergenze a
livello nazionale e internazionale?
- Rita Castellani: Credo che l'approccio corretto non sia quello di
considerare l'attuale crisi come un'emergenza. Questo non vuol dire che non
ci si debba attrezzare con misure di breve periodo per tamponare la
sofferenza sociale e altri fenomeni contingenti. Dopo i mutui non solvibili
del settore immobiliare americano, sono state immesse enormi quantita' di
liquidita' per sostenere il mercato, ma tra un anno potremmo essere al punto
di prima, se non si inserisce un nuovo sistema di regolazione nel mercato
finanziario, peraltro invocato gia' dal 1946. Le monete non sono ancorate a
niente, sono solo numerari e mezzi di scambio: sembrerebbe raggiunto
l'ideale monetarista. In realta' lo spostamento di moneta determina ancora
spostamenti di ricchezza, se pure attraverso meccanismi piu' complessi,
quindi ha effetti sull'economia reale.
*
- Elena Ribet e Nadia Angelucci: Questa crisi, se e come ci aiutera' ad
uscire dal "fondamentalismo economico": cioe' della preminenza assoluta
dell'economia anche sulla politica che ormai, soprattutto negli ultimi anni,
ci ha pervaso?
- Rita Castellani: Dobbiamo trovare un diverso modo di concepire lo
sviluppo: intanto, bisognerebbe promuovere una redistribuzione delle
risorse, anche a livello internazionale. Ad esempio, i cinesi dovrebbero
riequilibrare consumi e produzione. Poi c'e' la questione del rapporto tra
pubblico e privato. Quasi ovunque, nel mondo, sono stati diminuiti i poteri
di intervento e di regolazione dello stato: quando ora si chiede allo stato
di intervenire, spesso lo stato dispone di strumenti limitati, frutto di
trent'anni di "pensiero unico", del cosiddetto Washington Consensus
[espressione coniata nel 1989 dall'economista John Williamson per descrivere
un "pacchetto di riforme standard", di stampo neoliberista, destinate a
paesi in stato di crisi economica, indicato da Fondo Monetario
Internazionale e Banca Mondiale, e resa famosa dalla critica decisiva del
premio Nobel Joseph Stiglitz - ndr]. Anche per questo, e per l'estensione
della crisi, sarebbe necessaria una strategia di intervento concordata a
livello internazionale. Ma, anche limitandosi all'Europa, mi pare che non ci
sia ancora la necessaria determinazione.
*
- Elena Ribet e Nadia Angelucci: A suo parere le teorie dell'ecofemminismo
sono applicabili e possono rappresentare un nuovo modello economico? E il
ruolo delle donne puo' essere determinante nelle politiche economiche del
futuro?
- Rita Castellani: Io penso che non bisogna dimenticare che l'emancipazione
femminile e' figlia dell'energia elettrica. La capacita' e la possibilita'
di autodeterminazione e di liberta' di movimento e di pensiero delle persone
dipendono molto dalla quantita' e qualita' di tempo che si puo' avere a
disposizione, e quello delle donne si e' moltiplicato grazie al progresso
tecnico applicato alla vita domestica. Questa consapevolezza fa ormai parte
della common knowledge femminile, almeno nel mondo occidentale. Le donne,
tuttavia, mantengono la capacita' di anteporre la cura, rispetto
all'appropriazione. Nell'atteggiamento femminile, prevale una
consequenzialita' del tipo: "io sono responsabile di qualcosa, e siccome ne
sono responsabile, questa cosa e' mia". Nel pensiero maschile piu' spesso
avviene il contrario: "questa cosa e' mia, quindi ne sono responsabile". La
donna prima assume la responsabilita' e attraverso la responsabilita'
acquisisce. Questo approccio, nelle femministe ed ecofemministe, si traduce
in una diversa attenzione e rispetto nei confronti del mondo circostante,
delle risorse, delle persone. Cio' non significa che non si continuino a
utilizzare le risorse della natura, ma cambia il modo. Del resto, il senso
di responsabilita' delle donne comincia gia' ad essere considerato un
fattore di sviluppo: pensiamo ad esempio al microcredito, che viene concesso
prevalentemente alle donne, perche' lo restituiscono. L'affidabilita' delle
donne nasce dalla responsabilita': un diffuso protagonismo delle donne puo'
dunque rivelarsi prezioso in tempi di crisi, determinando nel contempo una
migliore qualita' dello sviluppo futuro.

9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 180 del 22 aprile 2009

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