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Coi piedi per terra. 179
- Subject: Coi piedi per terra. 179
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 20 Apr 2009 09:48:49 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 179 del 20 aprile 2009 In questo numero: 1. Ridurre il trasporto aereo per contrastare l'effetto serra 2. Una lettera aperta all'assessore al Turismo della Regione Lazio 3. Una lettera aperta all'assessore alla mobilita' della Regione Lazio 4. Vezio De Lucia: Rischio sismico e inadempienze istituzionali 5. Marinella Correggia: L'aria di Kabul 6. Marinella Correggia: Miniere 7. Mario Porro presenta "Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale" di Ludovico Geymonat 8. Guglielmo Ragozzino presenta "Geograficamente" di Manlio e Federico Dinucci 9. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. EDITORIALE. RIDURRE IL TRASPORTO AEREO PER CONTRASTARE L'EFFETTO SERRA Tra le iniziative da intraprendere per contrastare l'effetto serra c'e' quella di ridurre il trasporto aereo. Tra le iniziative da intraprendere per difendere la biosfera e garantire i diritti delle generazioni future c'e' quella di ridurre il trasporto aereo. Tra le iniziative da intraprendere per attuare qui e adesso scelte di giustizia ed ecoequosolidali c'e' quella di ridurre il trasporto aereo. Tra le iniziative da intraprendere per inverare il diritto all'ambiente e alla salute c'e' quella di ridurre il trasporto aereo. Molte altre iniziative ancora sono certo da intraprendere per l'umanita' e per la natura, ma tra esse non puo' mancare quella di ridurre il trasporto aereo. 2. DOCUMENTAZIONE. UNA LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE AL TURISMO DELLA REGIONE LAZIO Egregio assessore al Turismo della Regione Lazio, in tempi recenti la Regione Lazio - e per essa lei personalmente - ha proclamato di voler sostenere il termalismo e quindi di voler difendere e valorizzare i siti termali del territorio regionale. Perche' allora non s'impegna per difendere l'area termale del Bulicame a Viterbo? Perche' permette che proceda un'ignobile operazione speculativa che intende devastarla per sempre? Infatti l'area termale del Bulicame a Viterbo e' minacciata di una irreversibile devastazione dall'ipotesi di realizzazione in essa di un insensato ed illegale mega-aeroporto. La Regione Lazio, ed anche il suo Assessorato in particolare, dovrebbe battersi per difendere l'area termale del Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico e sociale di inestimabile valore. * Egregio assessore al Turismo della Regione Lazio, abbiamo recentemente scritto ad una sua collega di Giunta segnalando tra l'altro che: a) come gia' ricordato, il mega-aeroporto ricadrebbe nell'area termale del Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico e sociale di estrema rilevanza, un bene peculiare ed irrinunciabile che la realizzazione dell'opera mega-aeroportuale devasterebbe irreversibilmente; b) il mega-aeroporto ricadrebbe su un'area di rilevantissime emergenze archeologiche e relativi vincoli di salvaguardia; c) il mega-aeroporto confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e relativi vincoli di salvaguardia; d) il mega-aeroporto confligge con il Piano regolatore generale del Comune di Viterbo e relativi vincoli di salvaguardia; e) la decisione ministeriale che avviava le procedure per la realizzazione del mega-aeroporto e' viziata ab ovo da colossali errori di fatto oltre che procedimentali tali da invalidarla in toto; f) ai sensi della vigente legislazione italiana ed europea il mega-aeroporto e' del tutto privo dei requisiti richiesti (non vi e' ne' un vero e proprio progetto, ne' Valutazione d'impatto ambientale - Via -, ne' Valutazione ambientale strategica - Vas-); g) il mega-aeroporto avrebbe effetti assai gravi sulla salute, la sicurezza e la qualita' della vita della popolazione viterbese; h) il mega-aeroporto devasterebbe un'area pregiata anche dal punto di vista delle colture agricole; i) il mega-aeroporto avrebbe un impatto assai negativo sull'Orto botanico sito nelle immediate vicinanze e sull'attivita' di ricerca scientifica dell'Universita' della Tuscia; l) inoltre la rete infrastrutturale viterbese - gia' inadeguata - collasserebbe immediatamente se venisse realizzato il mega-aeroporto; m) un mega-aeroporto illecito e irrealizzabile, nocivo e distruttivo, costituirebbe inoltre un colossale sperpero di pubblico denaro configurabile non solo come illecito amministrativo ma anche come reato penale in capo a quanti se ne rendessero corresponsabili; n) illustri scienziati e cattedratici di fama internazionale, autorevoli rappresentanti delle istituzioni - a cominciare dalla vicepresidente del Parlamento Europeo -, figure prestigiose delle istituzioni e della societa' civile come il giudice Ferdinando Imposimato, come padre Alessandro Zanotelli, come la scrittrice Dacia Maraini, hanno espresso una esplicita e motivata opposizione all'opera; o) e' infine ovvio che se l'insipiente ed irresponsabile lobby politico-affaristica che vuole realizzare un'opera devastante e patogena proseguisse nella sua insensata ed illegittima iniziativa di aggressione al bene comune, al territorio, alle risorse e alla salute dei cittadini, cosi' ledendo gravemente i diritti soggettivi e i legittimi interessi della popolazione viterbese, ben presto i cittadini per difendere se stessi, i propri beni, il territorio ed i beni comuni, avvieranno tutte le opportune azioni legali presso le competenti magistrature civili, penali ed amministrative contro coloro che si renderanno in vario modo e misura corresponsabili di una cosi' sciagurata aggressione. * Egregio assessore al Turismo della Regione Lazio, informandola di tutto quanto precede, e rivolgendoci a lei sia in considerazione delle sue specifiche competenze, sia come responsabile in solido delle decisioni della Giunta Regionale, la preghiamo di volersi impegnare affinche' la Regione Lazio - mettendo fine ad un lungo periodo di scandalosa effettuale complicita' con la lobby politico-affaristica che intende devastare l'area termale del Bulicame - si opponga finalmente ad un'operazione speculativa che danneggia la popolazione viterbese, che distrugge rilevanti beni naturalistici, archeologici e culturali, che sperpera illegittimamente le risorse del pubblico erario, che viola precise disposizioni di legge. * Egregio assessore al Turismo della Regione Lazio, restando a sua disposizione per ogni ulteriore informazione ed opportuno chiarimento, e rinviandola fin d'ora alla vasta documentazione disponibile nel sito www.coipiediperterra.org, voglia gradire distinti saluti, la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini Viterbo, 18 aprile 2009 3. DOCUMENTAZIONE. UNA LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE ALLA MOBILITA' DELLA REGIONE LAZIO All'Assessore alla Mobilita' della Regione Lazio e per opportuna conoscenza: al Presidente della Commissione Mobilita' della Regione Lazio, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, al Ministro dei Trasporti Oggetto: Segnalazione della inammissibilita' ed illegalita' della realizzazione di un mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame a Viterbo * Egregio assessore, crediamo che lei non abbia mai avuto occasione di vedere l'area del Bulicame a Viterbo, l'area nel cui cuore una lobby speculativa vorrebbe realizzare un mega-aeroporto che devasterebbe irreversibilmente preziosi ed irrinunciabili beni naturalistici, archeologici, terapeutici, sociali ed economici. La invitiamo a visitare quei luoghi ed a richiedere al Comune di Viterbo la "Planimetria con vincoli paesaggistici, idrogeologici, archeologici, termali" presenti nell'area: vedra' con i suoi occhi che realizzare in quel luogo un mega-aeroporto e' del tutto impossibile sul piano pratico ed illegale sul piano giuridico. * Crediamo anche che lei non conosca le vere necessita' dell'Alto Lazio in materia di mobilita'. Saprebbe altrimenti che realizzare un mega-aeroporto a Viterbo significherebbe semplicemente far collassare la gia' inadeguata infrastruttura della mobilita'. L'Alto Lazio ha bisogno di ben altro: innanzitutto di potenziare le ferrovie: e particolarmente di migliorare fortemente le strutture e i tempi di percorrenza della Viterbo-Capranica-Roma come della Viterbo-Attigliano-Orte, e di riaprire finalmente la Civitavecchia-Capranica-Orte. * Crediamo infine che lei non sia informato di alcuni elementari e decisivi dati di fatto che abbiamo piu' volte segnalato anche alla Regione Lazio e che ancora una volta di seguito brevemente riassumiamo: a) come gia' ricordato, il mega-aeroporto ricadrebbe nell'area termale del Bulicame, un bene peculiare di immenso valore che la realizzazione dell'opera mega-aeroportuale devasterebbe irreversibilmente; b) il mega-aeroporto ricadrebbe su un'area di rilevantissime emergenze archeologiche e relativi vincoli di salvaguardia; c) il mega-aeroporto confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e relativi vincoli di salvaguardia; d) il mega-aeroporto confligge con il Piano regolatore generale del Comune di Viterbo e relativi vincoli di salvaguardia; e) la decisione ministeriale che avviava le procedure per la realizzazione del mega-aeroporto e' viziata ab ovo da colossali errori di fatto oltre che procedimentali tali da invalidarla in toto; f) ai sensi della vigente legislazione italiana ed europea il mega-aeroporto e' del tutto privo dei requisiti richiesti (non vi e' ne' un vero e proprio progetto, ne' Valutazione d'impatto ambientale - Via -, ne' Valutazione ambientale strategica - Vas-); g) il mega-aeroporto avrebbe effetti assai gravi sulla salute, la sicurezza e la qualita' della vita della popolazione viterbese; h) il mega-aeroporto devasterebbe un'area pregiata anche dal punto di vista delle colture agricole; i) il mega-aeroporto avrebbe un impatto assai negativo sull'Orto botanico sito nelle immediate vicinanze e sull'attivita' di ricerca scientifica dell'Universita' della Tuscia; l) come gia' ricordato, la rete infrastrutturale viterbese - gia' inadeguata - collasserebbe immediatamente se venisse realizzato il mega-aeroporto; m) un mega-aeroporto illecito e irrealizzabile, nocivo e distruttivo, costituirebbe inoltre un colossale sperpero di pubblico denaro configurabile non solo come illecito amministrativo ma anche come reato penale in capo a quanti se ne rendessero corresponsabili; n) illustri scienziati e cattedratici di fama internazionale, autorevoli rappresentanti delle istituzioni - a cominciare dalla vicepresidente del Parlamento Europeo -, figure prestigiosissime delle istituzioni e della societa' civile hanno espresso una esplicita e motivata opposizione all'opera; o) e' infine ovvio che se l'insipiente ed irresponsabile lobby politico-affaristica che vuole realizzare un'opera devastante e patogena proseguisse nella sua insensata ed illegittima iniziativa di aggressione al bene comune, al territorio, alle risorse e alla salute dei cittadini, cosi' ledendo gravemente i diritti soggettivi e i legittimi interessi della popolazione viterbese, ben presto i cittadini per difendere se stessi, i propri beni, il territorio ed i beni comuni, avvieranno tutte le opportune azioni legali presso le competenti magistrature civili, penali ed amministrative contro coloro che si renderanno in vario modo e misura corresponsabili di una cosi' sciagurata aggressione. * Alla luce di quanto precede ci sembra doveroso segnalarle l'opportunita' e l'urgenza di riconsiderare le posizioni assunte oltre un anno fa dalla Giunta Regionale del Lazio - evidentemente frutto di abissale disinformazione o peggio, molto peggio -, e di assumere finalmente una posizione ed una iniziativa adeguate alla realta' e rispettose dei diritti dei cittadini e del dettato delle leggi a tutela di ambiente e salute: ovvero un impegno ed una iniziativa della Regione Lazio: 1. per impedire che si proceda nella sciagurata iniziativa di voler realizzare a Viterbo un mega-aeroporto fuorilegge e devastante; 2. per sostenere (invece del mega-aeroporto nocivo e distruttivo) il potenziamento del trasporto ferroviario di cui l'Alto Lazio ha estremo bisogno. * Segnalandole che una vastissima documentazione e' disponibile nel sito www.coipiediperterra.org, distinti saluti Antonella Litta, portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 19 aprile 2009 4. DOPO IL TERREMOTO. VEZIO DE LUCIA: RISCHIO SISMICO E INADEMPIENZE ISTITUZIONALI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 aprile 2009 col titolo "Un futuro da costruire"] La gravita' della situazione italiana dal punto di vista della sicurezza sismica sta nei due dati fondamentali: il 75% del territorio e' classificato sismico; meno del 20% del patrimonio edilizio si puo' considerare protetto. E' enorme quindi la dimensione della tragedia potenziale e delle inadempienze istituzionali. Dopo ogni evento si sono sprecati gli impegni solenni che mai piu' sarebbe successo, che la messa in sicurezza del territorio e la sua manutenzione sarebbero diventate la piu' importante opera pubblica del paese. E invece, ogni volta, passata l'emergenza piu' acuta, il terremoto e la prevenzione sono stati accantonati. Non solo, il quadro che emerge dalla tragedia abruzzese fa vedere che e' venuta meno la stessa ordinaria gestione della vigente normativa tecnica. Gli edifici in cemento armato, sottoposti a scosse non eccezionali come quelle di questi giorni, non dovrebbero collassare, e gli edifici cosiddetti strategici - ospedali, prefetture, caserme, opere pubbliche di particolare importanza - dovrebbero mantenere la propria funzionalita' anche dove la terra trema. E invece all'Aquila sono crollati o sono stati fortemente danneggiati la casa dello studente, l'ospedale, la prefettura, il municipio, molta edilizia costruita negli ultimi anni. E' stato detto che questi sono fatti di competenza della magistratura, e non c'e' dubbio che cosi' debba essere, ma mi pare che quando i comportamenti delittuosi sono cosi' diffusi non si possa non cogliere la natura politica del problema. L'irresponsabile sottovalutazione della sicurezza pubblica dal terremoto e dalle catastrofi e' uno dei temi di cui prioritariamente dovrebbero farsi carico il governo e le forze politiche. Altro che rumeni, ronde e sciacalli. A conferma dell'insensibilita' per la sicurezza sta l'indulgenza, o addirittura il favoreggiamento, nei confronti dell'abusivismo, diffuso soprattutto nel Mezzogiorno dove piu' elevata e' la pericolosita' sismica. L'edilizia abusiva e' a rischio per definizione, perche' e' evidente che chi costruisce illegalmente non si preoccupa ne' delle qualita' del sedime ne' delle caratteristiche strutturali del manufatto. Il condono rappresenta una sorta di "cupo presagio", ha scritto Roberto De Marco, gia' direttore di quel servizio sismico che si occupava di prevenzione e che poi si e' pensato bene di sopprimere. In Italia, in diciotto anni, sono stati approvati ben tre provvedimenti di condono. Ricordiamo chi li ha voluti: 1985, governo Craxi; 1994, governo Berlusconi; 2003, governo Berlusconi. Ne' possiamo dimenticare il piano casa e dintorni, che era una specie di condono preventivo e gratuito, e prevedeva addirittura procedure semplificate per le zone sismiche. Secondo Salvatore Settis, il piano casa e' stato consegnato "a una sorta di percorso carsico", da cui riemerge ogni giorno in veste diversa. Costante sembra l'intento, sostenuto anche dalle Regioni, di annacquare le norme di tutela previste dal codice del paesaggio. In vista dei problemi della ricostruzione e' bene fare tesoro dalle piu' recenti esperienze: nel bene e nel male. A partire dal rischio delle infiltrazioni malavitose che nel cemento e nelle condizioni di emergenza trovano il migliore campo di coltura, e in Abruzzo la presenza di clan camorristici e' gia' accertata. Intanto, per fortuna, l'ipotesi delle new town esce a pezzi. Gli esempi di Gibellina e degli altri comuni del Belice (e anche dell'Irpinia) che imboccarono la strada del trasferimento mi sembra che nessuno li condivida, mentre i casi di Venzone e di Gemona in Friuli restano esempi mirabili di ricostruzione com'era e dov'era, accompagnata da grande attenzione al ripristino del tessuto sociale e comunitario. Mi pare molto importante il fatto che la maggioranza dei cittadini e degli amministratori intervistati si siano pronunciati per restare dove stavano. Per "tenere memoria", come ha scritto Roberto Saviano. 5. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: L'ARIA DI KABUL [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 aprile 2009 col titolo "L'aria di Kabul"] Fino agli anni '80, prima dei mortali decenni di guerre e distruzioni, Kabul era una citta' quieta, con del verde e dove si respirava aria pulita. Decenni di conflitto, il crollo dei servizi pubblici di ogni tipo e l'esplosione della popolazione urbana l'hanno fatta sprofondare in un degrado impressionante. Ma fino a prima della guerra americana del 2001, se non altro l'aria di Kabul era tersa. Adesso anche la capitale afgana conferma la regola secondo cui l'inquinamento atmosferico urbano e' direttamente proporzionale alla miseria. A parte i palazzi per abbienti e personale internazionale (cooperanti vari), Kabul e' una distesa di fango e case rovinate. E appunto e' considerata una delle citta' piu' inquinate al mondo. Secondo un recente reportage dell'agenzia stampa internazionalista "Inter Press Service", lo smog e la polvere sono tali che non si vedono nemmeno piu' le montagne circostanti. Il Ministero afgano della salute stima che ogni anno tremila persone - gli abitanti totali della capitale sono cinque milioni circa - muoiano per ragioni imputabili all'inquinamento: malattie respiratorie e cardiovascolari, aborti, cancri. E secondo la governativa National Environmental Protection Agency (Nepa), circa l'80% dei pazienti negli ospedali cittadini soffre di patologie provocate dall'acqua e dall'aria inquinate. L'aria pulita non deve essere considerata un lusso, nemmeno la' dove c'e' la fame. Rispetto alle non certo terse citta' dei paesi circostanti (si pensi al Pakistan o all'India), l'aria di Kabul ha tre volte piu' particolato per metro cubo. Terribile il paragone con le citta' occidentali: quanto al biossido di azoto, ad esempio, Kabul e' a quota 52 parti per milione, mentre la media nelle citta' degli Stati Uniti e' di 0,53. A esaminare le cause del fenomeno si ha uno scorcio della vita lassu'. Il principale colpevole sono i 900.000 veicoli a motore, la quasi totalita' dei quali ha piu' di dieci anni ed e' priva di qualunque dispositivo di abbattimento delle emissioni nocive. A cio' si aggiunga il fatto che la maggior parte delle strade non sono asfaltate e le auto sollevano nuvole di polvere che svolazzano fino alla prima pioggia e che finiscono nei polmoni dei tanti pedoni e venditori ambulanti. Oltretutto l'Afghanistan importa carburante a buon mercato di pessima qualita' che esala inquinanti, non ultimo il piombo. I commercianti cercano di massimizzare i profitti comprando la merce piu' economica. Cosi', su un campione di 200 persone esaminate dal Nepa, quasi tutte presentavano elevati livelli di piombo nel sangue. Il governo ha nominato una task force e pensa intanto di vietare le importazioni di petrolio sporco (sarebbe meglio dire "piu' sporco dell'altro"). E sta piazzando centrali di monitoraggio alle frontiere per controllare che i veicoli in ingresso rispettino standard minimi. Un altro problema sono i generatori di corrente a diesel: per chi se li puo' permettere sostituiscono l'intermittente elettricita', per la luce e il raffrescamento giacche' le estati sono torride. Se ne stimano 200.000 in funzione ogni notte. Poi ci sono le numerose stufe a legna usate soprattutto per cuocere il delizioso pane nan. L'aria diventa fuligginosa e fumosa, in particolare intorno ai 2.400 forni cittadini. Non sono invece enumerate, fra i fattori di inquinamento atmosferico, le caldaie per il riscaldamento: solo i ricchi e gli stranieri si riscaldano, anche se gli inverni sono gelidi. Insomma gli abitanti di Kabul sono affollati in slum, baracche, ricoveri di fortuna che si affacciano su strade piene di rifiuti, con fogne a cielo aperto e soffocate dalle auto. 6. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: MINIERE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 aprile 2009 col titolo "Miniere insostenibili"] L'attivita' estrattiva e' sostenibile? No. Almeno questa e' la risposta che da' il rapporto "Rich Lands, Poor People. Is sustainable minimg possibile?" realizzato dal centro di ricerca e azione ambientalista Centre for Science and Environment (Cse) di Delhi. Insomma le attivita' minerarie non potranno diventare davvero ecocompatibili. Prima di tutto perche' prelevano risorse finite e non rinnovabili, e in secondo luogo perche' anche quelle meglio gestite recano pesanti impronte ecologiche. Al tempo stesso il rapporto ammette che miniere e attivita' minerarie sono necessarie, almeno in una certa misura, e dunque occorre che siano gestite al meglio per minimizzare i danni. Fra le azioni politiche raccomandate a questo fine: "Il riconoscimento del diritto delle popolazioni a dire no; rapporti di valutazione ambientale imparziali; il divieto di attivita' estrattive nelle foreste; regole piu' rigide"; e poi "la chiave dello sviluppo: fare di piu' con meno". Anche con meno risorse minerarie. Da queste regole la realta' e' molto diversa, ad esempio in Rajasthan, stato indiano che ha la maledizione di essere seduto su ingenti risorse minerarie. Poco alla volta i politici stanno rimuovendo le ultime restrizioni di ordine ambientale e sociale, come denuncia la Mine Labour Protection Campaign di Jodhpur, una campagna per la protezione dei lavoratori minerari. Lo stato del Rajasthan ha il maggior numero di concessioni minerarie del subcontinente indiano: oltre 1.300 per i minerali piu' importanti, quasi 11.000 per i minerali minori e quasi 20.000 quanto alle cave. E' soprattutto noto per la produzione di marmo e altre pietre pregiate e di arenaria (il 10% della produzione mondiale). Eppure, malgrado le royalties, solo il 3% del reddito dello stato viene dal settore minerario. Il Rajasthan ha riserve di 44 minerali principali e 22 minori, e' l'unico produttore di granati, diaspro, selenite, wollastonite ed e' ai primi posti quanto a ocra, steatite, argento. Numerose le attivita' estrattive illegali in zone forestali senza controllo. Il distretto di Udaipur, quello dove si concentrano le foreste, e' anche il piu' bucherellato. Centinaia le concessioni minerarie nel Parco nazionale Sariska, malgrado il divieto da parte della Corte suprema indiana. Come risultato, rispetto agli anni '70, la superficie forestale in certi punti si e' ridotta a un decimo. Inoltre, malgrado i divieti in molti paesi, il Rajasthan mantiene tuttora sei miniere aperte (e illegali) di amianto. Di miniere e soprattutto cave informali ce ne sono a migliaia, che sfuggono a ogni controllo pubblico. Non hanno nessuna misura di protezione ambientale e, quanto al lavoro, il settore e' simbolo della fatica inumana di adulti e bambini, spesso in condizioni di semischiavitu' per debiti e con salari di meno di un dollaro al giorno per gli uomini e la meta' per le donne, ancor meno per i bambini. Niente toilettes, niente acqua a disposizione, niente protezione antinfortunistica. Nelle miniere di Makrana c'e' in media un morto al giorno per incidenti, tre se si mette nel conto anche chi si ammala di silicosi e tubercolosi. L'estrazione intensiva di arenaria, marmo e altri minerali ha convertito la bassa catena montuosa degli Aravalli - "area ecologicamente sensibile" dal 1992 - in una desolata landa rocciosa. L'erosione dei suoli e' ovunque, il ricarico delle acque di falda e' diminuito, i letti dei fiumi sono pieni di sabbia. Nei villaggi vicini alle cave la scarsita' di acqua e' acuta e la falda si abbassa via via. I residui minerari continuano a far danno dopo anni dalla chiusura di una miniera. 7. LIBRI. MARIO PORRO PRESENTA "STORIA E FILOSOFIA DELL'ANALISI INFINITESIMALE" DI LUDOVICO GEYMONAT [Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 aprile 2009 col titolo "Geymonat. Note sul carattere dinamico della verita'. Il significato filosofico delle scienze"] Ludovico Geymonat, Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale, Bollati Boringhieri, pp. 360, euro 25. * Non ha avuto larga eco la ricorrenza del centenario della nascita di Ludovico Geymonat, avvenuta a Torino nell'ottobre del 1908. Dopo le laurea in filosofia e in matematica, il fascismo gli aveva precluso ogni possibilita' di carriera; dovette rinunciare alla cattedra di Analisi algebrica, a sostenere l'esame di libera docenza in filosofia teoretica e, pur arrivando primo nei concorsi per l'insegnamento nei licei, fini' per insegnare in scuole private. Si era cosi' recato negli anni Trenta in Germania, era venuto a contatto con le dottrine neopositiviste che aveva subito presentato in Italia, aveva conosciuto personalmente il fondatore del Circolo di Vienna, Moritz Schlick, ucciso nel '36 da un fanatico nazista. La scelta a favore di una cultura che, a differenza della metafisica neoidealista e della retorica dell'umanesimo del regime, non disprezzasse le scienze e le tecniche ebbe per lui, comunista e comandante partigiano, una precisa valenza politica. Dopo la guerra Geymonat fu fra i promotori della ripresa di quell'istanza illuministica a cui si era richiamato fin dal 1924 Piero Gobetti: una istanza che si ritrova nel "Politecnico" di Vittorini, ma anche in Enzo Paci, Norberto Bobbio, Antonio Banfi e Giulio Preti che si riconoscono nelle sollecitazioni di Nicola Abbagnano (il suo Verso un nuovo illuminismo e' del '48) ad emancipare la nostra cultura dai suoi antichi retaggi, dalla sua abitudine reazionaria alla sufficienza paesana. Dopo gli Studi per un nuovo razionalismo del 1945 (che simbolicamente si chiudeva con la formula "finito di stampare il 25 aprile"), Geymonat compose i Saggi di filosofia neorazionalista del 1953 e poi nel 1957 il fondamentale libro su Galileo Galilei. Erano gli anni in cui sollecitava anche la sinistra a uscire dalla sua "autarchia" storicista di matrice crociana: "Molti giovani marxisti, educatisi sulle opere degli idealisti nostrani dell'Ottocento e del Novecento, ereditarono per intero la loro prospettiva storica, onde sembrano ancor oggi ritenere che l'interesse filosofico per la scienza sia poco meno di una 'merce' d'importazione americana". Della necessita' che la scienza si meritasse una filosofia migliore c'e' gia' una testimonianza nella Storia dell'analisi infinitesimale, nata in forma di dispense per il corso del 1947 di Storia delle matematiche all'Universita' di Torino, di recente pubblicata per la prima volta come libro presso Bollati Boringhieri. Mentre la prima parte ricostruisce il percorso che dai paradossi di Zenone conduce alla simultanea scoperta del calcolo infinitesimale ad opera di Newton e Leibniz, la seconda si apre alle questioni di quella logica matematica a lungo ignorata dalla cultura italiana, nonostante gli studi di Peano: dai lavori di Dedekind e di Cantor sul continuo, il transfinito e la teoria dei numeri cardinali si passa alle correnti di filosofia della matematica che, dopo il logicismo di Frege e Russell, si confrontano con la "crisi dei fondamenti", per accennare infine all'algebra delle strutture e ai teoremi di Goedel. Non a caso, quando dal '56 Geymonat assunse la prima cattedra in Italia di Filosofia della scienza all'Universita' Statale di Milano affianco' a quel corso anche l'insegnamento di Logica, di Storia della scienza e della tecnica e per un certo periodo anche di Analisi matematica. Con il suo gruppo di collaboratori e allievi (fra gli altri Giulio Giorello che con Lo spettro e il libertino del 1985 torna a riflettere sulle controversie filosofiche suscitate dal calcolo infinitesimale) promosse lavori importanti, dalla Enciclopedia della scienza per l'editore Mondadori alla Storia del pensiero filosofico e scientifico per Garzanti nel 1970. Nelle dispense del '47 gia' si avverte, nota Gabriele Lolli nell'introduzione, quel che sara' il principio ispiratore del successivo pensiero di Geymonat, la convinzione che solo dall'interno sia possibile cogliere il significato filosofico delle scienze. Vista in una prospettiva storica, la matematica non appare una scienza rigorosa, semmai una scienza che procede verso il rigore, come mostrano i pensatori ottocenteschi che danno forma sistematica alle intuizioni dei secoli precedenti. Presa la distanza dalle prospettive del neopositivismo, che pretendevano di chiudere la pratica scientifica entro rigorose teorie assiomatico-formali, Geymonat rinnovo' l'insegnamento di Federigo Enriques, l'idea che solo analizzandone lo sviluppo storico si puo' comprendere la natura delle scienze. Strenuo difensore del realismo, Geymonat insisteva con forza sull'idea che il progresso dei saperi ci avvicini sempre piu' alla conoscenza di un mondo che esiste indipendentemente dal soggetto. Il riconoscimento del carattere dinamico della verita' lo avvicino' alle istanze del razionalismo critico di Popper e all'epistemologia di Bachelard per la quale e' la ragione a venire progressivamente istruita, corretta e perfezionata dalla crescita delle scienze. Come scriveva negli anni '70 in Scienza e realismo, la "coscienza del non rigoroso" ci costringe a riconoscere che nella realta' difficilmente si incontra la "fortunata" situazione di una teoria assiomatizzata, dove ogni termine e' ben definito e risulta quindi povero di sfumature e implicazioni. Per situazioni indeterminate e ricche di significato, come quelle della storia umana, bisogna allora fare ricorso a strategie di razionalizzazione che non si irrigidiscano nelle astrattezze degli schemi logico-matematici o nel soggettivismo della psicologia. Per esaminare "fenomeni che partecipano a totalita' fluide, in movimento non meccanico", Geymonat si richiamava al metodo dialettico (e alle sue riletture di Lenin e di Mao), la cui ambizione e' "risultare applicabile alla dinamica dei fenomeni piu' complessi". Al di sotto delle formule un po' arcaiche del materialismo dialettico agiva comunque l'esigenza razionale di negare ogni autorita', terrena o divina, che voglia imporre la sua verita'; neppure la filosofia puo' pretendere di imporre alle scienze i suoi principi immutabili, e anzi e' proprio il progredire dei saperi che contribuisce a dissolvere "la fede cieca e dogmatica nell'assolutezza della scienza". E' la "fedelta' allo spirito scientifico", incarnata da Galileo, a costringerci a rovesciare le teorie che appaiono piu' salde e rispettabili, a sovvertire la "fabbrica dei cieli". 8. LIBRI. GUGLIELMO RAGOZZINO PRESENTA "GEOGRAFICAMENTE" DI MANLIO E FEDERICO DINUCCI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 aprile 2008, col titolo "La geografia del mondo che cambia"] C'era una volta la geografia politica. Era soprattutto superficiale, in molti sensi: descriveva confini e mari, fiumi e citta', viste dall'alto o di fianco. Qualcuno sospettava che si trattasse niente piu' che di un insieme di testi e di cartine, preparati dagli stati maggiori, per portare guerra o difendere la patria. Vi era poi un effetto singolare di distorsione. Le citta' e i fiumi vicini apparivano nel racconto piu' importanti degli altri, tanto che si dedicavano loro piu' pagine e piu' attenzione. Adesso e' cambiata, la geografia, e forse perfino la politica sta cambiando, anche se non bisognerebbe mai essere troppo ottimisti. E' un fatto che ora si cerca di mostrare tutto il pianeta, com'e' e con quali problemi; come potrebbe essere e cosa si debba sapere per cominciare a modificarlo; in meglio. C'e' dunque il confronto sorprendente con i vecchi tempi e la vecchia politica che imbrigliava la geografia nei manuali (e nelle teste) d'allora; e c'e' anche la possibilita' che ogni ragazzo e ogni ragazza delle medie porti con se' (nel suo pesante zaino), quanto basti per partecipare attivamente al cambiamento delle cose del mondo. O almeno sapere di che si tratta. Tutto questo viene in mente consultando Geograficamente, l'opera in tre volumi preparata da Manlio e Federico Dinucci, padre e figlio, con la collaborazione di Carla Pellegrini e pubblicata da Zanichelli. Regioni, paesi d'Europa, paesi del mondo, vincoli dei programmi ministeriali compaiono in ciascuno dei tomi come una sorta di appendice che complessivamente vale un terzo dello spazio. Il resto e' dedicato a Noi e l'ambiente europeo, Noi cittadini d'Europa, Noi cittadini del mondo. E' notevole la proposta sull'ambiente europeo. A chi legge, si mostra in primo luogo come si contano gli oggetti geografici e come li si misura. Non importa tanto che il giovane lettore si ricordi quanto sia lungo il fiume piu' lungo, ma che impari a misurarlo, lo collochi nel suo spazio e capisca perche' e' importante. Gli autori condividono i loro segreti con i ragazzi; cercano insomma di suggerire come si possano maneggiare gli strumenti che consentono di conoscere la portata del fiume, la regolazione delle acque, il loro uso. L'Europa, nel secondo tomo, viene descritta come il nostro mondo di riferimento, un mondo complesso, con molte religioni, abitudini, storie, cibi, culture che arrivano spesso da molto lontano, ma sono tutti possibili, tutti validi, nessuno obbligatoriamente meglio degli altri. Si tratta di non perderne nemmeno uno, perche' sarebbe un impoverimento generale. E si parla di lingue, di euro, di industria, di istruzione, di sport, di condizione della donna, di lavoro minorile, di emigrazione, di diritti. Questa e' l'Europa in cui i ragazzi di oggi vivranno domani; questa e' l'Europa da imparare a menadito, da correggere subito negli errori che i vecchi europei hanno lasciato crescere. L'Europa, tra vent'anni, sara' tutta di questi ragazzi che oggi stanno imparando a conoscerla. Europa come insieme di persone che devono subito imparare a capirsi. Poi viene il mondo. Come si diventa cittadini del mondo? Cosa bisogna sapere? I temi, trattati con parole accessibili, ma senza semplificazioni, sono il mosaico dei popoli, la globalizzazione, le questioni sociali, le grandi sfide del XXI secolo. Quest'ultimo capitolo, ad esempio, tratta sette argomenti: garantire i diritti umani, rendere piu' democratiche le Nazioni Unite, creare un nuovo sistema energetico, combattere il riscaldamento globale, affrontare la crisi idrica, ridurre l'inquinamento, preservare le foreste. Di ogni argomento sono indicati gli aspetti essenziali in due pagine, poi si apre una discussione indicando pro e contro per posizioni diverse nella classe. Nel caso dell'acqua: e' un bene privato o comune? Chi vuole, ha argomenti per discutere. Chi preferisce passare la mano, chi non se la sente di dire subito la sua, non per questo e' perduto. Non ha ancora un'idea precisa; col tempo, se ne fara' una. Geograficamente gli sara' servito. 9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 179 del 20 aprile 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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