Voci e volti della nonviolenza. 324



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 324 del 17 aprile 2009

In questo numero:
1. Quel che segue
2. Poiche'
3. Mille cadaveri e di mosche un pugno
4. Luciano Bonfrate: Ed i massacri della guerra afgana?
5. Osvaldo Caffianchi: Parole
6. Benito D'Ippolito: Eis eauton
7. Benito D'Ippolito: Una tenzone
8. Benito D'Ippolito: In lode di Maria G. Di Rienzo
9. Consunte sono tutte le parole
10. A Osvaldo Ercoli, in occasione del suo genetliaco
11. Osvaldo Caffianchi: Il superstite
12. Osvaldo Caffianchi: Lungo il cammino
13. Osvaldo Caffianchi: Righe in omaggio al professor Pontara per la sua
antologia gandhiana del '73
14. Cencio Cicorioni: La ronna
15. Romano Sacrimperi: A norma del pacchetto sicurezza
16. Luciano Bonfrate: Cantata dell'Internazionale dei morti di fame
17. Di cedimento in cedimento
18. Omero Caiami Persichi: Superstite un distico
19. La stagione
20. Il partito dello stupro. Un oratorio
21. Al telefono. Una palinodia
22. Parla il senator Benito Adolfo Caligolari
23. Progetto di circolare del Somministro della sanita'
24. Fosco Funesti: Da un frammento apocrifo di Autottico Autontimorumeno,
scoliasta bizantino. Un volgarizzamento, ovvero una versione
25. Benito D'Ippolito: Et non inveni
26. Dal Ministero della Cultura Popolare
27. L'ammazzatoio. Un proclama ministeriale

1. EDITORIALE. QUEL CHE SEGUE

Riproponiamo qui alcuni interventi in versi apparsi nel nostro notiziario
dall'inizio del 2009.

2. POICHE'

Poiche' i razzi e le bombe non crescono sugli alberi
qualcuno li produce e li fornisce
a chi li usa.

Poiche' aggiustare una macchina e' facile
ma riportare in vita gli ammazzati invece no
dovrebbe esser chiaro cio' che ne consegue.

Poiche' ogni persona a non essere uccisa ha diritto
ne deriva un reciproco dovere
e chiunque sa quale sia.

Nel frigorifero i teschi surgelati
dalla lattina aperta spuma sangue
e dalla televisione sempre e solo
parlano gli assassini.

Non affondarla tu la lama nella gola.
Non spingerlo tu il bottone del telecomando
che toglie il respiro.
Non dargli fuoco tu alla carne viva.

Tu opponiti a tutte le guerre
a tutti gli eserciti opponiti
tu opponiti a tutte le armi.

Vi e' una sola umanita'. E solo
la nonviolenza puo' tutti salvarci.

3. MILLE CADAVERI E DI MOSCHE UN PUGNO

Un sangue nero fumigante scola
un volto nero e' come legno attorto
non esce dalla gola una parola
il vivo e' arrovesciato e fatto morto.

Qui mira la scintilla e qui la mola,
come dal cielo piovve giu' sull'orto
di bronzo e fiamma l'orrida carola,
qual bastimento giunse infine in porto.

Dall'alto della rocca catafratto
chi tesse questa trama si protende
a contemplar che resta di tal bugno

e calcolare il prezzo del misfatto
e compitar quali frutto' prebende:
mille cadaveri e di mosche un pugno.

4. LUCIANO BONFRATE: ED I MASSACRI DELLA GUERRA AFGANA?

Ed i massacri della guerra afgana?
su quelli ancora l'omerta' prevale
giacche' l'Italia in quella si' lontana
terra e' tra quanti seminano il male

e fan raccolto della disumana
messe di sangue e d'odio, un infernale
rosario di delitti che si sgrana
e che s'irradia e il mondo inonda e assale.

Non e' anche quella una guerra stragista?
Non sono le sue vittime persone?
Non alimenta l'orgia terrorista?

Non muovono quei morti a compassione
l'illustre movimento pacifista?
Nessuno a questo crimine si oppone?

5. OSVALDO CAFFIANCHI: PAROLE

Le stragi "difensive", l'ammazzare
"umanitario", il massacrare masse
"collaterale effetto", le piu' basse
imprese sa la lingua mascherare.

Se solo per un'ora si lasciasse
la finta lingua che non fa pensare
altre sarebbero da pronunciare
parole amare in gravi e tristi lasse.

Questa menzogna che corrompe tutto
questa ferocia che tutto devasta
quest'empia pira d'infinito lutto

e questo fumo che tutto sovrasta
di carni umane che la fiamma ha strutto:
cos'altro ancora occorre per dir basta?

6. BENITO D'IPPOLITO: EIS EAUTON

Non frutta gran raccolto dell'ascolto
la pallida virtu', ne' il ben assolto
dovere frutta molto, e piu' lo stolto
gode la vita di chi mesto volto

tiene per abito da poi che ha colto
che niun di duolo ne' d'affanno e' sciolto
e che se bene v'e', cosi' e' sepolto
che saria meglio che gli fosse tolto

ogni desire ed ogni speme ed ogni
miraggio di belta' e di nobil sogni
sicche' del nudo vero e dei bisogni

inesauribili non si vergogni
e resti forte e giammai s'incarogni
ma solo di esser giusto per se' agogni.

7. BENITO D'IPPOLITO: UNA TENZONE

I. A parla a B
Sempre credetti soltanto nelle spade
e nelle candele.
Le spade che rossa traggono dalle carni acqua
le candele che piangono e fanno luce
divorate dal fuoco.
Sempre credetti solo nella morte.

II. B risponde ad A
Come la notte volli esser tutto orecchio.
Solo silenzio, solo respiro.
Solo la voce del mare e delle foglie.
Solo il ritorno del giorno e delle tenebre.
E la vita, la vita infinita.

III. Questo specchio
Questo vetro e' un cavallo di pietra.
Questo vetro non sa benedizioni.
Uno solo sono i due volti
i due lati sono un lato solo.

IV. A Gaza
Era tuo figlio che bruciava il tuo fuoco.
Era tua madre che si scioglieva in sangue.
La tua arma squartava le tue carni.
Finche' non cessi di uccidere uccidi
te stesso. Amico mio assassino,
unico nostro volto.

8. BENITO D'IPPOLITO: IN LODE DI MARIA G. DI RIENZO

Sa tutto questa donna, e le parole
conosce che rivelano gli arcani.
Mille dispone l'oppressor tagliole
e lei le smonta con le proprie mani.

E smaschera gli inganni nelle fole
dell'ipnotizzatore, e rende vani
i trucchi di chi rapinare vuole
i sogni, le anime, le stelle, i pani.

Sa contrastare il male, e modulare
il luminoso canto che guarisce
le egre cure del profondo mare

nero del cuore, e la danza tornisce
che reca le soavi gioie e rare
in questa vita che presto finisce.

9. CONSUNTE SONO TUTTE LE PAROLE

Consunte sono tutte le parole
a dire l'eruzione di quel male
e come ancora l'anima ti assale
e come ancora morda nelle gole

e laceri le carni. E ancora duole
come piaga frugata dal pugnale
inestinguibile che nulla vale
a risanare. E ne' luna ne' sole

possono illuminare questa greve
tenebra sempiterna, e questa brace
fermenta ancora, e non vi sono leve

che rompano si' crudo carapace
e possano un soccorso recar lieve
alla memoria che non trova pace.

10. A OSVALDO ERCOLI, IN OCCASIONE DEL SUO GENETLIACO

Qui vedi un uomo buono, il cui rigore
morale e logico con gran vigore
si oppone ad ogni errore ed ogni orrore
e dona a tutti verita' ed amore.

Di matematiche buon professore
e di onesta' maestro ancor migliore
contrasta ogni torpore e ogni timore
recando aiuto ovunque sia dolore.

In questa breve vita la cui danza
sovente pare folle, e d'incostanza
e d'ignoranza e tracotanza e' stanza,

di Osvaldo Ercoli la vicinanza,
la vigilanza, la testimonianza
e' fonte di conforto e di speranza.

11. OSVALDO CAFFIANCHI: IL SUPERSTITE

Immedicabile e' questo dolore
insuperabile questa stanchezza
e non c'e' cuore, non c'e' fiore o amore
che possa dar sollievo, ne' allegrezza.

Passano gli anni come fosser ore
e ti ritrovi qui, in questa vecchiezza
con il medesimo colore e odore
con la medesima bruna grevezza.

Ogni parola ancora ti ferisce
ogni silenzio ancora ti e' di scherno
non vi son cose per te lievi e lisce

ma tutte ti riportano all'inferno
ove nulla di umano piu' schiarisce
questo infinito nudo vuoto inverno.

12. OSVALDO CAFFIANCHI: LUNGO IL CAMMINO

Nel candido silenzio della luna
lenta, gravata di un dolore cupo
in lunga fila va una schiera bruna
in questa landa del drago e del lupo.

Ovunque e' notte e non s'adocchia cruna
per aguzzar di ciglia, ed un dirupo
ed un deserto e' qui ove si rauna
fiaccata la teoria del crudo strupo.

E in questo andare unico barlume
di speme e' la carezza che conforta
chi e' insieme tratto in questo triste fiume

e il vivo volto che alla cosa morta
sa fare fronte e reca il buon costume
della pieta' che lotta e che sopporta.

13. OSVALDO CAFFIANCHI: RIGHE IN OMAGGIO AL PROFESSOR PONTARA PER LA SUA
ANTOLOGIA GANDHIANA DEL '73

Non giunsi a scegliere la nonviolenza
seguendo Gandhi o King o Capitini
ma Leopardi e Marx, tra mezzi e fini
stringendo il nesso, all'intima esigenza

di agire e di pensare in coerenza
dando sviluppo, e cercando cammini
che contrastasser tutti i belluini
errori e orrori in scienza ed in coscienza.

L'antologia gandhiana di Pontara
fu a molti e a me strumento e specchio e pietra
d'inciampo e paragone, e non avara

limpida fonte e di dardi faretra
colma - all'arciere zen visione chiara -
per contrastar violenza cieca e tetra.

14. CENCIO CICORIONI: LA RONNA

Grazzi'ar governo de la giovinezza
co' mi' compari mo' ffamo la ronna
e sse trovamo 'n mezzo a 'sta monnezza
o 'n affricano, o uno de l'artra sponna

mo' vegghi 'sto bastone se battezza
mo' ssenti se la zucca te se sfonna
te bbecchi 'sto pacchetto sicurezza
e mo' lecchete er sangue che te gronna.

Ah che goduria d'arifa' le squadre
com'a li tempi de faccetta nera,
e le capocce tonne falle quadre

e quelle quadre tonne oppure a ppera
a martellate, e sia gloria a ddiopadre
che io te meno e tu ce vai in galera.

15. ROMANO SACRIMPERI: A NORMA DEL PACCHETTO SICUREZZA
[Dal console in pensione Romano Sacrimperi riceviamo per opportuna
conoscenza il seguente esposto recante la richiesta urgente di arresto e
deportazione in Libia dei ministri extracomunitari della Padania
clandestinamente infiltratisi nel governo italiano in carica]

Illustre Presidente del Consiglio,
con la presente vengo a denunciare
qualcosa che non si puo' tollerare:
Lei tiene qual ministro e qual famiglio

certuni, e molto me ne maraviglio,
di razza longobarda! Al nostro lare
italico non s'hanno da accostare!
ch'io gli darei di piglio col runciglio.

A norma del pacchetto sicurezza
esigo li si arresti e poi deporti
in Libia o in altro loco ove si spezza

questa pretesa di venire ai porti
e agli orti nostri, e cessi la sconcezza
di essere invasi da 'sti beccamorti.

16. LUCIANO BONFRATE: CANTATA DELL'INTERNAZIONALE DEI MORTI DI FAME

Non le catene, ma il fiore vivo.
Non la barbarie: la civilta'.

Abbiamo scritto sulla nostra rossa
bandiera le parole pane e rose.

Siam la sinistra degli sfruttati
che sa che la vita non e' la morte
sa che la forza di tutte piu' forte
e' sempre e solo la verita'.

Abbiamo scritto sulla nostra rossa
bandiera: giustizia e misericordia.

Siam la sinistra degli storpiati
che sa che la vita e' una lotta infinita
e questa lotta e' la gioia stupita
cui diamo nome di fraternita'.

Abbamo scritto sulla nostra rossa
bandiera: uguaglianza di diritti.

Siam la sinistra dei carcerati
che sa che la morte e' comune nemica
e contrastarla e' suprema fatica
ma e' la nostra unica liberta'.

Abbiamo scritto sulla nostra rossa
bandiera: a ciascun secondo i suoi bisogni.

Siam la sinistra dei fucilati
che sa che resistere occorre al male
ed aiutare il piu' debole e frale
e' la speranza della pieta'.

Abbiamo scritto sulla nostra rossa
bandiera: salvare le vite.

Non le catene, ma il fiore vivo.
Non la barbarie: la civilta'.

17. DI CEDIMENTO IN CEDIMENTO

Di cedimento in cedimento
senza un sussulto, senza un lamento
i nonviolenti di complemento
hanno accettato la guerra e il tormento,
il povero ucciso, il debole spento,
dell'armamento il potenziamento
e delle stragi ingente l'aumento
all'ingrosso e al minuto, con cuore contento.

A produrre un mutamento
tanto spinto e si' spietato
certamente avra' aiutato
qualche buon finanziamento.

18. OMERO CAIAMI PERSICHI: SUPERSTITE UN DISTICO

Sempre bizzarra mi parve la pieta'
per gli uccisori e mai per gli uccisi.

19. LA STAGIONE

Cominciarono erigendo nuovi campi.
Consegnando il fuggiasco all'aguzzino
tra le risa. Anni passarono.

Poi l'ingresso nel paese al fischio del padrone
la schiavitu' sui bordi delle strade
le salme in pasto ai pesci
le mazzate dei caporali
il sangue che si mischia ai pomodori
gli asfissiati scaricati dai Tir tra le immondizie.

Infine
Il dottore con le manette
la tassa sulla persecuzione
la colpa di non avere un tetto
le squadre hitleriane ridipinte.

Deve morire il povero cristo
e' aperta la stagione di caccia.

20. IL PARTITO DELLO STUPRO. UN ORATORIO

Siamo maschi, facciamo cosi'.

Lo facciamo nelle nostre calde case
a sangue freddo o urlando come aquile.

Nelle auto, di giorno e di notte
comprando carne nella macelleria
che e' sempre aperta sui cigli delle strade.

Lo facciamo risparmiando i soldi
se troviamo una squinzia da sola
in un luogo abbastanza appartato.

Siamo maschi, facciamo cosi'.

Non e' per il sesso, e' per il potere
di torturare, devastare per sempre,
sentire il gusto di esercitare la forza
che sbrana e che annienta.

Siamo maschi, facciamo cosi'.
Ci piace l'ordine e la disciplina.

21. AL TELEFONO. UNA PALINODIA

Sempre con questo muso lungo una quaresima
mi dicono gli amici di non poterne piu'.

Ma si', facciamoci due risate
davanti alla televisione.

Mentre i ragazzi sistemano i terroni
con un po' di benzina alla stazione.

Mentre le ronde dei casalesi
fanno un salto in tintoria.

Mentre ogni uomo che e' uomo fa sentire
alla sua donna i pugni quanto pesano.

Mentre il dottore pugnala il suo paziente
e il vigile tortura il senzatetto.

Mentre portiamo ai pecorai afgani
la civilta' squarciandogli le carni.

Mentre il governo ci offre altri spettacoli
migliori assai di quelli di Nerone.

Ma si', facciamocele due risate
davanti alla televisione.

Ora vi lascio, che bussano alla porta
con tanto impeto che quasi me la sfondano.
Arrivo, arrivo.

22. PARLA IL SENATOR BENITO ADOLFO CALIGOLARI

Votando si' al pacchetto sicurezza
- perche' nascondere i miei sentimenti?
perche' non dirlo forte ai quattro venti? -
provai ancora la virile ebbrezza

di quando cantavamo Giovinezza
gagliardi si marciava, o sull'attenti
si stava all'erta, e a castigar le genti
s'andava in squadre: quella era bellezza.

Al negro, al comunista e al clandestino
glielo insegnamo noi il galateo:
ha freddo? ecco la benza ed il cerino.

Va all'ospedale a fare il piagnisteo?
cerca il dottore e trova il secondino.
Vuol casa? coi leoni al Colosseo.

E se qualche babbeo
dice che siam razzisti io non lo nego
e rispondiamo in coro: "me ne frego".

23. PROGETTO DI CIRCOLARE DEL SOMMINISTRO DELLA SANITA'

Alle Regioni ed alle A Esse Elle
rammentasi munirsi di adeguate
strumentazioni: di manette e celle
si dotino corsie e camerate;

avra' incentivi il medico che espelle
i clandestini, e se li avvelenate
ci risparmiate tempo, e se ribelle
qualcun si mostra, a quello gli sparate.

E' quello sanitario un mondo duro
per gente che sa essere cattiva:
bisogna fare muro contro muro.

Solo perche' sono arrivati a riva
quei fessi si credevano al sicuro?
Gia' scalpita la ronda punitiva.

24. FOSCO FUNESTI: DA UN FRAMMENTO APOCRIFO DI AUTOTTICO AUTONTIMORUMENO,
SCOLIASTA BIZANTINO. UN VOLGARIZZAMENTO, OVVERO UNA VERSIONE
[Ringraziamo il nostro buon amico Fosco Funesti per questo riflesso
intervento]

Tutti i maschi nascono fascisti.
Rovesciando se stessi i migliori
uomini diventano.

Una dura fatica e' contrastare
il fascista che rechi nel pozzo del cuore
una dura fatica sapere
che ogni giorno e ogni notte hai da lottare
con quella belva.

E una dura fatica e' anche mettersi
alla scuola delle donne sapienti
che hanno l'arte di mettere al mondo
arte ai maschi per sempre preclusa.

Una dura fatica sapersi
mutilati del segreto della nascita
e dovere elaborare il crudo lutto
contendendo alla rabbia onnicida
contrastando la schiuma del nulla.
Una dura fatica riuscire
a difendere la propria umanita'.
Una dura fatica e una lotta
che e' il cammino di tutta la vita
che e' la sola severa dignita'.

Chiamiamo civilta'
la lotta contro il fascismo.
Chiamiamo civilta'
lo sbocciare dell'umanita'.

25. BENITO D'IPPOLITO: ET NON INVENI

I.
Il crudo sasso e l'ultimo sigillo
lo scudo fatto d'ombra e il grave pondo
e' questo nero il mondo
in cui s'asconde l'intima paura
della sventura?

O non e' fiamma e spade
ed erbe e vento e nubi
e l'infinito nel deserto perdersi?

O tutto si fa ciarla e si fa roggia?
O e' la morte l'unica speranza?

Provo disgusto della folle danza
e provo orrore dell'immoto stare.
Potessi non essere mai nato
non avessi conosciuto questo mare.

II.
La maschera che uccide se la indossi
la pioggia che dilava e tutto stinge
la voce che si perde tra le foglie
e le infinite voglie sempre morte.
E questa sfinge, e queste chiuse porte.

Nessuna nel cielo stella
nessuna legge nel cuore.
Solo dolore
lama di specchio
sirocchia e rubella.

26. DAL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE

Questo ripristinato Ministero
della Cultura Popolare emana
quanto qui segue. Primo, al muso nero
puo' dar la caccia ogni ronda padana.

Secondo: ogni nemico dell'impero
se ne ritorni in fretta alla sua tana,
o di legnate e' pronto un metro stero
per lui e per la sua gentaccia cana.

Terzo: procedasi in modo sommario
a eriger forche e pire su ogni piazza
con buon risparmio pel pubblico erario.

E se qualcosa c'e' che v'imbarazza
per ogni chiarimento necessario
fa testo "La difesa della razza".

27. L'AMMAZZATOIO. UN PROCLAMA MINISTERIALE

In questo livido braccio di mare
l'arte piu' antica esercitiamo ancora:
in nome della legge dalla prora
scaraventiamo giu' chi e' da affogare.

Ed io che sono di tutti il carnefice
non vesto acri stracci da scafista
candidi indosso panni di batista
ed alle dita le opre dell'orefice.

Cosi' a Schengen fieri decidemmo
la mala sorte di quegli africani:
Schiavi per sempre, o in pasto ai pescecani.
E voi voleste cio' che noi volemmo.

Giacche' voi ci eleggeste all'alto seggio
sapendo la ferocia che avevamo:
or vi accorgete di esser presi all'amo?
ora capite che al mal segue il peggio?

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 324 del 17 aprile 2009

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