Minime. 794



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 794 del 18 aprile 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Giancarla Codrignani: Sassate
2. Pasqualina Napoletano: L'Europa denuncia il razzismo delle istituzioni in
Italia
3. Maristella Iervasi: Razzismo in Italia
4. Francesca Longo: Opporsi alle proposte razziste del cosiddetto "pacchetto
sicurezza"
5. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. Giampaolo Calchi Novati presenta "Un altro Mediterraneo" di Salvatore
Bono
8. Enrico Peyretti presenta "L'umanita' promessa" di Roberto Mancini
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. DIRITTI UMANI. GIANCARLA CODRIGNANI: SASSATE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per
questo intervento]

I giornali oggi danno notizia che ad una manifestazione di donne a Kabul
contro il codice di famiglia che consente al marito di stuprare la moglie,
altre donne a cui la legge sembra stia bene hanno opposto insulti e maschi
integralisti sassate.
Sorvolo su riflessioni varie che l'informazione suggerisce. Riferisco invece
la sentenza n. 24906/2008 della Corte di Cassazione italiana che si e'
pronunciata  contro l'applicazione sostanziale dello status di rifugiato
alle straniere "clandestine" che ne fanno richiesta per evitare, se
rimpatriate, le mutilazioni genitali femminili e le condizioni di sudditanza
a cui sarebbero sottoposte nel loro paese. La Corte dice che la pratica
della clitoridectomia e dell'infibulazione "e' una condizione generale di
tutte le donne del paese stesso e come tale priva della necessaria
individualita' postulata dalla Convenzione di Ginevra del 1951". Quindi
mancano "i presupposti per l'adozione di una misura temporanea del divieto
di respingimento in relazione al concreto rischio di trattamenti personali
degradanti nel paese di provenienza".
A prescindere dall'art. 3 della Convenzione, relativo ai valori fondamentali
delle societa' democratiche e dalla protezione estesa ai casi di mutilazioni
genitali femminili (Mgf) dalle Corti di Gran Bretagna, Canada e Australia,
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha equiparato le mutilazioni genitali
femminili ai trattamenti disumani e degradanti contrari appunto all'art. 3
della Convenzione stessa.
Tali precedenti non dovrebbero essere ignoti ai giudici della Cassazione
italiana. Resta, quindi, un solo giudizio: sono talebani. A quando le
sassate?

2. UNA SOLA UMANITA'. PASQUALINA NAPOLETANO: L'EUROPA DENUNCIA IL RAZZISMO
DELLE ISTITUZIONI IN ITALIA
[Dal sito www.sinistra-democratica.it riprendiamo il seguente intervento]

Ha fatto scalpore il rapporto dell'inviato del Consiglio d'Europa, Thomas
Hammarberg, sulla situazione dei diritti umani delle minoranze e dei
migranti in Italia.
Dai provvedimenti in materia di immigrazione e asilo, passando per le misure
di criminalizzazione dello status di "clandestinita'" e quelle di
discriminazione delle comunita' rom, il quadro che emerge e' davvero
sconfortante.
Conosciamo il clima culturale del nostro Paese e il decadimento del
dibattito pubblico sui temi dell'immigrazione e dei diritti delle minoranze:
c'e' da chiedersi se il rapporto smuovera' qualcosa o se invece sara' di
nuovo catalogato come un'intromissione indebita dei signori di Strasburgo e
Bruxelles.
Quello che suscita indignazione, infatti, piu' ancora che il desolante
elenco delle violazioni e degli atti denunciati, e' il fatto che proprio le
autorita' pubbliche, ed in particolare gli enti locali, siano identificate
tra i principali responsabili della crescente tendenza al razzismo ed alla
xenofobia.
Questo e' vero non solo con riguardo alle dichiarazioni vergognose - penso
ad esempio agli amministratori ed agli eletti della Lega Nord - di sindaci
ed esponenti politici. La preoccupazione per lo stato di salute dei diritti
nel nostro paese e' tanto piu' grave se si considerano gli effetti,
silenziosi ma ben piu' pericolosi, di tanti atti normativi delle varie
amministrazioni lungo tutta la penisola. Non c'e' solo la situazione
emergenziale di Lampedusa o l'indignazione per i recenti episodi di
intolleranza contro rom ed immigrati. Serve una lettura piu' profonda del
generale decadimento dei diritti dei migranti nel Paese.
Penso agli ostacoli - se non a volte veri e propri atti di provocazione -
contro la liberta' di culto, come ad esempio la proibizione della
costruzione di moschee e dello svolgimento di riunioni religiose.
Penso al godimento dei diritti essenziali quali la salute, su cui non puo'
che balzare alla mente l'intollerabile imposizione di denuncia per i
"clandestini".
Penso ai diritti sociali ancora incerti per tanti figli di immigrati che,
pur se nati e cresciuti in Italia, non possono godere di piena cittadinanza
e sono in una situazione di diritto tra le piu' ingiuste.
Gli episodi di intolleranza, ma soprattutto i tentativi concreti di
discriminazione da parte di parte delle amministrazioni locali, sono stati
oggetto di denuncia da parte di noi parlamentari europei e, costantemente,
sono state condannati dalla Commissione Europea, oltre che dal Consiglio
d'Europa.
E' certamente sintomatico dello stato di salute della nostra democrazia il
fatto che, mese dopo mese, proprio dall'estero siano sorte le voci piu'
allarmate sul trattamento di minoranze e immigrati.
La scadenza delle elezioni europee arriva alla vigilia - cosi' speriamo
tutti - del possibile completamento delle riforme politiche necessarie al
rilancio dell'Unione Europea.
La Carta dei Diritti Fondamentali che accompagna il nuovo Trattato
Costituzionale portera' un nuovo e piu' avanzato quadro giuridico, fondato
sul principio di comuni diritti a prescindere dalla nazionalita' di
appartenenza. E' un'opportunita' straordinaria per mutare la situazione di
fatto nel nostro Paese e per creare finalmente quella comunita' di diritti
che e' all'origine del disegno dell'integrazione comunitaria.
Certamente, tuttavia, l'Europa di oggi non basta a dare risposte a tutti i
grandi problemi posti dalla nuova societa' multiculturale in cui viviamo.
Anzi, e' proprio sul tema dell'immigrazione che l'Europa ha ancora molto da
fare. Se le sfide migratorie sono infatti, per loro natura, comuni ed hanno
una dimensione transnazionale, la risposta degli Stati membri e delle
istituzioni Ue e' stata finora insufficiente, proprio a partite dalla
gestione della immigrazione regolare, che costituisce la stragrande
maggioranza, in termini assoluti, dei flussi verso l'Unione Europea.

3. UNA SOLA UMANITA'. MARISTELLA IERVASI: RAZZISMO IN ITALIA
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 17 aprile 2009 riprendiamo pressoche'
integralmente il seguente articolo dal titolo "Consiglio d'Europa: l'Italia
criminalizza gli immigrati" e il sommario "Il rapporto del commissario per i
diritti umani Thomas Hammarberg: Rivedere le leggi. Critiche alle politiche
per i rom, ddl sicurezza ed espulsioni. Condannare le intolleranze. Laura
Boldrini (Unhcr): I 300 morti in mare meritavano la stessa solidarieta'
dell'Abruzzo. In Italia 'c'e' una tendenza al razzismo e alla xenofobia'.
Dal Consiglio europeo un richiamo alle politiche migratorie del governo, che
rimanda al mittente le critiche. Maroni a Tunisi ma gli sbarchi non
cessano"]

Diritti umani ignorati, leggi ingiuste e draconiane, che criminalizzano
l'immigrazione irregolare. L'Italia e' di nuovo sotto accusa per le
politiche sui rom, le misure legislative contenute nel ddl sicurezza (la
contestatissima norma sui medici che possono denunciare i clandestini che si
rivolgono al sistema sanitario) e le espulsioni facili degli stranieri in
paesi dove "e' accertato che ricorrono alla tortura". Un richiamo pesante
per il governo Berlusconi, che arriva dal Consiglio d'Europa - l'organismo
internazionale che ha tra i suoi compiti la tutela dei diritti dell'uomo -
proprio nel giorno in cui il ministro dell'Interno Roberto Maroni e' in
Tunisia per accelerare i rimpatri dei migranti sbarcati sulle coste
siciliane. Sbarchi che sono senza fine: solo ieri tre imbarcazioni a
Lampedusa per un totale di 300 persone.
*
Tendenza al razzismo
"Le autorita' italiane dovrebbero condannare con piu' fermezza tutte le
manifestazioni di razzismo o di intolleranza, ed assicurare un'efficace
attuazione della legislazione anti-discriminazione", ha scritto nero su
bianco Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa, nel rapporto sul Belpaese dopo una visita nel gennaio scorso.
"Nonostante siano stati compiuti degli sforzi - precisa Hammarberg - siamo
preoccupati per la tendenza al razzismo e alla xenofobia in Italia che
sfocia in atti estremamente violenti, rivolti principalmente contro
immigrati, rom e sinti o cittadini italiani con origini straniere, anche in
ambito sportivo".
*
La replica
Il governo rimanda al mittente la richieste di cambiare le misure legate
alla politica migratoria: "sono essenziali - riporta l'agenzia Ansa - per
una efficacia dei flussi migratori". Secondo l'Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali, organismo del Ministero delle Pari
opportunita', inoltre, sono stati elaborati piani di azione che prevedono
interventi strutturali a favore delle comunita' rom e sinte. Secondo
Hammarberg, invece, l'Italia dovrebbe "condannare con maggiore forza" ogni
forma di razzismo applicando "pene piu' severe" per i reati legati a questo
fenomeno, procedere a una revisione di alcune misure riguardanti
l'immigrazione e aumentare la rappresentanza di gruppi etnici nella polizia.
*
Rom e sinti
"Vi e' un persistente clima di intolleranza contro di loro - scrive
Hammarberg - e le loro condizioni di vita sono ancora inaccettabili in
numerosi insediamenti da me visitati. Esistono esempi di buone pratiche che
dovrebbero essere estese". Preoccupazione anche anche per il censimento nei
campi nomadi.
*
Ddl sicurezza
"Criminalizzare i migranti e' una misura sproporzionata che rischia di
provocare ulteriori tendenze discriminatorie e xenofobia nel paese": il
riferimento e' alla norma introdotta al Senato nel provvedimento sulla
sicurezza che consente al personale medico di denunciare i migranti
irregolari.
*
Espulsioni e terrorismo
Sul caso dei ritorni forzati in Tunisia imposti per motivi di sicurezza,
Hammarberg lamenta: "L'Italia non ha provveduto ad applicare le misure
provvisorie e le vincolanti richieste della Corte Europea per i Diritti
dell'Uomo volte a fermare le espulsioni, compromettendo l'efficacia del
sistema europeo"...

4. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCA LONGO: OPPORSI ALLE PROPOSTE RAZZISTE DEL
COSIDDETTO "PACCHETTO SICUREZZA"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 aprile 2009 col titolo "Decreto
sicurezza. Gli immigrati 'irregolari' non potranno piu' sposarsi in Italia"
e il sommario "Un appello dell'Asgi per fermare le norme peggiori del
'pacchetto' in discussione. E si mobilita il 'popolo della rete'"]

Gli immigrati irregolari e senza permesso di soggiorno non potranno piu'
sposarsi in Italia. E' questa, secondo l'Associazione per gli studi
giuridici sull'immigrazione (Asgi), che ha raccolto e diramato l'appello
fatto da Sergio Briguglio sul sito web www.stranieriinitalia.it, uno dei
rischi che si corre con il decreto sicurezza, nella forma approvata dal
Senato e ora all'esame delle commissioni riunite I e II della Camera. Per
l'Asgi il testo contiene, tra le norme in materia di immigrazione, tre
disposizioni che destano grave preoccupazione: la soppressione del divieto
di segnalazione all'autorita' dell'immigrato irregolare che ricorra alle
prestazioni erogate dalle strutture sanitarie, da considerarsi alla luce
della contemporanea introduzione del reato di soggiorno illegale;
l'estensione dell'onere di esibizione del titolo di soggiorno ai fini del
perfezionamento degli atti di stato civile, con il rischio di non poter, tra
l'altro, registrare all'anagrafe la nascita di figli di genitori senza
permesso di soggiorno. Infine, l'inclusione della dimostrazione di
regolarita' del soggiorno tra i requisiti necessari per la celebrazione in
Italia del matrimonio da parte dello straniero. Se anche non fosse approvata
la disposizione in materia di anagrafe civile, resterebbe comunque preclusa
allo straniero irregolare la possibilita' di celebrare il matrimonio in
Italia perche' il decreto prevede che lo straniero, oltre al nulla osta
dell'autorita' del paese di origine, debba presentare anche un documento
attestante la regolarita' del soggiorno nel territorio italiano.
Obiettivo di questa modifica e', per l'Asgi, quello di "impedire che lo
straniero irregolarmente soggiornante possa guadagnare una condizione di
soggiorno legale dalla celebrazione del matrimonio". Ma, prosegue
l'associazione, "impedire la celebrazione del matrimonio si configura quindi
come mera lesione di un diritto fondamentale della persona protetto dalle
convenzioni internazionali".
Grandi novita' dunque in arrivo: l'immigrato irregolare passera' dalla
sanzione (multa) al reato penale, cosi' che il medico che dovesse
visitarlo - che nella prima stesura del solito disegno di legge era piu' o
meno libero di denunciarne l'esistenza - ora dovra' obbligatoriamente farlo,
per evitare di condividere in tribunale la stessa fine del paziente.
Nonostante gli strali di Fini a "Porta a porta" e addirittura una prima
pagina sul "Secolo d'Italia", i figli degli immigrati irregolari non
potranno essere riconosciuti (qualche diritto resta alla madre, che puo'
chiedere un permesso temporaneo per motivi di salute). Ma la beffa maggiore
riguarda i matrimoni. Secondo il decreto un cittadino straniero per sposarsi
in Italia avra' bisogno di due carte: il regolare permesso di soggiorno e il
nulla osta del paese d'origine (non piu' dell'Unhcr).
L'appello lanciato da Briguglio e' presente sul sito succitato. E' una
lettera indirizzata ai deputati delle commissioni I e II della Camera, con
tutti i dettagli e i riferimenti di legge.
Nel frattempo si sta mobilitando il "popolo della rete". Mimma Alfonzo
Miani, consigliera del Pd del Municipio Roma XV, ha aperto il 10 marzo
scorso un gruppo su Facebook "No al ddl che impedisce la registrazione dei
figli dei migranti" che in pochi giorni ha raccolto 6.067 adesioni. Con la
presa di posizione di Fini sembrava che l'emergenza fosse finita, ma cosi'
evidentemente non e'. Si ricomincia da capo.

5. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO

Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo
particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il
sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili
informazioni e proposte.

6. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il
seguente appello]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille.
Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la
Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza. Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del
commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite
chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

7. LIBRI. GIANPAOLO CALCHI NOVATI PRESENTA "UN ALTRO MEDITERRANEO" DI
SALVATORE BONO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 luglio 2008 col titolo "Prove di
integrazione dentro il mare interno" e il sottotitolo "Saggi. Una
riflessione di Salvatore Bono sul Mediterraneo"]

Salvatore Bono, Un altro Mediterraneo. Una storia comune fra scontri e
integrazioni, Salerno Editrice, pp. 352, euro 21.
*
Stando all'uso che ne fa la politica, il Mediterraneo rischia di apparire un
tema banale ed e' sempre sul punto di ridursi a luogo deputato per gli
esercizi della peggiore retorica. A giudicare dalla letteratura che ne
tratta a un livello piu' approfondito di ricerca, invece, il Mediterraneo -
oltre a molti campi d'indagine appassionanti - offre spunti vigorosi che una
politica meglio orientata e motivata potrebbe trasformare in oro. Se ne e'
gia' parlato presentando il volume curato da Franco Cassano e Danilo Zolo
(L'alternativa mediterranea, Feltrinelli) ed e' il caso anche di un volume
uscito di recente per l'editrice Salerno, Un altro Mediterraneo di Salvatore
Bono.
Se la ricerca di Cassano e Zolo si muove soprattutto fra diritto e
sociologia, il contributo di Bono verte di piu' sulla storia, e appunto alla
storia chiede l'ispirazione di una politica che finalmente metta in
pratica - in una parte del mondo che come poche altre e' stata
caratterizzata oggettivamente da conflitti culturali e religiosi - l'ideale
della ricomposizione e riconciliazione definitiva fra Oriente e Occidente.
Il Mediterraneo e' effettivamente uno spazio di incontro piu' che di unita'.
Se mai, la pur dotta argomentazione di Bono, piu' attento forse alla storia
nella sua versione di storiografia o storia delle idee che alla storia come
successione di eventi, obiettivi e trasformazioni, da' l'impressione di
prestare troppa fiducia al lato giusto della storia sottovalutando le
fratture che - cominciando dall'avvento dell'islam su cui insiste l'analisi
di Henri Pirenne in un libro ormai classico (Maometto e Carlo Magno, 1937) e
arrivando alla war on terror di oggi - hanno tormentato il mare interno per
eccellenza. Il patrimonio di riferimento di Salvatore Bono e' l'opera omnia
di Fernand Braudel e soprattutto il suo testo piu' famoso (Civilta' e imperi
del Mediterraneo nell'eta' di Filippo II, uscito nel 1949).
C'e' la possibilita' cosi' di affiancare ai fattori piu' propriamente ideali
i robusti fattori materiali che rimandano alla produzione e ai commerci. Lo
schema e' lo stesso che e' stato ripreso dal Patto di Barcellona nel 1995,
che doveva appunto stabilire un partenariato euro-mediterraneo sfruttando
gli scambi di merci, di capitali e di uomini. Alla prova dei fatti pero'
quella politica e' fallita. L'interazione non era abbastanza forte o
abbastanza equilibrata. La frattura del colonialismo - ma anche quella del
nazionalismo che gli ha posto fine, dotato a sua volta di un carattere
esclusivista - ha stabilito un rapporto di dominio che si prolunga nella
cultura, nella percezione dell'Altro, e che ovviamente perpetua uno
squilibrio a cui l'Europa non e' pronta a rinunciare. Volutamente o meno, lo
stesso progetto di Barcellona soffriva di una venatura paternalistica che
sacrificava a una pretesa liberalizzazione gli interessi, almeno in questa
fase, dei paesi piu' deboli. In un contesto pesantemente marcato dalle
asimmetrie tipiche del rapporto centro-periferia ci sono le condizioni
minime per una cooperazione alla pari? L'approdo della storia comune, per
rimanere negli ambiti che sono cari a Bono, e' l'integrazione parallela e in
qualche misura reciproca in un flusso che si sintetizza nell'accesso alla
modernita'. Dall'esportazione del capitalismo in poi quella storia ha un
segno ben definito. Le colonie dell'antichita', ma anche nella prima meta'
del XIX secolo, svolgevano una funzione di vicinato e avvicinamento, ma in
epoca coloniale sono diventate uno strumento di prelievo e alienazione. La
vite, l'olivo e la palma hanno ceduto al primato del petrolio. Con gli
stessi risultati? Gia' nella loro tipologia il turismo e le migrazioni danno
il segno della disparita'. Il cosmopolitismo si e' inaridito ovunque. La
convivenza fra le tre grandi religioni monoteistiche basate su testi
scritti, penetrate in epoche diverse nel Mediterraneo sempre lungo la
direttrice est-ovest, e' stata avvelenata non tanto dai principi di fede di
ciascuna di esse ma proprio dalla contrapposizione fra le idee di progresso
che le varie civilta' hanno promosso. Con l'inconveniente non da poco che
l'universo arabo-islamico, se non accetta di adeguarsi all'omologazione
della sola modernita' "reale", e' sospinto verso un'opposizione identitaria
che sconfina nell'integralismo. La fuoriuscita dal sottosviluppo e' il perno
della storia del Mediterraneo. L'industrializzazione e urbanizzazione si
sono realizzate con effetti unificanti. Ma per le forze dominanti la
globalizzazione non e' negoziabile. E' precisamente questo il vulnus attorno
a cui si e' scatenata la guerra nelle due direzioni. D'altra parte, con
tutte le sue buone intenzioni, che lo portano anche a non credere nello
stereotipo della "culla", Bono non fa che proporre alla fine una cooptazione
nella logica liberal-democratica sotto la spinta propulsiva di Bruxelles
piu' che un allargamento in grado di conoscere e riconoscere le esigenze di
tutti.
Infine, un tema che sta molto a cuore a Bono e' il confine esterno del
Mediterraneo. La tendenza e' alla grande dimensione per stemperare le
tensioni e utilizzare tutte le risorse della storia per la sua concezione di
"mediterraneita'". Con queste premesse riesce difficile capire l'esclusione
degli Stati Uniti. L'Atlantico si e' infatti ormai insediato nel
Mediterraneo con le basi, le flotte e la semi-occupazione Usa di molti
territori. Con il risultato, tuttavia, di appannare la specificita' che
dovrebbe fare del Mediterraneo un polo euro-arabo a se' capace di
svincolarsi dall'egemonismo americano.

8. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "L'UMANITA' PROMESSA" DI ROBERTO MANCINI
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa
recensione dal titolo "Una promessa per l'umanita'"]

Roberto Mancini, L'umanita' promessa. Vivere il cristianesimo nell'eta'
della globalizzazione, Edizioni Qiqajon, Bose 2009, pp. 125, euro 10.
*
L'umanita' promessa e' quella attesa, sperata, cercata. E' il tema dell'uomo
inedito, che fu di Bloch e di Balducci, qui declinato espressamente in
chiave cristiana. Quest'uomo nuovo non e' solo utopico, ma anche promesso.
E' l'umanita' annunciata nelle beatitudini evangeliche: i poveri per lo
Spirito, che vivono non trattenendo per se' ma donando; quelli che soffrono
senza far soffrire, consolati non dai sacrifici religiosi, ma dal sapersi
amati da Dio; quelli che vivono nella mitezza, e in un mondo di guerra
tengono relazioni di apertura disarmata, offrono sicurezza anche a chi si
arma per paura; quelli che hanno fame e sete di una giustizia piu' grande,
senza pretendere di stabilirla, senza ridurla al loro giudizio; quelli che
usano misericordia, cioe' guardano al di la' del bene e del male, del merito
e della colpa, perche' sanno di essere guardati cosi' da Dio; quelli che
sentono il cuore purificato dalla presenza viva di un Dio non astratto;
quelli che cercando di costruire la pace sono simili a Dio, e per questa
giustizia "fronteggiano la persecuzione senza perseguitare".
*
Globalizzazione e liberta'
Non e' questa l'immagine umana dominante nel tempo della globalizzazione. La
quale non e' l'interdipendenza relazionale tra persone e tra popoli,
dichiarata anche nelle albeggianti istituzioni giuridiche planetarie a meta'
del Novecento, che escludono per programma la violenza. Invece, la
globalizzazione e' una "perversione dell'interdipendenza", soffocata e
ridotta a "modello monologico ubiquo e assoluto", a "civilta' unica" del
capitalismo esteso al mondo. L'analisi politica e antropologica di questa
situazione (specialmente nelle pagine 18-25) saremmo lieti di trovarla in
qualche parola autorevole delle chiese cristiane.
Un motivo tipico del pensiero di questo autore e' che la vita viene e
attinge, per vivere, da un bene fondamentale. Ci attendiamo da lui una
"filosofia del Bene". Anche la liberta' umana si qualifica di fronte al
bene, nella persona e nella societa': "La giustizia e' il nome plurale della
liberta' stessa, indica la sua condizione di pieno dispiegamento".
*
Religioni e verita'
Ogni fede religiosa e' unica, nel rapporto con la verita' che professa, ma
deve imparare che unicita' non vuol dire esclusivita'. Le religioni
rischiano di pensare nell'ordine della proprieta' anziche' nell'ordine della
liberta', facendo di Dio un oggetto, in una relazione esclusiva. Cosi' la
religione si fa un sistema di proprieta', nel quale la persona e Dio sono
entrambi proprietari e schiavi l'uno dell'altro, in un rapporto reciproco di
servo-padrone. Invece di una logica dell'amore gratuito, generoso,
misericordioso, si stabilisce una logica giuridica, legalistica, economica:
la legge al posto dell'amore. Cosl' la religione non vede piu' lo scarto tra
la propria legittima unicita' e l'universalita' di Dio. Tutto si riduce a
norme e divieti, tutto e' calcolato in merito e colpa.
In questa mentalita' intrisa di angoscia, pensare Dio esclusivamente buono
sembra assurdo, infantile, e invece Dio vuole "misericordia e non
sacrificio". Spesso i credenti e le istituzioni religiose sembrano guidati
dal motto opposto "Voglio sacrificio e non misericordia".
L'inferno e' affermato come conseguenza giuridica del rifiuto di Dio, se la
liberta' e' letta semplicemente come imputabilita', non come liberta' del
bene. Non e' un contratto giuridico, con premio e pena, ma e' l'amore che
attua la vera giustizia. Dio appare in collera a chi si e' separato da lui,
ma non c'e' collera piu' forte del suo amore. Con Ricoeur vediamo che la
logica della pena e' una logica di equivalenza; la logica della grazia e'
una logica del sovrappiu' e dell'eccedenza.
Nella filialita' universale nessuno e' mai escluso, neppure i ribelli e i
malvagi, per i quali in primo luogo Cristo e' venuto. L'esistenza di altri
figli e di altre vie della verita' non lede minimamente la mia filialita' e
la mia esperienza di verita'. Nella logica della proprieta', il riferimento
alla verita' avviene in termini concettuali e dogmatici, o in una narrazione
da ripetere senza spazi per l'interpretazione. Invece, il testimone non e'
proprietario della verita' che narra. Avere fede e' credere nella presenza
di Dio in noi, non soltanto nella sua esistenza chissa' dove. Allora il
fulcro si sposta dal proselitismo alla incessante conversione di se'.
*
Uno scarto per respirare
Se le religioni ritrovano il senso della onniprossimita' di Dio,
dell'infinitezza del suo amore, dell'ospitalita' a cui invita tutti, e della
sua liberta', allora ritrovano la cognizione dello scarto tra la loro
tradizione e il Dio vivente. In questo scarto e' lo spazio per respirare,
incontrarsi, convergere, per l'ecumenismo e l'incontro interreligioso. Se le
religioni si ripiegano sul loro passato, su lingue e riti antichi, su etiche
immutabili, allora Dio diventa troppo piccolo per accogliere le molte vie
delle fedi, e ogni pluralismo, il futuro infinito di Dio, diventano un
pericolo per la religione che adora il passato.
Il cammino di ogni religione sta nel correlare sempre piu' fedelmente il
nucleo della propria tradizione "con cio' che puo' imparare e cogliere come
il nucleo universale del divino e dell'umano, al quale ogni tradizione
partecipa senza esaurirlo o possederlo". E' nella memoria spirituale, piu'
che concettuale, la coscienza del divino. "Ci sono forme di coscienza che
sono, in realta', un sonno, e forme di apertura oltre la coscienza che sono
un autentico risveglio". Una tradizione assolutizzata e' di scandalo e va
tagliata.
*
Non solo mistero
Dio non e' soltanto mistero insondabile, di cui ogni religione fanatica
potrebbe dichiararsi custode. Mancini legge in Heschel: "Oltre il mistero
c'e' la misericordia". Questa e' la chiave di lettura dell'antropologia
teologica, nella promessa biblica.
L'ascolto di questa promessa ci fa attendere cosi' intensamente il futuro
della salvezza da viverne qualche frammento gia' ora, a condizione di non
tradire il presente. La fede e' il sentimento della presenza di Dio in noi e
attorno a noi. Non sente l'abbandono di Dio, come Gesu' in croce, chi non lo
sente vicino. La fede e', nel contempo, capacita' di essere in attesa, piu'
ancora che memoria del passato. Infatti, "siamo costituiti irriducibilmente
come destinatari di una promessa di felicita'". Il pensiero moderno, per
dirsi critico e scientifico, ha soppresso quei riferimenti al futuro che
chiedono di preservare e interpretare una ulteriorita' rispetto ai fatti.
Non e' cosi' che l'uomo diviene adulto, perche' l'essere umano, dall'inizio,
ma persino mentre muore, e' per essenza un'apertura verso altro.
La questione di Dio rientra qui. Ma quale dio? Se e' un volto al di sotto
dell'umano, se e' un dio etnico e di guerra, un dio che amministra la morte
come pena e punizione, li' occorre lo smascheramento e non la devozione. Ma
l'ateismo esclusivista e conclusivo, se pensa cosi' il dio che nega, cade
nello stesso errore di una simile religione autocentrata. Sapersi creature -
parola la cui desinenza non tanto afferma il Creatore quanto un compimento
senza fine - riapre la questione Dio senza escluderlo ne' appropriarsene.
Uno scarto distanzia il Dio di Gesu' dal cristianesimo della cristianita'.
Dio e' l'oltre del finito, non e' un concetto, e il suo popolo non e' una
nazione ne' una chiesa, ma tutta l'umanita', anzi il creato intero. L'oltre
di Dio e' presente nella dignita' di ciascuno e nella comunione di tutti. E'
una trascendenza d'amore, non di potenza, non e' separazione ma incarnazione
volto per volto, storia per storia. Occorre un cammino verso cio' che e' in
noi nascosto, per vedere e accogliere questa trascendenza, oltrepassando il
razionalismo sia ateo che religioso, e il sacramentalismo religioso. Dio si
rivela come presenza quando ci avvicina come futuro, non come risposta
strumentale ai nostri bisogni, ma domanda che interpella noi, soggetti
feriti e dispersi, eppure implicati in un cammino di salvezza. Anche un solo
minuto di questa esperienza del nudo essere liberamente nella vita, di
respiro non abbandonato, di sussistere senza minaccia ne' pena, orienta per
sempre.
*
Tenerci a distanza dal male
Per porci in ascolto di una eventuale presenza viva, e non di una nozione
(che sia funzionale oppure rigettata), e' necessario l'impegno esistenziale
a tenersi il piu' possibile a distanza dal male. La pressione della
sofferenza e del male ci paralizza, e' scandalo e paura. Nessun progresso
storico rende giustizia ai morti e alle vittime. Vivere non e' solo rinviare
la morte, che appare l'unico futuro. Se il nostro essere e' accolto
nell'oltre di Dio, "compresenza" tra noi; se vedo la misteriosa dignita' di
ciascuno, senza esclusioni; se interpreto la mia liberta' unica nella rete
universale di relazioni; se sperimento in ogni scelta l'incompatibilita' tra
vita e morte; se giungo alla compassione oltre il ripiegamento sul mio
patire, allora trovo il coraggio di continuare ad amare e sperimento la
trascendibilita' del male.
Il diritto e la dignita' di allontanarci dall'uccidere ci apre ad una
possibile vita salvata dalla morte, vita che puo' cominciare appunto col non
uccidere (pensiero di Aldo Capitini). Per allontanarci, passo passo, da
questo male, non occorre altro che voler vivere, prima di qualunque nozione,
religiosa o non religiosa, sulla vita.
Se l'anima, il nostro nucleo personale, prende le distanze dal male e dalla
paura, si affida e si trova partecipe dell'energia del bene. La vera
trascendenza e' sul male e sulla paura. Il male sorge in noi da un cumulo di
negativita' personali e sociali che compongono la paura. Per sapere cosa e'
il male non occorre credere in Dio. Evadere dal male e' uscire dai
meccanismi e nascere alla liberta', "la piu' calunniata delle creature di
Dio". Ma e' soprattutto nella misericordia - insiste Mancini - che si
diventa liberi dal passato e aperti al futuro. Davanti alla misericordia il
male e' vinto, non puo' piu' nulla, perche' trova una risposta di bene. Il
male, il dolore, la colpa, sembrano vincere, ma non prevalgono mai del
tutto. Dio non abbandona nessuno. Siamo chiamati a vivere gia' ora da
risorti, nella liberta' che trascende il male. Il male non e' solo
distruttivo: e' tale perche' futile, vano, intriso di nulla. Allontanarsi
dal male e' mettersi sulla via di Dio, religiosa o non religiosa. Allora
possiamo affrontare la sproporzione tra la pressione attuale del male e la
verita' che esso e' vinto in definitiva.
La "realta' liberata" (parola di Capitini), ovvero la salvezza, e' un
cammino di nascita, e' partorire un modo di vivere e un modo di morire, che
sia liberta' sulla morte-distruzione. Sentirsi nella misericordia di Dio ci
porta a sentire intollerabile il male, inaccettabile l'oppressione degli
altri, ci porta sulle frontiere delle contraddizioni sociali e storiche, che
dividono sommersi e salvati, cosicche' ci preme il riscatto degli esclusi
piu' della nostra paura. E' il compito non solo del cristianesimo pasquale,
ma di ogni tradizione religiosa; ascoltare e dare misericordia, nonviolenza,
giustizia restituiva la' dove soffrono le vittime abbandonate. In questo, e'
sbagliato idealizzare qualche eroe di bonta' e delegargli il compito che
invece e' sempre, in qualche misura, compito quotidiano di tutti.
Nell'azione storica odierna di questa forza di bene, che transita da Dio a
noi, Mancini vede tre direzioni:
1) armonizzazione coordinata tra umanita' e mondo vivente, tra singoli e
societa'. E' l'alternativa all'idolo indiscusso della modernizzazione tutta
tecnologica e velocista. Non basta contrapporre la decrescita (Latouche),
senza l'orizzonte positivo della cultura dell'armonia.
2) riordinamento costituzionale, in un sistema mondiale federale di pace e
di diritto, articolato in sistemi macroregionali. Cioe', ritrovare il
costituzionalismo mondiale del 1945-1948, possibile conduttore di energia
democratica nonviolenta, alternativa allo "scontro di civilta'". Le linee
piu' valide del programma di Obama parlano in questa direzione.
3) risveglio delle nuove generazioni all'agire per trasformare la storia.
Cioe', che i giovani non siano sacrificati al sistema di vita stabilito, ma
siano co-soggetti per rinnovare il volto della convivenza, ribelli alla
legge della violenza, contro il sistema scarificale, senza fare vittime
sacrificali.
Simili azioni storiche coltivano il seme del passato per accogliere il
futuro. Che noi siamo o no credenti, questa azione sboccia dall'incontro con
una ulteriorita', che i credenti chiamano Dio, ma l'incontro inizia e
avviene quando ciascuno comincia a vedere gli altri. Non in una cerchia o in
una chiesa soltanto, ma nell'umanita'.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 794 del 18 aprile 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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