Minime. 787



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 787 dell'11 aprile 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto
2. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo
3. Per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord
4. Peppe Sini: Il sindaco unno
5. Raffaele K. Salinari: Bambini immigrati, inferno italiano
6. Pietro Del Solda' intervista Yolande Mukagasana
7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
8. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino
9. Anna Maria Di Ciommo presenta "Nel mondo grande e terribile. Antologia
degli scritti 1914-1935" di Antonio Gramsci
10. Ivelise Perniola presenta "Le lievre de Patagonie" di Claude Lanzmann
11. Folco Portinari presenta "Sfugge la vita. Taccuini e appunti" di Carlo
Michelstaedter
12. Liliana Rampello presenta "La figlia della gallina nera" di Gloria
Origgi
13. Mario Andrea Rigoni presenta "Non avrai altro Dio" di Jan Assmann
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO

Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo
particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il
sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili
informazioni e proposte.

2. INIZIATIVE. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO
[Riproponiamo il seguente appello]

Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti
democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le
istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale,
all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto
nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge,
al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro
paese.
Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche
alcune iniziative necessarie ed urgenti.
*
1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali
del cosiddetto "pacchetto sicurezza".
*
2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei
diritti umani di tutti gli esseri umani:
a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per
tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella
solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro,
nell'assistenza pubblica erogata erga omnes;
b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente
dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei
paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire
il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si
muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi
dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita',
che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente,
massivamente, impunemente violati;
c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed
interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel
paese;
d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e
passivo) per tutti i residenti;
e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che
la gestiscono e favoreggiano.
*
3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo,
con due obiettivi specifici:
a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari;
b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord.

3. INIZIATIVE. PER LA MESSA FUORILEGGE DELL'ORGANIZZAZIONE RAZZISTA
DENOMINATA LEGA NORD
[Riproponiamo il seguente appello]

Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Oggetto: Richiesta di iniziativa per la messa fuorilegge dell'organizzazione
razzista denominata Lega Nord
Egregi Presidenti,
ci rivolgiamo a voi come massime autorita' dello Stato per richiedere un
vostro intervento al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione
razzista denominata Lega Nord.
Tale organizzazione, che pur essendo assolutamente minoritaria nel Paese e'
riuscita ad ottenere nel governo nazionale l'affidamento di decisivi
ministeri a suoi rappresentanti, persegue e proclama una politica razzista
incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana, con uno stato
di diritto, con un ordinamento giuridico democratico, con un paese civile.
Ritenendo che vi siano i presupposti per un'azione delle competenti
magistrature che persegua penalmente sia i singoli atti e fatti di razzismo,
sia l'azione organizzata e continuata e quindi l'associazione a delinquere
che ne e' responsabile, con la presente chiediamo un vostro intervento
affinche' si avviino le procedure previste dalla vigente normativa al fine
della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord e
della punizione ai sensi di legge di tutti gli atti delittuosi di razzismo
da suoi esponenti promossi, commessi, istigati o apologizzati.
Con osservanza,
il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 27 febbraio 2009

4. ISTITUZIONI. PEPPE SINI: IL SINDACO UNNO

Il sindaco di Viterbo e' anche parlamentare.
E ci si chiede come si possa svolgere bene contemporaneamente il compito di
legislatore e quello di primo cittadino di una citta' capoluogo di
provincia.
Infatti non svolge bene ne' l'uno ne' l'altro.
Come amministratore locale si sta impegnando forsennatamente per realizzare
un mega-aeroporto che devasterebbe la preziosa area termale del Bulicame (in
cui si trovano straordinari beni archeologici e naturalistici che verrebbero
distrutti per sempre) ed avvelenerebbe la popolazione dei popolosi quartieri
della citta' a ridosso del sedime.
Come membro della Camera dei Deputati appone la sua firma alla proposta di
legge n. 1360/2008 a favore dei complici dei nazisti nel periodo 1943-'45 al
fine di concedere loro un'onorificenza per i servizi resi; ed alla proposta
di legge n. 2271/2009 per perseguitare chi si impegna in difesa
dell'ambiente e dei beni comuni.
Quando si dice la coerenza, ovvero: c'e' del metodo in questa follia.

5. UNA SOLA UMANITA'. RAFFAELE K. SALINARI: BAMBINI IMMIGRATI, INFERNO
ITALIANO
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 aprile 2009 col titolo "Bimbi
immigrati, inferno italiano" e la nota "Raffaele K Salinari e' presidente di
'Terre des Hommes'"]

La "scoperta", da parte della polizia ferroviaria, di minori non
accompagnati, quasi tutti di origine afgana, imprigionati in
tombini-dormitorio nei pressi della stazione Ostiense di Roma, e' stata
proposta dalla maggioranza dei media come fatto di cronaca inedito,
addirittura sottolineando lo "stupore" delle forze dell'ordine. La realta',
che seguiamo da decenni, ci dice invece che il traffico di minori in Italia
si rivela ogni giorno crescente nei numeri, nella complessita' delle sue
reti criminali e nell'intreccio tra paese "emerso" e "sommerso". Il deposito
dei bambini afgani e' solo la punta di un iceberg che si ramifica sotto la
sottile patina dello stato di diritto, non solo erodendo da questo
sottosuolo senza regole quel che ne rimane, ma soffocandolo nella stretta
dell'indifferenza e della "eccezionalita'".
La trama e l'ordito tra economia legale ed economia criminale forma oggi la
tela sulla quale viviamo tutti, e questo underworld scoperchiato alla
stazione Ostiense e' un vero e proprio antro dal quale si potrebbe, volendo,
entrare nell'inferno. Potremmo scendere nei vari gironi, partendo da quello
del lavoro minorile nelle fabbriche clandestine delocalizzate nel sud
d'Italia, passare per quello della prostituzione infantile, che vede il
nostro paese come transito e permanenza per minori il cui sfruttamento porta
alle casse dell'economa illegale piu' di tre miliardi di euro all'anno, e
poi andare a dare un'occhiata allo sfruttamento dei bambini come
microcriminali, giu' giu' sino al commercio di organi, del quale si e'
accorto addirittura il nostro ministro degli Interni.
Che fare? Prima di tutto prendere atto del problema. Il traffico di esseri
umani ha raggiunto ampiezza e capillarita' tali da imporre una seria
riflessione al mondo politico sia sulle relazioni tra la cancellazione degli
interventi in favore dei paesi impoveriti, sia sulle modalita' di
prevenzione e contrasto di questo fenomeno e, soprattutto, sul problema
dell'accoglienza e dei diritti dei minori, verso i quali il nostro paese ha
una legislazione terribilmente arretrata.
Denunciamo altresi' l'inadeguatezza del nostro sistema di accoglienza che
riserva al minore una protezione di fatto aleatoria e discrezionale, mentre
dovrebbe essere garantita, visto che il nostro paese ha sottoscritto la
Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. Nel 2008, infatti, sono state
registrate 509 presenze di minori afghani, a conferma dell'incessante
crescita del fenomeno nel nostro paese, duplicatasi in due anni. Ma se la
risposta continuera' ad essere quella di miopi politiche repressive, sempre
piu' bambini saranno vittime della sempre piu' strutturale economia
criminale.

6. RWANDA. PIETRO DEL SOLDA' INTERVISTA YOLANDE MUKAGASANA
[Dal quotidiano "Il Riformista" del 7 aprile 2009 col titolo "L'odio etnico
e' ancora vivo e le violenze continuano" e il sommario "Yolande Mukagasana.
La denuncia al 'Riformista' della donna simbolo della memoria rwandese.
Profanano le nostre sepolture. Uccidono i testimoni. E i governi europei
accolgono gli assassini"]

"L'ideologia del genocidio e' ancora viva. E' di questi giorni la notizia
che le ossa dei morti gettati nel fiume Nyabarongo e trascinati in Uganda,
dove avevano ricevuto sepoltura, sono state profanate". Ci parla senza mezzi
termini Yolande Mukagasana, l'infermiera rifugiata politica in Belgio. E' la
donna simbolo del genocidio ruandese, la sua vicenda ha colpito i tanti
spettatori della piece Ruanda 94 e i lettori del suo libro La morte non mi
ha voluta.
Nata a Butare da una famiglia tutsi, subi' gia' nel 1959, quando aveva solo
cinque anni, le prime ferite della violenza hutu durante il primo grande
massacro nella storia del suo paese. Nel 1972 ottenne il diploma, ma solo 16
anni dopo le autorita' hutu le riconobbero il titolo di infermiera
anestesista. Fu allora che scopri' la divisone etnica che lacerava il paese.
Nel 1992, nonostante la difficolta' di vivere e lavorare in una societa' che
guardava i tutsi con ostilita' crescente, apri' un ambulatorio privato.
Un'iniziativa coraggiosa per l'epoca, che infatti la espose a critiche e
minacce. Poi, quando scoppio' il genocidio del 1994, l'ostilita' nei suoi
confronti degenero'. Perse marito e figli, che vide morire trucidati davanti
a lei. Ma lei fu risparmiata, la morte non l'ha voluta. Una donna hutu,
Jacqueline Mukansonera, la tenne nascosta nella sua casa mettendo a
repentaglio la sua stessa vita.
Yolande oggi ricambia, con la paura e la morte negli occhi anche a distanza
di 15 anni, lavorando affinche' la memoria non si perda, e soprattutto
perche' la riconciliazione abbia la meglio sul desiderio di vendetta.
Yolande ci parla da Roma, dov'e' arrivata per partecipare alla
manifestazione che stasera ricordera' il piu' terribile sterminio della
storia recente (parlera' alle 21, al teatro Piccolo Eliseo).
"La violenza non e' affatto finita - ci dice ancora -, ogni anno, e con
frequenza ancora maggiore in prossimita' dell'anniversario dell'inizio del
genocidio, il 7 aprile, i colpevoli cercano ed eliminano i testimoni delle
loro atrocita'. Solo in questi giorni sono state uccise 16 persone, una
ragazza e' stata accoltellata a Bruxelles. Anch'io, nella mia casa in
Belgio, continuo a vivere nella paura". La comunita' internazionale non ci
pensa piu' e Yolande accusa: "I governi europei sono di fatto negazionisti,
continuano ad accogliere gli assassini sul loro territorio".
Cosa ne pensa, le chiediamo, dei tribunali del popolo, i gacaca, favoriti
dallo stesso governo? "La giustizia ha cominciato ad agire su tre livelli
differenti - risponde -. Il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda e'
il livello piu' elevato, quello che si e' occupato solo degli imputati
eccellenti, e non ha mai previsto un risarcimento per le vittime. Poi c'e'
la giustizia ordinaria del Rwanda, un sistema che ha gia' cent'anni di
storia, e che in nessun modo poteva affrontare decine di migliaia di
processi". Si calcolo', infatti, che ci sarebbe voluto un secolo. "I gacaca
quindi, istituzioni tradizionali che prevedono che vittime, testimoni e
colpevoli si riuniscano sul luogo del delitto, hanno consentito di far
emergere un po' di verita'".
Qualche forma di risarcimento effettivamente c'e' stata, continua Yolande,
il ruolo dei gacaca che si sono occupati dei "genocidari comuni", e' stato
utile. Ma certo non e' sufficiente perche' le ferite si rimarginino e cessi
la paura.

7. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il
seguente appello]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille.
Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la
Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza. Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del
commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite
chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

8. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI
TORINO

Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di
Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento
curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area
nonviolenta in Italia.
Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail:
info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org

9. LIBRI. ANNA MARIA DI CIOMMO PRESENTA "NEL MONDO GRANDE E TERRIBILE.
ANTOLOGIA DEGLI SCRITTI 1914-1935" DI ANTONIO GRAMSCI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente recensione]

Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti
1914-1935, a cura di Giuseppe Vacca, Einaudi, Torino 2007.
*
Caro Gramsci,
sono stata invitata a dirti perche' mi piaci.
Ecco, trovo incantevole la passione che metti nei tuoi pensieri, l'amore che
hai per essere fedele al filo conduttore che ti passa per la testa. Mi piace
il desiderio che traspare ovunque quando ti soffermi sviscerando e
raccontando ogni sfumatura di ogni parte del tuo scrivere. Come cerchi e
tieni insieme ogni contesto, tutti i risvolti e livelli di lettura presenti
ovunque nelle tue riflessioni, perche' potrebbero sfuggire o non essere
abbastanza chiari. Passare attraverso il tuo pensiero mi lascia piena di
tante "quistioni". Mentre percorro la lettura dentro di me incomincia a
vivere oltre al tuo modo di ragionare anche la struttura ogni pensiero e la
vita. Tu Gramsci scandagli con passione e competenza tutto quanto conosci.
Lo fai da maestro per convincermi e come compagno di percorso, usando un
gran lodevolissimo linguaggio (veramente volevo scrivere gradevolissimo e va
bene cosi'). Procedendo lungo la lettura mi accorgo che il farlo e'
diventato un atto meditativo. Imparo a capire come si possa andare in
profondita', mi stupisco perche' sono capace di cogliere l'essenziale, e
sono felice di assaporare una moltitudine di sfumature.
Ti trovo candido e ammirevole quando mi sai comunicare la tua anima anche se
non capisco il titolo che e' stato dato all'antologia che mi e' stata
consigliata. Certo e' una frase che si trova in un tuo testo. Perche' il
mondo dovrebbe apparirmi terribile con la presenza di una creatura
passionalmente deliziosa come te? "Nel mondo grande e terribile", a me non
piace molto. Questo mondo mi ha permesso di conoscerti. Certo stare al mondo
costa caro, a te e' costato parecchio. Sei stato allontanato dalla tua donna
e anche vilipeso, per secondi fini?... Eppure tu non hai avuto un momento di
stizza per questa profonda ingiustizia e per questo mi trovi completamente
dalla tua parte.
Appunto sono al dunque: ho il rammarico di non averti sentito pronunciare
l'Altra che trapela pochissimo in questo magnifico contesto. Tu sei un
grande, vuoi sempre e comunque arrivare al cuore dei tuoi lettori, fai di
tutto per convincerli come padre di pensieri nuovi ma ti sei fermato troppo
presto, subito dopo aver detto che solo per il contatto con i "semplici" una
filosofia "si fa vita" (p. 244). Dici solo questo, e le donne? Con la vita
le donne c'entrano. Certo la tua compagna era altrove, per cui con chi
potevi confrontarti se non ti era possibile parlare e ascoltare l'altra
meta' dell'umanita'? Secondo me te l'hanno allontanata con questo proposito.
Quando ti avvicini al terreno del pensiero femminile fai subito una virata e
torni "agli strati colti dell'umanita'" (p. 245). Dici anche "rendere
politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non solo di
scarsi gruppi intellettuali", ma non ti rendi conto che in questa zona bassa
ci sono anch'io? E quando mi nomini? Ho aspettato ma non mi trovo, eppure
avresti semplificato la vita nominandomi e passando attraverso i miei
pensieri, ci avresti dato una mano e forse saremmo gia' in un mondo in cui
il paradiso e' la porta accanto perche' la volonta' e' sufficiente a
spalancarla. Come esprimeresti questo pensiero? Vedi, stranamente sono io a
stuzzicare te.
Mi dispiace non averti trovato anche dove avrei voluto. Forse sei nato
troppo presto, per darci una mano. Eppure un esempio illustre ha preso
posizione. Pensa un po' che per venire al mondo ha chiesto il consenso
assenso di Maria. Ha voluto il suo si', dopo che un angelo si e'
inginocchiato davanti a lei. Nella sua breve vita era circondato dall'alone
femminile, amava la loro compagnia, aveva per loro parole affettuose, piene
di vita e resurrezione. Figurati, gli andavano bene anche le puttane perche'
i suoi occhi trasformano e rigenerano ogni vita, grazie all'amore e la
compassione.
Ti sei ingrippato con il concetto di "massa" che a me da' fastidio, ti
sarebbe stato utile avere la presenza di donne per non scambiare la
tartaruga con il suo guscio. Avresti beneficiato di pareri e competenze
complementari. Cerco d'immaginare questa realta': i tuoi doni messi al
servizio del sapere quotidiano. Mi sembra un potenziale straordinario.
Grazie comunque. Baci

10. LIBRI. IVELISE PERNIOLA PRESENTA "LE LIEVRE DE PATAGONIE" DI CLAUDE
LANZNAMM
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 aprile 2009 col titolo "Claude
Lanzmann, un ardore mai spento" e il sommario "Memorie. Successo in Francia
per Le lievre de Patagonie"]

L'occhio del frequentatore delle librerie francesi viene da qualche
settimana catturato da un imponente tomo Gallimard su cui campeggia una
appariscente fascetta rossa, come quelle che si usa apporre sui volumi
vincitori di un premio piu' o meno prestigioso. Il libro e' Le lievre de
Patagonie (La lepre della Patagonia) e la fascetta recita con enfasi: "Le
memorie di Claude Lanzmann", come se questo bastasse per spingere il lettore
ad acquistare un volume di oltre cinquecentocinquanta pagine, dense di
racconti e di pensieri sul mondo culturale francese del secondo dopoguerra;
eppure questo basta, la critica e' stata magnanima e il pubblico ha accolto
con favore l'ultima fatica di un nome che e' ormai un'istituzione vivente.
Lanzmann scrive (anzi detta, visto che il libro nasce da un lungo resoconto
fatto alla sua segretaria) con il ritmo di un narratore provetto, in grado
di alternare avventure galanti consumate nei luoghi piu' improbabili del
globo, con il doloroso viaggio durato nove anni e finalizzato alla
realizzazione della sua opera capolavoro Shoah (1985). Lanzmann ritorna alla
scrittura, dal momento che tutto il suo percorso culturale si muove sotto
l'insegna dell'oralita', della narrazione, attraverso un costante rifiuto
dell'immagine; nonostante venga piu' volte definito come un cineasta,
Lanzmann odia le immagini e non manca mai di sottolinearlo. Shoah e'
un'opera che nasce come film principalmente per le possibilita' di
diffusione presso un pubblico vastissimo che il cinema possiede come
privilegio acquisito su tutte le altre arti, altrimenti sarebbe stato un
libro, il miglior libro mai scritto sullo sterminio ebraico.
La formazione dell'intellettuale francese e' tutta letteraria: entra nella
redazione de "Les Temps Modernes", la rivista fondata da Sartre nel 1945, a
ventisette anni, nell'estate del 1952 e a distanza di oltre mezzo secolo non
ne e' ancora uscito. Dal 1986, a partire dalla morte di Simone de Beauvoir,
diventa il direttore della rivista, conferendole un'impronta virulenta e
focalizzata sull'analisi politica e storica degli eventi che hanno scosso il
mondo negli ultimi decenni. Il primo numero della direzione di Lanzmann
sara' uno speciale dedicato all'Africa del Sud, pensato per rimanere fedele
alla linea anticolonialista promossa da Sartre. Il conflitto
arabo-israeliano viene osservato con attenzione cosi' come tutte le
risorgenze di antisemitismo sul suolo francese o la pericolosa ascesa degli
storici negazionisti alla fine degli anni '80. La rivista diventa un terreno
di battaglia per difendersi dai detrattori di Shoah e per attaccare tutte le
opere cinematografiche (ma anche letterarie e teatrali) che si accostino
incautamente al tema dello sterminio ebraico.
La virulenza delle critiche sferrate a Schindler's List di Spielberg e a La
vita e' bella di Benigni sono un esempio calzante dell'atteggiamento
apparentemente intollerante della rivista. Diciamo "apparentemente" perche'
si tratta di una strenua e ben motivata difesa dell'iconoclastia. Per
Lanzmann la Shoah non e' rappresentabile, essa rientra nella sfera
dell'orrore massimo mai perpretato nella storia occidentale e ogni messa in
scena, ogni rappresentazione in senso drammatico, offende il ricordo delle
vittime, permettendo che alla loro morte venga data una possibilita' di
figurazione. Per chi rimane non e' possibile vedere, ma solo ascoltare:
l'immagine di repertorio si sostituisce al pensiero e diventa ricordo
falsato, l'immagine ricostruita si sostituisce al ricordo e diventa immagine
surrogato, che ottunde il pensiero critico e la riflessione sul male. Da
questo punto si ritorna all'inizio, ovvero alla necessita' della scrittura,
alla necessita' di raccogliere le proprie memorie, in modo tale che la
propria voce diventi una tra le tante che sono sopravvissute alla durezza
della vita (contrariamente alla sfortunata sorella Evelyne, suicidatasi per
amore) e alla crudelta' della Storia (contrariamente ai sei milioni di ebrei
falcidiati dal nazismo). Lanzmann scrive e si pone accanto ai suoi
testimoni, ai personaggi interpellati in Shoah e, meravigliosamente, diventa
a sua volta personaggio, uno di quei letterati a tutto tondo che non
esistono piu' se non nei romanzi, se non nelle memorie, uno dei pochi che,
di fronte alla fine delle passioni nelle nuove generazioni, puo' ancora
permettersi di concludere le sue memorie con queste parole cariche di
immaginazione: "Ho quasi novant'anni, ma tutto il mio essere trasuda una
gioia selvaggia, come a vent'anni".

11. LIBRI. FOLCO PORTINARI PRESENTA "SFUGGE LA VITA. TACCUINI E APPUNTI" DI
CARLO MICHELSTAEDTER
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 21 novembre 2005 col titolo "Il volo breve di
Michelstaedter" e il sommario "I taccuini dello scrittore goriziano, morto
suicida con un colpo di revolver nel 1910. Aveva 23 anni. Una parabola
fulminea e un'unica 'vera' opera: la tesi di laurea in filosofia. Eppure, il
giovane Carlo aveva capito molto, quasi tutto, del secolo nuovo"]

Viviamo ormai nella civilta' dell'oblio. Siamo inconsciamente sbarcati, come
Odisseo, sulla costa dei Lotofagi. Dai sessantenni in giu', chi ricorda la
prima meta' del Novecento artistico-letterario, che fu tanto ricca di
proposte innovatrici, di stimoli intellettuali rivoluzionari? Chi ricorda il
Mussolini socialista massimalista, chi ricorda il "Rex" se non Fellini e a
modo suo, metaforico, chi fu Boine, cosa la "Voce", la "Ronda", "Solaria", e
Cecchi o Marinetti, se non gli addetti ai lavori (e non tutti)? Chi ricorda
infine Carlo Michelstaedter, morto suicida a 23 anni nel 1910, che solo per
questo fatto dovrebbe eccitare l'interesse e la curiosita' giovanile?
Qualcuno puo' ribattermi che la bibliografia della critica su Michelstaedter
e' ampia (?), anche con interventi recenti, che Adelphi ne ha intrapreso
l'edizione di tutte (poche pour cause) le opere, che l'editore Aragno ne ha
pubblicato taccuini e appunti sotto il titolo Sfugge la vita, con
l'impegnatissima cura filologica di Angela Michelis. E' vero, pero' l'orto
frequentato resta specialistico. E' altresi' vero che ci troviamo di fronte
a uno scrittore "difficile", di ardua lettura come di ardua concettualita',
e questo va messo in conto assieme a una certa marginalita'
storico-geografica che lo ha tenuto ai confini.
In questa breve nota parlero' dei taccuini (tutto Michelstaedter e' inedito
e pubblicato solo dopo la morte). Per chi voglia saperne di piu' rimando
invece alla inevitabile e magistrale monografia del 1967 di Marco Cerruti,
presente come postfatore pure di Sfugge la vita. Ma la prima considerazione
e' che e' pressoche' impossibile sottrarsi alle induzioni biografiche, un
po' come per tutti i giuliani o triestini di quella generazione e delle
successive: essere cioe' nato a Gorizia nel 1883 (lo stesso anno di Saba),
in una zona di confine etnico carica di tensioni, l'appartenere a un'agiata
famiglia borghese ebraica (la madre morira' ad Auschwitz), essere cittadino
dell'impero absburgico, l'avere studiato matematica a Vienna e filosofia a
Firenze, fors'anche l'essere bello e sportivo.
Su cosa si fonda la sua fama? Su un unico lavoro organico, la tesi di laurea
in filosofia, dal titolo pieno di sollecitazioni nell'apparente alternativa
proposta, La persuasione e la retorica, che sono i termini imposti dalla
cultura moderna post-nietzscheana o pre-esistenzialista, dove la
sospensione, l'enigma e lo scacco si insinuano in ogni spazio disponibile
allo svolgimento filosofico. Sotto l'ala pero' di Platone e Aristotele e di
una diffusa conoscenza della cultura greca classica. "So che io voglio e non
ho cosa io voglia" e' un incipit poetico che ci introduce in un terreno
disagevole anche dal punto di vista della complessita' di lettura (perche'
difficile e' la realta' in se'), in cui si confrontano l'autenticita' e
l'inautenticita', dalla diversita' alla fine congiunti, identificati nel
nulla del non autentico. E' l'angoscioso scacco. Un procedere inquieto nel
secolo nuovo, come inquieti sono gli altri percorsi, finche' il 17 ottobre
1910 "si uccise con un colpo di revolver che gli oltrepasso' le tempie,
questo era lunedi' alle due dopo pranzo", come scrisse l'amico Nino
Paternolli. In un'esistenza generalmente dominata dalla contraddizione: la
contraddizione tra pulsioni e speculazione e verifica, tra anelito e scacco,
egli la risolse con la morte, si' come concetto bensi' come atto. Tiro giu'
un saggio del 1922 di Giacomo Debenedetti comparso su "Primo tempo" e leggo:
"La posizione staccata che egli prende in riguardo al mondo delle forme e
delle apparenze piu' sensibili, gli da' una veggenza complessa e tentacolare
del rapporto tra i fenomeni che salgono alla superficie e gli strati piu'
profondi dalla coscienza; dove un flutto vitale travolge nel suo decorso
torbido e primordiale gli elementi del dolore cosmico".
Filosofo, allora? Rimango perplesso, di fronte al suo "filosofare" che non
persegue un "sistema", perplesso di fronte a una personalita' che direi
polisemica, che invia segni non univoci ma che al termine del percorso
trovano un gesto e in quello un loro denominatore comune. Che non e'
concettuale o speculativo. E' stilistico, cioe' poetico. So che la mia e'
una lettura faziosa, da letterato, ma credo che sia improbabile sfuggirvi
tanto si impone. Anche con questi frammenti e taccuini che ci offrono
materiale ulteriore per decifrare un'opera di mole contenuta. E ci vedo
subito le stigmate territoriali, le medesime con le quali dovettero fare i
calcoli Saba e pure Slataper, i problemi linguistici che diventano in lui
presto totali. Cosi', come Slataper, anche Michelstaedter va a fare un bagno
in Arno, a Firenze, quella della "Voce" e li', volendolo catalogare,
finiremmo per collocarlo. Per ragione di stile; e i problemi territoriali
che Saba spiattella abbastanza esplicitamente sono nella sostanza i
medesimi, e nella linea genealogica italiana troviamo Carducci piuttosto di
Pascoli, un Carducci riconosciuto come grande prosatore (e penso a una
recensione entusiasta del Piacere dannunziano pubblicata in appendice dal
Cerruti a suo tempo, o dove si parla dell'estetica eroica del superuomo
Stelio Effrena del Fuoco, senza per questo ritrovare d'Annunzio nelle
poesie, che sono l'altro momento della sua lezione di stile, forse la piu'
resistente)... Vociano come certo Papini, come Rebora, come Campana, ma un
vociano absburgico come Slataper. I santi protettori sono individuabili
nella tradizione nordica moderna, Schopenhauer e Nietzsche (per saltare ai
classici greci) e Ibsen (quello che stimola Slataper) e Rilke e la Neue
Sachlichkeit e la Secessione. Cio' significa che l'opera letteraria di
Michelstaedter va integrata per complementarita' con quella pittorica, della
quale il volume dei taccuini ci da' una bella documentazione (perche' adesso
e qui ricordo il pittore Victor Hugo?).
Cosa mi colpisce nella qualita' della poesia? Innanzitutto l'intonazione
alta, lo slancio, proprio, "in maggiore" sorretto dalla prosodia, dal
predominio dell'endecasillabo e da una lingua del "sublime". Eppure
spigoloso, aspro lo stile, come si conviene a un discorso che verte e svaria
attorno al tema della morte. Allora mi riguardo Munch, non tanto quello dei
quadri, ma il Munch delle xilografie, quando il grido perenne esplode ed e'
silenzioso al tempo stesso: e' il medesimo slancio che si espande, sfidando
enfasi e sentimentalita', dalla piu' alta lirica romantica tedesca, da
Novalis e da Hoelderlin in giu'. Ed e' lo stesso che regola lo stile aspro e
spigoloso della Persuasione e la rettorica, lo stesso che si ritrova in
questi "taccuini e appunti".

12. LIBRI. LILIANA RAMPELLO PRESENTA "LA FIGLIA DELLA GALLINA NERA" DI
GLORIA ORIGGI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente recensione]

Gloria Origgi, La figlia della gallina nera, Nottetempo 2008.
*
Piccole cose importanti, perche' riguardano le relazioni e il linguaggio.
Gloria Origgi si e' andata cercando attraverso un lessico famigliare che
disegna un universo borghese, figure di un interno milanese, attraverso le
parole che si usavano in casa. Non ha trovato solo qualcosa per se', padre,
madre, sorella e tanti altri, che fioriscono in immagini delicate, ironiche
e autoironiche, ma qualcosa che funziona come un piccolo detonatore anche
per la memoria nostra. La si ascolta e si puo' fare lo stesso esercizio, per
analogie e differenze, e quella sua personale lingua, che definisce, scopre,
si inarca verso il passato e ritorna nel suo presente, accende anche il
nostro ricordo. Ho sorriso spesso, leggendola, insinuandomi in una distanza
che da lei e' passata a me. E' un libro che riposa, nel senso buono del
termine, risveglia l'addormentato, i fou rire piu' nascosti e che ogni tanto
per fortuna riesplodono inaspettati, tra noi "trombone" e "sciabalente", fra
le nostre cose "sgangherate" e "velleitarie". Nel linguaggio ci sono i
sogni, e Gloria Origgi lo sa.

13. LIBRI. MARIO ANDREA RIGONI PRESENTA "NON AVRAI ALTRO DIO" DI JAN ASSMANN
[Dal "Corriere della sera" del 29 novembre 2007 col titolo "Quando la
religione diventa un'arma nelle mani del potere" e il sommario "Monoteismi.
Jan Assmann, le origini dell'intolleranza"]

Non c'e', in apparenza, fenomeno piu' mostruoso della violenza praticata in
nome della religione, del terrore scatenato in nome di Dio. Eppure esso e'
piuttosto una norma che un'eccezione storica, tragicamente confermata dal
nostro tempo, anche se con modalita' - come quelle dello stragismo suicida
di origine islamica - che la fantasia piu' sinistra difficilmente avrebbe
potuto concepire. A un tentativo di critica della violenza religiosa,
compito dei piu' urgenti, si dedica nel volume Non avrai altro Dio (Il
Mulino) l'egittologo tedesco Jan Assmann, un originale e notevole studioso
che aveva gia' trattato i termini del problema con Mose' l'egizio (Adelphi)
e che ha inaugurato un tipo di indagine, la "semantica culturale", attenta
al rilievo che i fatti assumono, piuttosto che nella storia, nella
rappresentazione della memoria (La memoria culturale, Einaudi). In
conformita' con questa metodologia, Assmann si chiede perche' i testi sacri
del monoteismo ebraico-cristiano-islamico siano caratterizzati da un
linguaggio della violenza che interrompe la tradizione di "reciproco
riconoscimento e traducibilita'" propria delle precedenti religioni
politeistiche.
La risposta e' semplice: il monoteismo, con la sua concezione di un Dio
unico, instaura un concetto di verita' esclusiva, collegato a una
rivelazione che riduce le verita' di tutte le altre religioni al rango di
aberrazioni e di menzogne da perseguitare, cosicche' agli "idolatri" e agli
"infedeli" non viene offerta altra alternativa che la conversione o
l'eliminazione.
Mentre nell'antichita' egiziana, babilonese, indiana, greca e romana tutti
gli dei rappresentano infine un unico Dio e risultano dunque reciprocamente
compatibili e traducibili l'uno nell'altro, nelle nuove religioni
monoteistiche (precedute dalla breve ma significativa esperienza di
Akhenaton nell'Egitto della XVIII dinastia) nessun dio puo' essere ammesso
all'infuori dell'unico vero Dio.
Assmann non sostiene, ovviamente, che l'antico mondo politeistico fosse il
regno della pace e della tranquillita', ma solo che la violenza che vi aveva
luogo era motivata da ragioni di potere e di sovranita', ossia da ragioni
politiche, anziche' da questioni di verita', ossia di adesione o meno a
un'ortodossia divina. Tuttavia lo studioso ritiene che la violenza sia
appannaggio della politica e non della religione e che essa non costituisca
dunque una conseguenza inevitabile del monoteismo. Le cose sarebbero potute
andare diversamente se la religione non fosse stata usata dalla politica:
esiste dunque anche per il presente o per il futuro la speranza che,
sottratte all'ipoteca o al ricatto del potere, le religioni monoteistiche
divengano tolleranti. Esse dovrebbero essere, conclude Assmann,
"radicalmente depoliticizzate". Come non condividere un tale auspicio? Ma di
un auspicio appunto si tratta, di una considerazione che appartiene piu'
all'ambito del "dover essere" che a quello dell'"essere", nel quale dobbiamo
riflettere e operare. Un'obiezione che si puo' muovere all'analisi di
Assmann e' che egli trascura il nesso intrinseco e originario che unisce il
sacro alla violenza indipendentemente dalla distinzione tra paganesimo e
monoteismo. La terrorizzante crudelta' persecutoria connessa con il culto di
Dioniso, quale appare dalle Baccanti di Euripide, non appartiene forse a un
ambito puramente religioso? Ma e' soltanto uno degli esempi adducibili. Ne'
si possono dimenticare la diversa natura e la diversa evoluzione che hanno
avuto i tre monoteismi.
Il cristianesimo, come l'ebraismo, e' diventato piu' tollerante attraverso
un processo di secolarizzazione contestuale con lo sviluppo di tutta la
civilta' occidentale. A tale processo l'Islam e' rimasto estraneo,
arrestandosi a una fase arcaica, per ragioni che non sembrano solo di
carattere storico, economico e culturale, ma anche religioso. Il
cristianesimo ha distinto sempre di piu' la sfera civile e politica da
quella religiosa, lo Stato dalla Chiesa. Non si e' trattato unicamente di
una strategia o di un accomodamento: Cristo stesso aveva prescritto di dare
a Cesare quello che e' di Cesare e a Dio quello che e' di Dio. Niente di
simile e' invece accaduto nell'Islam, infeudato a un integralismo religioso
che investe tutti gli aspetti della vita e dell'esperienza: in tale caso
sarebbe difficile pensare che la politica si sia arbitrariamente sovrapposta
alla religione, poiche' le due cose fanno tutt'uno non solo di fatto, ma
anche di diritto. Ne consegue che ogni discorso sui rapporti dell'Islam con
l'Occidente, con la laicita', con la democrazia, con la nonviolenza, rischia
di avere poco senso fino a che non sara' rimosso - per vie che adesso si
possono solo ipotizzare - questo enorme ostacolo.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 787 dell'11 aprile 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it