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Nonviolenza. Femminile plurale. 244
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 244
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 9 Apr 2009 08:42:44 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 244 del 9 aprile 2009 In questo numero: 1. Da Saffo a Ingeborg Bachmann 2. Saffo 3. Saffo tradotta da Salvatore Quasimodo 4. Saffo tradotta da Manara Valgimigli 5. Ingeborg Bachmann 6. Alcune poesie di Ingeborg Bachmann tradotte da Maria Teresa Mandalari 8. Alcune poesie di Ingeborg Bachmann tradotte da Luigi Reitani 8. Et coetera 1. DA SAFFO A INGEBORG BACHMANN In questo fascicolo riproponiamo alcuni testi gia' apparsi nei fascicoli n. 1 e n. 3 di "Voci e volti e della nonviolenza" del dicembre 2005 e del gennaio 2006. 2. SAFFO "Con Saffo nasce, nella poesia del mondo, l'interiorita'" (cosi' Enzo Mandruzzato, Lirici greci dell'eta' arcaica, Rizzoli, Milano 1994, 2001, p. 169). "Saffo e' tra i piu' grandi creatori di linguaggio" (cosi' Filippo Maria Pontani nella prefazione a Saffo, Alceo, Anacreonte, Liriche e frammenti, Einaudi, Torino 1965, 1997, p. 6). Con Saffo per la prima volta nella coscienza e nella storia umana, cosi' come noi le conosciamo, affiora e prende forma l'idea e la prassi della nonviolenza. 3. SAFFO TRADOTTA DA SALVATORE QUASIMODO [Da Salvatore Quasimodo, Lirici greci, Edizioni di "Corrente", Milano 1940, poi piu' volte ristampato presso Mondadori; noi qui abbiamo utilizzato l'edizione Mondadori, Milano 1979] Ad Afrodite O mia Afrodite dal simulacro colmo di fiori, tu che non hai morte, figlia di Zeus, tu che intrecci inganni, o dominatrice, ti supplico, non forzare l'anima mia con affanni ne' con dolore, ma qui vieni. Altra volta la mia voce udendo di lontano la preghiera ascoltasti, e lasciata la casa del padre sul carro d'oro venisti. Leggiadri veloci uccelli sulla nera terra ti portarono, dense agitando le ali per l'aria celeste. E subito giunsero. E tu, o beata, sorridendo nell'immortale volto chiedesti del mio nuovo patire, e che cosa un'altra volta invocavo, e che piu' desideravo nell'inquieta anima mia. "Chi vuoi che Peito spinga al tuo amore, o Saffo? Chi ti offende? Chi ora ti fugge, presto t'inseguira', chi non accetta doni, ne offrira', chi non ti ama, pure contro voglia, presto ti amera'". Vieni a me anche ora; liberami dai tormenti, avvenga cio' che l'anima mia vuole: aiutami, Afrodite. * A me pare uguale agli dei A me pare uguale agli dei chi a te vicino cosi' dolce suono ascolta mentre tu parli e ridi amorosamente. Subito a me il cuore si agita nel petto solo che appena ti veda, e la voce si perde sulla lingua inerte. Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, e ho buio negli occhi e il rombo del sangue alle orecchie. E tutta in sudore e tremante come erba patita scoloro: e morte non pare lontana a me rapita di mente. * Invito all'Erano Venite al tempio sacro delle vergini dove piu' grato e' il bosco e sulle are fuma l'incenso. Qui fresca l'acqua mormora tra i rami dei meli: il luogo e' all'ombra di roseti, dallo stormire delle foglie nasce profonda quiete. Qui il prato ove meriggiano i cavalli e' tutto fiori della primavera, e gli aneti vi odorano soavi. E qui con impeto, dominatrice, versa Afrodite nelle tazze d'oro chiaro vino celeste con la gioia. * Plenilunio Gli astri d'intorno alla leggiadra luna nascondono l'immagine lucente, quando piena piu' risplende, bianca sopra la terra. * A Gongila O mia Gongila, ti prego: metti la tunica bianchissima e vieni a me davanti: intorno a te vola desiderio d'amore. Cosi' adorna, fai tremare chi guarda; e io ne godo, perche' la tua bellezza rimprovera Afrodite. * Tramontata e' la luna Tramontata e' la luna e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza gia' dilegua, e ora nel mio letto resto sola. Scuote l'anima mia Eros, come vento sul monte che irrompe entro le querce; e scioglie le membra e le agita, dolce amara indomabile belva. Ma a me non ape, non miele; e soffro e desidero. * E di te nel tempo Tu morta, finirai li'. Ne' mai di te si avra' memoria; e di te nel tempo mai ad alcuno nascera' amore, poi che non curi le rose della Pieria. E sconosciuta anche nella casa dell'Ade, andrai qua e la' fra oscuri morti, svolazzando. * Sulle belle chiome metti ghirlande Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande, dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto, perche' le Cariti felici accolgono chi si orna di fiori: fuggono chi e' senza ghirlande. * Ho parlato in sogno Ho parlato in sogno con te, Afrodite. * Sulla tenera erba appena nata Piena splendeva la luna quando presso l'altare si fermarono: e le Cretesi con armonia sui piedi leggeri cominciarono spensierate a girare intorno all'ara sulla tenera erba appena nata. * Vorrei veramente essere morta Vorrei veramente essere morta. Essa lasciandomi piangendo forte, mi disse: "Quanto ci e' dato soffrire, o Saffo: contro mia voglia io devo abbandonarti". "Allontanati felice" risposi "ma ricorda che fui di te sempre amorosa. Ma se tu dmenticherai (e tu dimentichi) io voglio ricordare i nostri celesti patimenti: le molte ghirlande di viole e rose che a me vicina, sul grembo intrecciasti col timo; i vezzi di leggiadre corolle che mi chiudesti intorno al delicato collo; e l'olio da re, forte di fiori, che la tua mano lisciava sulla lucida pelle; e i molli letti dove alle tenere fanciulle joniche nasceva amore della tua bellezza. Non un canto di coro, ne' sacro, ne' inno nuziale si levava senza le nostre voci; E non il bosco dove a primavera il suono..." * A Ermes Ermes, io lungamente ti ho invocato. In me e' solitudine: tu aiutami, despota, che' morte da se' non viene; nulla m'allieta tanto che consoli. Io voglio morire: voglio vedere la riva d'Acheronte fiorita di loto fresca di rugiada. * Ad Attide ricordando l'amica lontana Forse in Sardi spesso con la memoria qui ritorna nel tempo che fu nostro: quando eri Afrodite per lei e al tuo canto moltissimo godeva. Ora fra le donne Lidie spicca come, calato il sole, la luna dai raggi rosa vince tutti gli astri, e la sua luce modula sull'acque del mare e i campi presi d'erba: e la rugiada illumina la rosa, posa sul gracile timo e il trifoglio simile a fiore. Solitaria vagando, esita a volte se pensa ad Attide: di desiderio l'anima trasale, il cuore e' aspro. E d'improvviso: "Venite!" urla; e questa voce non ignota a noi per sillabe risuona scorrendo sopra il mare. * Muore il tenero Adone "Muore il tenero Adone, o Citerea: e noi che faremo?" "A lungo battetevi il petto, fanciulle, e laceratevi le vesti". * Quale dolce mela Quale dolce mela che su alto ramo rosseggia, alta sul piu' alto, la dimenticarono i coglitori; no, non fu dimenticata: invano tentarono di raggiungerla... * Come il giacinto Come il giacinto che i pastori pestano per i monti, e a terra il fiore purpureo sanguina. * Quanto disperse la lucente Aurora E'spero, tutto riporti quanto disperse la lucente Aurora: riporti la pecora, riporti la capra, ma non riporti la figlia alla madre. * Fanciullezza "Fanciullezza, fanciullezza, mi lasci, dove vai?" "Non tornero' piu' da te, mai piu' ritornero'". * Ho una bella fanciulla Ho una bella fanciulla simile nell'aspetto ai fiori d'oro, la mia Cleide diletta. Io non la darei ne' per tutta la Lidia ne' per l'amata... 4. SAFFO TRADOTTA DA MANARA VALGIMIGLI [Da Manara Valgimigli, Saffo, Archiloco e altri lirici greci, Le Lettere, Firenze 1989; la prima edizione delle traduzioni da Saffo di Valgimigli era apparsa col titolo Saffo e altri lirici greci, Edizioni del Pellicano, Vicenza 1942; il testo che utilizziamo riproduce fedelmente l'edizione Mondadori, Milano 1968] Lira divina Orsu', lira divina, tu parla, sii tu la mia voce. Per la gioia delle mie compagne questi canti con bella voce io voglio ora cantare. * Amore Scuote amore il mio cuore come vento nei monti si abbatte su querce. Dolce madre, non posso piu' tessere la tela: desiderio di un fanciullo mi ha vinta, e la molle Afrodite. Fermati, caro, rimani davanti a me; distendi la grazia che e' nel tuo sguardo. * Preghiera ad Afrodite Afrodite dal trono dipinto, Afrodite immortale, figlia di Zeus, tessitrice d'inganni, ti prego, non domare con pene e con ansie d'amore, o Regina, il mio cuore. E qui vieni. Altra volta venisti; pur di lontano udisti la mia voce, e del padre lasciasti la reggia su l'aureo cocchio aggiogato. Te conducevano leggiadri passeri snelli sopra la nera terra fitte agitando giu' dal cielo le ali per gli eterei spazi. Rapidamente giunsero. E tu, o Beata, sorridendo dal tuo volto immortale, mi chiedevi che pena ancora pativo, che cosa ancora invocavo, e chi nel mio cuore in delirio follemente desideravo - "Chi cerchi che ancora Peito riporti al tuo amore? chi ti fa male, o Saffo? Oh, ma se ora ti fugge, presto t'inseguira', se doni rifiuta, presto doni fara', se gia' non ti ama, presto ti amera', anche contro sua voglia". Vieni a me anche ora: da cosi' triste pena di amore mi sciogli; quanto brama il mio cuore si compia, tu compi; tu stessa mi assisti. * Gioia di amore Beato e', come un dio, chi davanti ti siede e ti ode, e dolci parole tu dici e dolce- mente sorridi. Subito mi sobbalza, appena ti guardo, dentro nel petto il cuore, e voce piu' non mi viene, e mi si spezza la lingua, e una fiamma sottile mi corre sotto la pelle, con gli occhi piu' niente vedo, romba mi fanno gli orecchi, sudore mi bagna, tremore tutta mi prende, piu' verde dell'erba divento e quasi mi sento, o Agallide, vicina a morire. ... * La tua veste mi fa tremare... Vieni, ti prego, Gongila, nel tuo mantello di latte; ancora a te dattorno volano e Poto e Peito, tanto sei bella. Questa stessa tua veste solo a guardarla mi fa tremare; di gioia rabbrividisco. * Gelosia Ecco che Amore ancora mi da' tormento: Amore che scioglie le membra, amore dolce e amaro, fiera sottile e invincibile. Attide, di volermi bene ti venne fastidio e corri da Andromeda. Di me ti prese dimenticanza ed altri tu ami piu' di me. * Lontana ... Lontana, in Sardi, ella e', ma qui abita sempre il suo cuore. Quando eravamo insieme tu eri una dea per lei, e il tuo cantare la sua gioia piu' grande. Ora, tra le donne di Lidia, brilla di bellezza quale, caduto il sole, splende la luna dalle dita di rosa tutte le stelle vincendo; e la sua luce posa sul salso mare e sopra le campagne fiorite, e la fresca rugiada discende, e si aprono le rose e i teneri timi e il meliloto in fiore. E sempre, lontana, la cara Attide rammentando, di desiderio si strugge e tristezza le pesa sul cuore. E alto grida che andiamo cola', e il suo grido, attraverso il mare, ce lo ridice la notte dalle molte orecchie. * Distacco ... "Morire vorrei, veramente". In grande pianto ella mi lasciava. E anche questo mi disse: "Ahime' quale pena, Saffo, io patisco, con quanto dolore ti lascio". E a lei io rispondevo: "Va', sii lieta z ricorda quante cose dolci e belle godemmo insieme. Molte corone di viole e di rose e di intrecciati crochi intorno al capo vicina a me tu cingevi, e ghirlandette molte al tenero collo annodavi di fiori di primavera; e di molto e lucido unguento stillato da fiori e di regale nardo la morbida chioma ti ungevi..." ... * Malinconia Tramontata e' la luna; tramontate sono le Pleiadi; a mezzo e' la notte; l'ora passa; io sono qui, sola. * La riviera di Acheronte Gioia di vivere non ho piu': voglia di morire mi prende e di vedere i loti freschi di rugiada su la riviera di Acheronte. * Cariti e muse O pure Cariti dalle braccia di rosa, a me venite, vergini figlie di Zeus... Cariti delicate, Muse di belle chiome... E me gloriosa fecero col dono di loro canti le Muse. * Non e' lecito il pianto Non e' lecito il pianto nella casa di chi serve alle Muse: piangere a noi non si addice. * A donna incolta Mentre tu giacerai, ne' piu' memoria sara' di te ne' piu' rimpianto, che' non cogliesti le rose della Pieria; e ombra ignota anche nell'Ade ti aggirerai tra buie ombre di morti via volando sperduta. * Collera Quando la collera gonfia il tuo cuore tieni in freno la lingua che abbaia parole vane. * Donna rozza E come puo' molcerti il cuore cosi' rustica donna e goffa che nemmeno sa alzarsi la gonna sulle caviglie? * Quanta spocchia! Sciocca, quante arie ti dai per un anello! * Verginita' Verginita', verginita', perche' mi lasci, dove vai? Non piu' verro' da te non piu' verro'. Come la dolce mela rosseggia in alto sul ramo, alta sul ramo piu' alto. Se ne scordarono i coglitori; no, non se ne scordarono, ma non la poterono giungere. Quale sui monti fiore di giacinto, lo pestano coi piedi i pastori, e a terra il fiore purpureo giace. * Tu sei piu' bianca... Tu sei piu' bianca del latte, sei piu' sottile dell'acqua, nella voce hai piu' canto della pectide, se scuoti il capo piu' baldanza hai di un polledro, e piu' tenera sei di una rosa e piu' morbida che una calda veste: tu sei piu' oro dell'oro. * Fanciulle Come figlio alla madre io volo a te con le ali distese. Fanciulla io vidi leggera sul prato cogliere fiori. Ti volli bene, Attide, un tempo: piccola bimba tu eri, non anche tocca da grazia di amore. * Voglio una cosa dirti "Voglio una cosa dirti, ma mi trattiene pudore". "Se di cose nobili e belle desiderio tu avessi, se cose brutte a dire la tua lingua non agitasse, non velerebbe pudore i tuoi occhi e cio' ch'e' onesto dire diresti". * Eleganze e mollezze Stanca sei: su morbidi cuscini lascia ch'io ti distenda. Veli per il capo che avevano soffi e bagliori di porpora le mando' da Focea Mnaside, doni preziosi. E intorno di dense e soffici lane bene stretta si avvolse. Ai piedi, lucenti di vario colore, calzaretti bellissimi di Lidia. Quando tu dormi sul cuore di una tua dolce compagna. * Nel giardino di Afrodite Un boschetto di giovani meli, sopra gli altari fumano incensi. Mormora fresca l'acqua tra i rami soavemente: tutto il luogo e' ombrato di rose. Stormiscono le fronde e ne discende molle sopore. E di fiori di spigo come a festa fiorito e' il prato, esalano gli aneti fragranza di miele. Questa e' la tua dimora, Cipride, qui tu recingi le infule sacre e in auree coppe versi, copiosamente, nettare e gioia. * Fiori e colori Tutta incoronata di fiori e' la terra, di fiori di ogni colore. Ceci di oro crescevano lungo la spiaggia del mare. * Vespero Di tutte le stelle tu sei la piu' bella, stella del vespero. Tutto riporti quanto disperse la lucente aurora, riporti l'agnello, riporti la capra, riporti il figlio alla madre... * Quale nei plenilunii sereni... Le stelle intorno alla bella luna velano il volto lucente quando piena, al suo colmo, argentea, splende su tutta la terra. * Mnasidica E tu di ghirlande recingi le belle tue chiome, o Dica, ramoscelli di aneto intrecciando con delicate mani; perche' solo a fanciulle incoronate di fiori volgono l'occhio le Cariti beate, dalle altre torcono il volto. * Eros purpureo Ecco, scende dal cielo Eros, avvolto in una clamide di porpora. * Danze notturne Piena sorgeva la luna e intorno all'are le fanciulle stettero. ... Intorno all'amabile ara fanciulle cretesi, in cadenza, con molli piedi danzavano, leggermente sul tenero fiore dell'erba movendo. * Peito Ha il fulgore dell'oro Peito, l'ancella di Afrodite. * Colombelle Un gelo si apprese al loro cuore, e lasciarono cadere le ali. * Il rosignolo Messaggero di primavera, verde usignolo dal canto soave. * Canti nuziali Coro di vergini, allo sposo: Sposo felice, le nozze che tu bramavi sono compiute; la vergine che tu bramavi ora e' con te. Coro di giovani, alla sposa: Di grazia il tuo aspetto, di miele i tuoi occhi, spande amore il tuo volto soave; a te sopra tutte le altre diede suoi doni Afrodite. Coro di vergini, allo sposo: A chi, dolce sposo, ti posso paragonare? A ramoscello snello ti posso paragonare. Giovani e vergini insieme: Salve a te, sposa, e a te, sposo gentile, piu' volte salve. * Hymenaon In alto l'architrave, Imeneo! Su in alto levatelo, amici, Imeneo! E' qui lo sposo simile ad Ares, Imeneo! Di un uomo grande piu' grande, Imeneo! * Veglia nuziale E noi, fanciulle, tutta la notte cantiamo il tuo amore e della sposa dal seno di viola. * Il guardiano della porta nuziale Piedi di sette spanne ha il portiere; cinque pelli ci vollero di bovi per le sue scarpe, dieci calzolai ci lavorarono. * Nozze in Olimpo Quivi di ambrosia gia' colmo era il cratere. Prese Ermes il ciato e verso' bere agli dei. E tutti gli dei tenevano in mano le larghe coppe e libavano augurando allo sposo felicita'. * Le nozze di Ettore e Andromaca Venne l'araldo correndo, Idao messaggero veloce, e disse: "Ettore e i suoi compagni, su navi e navi per il salso mare, da Tebe sacra e dalle irrigue fonti della Placia perenni, la dolce Andromaca scortano dagli occhi splendenti. E molte recano armille d'oro, e molte trascoloranti vesti di porpora, e molti di vario lume gioielli e tazze di argento e di avorio innumerevoli". Cosi' disse l'araldo. Prontamente si levo' il padre. La novella corse per le ampie vie della citta', giunse agli amici. Or ecco le donne di Ilio a carri di agili ruote aggiogano i muli. Vi salgono in folla e madri e vergini di snelle caviglie. Avanzano anche a lor volta, su carri distinti, le figlie del re. E ai cocchi ricurvi di guerra sospingono i loro cavalli giovani in arme. Ora con grande corteggio muovono insieme verso la sacra Ilio. Si odono cetre e flauti di dolce suono e strepito di crotali; con acute voci le vergini cantano un puro canto: eco di giubilo ineffabile sale fino al cielo. E ovunque per le vie sono crateri e fiale; e bruciano e si mescono profumi di mirra di casia di olibano, e tutti, uomini e donne, levano grida e inni. E alto su tutti squilla il peana ad Apollo, ad Apollo arciere, ad Apollo dalla bella lira: e tutti cantano in coro Ettore e Andromaca, Ettore e Andromaca simili agli dei. * Preghiera per il fratello Carasso O dea di Cipro, e voi Nereidi, fate che incolume ritorni qui mio fratello, e che quanto nel cuore e' a lui piu' caro tutto si compia. Fate che quanti nel passato commise errori tutti li disperda, e sia di gioia a chi l'ama, e a chi non l'ama perturbamento; ne' piu' ci siano nemici tra di noi. E alla sorella voglia degli onori suoi fare parte, le doglianze amare dimenticando ed i rimbrotti che lui stesso facevano soffrire e me con lui. * La cosa piu' bella Chi dice un esercito di cavalieri, e chi di fanti, e chi di navi schierate presso la terra nera: io dico chi uno ama. ... ... E vedere vorrei di Anactoria l'amabile passo e il raggiante splendore del volto. * La figlia di Saffo Una figlietta bella io ho: pare nel volto un fiorellino d'oro la mia Cleide. Per lei tutta darei la Lidia e anche l'amata Lesbo. * Alla figlia Cleide Mi diceva mia madre che al suo tempo se taluna si fosse con un nodo di porpora legati giovinetta, i capelli, gia' questo era per lei grande ornamento; e cosi' di tal altra se al suo capo, di un color biondo acceso come fiamma, avesse sovrapposto una ghirlanda di fiori appena colti. Ma tu vuoi che da Sardi un diadema, o Cleide, io ti procuri, un lavorato diadema quali ci venivano allora delle citta' della Meonia. ... 5. INGEBORG BACHMANN Basterebbe aver scritto una poesia come Alle Tage. Ma l'opera di Ingeborg Bachmann reca molto di piu'. E invero, come ha scritto Laura Boella (ne Le imperdonabili, Tre Lune Edizioni, Mantova 2000, p. 82), "la figura di Ingeborg Bachmann concentra in se' quanto di piu' vivo e ardente il Novecento ha mostrato". E se qui si segnalano solo (e solo in traduzione, che e' gia' in qualche modo dimidiarli) alcuni versi, della sua vasta e poliedrica scrittura creativa e saggistica molto altro vorremmo ricordare, ed almeno quel testo radiofonico trasmesso dal Bayerischer Rundfunk nel '55 in cui colloquia con la figura e l'opera di Simone Weil (in Ingeborg Bachmann, Il dicibile e l'indicibile, Adelphi, Milano 1998, alle pp. 81-118). Ci interroga, ci convoca ancora Ingeborg Bachmann. 6. ALCUNE POESIE DI INGEBORG BACHMANN TRADOTTE DA MARIA TERESA MANDALARI [Da Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda, Parma 1978, Tea, Milano 1996] Il tempo dilazionato S'avanzano giorni piu' duri. Il tempo dilazionato e revocabile gia' appare all'orizzonte. Presto dovrai allacciare le scarpe e ricacciare i cani ai cascinali: le viscere dei pesci nel vento si sono fatte fredde. Brucia a stento la luce dei lupini. Lo sguardo tuo la nebbia esplora: il tempo dilazionato e revocabile gia' appare all'orizzonte. Laggiu' l'amata ti sprofonda nella sabbia, che le sale ai capelli tesi al vento, le tronca la parola, le comanda di tacere la trova mortale e proclive all'addio dopo ogni amplesso. Non ti guardare intorno. Allacciati le scarpe. Rimanda indietro i cani. Getta in mare i pesci. Spengi i lupini! S'avanzano giorni piu' duri. * Tutti i giorni La guerra non viene piu' dichiarata, ma proseguita. L'inaudito e' divenuto quotidiano. L'eroe resta lontano dai combattimenti. Il debole e' trasferito nelle zone del fuoco. La divisa di oggi e' la pazienza, medaglia la misera stella della speranza, appuntata sul cuore. Viene conferita quando non accade piu' nulla, quando il fuoco tambureggiante ammutolisce, quando il nemico e' divenuto invisibile e l'ombra d'eterno riarmo ricopre il cielo. Viene conferita per la diserzione dalle bandiere, per il valore di fronte all'amico, per il tradimento di segreti obbrobriosi e l'inosservanza di tutti gli ordini. * Nella bufera di rose Ovunque ci volgiamo nella bufera di rose, la notte e' illuminata di spine, e il rombo del fogliame, cosi' lieve poc'anzi tra i cespugli, ora ci segue alle calcagna. * Discorso ed epilogo Non varcare le nostre labbra, parola che semini il drago. E' vero, l'aria e' soffocante, la luce schiuma di acidi e fermenti, sulla palude nereggia un velo di zanzare. Ama le biccherate la cicuta. E' in mostra una pelle di gatto: la serpe s'avventa soffiando, lo scorpione inizia la danza. Non raggiungere le nostre orecchie, fama dell'altrui colpa: parola, muori nella palude da cui la pozzanghera sgorga. Parola, stai al nostro fianco tenera di pazienza e d'impazienza. Bisogna che questa semina abbia fine! Non domera' la bestia colui che ne imita il verso. Chi rivela segreti d'alcova, rinunzia per sempre all'amore. La parola bastarda serve al frizzo per immolare uno stolto. Chi ti richiede un giudizio su questo straniero? Se non richiesto lo formuli, prosegui tu il suo cammino da una nottata all'altra con le sue piaghe ai piedi: va'! e non ritornare. Parola, sii nostra, libera, chiara, bella. Certo, dovra' avere fine ogni cautela. (Il gambero si ritrae, la talpa dorme troppo, l'acqua dolce dissolve la calce, che pietre ha filato). Vieni, benevolenza fatta di voci e d'aliti, questa bocca fortifica quando la sua fralezza si inorridisce e inceppa. Vieni e non ti negare, poiche' in conflitto siamo con tanto male. Prima che sangue di drago protegga l'avversario questa mano cadra' dentro il fuoco. O mia parola, salvami! 7. ALCUNE POESIE DI INGEBORG BACHMANN TRADOTTE DA LUIGI REITANI [Da Ingeborg Bachmann, Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999] Prender paese Nella terra del pascolo giunsi quand'era gia' notte, fiutando le cicatrici nei prati e il vento, prima che si levasse. L'amore piu' non pascolava, le campane erano spente e i cespugli affranti. Un corno piantato nel terreno, ostinato dalla guidaiola, confitto nel buio. Dalla terra lo presi, al cielo lo levai con piena forza. Per colmare questo paese con suoni soffiai nel corno, volendo nel vento incombente e tra steli increspati vivere di ogni origine! * Colle di cocci Giardini in amplessi col gelo - il pane bruciato nei forni - fiabesco il serto di messi e' miccia tra le tue mani. Taci! Conserva i tuoi stracci, le frasi, sgomente di lacrime, ai piedi del colle di cocci che i solchi sempre succinge. Se tutte le brocche s'infrangono, che resta nella brocca del pianto? Giu' in basso crepe roventi e lingue guizzanti di fuoco. Si creano ancora vapori tra clamori di acqua e di fuoco. O scala di nubi, di frasi, affidata al monte dei cocci! * Ombre rose ombre Sotto un cielo straniero ombre rose ombre su una terra straniera tra rose e ombre in un'acqua straniera la mia ombra * Dai Canti lungo la fuga XV. L'amore ha un trionfo e la morte ne ha uno, il tempo e il tempo che segue. Noi non ne abbiamo. Solo tramontare intorno a noi di stelle. Riflesso e silenzio. Ma il canto sulla polvere dopo, alto si levera' su di noi. 8. ET COETERA Saffo e' fiorita nell'isola di Lesbo, ove visse quasi sempre a Mitilene, tra il VII e il VI secolo a. C. Salvatore Quasimodo, tra i maggiori poeti del Novecento, nacque nel 1901 e scomparve nel 1968. Manara Valgimigli, grecista insigne, nacque nel 1876 e scomparve nel 1965. Alcune altre traduzioni: quelle di Gennaro Perrotta ora si possono leggere in Lirici greci, a cura di Umberto Albini, traduzione di Gennaro Perrotta, Le Monnier, Firenze 1972, Garzanti, Milano 1976, 1980; quelle di Enzo Mandruzzato in Id. (a cura di), Lirici greci dell'eta' arcaica, Rizzoli, Milano 1994, 2001; quelle di Filippo Maria Pontani in Id. (a cura di), Saffo, Alceo, Anacreonte, Liriche e frammenti, Einaudi, Torino 1965, 1997. Tra le edizioni economiche recenti segnaliamo particolarmente: Saffo, Poesie, traduzione e note di Fanco Ferrari, con ampia ed impegnata introduzione di Vincenzo Di Benedetto, Rizzoli, Milano 1987. E ancora: Saffo, Poesie, a cura di Ilaria Dagnini, Newton Compton, Roma 1982, 1991; e naturalmente: Lirici greci. Saffo, Alceo, Anacreonte, Ibico, a cura di Giulio Guidorizzi, Mondadori, Milano 1993. Tutte con testo a fronte. L'edizione critica oggi di riferimento e' quella curata da Eva-Maria Voigt, Sappho et Alcaeus. Fragmenta, Amsterdam 1971. Tra innumerevoli altri trascegliendo, tre libri ancora almeno mettera' forse conto segnalare: Gennaro Perrotta, Bruno Gentili, Polinnia. Poesia greca arcaica, D'Anna, Messina-Firenze 1948 e piu' volte ristampata (e' un'antologia ad uso dei licei, ma la raccomanderemmo ad ogni lettore e lettrice); Salvatore Nicosia, Tradizione testuale diretta e indiretta dei poeti di Lesbo, Edizioni dell'ateneo, Roma 1976 (utile per farsi un'idea di alcune questioni filologiche ed esegetiche); Bruno Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica, Laterza, Roma-Bari 1984. Ovviamente chi volesse accostare la letteratura greca nel suo ampio respiro troverebbe un amico e un compagno di viaggio buono e fedele in Albin Lesky, Storia della letteratura greca, 3 voll., Il Saggiatore, Milano 1962, 1996. * Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Saggi radiofonici: L'uomo senza qualita'; Il dicibile e l'indicibile. La filosofia di Ludwig Wittgenstein; La sventura e l'amore di Dio. Il cammino di Simone Weil; Il mondo di Marcel Proust. Sguardi in un pandemonio. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale; Letteratura come utopia. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. In edizione italiana cfr. almeno: Poesie, Guanda, 1987, Tea, Milano 1996; Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999; Il dicibile e l'indicibile. Saggi radiofonici, Adelphi, Milano 1998; Il buon Dio di Manhattan, Adelphi, Milano 1991; Il trentesimo anno, Adelphi, Milano 1985, Feltrinelli, Milano 1999; Tre sentieri per il lago, Adelphi, Milano 1980, Bompiani, Milano 1989; Malina, Adelphi, Milano 1973; Il caso Franza, Adelphi, Milano 1988; La ricezione critica della filosofia di Martin Heidegger, Guida, Napoli 1992; In cerca di frasi vere, Laterza, Roma-Bari 1989; Letteratura come utopia. Lezioni di Francoforte, Adelphi, Milano 1993. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore, cit. Sia Maria Teresa Mandalari che Luigi Reitani sono germanisti di vaglia, e traduttori di poesia di acutissima sensibilita'. Laura Boella insegna filosofia morale, dalla cattedra, con gli scritti, con la parola viva e la viva persona. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 244 del 9 aprile 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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