Coi piedi per terra. 173



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 173 del 6 aprile 2009

In questo numero:
1. Alessandro Pizzi: Tre ragioni dell'opposizione al mega-aeroporto a
Viterbo
2. Jekyll e Hyde in consiglio comunale
3. Associazione "Respirare": I paradisi artificiali della propaganda e la
nuda verita' dei fatti
4. Agli amministratori comunali e provinciali di Viterbo, perche' aprano gli
occhi
5. Al convegno nazionale dei Medici per l'ambiente la dottoressa Antonella
Litta relatrice sulla vicenda del mega-aeroporto di Viterbo
6. Manuela Cartosio: Eternit
7. Marina Forti: Niyamgiri
8. Daniele Pernigotti: Clima
9. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. EDITORIALE. ALESSANDRO PIZZI: TRE RAGIONI DELL'OPPOSIZIONE AL
MEGA-AEROPORTO A VITERBO
[Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per
questo intervento.
Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio]

E' bene ribadire ancora una volta le ragioni dell'opposizione alla
costruzione del mega-aeroporto a Viterbo.
*
1. Il mega-aeroporto arrecherebbe un grave danno alla zona termale.
Il Bulicame e' un vanto per tutta la provincia di Viterbo e rappresenta una
grande risorsa. Perche' metterla a rischio per far posto ad un aeroporto a
servizio di Roma per il turismo del "mordi e fuggi"? Non e' una iniziativa
razionale.
La zona interessata dall'aeroporto e' sottoposta a stringenti vincoli
paesaggistici, archeologici, ambientali. Per rendersene conto basta vedere
la Tavola 2 recante la "Planimetria con vincoli paesaggistici,
idrogeologici, archeologici, termali" messa a disposizione dei consiglieri
comunali e provinciali nella recente riunione congiunta del Consiglio
Comunale e Consiglio Provinciale di Viterbo. D'altra parte l'Amministrazione
Comunale di Viterbo ne e' da tempo ben consapevole, come dimostra ad esempio
il verbale del dibattito accluso alla delibera del Consiglio Comunale di
Viterbo n. 92 del 25 luglio 2008.
*
2. Nuocerebbe alla salute dei cittadini che abitano nei pressi
dell'aeroporto, in generale tutta Viterbo, per l'inquinamento acustico e per
le polveri sottili.
Per soddisfare desideri indotti dalla pubblicita' e dalle agenzie di
viaggio, per soddisfare la voglia di profitto delle compagnie low cost e di
qualche affarista locale si crea un grave danno alla salute dei cittadini
che abitano vicino all'aeroporto e in qualche misura ai cittadini della
provincia. Un aeroporto nelle vicinanze di una citta' e' nocivo per la
salute dei cittadini.
Ormai sono numerosi gli studi epidemiologici sugli effetti devastanti per la
salute dei cittadini che abitano nelle vicinanze di un aeroporto, per le
polveri sottili e l'inquinamento acustico. Ne sono ben consapevoli i
cittadini di Ciampino, del X Municipio di Roma e di Marino, a cui va tutta
la nostra solidarieta'.
Un altro motivo di preoccupazione e' il possibile impatto dei campi
elettromagnetici generati dai radar e dal sistema di comunicazione
terra-aereo.
Sarebbe opportuno conoscere la situazione attuale intorno alla zona dove
dovrebbe essere costruito l'aeroporto e in citta'. Soprattutto si dovrebbe
conoscere il progetto dell'aeroporto stesso. Ma in realta' non esiste ne' un
progetto ne' uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale ne' la
Valutazione Ambientale Strategica. La scelta di Viterbo e' stata fatta
dall'allora ministro Bianchi senza tenere conto delle leggi italiane.
*
3. Incrementerebbe il trasporto aereo con danno per la biosfera.
Con l'aumento del trasporto aereo aumenteranno le emissioni di CO2, uno dei
principali gas ad effetto serra che contribuisce in modo significativo al
surriscaldamento del clima; e per gli aerei deve essere tenuto in conto
anche l'effetto del vapore acqueo (le scie). E i cambiamenti climatici
cominciano a far sentire gli effetti nefasti sugli ecosistemi; e andando
avanti di questo passo, anche se nell'ultimo anno il settore del trasporto
aereo ha risentito degli effetti negativi della crisi, tra qualche decennio
non si riuscira' a mantenere l'aumento della temperatura nemmeno ai due
gradi centigradi, che pure daranno luogo a scenari drammatici per molti
abitanti del pianeta a partire dagli africani. Tra tutti i settori
economici, dal 1990 quello che ha avuto un incremento maggiore e' quello dei
trasporti (+25%) e tra i trasporti quello che e' piu' cresciuto e' quello
aereo con conseguente aumento di consumo di carburante e quindi di emissione
di CO2.
Il trasporto aereo non solo contribuisce al riscaldamento del clima, ma usa
anche una grande quantita' di energia. Considerato che le risorse della
terra sono limitate, e' necessario ridurre l'uso di energia e materia a
partire dal settore dei trasporti.

2. RIFLESSIONE. JEKYLL E HYDE IN CONSIGLIO COMUNALE

La stessa Amministrazione comunale di Viterbo che e' stata costretta a
rendere pubblica la planimetria dei vincoli paesaggistici, idrogeologici,
archeologici e termali presenti nell'area del Bulicame, da cui si evince
inequivocabilmente l'assoluta irrealizzabilita' tanto de jure quanto de
facto del devastante e nocivo mega-aeroporto, ebbene, come se nulla fosse il
2 aprile ha espresso ancora una volta una sciagurata, grottesca e
schizofrenica posizione a favore di un'opera speculativa che e' stato
dimostrato finanche dai documenti esibiti dal Comune stesso essere del tutto
illegale, insensata, impossibile.
C'e' del metodo in questa follia.
*
Per non dire dello sport piu' in voga nei corridoi del Comune (e della
Provincia) di Viterbo: una sorta di nicodemismo degli stenterelli e di
apoteosi dell'ipocrisia, per cui vari consiglieri che in aula votano come un
sol uomo per devastare l'area del Bulicame e mettere in pericolo la salute,
la sicurezza e la qualita' della vita dei cittadini, ebbene, nei corridoi
invece confidano di essere del tutto contrari e giurano che comunque il
mega-aeroporto non si fara' mai.
C'e' del metodo in questa follia.
*
Questo ignobile teatrino, questo turpe inganno, questo squallido imbroglio
deve cessare.
La cittadinanza viterbese ha capito da tempo che il mega-aeroporto e' solo
un'operazione speculativa a vantaggio di pochi affaristi e a danno di tutti
i cittadini; ha capito da tempo che devastare l'area termale del Bulicame e'
un crimine e una follia; ha capito da tempo che un mega-aeroporto a ridosso
di popolosi quartieri della citta' provoca un immenso danno alla salute,
alla sicurezza, alla qualita' della vita, ai diritti soggettivi ed ai
legittimi interessi della popolazione residente.
E' ora che le istituzioni la smettano di essere asservite a una lobby
nefasta di speculatori ed avvelenatori, e che una buona volta si torni al
rispetto della legalita' e della decenza, al rispetto del bene comune e
dell'etica pubblica, al rispetto della popolazione e della propria stessa
dignita'.

3. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": I PARADISI ARTIFICIALI DELLE
PROPAGANDA E LA NUDA VERITA' DEI FATTI
[Riportiamo il seguente comunicato del 4 aprile 2009. L'associazione
"Respirare" e' stata promossa dalla sezione di Viterbo dell'"Associazione
medici per l'ambiente (Isde - Italia)" e dal "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo]

Solo nei paradisi artificiali della propaganda dei mangiatori di oppio
un'opera nociva e distruttiva come il mega-aeroporto diviene il migliore dei
mondi possibili.
*
Invece nel mondo della realta' il mega-aeroporto a Viterbo avrebbe come
inevitabile conseguenza:
a) l'irreversibile devastazione dell'area termale del Bulicame e dei beni
archeologici, naturalistici, culturali, economici, terapeutici e scientifici
che li' si trovano;
b) una gravissima aggressione alla salute, alla sicurezza e alla qualita'
della vita dei cittadini di popolosi quartieri della citta';
c) un impoverimento del territorio che sarebbe vittima di un inquinamento
enorme;
d) un gigantesco sperpero di soldi pubblici per un'opera del tutto dannosa
per la collettivita';
e) una criminale violazione di leggi italiane ed europee e delle norme e dei
vincoli di salvaguardia previsti dalla pianificazione territoriale regionale
e comunale.
*
Viterbo e l'Alto Lazio hanno gia' subito troppe devastazioni ambientali da
parte di poteri speculativi, corrotti e criminali.
La popolazione di Viterbo e dell'Alto Lazio e' decisa a difendere il
territorio, la propria salute e sicurezza, i beni comuni e la legalita'
dall'assalto dei nuovi barbari. Nuovi barbari che in alcuni casi sono poi
gli stessi di altre precedenti aggressioni (la centrale di Montalto docet).
Noi non dimentichiamo. Noi difendiamo i diritti di tutti e la casa comune.

4. LETTERE. AGLI AMMINISTRATORI COMUNALI E PROVINCIALI DI VITERBO, PERCHE'
APRANO GLI OCCHI

Signori amministratori comunali e provinciali di Viterbo,
abbiamo assistito con vivo sconcerto e profonda tristezza alla vostra
surreale riunione del 2 aprile 2009, uno spettacolo allucinato a cavallo tra
psicodramma e teatro dell'assurdo; ed a quelli di voi che, pur in presenza
della documentazione cartografica predisposta dal Comune che dimostrava come
la realizzazione del mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame sia
illegale e impossibile, si sono irresponsabilmente espressi a favore di
un'opera illecita e insensata, vorremmo proporre alcuni argomenti su cui
riflettere.
*
Quali sarebbero gli effetti della realizzazione di un mega-aeroporto
nell'area termale del Bulicame a Viterbo?
1. Impatto locale sull'ambiente: devastazione dell'area termale del
Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico, economico,
sociale e simbolico peculiare e insostituibile.
2. Impatto sanitario sulla popolazione viterbese: gravissimi danni alla
salute, alla sicurezza, alla qualita' della vita.
3. Impatto sanitario sulla popolazione dell'Alto Lazio: cumulandosi il
mega-aeroporto con le altre gravosissime servitu' gia' presenti (in
particolare il polo energetico Civitavecchia-Montalto) la sinergia dei
fattori di inquinamento incrementera' danni, disagi e patologie.
4. Impatto sanitario globale: essendo il trasporto aereo fortemente
inquinante, ogni suo aumento si traduce in danno certo alla salute.
5. Impatto sociale su Viterbo: il mega-aeroporto non solo costituira' una
profonda aggressione alla salute e alla sicurezza delle persone, ma
provochera' anche un grave degrado della qualita' della vita, una forte
lesione a fondamentali diritti dei cittadini, un grave danno all'economia e
alla societa', il collasso delle infrastrutture del trasporto locale (gia'
gravemente insufficienti), la distruzione di beni ambientali, culturali,
agricoli, terapeutici, ricettivi, produttivi, scientifici.
6. Impatto sociale sull'Alto Lazio: accumulo di servitu' ed effetto
sinergico dei fattori di rischio e di depauperamento e degrado del
territorio e della sua economia.
7. Impatto politico locale: la devastazione del territorio, l'avvelenamento
dei cittadini, la distruzione di fondamentali beni comuni, la violazione di
fondamentali diritti della popolazione, sommati alla palese illegalita'
dell'opera, esporranno ancor piu' il territorio e la comunita' locale al
degrado civile e alla violenza di poteri speculativi e criminali.
8. Impatto globale sull'ambiente: essendo il mega-aeroporto finalizzato
all'incremento del trasporto aereo complessivo, esso contribuira' ad
accrescere l'inquinamento e l'effetto serra responsabile dei mutamenti
climatici che stanno mettendo in pericolo il futuro dell'umanita' e gli
equilibri della biosfera.
9. E per concludere: non solo il mega-aeroporto a Viterbo e' del tutto
fuorilegge, ma per realizzare un'opera fuorilegge verrebbero sperperate
ingenti risorse pubbliche (che pertanto verrebbero altresi' sottratte ad
opere e servizi realmente utili e fin indispensabili per la popolazione).
*
Confidando di avervi messo a disposizione un breve ma utile promemoria su
cui riflettere, vogliate gradire distinti saluti.
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 3 aprile 2009

5. INCONTRI. AL CONVEGNO NAZIONALE DEI MEDICI PER L'AMBIENTE LA DOTTORESSA
ANTONELLA LITTA RELATRICE SULLA VICENDA DEL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO

La dottoressa Antonella Litta e' stata relatrice al Convegno nazionale
dell'associazione "Medici per l'ambiente" (sezione italiana della
prestigiosa "International Society of Doctors for the Environment") che si
e' svolto a Salsomaggiore Terme dal 3 al 5 aprile 2009 sul tema "Promuovere
ambiente e salute a livello locale".
*
La relazione della dottoressa Litta ha illustrato il gravissimo impatto
ambientale e sanitario della eventuale realizzazione di un nocivo e
distruttivo mega-aeroporto a Viterbo (mega-aeroporto del tutto illegale alla
luce tanto della legislazione italiana ed europea quanto della
pianificazione territoriale e urbanistica locale e dei relativi vincoli di
salvaguardia), e l'esperienza condotta dal comitato che si oppone al
mega-aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, esperienza
proposta come modello di iniziativa civile in difesa di ambiente e salute.
*
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente.

6. CRIMINI DI PACE. MANUELA CARTOSIO: ETERNIT
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 aprile 2009 col titolo "Il magnate
svizzero e il barone belga. Eternit: processo europeo" e il sommario
"Storie. Lunedi' a Torino si apre il processo contro la 'cupola'
dell'Eternit. Quasi tremila vittime dell'amianto, la maggior parte a Casale
Monferrato. Per sfoltire le parti civili Stephan Schmidheiny offre un
risarcimento"]

Da Paray le Monial, piccolo centro della Borgogna, arriveranno due pullman
carichi di francesi. Un avvocato belga, uno tedesco, uno svizzero e uno
francese affiancheranno i legali italiani di parte civile. Le imputazioni
per disastro doloso e omissione dolosa di misure di sicurezza pendono su un
barone belga e un magnate svizzero. Bastano questi particolari, e il nome
Eternit, per qualificare come "europeo" il processo che si apre lunedi' a
Torino.
Se il giudice dell'udienza preliminare accogliera' le richieste del
procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello, sara' il piu' grande
processo penale mai celebrato nella secolare e luttuosa storia dall'amianto.
Per la prima volta non ci saranno alla sbarra dirigenti di medio calibro, ma
quella che Bruno Pesce, coordinatore dell'Associazione familiari vittime
dell'amianto di Casale Monferrato, chiama "la cupola dell'Eternit". Eric
Jonckheere, fondatore di Abeva (l'omologa associazione belga), la famiglia
distrutta dall'amianto, la chiama "la piovra dell'amianto". In effetti,
c'era parecchio di mafioso nel patto sottoscritto nel 1929, su impulso di
Eternit Svizzera ed Eternit Belgio, dalle aziende produttrici di
cemento-amianto. Il patto funziono' come "cartello" oligopolistico e come
lobby per occultare quel che via via i medici constatavano: l'amianto e' un
killer, provoca asbestosi, tumori ai polmoni e alla pleura (mesoteliomi). La
latenza dei tumori e' di 20-30 anni. Per questo nell'Unione europea che ha
messo al bando l'amianto (di fatto solo nel 2005) si continuera' a morire a
vagonate - 90.000 decessi l'anno - fino al picco previsto nel 2020-2030. Nel
resto del mondo, soprattutto nei paesi poveri che hanno scoperto piu' tardi
le delizie dell'indistruttibile amianto, "si stanno prenotando milioni di
persone" a una morte precoce e orribile, dice Bruno Pesce. "E' scandaloso
che le organizzazioni internazionali si inchinino alla legge del profitto,
tollerino la replica di un'ecatombe che noi abbiamo gia' subito".
L'inchiesta di Guariniello copre un arco storico che va dal 1952 al 1986,
anno di chiusura dei siti produttivi dell'Eternit in Italia (Cavagnolo,
Casale, Rubiera, Bagnoli). Poiche' le morti non si fermano - a Casale si
registrano una quarantina di casi di mesotelioma l'anno - l'elenco delle
vittime si allunghera' fino al dibattimento. La richiesta di rinvio a
giudizio conteggiava 2.056 decessi e 830 malati, per tre quarti concentrati
a Casale. Delle vittime casalesi, 267 non avevano mai messo piede dentro lo
stabilimento. Era l'amianto a uscire fuori. Scappava dai sacchi di iuta
trasportati sui vagoncini che facevano la spola tra la stazione ferroviaria
e l'Eternit. Si depositava sulle tute che gli operai portavano a casa alle
mogli da lavare. Scavalcava il recinto della fabbrica quando sul piazzale
venivano frantumati a cielo aperto gli scarti di lavorazione. Finiva in
cortili, vialetti, cantine, sottotetti che i casalesi sistemavano usando il
"polverino" regalato al popolo dalla munifica azienda. E' soprattutto sulla
distribuzione del "polverino" che poggia l'accusa di disastro doloso. Quanto
alla dolosa inosservanza delle norme di sicurezza, Guariniello scrive: "Gli
imputati hanno omesso di adottare i provvedimenti per contenere
l'esposizione all'amianto: impianti di aspirazione, adeguata ventilazione
dei reparti, utilizzo di sistemi a ciclo chiuso, limitazione dei tempi di
esposizione, procedure atte ad evitare la manipolazione...".
Gli imputati sono Stephan Schmidheiny, dal 1973 al vertice di Eternit Ag, e
Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, pezzo grosso di Eternit
Belgique (Eternit Italia, in sostanza, faceva capo a una multinazionale
svizzero-belga). Per brevita' li chiameremo lo svizzero e il belga. Nella
sua seconda vita, lo svizzero e' diventato un guru dello sviluppo
eco-sostenibile, ha scritto un libro intitolato Cambiare rotta, finanzia
progetti umanitari in America latina (corre voce sia sua l'isola usata come
location per l'Isola dei famosi), e' un ascoltato consigliere di istituzioni
e politici. Lo si puo' ammirare ritratto a fianco di Clinton e di Prodi. Il
barone belga, invece, non lo vedremo neppure in fotografia. Ha 88 anni e la
prospettiva di una dozzina d'anni di galera non lo turba. Pratichera' la
strategia processuale dell'assenza e dell'attesa (della prescrizione).
Lo svizzero, avendo da difendere la sua nuova immagine, ha avanzato
un'offerta di risarcimento per sfrondare il numero delle parti civili. Ce la
riassume l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei difensori dei familiari delle
vittime di Casale. 30.000 euro per chi, avendo vissuto a Casale per almeno
15 anni dopo il 1973, abbia contratto il mesotelioma. A questa somma si
aggiungono 20.000 euro per ogni vittima da destinare a un centro di ricerca
sul mesotelioma. Per i dipendenti delle fabbriche dell'Eternit la somma
varia in ragione del numero degli anni lavorati dopo il 1973 e della
gravita' del danno. Il risarcimento massimo, in caso di decesso, e' di
60.000 euro. Essendo un'offerta al pubblico, spiega Bonetto, non e'
negoziabile: o prendere o lasciare. Pero' ha il vantaggio che non impegna in
blocco tutte le parti lese. "Ognuno si regola come meglio crede".
Bruno Pesce, che ha cominciato a occuparsi dell'Eternit nel 1979 da giovane
segretario della Cgil e non ha ancora smesso, valuta "troppo bassa"
l'offerta dello svizzero. Sa pero' che molti l'accetteranno, incombendo il
rischio della prescrizione. L'offerta, comunque, non e' dettata da
filantropia. "E' frutto del nostro lavoro, per la prima volta al mondo il
risarcimento e' esteso anche ai residenti". Checche' ne dica lo svizzero, la
sua offerta "e' un'implicita assunzione di responsabilita'".
Alla vigilia del giorno tanto atteso Bruno Pesce si dibatte tra
soddisfazione e preoccupazione. Soddisfazione perche', dopo tanti esposti
cestinati, Casale ce l'ha fatta a portare in giudizio i vertici
dell'Eternit. La svolta nel 2004, quando un migliaio di casi documentati
dall'associazione casalese confluiscono nell'inchiesta aperta da Guariniello
sull'Eternit di Cavagnolo. Preoccupazione, perche' "avremo contro due
Golia". Lo svizzero e il belga "nei rispettivi paesi sono ancora personaggi
economicamente potenti e politicamente influenti". Il barone, parente del re
del Belgio, e la Etex (nuovo nome dell'Eternit Belgique) "sono ancora in
grado di non far pubblicare gli articoli sull'amianto".
E' nota l'allergia ai megaprocessi del procuratore Guariniello. Se si e'
risolto a farne uno, significa che l'annosa e complessa vicenda dell'Eternit
non lasciava alternative. E' possibile e ha senso "fare giustizia" a tanta
distanza di tempo? "In questi casi la giustizia da' quello che puo', quando
gli altri non danno", risponde l'avvocato Bonetto. Nella luttuosa scia
dell'amianto si intrecciano un problema giudiziario e un problema sociale.
In Francia, dopo una lunga e colpevole latitanza delle autorita' statali,
una soluzione l'hanno trovata. E' la Fiva, l'agenzia pubblica deputa al
risarcimento integrale delle vittime dell'amianto. Queste ultime
trasferiscono alla Fiva il diritto a rivalersi in sede civile sulle aziende.
E' una soluzione onerosa per lo Stato, un paio di miliardi l'anno, ma
dignitosa. In Italia, invece, i lavoratori ex esposti all'amianto devono
aspettare l'avara grazia dell'Inail. E i semplici cittadini con il
mesotelioma devono pagare di tasca loro le cure e i medicinali che il
servizio sanitario non passa.
*
Postilla prima. Italia: al bando dal '92 il killer resta sui tetti di scuole
case e ospedali
L'Italia ha messo al bando l'amianto nel 1992. Una legge dello stesso anno
imponeva alle Regioni di censire e mappare tutti i siti contaminati
dall'amianto, compresi gli edifici privati. A oggi, quattro Regioni (Lazio,
Calabria, Sicilia e Provincia autonoma di Trento) non hanno inviato alcun
dato ai ministeri competenti. Dal resto d'Italia sono stati segnalati 23.000
siti. Sono una piccola quota di quelli effettivi. Sparse nel nostro paese ci
sono 23 milioni di tonnellate di materiali edili contenenti amianto. Secondo
il Cnr, le coperture di cemento-amianto ammontano a 2,5 miliardi di metri
quadrati.
La bonifica procede a passo di lumaca. Non sono previste sanzioni per chi
non la effettua. E gli enti pubblici non danno certo il buon esempio, non
provvedono a togliere l'amianto neppure dagli ospedali e dalle scuole. Gli
incentivi offerti ai privati da alcune Regioni restano in larga parte
inutilizzati. Poche le discariche controllate. In quelle abusive non mancano
mai gli ondulati di eternit rotti e sbriciolati. L'unica bonifica seria e a
tappeto e' stata fatta a Casale Monferrato e in 48 comuni limitrofi. Dove
c'era la fabbrica dell'Eternit sorgera' un parco. Tutti gli edifici pubblici
sono stati bonificati. Per quelli privati, siamo al 50%.
Ogni anno in Italia si ammalano per l'amianto almeno 3.000 persone. Tre su
dieci non erano venute a contatto con la sostanza nell'ambiente di lavoro.
Il picco dei decessi e' atteso per il 2020.
Nel 2005 e' diventato effettivo per i paesi della Ue l'obbligo di non
produrre e di non usare l'amianto. Ma ci sono delle deroghe. Ad esempio, le
aziende chimiche possono ancora usare membrane all'amianto nel ciclo del
cloro. Lo scorso febbraio la Commissione europea ha allungato di altri sei
mesi la deroga. Se ne riparlera' dopo le elezioni.
*
Postilla seconda. India: Navi smantellate. Quando l'amianto uccide due volte
Per Alang, centro costiero del Gujarat e capitale mondiale della demolizione
delle navi, la crisi economica e' una benedizione. Il crollo dei noli
marittimi sta provocando la rottamazione anticipata di cargo e cisterne.
Tenere le navi ferme a far niente per gli armatori e' un costo. Meglio
venderle per milioni di dollari a un'impresa di demolizione, che a sua volta
vendera' i materiali recuperati. Le navi, purtroppo, non sono fatte solo di
acciaio. Sono imbottite di sostanze inquinanti e pericolose: morchie,
vernici al piombo, Pvc, amianto (usato come coibentante). Per le "formiche"
di Alang che con martelli, seghe e scalpelli, una sciarpa sulla bocca come
unica protezione, fanno a pezzi le imbarcazioni la benedizione si rovescia
quindi in una maledizione. Piu' lavorano, piu' si ammaleranno di asbestosi,
piu' moriranno di tumori ai polmoni causati dall'inalazione dell'amianto.
Il 16% dei lavoratori di Alang soffre di asbestosi. Il dato, verosimilmente
sottostimato, e' citato in uno studio della Commissione europea che prevede
che da qui al 2015 lo smantellamento delle navi produrra' 5,5 milioni di
tonnellate di materiali "pericolosi" per l'ambiente e la salute. L'amianto
incidera' per 1.000-3.000 tonnellate l'anno. Due terzi delle demolizioni
continuera' a essere fatta in India, Bangladesh e Pakistan, paesi che non
sono in grado di contenere l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo.
E dove la gente per due dollari al giorno e' disposta a tutto.
Nei primi tre mesi di quest'anno ad Alang sono arrivate 125 navi da
rottamare, quasi quante ne erano state smantellate nei due anni precedenti.
Il 2009 si chiudera' con 250 navi demolite, "un record senza precedenti", si
fregano le mani le imprese. In tre mesi 150-200 lavoratori riescono a
smontare fino all'ultimo bullone un'imbarcazione da 10.000 tonnellate.
Alang si e' specializzata nelle demolizioni grazie al ritmo particolare
della marea che, in quel tratto di Oceano indiano, si alza un paio di volte
al mese e fa spiaggiare naturalmente le navi. Il nome di Alang balzo' agli
onori della cronaca nel 2005. Era diretta li', dopo varie peregrinazioni, la
portaerei francese Clemenceau, gravata da 200 tonnellate di amianto. Una
campagna internazionale di Greenpeace impedi' l'approdo. Una sentenza della
Corte suprema indiana costrinse Chirac a riportare a Brest la Clemenceau. Le
ultime notizie danno la portaerei in rotta verso la Gran Bretagna dove,
previa bonifica, sara' demolita.
Archiviato il caso eclatante della Clemenaceau, tutto e' proseguito come al
solito. Le navi dei ricchi continuano a essere demolite dai poveri, un
lavoro "sporco e pericoloso sotto tutti i profili", dice l'Ilo. Cosi' lo
stesso amianto uccide due volte. La prima, nei cantieri dei paesi
occidentali dove le navi erano state costruite; la seconda, nei bacini del
terzo mondo dove vengono smantellate. Andando a ritroso, si torna ad esempio
ai morti per amianto ai cantieri di Monfalcone. Per 42 di essi la procura
della Repubblica di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio di 14 dirigenti
di Fincantieri.

7. MONDO. MARINA FORTI: NIYAMGIRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 aprile 2009 col titolo "La battaglia di
Niyamgiri"]

La miniera delle montagne Niyamgiri torna a far parlare di se'. E' il
controverso progetto dell'azienda mineraria Vedanta Resources, compagnia
britannica proprieta' di uno dei piu' ricchi capitani d'industria indiani
(e' nella lista delle prime cento societa' per capitalizzazione quotate alla
Borsa di Londra). Si tratta di aprire una miniera di bauxite a cielo aperto
in una zona remota delle montagne dell'Orissa, stato dell'India orientale,
nel cuore di una regione di montagne impervie, foreste e grandi giacimenti
minerari: racchiude il 70% dei giacimenti di carbone dell'India, il 56% di
ferro e il 60% di bauxite. Non a caso e' chiamata la mineral belt, la
"cintura dei minerali".
Le alture di Niyamgiri, per quanto remote, non sono pero' deserte. Sono
abitate da una popolazione nativa (adivasi, o "tribali") di circa 8.000
persone: i Dongria Kondh, una tra le popolazioni aborigene meno integrate
dell'India (piu' "primitive", dicono le autorita' locali). La miniera a
cielo aperto del Niyamgiri dunque torna, in particolare con un filmato, un
documentario che oggi sara' presentato ai deputati del parlamento
britannico, a Londra. Titolo: "Mine: story of a sacred mountain" (Miniera:
storia di una montagna sacra), realizzato dall'organizzazione per i diritti
dei popoli indigeni "Survival international", che ripercorre la storia della
miniera di bauxire dal punto di vista della popolazione Dongria Kondh. Sono
loro infatti che hanno tutto da perdere da quella miniera.
La miniera infatti porterebbe ruspe e macchinari pesanti su quelle alture,
aprendo una grande ferita nella foresta. Vedanta conta di estrarne la
bauxite per alimentare una raffineria di allumina gia' costruita non
lontano, presso la cittadina di Lanjigarh: anzi, ha investendo 800 milioni
di dollari per ampliarla; dovrebbe produrre inizialmente un milione di
tonnellate di allumina all'anno. Per tutto questo - raffineria e miniera -
Vedanta ha ottenuto le concessioni dal governo dell'Orissa gia' nel 2004,
suscitando le proteste delle comunita' adivasi gia' evacuate per fare posto
agli impianti industriali. Resistenze ancora piu' forti suscita la miniera:
i Dongria Kondh dovranno andarsene, se il progetto sara' realizzato, ma per
loro sulle colline di Niyamgiri c'e' la sopravvivenza, fisica e culturale.
Per loro quel massiccio e' Niyam Raja, "montagna regina", da onorare e non
toccare: da lei sgorga il bene piu' prezioso che ci sia, l'acqua.
Negli ultimi tre anni dunque i Dongria Kondh si sono mobilitati in frequenti
proteste, sostenuti da una rete di ambientalisti, attivisti sociali e per i
diritti civili. Per due volte hanno mandato delegazioni fino a Londra,
all'assemblea degli azionisti di Vedanta, a perorare la propria causa. Hanno
adito le vie legali, con una petizione "per pubblico interesse" alla corte
suprema indiana. A loro favore c'erano diversi argomenti, dalle valutazioni
di impatto ambientale alla perdita di mezzi di sopravvivenza a cui saranno
condannati: alla fine pero' la Corte suprema si e' pronunciata, nell'agosto
2008, a favore del progetto minerario. Gli adivasi delle colline di
Niyamgiri non si danno ancora per vinti, hanno scritto appelli, torneranno a
rivolgersi agli azionisti della compagnia mineraria: che sappiano come i
loro investimenti contribuiscono a cancellare una popolazione - o almeno,
considerino il rischio di trovarsi presto sommersi da richieste di
risarcimenti. Di preoccuparsi hanno del resto ampio motivo - di recente la
polizia indiana ha cominciato a indagare sulle accuse di frode mosse contro
Anil Agarwal, il multimiliardario presidente della compagnia.

8. ITALIA. DANIELE PERNIGOTTI: CLIMA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 aprile 2009 col titolo "Clima da
Malpaese"]

Molti si affannano a sottolineare che Germanwatch e' solo una ong tedesca e
i suoi rapporti non hanno valenza ufficiale. Fatto sta che in ogni suo
rapporto l'Italia esce con le ossa piu' rotte. E' avvenuto cosi' negli
ultimi anni per l'Indice di Performance sui cambiamenti climatici, che ci ha
visto arretrare sempre di piu' nella classifica mondiale dei paesi piu'
virtuosi per la lotta ai cambiamenti climatici, con un'inusuale par condicio
che ha accomunato governi di centrosinistra e centrodestra.
E' cosi' anche per l'Economic/climate recovery score cards, la classifica
che Germanwatch ha stilato in collaborazione con Ecofys per valutare quanto
i pacchetti di "stimolo economico" predisposti dai vari paesi tengano conto
della lotta ai cambiamenti climatici. Lo studio, presentato in questi giorni
a Bonn in occasione dei lavori dell'Onu di preparazione della Conferenza di
Copenhagen, considera solo un numero limitato di paesi: Usa, Germania, Gran
Bretagna, Francia, Italia e l'Unione europea nel suo complesso. Per altre
nazioni, quali Giappone, Cina e Sud Corea, non e' stato possibile applicare
completamente gli indicatori costruiti per lo studio, perche' le
informazioni disponibili non avevano il dettaglio sufficiente.
Secondo le indicazione dell'Ipcc, il comitato scientifico consultivo
dell'Onu sui cambiamenti climatici, per affrontare in modo efficace il
riscaldamento del pianeta sarebbe necessario investire nei prossimi anni
dall'1% al 3% del Pil. Ora risulta che anche i paesi piu' virtuosi, quali
Germania e Usa, non hanno ancora raggiunto quella soglia, avendo investito
rispettivamente lo 0,5 e 0,4 del Pil. Solo la Ue riesce a fare meglio,
perche' ha destinato l'1,3% del suo budget (che pero' in termini assoluti e'
molto ridotto) alla produzione di energia rinnovabile, interventi
strutturali sulle reti elettriche e la promozione di progetti per la cattura
e lo stoccaggio della Co2 nelle grosse centrali a carbone.
E l'Italia? Con un pacchetto di sostegno all'economia complessivamente tra i
piu' significativi, posizionandosi con i suoi 100 miliardi di euro dietro
solo agli Usa, riesce ad avere una performance addirittura peggiorativa sui
cambiamenti climatici.
Il pacchetto italiano, tutto orientato al trasporto, presenta infatti degli
aspetti positivi rispetto agli incentivi sulle auto che favoriscono
l'introduzione di nuovi modelli a minore emissione, anche se non tende a
favorire in modo specifico le auto a benzina e gasolio con minori emissioni
di Co2.
A fronte di questo intervento positivo che gli indicatori di Germanwatch
quantificano ad un livello poco sotto dello 0,3% del Pil, vi sono pero'
interventi a favore della costruzione di nuove strade pari a ben oltre lo
0,6% che lo studio legge in chiave negativa perche' tende a stimolare il
trasporto su gomma e quindi le emissioni di Co2.
Risulta cosi' che l'effetto complessivo del pacchetto italiano ha un effetto
addirittura negativo per circa il 0,4% del Pil, unico esempio tra i paesi
oggetto di studio, visto che la Gran Bretagna ha una performance
sostanzialmente neutra e tutti gli altri hanno una ricaduta variamente
positiva per la lotta ai cambiamenti climatici.
Attendiamo adesso di vedere cosa accadra' nella pubblicazione del prossimo
Indice di Performance sui cambiamenti climatici di Germanwatch, in
pubblicazione a dicembre, anche se quanto e' visibile all'orizzonte lascia
solo ipotizzare un ulteriore scivolamento verso le ultime posizioni della
classifica.

9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 173 del 6 aprile 2009

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