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Coi piedi per terra. 173
- Subject: Coi piedi per terra. 173
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 6 Apr 2009 09:16:12 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 173 del 6 aprile 2009 In questo numero: 1. Alessandro Pizzi: Tre ragioni dell'opposizione al mega-aeroporto a Viterbo 2. Jekyll e Hyde in consiglio comunale 3. Associazione "Respirare": I paradisi artificiali della propaganda e la nuda verita' dei fatti 4. Agli amministratori comunali e provinciali di Viterbo, perche' aprano gli occhi 5. Al convegno nazionale dei Medici per l'ambiente la dottoressa Antonella Litta relatrice sulla vicenda del mega-aeroporto di Viterbo 6. Manuela Cartosio: Eternit 7. Marina Forti: Niyamgiri 8. Daniele Pernigotti: Clima 9. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. EDITORIALE. ALESSANDRO PIZZI: TRE RAGIONI DELL'OPPOSIZIONE AL MEGA-AEROPORTO A VITERBO [Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per questo intervento. Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio] E' bene ribadire ancora una volta le ragioni dell'opposizione alla costruzione del mega-aeroporto a Viterbo. * 1. Il mega-aeroporto arrecherebbe un grave danno alla zona termale. Il Bulicame e' un vanto per tutta la provincia di Viterbo e rappresenta una grande risorsa. Perche' metterla a rischio per far posto ad un aeroporto a servizio di Roma per il turismo del "mordi e fuggi"? Non e' una iniziativa razionale. La zona interessata dall'aeroporto e' sottoposta a stringenti vincoli paesaggistici, archeologici, ambientali. Per rendersene conto basta vedere la Tavola 2 recante la "Planimetria con vincoli paesaggistici, idrogeologici, archeologici, termali" messa a disposizione dei consiglieri comunali e provinciali nella recente riunione congiunta del Consiglio Comunale e Consiglio Provinciale di Viterbo. D'altra parte l'Amministrazione Comunale di Viterbo ne e' da tempo ben consapevole, come dimostra ad esempio il verbale del dibattito accluso alla delibera del Consiglio Comunale di Viterbo n. 92 del 25 luglio 2008. * 2. Nuocerebbe alla salute dei cittadini che abitano nei pressi dell'aeroporto, in generale tutta Viterbo, per l'inquinamento acustico e per le polveri sottili. Per soddisfare desideri indotti dalla pubblicita' e dalle agenzie di viaggio, per soddisfare la voglia di profitto delle compagnie low cost e di qualche affarista locale si crea un grave danno alla salute dei cittadini che abitano vicino all'aeroporto e in qualche misura ai cittadini della provincia. Un aeroporto nelle vicinanze di una citta' e' nocivo per la salute dei cittadini. Ormai sono numerosi gli studi epidemiologici sugli effetti devastanti per la salute dei cittadini che abitano nelle vicinanze di un aeroporto, per le polveri sottili e l'inquinamento acustico. Ne sono ben consapevoli i cittadini di Ciampino, del X Municipio di Roma e di Marino, a cui va tutta la nostra solidarieta'. Un altro motivo di preoccupazione e' il possibile impatto dei campi elettromagnetici generati dai radar e dal sistema di comunicazione terra-aereo. Sarebbe opportuno conoscere la situazione attuale intorno alla zona dove dovrebbe essere costruito l'aeroporto e in citta'. Soprattutto si dovrebbe conoscere il progetto dell'aeroporto stesso. Ma in realta' non esiste ne' un progetto ne' uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale ne' la Valutazione Ambientale Strategica. La scelta di Viterbo e' stata fatta dall'allora ministro Bianchi senza tenere conto delle leggi italiane. * 3. Incrementerebbe il trasporto aereo con danno per la biosfera. Con l'aumento del trasporto aereo aumenteranno le emissioni di CO2, uno dei principali gas ad effetto serra che contribuisce in modo significativo al surriscaldamento del clima; e per gli aerei deve essere tenuto in conto anche l'effetto del vapore acqueo (le scie). E i cambiamenti climatici cominciano a far sentire gli effetti nefasti sugli ecosistemi; e andando avanti di questo passo, anche se nell'ultimo anno il settore del trasporto aereo ha risentito degli effetti negativi della crisi, tra qualche decennio non si riuscira' a mantenere l'aumento della temperatura nemmeno ai due gradi centigradi, che pure daranno luogo a scenari drammatici per molti abitanti del pianeta a partire dagli africani. Tra tutti i settori economici, dal 1990 quello che ha avuto un incremento maggiore e' quello dei trasporti (+25%) e tra i trasporti quello che e' piu' cresciuto e' quello aereo con conseguente aumento di consumo di carburante e quindi di emissione di CO2. Il trasporto aereo non solo contribuisce al riscaldamento del clima, ma usa anche una grande quantita' di energia. Considerato che le risorse della terra sono limitate, e' necessario ridurre l'uso di energia e materia a partire dal settore dei trasporti. 2. RIFLESSIONE. JEKYLL E HYDE IN CONSIGLIO COMUNALE La stessa Amministrazione comunale di Viterbo che e' stata costretta a rendere pubblica la planimetria dei vincoli paesaggistici, idrogeologici, archeologici e termali presenti nell'area del Bulicame, da cui si evince inequivocabilmente l'assoluta irrealizzabilita' tanto de jure quanto de facto del devastante e nocivo mega-aeroporto, ebbene, come se nulla fosse il 2 aprile ha espresso ancora una volta una sciagurata, grottesca e schizofrenica posizione a favore di un'opera speculativa che e' stato dimostrato finanche dai documenti esibiti dal Comune stesso essere del tutto illegale, insensata, impossibile. C'e' del metodo in questa follia. * Per non dire dello sport piu' in voga nei corridoi del Comune (e della Provincia) di Viterbo: una sorta di nicodemismo degli stenterelli e di apoteosi dell'ipocrisia, per cui vari consiglieri che in aula votano come un sol uomo per devastare l'area del Bulicame e mettere in pericolo la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei cittadini, ebbene, nei corridoi invece confidano di essere del tutto contrari e giurano che comunque il mega-aeroporto non si fara' mai. C'e' del metodo in questa follia. * Questo ignobile teatrino, questo turpe inganno, questo squallido imbroglio deve cessare. La cittadinanza viterbese ha capito da tempo che il mega-aeroporto e' solo un'operazione speculativa a vantaggio di pochi affaristi e a danno di tutti i cittadini; ha capito da tempo che devastare l'area termale del Bulicame e' un crimine e una follia; ha capito da tempo che un mega-aeroporto a ridosso di popolosi quartieri della citta' provoca un immenso danno alla salute, alla sicurezza, alla qualita' della vita, ai diritti soggettivi ed ai legittimi interessi della popolazione residente. E' ora che le istituzioni la smettano di essere asservite a una lobby nefasta di speculatori ed avvelenatori, e che una buona volta si torni al rispetto della legalita' e della decenza, al rispetto del bene comune e dell'etica pubblica, al rispetto della popolazione e della propria stessa dignita'. 3. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": I PARADISI ARTIFICIALI DELLE PROPAGANDA E LA NUDA VERITA' DEI FATTI [Riportiamo il seguente comunicato del 4 aprile 2009. L'associazione "Respirare" e' stata promossa dalla sezione di Viterbo dell'"Associazione medici per l'ambiente (Isde - Italia)" e dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Solo nei paradisi artificiali della propaganda dei mangiatori di oppio un'opera nociva e distruttiva come il mega-aeroporto diviene il migliore dei mondi possibili. * Invece nel mondo della realta' il mega-aeroporto a Viterbo avrebbe come inevitabile conseguenza: a) l'irreversibile devastazione dell'area termale del Bulicame e dei beni archeologici, naturalistici, culturali, economici, terapeutici e scientifici che li' si trovano; b) una gravissima aggressione alla salute, alla sicurezza e alla qualita' della vita dei cittadini di popolosi quartieri della citta'; c) un impoverimento del territorio che sarebbe vittima di un inquinamento enorme; d) un gigantesco sperpero di soldi pubblici per un'opera del tutto dannosa per la collettivita'; e) una criminale violazione di leggi italiane ed europee e delle norme e dei vincoli di salvaguardia previsti dalla pianificazione territoriale regionale e comunale. * Viterbo e l'Alto Lazio hanno gia' subito troppe devastazioni ambientali da parte di poteri speculativi, corrotti e criminali. La popolazione di Viterbo e dell'Alto Lazio e' decisa a difendere il territorio, la propria salute e sicurezza, i beni comuni e la legalita' dall'assalto dei nuovi barbari. Nuovi barbari che in alcuni casi sono poi gli stessi di altre precedenti aggressioni (la centrale di Montalto docet). Noi non dimentichiamo. Noi difendiamo i diritti di tutti e la casa comune. 4. LETTERE. AGLI AMMINISTRATORI COMUNALI E PROVINCIALI DI VITERBO, PERCHE' APRANO GLI OCCHI Signori amministratori comunali e provinciali di Viterbo, abbiamo assistito con vivo sconcerto e profonda tristezza alla vostra surreale riunione del 2 aprile 2009, uno spettacolo allucinato a cavallo tra psicodramma e teatro dell'assurdo; ed a quelli di voi che, pur in presenza della documentazione cartografica predisposta dal Comune che dimostrava come la realizzazione del mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame sia illegale e impossibile, si sono irresponsabilmente espressi a favore di un'opera illecita e insensata, vorremmo proporre alcuni argomenti su cui riflettere. * Quali sarebbero gli effetti della realizzazione di un mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame a Viterbo? 1. Impatto locale sull'ambiente: devastazione dell'area termale del Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico, economico, sociale e simbolico peculiare e insostituibile. 2. Impatto sanitario sulla popolazione viterbese: gravissimi danni alla salute, alla sicurezza, alla qualita' della vita. 3. Impatto sanitario sulla popolazione dell'Alto Lazio: cumulandosi il mega-aeroporto con le altre gravosissime servitu' gia' presenti (in particolare il polo energetico Civitavecchia-Montalto) la sinergia dei fattori di inquinamento incrementera' danni, disagi e patologie. 4. Impatto sanitario globale: essendo il trasporto aereo fortemente inquinante, ogni suo aumento si traduce in danno certo alla salute. 5. Impatto sociale su Viterbo: il mega-aeroporto non solo costituira' una profonda aggressione alla salute e alla sicurezza delle persone, ma provochera' anche un grave degrado della qualita' della vita, una forte lesione a fondamentali diritti dei cittadini, un grave danno all'economia e alla societa', il collasso delle infrastrutture del trasporto locale (gia' gravemente insufficienti), la distruzione di beni ambientali, culturali, agricoli, terapeutici, ricettivi, produttivi, scientifici. 6. Impatto sociale sull'Alto Lazio: accumulo di servitu' ed effetto sinergico dei fattori di rischio e di depauperamento e degrado del territorio e della sua economia. 7. Impatto politico locale: la devastazione del territorio, l'avvelenamento dei cittadini, la distruzione di fondamentali beni comuni, la violazione di fondamentali diritti della popolazione, sommati alla palese illegalita' dell'opera, esporranno ancor piu' il territorio e la comunita' locale al degrado civile e alla violenza di poteri speculativi e criminali. 8. Impatto globale sull'ambiente: essendo il mega-aeroporto finalizzato all'incremento del trasporto aereo complessivo, esso contribuira' ad accrescere l'inquinamento e l'effetto serra responsabile dei mutamenti climatici che stanno mettendo in pericolo il futuro dell'umanita' e gli equilibri della biosfera. 9. E per concludere: non solo il mega-aeroporto a Viterbo e' del tutto fuorilegge, ma per realizzare un'opera fuorilegge verrebbero sperperate ingenti risorse pubbliche (che pertanto verrebbero altresi' sottratte ad opere e servizi realmente utili e fin indispensabili per la popolazione). * Confidando di avervi messo a disposizione un breve ma utile promemoria su cui riflettere, vogliate gradire distinti saluti. Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti Viterbo, 3 aprile 2009 5. INCONTRI. AL CONVEGNO NAZIONALE DEI MEDICI PER L'AMBIENTE LA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA RELATRICE SULLA VICENDA DEL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO La dottoressa Antonella Litta e' stata relatrice al Convegno nazionale dell'associazione "Medici per l'ambiente" (sezione italiana della prestigiosa "International Society of Doctors for the Environment") che si e' svolto a Salsomaggiore Terme dal 3 al 5 aprile 2009 sul tema "Promuovere ambiente e salute a livello locale". * La relazione della dottoressa Litta ha illustrato il gravissimo impatto ambientale e sanitario della eventuale realizzazione di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo (mega-aeroporto del tutto illegale alla luce tanto della legislazione italiana ed europea quanto della pianificazione territoriale e urbanistica locale e dei relativi vincoli di salvaguardia), e l'esperienza condotta dal comitato che si oppone al mega-aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, esperienza proposta come modello di iniziativa civile in difesa di ambiente e salute. * Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. 6. CRIMINI DI PACE. MANUELA CARTOSIO: ETERNIT [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 aprile 2009 col titolo "Il magnate svizzero e il barone belga. Eternit: processo europeo" e il sommario "Storie. Lunedi' a Torino si apre il processo contro la 'cupola' dell'Eternit. Quasi tremila vittime dell'amianto, la maggior parte a Casale Monferrato. Per sfoltire le parti civili Stephan Schmidheiny offre un risarcimento"] Da Paray le Monial, piccolo centro della Borgogna, arriveranno due pullman carichi di francesi. Un avvocato belga, uno tedesco, uno svizzero e uno francese affiancheranno i legali italiani di parte civile. Le imputazioni per disastro doloso e omissione dolosa di misure di sicurezza pendono su un barone belga e un magnate svizzero. Bastano questi particolari, e il nome Eternit, per qualificare come "europeo" il processo che si apre lunedi' a Torino. Se il giudice dell'udienza preliminare accogliera' le richieste del procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello, sara' il piu' grande processo penale mai celebrato nella secolare e luttuosa storia dall'amianto. Per la prima volta non ci saranno alla sbarra dirigenti di medio calibro, ma quella che Bruno Pesce, coordinatore dell'Associazione familiari vittime dell'amianto di Casale Monferrato, chiama "la cupola dell'Eternit". Eric Jonckheere, fondatore di Abeva (l'omologa associazione belga), la famiglia distrutta dall'amianto, la chiama "la piovra dell'amianto". In effetti, c'era parecchio di mafioso nel patto sottoscritto nel 1929, su impulso di Eternit Svizzera ed Eternit Belgio, dalle aziende produttrici di cemento-amianto. Il patto funziono' come "cartello" oligopolistico e come lobby per occultare quel che via via i medici constatavano: l'amianto e' un killer, provoca asbestosi, tumori ai polmoni e alla pleura (mesoteliomi). La latenza dei tumori e' di 20-30 anni. Per questo nell'Unione europea che ha messo al bando l'amianto (di fatto solo nel 2005) si continuera' a morire a vagonate - 90.000 decessi l'anno - fino al picco previsto nel 2020-2030. Nel resto del mondo, soprattutto nei paesi poveri che hanno scoperto piu' tardi le delizie dell'indistruttibile amianto, "si stanno prenotando milioni di persone" a una morte precoce e orribile, dice Bruno Pesce. "E' scandaloso che le organizzazioni internazionali si inchinino alla legge del profitto, tollerino la replica di un'ecatombe che noi abbiamo gia' subito". L'inchiesta di Guariniello copre un arco storico che va dal 1952 al 1986, anno di chiusura dei siti produttivi dell'Eternit in Italia (Cavagnolo, Casale, Rubiera, Bagnoli). Poiche' le morti non si fermano - a Casale si registrano una quarantina di casi di mesotelioma l'anno - l'elenco delle vittime si allunghera' fino al dibattimento. La richiesta di rinvio a giudizio conteggiava 2.056 decessi e 830 malati, per tre quarti concentrati a Casale. Delle vittime casalesi, 267 non avevano mai messo piede dentro lo stabilimento. Era l'amianto a uscire fuori. Scappava dai sacchi di iuta trasportati sui vagoncini che facevano la spola tra la stazione ferroviaria e l'Eternit. Si depositava sulle tute che gli operai portavano a casa alle mogli da lavare. Scavalcava il recinto della fabbrica quando sul piazzale venivano frantumati a cielo aperto gli scarti di lavorazione. Finiva in cortili, vialetti, cantine, sottotetti che i casalesi sistemavano usando il "polverino" regalato al popolo dalla munifica azienda. E' soprattutto sulla distribuzione del "polverino" che poggia l'accusa di disastro doloso. Quanto alla dolosa inosservanza delle norme di sicurezza, Guariniello scrive: "Gli imputati hanno omesso di adottare i provvedimenti per contenere l'esposizione all'amianto: impianti di aspirazione, adeguata ventilazione dei reparti, utilizzo di sistemi a ciclo chiuso, limitazione dei tempi di esposizione, procedure atte ad evitare la manipolazione...". Gli imputati sono Stephan Schmidheiny, dal 1973 al vertice di Eternit Ag, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, pezzo grosso di Eternit Belgique (Eternit Italia, in sostanza, faceva capo a una multinazionale svizzero-belga). Per brevita' li chiameremo lo svizzero e il belga. Nella sua seconda vita, lo svizzero e' diventato un guru dello sviluppo eco-sostenibile, ha scritto un libro intitolato Cambiare rotta, finanzia progetti umanitari in America latina (corre voce sia sua l'isola usata come location per l'Isola dei famosi), e' un ascoltato consigliere di istituzioni e politici. Lo si puo' ammirare ritratto a fianco di Clinton e di Prodi. Il barone belga, invece, non lo vedremo neppure in fotografia. Ha 88 anni e la prospettiva di una dozzina d'anni di galera non lo turba. Pratichera' la strategia processuale dell'assenza e dell'attesa (della prescrizione). Lo svizzero, avendo da difendere la sua nuova immagine, ha avanzato un'offerta di risarcimento per sfrondare il numero delle parti civili. Ce la riassume l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei difensori dei familiari delle vittime di Casale. 30.000 euro per chi, avendo vissuto a Casale per almeno 15 anni dopo il 1973, abbia contratto il mesotelioma. A questa somma si aggiungono 20.000 euro per ogni vittima da destinare a un centro di ricerca sul mesotelioma. Per i dipendenti delle fabbriche dell'Eternit la somma varia in ragione del numero degli anni lavorati dopo il 1973 e della gravita' del danno. Il risarcimento massimo, in caso di decesso, e' di 60.000 euro. Essendo un'offerta al pubblico, spiega Bonetto, non e' negoziabile: o prendere o lasciare. Pero' ha il vantaggio che non impegna in blocco tutte le parti lese. "Ognuno si regola come meglio crede". Bruno Pesce, che ha cominciato a occuparsi dell'Eternit nel 1979 da giovane segretario della Cgil e non ha ancora smesso, valuta "troppo bassa" l'offerta dello svizzero. Sa pero' che molti l'accetteranno, incombendo il rischio della prescrizione. L'offerta, comunque, non e' dettata da filantropia. "E' frutto del nostro lavoro, per la prima volta al mondo il risarcimento e' esteso anche ai residenti". Checche' ne dica lo svizzero, la sua offerta "e' un'implicita assunzione di responsabilita'". Alla vigilia del giorno tanto atteso Bruno Pesce si dibatte tra soddisfazione e preoccupazione. Soddisfazione perche', dopo tanti esposti cestinati, Casale ce l'ha fatta a portare in giudizio i vertici dell'Eternit. La svolta nel 2004, quando un migliaio di casi documentati dall'associazione casalese confluiscono nell'inchiesta aperta da Guariniello sull'Eternit di Cavagnolo. Preoccupazione, perche' "avremo contro due Golia". Lo svizzero e il belga "nei rispettivi paesi sono ancora personaggi economicamente potenti e politicamente influenti". Il barone, parente del re del Belgio, e la Etex (nuovo nome dell'Eternit Belgique) "sono ancora in grado di non far pubblicare gli articoli sull'amianto". E' nota l'allergia ai megaprocessi del procuratore Guariniello. Se si e' risolto a farne uno, significa che l'annosa e complessa vicenda dell'Eternit non lasciava alternative. E' possibile e ha senso "fare giustizia" a tanta distanza di tempo? "In questi casi la giustizia da' quello che puo', quando gli altri non danno", risponde l'avvocato Bonetto. Nella luttuosa scia dell'amianto si intrecciano un problema giudiziario e un problema sociale. In Francia, dopo una lunga e colpevole latitanza delle autorita' statali, una soluzione l'hanno trovata. E' la Fiva, l'agenzia pubblica deputa al risarcimento integrale delle vittime dell'amianto. Queste ultime trasferiscono alla Fiva il diritto a rivalersi in sede civile sulle aziende. E' una soluzione onerosa per lo Stato, un paio di miliardi l'anno, ma dignitosa. In Italia, invece, i lavoratori ex esposti all'amianto devono aspettare l'avara grazia dell'Inail. E i semplici cittadini con il mesotelioma devono pagare di tasca loro le cure e i medicinali che il servizio sanitario non passa. * Postilla prima. Italia: al bando dal '92 il killer resta sui tetti di scuole case e ospedali L'Italia ha messo al bando l'amianto nel 1992. Una legge dello stesso anno imponeva alle Regioni di censire e mappare tutti i siti contaminati dall'amianto, compresi gli edifici privati. A oggi, quattro Regioni (Lazio, Calabria, Sicilia e Provincia autonoma di Trento) non hanno inviato alcun dato ai ministeri competenti. Dal resto d'Italia sono stati segnalati 23.000 siti. Sono una piccola quota di quelli effettivi. Sparse nel nostro paese ci sono 23 milioni di tonnellate di materiali edili contenenti amianto. Secondo il Cnr, le coperture di cemento-amianto ammontano a 2,5 miliardi di metri quadrati. La bonifica procede a passo di lumaca. Non sono previste sanzioni per chi non la effettua. E gli enti pubblici non danno certo il buon esempio, non provvedono a togliere l'amianto neppure dagli ospedali e dalle scuole. Gli incentivi offerti ai privati da alcune Regioni restano in larga parte inutilizzati. Poche le discariche controllate. In quelle abusive non mancano mai gli ondulati di eternit rotti e sbriciolati. L'unica bonifica seria e a tappeto e' stata fatta a Casale Monferrato e in 48 comuni limitrofi. Dove c'era la fabbrica dell'Eternit sorgera' un parco. Tutti gli edifici pubblici sono stati bonificati. Per quelli privati, siamo al 50%. Ogni anno in Italia si ammalano per l'amianto almeno 3.000 persone. Tre su dieci non erano venute a contatto con la sostanza nell'ambiente di lavoro. Il picco dei decessi e' atteso per il 2020. Nel 2005 e' diventato effettivo per i paesi della Ue l'obbligo di non produrre e di non usare l'amianto. Ma ci sono delle deroghe. Ad esempio, le aziende chimiche possono ancora usare membrane all'amianto nel ciclo del cloro. Lo scorso febbraio la Commissione europea ha allungato di altri sei mesi la deroga. Se ne riparlera' dopo le elezioni. * Postilla seconda. India: Navi smantellate. Quando l'amianto uccide due volte Per Alang, centro costiero del Gujarat e capitale mondiale della demolizione delle navi, la crisi economica e' una benedizione. Il crollo dei noli marittimi sta provocando la rottamazione anticipata di cargo e cisterne. Tenere le navi ferme a far niente per gli armatori e' un costo. Meglio venderle per milioni di dollari a un'impresa di demolizione, che a sua volta vendera' i materiali recuperati. Le navi, purtroppo, non sono fatte solo di acciaio. Sono imbottite di sostanze inquinanti e pericolose: morchie, vernici al piombo, Pvc, amianto (usato come coibentante). Per le "formiche" di Alang che con martelli, seghe e scalpelli, una sciarpa sulla bocca come unica protezione, fanno a pezzi le imbarcazioni la benedizione si rovescia quindi in una maledizione. Piu' lavorano, piu' si ammaleranno di asbestosi, piu' moriranno di tumori ai polmoni causati dall'inalazione dell'amianto. Il 16% dei lavoratori di Alang soffre di asbestosi. Il dato, verosimilmente sottostimato, e' citato in uno studio della Commissione europea che prevede che da qui al 2015 lo smantellamento delle navi produrra' 5,5 milioni di tonnellate di materiali "pericolosi" per l'ambiente e la salute. L'amianto incidera' per 1.000-3.000 tonnellate l'anno. Due terzi delle demolizioni continuera' a essere fatta in India, Bangladesh e Pakistan, paesi che non sono in grado di contenere l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. E dove la gente per due dollari al giorno e' disposta a tutto. Nei primi tre mesi di quest'anno ad Alang sono arrivate 125 navi da rottamare, quasi quante ne erano state smantellate nei due anni precedenti. Il 2009 si chiudera' con 250 navi demolite, "un record senza precedenti", si fregano le mani le imprese. In tre mesi 150-200 lavoratori riescono a smontare fino all'ultimo bullone un'imbarcazione da 10.000 tonnellate. Alang si e' specializzata nelle demolizioni grazie al ritmo particolare della marea che, in quel tratto di Oceano indiano, si alza un paio di volte al mese e fa spiaggiare naturalmente le navi. Il nome di Alang balzo' agli onori della cronaca nel 2005. Era diretta li', dopo varie peregrinazioni, la portaerei francese Clemenceau, gravata da 200 tonnellate di amianto. Una campagna internazionale di Greenpeace impedi' l'approdo. Una sentenza della Corte suprema indiana costrinse Chirac a riportare a Brest la Clemenceau. Le ultime notizie danno la portaerei in rotta verso la Gran Bretagna dove, previa bonifica, sara' demolita. Archiviato il caso eclatante della Clemenaceau, tutto e' proseguito come al solito. Le navi dei ricchi continuano a essere demolite dai poveri, un lavoro "sporco e pericoloso sotto tutti i profili", dice l'Ilo. Cosi' lo stesso amianto uccide due volte. La prima, nei cantieri dei paesi occidentali dove le navi erano state costruite; la seconda, nei bacini del terzo mondo dove vengono smantellate. Andando a ritroso, si torna ad esempio ai morti per amianto ai cantieri di Monfalcone. Per 42 di essi la procura della Repubblica di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio di 14 dirigenti di Fincantieri. 7. MONDO. MARINA FORTI: NIYAMGIRI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 aprile 2009 col titolo "La battaglia di Niyamgiri"] La miniera delle montagne Niyamgiri torna a far parlare di se'. E' il controverso progetto dell'azienda mineraria Vedanta Resources, compagnia britannica proprieta' di uno dei piu' ricchi capitani d'industria indiani (e' nella lista delle prime cento societa' per capitalizzazione quotate alla Borsa di Londra). Si tratta di aprire una miniera di bauxite a cielo aperto in una zona remota delle montagne dell'Orissa, stato dell'India orientale, nel cuore di una regione di montagne impervie, foreste e grandi giacimenti minerari: racchiude il 70% dei giacimenti di carbone dell'India, il 56% di ferro e il 60% di bauxite. Non a caso e' chiamata la mineral belt, la "cintura dei minerali". Le alture di Niyamgiri, per quanto remote, non sono pero' deserte. Sono abitate da una popolazione nativa (adivasi, o "tribali") di circa 8.000 persone: i Dongria Kondh, una tra le popolazioni aborigene meno integrate dell'India (piu' "primitive", dicono le autorita' locali). La miniera a cielo aperto del Niyamgiri dunque torna, in particolare con un filmato, un documentario che oggi sara' presentato ai deputati del parlamento britannico, a Londra. Titolo: "Mine: story of a sacred mountain" (Miniera: storia di una montagna sacra), realizzato dall'organizzazione per i diritti dei popoli indigeni "Survival international", che ripercorre la storia della miniera di bauxire dal punto di vista della popolazione Dongria Kondh. Sono loro infatti che hanno tutto da perdere da quella miniera. La miniera infatti porterebbe ruspe e macchinari pesanti su quelle alture, aprendo una grande ferita nella foresta. Vedanta conta di estrarne la bauxite per alimentare una raffineria di allumina gia' costruita non lontano, presso la cittadina di Lanjigarh: anzi, ha investendo 800 milioni di dollari per ampliarla; dovrebbe produrre inizialmente un milione di tonnellate di allumina all'anno. Per tutto questo - raffineria e miniera - Vedanta ha ottenuto le concessioni dal governo dell'Orissa gia' nel 2004, suscitando le proteste delle comunita' adivasi gia' evacuate per fare posto agli impianti industriali. Resistenze ancora piu' forti suscita la miniera: i Dongria Kondh dovranno andarsene, se il progetto sara' realizzato, ma per loro sulle colline di Niyamgiri c'e' la sopravvivenza, fisica e culturale. Per loro quel massiccio e' Niyam Raja, "montagna regina", da onorare e non toccare: da lei sgorga il bene piu' prezioso che ci sia, l'acqua. Negli ultimi tre anni dunque i Dongria Kondh si sono mobilitati in frequenti proteste, sostenuti da una rete di ambientalisti, attivisti sociali e per i diritti civili. Per due volte hanno mandato delegazioni fino a Londra, all'assemblea degli azionisti di Vedanta, a perorare la propria causa. Hanno adito le vie legali, con una petizione "per pubblico interesse" alla corte suprema indiana. A loro favore c'erano diversi argomenti, dalle valutazioni di impatto ambientale alla perdita di mezzi di sopravvivenza a cui saranno condannati: alla fine pero' la Corte suprema si e' pronunciata, nell'agosto 2008, a favore del progetto minerario. Gli adivasi delle colline di Niyamgiri non si danno ancora per vinti, hanno scritto appelli, torneranno a rivolgersi agli azionisti della compagnia mineraria: che sappiano come i loro investimenti contribuiscono a cancellare una popolazione - o almeno, considerino il rischio di trovarsi presto sommersi da richieste di risarcimenti. Di preoccuparsi hanno del resto ampio motivo - di recente la polizia indiana ha cominciato a indagare sulle accuse di frode mosse contro Anil Agarwal, il multimiliardario presidente della compagnia. 8. ITALIA. DANIELE PERNIGOTTI: CLIMA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 aprile 2009 col titolo "Clima da Malpaese"] Molti si affannano a sottolineare che Germanwatch e' solo una ong tedesca e i suoi rapporti non hanno valenza ufficiale. Fatto sta che in ogni suo rapporto l'Italia esce con le ossa piu' rotte. E' avvenuto cosi' negli ultimi anni per l'Indice di Performance sui cambiamenti climatici, che ci ha visto arretrare sempre di piu' nella classifica mondiale dei paesi piu' virtuosi per la lotta ai cambiamenti climatici, con un'inusuale par condicio che ha accomunato governi di centrosinistra e centrodestra. E' cosi' anche per l'Economic/climate recovery score cards, la classifica che Germanwatch ha stilato in collaborazione con Ecofys per valutare quanto i pacchetti di "stimolo economico" predisposti dai vari paesi tengano conto della lotta ai cambiamenti climatici. Lo studio, presentato in questi giorni a Bonn in occasione dei lavori dell'Onu di preparazione della Conferenza di Copenhagen, considera solo un numero limitato di paesi: Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e l'Unione europea nel suo complesso. Per altre nazioni, quali Giappone, Cina e Sud Corea, non e' stato possibile applicare completamente gli indicatori costruiti per lo studio, perche' le informazioni disponibili non avevano il dettaglio sufficiente. Secondo le indicazione dell'Ipcc, il comitato scientifico consultivo dell'Onu sui cambiamenti climatici, per affrontare in modo efficace il riscaldamento del pianeta sarebbe necessario investire nei prossimi anni dall'1% al 3% del Pil. Ora risulta che anche i paesi piu' virtuosi, quali Germania e Usa, non hanno ancora raggiunto quella soglia, avendo investito rispettivamente lo 0,5 e 0,4 del Pil. Solo la Ue riesce a fare meglio, perche' ha destinato l'1,3% del suo budget (che pero' in termini assoluti e' molto ridotto) alla produzione di energia rinnovabile, interventi strutturali sulle reti elettriche e la promozione di progetti per la cattura e lo stoccaggio della Co2 nelle grosse centrali a carbone. E l'Italia? Con un pacchetto di sostegno all'economia complessivamente tra i piu' significativi, posizionandosi con i suoi 100 miliardi di euro dietro solo agli Usa, riesce ad avere una performance addirittura peggiorativa sui cambiamenti climatici. Il pacchetto italiano, tutto orientato al trasporto, presenta infatti degli aspetti positivi rispetto agli incentivi sulle auto che favoriscono l'introduzione di nuovi modelli a minore emissione, anche se non tende a favorire in modo specifico le auto a benzina e gasolio con minori emissioni di Co2. A fronte di questo intervento positivo che gli indicatori di Germanwatch quantificano ad un livello poco sotto dello 0,3% del Pil, vi sono pero' interventi a favore della costruzione di nuove strade pari a ben oltre lo 0,6% che lo studio legge in chiave negativa perche' tende a stimolare il trasporto su gomma e quindi le emissioni di Co2. Risulta cosi' che l'effetto complessivo del pacchetto italiano ha un effetto addirittura negativo per circa il 0,4% del Pil, unico esempio tra i paesi oggetto di studio, visto che la Gran Bretagna ha una performance sostanzialmente neutra e tutti gli altri hanno una ricaduta variamente positiva per la lotta ai cambiamenti climatici. Attendiamo adesso di vedere cosa accadra' nella pubblicazione del prossimo Indice di Performance sui cambiamenti climatici di Germanwatch, in pubblicazione a dicembre, anche se quanto e' visibile all'orizzonte lascia solo ipotizzare un ulteriore scivolamento verso le ultime posizioni della classifica. 9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 173 del 6 aprile 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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