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Minime. 761
- Subject: Minime. 761
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 16 Mar 2009 01:01:00 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 761 del 16 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Sandra 2. Contro schiavismo, sessismo, razzismo. Una sola lotta 3. Una proposta di ordine del giorno ai Comuni, le Province e le Regioni fedeli allo stato di diritto e all'umanita' 4. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo 5. Per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord 6. Mariagrazia Gerina: Il mostro in casa 7. Rahila Gupta: Donne contro il fondamentalismo 8. Vladimiro Polchi: L'infanzia violata delle "spose bambine" 9. Enrica Rigo: Anche i rumeni votano 10. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 11. Silvana Silvestri ricorda Peter Bacso' 12. Silvana Silvestri ricorda Tullio Pinelli 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. PERSONE. MARIA G. DI RIENZO: SANDRA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Ho sognato di te, ma il mondo era un altro. E tu eri un'altra con il mondo. Avevi le spalle diritte, il passo lieve e gioioso di chi conosce la terra, e il tuo sguardo aveva perso le ombre dure del segreto. Per tutta la vita hai detto a me sola: "Non mi amano perche' son figlia di nessuno". Per tutta la vita ti ho risposto: "Non ti amano perche' non sono capaci di amare". Sciocchi scolari, penso ancor oggi, sapendo che era cosi' facile amarti. 2. EDITORIALE. CONTRO SCHIAVISMO, SESSISMO, RAZZISMO. UNA SOLA LOTTA Una e la stessa e' la lotta contro lo schiavismo, contro il sessismo, contro il razzismo. Una e la stessa e' la lotta contro la violenza sessuale, l'ordine patriarcale, il colonialismo. Una e la stessa e' la lotta contro la guerra e contro il fascismo. Una e la stessa e' la lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani e contro la devastazione della biosfera. Una e la stessa e' la lotta per la dignita' delle persone, i diritti degli animali non umani e la salvaguardia della natura. * Chiamiamo nonviolenza questa lotta e questa consapevolezza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 3. INIZIATIVE. UNA PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO AI COMUNI, LE PROVINCE E LE REGIONI FEDELI ALLO STATO DI DIRITTO E ALL'UMANITA' [Riproponiamo il seguente appello] Egregi Sindaci ed egregi Presidenti delle Province e delle Regioni, egregi consiglieri comunali, provinciali e regionali, vi proponiamo di porre all'ordine del giorno di sedute straordinarie convocate ad hoc delle assemblee deliberative delle istituzioni di cui fate parte la seguente proposta di ordine del giorno. A nessuno sfugge la gravita' dell'ora. Un cordiale saluto, il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 11 marzo 2009 * Proposta di ordine del giorno Premesso che alcune disposizioni del cosiddetto "pacchetto sicurezza" promosso dal governo con successivi decreti e disegni di legge tuttora all'esame del Parlamento sono in flagrante contrasto con principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, dello stato di diritto, dell'ordinamento democratico, della civilta' giuridica, della Dichiarazione universale dei diritti umani; Il consiglio comunale (provinciale, regionale) di ... invita il Parlamento a respingere le proposte di provvedimento palesemente razziste ed incostituzionali. 4. INIZIATIVE. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO [Riproponiamo il seguente appello] Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale, all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge, al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro paese. Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche alcune iniziative necessarie ed urgenti. * 1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali del cosiddetto "pacchetto sicurezza". * 2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro, nell'assistenza pubblica erogata erga omnes; b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita', che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente, massivamente, impunemente violati; c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel paese; d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e passivo) per tutti i residenti; e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che la gestiscono e favoreggiano. * 3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo, con due obiettivi specifici: a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari; b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. 5. INIZIATIVE. PER LA MESSA FUORILEGGE DELL'ORGANIZZAZIONE RAZZISTA DENOMINATA LEGA NORD [Riproponiamo il seguente appello] Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Senato della Repubblica Al Presidente della Camera dei Deputati Oggetto: Richiesta di iniziativa per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord Egregi Presidenti, ci rivolgiamo a voi come massime autorita' dello Stato per richiedere un vostro intervento al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. Tale organizzazione, che pur essendo assolutamente minoritaria nel Paese e' riuscita ad ottenere nel governo nazionale l'affidamento di decisivi ministeri a suoi rappresentanti, persegue e proclama una politica razzista incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana, con uno stato di diritto, con un ordinamento giuridico democratico, con un paese civile. Ritenendo che vi siano i presupposti per un'azione delle competenti magistrature che persegua penalmente sia i singoli atti e fatti di razzismo, sia l'azione organizzata e continuata e quindi l'associazione a delinquere che ne e' responsabile, con la presente chiediamo un vostro intervento affinche' si avviino le procedure previste dalla vigente normativa al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord e della punizione ai sensi di legge di tutti gli atti delittuosi di razzismo da suoi esponenti promossi, commessi, istigati o apologizzati. Con osservanza, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 27 febbraio 2009 6. UNA SOLA UMANITA'. MARIAGRAZIA GERINA: IL MOSTRO IN CASA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 14 marzo 2009 col titolo "Telefono Rosa, aumentano le denunce: nel 63% dei casi il 'mostro' e' il marito o l'ex" e il sommario "Violenze in aumento. Ma solo due vittime su cento raccontano di essere state violentate da uno sconosciuto. E anche la crisi economica, dentro le mura domestiche, rischia di trasformarsi in un fattore scatenante"] Luciana, la chiameremo cosi', vive a Guidonia. Un posto alle porte di Roma ormai associato alla violenza di cui quattro rumeni in branco sono stati capaci. Il mostro, pero', Luciana (41 anni, un figlio di 13), ce l'ha dentro casa: e' italiano, operaio, licenza media. Suo marito. Fuori, si comporta come una persona normale. Dentro le mura domestiche, invece, usa violenze di ogni tipo: fisiche, psicologiche, sessuali. Lei, che e' piu' istruita e lavora come impiegata, ha sopportato tutto, per anni. "Cosa l'ha spinta?". "Vergogna e debolezza", ha risposto il 14 gennaio quando ha detto basta e si e' rivolta al Telefono Rosa. Le volontarie di Telefono Rosa - un appartamento a Roma dove le vittime di violenza (di tutta Italia) possono trovare assistenza psicologica, umana e legale, telefonica o di persona - di storie cosi' nel 2008, il ventesimo dell'associazione diretta da Maria Gabriella Moscatelli, ne hanno raccolte 1744: 4-5 donne che ogni giorno cercano aiuto, 300 in piu' dell'anno precedente, a evidenziare un aumento del fenomeno violenza. Italiane (1452), straniere (287). Casalinghe e libere professioniste, istruite e no. Solo 2 ogni 100 raccontano di essere state violentate o molestate da uno sconosciuto. Tutte le altre l'autore della violenza lo conoscono bene. E' l'uomo che hanno sposato: nel 53% dei casi e' il marito, nel 10% l'ex marito, che non smette di tormentarle. Oppure, in un altro 9% di casi, e' comunque l'uomo con cui convivono o l'ex convivente (5%). E ancora: il fidanzato, il padre, il figlio, il fratello: un parente, insomma (9%). E non c'e' differenza in questo tra donne italiane e donne straniere. Se non che nel 54% dei casi le straniere sono sposate con un marito italiano. E' questa l'Italia che fotografa Telefono Rosa. Un paese in cui e' la casa "il luogo meno sicuro per le donne", dove le vittime vivono a contatto quotidiano con il violento (che con il resto del mondo nel 67% dei casi si comporta come una persona normale) e dove le donne, che subiscono nell'81% dei casi una violenza ripetuta e ciclica, si sentono ancora piu' sole. Per questo molte di loro hanno piu' di 35 anni: aspettano che i figli crescano per ribellarsi. "La donna stuprata per la strada", spiega la vicepresidente Paola Lattes, "ha meno paura a denunciare perche' non conosce lo stupratore: denunciare tuo marito e' molto piu' difficile". Spesso a ingabbiarle e' anche il ricatto economico. Il 35% ha lasciato il lavoro dopo il matrimonio. Le casalinghe (22%) e le disoccupate (15%) sono in aumento e sono piu' delle libere professioniste (5%). E la crisi - avverte Telefono Rosa - rischia di abbattersi su di loro. "Dai racconti emerge molto chiaramente, spesso la violenza scatta proprio quando i soldi non bastano". 7. UNA SOLA UMANITA'. RAHILA GUPTA: DONNE CONTRO IL FONDAMENTALISMO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Rahila Gupta apparso col titolo "Ben prima dei Versi satanici" sul quotidiano "The Guardian" del 21 febbraio 2009] Il ventesimo anniversario della fatwa contro Rushdie e' stato dibattuto pubblicamente da circa lo stesso coro di voci, ora un po' piu' vecchie e con qualche ritrattazione, che udimmo allora. Le voci delle donne dissidenti godono di scarsa attenzione, sebbene siano le donne le prime a sentire il brivido dei fondamentalismi religiosi quando le loro precarie liberta' cominciano ad atrofizzarsi. Cio' non significa che queste voci non esistano, ma solo che le posizioni da loro espresse potrebbero essere sconvenienti per il discorso dominante che guida il dibattito pubblico. Molto prima che il problema dell'estremismo religioso fosse percepito da un largo segmento della societa', diciamo dalla seconda meta' degli anni '80, i gruppi di donne come Southall Black Sisters (Sbs) erano consapevoli delle crescenti restrizioni su base religiosa imposte alle donne. I militanti per un Punjab indipendente e teocratico fecero sentire la loro presenza a Southall, e il risultato fu che sulle strade la vita si fece molto piu' difficile per le giovani donne. Cosi', quando l'"affaire Rushdie" venne alla luce, l'Sbs capi' che non si trattava di un episodio isolato di fervore religioso. Il gruppo organizzo' un incontro di femministe bianche e nere provenienti da uno svariato spettro di tradizioni politiche, etnie e religioni, che culmino' con la fondazione di "Donne contro il fondamentalismo" (Dcf) nel 1989. Le donne di questa nuova associazione sentivano con forza la necessita' di occuparsi del risorgere dei fondamentalismi in tutte le religioni, in tutto il mondo, in parte per sfidare la demonizzazione dell'Islam fatta dallo stato e dall'intelligentsia liberale, in parte per riuscire a sviluppare strategie efficaci di contrasto ai fondamentalismi nelle comunita' locali. "Donne contro il fondamentalismo" ebbe il suo momento di gloria mediatica perche' i media erano preda di un'affamata frenesia e quindi propensi a raccontare la storia di Rushdie da ogni angolatura possibile. Le altre campagne, quelle contro i fondamentalismi hindu, cattolico ed ebraico non ottennero lo stesso livello di attenzione. Al che, i sedicenti antirazzisti bollarono le donne come anti-islamiche e islamofobe, l'esatto contrario di quello che "Donne contro il fondamentalismo" tentava di ottenere, ovvero la resistenza contro il razzismo, il sessismo ed i fondamentalismi religiosi. Nel 1989, cinquanta donne di "Donne contro il fondamentalismo" che tenevano un presidio fuori dal Parlamento furono prese in mezzo tra una marcia di giovani asiatici che chiedevano il bando dei "Versi satanici" e la contromarcia del National Front. Invece di prendersela con questi ultimi, gli uomini asiatici attaccarono verbalmente e fisicamente le donne, che dovettero chiedere l'intervento della polizia, ed erano le stesse donne con cui gli aggressori avevano precedentemente dimostrato fianco a fianco, contro il razzismo di stato. Il fallout dell'affaire Rushdie e' stato il diffondersi di "identita' religiose" a discapito delle "identita' etniche" o di genere. Antirazzisti laici cominciarono a declamare, e a reclamare, un'identita' musulmana. Donne musulmane mostrarono il velo come simbolo di identita' religiosa, senza riconoscere, o voler accettare, il fatto che questa decisione rimetteva l'onere della sicurezza delle donne alla modestia del loro abbigliamento e comportamento, anziche' al contrasto dell'aggressione maschile. La sinistra si mostro' riluttante a contrastare le forze reazionarie nelle nostre comunita' per timore di essere bollata come razzista. La risposta dello stato e' stata contraddittoria, come minimo: l'agenda "anti-estremista" post 7 luglio ha visto il corteggiamento dei cosiddetti "moderati" (spesso collegati ad organizzazioni estremiste estere), che sono moderati sulla questione dell'ordine pubblico, ma certamente non sulla questione delle donne. Cio' ha condotto, per esempio, all'esplosione delle scuole religiose, ed alla crescente accettazione che qualche forma della "sharia" dovrebbe essere incorporata nel vigente sistema legale. Tuttavia, la scorsa settimana e' emerso da indiscrezioni filtrate dai corpi antiterrorismo che chiunque promuova la legge islamica dovrebbe essere classificato come estremista! Ed allo stesso tempo ufficiali di polizia ammettono che l'agenda antiterrorismo del governo sta impedendo il loro lavoro sui matrimoni forzati, perche' il governo teme di alienarsi i leader delle comunita'. Pragna Patel, cofondatrice di "Donne contro il fondamentalismo", riflette su quanto le cose siano cambiate: "Sapevamo ben poco di quanto in la' lo stato si sarebbe spinto nell'esaudire le richieste dei fondamentalisti e nel concedere loro spazi pubblici essenziali, il che e' assai problematico per le donne, e' uno sviluppo che preoccupa profondamente". Di "Donne contro il fondamentalismo" abbiamo bisogno piu' che mai. 8. UNA SOLA UMANITA'. VLADIMIRO POLCHI: L'INFANZIA VIOLATA DELLE "SPOSE BAMBINE" [Dal quotidiano "La Repubblica" del 15 marzo 2009 col titolo "In Italia migliaia di piccole straniere costrette a fare le mogli" e il sommario "Infanzie interrotte all'altare l'esercito delle spose bambine. E nei campi Rom arrivano alcune minorenni 'comprate' per i matrimoni"] Roma - Sidra conosce appena quell'uomo, lo trova gentile. L'amico di papa' e' sempre pieno d'attenzioni e regalini. Sidra ignora le vere intenzioni del padre: lei tredicenne e' stata promessa sposa a quell'uomo di 44 anni. Sidra e' pakistana e abita in una piccola citta' del Veneto. Va a scuola, vive "all'italiana" e non vuole piegarsi all'autorita' paterna. Il suo destino di "sposa bambina" e' pero' segnato. Poi, un giorno, Sidra sparisce. Che fine ha fatto? Nessuno lo sa. Forse e' stata rapita o magari e' fuggita, lontana dal padre e da quell'uomo che non voleva sposare. Pochi giorni fa ha fatto notizia l'arresto di undici cittadini bulgari. L'accusa? Farebbero parte di un'organizzazione criminale, che porta in Italia ragazze minorenni per venderle come spose a clan di nomadi e poi impiegate in furti e borseggi. Le minori "costano" 10.000 euro, ma sono consegnate dalle loro famiglie ai membri dell'organizzazione, in cambio di appena mille euro e la promessa di un matrimonio. Quella delle "spose bambine" e' una vita da diverse: non possono giocare, uscire con i coetanei, studiare. Sono ragazzine predestinate. Un'infanzia rubata: le attende un matrimonio combinato dalla famiglia. Sono tante nel mondo: circa 60 milioni, secondo l'International center for research on women. Dove vivono? In Niger innanzitutto e poi in Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Nepal, Mozambico, Uganda, India ed Etiopia. E in Italia? Secondo gli esperti, sarebbero qualche migliaio. Da noi, il fenomeno ha un lato oscuro e illegale e un altro alla luce del sole. In base all'articolo 84 del codice civile, infatti, in Italia i minori non si possono sposare, ma c'e' una deroga: il sedicenne puo' essere autorizzato dal tribunale per i minorenni a contrarre matrimonio per gravi motivi. Secondo il Centro nazionale di documentazione per l'infanzia, il numero di spose minorenni si e' fortemente ridotto negli anni, passando dalle 1.562 del 1993 alle 209 del 2006; in termini relativi si ha poco piu' di una sposa minorenne ogni mille matrimoni. All'esiguita' del fenomeno si aggiunge una forte concentrazione territoriale. A farla da padrone e' il Sud Italia: nella sola Campania si contano piu' della meta' delle spose minorenni (123 nel 2006). Questa e' solo la componente legale del fenomeno, la punta dell'iceberg. Le statistiche non fotografano il sommerso: i matrimoni non riconosciuti dalla legge, i rapporti opachi che si celano all'interno di alcune comunita' d'immigrati. Quali? Quelle piu' impermeabili al mondo esterno: pakistane, indiane, egiziane. E Rom. Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione Rom e Sinti insieme ricorda il caso di suo fratello che "si e' sposato quando aveva 15 anni, con una ragazza di 14, dopo una fuitina". Si', perche' tra le comunita' nomadi "accadeva spesso che ci si sposasse molto piccoli. E il caso delle spose bambine era la normalita'. Ora invece e' sempre meno frequente, seppure il fenomeno continua a essere presente nei campi". Paolo Ciani conosce bene la realta' dei campi: e' il responsabile dei servizi Rom e Sinti per la comunita' di Sant'Egidio. "Molti Rom - racconta - non si interessano del riconoscimento legale delle nozze. Ricordo il caso di un uomo, padre di undici figli, che durante il censimento romano del 1995 si era infuriato con i vigili urbani perche' lo avevano schedato tra i 'conviventi'. Il suo matrimonio infatti non era mai stato registrato". "Nei campi - prosegue Ciani - si assiste ancora a nozze tra minorenni, soprattutto tra i Rom dell'ex Jugoslavia. Ma i casi tendono a diminuire. Nella nostra esperienza assistiamo a due fenomeni negativi: famiglie che cercano per i propri figli spose di 13 o 14 anni nei Paesi d'origine, perche' ritenute piu' virtuose, e la tratta di minorenni, che vengono fatte sposare e poi impiegate nell'accattonaggio". Ma a parte "questi casi di devianza criminale", il problema di solito e' un altro. "Si chiama 'mancanza dell'adolescenza'. E nasce dal terrore del genitore che una figlia quindicenne perda la verginita', cosi' cerca di darla in sposa al piu' presto". Un problema avvertito anche all'interno di alcune comunita' di immigrati in Italia. "Il fenomeno delle spose bambine e' ben presente tra le comunita' che arrivano dal mondo rurale del Nord Africa - sostiene Souad Sbai, deputata Pdl e presidente dell'Associazione donne marocchine d'Italia - e accade spesso che le bambine spariscano dopo le elementari, portate nei Paesi d'origine per sposarsi. Questo succedeva con frequenza tra i marocchini, finche' una legge del '95 ha vietato i matrimoni tra minorenni. Alcune ragazze spariscono o scappano, per esempio in Francia, per evitare di sposare il vecchio che il padre gli impone. Per queste ragioni e' importante investire sul processo d'integrazione, l'unico antidoto allo sfruttamento delle donne". Mara Tognetti, docente di politiche migratorie all'universita' Milano-Bicocca, conferma che "all'interno delle comunita' piu' impermeabili al mondo esterno, i matrimoni combinati, in cui e' la sposa a essere di solito minorenne, non sono rari. Spesso le ragazze sono consenzienti. Ma assistiamo anche a richieste di ricongiungimento familiare che ci lasciano perplessi". Un esempio? "Uno zio che chiede di ricongiungersi con una nipote minorenne - risponde la docente - e si scopre invece che dietro si cela un matrimonio". Come puo' intervenire lo Stato? "L'unica possibilita' e' che la ragazza stessa denunci i suoi 'sfruttatori', padre o marito. Pero', e' molto raro". 9. UNA SOLA UMANITA'. ENRICA RIGO: ANCHE I RUMENI VOTANO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 marzo 2009 col titolo "Anche i rumeni votano ma non lo sa nessuno"] I rumeni hanno diritto di voto alle europee come tutti i cittadini neocomunitari e come tutti gli altri cittadini della cosiddetta "vecchia Europa" residenti in Italia. In totale, sono circa un milione di potenziali voti, di cui non sembra che si siano accorti in molti. Non certo i media che, riproponendo a ogni occasione l'equazione rumeno/stupratore, alimentano gli impulsi di risentimento e razzismo della societa', gia' abbondantemente strumentalizzati dalla politica istituzionale. Ma non sembrano essersene accorti neppure i rimasugli della "sinistra radicale", in tutte le loro diverse forme di frantumazione e riassemblamento, impegnati nel radicalissimo obiettivo di contrastare lo sbarramento del 4% alle europee. Il Pd, dal canto suo, ha ben comprensibili preoccupazioni, ragione per cui, nell'ansia di emulazione della tradizione democratica statunitense, deve essergli sfuggito che le elezioni Usa si giocano anche sulle capillari campagne per far iscrivere i potenziali elettori nelle liste dei votanti. Si', perche' a differenza dei cittadini a pieno titolo, ai vecchi e nuovi comunitari residenti in Italia non arriva a casa la cartella elettorale, ma (se arriva) si tratta di un semplice avviso che indica il termine ultimo per l'iscrizione all'apposita "lista separata" (90 giorni prima della data delle elezioni europee). Il Comune di Roma, per esempio, lo ha inviato solo alcuni giorni fa con l'indicazione che invita al disbrigo delle pratiche burocratiche, via raccomandata o brevi manu, entro il 9 marzo. A spingerci a simili considerazioni, non e' certo la convinzione che il voto - questa "performance anonima della cittadinanza" come l'ha definita lo studioso indiano Partha Chatterjee - possa riempire di chissa' quali contenuti il simulacro vuoto della democrazia contabile (si veda Francesco Galgano, La forza del numero e la legge della ragione. Storia del principio di maggioranza, Il Mulino, 2007). Ne' immaginiamo orde di militanti del Pd che, rivitalizzando il patrimonio dissipato dei circoli territoriali di ormai tre o piu' partiti post-comunisti, si prodigano in campagne "porta a porta" per far iscrivere cittadini rumeni o polacchi alle liste elettorali. Tantomeno riteniamo scontato che i suddetti cittadini voterebbero per liste di sinistra o centrosinistra. Pensiamo pero' che se qualcuno si fosse accorto di questi voti, per esempio durante l'ultima tornata amministrativa romana, forse le regole di una partita elettorale xenofoba, giocata sulle spoglie dell'omicidio Reggiani, sarebbero state meno odiose. Da fonti dello stesso Campidoglio, solo nella capitale i rumeni residenti e maggiorenni sono infatti circa 50.000 (forse piu' numerosi dei tassisti che facevano il carosello per l'elezione di Alemanno?). Ma, soprattutto, rimaniamo convinti che lo spazio europeo - compreso il diritto di elettorato attivo e passivo che assieme a quello di circolazione ne costituiscono i contenuti in termini di dritti - possa essere assunto come spazio di sperimentazione di nuove pratiche della cittadinanza. I movimenti sociali, in particolare le reti migranti attive anche su un livello transnazionale, lo vanno ripetendo da anni, e sembra ancora piu' indispensabile ribadirlo oggi, nel pieno di una crisi economica di cui i migranti, comunitari e non, stanno pagando un prezzo altissimo. La prossima data delle europee coincide con una tornata amministrativa che vedra' rinnovare i consigli di numerosi comuni, anche molto popolosi. I termini di iscrizione alle liste separate, nel caso delle amministrative, risultano ridotti fino a 40 giorni prima delle elezioni (c'e' tempo fino al prossimo 28 aprile). Chissa' se qualcuno questa volta se ne accorgera'. 10. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 11. LUTTI. SILVANA SILVESTRI RICORDA PETER BACSO' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 marzo 2009 col titolo "Il regista che ha seppellito lo stalinismo con humour. Scompare a Budapest Peter Bacso'"] Il regista ungherese Peter Bacso' e' scomparso all'eta' di 81 anni. Nella serata conclusiva della "Settimana del cinema ungherese" a febbraio, gli era stato assegnato il premio alla carriera e lui lo aveva accolto in sala, gagliardo ottantenne sulla sedia a rotelle, forte del successo della sua ultima commedia appena presentata al festival (Virtualmente vergine), storia di una ingenua prostituta, interpretata con il giusto candore da Julia Ubrankovics, una specie di Gelsomina magiara venduta per una moto dal suo ragazzo a un protettore e messa sulla strada statale a disposizione di varia umanita' dell'Ungheria contemporanea. Ci veniva in mente quello che ci aveva raccontato nell'80 quando lo avevamo intervistato, non solo riconosciuto come uno dei nomi chiave della sua cinematografia, ma anche "manager" come si cominciava a dire allora, perche' a capo della Dialog, una delle cinque case di produzione in cui era suddivisa la cinematografia di stato. Ci aveva raccontato di aver sciolto i suoi dubbi nel passare dalla sceneggiatura alla regia quando aveva incontrato Zavattini, arrivato in Ungheria nel '58 per una coproduzione che poi non si era fatta: "Lo sceneggiatore, gli aveva spiegato Zavattini, fa tutto per una bella donna, paga tutto. Poi arriva il regista e fa la parte determinante". Cosi', ci raccontava, decisi anch'io di fare la parte determinante e diventai regista. Veniva da una famiglia di intellettuali, subito dopo la liberazione divenne membro del partito, entro' in un collegio popolare e divento' segretario di quel collegio ("questo significa che gia' dopo qualche anno non ero piu' un intellettuale"). Dello stesso collegio popolare faceva parte anche Andras Kovacs e Miklos Jancso, insieme frequentarono la scuola di cinema. I primi film, In estate e' semplice ('63) e Ciclisti innamorati, storie di giovani coppie, cambiano bruscamente di tono con il terzo film, Un'estate sulla collina, dove alcuni giovani utilizzano un'area presso il lago Balaton gia' prima del '56 usata come campo di concentramento per i politici. Rompere il cerchio ('70), Tempo presente ('71), L'ultima possibilita' ('73), parlano della democrazia in fabbrica, della pianificazione, della facciata sempre ottimista rispetto all'incapacita' di trasformazione, di operai intraprendenti e dirigenti conformisti. L'uso del genere e un suo speciale tipo di umorismo ben dosato, unito alla grande professionalita', e' la caratteristica che in qualche modo lo terra' al riparo da attacchi cruenti. Metteva in piazza problemi che tutti vivevano ogni giorno in silenzio, convinto che quei problemi si dovessero affrontare, riderne se necessario e risolverli. Ma soprattutto e' considerato l'iniziatore di un genere, quello dei film sugli anni dello stalinismo: e' del '69 Il testimone, visto soltanto dieci anni dopo "per via delle opportunita' politiche", come raccontava, un caso del tutto normale se si pensa che la sceneggiatura dell'Uomo di marmo di Wajda giaceva gia' da svariati anni nei cassetti dei burocrati polacchi e potra' uscire solo nell'81. "Il testimone, diceva Bacso', non e' mai stato veramente proibito, ma l'atmosfera non era favorevole alla divulgazione di un film che rappresentava in chiave ironica le deformazioni del socialismo". Dopo il film pubblico' anche il romanzo ed ebbe un tale successo che molte delle battute e modi di dire entrarono nel linguaggio comune. Negli anni '50 un piccolo uomo entra in un processo che non capisce, perche' vorrebbero farlo testimoniare contro uno dei suoi amici. In Ungheria sono stati fatti numerosi film sugli anni dello stalinismo, tanti da diventare un genere, ma tutti piuttosto oscuri, ricchi di eventi metaforici, di sottintesi, e in quanto al '56 era un argomento ancora piu' difficile da raccontare (oggi anche questo e' diventato un genere), eppure l'Ungheria era l'unico tra i paesi dell'est ad affrontare quelle tematiche. "Lo stalinismo, diceva Bacso', non e' una categoria storica, ma un pericolo incombente". Il film L'altroieri si conclude con la morte della protagonista che precipita nel forno incandescente dell'acciaieria perche' non sopporta di vivere in un periodo in cui si diventa vittime o traditori. "Erano gli anni piu' promettenti della nostra storia, subito dopo una guerra perduta, il paese in rovina, una classe dirigente compromessa. I giovani potevano scegliere di inserirsi nel quadro socialista che ipotizzava una societa' giusta e quindi avevano una speranza. E' una generazione che ha creduto ciecamente a queste idee. Questo film voleva essere autocritico nel parlare di questa generazione e di come involontariamente si diventa collaborazionisti. Anche se io non ho commesso tradimenti cosi' gravi, in misura minore anche i miei rapporti umani sono stati avvelenati da questa atmosfera". 12. LUTTI. SILVANA SILVESTRI RICORDA TULLIO PINELLI [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 marzo 2009 col titolo "Addio al grande sceneggiatore Tullio Pinelli" e il sommario "Cinema. Cent'anni fra i Vitelloni e gli scritti di Cesare Pavese"] Avvocato torinese, drammaturgo e scrittore inesauribile per il cinema italiano, Tullio Pinelli classe 1908 e' scomparso a Roma ieri, avrebbe compiuto 101 anni a giugno. Presente con molta eleganza ai festeggiamenti per i suoi cento anni, in quell'occasione si presento' un suo inedito, L'uomo a cavallo, soggetto cinematografico mai realizzato. Il suo nome resta soprattutto legato a quello di Federico Fellini ("ci eravamo incontrati per caso a un'edicola dei giornali, in piazza Barberini") per cui scrisse soggetti e sceneggiature: I vitelloni, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, 8 e mezzo, Giulietta degli spiriti, Ginger e Fred, un'amicizia durata vent'anni che a un certo punto si interruppe. Attivo nella Resistenza, racconto' in un'intervista al "Manifesto" (a cura di Aldo Colonna, uscita il 24 giugno dello scorso anno, giorno del suo centesimo compleanno, da cui prendiamo alcune citazioni) l'episodio in cui fece prigionieri quaranta fascisti della Monterosa fiancheggiatori di Salo' e si batte' per salvarli dalla fucilazione rischiando a sua volta di essere messo al muro dai partigiani. A Roma Pinelli venne una prima volta a fare il servizio militare e poi torno' nel '42 con un contratto, firmato con un certo scetticismo, lui uomo di teatro, per la Lux Film. Aveva infatti gia' messo in scena con successo prima della guerra le sue pieces teatrali, La pulce d'oro nel '43 aveva vinto il premio Accademia d'Italia (altri suoi lavori sono I Padri Etruschi, Lotta con l'Angelo, Il giardino delle Sfingi, Gorgonia, Il ciarlatano meraviglioso, Santa Marina, Lo stilista), aveva addirittura esordito con un teatro di burattini. L'avvocatura l'aveva esercitata per dieci anni a Torino, ma quando torno' del suo studio non era rimasto niente, raso al suolo dai bombardamenti, e cosi' il destino gli fece cambiare rotta. Tra i primi film a cui lavoro' ci sono i celebri Le miserie di Monsu' Travet di un altro celebre torinese, Mario Soldati, Il Bandito di Lattuada, In nome della legge e Il cammino della speranza di Pietro Germi ("un uomo ombroso, capace di incazzature violente non sempre giustificate, ma essenzialmente buono") con cui collaboro' anche per Alfredo Alfredo, Le castagne sono buone, Serafino. E poi esplode l'epoca della Dolce vita, con le scorribande in macchina con Fellini verso Fregene, alla casa di Flaiano ("un tipo straordinario, intelligentissimo, direi che era contento di essere contento"), il tormentato Europa 51 di Rossellini ("simpaticissimo e spregiudicato"). E immaginiamo l'aplomb torinese di Pinelli a contatto con Anna Magnani ("Era debordante"). Amico di Bobbio e Ginzburg, lo fu anche di Cesare Pavese fin da quando abitavano a Torino, con western da vedere nei cinemini e grandi scorribande in collina, mentre arrivati a Roma acquistarono abitudini "molto cittadine". Tra i due era Pavese quello che pensava al cinema come all'arte del futuro, mentre ancora fino ai suoi ultimi giorni Pinelli ha avuto il rimpianto di non aver lasciato opere memorabili per il teatro. Scorrere la sua filmografia, a parte i film di Fellini, e' un po' rifare la storia del cinema italiano, Pietrangeli, Mario Monicelli ("ironico, sardonico, un po' defilato") per cui scrisse Amici Miei, Il marchese del grillo, Speriamo che sia femmina, e ancora De Santis, Antonioni, Dino Risi, Liliana Cavani. "Ha contribuito a imporre il cinema italiano d'autore in tutto il mondo", cosi' lo ricorda Pupi Avati, presidente della Fondazione Fellini, che gli ha assegnato a novembre il Premio Fellini, anche se Pinelli non aveva potuto ritirarlo per motivi di salute, pur ricevendolo con grande piacere. Un documentario di Tullio Kezich e Franco Giraldi ce lo fara' ricordare. E forse in maniera piu' esoterica, Viaggio a Tulum, film in via di realizzazione di Marco Bartoccioni, un viaggio che in qualche modo lo riconduce nella sua citta', al famoso mago Gustavo Rol e alla sua antica amicizia con Fellini. Basato sulle tavole di Manara sull'incredibile film che Fellini non riusci' mai a realizzare sul suo incontro con Castaneda. Pinelli inizio' a scrivere il film nell'85, cercando di dare forma alla misteriosissima vicenda (vedi "Alias" del 3 novembre 2007) e lo fece iniziare nel laghetto di Cinecitta' dove si trovano i film mai nati... 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 761 del 16 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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