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Minime. 740
- Subject: Minime. 740
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 23 Feb 2009 01:34:30 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 740 del 23 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Alex Zanotelli: Un "pacchetto sicurezza" immorale e incostituzionale 2. Alberto Trevisan: La lezione del ministro 3. Giulio Vittorangeli: I nosbari 4. "La Repubblica": Unanime la Federazione degli Ordini dei medici 5. Peppe Sini: Dalla parte delle famiglie e comunita' nomadi e viaggianti, e per il diritto di tutte le persone a una casa 6. Alberto D'Argenio intervista Miep Gies 7. Anais Ginori: La violenza e il silenzio 8. Stefano Rodota': Il corpo come luogo pubblico 9. Stefano Ferrario: Violata la legge 185/90 10. Una lettera aperta ai consiglieri comunali di Viterbo 11. Marina Forti: Rifiuti 12. Riedizioni: Apuleio, Le metamorfosi 13. Riedizioni: San Tommaso, Somma contro i Gentili 14. Riedizioni: Baruch Spinoza, Etica. Trattato teologico-politico 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ALEX ZANOTELLI: UN "PACCHETTO SICUREZZA" IMMORALE E INCOSTITUZIONALE [Ringraziamo padre Alex Zanotelli (per contatti: alex.zanotelli at libero.it) per questo intervento] Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi, quello che viene deciso dal Parlamento in nostro nome, e' semplicemente immorale e incostituzionale. Cito solo tre esempi del "Pacchetto sicurezza": 1) "clandestino" uguale criminale; 2) il medico puo' segnalare il "clandestino" malato alla polizia; 3) la madre "clandestina" non puo' fare un atto civile, come quello di riconoscere il proprio figlio alla nascita. Se queste diventassero leggi, saremo tutti chiamati alla disobbedienza civile perche' leggi immorali e incostituzionali. 2. UNA SOLA UMANITA'. ALBERTO TREVISAN: LA LEZIONE DEL MINISTRO [Ringraziamo Alberto Trevisan (per contatti: trevisanalberto at libero.it) per questo intervento] Il pacchetto sicurezza non riesco a definirlo con parole nonviolente e sobrie tanto e' aberrante sia nella logica liberticida che nella metodologia repressiva e razzista. Penso pero', anche cercando di lavare il mio linguaggio, io lo possa definire infame... Dico solo questo e faccio un esempio semplice ma a mio parere molto significativo: i fatti di Guidonia. Quei giovani al processo e con l'aiuto di prezzolati avvocati, se non assolti, potrebbero ottenere pene ridicole con le attenuanti per aver agito per alti valori morali e sociali perche' non hanno fatto altro che seguire quanto ha detto un ministro della Repubblica: che bisogna essere "cattivi". Lo potranno persino a chiamarlo come teste per confermare che questi bravi ragazzi, bruciando il nostro, non il loro, fratello indiano, hanno scelto di essere "cattivi" come il ministro chiedeva. Altre parole non servono. 3. UNA SOLA UMANITA'. GIULIO VITTORANGELI: I NOSBARI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] Il recente decreto xenofobo sulla sicurezza varato dal Consiglio dei Ministri, riporta inevitabilmente all'aneddoto (sempre valido) dei "nosbari". Il decreto, che contiene "misure urgenti in materia di sicurezza e contrasto alla violenza sessuale", si caratterizza per l'istituzionalizzazione delle ronde e per il prolungamento della detenzione a sei mesi nei Cie (i Centri di identificazione ed espulsione, gia' Cpt - centri di permanenza temporanea -) per i migranti; nonostante questo prolungamento sia stato precedentemente bocciato dal nostro Parlamento. Quanto alle ronde, i sindaci potranno avvalersi di "volontari per la sicurezza", ovvero cittadini che contribuiranno alla "garanzia della sicurezza nella propria citta'". E' banale, ma decisamente preoccupante, constatare amaramente come le originarie ronde padane di ieri siano diventate le ronde di stato odierne; e come queste assomiglino dannatamente alle squadracce del ventennio fascista. A Roma siamo gia' alle ronde armate di spranga e altro che imperversano ed entrano in azione nelle periferie. Tutto questo conferma come l'Italia attuale sia un paese incarognito e sempre piu' isolato dal resto del mondo; ma con le spranghe a portato di mano. Che cosa faranno le ronde, sul piano simbolico, e' gia' chiarissimo. "Primo, servono a dare un ennesimo colpo allo stato di diritto, cooptando un pezzo di societa' civile nelle funzioni statali di sorveglianza e repressione e dividendo la cittadinanza in controllori e controllati. Secondo, servono a nutrire l'immaginario collettivo, maschile e femminile, con una bella iniezione di rassicurazione. Non temete, donne, i vostri uomini vi proteggeranno. Non temete, uomini, siamo ancora in grado di proteggere le nostre donne. Da chi? Dallo stupromigrante, s'intende" (Ida Dominijanni, dal quotidiano "Il manifesto" del 21 febbraio 2009). Ha scritto "Famiglia Cristiana": "L'Italia precipita, unico paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei bravi di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perche' poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimo". Conclusione agghiacciante: l'Italia e' un Paese orgogliosamente razzista; visto che la maggioranza dei mass-media (che pretendono di rappresentare "la popolazione") la pensa esattamente come il governo Berlusconi, che considera ogni "clandestino" un criminale. Per cui la lotta alla criminalita' non riguarda la camorra, la 'ndrangheta o Cosa nostra; ma i rom e gli immigrati. Cosi' siamo giunti all'"etnicizzazione" dei reati (vera distorsione della nostra superficiale e pericolosa informazione), per cui: i rom rubano, i marocchini spacciano, gli albanesi commettono le rapine, i rumeni violentano e stuprano (oggi la parola "rumeno" e' diventata praticamente un insulto), ecc. Ma davvero a questa deriva non e' possibile fare fronte? Davvero ci siamo assuefatti alla smania di punizione alimentata dal piu' vergognosa razzismo e dalla dilagante ideologia securitaria di stampo fascista? Davvero quel linguaggio che parla apparentemente di sicurezza, ma che in realta' si chiama razzismo, e' ormai dentro a tutti noi? Davvero ci siamo abituati a tutto questo e non ci si indigna; al massimo ci si rassegna? Ma cosa significa e cosa comporta abituarsi; non reagire? E' come se le vittime subissero di nuovo la stessa violenza. Per tutto questo non dobbiamo abituarci al degrado quotidiano; occorre cercare ogni giorni antidoti all'ignoranza ed al razzismo quotidiano. E i nosbari, di cui parlava un non dimenticato articolo di Luigi Pintor di tanti anni fa? E' una storia di caccia africana, di un fuciliere di marina che racconta di avere ucciso qualche antilope, un rinoceronte, e alcuni nosbari, che lui descrive come bipedi neri, alti e veloci, che presi di mira usano fuggire gridando: "No sbari! No sbari!". I nosbari siamo tutti noi. 4. RASSEGNA STAMPA. "LA REPUBBLICA": UNANIME LA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI MEDICI [Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 febbraio 2009 col titolo "Gli Ordini dei medici: sanzioni a chi segnala i clandestini in cura"] I medici che segnaleranno all'autorita' giudiziaria gli immigrati irregolari potranno essere sanzionati dagli Ordini professionali di appartenenza per aver violato il Codice deontologico. E' quanto deciso in un documento, votato all'unanimita' dal Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), riunito a Roma, nel quale si ribadisce nero su bianco il "forte dissenso all'emendamento nel ddl sicurezza", gia' passato al Senato, "che abroga il divieto per i medici di denunciare alle autorita' gli immigrati irregolari che si rivolgono, per essere curati, alle strutture sanitarie pubbliche". Un documento nel quale i camici bianchi italiani lanciano un appello affinche' la Camera dei Deputati non lo approvi. 5. ITALIA. PEPPE SINI: DALLA PARTE DELLE FAMIGLIE E COMUNITA' NOMADI E VIAGGIANTI, E PER IL DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE A UNA CASA [Riportiamo il seguente comunicato diffuso alla stampa locale mentre nel viterbese pubblici amministratori insensati e politicanti mascalzoni stanno facendo dichiarazioni da vero e proprio incitamento al pogrom, e movimenti dell'estrema destra organizzano manifestazioni di piazza con slogan razzisti e persecutori] Trovo insensato e crudele il rifiuto degli amministratori pubblici del viterbese di realizzare interventi e mettere a disposizione aree e strutture di accoglienza per famiglie e comunita' nomadi e viaggianti e per persone senza casa. Si preferisce forse che si continui con le bidonville come il campo del Casilino 900 a Roma in cui la vita e' semplicemente terribile (ed e' facile che chi vive in condizioni terribili possa poi essere disponibile a qualunque gesto, anche il piu' grave)? Non sarebbe piu' ragionevole realizzare una serie di interventi assistenziali e tra essi anche un'ampia rete diffusa e decentrata di aree di transito e di sosta attrezzate, controllate, di limitate dimensioni, fornite di indispensabili opere di urbanizzazione e servizi, cui si accede registrandosi e pagando le utenze? * Per le comunita' viaggianti che per motivi di lavoro o per tradizione culturale tali vogliono restare, si possono e si devono attrezzare adeguate aree di transito e sosta; per le tante persone e famiglie che sono semplicemente senza casa e che solo per questo motivo vivono accampate in condizioni drammatiche, si possono e si devono mettere a disposizione strutture abitative d'emergenza; tutti gli enti locali dovrebbero cooperare al fine di affrontare una vera e propria emergenza umanitaria. La sicurezza si costruisce garantendo a tutti gli esseri umani i fondamentali diritti umani; il nostro ordinamento giuridico non solo lo consente, ma lo prevede e ne fa obbligo alle istituzioni: e' compito della pubblica amministrazione venire in soccorso delle persone, non perseguitarle. * Credo che nel viterbese, come in tutta Italia, sia necessario che i Comuni, eventualmente consorziandosi tra loro, approntino una serie di interventi in questo senso. E che la Provincia e la Regione contribuiscano a realizzare interventi e strutture necessarie. E' evidente che aree attrezzate e controllate di transito e di sosta non sono "la soluzione", ma possono essere una maglia di un piu' complessivo tessuto di interventi che vada dall'edilizia popolare alle provvidenze assistenziali. * Questi interventi favoriscono la sicurezza di tutti. Chi preferisce far finta di niente (o peggio alimenta il razzismo, promuove le squadracce, nega finanche umana solidarieta' a chi si trova in condizioni disperate) non e' un buon pubblico amministratore. 6. TESTIMONIANZE. ALBERTO D'ARGENIO INTERVISTA MIEP GIES [Dal quotidiano "La Repubblica" del 21 febbraio 2009 col titolo "L'angelo custode compie cento anni" e il sommario "Miep Gies la nascose in casa con la famiglia. Fu lei a trovare il diario: La ricordero' sempre. Dipendevano da me, ero il loro unico contatto con il mondo. Fu un periodo straziante"] "Con il tempo tutto passa, ma fino a quando ci saranno dei sopravvissuti il ricordo continuera' ad esistere". Anna Frank la chiamava la sua "protettrice", poi e' stata ribattezzata la "guardiana della memoria". Miep Gies era la giovane donna dal viso dolce che dal luglio 1942 all'agosto 1944 ha nascosto Anna Frank e la sua famiglia, l'angelo che li ha tenuti in contatto con il mondo e ha portato loro le provviste e gli oggetti capaci di rendere la vita meno soffocante. Era lei che comprava la preziosa carta con cui Anna ha scritto il suo diario, che la ascoltava e rispondeva alle sue mille domande. Domenica scorsa Miep ha computo cento anni ed e' tornata a parlare al mondo. Via e-mail ha concesso a "Repubblica" qualche domanda in bilico tra passato e presente. Ricorda Anna - "era il sole di quella casa, il motore che ha unito tutti" - e parla di oggi, del negazionismo, delle polemiche sui lefebvriani: "Le parole e i precetti della Chiesa cattolica mi sono indifferenti. Posso pero' dire di non essere d'accordo con tutte queste cose". Poi si tuffa nel tempo e parte da dove tutto e' cominciato. Ci porta ad Amsterdam, nel 1933, quando e' diventata la segretaria di Otto Frank, proprietario del magazzino al 263 della Prinsengracht. Una vita dopotutto felice, per lei che a soli 11 anni era scappata dalla poverta' post-bellica dell'Austria. Ma poi e' arrivata una nuova guerra, i nazisti e la memoria si tinge di tragedia. C'e' quel giorno del 1942 in cui Otto Frank la chiamo': "Miep, ti devo dire una cosa importante, un grande segreto. Ci stiamo preparando a nasconderci, qui, in questa casa: ci vuoi aiutare?". Il suo "si'" fu dettato da un sentimento naturale, spontaneo e noncurante dei rischi. Poi arriva il 9 luglio, il giorno della fuga. E' lei a portare nel nascondiglio Margot, la sorella maggiore di Anna finita nelle liste dei nazisti. Ricorda: "Margot e la madre erano sotto shock, stavano sedute li' con lo sguardo perso nel vuoto. Era orribile. Anna, invece, era allegra e contenta come sempre". Eppure la vita era diventata una prigionia. In che misura lo capi' tempo dopo, quando venne invitata a trascorrere una notte nel nascondiglio: "Non ho chiuso occhio: solo allora ho capito davvero cosa volesse dire nascondersi. Eri schiacciato da una forte pressione, dalla paura. Mi sentivo incatenata e ho pensato: domani saro' di nuovo libera". Quella notte le insegno' piu' di due anni in cui tutte le mattine andava a raccogliere la lista della spesa dei Frank: "Anna era sempre la prima a dire: 'Hello Miep, cosa c'e' di nuovo?'. Era cosi', era normale ed impulsiva. Ma io sentivo che loro dipendevano da noi, che mi aspettavano con ansia per parlare, per avere notizie. Lo trovavo terribile. Il fatto che fossero docili mi faceva male, era straziante". Fu invece di pomeriggio che capi' il legame tra Anna e la scrittura: era salita nel nascondiglio fuori orario e trovo' la bambina che scriveva "con grande concentrazione". Quando la vide, Anna le rivolse "uno sguardo ostile" e chiuse il diario sbattendolo. Lei rimase sconvolta. "Quella era l'Anna che scriveva". Poi arrivo' la tragedia, il 4 agosto 1944. Miep era in ufficio quando la porta si apri' ed entro' un uomo armato. Penso': "Ci siamo". Seguirono densi minuti di angoscia. Lei fece scappare i complici e rimase da sola: "Avevo sentito qualcuno parlare in tedesco, con un accento che conoscevo. Quando entro' mi alzai e dissi: 'Lei e' di Vienna, anch'io lo sono'. L'uomo rimase a bocca aperta. Gli diedi i documenti e lui sbraito': 'Non ti vergogni? Stai aiutando della spazzatura ebrea! Sei una traditrice e dovresti morire'. Rimasi in silenzio e lui a muso duro disse: 'Per me puoi rimanere, ma se scappi prenderemo tuo marito'". Desolata senti' i passi dei Frank che scendevano le scale. In quelle ore fu lei a trovare il diario di Anna e a custodirlo. Glielo voleva restituire di persona, ma la piccola non torno': sette mesi dopo lei e Margot morirono a Bergen-Belsen. Cosi' lo diede a Otto Frank, l'unico sopravvissuto della famiglia. Lui lo fece pubblicare ma per anni Miep non lo volle leggere. Poi trovo' il coraggio: "Una sensazione bellissima si impossesso' di me. Questa era l'Anna che conoscevo, la sentivo di nuovo vicina: quel diario e' Anna". Fu quello il momento in cui capi' che la sua vita sarebbe stata dedicata alla memoria. 7. ITALIA. ANAIS GINORI: LA VIOLENZA E IL SILENZIO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 20 febbraio 2009 col titolo "Violenze, sei anni per avere giustizia. Cosi' le donne pagano due volte" e il sommario "Tempi lunghi per i processi, spese alte e a carico della vittima. Telefono Rosa: vince il silenzio. Solo quattro su cento denunciano i loro violentatori. Troppi ostacoli legali e culturali"] "Il processo alla donna e' una prassi costante. La vera imputata e' la donna, perche' solo se la donna viene trasformata in un'imputata si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale". Sono passati trent'anni da quando Tina Lagostena Bassi parlo' cosi' in un'aula di tribunale, tredici anni da quando una legge - la n. 66 del 15 febbraio 1996 - ha trasformato lo stupro da reato contro la morale pubblica a reato contro la persona, prevista una pena fino a dodici anni. Eppure poche, pochissime donne violentate si rivolgono all'avvocato. Solo il 4% presenta una denuncia. La meta', il 53%, non lo raccontera' mai a nessuno. Vince il silenzio. Per paura, per vergogna. I processi per stupro continuano a essere molto inferiori ai reati constatati dalla polizia. "Arrivano in lacrime. Poi si asciugano il viso, riflettono. 'Lasciamo stare, non fa niente'. E tutto finisce cosi'". Maria Di Sciullo lavora da vent'anni nella squadra legale di Telefono Rosa. "La legge italiana prevede in pochi casi il procedimento d'ufficio: e' la donna che deve sporgere querela. Sempre la vittima che deve assumersi i costi dell'accusa". Secondo piano, scala B, palazzo umbertino del quartiere Prati. Nato nel 1988 come "esperimento", il primo centralino di ascolto per le vittime di violenze non ha mai smesso di funzionare. Milleottocento chiamate l'anno scorso, ogni tre giorni viene raccolta una denuncia di stupro. Di sovvenzioni pubbliche neanche a parlarne. L'ultima Finanziaria ha anzi tagliato 20 milioni previsti per i centri antiviolenza. "Il patrocinio gratuito delle vittime che promette il governo non cambiera' nulla" precisa subito Di Sciullo. "Le donne violentate avranno lo stesso diritto riconosciuto agli sfrattati, e poi? Lo Stato non finanzia l'apposito fondo". L'avvocato di Telefono Rosa e' una donna piccola, testa di ricci neri, qualche vistoso gioiello d'oro. Non sorride quasi mai. Da questo osservatorio la certezza della pena invocata dalla politica appare una battuta estemporanea. "Passano 65 mesi per ottenere una sentenza definitiva: cinque anni almeno per vedere uno stupratore condannato. La custodia cautelare obbligatoria e' una buona misura. Purche' i magistrati si impegnino a convocare le udienze entro la decorrenza dei termini. Spesso accade il contrario". L'idea di sedersi un giorno indefinito davanti a un giudice che chiedera' "Signorina, ci ricordi i fatti" spaventa sempre. L'urgenza e' dimenticare. Un calvario giudiziario senza garanzie: la possibilita' di proscioglimento dell'imputato resta alta. "Sono fondamentali le prime ore per la raccolta delle prove. La vittima deve resistere all'impulso di lavarsi subito". Soltanto pochi ospedali prevedono automaticamente tampone vaginale, prelievo del liquido seminale, fotografia delle lesioni. Dieci anni fa, Telefono Rosa difese quattro ragazze violentate nel parco di Villa Borghese. "Riuscimmo ad incastrare l'aggressore soltanto grazie alla prontezza di una delle vittime, che aveva tenuto gli indumenti strappati e guidato i poliziotti. E' capitato anche - ricorda l'avvocato - di vedere una donna arrivare con la mutandina insanguinata sigillata in una busta, ma era una turista americana". La sensazione e' che le vittime siano sempre sole. Che si sia fatta tanta strada senza allontanarsi molto. "'Era consenziente' continua a essere la difesa piu' classica dell'imputato" racconta Di Sciullo. Nei casi di violenze sessuali compiute da partner (6 su 10), pesa ancora la discrezionalita' del giudice. "Non trattandosi di estranei bisogna interpretare l'effettiva volonta' della donna". Nei corridoi di Telefono Rosa giocano bambini, aspettano le mamme. "Ci sono ancora molti ostacoli legali e culturali da superare" spiega la penalista. "Recentemente un magistrato ha sostenuto che infilare la mano in una scollatura e' un 'corteggiamento maldestro'. E' capitato a me. Ma questo e' dovuto anche al fatto che in Italia non esiste ancora il reato di molestie sessuali: le pare possibile?". Corteggiamento. Maldestro. La strada da fare e' ancora tanta. 8. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': IL CORPO COME LUOGO PUBBLICO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 febbraio 2009 col titolo "Il corpo come luogo pubblico"] Con il passare dei giorni si fa piu' netta la natura del conflitto intorno al tema del testamento biologico, che nella prossima settimana verra' discusso al Senato. Nel fuoco delle polemiche che hanno accompagnato le ultime giornate della vita di Eluana Englaro sembrava che una legge dovesse avere una finalita' precisa, quella di risolvere le due questioni che avevano appassionato e diviso l'opinione pubblica: le modalita' del testamento biologico, per eliminare ogni dubbio sull'effettiva volonta' della persona; e l'ammissibilita' della rinuncia all'idratazione e alla alimentazione forzata. Ma il disegno di legge della maggioranza ha reso manifesta un'intenzione diversa, piu' generale, e tanto piu' inquietante perche' incide profondamente sui diritti fondamentali della persona, e cosi' altera lo stesso quadro costituzionale. Cio' di cui si discute e' il rapporto della persona con il suo corpo, dunque l'area piu' intima e segreta dell'esistenza, alla quale la politica e la legge dovrebbero accostarsi con rispetto e prudenza, consapevoli che vi sono aspetti della vita che la Costituzione ha messo al riparo da ogni intervento esterno, che ha voluto intoccabili. Negli ultimi anni, invece, in Italia si e' venuto consolidando un orientamento diverso, che descriverei ricorrendo al titolo di un libro di Barbara Duden: Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull'abuso del concetto di vita. Del corpo della donna il legislatore si e' pesantemente impadronito con l'autoritaria e proibizionista legge sulla procreazione assistita, negando la liberta' femminile e creando davvero quel far west legislativo che si diceva di voler combattere. Oggi, infatti, migliaia di donne emigrano ogni anno in altri paesi per sfuggire agli assurdi divieti di quella legge, obbligate a pesanti costi finanziari e umani, mettendo pure a rischio la salute loro e dei figli che nasceranno. Ora si vuole far diventare "pubblico" il corpo di tutti noi. Il rifiuto di cure, diritto ovunque riconosciuto e caposaldo della stessa soggettivita' morale, viene sostanzialmente negato dalla proposta della maggioranza. La sorte del corpo nel tempo del morire e' sottratta alla libera decisione dell'interessato, viene affidata ad un medico investito del ruolo di funzionario di uno Stato etico che, appunto, ha proceduto alla "pubblicizzazione" del corpo. Il testamento biologico diviene un simulacro vuoto, una formula che contiene il suo opposto. Si obbligano le persone ad un infinito iter burocratico, con obblighi continui di recarsi dal notaio, di chiedere firme del medico, di effettuare rinnovi periodici. Tutto questo per approdare al nulla. Il delirio formalistico non produce una volonta' da rispettare, ma un "orientamento" che il medico puo' ignorare del tutto. E non solo viene esclusa la possibilita' di rinunciare a trattamenti come l'alimentazione e l'idratazione forzata. Si finisce con il sottrarre alla libera scelta delle persone materie nelle quali il rifiuto e' stato finora riconosciuto, dalla trasfusione di sangue alla dialisi, all'amputazione di un arto, al ricorso a tecniche meccaniche e farmacologiche. Non e' di una vicenda specifica, sia pur rilevantissima, di cui dobbiamo preoccuparci. Siamo di fronte ad una ideologia riduzionista del senso e della portata dei diritti fondamentali, che vuole impadronirsi dell'intera vita delle persone. Del nascere si e' gia' impadronita, ora vuole farlo per il morire, e pone pesanti ipoteche sul vivere, come accade quando si rifiuta ogni riconoscimento alle unioni di fatto. Mettendo cosi' le mani sulla vita delle persone, si mettono pure le mani sulla prima parte della Costituzione che, a parole, si continua a proclamare intoccabile. Si manipolano principi fondativi del nostro sistema, che la Corte costituzionale ha dichiarato immodificabili. E tutto questo avviene mentre tutte le rilevazioni ci dicono che la maggioranza dei cittadini interpellati ritiene che proprio le decisioni sulla vita debbano rimanere patrimonio dell'interessato e della sua famiglia. Si apre cosi' non solo una questione di rispetto della Costituzione, ma di rappresentanza politica. Molti, sempre di piu' e piu' spesso, si riuniscono, scendono in piazza. In quali luoghi della politica ufficiale arrivera' questa voce? 9. ARMI. STEFANO FERRARIO: VIOLATA LA LEGGE 185/90 [Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 16 febbraio 2009 col titolo "Armi low cost in barba alla legge" e il sommario "Accordo tra l'italiana AgustaWestland e l'indiana Tata per la produzione di elicotteri da guerra. E tanti saluti alla legge 185"] Il 12 febbraio, a Bangalore, India, i presidenti di AgustaWestland, Giuseppe Orsi, e di Tata Sons, Ratan Tata, hanno firmato un Memorandum of Understanding, cioe' un pre-accordo, che prevede la formazione di una joint-venture tra AgustaWestland e Tata, per la produzione (in India) degli elicotteri di AgustaWestland. Tata, famosa per la produzione di autovettore a basso costo, si occupera' della produzione e l'azienda di Finmeccanica continuera' ad essere responsabile delle attivita' di marketing e vendita in India e Paesi limitrofi. Saranno prodotti elicotteri ad impiego sia civile che militare. Mentre per i primi non e' fornito alcun dato, "nell'ambito del mercato militare" Finmeccanica rileva che "sono previsti programmi di acquisizione per circa 500 elicotteri nei prossimi anni". E' sempre bene ricordare che l'India e' uno dei Paesi asiatici in guerra (per la contesa del Kashmir con il Pakistan). Inoltre, con la joint-venture, AgustaWestland oltrepassa anche i vincoli della legge italiana 185/90 che vieta (art. 1) la vendita di sistemi d'arma a Paesi belligeranti. 10. APPELLI. UNA LETTERA APERTA AI CONSIGLIERI COMUNALI DI VITERBO Egregio sindaco, gentili consiglieri, vi inviamo queste brevi riflessioni nella speranza che vogliate prenderle in considerazione nell'interesse dei cittadini, della citta', del territorio, del bene comune. * A Viterbo il mega-aeroporto per voli low cost non si deve fare: 1) perche' innumerevoli studi scientifici dimostrano in modo certo che il trasporto aereo e' un rilevante fattore d'inquinamento ambientale e di danno alla salute. Esso provoca incremento dell'effetto serra, inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico. Queste forme di inquinamento danneggiano gravemente e principalmente la salute delle persone, in particolare quella dei bambini, che vivono in aree prossime agli aeroporti, come drammaticamente testimoniato da cio' che accade a Ciampino; 2) perche' permettere che si realizzi un mega-aeroporto a Viterbo, praticamente a ridosso del centro abitato, devastando per sempre siti archeologici rilevanti, l'area termale del Bulicame e l'Orto botanico, significa imporre alla citta' di Viterbo, ai suoi cittadini e a quelli della sua provincia, gli stessi danni e le stesse sofferenze per le quali lo scalo di Ciampino deve essere chiuso o almeno drasticamente ridimensionato; 3) perche' in Italia ci sono gia' piu' di cento aeroporti, per la maggior parte sottoutilizzati, che rappresentano un enorme sperpero di pubblico denaro; denaro sottratto a servizi essenziali come la scuola e la sanita'; 4) perche' non esistono aeroporti "ad impatto zero" o a basso impatto ambientale, se non nella propaganda mistificatoria e interessata di chi vuole realizzare le "grandi opere" arricchendo pochi affaristi a danno di tutta la comunita'; 5) perche' il mega-aeroporto non portera' sviluppo ed occupazione: il settore dell'aviazione civile e' infatti in grave crisi e si assiste a consistenti perdite di posti di lavoro (si veda la vicenda Alitalia); 6) perche' i dirigenti della compagnia aerea Ryan Air, la principale delle compagnie aeree low-cost, hanno gia' dichiarato chiaramente e ripetutamente di non essere assolutamente interessati ad inserire Viterbo tra i loro scali; 7) perche' il diritto alla salute e a vivere in un ambiente sano e sicuro non puo' essere barattato con nulla, e meno che mai con le false promesse di sviluppo ed occupazione con cui si illudono tanti giovani viterbesi; 8) perche' soffocherebbe per sempre le vere ricchezze territoriali e le autentiche vocazioni produttive dell'Alto Lazio: il termalismo, i rilevanti beni archeologici, artistici e storici, le attivita' agricole pregiate, il turismo di qualita', le risorse scientifiche, i preziosi beni ambientali, culturali ed economici del nostro territorio; 9) perche' e' necessario che i fondi pubblici che si vogliono far finire nel pozzo senza fondo del mega-aeroporto siano invece utilizzati per migliorare e riqualificare le infrastrutture, i servizi sociali, le strutture scolastiche e sanitarie, per valorizzare e far conoscere le bellezze della Tuscia, per risistemare il sistema idrico degli acquedotti e quello di depurazione delle acque, per disinquinare il nostro territorio dagli abusi che gia' ha subito; 10) perche' Viterbo non ha alcun bisogno di un mega-aeroporto destinato al turismo "mordi e fuggi" per Roma, ma di una efficiente rete ferroviaria per le merci, per i pendolari e per favorire un turismo di qualita' da Roma, da tutta la nostra regione e dall'Italia verso il nostro territorio. * A Viterbo il mega-aeroporto per voli low cost non si puo' fare: 1) perche' ancora oggi non esiste alcun vero progetto del futuro mega-aeroporto, e quindi non c'e' neppure alcuna Valutazione di impatto ambientale (Via), alcuna Valutazione ambientale strategica (Vas), alcuna valutazione dell'impatto sanitario (Vis), obbligatorie per legge; 2) perche' il procedimento amministrativo che ha portato amministratori incompetenti ed irresponsabili a voler condannare Viterbo a un tale disastro ecologico e sanitario, non solo non e' stato sostenuto da un adeguato fondamento tecnico-scientifico, ma anzi si e' basato su presupposti errati e truffaldini; ed e' stato viziato da gravi errori procedurali, talche' "gli atti ministeriali risultano palesemente affetti da gravi vizi di illegittimita'" (come dimostrato ad abundantiam da un documento del 18 gennaio 2008 del "Centro studi Demetra"); 3) perche' l'ipotesi del mega-aeroporto e' in flagrante contrasto sia con la vigente legislazione italiana ed europea, sia con la pianificazione regionale e locale, a tutela dell'ambiente, della salute, dei diritti della popolazione; 4) perche' per realizzare il mega-aeroporto a Viterbo si dovrebbe violare quanto disposto dal Piano territoriale paesaggistico regionale e i relativi vincoli di salvaguardia a tutela di ambiente e legalita'; 5) perche', come ha ammesso anche il vicepresidente della Regione Lazio, il mega-aeroporto impatta su un area di grande importanza archeologica e sottoposta a specifici vincoli; 6) perche' l'opera e' tuttora addirittura priva di adeguata definizione quanto a collocazione e dimensioni, come ammesso dallo stesso Consiglio comunale di Viterbo, che nella parte narrativa dell'atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008 afferma testualmente che "devesi fare presente che a tutt'oggi non si conoscono ne' la lunghezza della pista che potrebbe arrivare a superare i 3.000 metri, ne' il suo orientamento" (ed al riguardo si aggiunga che il "Centro Studi Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto compatibile" ha rilevato "l'impossibilita' oggettiva di allungare la pista di almeno altri due chilometri mantenendone l'orientamento e, tanto meno, di smantellare l'attuale per costruirne altra disassata di 10 gradi verso nord o sud"); 7) perche' anche i piu' scalmanati fautori dell'opera sono costretti ad ammettere che l'attuale pista del sedime viterbese e il suo stesso orientamento rendono irrealizzabile il mega-aeroporto, che peraltro confliggerebbe con attivita' ed esigenze di interesse strategico nazionale dell'Aeronautica Militare; 8) perche' si e' arrivati all'assurdo di affidare la verifica della realizzabilita' dell'opera alla stessa societa' Adr (Aeroporti di Roma) gia' principale corresponsabile del disastro di Ciampino, societa' Adr che peraltro sarebbe verosimilmente la principale beneficiaria della realizzazione del mega-aeroporto: e' a tutti evidente l'inammissibilita' di affidare la verifica attuale della fattibilita' del mega-aeroporto a Viterbo (e in prospettiva la sua eventuale gestione) a chi gia' ha provocato il disastro di Ciampino; 9) perche' la reale attuale mancanza di adeguate infrastrutture di collegamento tra Viterbo e Roma rende di fatto insensata la realizzazione dell'opera, come ammesso dallo stesso presidente dell'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile); 10) perche' qualora la lobby politico-affaristica fautrice del mega-aeroporto procedesse nella sua azione in flagrante violazione delle vigenti normative europee, nazionali e regionali, vi sara' l'intervento delle competenti magistrature italiane ed europee in ogni sede amministrativa, civile e penale che impedira' che si realizzi un'opera palesemente fuorilegge, nociva e distruttiva. * Egregio sindaco, gentili consiglieri, I cittadini di Viterbo non possono accettare che per il profitto di una ristretta lobby affaristica sia realizzato un ennesimo scempio per l'ambiente, un ennesimo attentato alla salute delle persone, un ennesimo sperpero del pubblico denaro, un ennesimo danno all'economia, al territorio e alla comunita' viterbese. Vi preghiamo quindi di voler tener conto della considerazioni qui elencate, e di assumere infine una posizione ragionevole e coerente con i vostri obblighi di pubblici amministratori investiti del compito di operare nel pubblico interesse e nel rispetto delle norme in vigore. Ringraziandovi per l'attenzione ed auspicando il prevalere della responsabilita', della legalita', del bene comune, vogliate gradire un cordiale saluto Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti Viterbo, 22 febbraio 2009 Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org sito: www.coipiediperterra.org 11. MONDO. MARINA FORTI: RIFIUTI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 febbraio 2009 col titolo "Il viaggio di un e-rifiuto"] Prendete un vecchio televisore. Fate conto che sia stato portato in un punto di raccolta per rifiuti elettronici, "e-rifiuti" - la categoria di rifiuti pericolosi che cresce piu' in fretta nei paesi industrializzati. In teoria, come ogni altro telefonino rotto o computer fuori uso, sara' avviato a impianti capaci di riciclarlo. Il fatto e' che un vecchio televisore depositato nella discarica comunale per e-rifiuti della contea di Hampshire, in Gran Bretagna, e' riapparso una quindicina di giorni dopo in una discarica di prodotti elettronici a Lagos, in Nigeria. Questo hanno scoperto attivisti di Greenpeace, che hanno condotto un interessante esperimento in collaborazione con il quotidiano "The Independent" e con Sky tv. Hanno preso appunto un vecchio televisore, ormai impossibile da riparare, e ci hanno messo dentro un piccolo gps (segnalatore satellitare di posizione) per rintracciarlo. Poi ne hanno seguito i movimenti. Il vecchio televisore e' andato dapprima a Londra, dove era stato preso da una ditta, Bj electronics, specializzata nello smaltire e-rifiuti (una delle decine di ditte simili che si occupano di smaltire le circa 940.000 tonnellate di rifiuti elettronici prodotte ogni anno dai privati cittadini britannici). Poi il rottame e' starto rintracciato nei Tilbury Docks, in Essex, il porto da cui si e' imbarcato per Lagos, e infine e' approdato nel gigantesco Alaba electronic market. In quel mercato della metropoli nigeriana arrivano ogni giorno 15 container carichi di prodotti elettronici dall'Europa e dall'Asia: in teoria prodotti "usati" ma ancora utilizzabili, da vendere come roba di seconda mano. In realta' almeno un terzo di quella roba e' puro rottame, cose non riparabili: e va a finire in una discarica dove un plotone di persone si da' da fare per smontarli e recuperare ogni pezzo di materiale riciclabile. Un po' come "ferrivecchi" dell'era elettronica. Il fatto e' che queste persone pescano un pezzetto di materiale rivendibile in mezzo a un cocktail di veleni: mercurio, piombo, cadmio, diossine (prodotte quando le carcasse di plastica vengono bruciate) e altro, sostanze estremamente tossiche, spesso cancerogene e/o che possono danneggiare il sistema riproduttivo e diverse funzioni vitali. L'era delle tecnologie dell'informazione e' tutt'altro che leggera, dal punto di vista della produzione materiale. Per questo nell'Unione Europea esistono leggi precise sullo smaltimento di rifiuti hazardous, pericolosi, e una direttiva vieta di esportarli in paesi terzi (del resto, un trattato internazionale vieta l'export di rifiuti tossici e pericolosi). Insomma, il televisore di Greenpeace avrebbe dovuto finire in un impianto capace di estrarre il materiale utile e smaltire in sicurezza il resto, con le dovute cautele per la salute degli addetti, nel Regno Unito o in Europa. Invece la ditta londinese mandava i rottami elettronici in Africa, passandoli per prodotti destinati al mercato dell'usato. Il televisore di Greenpeace ha creato un certo scandalo in Gran Bretagna: secondo le indagini compiute dall'organizzazione ambientalista e dai suoi partners, almeno 10.000 tonnellate di televisori e 23 tonnellate di vecchi computers sono esportati illegalmente dal paese ogni anno. Ma non si tratta solo del Regno Unito: che esito darebbe un simile esperimento fatto in Italia? La Nigeria, come il Ghana, il Pakistan, l'India e la Cina, e' solo uno dei paesi dove vanno a finire rifiuti elettronici scartati in Europa, negli Stati Uniti, in Corea del sud e altri paese "avanzati". Milioni di tonnellate di e-spazzatura tossica, l'ultima frontiera della modernita'. 12. RIEDIZIONI. APULEIO: LE METAMORFOSI Apuleio, Le metamorfosi, Rizzoli-Rcs, Milano 2005, 2009, pp. 774, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Col testo latino a fronte, introduzione, traduzione e note di Lara Nicolini. In forma di racconto un'enciclopedia della tarda antichita' che sarebbe piaciuta all'autore delle greguerias: la barzelletta salace e il viaggio iniziatico, la bella e la bestia, la favola piu' delicata e la piu' greve crapula, l'in-der-Welt-sein e la fuga in mongolfiera. Tutto vi e' in Apuleio, e tutto vi e' ad un tempo misterioso e denudato, misterioso perche' denudato, e denudato perche' del mistero si notomizza la materialita', la funzione sociale; e dinanzi a tante letture esoteriche o frivole sempre pensai che su quest'opera si potesse con buoni frutti esercitare l'equivalente dell'analisi che Marx faceva del cosmo di Balzac. 13. RIEDIZIONI. SAN TOMMASO: SOMMA CONTRO I GENTILI San Tommaso, Somma contro i Gentili, Utet, Torino 1975, 1997, Mondadori, Milano 2009, pp. 1368, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Tito S. Centi, con in appendice uno scritto di Paolo VI. Amava dire Annibale Scarpante all'osteria di Bozzella dopo qualche buon bicchiere di bianco e di rosso che la Summa contra Gentiles e' una di quelle opere che, piu' che interpretarlo, reduplicano il mondo: e se tu non la vedessi davanti a te penseresti a una di quelle labirintiche invenzioni borgesiane ad un tempo esatte e impossibili, o a un incubo di Cronenberg, una beffa di Escher. Ed insieme e' un esercizio squisito dell'arte del pensare, e metuenda forse una fuga nell'astratto, nella mente che pensa la mente pensante e i suoi sogni ed i suoi meccanismi. Ma anche, per chi ha la fortuna della fede, un conforto e un appello e una speranza. Poi trincavamo ancora qualche buon bicchiere di rosso e di bianco, e poi caffe', e caffe', e caffe' fino a vomitare, e quando gia' era quasi l'alba in coro cantavamo l'Internazionale. Cosi' passavamo della vita il poco tempo non asservito, e nondimeno alienato anch'esso. 14. RIEDIZIONI. BARUCH SPINOZA: ETICA. TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO Baruch Spinoza, Etica. Trattato teologico-politico, Rcs-Bompiani, Milano 2009, pp. 800, euro 14,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Con una presentazione di Silvano Tagliagambe, la traduzione italiana dell'Etica nell'edizione Gentile-Radetti, quella del Trattato nell'edizione curata da Alessandro Dini. Il rigore del pensiero di Spinoza, ed insieme la concretezza del suo sguardo, la liberta' e l'autenticita' della sua parola: sempre mi hanno commosso. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 740 del 23 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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