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Minime. 736
- Subject: Minime. 736
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 19 Feb 2009 01:20:46 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 736 del 19 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Solo la nonviolenza 2. Peppe Sini: La nave e il cammello. Un appello al parlamento e agli enti locali 3. Farid Adly: Pacchetto di insicurezza permanente 4. Giuseppe Barone: Il silenzio e' complice 5. Daniela Binello: Una deriva razzista 6. Michele Boato: Quale sicurezza? 7. Mihai Mircea Butcovan: Di che cosa dovremmo aver paura 8. Alessio Di Florio: Chi e' il criminale? 9. Floriana Lipparini: In questo buio 10. Paola Mancinelli: Nomos del sangue? 11. Mario Martini: Il senso dell'umano 12. Brunetto Salvarani: La paura e l'odio 13. L'appello dei costituzionalisti: Difendiamo la Carta costituzionale 14. Dell'uccidere 15. L'avvocato 16. Valentino Parlato presenta "Il mio Novecento" di Angelo Del Boca 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE: SOLO LA NONVIOLENZA Solo la nonviolenza puo' contrastare l'imbarbarimento. La nonviolenza: costruzione della pace con mezzi pacifici. La nonviolenza: costruzione della giustizia con mezzi giusti. La nonviolenza: riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. La nonviolenza: comune responsabilita' per il mondo che e' comune. La nonviolenza: che invera la promessa, la speranza, la profezia giurata e scritta nella Costituzione della Repubblica Italiana con il sangue degli assassinati dalla barbarie nazifascista. La nonviolenza: che chiede proprio a te di essere tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo. 2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA NAVE E IL CAMMELLO. UN APPELLO AL PARLAMENTO E AGLI ENTI LOCALI Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato della Repubblica il 5 febbraio scorso e che dovra' ora essere esaminato dalla Camera dei Deputati e' un pericoloso guazzabuglio di propaganda, deliri e illegalita'. In una farraginosa congerie di provvedimenti contraddittori esso reca alcune norme (ma meglio sarebbe definrle pseudo-norme, poiche' esse contraddicono al principio di legalita' essendo palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana) non solo insensate, ma istigatrici al crimine ovvero del crimine favoreggiatrici. * Le legittimazione delle "ronde" di indigeni maneschi del tutto fuori controllo e' un avallo all'attivita' delle squadracce di picchiatori che in questi ultimi mesi hanno commesso crimini fin abominevoli. L'istigazione ai medici affinche' agiscano contro i loro pazienti e violino il loro codice deontologico professionale (e lo stesso "Giuramento di Ippocrate" che si tramanda fin dall'antichita') e' un tratto di ripugnante barbarie. I provvedimenti amministrativi contro chi e' senza casa aggiungono umiliazione e violenza a persone che gia' violenza e umiliazione subiscono, e che dallo stato dovrebbero avere soccorso, non persecuzione. Le norme vessatrici contro gli immigrati giungono a picchi di protervia e crudelta' che si stenta a credere che il Senato possa averle anche solo esaminate senza che i senatori si sentissero sprofondare per la vergogna. Ed infine, come e' stato autorevolmente dimostrato, questo insieme di provvedimenti non solo non garantira' sicurezza, ma provochera' ulteriore insicurezza, ulteriore violenza, ulteriori crimini, ulteriore disagio e sofferenza per tutti. * Aggiungo quindi la mia voce alle tante che gia' si sono levate per chiedere che la Camera dei Deputati respinga tutti quegli articoli del disegno di legge citato che sono in contrasto con la Costituzione, che sono evidentemente dettati da turpe razzismo, brutale stupidita' e tracotante malafede, che costituiscono atti di sopraffazione e crudelta' nei confronti di chi ha invece bisogno di aiuto e diritto all'assistenza. E sollecito anch'io gli Enti locali ad approvare mozioni rivolte al Governo e al Parlamento affinche' si recede dal commettere un folle errore e una sciagurata violenza. La sicurezza comune si promuove garantendo diritti e doveri per tutti, assistendo chi e' nel bisogno e contrastando il crimine, opponendosi ad ogni delitto ed iniquita', rispettando e promovendo i diritti umani di tutti gli esseri umani. 3. UNA SOLA UMANITA'. FARID ADLY: PACCHETTO DI INSICUREZZA PERMANENTE [Ringraziamo Farid Adly (per contatti: anbamed at katamail.com) per questo intervento] Credo che di fronte al fallimento di questo governo delle destre in materia di sicurezza e di immigrazione, sia necessario chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, del sindaco di Roma, ed in seguito alla condanna dell'avvocato inglese Mills, anche del premier Berlusconi. E' un'azione nonviolenta determinata, mirata e mobilitante. Questi persone, oltre ad essere "cattivisti", per loro stessa ammissione, sono anche incapaci di far fronte al bene dei cittadini, secondo quanto da loro politici orrendamente prestabilito con l'uso dell'esercito, le ronde, il far giustizia da se' e la repressione dura contro gli ultimi. Questi signori hanno incitato e incitano alla violenza e all'odio contro il diverso, parlano alla pancia della gente, sorretti da media compiacenti, per trasformare in voti l'abbrutimento della societa' italiana. Sono riusciti a trasformare l'odiosa violenza contro le donne in una leva per il razzismo. Contro questa strategia non possiamo - noi societa' civile democratica e solidale - fare discorsi generici sulla solidarieta' e sull'amore tra i popoli, non e' piu' percepibile dagli orecchi induriti dalle bestialita' delle destre. Dobbiamo ribaltare l'argomento: "Vi hanno ingannato, hanno sfruttato il vostro bisogno di sicurezza, ma sono falliti e quindi se ne devono andare". Se avessimo rappresentanti, degni di questa qualifica, in Parlamento dovrebbero fare altrettanto. E non mancherebbero loro gli argomenti a sostegno di una simile campagna martellante. La discussione sul cosiddetto pacchetto sicurezza e' il momento. E' un documento pericoloso per la stessa societa' italiana, perche' attenua i vincoli di solidarieta' sociale e insinua come fenomeno di massa l'odio per i piu' bisognosi. L'emendamento sulle cure sanitarie poi e' un elemento di pericolo pubblico per tutti, perche' la diffusione delle malattie non conosce frontiere. E' un cattivismo stupido perche' autocastrante. Si devono mandare a casa i suoi portatori. 4. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE BARONE: IL SILENZIO E' COMPLICE [Ringraziamo Giuseppe Barone (per contatti: giusbarone at gmail.com) per questo intervento] Le cronache di queste giornate ci stanno restituendo parole che speravamo consegnate per sempre alle pagine piu' cupe dei libri di storia. In nome di una supposta maggior "sicurezza" si stanno facendo a pezzi diritti elementari delle persone: la nostra Costituzione repubblicana, ben oltre i roboanti proclami, viene giorno dopo giorno svuotata e riscritta, a colpi di decreti. Ciascuno di noi e' chiamato a far sentire il proprio dissenso, a prender posizione, a tentare di porre un argine al dilagare del localismo razzista, alla riduzione drammatica e costante di ogni spazio di convivenza civile e democratica. Il silenzio e' complice. Dai maestri della nonviolenza abbiamo imparato che non si deve obbedire a una legge ingiusta: sara' essenziale cercare di individuare insieme le forme piu' opportune ed efficaci di disobbedienza a tutte quelle norme che negano i diritti e la vita stessa delle persone. 5. UNA SOLA UMANITA'. DANIELA BINELLO: UNA DERIVA RAZZISTA [Ringraziamo Daniela Binello (per contatti: blusole.db at gmail.com) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale] Sull'argomento del "pacchetto sicurezza" non saprei cosa si possa aggiungere oltre a quanto e' gia' stato ampiamente scandito e ribadito sulla deriva razzista, incurante perfino della salute umana, che simili norme hanno stabilito. Mi pare, inoltre, che gli ultimi eventi siano - se ce ne fosse stato bisogno - un ulteriore cattivo segno di come simili derive possano solo peggiorare le cose... Sarebbe opportuno anche invocare un intervento da parte dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia: ad esempio sulla parte che riguarda la facolta' di denunciare gli immigrati che si rivolgono al Pronto Soccorso, cosa che credo violi qualsiasi diritto umanitario e internazionale (e l'obbligo deontologico a curare e soccorrere chiunque si trovi in condizioni di necessita'). 6. UNA SOLA UMANITA'. MICHELE BOATO: QUALE SICUREZZA? [Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento] Sono il senso di giustizia, un forte patrimonio culturale, il rispetto e la solidarieta' reciproca che rendono sicura una comunita'. Il violento, l'approfittatore, il devastatore, di qualsiasi eta' o nazionalita' sia, va isolato, educato, punito, senza abbrutire l'insieme della societa', senza militarizzarci, perche' ne faremmo le spese tutti (cosi' purtroppo accade dove - un bel po' di mondo - non si rispettano le leggi, se non quella del piu' forte, e anche nei civilissimi Stati Uniti d'America, a causa del mito di "farsi giustizia da se'"). Il "pacchetto sicurezza" approvato al Senato, e ora in discussione alla Camera, non va certo nella direzione giusta; punta ad un'ulteriore aumento del tasso di violenza nella nostra societa'; va completamente cambiato se non vogliamo tornare alla barbarie. 7. UNA SOLA UMANITA'. MIHAI MIRCEA BUTCOVAN: DI CHE COSA DOVREMMO AVER PAURA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 febbraio 2009] Ancora una volta gli ultimi stupri di donne hanno riportato in primo piano, paradossalmente, invece del principio dell'inviolabilita' del corpo e della mente delle donne, la questione della nazionalita' dello stupratore. Di nuovo si pensa che la violenza sulle donne arrivi quasi esclusivamente con lo straniero, specialmente con il romeno, certamente meno "perbene" di quanto non sia lo stupratore italiano. Ma urge una riflessione piu' ampia, prima di finire nelle solite semplificazioni che finora non hanno portato altro che dibattiti e provvedimenti emergenziali, raramente soluzioni concrete che possano invertire la tendenza a considerare la donna, quando non oggetto, comunque soggetto di diritti inferiori. Perche' il periodico "allarme stupri" e' soltanto una parte di un piu' esteso "allarme sicurezza" a cui assistiamo da qualche anno nel Belpaese. Un "allarme sicurezza" che poi sembra giustificare spedizioni punitive e giustizia "fai da te" ma anche l'approvazione di misure restrittive della liberta' delle persone in nome della liberta' delle persone. Ricevo in questi giorni molti messaggi di preoccupazione da parte di connazionali romeni. Hanno paura di... quelli che hanno paura e che "per paura" incendiano corpi, negozi, sentimenti e tutto quello che abbia a che fare con l'immigrazione. In questi giorni mi giungono anche molti messaggi di solidarieta'. Arrivano da parte di alcuni connazionali italiani. Sono preoccupati per il futuro e per il crescendo dell'intensita' di un vento razzista. E hanno loro stessi paura di quella gente che, ben ammaestrata da slogan politici e ben intontita dalla televisione, ha nuovamente paura dei romeni, dello straniero, dello sconosciuto. E forse anche del futuro. L'efferatezza di certi delitti e di certe violenze non si discute. Ma dovremmo indignarci a prescindere dalla nazionalita' dell'autore del reato. Anche quando lo stupratore arriva da cosiddette "famiglie perbene" italo-italiane. Anche quando la donna e' molestata nelle case, nei luoghi di lavoro, nel linguaggio e nella "concessione di quote rosa"... Vedo in questi giorni alcuni cittadini italiani inclini a ronde di sicofanti, pronti a farsi giustizia da soli, propensi ai linciaggi in strada. Forse c'e' la percezione di una giustizia che non funziona? In Italia non e' poi cosi' infrequente vedere altri cittadini impedire alla polizia di eseguire il mandato d'arresto nei confronti di mafiosi o criminali. Forse c'e' la percezione di una giustizia che non deve funzionare? Alimentato da molti leader politici si sta elettrizzando il clima nei confronti degli immigrati. E allora si usano, un tanto al chilo, parole come extracomunitari, clandestini, immigrati, stranieri, romeni, rom, per fare paura e per distrarre l'opinione pubblica. Ma un giorno non basteranno piu' tali parole per giustificare il degrado progressivo di questo paese. Sono anni che traduciamo la Costituzione italiana nelle lingue degli immigrati. Vogliamo che la imparino prima o meglio dei cittadini con diritto di voto? E congediamo ancora, con diritto di voto, maturandi italiani verso le universita' senza aver mai parlato loro della legge per eccellenza. Pero' molti cittadini chiedono al governo leggi per la sicurezza. E sono li' ad applaudire a leggi che, qualcuno li ha convinti, assicureranno loro... sicurezza. Nel paese c'e' un problema sicurezza? Questo e' legato in modo indissolubile agli immigrati e ai romeni? Penso che anche Roberto Saviano abbia un "problema sicurezza". C'entrano gli immigrati? C'entrano i romeni? Anche certi giudici, tutori della legalita', che si chiamavano Falcone e Borsellino, avevano un problema sicurezza. Anche i loro agenti di scorta avevano un problema sicurezza. Senza paura sono saltati per aria insieme ai giudici che proteggevano. Non certo dagli immigrati. Spesso anche i poliziotti o i carabinieri, nell'eseguire arresti o mandati di perquisizione si ritrovano con un problema sicurezza quando gruppi di cittadini vogliono salvare, questa volta dall'arresto, delinquenti recidivi. Hanno piu' di un problema di sicurezza i lavoratori e le lavoratrici senza tutele che s'infortunano o muoiono sul luogo di lavoro, quel lavoro che fonda la repubblica democratica e che scompare sempre piu' nelle fauci di una crisi annunciata. E nel frattempo la paura dilaga. L'allarme produce paura nei cittadini che poi apprezzano nuove misure per la propria sicurezza. Senza rendersi conto che dentro a quelle misure, che sembrano fatte per "arginare l'invasione degli immigrati", si celano restrizioni della loro stessa liberta'. Si dovrebbe, certo, ripartire dalla legalita', questo ci ricordavano i giudici di cui sopra, questo suggeriva anche Roberto Saviano. Ma alcuni loro connazionali non l'hanno presa bene. Sono costretto ancora a ricordare che la responsabilita' e' individuale prima di essere collettiva, che non si puo' condannare un intero popolo, non si possono criminalizzare tutte le persone accomunate dal caso di essere nati in un luogo piuttosto che in un altro, in un paese di benessere piuttosto che di disagio profondo. Eppure si terrorizza un paese intero con l'allarme sicurezza che deriverebbe dalla presenza di stranieri in Italia. Di questo terrorismo psicologico e di questo uso della comunicazione pubblica dovremmo avere paura. Gli immigrati: quando sono vittime si dimentica la loro nazionalita', quando sono carnefici la loro provenienza viene enfatizzata in modo strumentale. Di questo modo di fare informazione dovremmo avere paura. E reagire con la conoscenza reciproca, che richiede sforzo, spazi editoriali, vetrine e finestre aperte sull'altro. A partire dalle finestre aperte sulla nostra storia. Per non essere costretti a subirla nuovamente, nei suoi aspetti piu' drammatici. E per non farci piu' la guerra. Di quest'ultima dovremmo avere paura. Ma pure i miei connazionali romeni dovrebbero ricordare i momenti in cui alcuni di loro chiedevano a gran voce ai giornali italiani di specificare che certi cittadini romeni autori di reato erano "rom". Li avevo avvertiti: sarebbero stati poi vittime dello stesso modus operandi suggerito ai mass-media italiani. Che cosa sarebbe successo il giorno in cui i delinquenti sarebbero stati "romeni doc"? Non abbiamo dovuto aspettare molto per scoprirlo. Gli ultimi provvedimenti in chiave sicurezza minacciano, questo si', i valori fondamentali della Costituzione italiana. Non l'abbiamo ancora applicata per intero. Si muore ancora, con o senza scorta, per difenderne i valori e gia' vogliamo cambiarla. Di quest'ultima prospettiva dovremmo avere molta paura. 8. UNA SOLA UMANITA'. ALESSIO DI FLORIO: CHI E' IL CRIMINALE? [Ringraziamo Alessio Di Florio (per contatti: ahimsashalom at yahoo.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale] Accolgo ben volentieri l'invito a pronunciarsi e impegnarsi in nome della solidarieta' e dell'internazionalismo, luci preziose della nonviolenza in questa buia epoca di violenti e truculenti pupari. Tanta e' l'indignazione, la voglia di denunciare quello che accade. Ma qualsiasi cosa il fascismo e il razzismo istituzionalizzato possano inventarsi hanno gia' perso. Perche' la speranza, l'umanita', la solidarieta', la dignita' scavalcheranno sempre qualsiasi barriera, abbatteranno qualsiasi frontiera. Noi dobbiamo raccogliere l'urlo, le richieste dei nostri fratelli e sorelle, e farlo nostro. Nostro con i colori, le speranze, le costruzioni della nonviolenza e della solidarieta' internazionale. Accanto alla denuncia, allo smascheramento dell'ipocrisia e della violenza, non lasciamo mai che il buio soffochi il colore, che la violenza sostituisca la nonviolenza, l'odio l'amore per la vita. In un editoriale per il sito di "Peacelink" ho scritto alcuni giorni fa che l'unica sicurezza e' la dignita' umana... Garantire i diritti umani e la dignita' di ogni migrante, cancellare gli abusi e i soprusi... Ma non c'e' peggior sordo di chi non vuol sentire. Il ministro dell'Interno, nei giorni in cui un ragazzo indiano e' stato pestato e arso vivo da quattro ragazzi della "societa' bene" ha dichiarato che e' finita l'era del buonimo, che con i clandestini bisogna essere cattivi. Il Senato ha approvato un "pacchetto sicurezza" che aumenta i costi per il rinnovo del permesso di soggiorno e ha realizzato due abomini giuridici e umani: il reato di clandestinita' e la legittimazione delle cosiddette "ronde". La realta' dei fatti, il diritto e la ragione umana chiedono a gran voce umanita', solidarieta', accoglienza. Il governo risponde con provvedimenti criminalizzanti e criminogeni, razzisti e disumani, basati sull'assunto del migrante certamente criminale (e se non lo e' il reato vien creato ad hoc). Negli ultimi undici anni, dalla sciagurata legge Turco-Napolitano che istitui' i Cpt - campi di concentramento, luoghi del non-diritto - ad oggi, tutte le politiche sicuritarie hanno fallito. Il controllo sociale, la repressione, la negazione dei diritti sono fallimentari. Le frontiere e le barriere non potranno mai fermare la richiesta di dignita' e solidarieta' che arriva dai Paesi in guerra (guerra che sono causate dalle armi, dagli eserciti, dai traffici delle multinazionali), dai Paesi vittime delle politiche dei poteri dominanti. L'essere umano e' libero per definizione e tale rimarra' sempre. Tentera' sempre di scavalcare qualsiasi ostacolo, qualsiasi gabbia, e vi riuscira'. E non puo' essere, non deve essere, considerato criminale chi cerca cibo per la propria famiglia, un lavoro e rispetto. Criminale e' chi specula sulle tragedie, chi massacra di botte e rinchiude persone inermi e civili. Criminali sono le mafie, i trafficanti di droga, gli sfruttatori della prostituzione... 40.000 occidentali ogni anno giungono nel Sud Est asiatico. La loro meta sono squallidi bordelli dove pagano per violentare bambine e bambini inermi. Si chiama pedofilia. Ma la definiscono turismo. Ricordiamocelo mentre attraversiamo le strade delle citta'. Quando ci capitera' di veder passare dall'altro lato un migrante dai tratti somatici asiatici. E quando sentiremo persone raccontare il loro viaggio di piacere nel Sud-Est asiatico. E domandiamoci: chi e' il criminale? 9. UNA SOLA UMANITA'. FLORIANA LIPPARINI: IN QUESTO BUIO [Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at fastwebnet.it) per questo intervento] Regredita a un infantile culto della personalita' del capo, errore che gia' una volta nella storia del Novecento ci ha trascinato nella tragedia, la maggioranza di questo paese ha perso ogni capacita' critica ed ha masochisticamente chiuso gli occhi di fronte all'avanzare di un regime autoritario che nulla ha a cuore oltre ai propri interessi. Non piu' una collettivita' ricca di individui pensanti, ma una massa obbediente e cieca, incapace di capire quanto sia usata, sfruttata, beffata e persino ridicolizzata di fronte al mondo. Passiva e inerte, consenziente alla propria rovina. In questo paese sembra enfatizzarsi il peggio di un sistema padronale e neopatriarcale, che in altri luoghi conosce almeno contrappesi e limiti. Una debacle civile che spinge a chiedersi quanto avra' contato l'assenza di una seria opposizione, quanto avra' contato l'incapacita' di stare insieme delle sinistre critiche, quanto avra' contato la difficolta' delle donne a superare le differenze per parlare, quando occorre, con voce concorde. Eppure, tante e tanti hanno parlato, hanno scritto, hanno protestato, hanno denunciato... Ma non e' bastato a risvegliare le coscienze. Mi chiedo quanto si puo' resistere in situazioni di profonda estraneita' rispetto al tempo e al contesto in cui si vive, e all'impossibilita' di sentirsi parte della comunita' in cui il destino ti ha gettato. Un profondo disagio che, forse, puo' aiutarci a capire cosa significhi vivere da persone "straniere" in un paese dove si arriva sperando in una vita migliore per se' e per la propria famiglia, e si trova invece l'esclusione. Come salvarsi in questo buio? Quali strategie adottare per sopravvivere alla perdita di senso della vita collettiva, ostaggio di una maggioranza legiferante che sta trasformando questo paese in una fortezza ostile, nemica di se stessa perche' priva di cuore, di sentimenti, di liberta', di umanita', di indipendenza, di giustizia, di accoglienza, di ospitalita', di compassione? Bastera' continuare ostinatamente a leggere, ad ascoltare musica, a curare le cose della vita di tutti i giorni? Bastera' continuare ostinatamente a coltivare le relazioni, a dirsi cio' che viene dal profondo, a scambiare e condividere con persone amiche tutto cio' che di fronte al cosiddetto senso comune sembra trasformarsi in eresia? Basteranno i gesti concreti di disobbedienza civile rispetto alle norme razziste? Il coraggio di insistere sulla lunga strada della ricostruzione di una coscienza civile di base, lontano dalle alchimie elettorali e dalle conventicole di potere, mi sembra onestamente l'unica scelta possibile. La ricostruzione di uno "spazio pubblico": attenzione, non una piazza urlante gestita da un capopopolo, ebbra di slogan populisti e demagogici, il che costituirebbe una falsa democrazia e una trappola, ma al contrario un'agora' nel senso autentico del termine, ossia il luogo della polis in cui cittadine e cittadini liberamente dibattono fra loro le questioni del bene comune e prendono decisioni meditate e partecipate, rispettose della pluralita', come suggeriva Hannah Arendt. Senza questa sfera intermedia tra la cittadinanza e le istituzioni, una sfera di vicinanza e di conoscenza dei problemi, perche' diffusa sul territorio, una sfera di partecipazione e di indipendenza perche' slegata dai partiti, il potere della casta padrona dilaga e divora ogni cosa, anche i partiti. 10. UNA SOLA UMANITA'. PAOLA MANCINELLI: NOMOS DEL SANGUE? [Ringraziamo Paola Mancinelli (per contatti: mancinellipaola at libero.it) per questo intervento] L'uomo e' antiquato, recita il titolo di un'opera notevole di Guenther Anders, che indaga la prospettiva antropologica nell'era post-industriale. Varrebbe la pena di chiedersi se questo essere antiquato non possa leggersi in sinossi con l'idea di inattualita' di Nietzsche, che, nonostante tutto, si erge come riserva critica di una civilta' ubriaca di ideologie: quella del progresso, quella della massificazione, in modo tale da schiudere, per un mondo intorpidito, una profezia del possibile. Oggi la civilta' post-illuministica e' altrettanto intorpidita dalla categoria della sicurezza, su cui e' pronta persino a sacrificare le idee cardine di dignita' e liberta', ma forse si e' resa anche impermeabile a qualsivoglia sollecitazione critica, e questo e' tanto piu' vero, quanto piu' si osserva la metamorfosi della politica, da spazio dialogico del riconoscimento, protetto dalla violenza, come gia' Hannah Arendt ebbe a dire chiosando Aristotele, a quello di un'incessante rivendicazione di identita' contrapposte. Quest'ultima, peraltro, mostra tutta la sua deformante potenza ideologica, sia nell'ambito del governo e del bene comune, sia in quello delle leggi che di fatto vengono piegate alla discriminazione. Mi riferisco a quelle che concernono gli immigrati, esposti nella loro nuda vita alla detenzione in veri e propri lager (fondamentali a tal proposito le riflessioni del filosofo Giorgio Agamben), passibili persino di denuncia da parte dei medici che dovrebbero peraltro contravvenire al giuramento di Ippocrate, criterio princeps della loro deontologia. Tutto questo perche' in nome della sicurezza si e' disposti a sacrificare la liberta'. Ora, mi chiedo se questa non sia la prevalenza della logica del capro espiatorio, eretta come principio di fondazione delle citta' antiche e intrisa di jus sanguinis et loci. Come al solito, nei momenti di crisi, le societa' non esitano a invocare dinamiche sacrificali che colpiscono di fatto i deboli e gli ultimi, gia' defraudati da politiche coloniali prima, da una cultura intrisa di darwinismo economico e sociale, di allergia al diverso e di ignoranza delle autentiche conquiste di civilta' e dignita' riconosciute da tutte le costituzioni degli stati democratici. Mi chiedo ancora se possiamo davvero pensare di vivere in un'epoca storica dove le ideologie hanno cessato di dettare le loro condizioni, mentre si ripropongono fantasmi che hanno fatto parlare, giustamente, di leggi razziali. Il problema non e' tanto la mancanza di memoria storica, che pure sta dilagando come una piaga civile, quanto anche e soprattutto la mancanza di elaborazione critica di essa, che, in tal caso, sarebbe familiare dell'oblio indifferente, causa determinante il sonno della ragione. Dinanzi a questo sarebbe forse importante invocare l'idea ebraico-biblica dell'ospitalita', per cui la patria che non muore e' quella dove ci si rapporta con giustizia all'altro, e dove il diritto di Abele, fondato sulla dignita' creaturale rende possibile anche un diritto di Caino, come promessa di riscatto. La Bibbia aveva gia' un paradigma universalistico di prassi politica. Dov'e' finito? 11. UNA SOLA UMANITA'. MARIO MARTINI: IL SENSO DELL'UMANO [Ringraziamo Mario Martini (per contatti: martini.fil at alice.it) per questo intervento] Ho gia' firmato, contro il pacchetto sicurezza del governo, un appello in cui si diceva che la terra di San Francesco ("cum tucte le tue creature") e di Aldo Capitini ("la realta' di tutti") non puo' ammettere che si trattino alcuni esseri umani come inferiori ad altri. Aggiungo che discriminare e respingere gli extracomunitari che ci chiedono pane e lavoro implica atti violenti e percio' disumani. Accettarlo significa alimentare la cultura della violenza che sta paurosamente diffondendosi nel nostro Paese. Si sta abbassando la soglia di sensibilita' del nostro senso dell'umano, per cui non ci accorgiamo che stiamo rendendoci complici di questa cultura: respingiamola! 12. UNA SOLA UMANITA'. BRUNETTO SALVARANI: LA PAURA E L'ODIO [Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz) per questo intervento] "...piu' d'una volta ho avuto la sensazione che la tolleranza zero servisse a giustificare l'intolleranza. L'intolleranza verso l'estraneo, verso chi la pensa diversamente, appartiene ad altre culture o ha altre convinzioni religiose. Guardiamo tutto con occhiali appannati dalla paura. E l'odio, purtroppo, e' legato anche alle strumentalita' di cui si e' data prova" (dal "Corriere della sera" del 2 febbriano 2009, intervista a Giuseppe Pisanu, gia' ministro dell'Interno e con una lunga militanza democristiana alle spalle). Si augurava il grande Pintor: "Non moriremo democristiani". Gia', non moriremo democristiani. Purtroppo. (Brunetto Salvarani, mai iscritto ne' elettore democristiano). 13. DOCUMENTI. L'APPELLO DEI COSTITUZIONALISTI: DIFENDIAMO LA CARTA COSTITUZIONALE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, fortemente allarmati per lo stato di grave contrapposizione istituzionale tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Repubblica, nel sottolineare la correttezza del Presidente della Repubblica nell'esercizio delle sue funzioni di garanzia in conformita' con la nostra Costituzione e con la prassi repubblicana, manifestano la propria preoccupazione per ogni tentativo di ulteriore ampliamento dei poteri del Governo in materia di decretazione d'urgenza, che gia' di per se' non trovano l'eguale nella prassi delle altre democrazie costituzionali nonche' per il tentativo di delegittimazione in atto della vigente Carta costituzionale e del suo spirito democratico. * Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Massimo Luciani, Alessandro Pace, Cesare Pinelli, Giuseppe Ugo Rescigno, Federico Sorrentino, Gustavo Zagrebelsky, Enzo Cheli, Michele Scudiero, Adele Anzon, Michela Manetti, Stefano Sicardi, Francesco Bilancia, Alessandro Pizzorusso, Lorenzo Chieffi, Massimo Villone, Vittorio Angiolini, Paolo Caretti, Roberto Romboli, Antonio D'Andrea, Sandro Staiano, Saverio Regasto, Roberto Borrello, Renato Balduzzi, Marco Ruotolo, Mario Dogliani, Alfonso Di Giovine, Antonio Saitta, Alberto Lucarelli, Enzo Balboni, Antonio D'Atena, Fulco Lanchester, Sergio Lariccia, Maurizio Pedrazza Gorlero, Mario Demuro, Antonio Ruggeri, Mario Fiorillo, Stefano Grassi, Antonino Spadaro, Barbara Pezzini, Enrico Grosso, Antonio Saitta, Augusto Cerri, Giancarlo Rolla, Saulle Panizza, Franco Bassanini, Antonio Zorzi Giustiniani, Paolo Carnevale, Margherita Raveraira, Maria Cristina Grisolia, Ferdinando Pinto, Giovanni Cocco, Riccardo Guastini, Guerino D'Ignazio, Maria Agostina Cabiddu, Luigi Ventura, Giovanni Di Cosimo, Ernesto Bettinelli, Roberto Pinardi, Gladio Gemma, Giuditta Brunelli, Andrea Pugiotto, Omar Chessa, Anna Marzanati, Silvio Gambino, Raffaele Bifulco, Alessandro Torre, Salvatore Prisco, Gian Candido De Martin, Rolando Tarchi, Roberto Miccu', Giovanni Serges, Roberto Bin, Massimo Carli, Carmela Salazar, Tania Groppi, Paolo Giangaspero, Antonio Cantaro, Pasquale Costanzo, Marcello Cecchetti, Andrea Giorgis, Marina Calamo Specchia, Paolo Cavaleri, Antonio D'Aloia, Umberto Allegretti, Massimo Siclari, Sara Volterra, Vincenzo Cocozza, Roberto Toniatti, Pietro Ciarlo, Salvatore Bellomia, Francesco Rigano, Pasquale Ciriello, Carmine Pepe, Sergio Bartole, Lorenza Carlassare, Andrea Manzella, Roberto Zaccaria, Stefano Merlini, Francesco Rimoli, Stefano Maria Cicconetti, Maurizio Oliviero, Mauro Volpi, Luigi D'Andrea, Francesco Cerrone, Silvia Niccolai. 14. LE ULTIME COSE. DELL'UCCIDERE Si dovrebbe dare la propria approvazione solo a cio' che si e' disposti a fare personalmente. Io non sono disposto ad uccidere. 15. LE ULTIME COSE. L'AVVOCATO Condannato l'avvocato. E il cliente? 16. LIBRI. VALENTINO PARLATO PRESENTA "IL MIO NOVECENTO" DI ANGELO DEL BOCA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 febbraio 2009 col titolo "Esploratore d'Africa" e il sommario "Il mio Novecento, autobiografia di Angelo Del Boca. Con al centro il 'continente nero' e le sue grandi figure"] Questo Il mio Novecento di Angelo Del Boca (di quasi seicento pagine) e' uno straordinario e affascinante racconto autobiografico, e non credo solo per i suoi coetanei. Io sono un po' piu' giovane (di poco) ma leggendo queste pagine mi ritrovo nella mia passata giovinezza. Di quel che un giovane di diciassette anni percepiva della caduta del fascismo, di piazza Loreto e del bunker di Hitler. Io questa straordinaria storia non l'ho cominciata nella valle Antigorio, ma a Tripoli, in Libia. Un paese nel quale Del Boca e' stato e ha lavorato (importante e ancora attuale la sua intervista a Gheddafi) e ha lasciato forti e splendidi legami di amicizia. Penso alla straordinaria generosita' di Giuma Belker, che e' l'italo-libico (ha studiato all'Universita' di Perugia, ma e' rimasto profondamente libico), che anche io ho avuto, in Libia, come guida discreta e straordinaria. Certo la mia libicita' mi avvicina molto a Del Boca, che questo paese ha visto e ha capito e del quale ha ricordato la storia e la barbarie di noi "italiani brava gente", che abbiamo impiccato gasato e deportato con il presunto orgoglio di essere un "paese civile" che aveva a che fare con dei selvaggi. Quella di Del Boca e' la migliore e piu' efficace analisi della nostra barbarie tutta italiana. Angelo Del Boca con questa sua straordinaria narrazione (nella quale si incastonano benissimo scritti precedenti) ci rende un po' piu' contemporanei, cioe' nella storia. La sintesi in versi (e Del Boca non e' poeta di professione) di viaggi e vita e' assolutamente sintetica ed espressiva. "Lavorare non stanca" potrebbe essere il titolo di una sua biografia di uomo, di storico, di viaggiatore e di scrittore. Del Boca, nel racconto del suo Novecento, non esita a riprodurre scritti del passato, anche di molti anni fa. Si tratta di un esercizio che nel nostro mondo giornalistico pochi potrebbero permettersi di ripetere perche' incapaci di verificare, nella distanza del tempo, la conferma del punto di vista, la capacita' di previsione. Che Angelo Del Boca ha avuto, con profondita' di analisi per i sommovimenti dei continenti che ha attraversato e che lo hanno attraversato, in primo luogo sull'Africa delle guerre di liberazione coloniale, l'Algeria in particolare con il peso simbolico e umano della battaglia d'Algeri ma anche, inaspettatamente, il coraggio della lettera-appello inviata da Del Boca nel settembre del 1963 al primo ministro Ahmed Ben Bella di fronte a episodi di degenerazione della rivoluzione algerina nella quale "la Resistenza italiana ha visto la sua continuazione e il suo completamento". Ma anche l'Asia, l'Indocina del Vietnam, l'India degli anni Cinquanta, quella dei piu' umili. Questa capacita' di riproporre il materiale passato, la propria diretta testimonianza scritta, fortunatamente datata ma per questo fondativa del presente, mi fanno pensare a un grande mestiere, a una grande sicurezza. Anche io, che non a caso diedi al fuoco un mio diario di quattordicenne, non so con quanta sicurezza affronterei questa prova. I viaggi sono linfa che nutre e stimola i racconti di Del Boca, nei quali si trovano accostati personaggi straordinari e straordinariamente diversi, da Santa Teresa di Calcutta a Gheddafi, con intorno una serie di personaggi minori ma egualmente vivi e attivi, coprotagonisti del testo. Come la voglia di guardare, ben espressa dalle note dell'autore quando era capocronista a Torino e in rapidi scatti dell'allora macchina da scrivere scorge la vita minuta, i piccoli amori, quella quotidiana e sorprendente normalita' impossibile solo pochi anni prima. Ma non c'e' dubbio che il paese, meglio il continente, che Del Boca piu' ha vissuto e rappresentato e' l'Africa, la sua Africa della quale comincio' a occuparsi nel 1954, quando aveva 29 anni e ancora aveva memoria dei racconti di Salgari. Il capitolo "La mia Africa" che si apre con una attraente ballata sui grandi personaggi di quel continente, a cominciare da "l'imperatore di Etiopia Haile' Salassie'./ Sfuggi' alle insidie del fascismo/ per essere assassinato da Menghistu,/ con un cuscino sulla bocca". E poi ancora con Sekou Toure', Senghor e tanti altri. E di questa Africa e' protagonista positivo Gheddafi, come emerge da un altro libro importante di Del Boca, Gheddafi, una sfida dal deserto (pubblicato da Laterza), che quasi annuncia l'attuale sua presidenza dell'Unione africana. Insomma, per la Libia Gheddafi e' una risorsa assai piu' importante del petrolio. E' quasi un romanzo avvincente questa tanto lunga quanto ricca autobiografia, per un'epoca che probabilmente e' stata tra tutte quella piu' piena di futuro. Ma anche un messaggio a noi italiani, alla nostra memoria troppo in fretta cancellata. Un messaggio per difendersi dall'invidia e dal disprezzo degli altri e cercare di capire la complessita' degli eventi e ritrovare nel loro labirinto la porta giusta, non solo di verita'. Temo che una recensione cosi' breve per un libro di 571 pagine, possa apparire insoddisfacente per il lettore del "Manifesto". Ma mi viene di rispondere: sono cosi' breve perche' tu, lettore di un quotidiano che gia' la sera e' morto, possa avere la tentazione o lo stimolo di leggere a lungo un libro di 571 pagine, nel quale anche l'indice dei nomi e' una esplorazione nel nostro passato, recente e lontano. * il libro Il mio Novecento (Neri Pozza editore, pp. 571, euro 19) e' l'ultima fatica di Angelo Del Boca, dallo scorso ottobre nelle librerie. E' un lungo racconto storico, in cui attraverso la vita dell'autore riemergono alcune delle principali vicende storiche del XX secolo. E in cui si afferma, come si legge nella nota di presentazione, non essere assolutamente vero "che nel '900 sia naufragata, insieme con tutti i messianesimi, anche ogni possibilita' di schierarsi dalla parte giusta". * L'autore Angelo Del Boca e' nato a Novara nel 1925. Narratore, saggista e storico del colonialismo italiano in Africa, e' direttore della rivista di storia contemporanea "I sentieri della ricerca". Tra le sue opere recenti, La nostra Africa (2003), Italiani, brava gente? (2005), La scelta (2006). "Il manifesto" puo' vantarlo tra i propri collaboratori. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 736 del 19 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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