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Minime. 735
- Subject: Minime. 735
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Feb 2009 01:00:20 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 735 del 18 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Ilaria Troncacci: Ricominciare dalla Costituzione 2. Tiziano Cardosi: Firenze, di sera 3. Angela Dogliotti Marasso: Indignarsi ed agire 4. Umberto Guidoni: Un "pacchetto" in contrasto con i diritti fondamentali della persona umana 5. Letizia Lanza: Di male in peggio 6. Roberto Mazzini: Le alternative ci sono 7. Luisa Morgantini: Fermare la barbarie 8. Gigi Ontanetti: La nonviolenza contro il razzismo 9. Helene Paraskeva: E' di apartheid che dobbiamo parlare 10. Adriana Perrotta Rabissi: Dei nostri corpi e delle nostre teste 11. Clara Sereni: Il dovere quotidiano 12. Giuseppe Stoppiglia: La durezza dei cuori 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ILARIA TRONCACCI: RICOMINCIARE DALLA COSTITUZIONE [Ringraziamo Ilaria Troncacci (per contatti: crazyi85 at hotmail.com) per questo intervento] "1922 [...] Costoro (potenze e padroni della terra e dell'industria a cui la guerra e' servita in massima parte come una grandiosa speculazione) in Italia si uniscono ai loro servitori, e ai generici rivendicatori della pace mutilata, per una riscossa a oltranza dei propri interessi. E non tardano a trovare un loro campione in Benito Mussolini, arrivista mediocre, e 'impasto di tutti i detriti' della peggiore Italia: il quale, dopo aver tentato il proprio lancio sotto l'insegna del socialismo, ha trovato piu' vantaggioso di passare a quella contraria dei poteri in sede (i padroni, il re, e successivamente anche il papa). Sulla sola base programmatica di un anticomunismo garantito, minoritario e dozzinale, egli ha fondato i suoi fasci, consorzio di vassalli e sicari della rivoluzione borghese. E in simile compagnia provvede agli interessi dei suoi mandanti con la violenza terroristica di povere squadre d'Azione prezzolate e confuse. A lui il re d'Italia volentieri consegna il governo della nazione [...] "1924-1925 [...] In Italia dittatura totalitaria del fascista Mussolini, il quale frattanto ha ideato una formula demagogica per il rafforzamento del proprio potere di base. Essa agisce specialmente sui ceti medi, che ricercano nei falsi ideali (per la loro dolorosa incapacita' dei veri) una rivincita della propria mediocrita': e consiste nel richiamo alla stirpe gloriosa degli Italiani, eredi legittimi della Massima Potenza storica, la Roma Imperiale dei Cesari. Per merito di questa ed altre simili direttive nazionali sara' innalzato a 'idolo di massa' e assumera' il titolo di Duce". (Elsa Morante, La storia) * E' innegabile che l'intenzione della Morante, tracciando questi brevi cenni storici, non fosse ovviamente quello di criticare la classe dirigente italiana dei nostri giorni. E' per questo che la trovo significativa. Non voglio abbracciare una prospettiva che si limita a paragonare i fatti, e soprattutto le persone, del fascismo con le persone che oggi governano l'Italia. Sarebbe a tratti limitativo, a tratti offensivo per le vittime di quella inaudita violenza che fu il fascismo, e comunque fuorviante. Pero' e' interessante capire i meccanismi che la Morante descrive per renderci conto del rischio che stiamo correndo. Perche' i tempi e i personaggi sono profondamente diversi, ma i meccanismi in atto si ripetono, in una spirale sempre piu' perversa e quindi con una forza sempre piu' sconcertante. Noi dovremmo avere la storia dalla nostra parte a difenderci, ma non e' cosi' a quanto pare. Sostituire valori e ideali che mirino al bene comune con idee mediocri di arrivismo e di individualismo, indurre alla metamorfosi dei cittadini in braccia o in consumatori, utili solo agli scopi dei potenti, che sia una guerra o una crisi economica non cambia, l'importante e' non fare domande ed obbedire. E chi non ci sta e' un "comunista", uno da ostracizzare, qualcosa di "antropologicamente differente". E per rendere piu' efficace questo tipo di provvedimenti viene messa in campo la strategia vincente di tutti i governi assolutisti: la paura. La paura di tutto. Del vicino di casa, del mendicante in mezzo alla strada, di chi e' meno inscatolabile in questo tipo di societa', che siano i rom o gli omosessuali, ma anche coloro che non si sottomettono a logiche di potere. Tutti sono qui per rubarci qualcosa, i nostri soldi, i nostri figli, la nostra idea di famiglia, o piu' semplicemente la nostra tranquillita'. La paura e' uno strumento geniale, perche' ha il doppio effetto di creare agnelli da consenso e capri espiatori. Nell'Italia di oggi come nel fascismo di un tempo ci sono un gran numero di capri espiatori. Alcuni piu' palesi: rumeni o ebrei che siano, altri piu' nascosti. Ad esempio le donne. In Italia oggi le donne sono veri capri espiatori di molte delle ignominiose violenze che si stanno perpetrando. Se in Italia e' possibile bruciare uno straniero per strada, e' possibile rincorrere un rapinatore e ucciderlo a sangue freddo, se e' possibile bruciare campi nomadi o assaltare negozi, se e' possibile infine nascondere questi delitti dietro l'alibi del "farsi giustizia" da soli, e' anche perche', soprattutto ultimamente, si sta facendo forza sul forte impianto patriarcale della nostra cultura. Le "nostre donne" sono in pericolo, allora dobbiamo difenderle. Proprio come si difenderebbero le case, i negozi o le auto. Ma c'e' un che di piu' "nobile" nel giustificare una violenza ingiustificabile, portando avanti l'idea della protezione delle "nostre donne", il consenso che si ottiene e' notevolmente piu' ampio. E' un richiamo alle radici profonde della societa', un richiamo ai sempiterni valori "dio patria e famiglia", un po' come fu, ci dice la Morante, con i Cesari e le virtu' imperiali al tempo del fascismo. E' evidente che la sicurezza non sta in cio' che vogliono farci credere. Io mi sentirei sicura se sapessi che non ci sono militari con i mitra a pattugliare le strade, se stranieri ed italiani, uomini e donne fossero trattati con il rispetto dovuto. Sarei tranquilla se lo stato si preoccupasse affinche' i cittadini siano educati al bene comune e al rispetto della cosa pubblica, se si preoccupasse del diritto di ciascuno ad avere pari possibilita' di sviluppo; se veramente lo stato impegnasse le proprie forze per risolvere le situazioni di disagio e di disparita', piuttosto che fomentarle ed accentuarle. In fondo si tratterebbe semplicemente di tenere fede a se stesso. Nulla di piu' e' scritto nella nostra Costituzione che non a caso e' nata proprio dalla sconfitta di quel mostro che fu il fascismo e non a caso oggi e' del tutto accantonata e denigrata. Forse sarebbe il caso di ricominciare da quella. 2. UNA SOLA UMANITA'. TIZIANO CARDOSI: FIRENZE, DI SERA [Ringraziamo Tiziano Cardosi (per contatti: tcardosi at tiscali.it) per questo intervento] Sicurezza. Ho imparato molto su questa parola dai miei giovani figli. Firenze, citta' di sceriffi rossi, di caccia ai lavavetri e di persecuzioni ai mendicanti in nome della sicurezza, si e' svuotata dei suoi abitanti serali e notturni. Fino a pochi anni fa il centro era luogo di ritrovo di liceali e universitari; le scalinate delle chiese erano panchine multiple, le piazze luoghi di giochi, di incontri. Oggi a forza di proibire la citta' e' deserta, transitata solo da ruggenti spazzatrici, attraversata da qualche turista ubriaco che orina negli angoli. "Adesso ho paura ad andare in centro la sera" mi dice mia figlia che a 16 anni andava in bici fino a piazza Santa Croce. "Prima mi sentivo sicura in mezzo a ragazzi come me, adesso non so chi siano i pochi passanti nella penombra". L'unica sicurezza possibile e' quella che gli abitanti danno alla loro citta'. Non saranno poliziotti, vigili o ronde a renderci piu' sicuri, ma una civile convivenza. La paura invece e' strumento formidabile di dominio. Un popolo impaurito sara' pronto a tutto; il popolo tedesco era terrorizzato alla fine degli anni '30. La paura ci fa vedere il nemico in chi ci e' accanto, vicino, nostro simile. La paura ci fa dimenticare dove e' l'origine dei nostri problemi, crea il responsabile del nostro impoverimento in chi sta sotto di noi nella scala sociale, ci impedisce di alzare lo sguardo e vedere che chi domina lo fa prendendoci in giro instillando paura e promettendo una sicurezza inesistente. Buona fortuna, italiani. 3. UNA SOLA UMANITA'. ANGELA DOGLIOTTI MARASSO: INDIGNARSI ED AGIRE [Ringraziamo Angela Dogliotti Marasso (per contatti: maradoglio at libero.it) per questo intervento] Molte sono state in questi giorni le prese di posizione contro il "pacchetto sicurezza" presentato dal governo e approvato al Senato il 5 febbraio scorso. Alcune sono state pubblicate nei giorni scorsi anche da questo notiziario. Non ripeto dunque quanto gia' e' stato autorevolmente detto da piu' parti, mi associo invece all'indignazione e alla necessita' di prendere posizione e di agire anche a livello personale, come alcuni di questi interventi propongono. Tra di essi, ad esempio, l'appello della federazione Italiana Medici Pediatri di Modena, che chiede di firmare contro la possibile denuncia di irregolari da parte dei medici, o la campagna di obiezione di coscienza alle norme contenute nel decreto sicurezza discriminanti nei confronti di persone immigrate (decretosolidarieta.blogspot.com), che propone una serie articolata di azioni nelle quali impegnarsi per contrastare il decreto governativo qualora diventasse esecutivo. Al di la' delle connotazioni razziste da piu' parti denunciate, preoccupa l'inconsistenza politica di provvedimenti illusoriamente volti a fermare processi che nella storia sono sempre avvenuti e sono tanto piu' inevitabili oggi, nel contesto della globalizzazione. Anziche' aiutare i cittadini a gestire costruttivamente queste trasformazioni si creano paure e si agitano fantasmi che ne ostacolano la positiva evoluzione. 4. UNA SOLA UMANITA'. UMBERTO GUIDONI: UN "PACCHETTO" IN CONTRASTO CON I DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA UMANA [Ringraziamo Umberto Guidoni (per contatti: umberto.guidoni at europarl.europa.eu) per questo intervento] L'insieme di norme definito "pacchetto sicurezza" dimostra come il governo pretenda di affrontare i problemi con provvedimenti il cui profilo di legalita' e' dubbio, in nome di un decisionismo equivoco che produce l'esatto opposto di quello che auspica. Con le disposizioni contenute nel pacchetto avremo, infatti, piu' migranti irregolari tra le braccia della criminalita', piu' discriminazione e ancora piu' sfruttamento di lavoro nero. Creando un doppio binario giuridico fra italiano e straniero, tali norme sono in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali e con il Trattato che istituisce la Comunita' europea, che vieta le discriminazioni fondate sulla nazionalita', oltre che con la Convenzione europea per i diritti umani. Sebbene tra queste proposte, sia nel decreto che nel disegno di legge, ve ne siano alcune condivisibili, non devono servire da alibi per convincere l'opinione pubblica italiana della "bonta'" di tutto il pacchetto sicurezza. E' percio' necessario rilevare che molte delle norme contro l'immigrazione sono in contrasto con i diritti fondamentali della persona umana ed inefficaci nella loro applicazione. 5. UNA SOLA UMANITA'. LETIZIA LANZA: DI MALE IN PEGGIO [Ringraziamo Letizia Lanza (per contatti: letizialanza at libero.it) per questo intervento] Scrive giustamente Lorenzo Fort nella rivista online "Senecio": "Quante volte, nell'assistere al degrado morale della societa' odierna nei vari campi, dalla politica - una politica 'urlata', fatta di intrallazzi, inciuci, franchi tiratori, voltagabbana, dispetti (recente il caso dell'elezione di Villari alla Commissione di vigilanza Rai: ma l'hic manebimus optime di liviana memoria e' prassi consolidata) - allo spettacolo - con i reality, i grandi fratelli, il solletico agli istinti piu' bassi e volgari della gente - allo sport - corruzione, giri d'affari a dir poco vergognosi e scandalosi, violenza fuori e dentro gli stadi - alla vita quotidiana con sopraffazioni e angherie di ogni sorta, ebbene, quante volte nell'assistere a tutto cio' ci siamo volti indietro, (quasi) rimpiangendo il buon tempo andato: abbiamo applaudito al crollo della prima Repubblica e oggi (quasi) rimpiangiamo quei tempi in cui si', e' vero, erano in molti che 'mangiavano', ma per lo meno 'sapevano stare a tavola'. Come a dire che oggi ancora in molti 'mangiano' sulla pelle della gente comune, ma a questo aggiungono, novelli Trimalcioni, tutta la volgarita' e l'arroganza dei parvenus". Tutta una serie di atti che definire vituperevoli e' dire poco. Ai quali s'intrecciano forme ancor piu' gravi (se possibile) di violenza, con scene raccapriccianti divenute ormai una costante quotidiana. I casi, tutti condannabili, taluni gravi, gravissimi - veri e propri crimini - purtroppo si sprecano: tra tanti possibili esempi, e tra le relative denunce, piu' o meno vibranti e sincere, cito, essenziale come incisivo, l'intervento di Fabrizio Paladini su un mostruoso fatto di cronaca: "Il passatempo degli idioti e dei vigliacchi e' quello di prendersela con i piu' deboli su cui e' facile infierire. I tre di Nettuno non sono diversi da quelli di Rimini quando venne bruciato Andrea, il barbone che dormiva sulla panchina o da quelli di Pavia o di Roma. Razzismo? 'Volevamo colpire un barbone, non era importante da dove venisse', ha detto il piu' giovane dei tre autori della violenza. Quello che conta e' il gesto da condividere, il racconto da poter fare agli amici, magari col supporto del video girato col telefonino. Non e' una pianificata azione di razzismo, non e' questo il caso di una ritorsione xenofoba - afferma il giornalista - ma sembra piu' la conseguenza di un disperato vuoto cerebrale comune purtroppo a tanti. Ad aggravare il tutto c'e' pero' il clima in cui i 'diversi' sono stati spesso irresponsabilmente additati come 'colpevoli' e la assoluta certezza che la pena e' un optional di poco conto. Se le amministrazioni fanno della battaglia ai lavavetri, ai mendicanti, agli zingarelli l'arma demagogica per sfruttare il malcontento, e' statisticamente certo che gli idioti di cui sopra si sentiranno piu' legittimati ad attaccare il barbone o l'immigrato. 'Abbiamo picchiato un negro, e allora? Che avremmo mai fatto di male?', disse un ragazzo fermato (e subito scarcerato) nel popolare quartiere romano di Tor Bella Monaca dopo un raid contro un immigrato" (Le bravate perpetrate da idioti, "Metro", 3 febbraio 2009). A ben chiarire l'allucinante meccanica, un eloquente come particolareggiato articolo di Carlo Bonini, uscito in un altro autorevole quotidiano: "Racconta Luca, diciannove anni, che la decisione di 'farsi l'indiano' l'hanno presa quando restava un euro di benzina sul contatore del self-service notturno appena fuori Nettuno. Con Francesco, ventinove anni, e il ragazzino di sedici che era con loro, hanno tirato fuori una delle bocce di birra da mezzo litro che gli avevano fatto compagnia per tutta la notte e quell'euro di verde l'hanno infilato li' dentro. Si', proprio li' dentro, anziche' nel serbatoio della Twingo nera su cui avevano ossessivamente ronzato, come ogni sabato, tra Anzio e Nettuno, tra Nettuno e Anzio. Ma si', 'il razzismo non c'entra', 'solo uno scherzo al barbone', 'una bravata', dice ai carabinieri Luca, il primo a sciogliersi in una confessione che i militari ritengono 'piena'. Diciannove anni, una vita da studente in una casa dignitosa di 'una famiglia a posto' di Nettuno. Uno schizzo di rabbia e adrenalina, 'un'emozione per chiudere la serata', per vincere la noia di un sabato sera qualunque e non farla passare liscia a quel tipo dalla pelle olivastra con cui si erano 'attaccati' poco prima delle 4 del mattino, quando la Twingo nera aveva raggiunto il piazzale della stazione e Navtej Singh Sidhu aveva avuto la sfortuna di incrociare i suoi passi con quelle tre ombre barcollanti. 'Eravamo fatti di alcol e hashish', dice ancora Luca. Ma abbastanza lucidi da provocare un disgraziato. Il primo che capitava. Navtej. Gli si fanno sotto in due. Gli chiedono soldi, lo insultano. Singh li manda al diavolo. Loro girano i tacchi, ma solo per promettere che non finisce li'. Il distributore di benzina notturno e' lontano pochi chilometri. Il lavoretto da fare all'indiano - dice Luca - e' un'idea di Francesco, 29 anni. Con la boccia di benzina gli inzupperanno gli stracci che gli coprono le gambe. Con una bomboletta di vernice spray grigia gli imbratteranno il viso. Poi, lo 'accenderanno'. Cosi', tanto per fargliela fare addosso. 'Perche'' - giura Luca - l'idea era di spegnerlo subito'. L'idea, forse. Perche' le cose, come e' noto, vanno diversamente. Alle 4 del mattino, quando la Twingo nera torna sul piazzale della stazione, Navtej, sfinito dalla stanchezza, si e' gia' accucciato da un po' su una delle panchine dell'atrio. Dei tre ragazzi, Luca rimane alla macchina. Francesco e il piu' piccolo entrano nella stazione deserta e gli si avventano contro. Lo 'accendono' e si 'sorprendono' nel vederlo ridotto a una torcia umana che, gridando, cerca la salvezza verso il piazzale. Scappano. Il tempo di risalire sulla Twingo, rollarsi un'altra canna per calmarsi un po' e andarsene a dormire che ancora non albeggia" (Un'emozione forte per finire la serata, cosi' abbiamo acceso quel barbone, "la Repubblica", 2 febbraio 2009). Come di continuo si vede, tante sono le manifestazioni di (anche infame, orrenda) intolleranza o di (anche mostruosa) crudelta', originate appunto da una indiscriminata, comunque colpevole se non altro perche' aprioristica e preconcetta ostilita' nei confronti del Diverso: una ostilita', o per lo meno un sospetto, un "non gradimento", del tutto indipendenti da effettivi comportamenti o aspetti negativi - che pure in parecchi casi esistono e vanno ovviamente censurati (anzi, piu' o meno duramente puniti, benche', di sicuro, non con il "giustizialismo fai-da-te")! Mostruosita' in serie, dunque. E, quel che e' peggio, con sempre maggiore frequenza da imputarsi alla cosiddetta "gente normale", ossia quella che, per tradizionale definizione (e convincimento), costituisce la parte "sana", "benemerita", "affidabile" della societa': secondo gli schemi consolidati, il Bene contro il groviglio del Male. Una realta' che, sempre piu' spesso, si presenta appunto rovesciata - sul piano letterario richiamando tout court un mio recente lavoro (Mirabile bruttezza, Studio Editoriale Gordini, Padova 2008) - nel quale, come avverte la quarta di copertina, in negativo ma anche in positivo campeggia "l'Altro, il Diverso. Da Aristotele a Donna Haraway, un fil rouge s'intreccia a incoronare il Reietto - esposto in una poliedrica galleria di ritratti, dove i mostri piu' orrendi sfilano assieme al misero insetto kafkiano o agli inquietanti androgini del cyborg". Di rilievo la premessa di Armando Pajalich, anglista di Ca' Foscari, da cui cito qualche passaggio fortemente polemico nei riguardi di qualunque sopraffazione a opera della cosiddetta Normalita': "Ogni cultura egemone perentoriamente impone i propri vincenti parametri... rifiutandosi di vedere all'interno della cultura Altra anche cio' che potrebbe rendere migliore, o piu' "felice", la cultura egemone stessa: il dialogo non e' possibile; l'unica opzione per il vincente e' la negazione - il non-essere - dell'Altro... L'Impero non e' somma di individui con rispettive differenze, bensi' astrazione perentoria, discorso, concetto. Simulacro fondato su miti piu' che sulla Storia e le storie. L'unico modo per imporlo e' la coercizione autoritaria anche al suo interno. Di conseguenza, terrorista non e' solo il ribelle armato che resiste alle armi dell'Imperatore, ma anche chi pure appartenendo alla cultura egemone non vi si adegua: l'idealista, l'egualitario, il pacifista, la persona innamorata del divino o turbata dalla carne, quella innamorata di un individuo di altro colore, l'intellettuale scettico e chiunque si rifiuti di osannare il Simulacro. L'Impero ammette l'ipocrita - anzi: lo predilige - ma non puo' ammettere lo scettico" (p. 7). Parole (amare) di verita', senza dubbio veruno. E danno ragione, appunto, delle tante forme di violenza che non di rado la cosidetta Parte Giusta - rappresentata vuoi da singoli individui "normali" vuoi da un'intera classe politico-socio-economica, ovvero (in ambiti i piu' svariati, anche all'interno della Cultura Alta) da una presidenza o da un gruppo dirigente - esercita (da sempre ha esercitato, ma oggi in maniera piu' scoperta, plateale addirittura) nei confronti di chi e' "altro da". Il che, superfluo ripeterlo, in particolare ai nostri giorni non puo' non avallare - se non addirittura incoraggiare, incitare - comportamenti che, si e' visto, giungono a perversita' inaudite e, quel che e' peggio, in qualche modo "legalizzate". Lo conferma in pieno un articolo apparso su questo foglio - che, al riguardo di una ennesima infamia istituzionale (il cosiddetto "pacchetto sicurezza"), si esprime cosi': "Senatores boni viri, senatus mala bestia, recita l'antico adagio; quando poi anche i senatori sono quel che oggi sono, il senato partorisce quel che ieri ha partorito: un mostro giuridico che con la scusa della 'sicurezza' (di chi? da cosa?) promuove l'odio e il crimine, esalta la violenza, distrugge la civile umana convivenza, instaura dei cannibali il regime" (Senatus mala bestia, "Notizie minime della nonviolenza in cammino", 6 febbraio 2009). 6. UNA SOLA UMANITA'. ROBERTO MAZZINI: LE ALTERNATIVE CI SONO [Ringraziamo Roberto Mazzini (per contatti: rob at giollicoop.it) per questo intervento] Stiamo lavorando come cooperativa Giolli anche in carcere e fuori per contrastare il fenomeno dell'insicurezza alle sue radici, lavorando per la coesione sociale, il reinserimento del detenuto, la creazione di legami di comunita', la riflessione sulla giustizia riparativa e non solo punitiva. Il "pacchetto sicurezza" ci appare come l'ennesima forma virtuale di risposta semplicistica a una domanda di fondo che riguarda la nostra convivenza, la paura del futuro, la mancanza di comunita', le ingiustizie che generano violenza, le discriminazioni che generano violenza. Piu' che pacchetto sicurezza si chiamerebbe meglio pacchetto insicurezza, nel senso che contribuirebbe a creare allarme, rifiuto, punizione e non comprensione dei meccanismi che generano la violenza nella societa'. Per oltre 90 italiani su 100, parenti e vicini, che fanno violenza sulle donne, basta un fatto clamoroso esterno per gridare all'untore, distogliendo gli occhi dalla radice del problema e per andare a scovare gli immigrati come causa maggiore. Si vuole piu' carcere pur sapendo che l'80% dei detenuti recidiva perche' non ha altre alternative, ma si insiste a mandarli nelle carceri tagliando organici, non assumendo educatori, non avviando percorsi di recupero. E allora? Le alternative ci sono, basta volerlo politicamente: piu' lavoro educativo in carcere; processi piu' rapidi; piu' risorse per il reinserimento; misure alternative (la recidiva per chi fa misure alternative e' bassissima); corretta informazione dei media. 7. UNA SOLA UMANITA'. LUISA MORGANTINI: FERMARE LA BARBARIE [Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: luisa.morgantini at europarl.europa.eu) per questo intervento] Il "pacchetto sicurezza" approvato lo scorso 5 febbraio dal Senato della Repubblica Italiana -di prossima discussione alla Camera - e nel loro insieme le politiche attuali del Governo italiano sugli immigrati, nonche' l'equazione "insicurezza = immigrazione", spingono il nostro Paese una volta di piu' verso l'incostituzionalita' e il razzismo e ci allontanano dai principi fondamentali su cui dovrebbe basarsi l'Unione Europea. C'e' bisogno di una sicurezza che metta al primo posto i bisogni e i diritti delle persone di ogni provenienza e non la repressione. Chiedere al personale sanitario di denunciare i migranti "irregolari" che accedono alle cure, la legalizzazione delle ronde padane, anche se non armate, il reato d'immigrazione clandestina, la tassa fino a 200 euro per il permesso di soggiorno, il carcere fino a quattro anni per gli irregolari che non rispettino l'ordine di espulsione, le classi differenziate per gli alunni stranieri, il divieto d'iscrizione anagrafica e la schedatura per i senza tetto ma anche per cittadini italiani rom e sinti, che saranno registrati dal ministero dell'Interno, rappresentano atti persecutori verso i migranti e le minoranze, inammissibili per qualsiasi Stato di diritto. Queste norme oltre ad ufficializzare pericolosamente, ad opera dello Stato stesso, lo stigma sociale impresso sui corpi dei migranti, i soggetti piu' vulnerabili che cercano di sopravvivere tra il terrore e l'angoscia di chi vive gia' nell'esclusione, configurano una forma di razzismo istituzionale che lede profondamente i diritti fondamentali delle persone e i principi dell'uguaglianza e della democrazia. E proprio sulla delazione richiesta ai medici, sulla caduta del principio della tutela del paziente come essere umano e le relative conseguenze, abbiamo presentato - insieme ad altri europarlamentari italiani della sinistra - un'interrogazione scritta alla Commissione dell'Unione Europea per accertare la contrarieta' di queste norme ai principi previsti nella Carta europea dei diritti. Dobbiamo con tutte le nostre forze cercare di essere capaci di fermare il processo di imbarbarimento in cui sta precipitando il nostro Paese, dobbiamo riuscire a parlare alle persone che si sono fatte prendere dalla paura dell'altro e del diverso affinche' emerga l'Italia della solidarieta' e della giustizia, certo anche con manifestazioni di donne, giovani, uomini, persone, ma soprattutto con un impegno quotidiano che sappia fermare ogni atto o parola di razzismo o discriminazione. 8. UNA SOLA UMANITA'. GIGI ONTANETTI: LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO [Ringraziamo Gigi Ontanetti (per contatti: p.u at libero.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera] Pacchetto sicurezza? Prima di tutto esiste il diritto naturale. Ogni essere umano e' per sua natura libero di andare dove e quando vuole, il passaporto e' la persona stessa! il documento di identita' dovrebbe servire solo per facilitare le relazioni. Questa e' la mia visione nonviolenta dell'umanita'. Sono ormai molti anni che ho superato il concetto di nazione e di frontiera... Pur essendo cittadino del mondo, vivo a Firenze. In questi ultimi anni sembra che questa citta' sia stata scelta dal centrosinistra come campione per mettere in atto leggi e regole che ricordano forme molto simili a quelle adottate dal fascismo e l'apartheid. Per opporsi al "pacchetto sicurezza" ed agli altri provvedimenti che violano i diritti umani, cosa occorre fare? Meno chiacchere e mettere in campo forme di disobbedienza civile collettiva, boicottaggio a livello locale e nazionale dei provvedimenti incostituzionali; creare forme di auto-aiuto economico, sociale e abitativo; ed altro ancora. In tre parole: lotta popolare nonviolenta. E' l'unica via possibile per un futuro di liberta' e giustizia. 9. UNA SOLA UMANITA'. HELENE PARASKEVA: E' DI APARTHEID CHE DOBBIAMO PARLARE [Ringraziamo Helene Paraskeva (per contatti: helenep at fastwebnet.it) per questo intervento] Perche' ci impegniamo tanto noi insegnanti a presentare i diritti umani agli studenti e spiegare e ad infondere in loro i valori della Dichiarazione universale dei diritti umani e i principi della Costituzione italiana, se tutto questo, in realta', per chi e' al potere non vale nulla? Perche' insistiamo sul principio che "tutti gli esseri umani sono uguali"? Che senso ha credere che noi umani siamo in grado di uscire dalla nostra barbarie con il riconoscimento dei diritti fondamentali di tutti, ma poi dover constatare che c'e' il tentativo di tornare indietro e dichiarare che la "clandestinita'" e' "reato" e i medici, se vogliono, possono denunciare coloro che non hanno il permesso di soggiorno? I "clandestini" vengono dichiarati colpevoli del "reato" di clandestinita' che prima non era reato e non si poteva (doveva) denunciare, ma quando diventa "reato" si puo' denunciare. Cioe' si deve denunciare perche' l'omissione di denuncia di un reato e' a sua volta reato. Mettiamola cosi': ipotizziamo che un giorno, in Sudafrica, un uomo politico perverso riesce ad agguantare il potere ed emanare una legge che abroga l'abolizione dell'apartheid. Bene, da quel giorno si puo' ricominciare a praticare l'apartheid. Oppure un altro uomo politico, altrettanto perverso usurpa il potere dal legittimo presidente Obama e negli Usa, il giorno dopo, con una legge abroga l'abolizione della schiavitu'. E cosi', si potra' praticare il commercio di schiavi. E che senso ha l'idea stessa del diritto quando lo si puo' abrogare con un colpo di "pacchetto sicurezza"? I diritti fondamentali non erano "inalienabili"? I medici giustamente insorgono. Oltre che umiliante per i medici e controproducente e dannoso per la salute degli immigrati "clandestini", quel provvedimento che vnita i medici a denunciare i pazienti andra' a nuocere anche alla salute dei cittadini "di prima categoria" che il "pacchetto" intenderebbe, almeno cosi' dicono i suoi sostenitori, difendere. Anche la sicurezza e' danneggiata, visto che si creeranno strutture mediche e paramediche in aree "grigie" e incontrollabili, che incoraggeranno la clandestinita' con il coinvolgimento di tanti che inseguono il profitto a tutti i costi e senza distinzione fra lecito e illecito. Gia' alcuni medici testimoniano una riduzione del 30% dei pazienti stranieri che si rivolgono a loro e alle strutture pubbliche. E presto si prevede una riduzione ulteriore del 50%. Perche' nemmeno gli stranieri "regolari" vi si rivolgeranno piu'. A chi si rivolgeranno, allora? E a questo punto mi rendo conto che anche parlare di integrazione suona ridicolo. E' di apartheid che dobbiamo parlare. Allora, di quale "sicurezza" parliamo se una fetta della popolazione umana presente sul territorio viene costretta a perdere la fiducia nei confronti delle strutture predisposte alla sanita' pubblica? Anche il concetto della sanita' pubblica viene meno. Non e' pubblica, e' segregata, appunto: apartheid. Non si tratta piu' di difetti del sistema sanitario, che ci sono e sono tanti, bensi' di una trasformazione per altri fini dell'intero sistema delle strutture sanitarie: antidemocratica e antiumanitaria. 10. UNA SOLA UMANITA'. ADRIANA PERROTTA RABISSI: DEI NOSTRI CORPI E DELLE NOSTRE TESTE [Ringraziamo Adriana Perrotta Rabissi (per contatti: adrianina at tiscali.it) per questo intervento] I provvedimenti legislativi, chiamati sbrigativamente Pacchetto sicurezza, nonche' la proposta recentissima di un "Decreto antistupro" costituiscono la prova piu' evidente della deriva culturale, sociale e etica che si sta abbattendo su noi, donne e uomini che abitiamo - piu' o meno temporaneamente - questo oggi sfortunato paese. Accanto a tutte le ragioni, validamente portate e pienamente condivisibili, finora espresse contro questi provvedimenti, segnalo, con vera sofferenza di donna, l'ennesima strumentalizzazione dei nostri corpi e delle nostre teste, per compiere ingiustizie e gesti impietosi (senza pietas) ai danni di altri e altre. Intendo dire che la piaga della violenza sessuale non e' solo o tanto un problema di donne, quanto un problema di uomini, del modo di concepire la sessualita' maschile e il rapporto tra i sessi da parte di molti uomini (e molte donne). Finche' non verra' affrontato come questione maschile, non si uscira' da questo pericolo per le donne, in casa e in strada, malgrado la ferocia delle pene invocate; pericolo che deriva dalla rappresentazione delle donne considerate prima di tutto come esseri legati alla riproduzione: di figli, piacere, gentilezza di costumi, sostegno affettivo... per gli uomini, rappresentazione purtroppo comune a molte e molti, indipendentemente da etnie, culture e religioni. La stessa mentalita', noto tra parentesi, che permette di considerare i migranti e le migranti solo come forza lavoro, da inpiegare o eliminare a seconda delle necessita', e non come persone complete con i relativi bisogni e necessita' vitali. Le donne, ricondotte sempre e prioritariamente a questa irrinunciabile funzione sociale, diventano percio' "proprieta'" dello Stato, della comunita', dei loro uomini, che si incaricano di difenderle da aggressori esterni, cioe' stranieri, migranti, contro i quali esercitarsi nel ruolo "virile" di vendicatori: quegli stessi "difensori" che possono poi stuprarle, perseguitarle, ammazzarle, a seconda dei casi, se si ribellano. Concezione, questa che ho nominato, dalle conseguenze pratiche modulate diversamente, secondo diversi gradi di violenza esercitati sulle donne nelle varie popolazioni. Concezione che e' nella mentalita' di molti uomini (e molte donne), indipendentemente dal fatto che poi esercitino effettivamente violenza; solo qualche esempio: la pensa cosi' chi ritiene che lo stupro sia ineliminabile (perche' la sessualita' maschile e' selvaggia per natura e non si puo' educare?); oppure chi vede in un corpo sfibrato e quasi muto, la possibilita' riproduttiva, perche' comunque corpo di donna, quindi essenzialmente apparato riproduttivo; oppure chi ritiene che rivolgersi a una donna voglia dire essere prima di tutto galante, per ottenerne la fiducia, e, parallelamente, la pensano cosi' le donne che di fronte alla violenza su una ragazza urlano di affidare gli stupratori - migranti, non per caso - al padre della ragazza (oppure fratelli, amici, fidanzati, mariti, tutti uomini) a ribadire che il corpo delle donne - e quindi anche il loro - appartiene agli uomini. 11. UNA SOLA UMANITA'. CLARA SERENI: IL DOVERE QUOTIDIANO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente estratto da un articolo apparso sul quotidiano "L'Unita'" del 10 febbraio 2009 col titolo "Il coraggio di un medico"] (...) Disgraziato il Paese che ha bisogno di eroi, e noi cominciamo ad averne molto bisogno. Per questo, e per reagire al senso di impotenza che ci avvolge, dobbiamo e possiamo cominciare a compiere gesti anche piccoli, ma significativi: senza aspettare che altri siano eroi al posto nostro, e sforzandoci invece al nostro dovere quotidiano di civilta', democrazia, rispetto dei diritti umani. Perche' proprio quel piccolo dovere quotidiano - pagare le tasse, o non compiere abusi edilizi - rischia di diventare, o sta gia' diventando, un atto di eroismo. Considero un piccolo atto di eroismo civile, ad esempio, quello del mio medico di base, che ha appeso in bacheca un cartello con su scritto: "In questo studio i clandestini non si denunciano, si curano". Qualcuno dira' che i clandestini, nella maggior parte dei casi, non vanno dai medici di base. Puo' darsi, come puo' anche darsi che il passaparola induca qualcuno che sta male e non ha i documenti in regola a farsi visitare prima che sia troppo tardi, per non morire di gravidanza o per le epidemie che si possono scatenare nel silenzio e nella sopraffazione. In ogni caso, negli studi dei medici di base transitano centinaia e centinaia di pazienti, che forse quel cartello indurra' a pensare, a interrogarsi, magari a chiederne ragione al medico stesso. E lui dira', spieghera': con piu' efficacia di quanto non accadra' con le risoluzioni delle associazioni di categoria. E forse rischiando di perdersi qualche paziente. Nel silenzio in cui tutti ci sentiamo costretti, una piccola voce: meglio di niente. E meglio anche degli appelli in rete, comunque benedetti, ma che difficilmente riescono a vivere di vita propria fuori dalla rete stessa. Sarebbe un bella cosa se cartelli analoghi apparissero all'entrata generale e a quella di ogni singolo reparto degli ospedali e delle cliniche convenzionate, e se magari i medici si appuntassero sul camice un badge con quella stessa scritta. Qualcuno, per una scelta cosi', potrebbe anche trovarsi in qualche difficolta': per questo, appunto, c'e' bisogno di piccoli eroismi, quelli che ciascuno di noi puo' sostenere con il medico e con l'infermiere che conosce. Magari rischiando qualcosa in proprio con il mettere seriamente in gioco l'amicizia. Possiamo individuare il nostro piccolo eroismo. Dobbiamo farlo, almeno per sostenere la speranza sempre piu' esile che non ci sia presto bisogni di eroismi grandi. 12. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE STOPPIGLIA: LA DUREZZA DEI CUORI [Ringraziamo Giuseppe Stoppiglia (per contatti: stoppiglia at macondo.it) per questo intervento] In questo clima oscuro di omerta' e di ricatti ci sono giorni in cui si fatica a riprendere il cammino, e notti in cui ci si sveglia piu' volte, oppressi da un senso di inutilita' e di smarrimento, con la netta percezione di non riuscire a tenere la rotta con la sola serenita' della ragione. Osservo con angoscia che stiamo vivendo, negli ultimi anni, una sorta di ritorno ad un cinismo crudele (rivolgersi ai sentimenti oscuri), al disprezzo dell'altro (il diverso visto e vissuto come l'opposto), alla fredda durezza del cuore. Una durezza che fa spazio a rancori e risentimenti (quasi piu' nessuno ospita o visita un'altra persona come gesto gratuito). Una durezza del pensiero che diventa ragione strumentale, potere ed appropriazione, una durezza del bisogno e dell'interesse, senza desiderio e senza sogno. Siamo di fronte alla durezza dei confini culturali, in mezzo ad identita' chiuse. La situazione culturale, morale e religiosa si sta deteriorando, spesso fino a perdere ogni sensatezza. Lo spazio per una ricerca intellettuale, filosofica, scientifica, storica o artistica, ispirata a un reale spirito di verita', e' diventato sempre piu' esiguo, a tutto vantaggio dello spirito di parte e del perseguimento del proprio utile, di potere o mercantile che sia. Con raccapriccio possiamo constatare che, dalla caduta del muro di Berlino, un poco alla volta, si sta restituendo alla guerra la funzione regolatrice dei rapporti di forza. Se non si e' ancora arrivati a riconoscere alla guerra l'"onore" di un tempo, ci si sta, pero', assuefacendo all'idea della sua "necessita'", in nome di idealita' ancora piu' astratte e fantomatiche di quelle per cui ci si e' follemente battuti nella prima meta' del Novecento. "Sembra di vivere in una 'normalita'' sociale e culturale ipocrita e feroce - scrive il filosofo Roberto Mancini - per cui i poveri, i mendicanti, i lavavetri, gli stranieri, i rom, le prostitute, gli 'irregolari' di qualsiasi specie vanno perseguitati. Questa 'normalita'' non combatte la poverta', ma combatte i poveri. Non combatte la marginalita', ma gli emarginati. Una 'normalita'' che non coglie il valore dei giovani, ne' quello dei vecchi, perche' gli uni li affronta con la polizia, gli altri li mette negli ospizi". L'ipocrisia e un opportunismo viscerale sembrano essere gli elementi costitutivi della nostra societa', dove l'egoismo e' chiamato liberta', la distruzione della natura e' chiamata progresso, la resa dell'uomo al denaro e' chiamata societa' di mercato. Dove il singolo ha perso l'idea del limite ed interpreta la liberta' come assenza dai legami di rapporti sociali ed affettivi. Vive il mito del creditore. Non sente, cioe', nessun debito verso la memoria e le vecchie generazioni. Rivendica solo diritti sul futuro, entrando in rapporto con gli altri solo attraverso calcoli razionali per combinare l'utile reciproco. Risultato? Una societa' senza amore che non e' in grado di offrire radici alla politica come arte collettiva di tessere una convivenza giusta per tutti; una societa' fatta di discontinuita', di tante storie, ma non c'e' una storia. Anche la chiesa, in un momento cosi' oscuro, manda segnali contrastanti, a volte incomprensibili. La nostra chiesa sembra soffrire di emicrania, ma e' solo un sintomo, dentro deve esserci qualcosa di malato, di grave, una crisi vera e temo lunga. In una situazione culturale ed ecclesiale simile o si resta sgomenti, o si ha il coraggio di liberare l'anima. Se l'anima si risveglia niente e nessuno riuscira' a soffocarla, perche' la rivolta contro l'ipocrisia inizia per ciascuno dentro di se'. Ho giurato a me stesso di non cedere alla depressione, e nemmeno alla rabbia per il trionfo attuale della menzogna e dell'intolleranza. Se la crisi economica ha indotto i popoli benestanti a girare le spalle al futuro, peggio per loro! Nel passato troveranno soltanto la parte peggiore di se stessi! Non e' una consolazione, sarebbe troppo magra, ma e' un modo per non pensarci e parlarne meno. Occorre resistere, e per resistere e' necessaria anche la profezia. I poveri non hanno, per ora, la tentazione di guardare indietro, e tanto meno di tornarci. Saranno loro a farci maturare. Sotto una baracca inondata dalla pioggia, anche la crisi economica diventa lontanissima. La Bibbia insegna che l'umanita' va adagio ad imparare, ci vuole il suo tempo e potrebbe non essere questo il momento di chiedere di piu'. Se in Italia amano Berlusconi sara' perche' gli italiani si identificano piu' con i rozzi buffoni di corte che con il "civis" che noi immaginiamo e sogniamo. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 735 del 18 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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