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Minime. 734
- Subject: Minime. 734
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 17 Feb 2009 01:06:43 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 734 del 17 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il partito dello stupro. Un oratorio 2. Concita De Gregorio: Il vuoto intorno 3. "Beati i costruttori di pace": Lettera aperta al Ministro dell'Interno 4. Gino Buratti: Si chiama razzismo 5. Giuliano Cora': Amarcord 6. Andrea Cozzo: Un disegno di legge ripugnante 7. Ibrahim Diallo, Driss Ennya ed altri: Da che parte stare 8. Paolo Farinella: Il frutto e l'albero 9. Pupa Garribba: Etichettare e condannare 10. Lorenzo Guadagnucci: L'apartheid 11. Michele Meomartino: Opporci 12. Luigi Piccioni: L'orrore 13. Daniela Thomas: Lo straniero 14. Giulio Vittorangeli: I Nessuno 15. Riletture: Hannah Arendt, Vita activa 16. Letture: Anna Bravo, A colpi di cuore 17. Riletture: Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine 18. Riletture: Bianca Guidetti Serra, Compagne 19. Riletture: Armanda Guiducci, Donna e serva 20. Riletture: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti 21. Riletture: Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa 22. Riletture: Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne 23. Riletture: Vandana Shiva, Il bene comune della Terra 24. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte 25. Riletture: Simone Weil, La condizione operaia 26. La "Carta" del Movimento Nonviolento 27. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. IL PARTITO DELLO STUPRO. UN ORATORIO Siamo maschi, facciamo cosi'. Lo facciamo nelle nostre calde case a sangue freddo o urlando come aquile. Nelle auto, di giorno e di notte comprando carne nella macelleria che e' sempre aperta sui cigli delle strade. Lo facciamo risparmiando i soldi se troviamo una squinzia da sola in un luogo abbastanza appartato. Siamo maschi, facciamo cosi'. Non e' per il sesso, e' per il potere di torturare, devastare per sempre, sentire il gusto di esercitare la forza che sbrana e che annienta. Siamo maschi, facciamo cosi'. Ci piace l'ordine e la disciplina. 2. RIFLESSIONE. CONCITA DE GREGORIO: IL VUOTO INTORNO [Dal quotidiano "L'Unita'" del 16 febbraio 2009] "Meno male che non hai figlie femmine", mi hanno detto ieri. Una frase come uno schiaffo. Non l'avevo mai sentita dire in tutta la mia vita. Avere figlie femmine era una disgrazia ai tempi della mia bisnonna: si racconta in famiglia di una prozia rimasta vedova con quattro figlie. Poveretta. Quattro femmine da crescere, da custodire, da maritare. Vedova della guerra '15-'18. Un secolo fa. Cent'anni dopo la madre della ragazzina Irene, sedicenne compagna di classe di mio figlio, mi chiede con le lacrime agli occhi se dobbiamo impedire ai ragazzi di uscire il sabato pomeriggio "perche' poi quando lei torna a casa e' buio e credimi avere una femmina e' una disgrazia: viviamo nel terrore". Ecco. La soluzione e' tenerle a casa, in quanto femmine. Sottrarle all'inevitabile corso delle cose: la violenza maschile che, secondo natura, si esercita liberamente ai giardinetti sotto casa, al pomeriggio, in centro. Istruirle a difendersi, in quanto femmine. Spray al peperoncino, corsi di karate. Farle coprire e indurle a nascondersi, specie se graziose. Le figlie belle sono la disgrazia suprema. Le bruttine meno. L'altro adagio corrente, di questi giorni, e' la tesi dello scontro di civilta'. Dice piu' o meno cosi'. Gli stranieri che abitano le nostre citta' sono portatori di una cultura della violenza sulle donne per loro "naturale". Le trattano cosi' anche a casa. Le picchiano, le umiliano, le abbandonano incinte, le fanno prostituire. Gli africani, i romeni, gli slavi: sono cosi', non vedete? Non sono loro ad adattarsi ai nostri costumi, al nostro livello "evoluto": siamo noi a subire la loro incivilta'. Regrediamo, nel contatto. Dobbiamo difenderci. E' un argomento emotivo potentissimo contro il quale esercitare la ragione e' un esercizio titanico. Dire che ci sono i romeni criminali e gli italiani criminali ma anche no - gli uni e gli altri - sembra un distinguo accademico davanti all'onda mediatica che dipinge le "nostre ragazze" come vittime di marocchini pregiudicati e di slavi accampati al buio sugli argini dei fiumi. E' in molti casi anche vero, del resto. L'uomo di origine nordafricana che ha aggredito la ragazza a Bologna avrebbe dovuto essere in galera. Chi ha violentato la quindicenne al parco della Caffarella - non la periferia di Roma, il parco delle ville - era quasi certamente romeno. Molti sono italiani, anche, pero'. Bravi ragazzi di famiglie tranquille. E poi ci sono le bande di italiani che fanno prostituire le bambine romene e russe. E poi ci sono i fidanzati che ammazzano di botte le ragazza per San Valentino, giusto ieri. E' una consolazione dire che lo fanno tutti? Non lo e'. La verita' e' che la violenza del piu' forte sul piu' debole e' il metro esatto di questo tempo cupo, esito di un decennio almeno di immiserimento culturale. Un tempo in cui le leggi sono derise, i piu' forti e i piu' furbi la fanno sempre franca, unica difesa i gendarmi. Sono le vittime a doversi nascondere perche' chi puo' ruba, rapina, violenta, soffoca e prevarica: va cosi'. Guardatevi attorno: e' l'ordine naturale delle cose: per strada, nelle pubblicita' patinate, in tv, nei fumetti e nei reality, a palazzo. Si studiava a scuola: lo stato di natura e lo stato di diritto. Ecco cosa stiamo perdendo, dove stiamo tornando. Nessuno che si fermi per strada o si stupisca, del resto. La violenza di una guerra invisibile, e il vuoto intorno. 3. UNA SOLA UMANITA'. "BEATI I COSTRUTTORI DI PACE": LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL'INTERNO [Dal sito dei "Beati i costruttori di pace" (www.beati.org) riprendiamo la seguente lettera aperta del 6 febbraio 2009] Signor Ministro, da alcuni giorni le sue uscite sono sempre piu' sconcertanti. Piu' che appelli alla legge e al diritto i suoi sono dei veri e propri bollettini di guerra contro le persone piu' povere e piu' sfortunate. Invece di affrontare con tempestivita' ed efficacia i fatti di xenofobia, razzismo e di violenza, in particolare contro le donne, che sono avvenuti ultimamente in Italia, Lei si e' personalmente impegnato in una crociata contro quelli che definisce "i clandestini", ma che tali non sono. Clandestino e' un individuo che sparisce dalla circolazione, perche' ha compiuto qualche crimine o qualche atto vergognoso. Paragonare gli stranieri senza documenti di soggiorno a dei delinquenti in clandestinita' e' una forzatura che rende sempre piu' difficile la governabilita' sociale. L'unico "delitto" dei cittadini stranieri che vengono in Italia senza visto di ingresso sono il bisogno di lavoro e la fiducia in una promessa di riscatto. Queste persone non sono sparite dalla circolazione. Sono tutte ben presenti e visibili sia a Lampedusa, come nelle nostre citta'. Perche' non propone delle retate a sorpresa in tutte le case dove vive un anziano disabile? Quelli sono i veri covi dei "clandestini"; li trovera' intenti nell'unica forma di "delinquenza" che praticano: accudire vecchi non autosufficienti in cambio di una misera paga e di rari momenti di liberta'. Quanto incoscienti sono gli italiani, che affidano la parte piu' delicata e importante della loro vita e della societa', i bambini e gli anziani, a donne "delinquenti" di altri paesi! Dobbiamo invece, signor Ministro, riscontrare che non sono gli immigrati i veri clandestini, ma lo Stato. E' lo Stato ad essere latitante, quando non consegna i documenti agli immigrati regolari nei 20 giorni previsti dalla legge. E' lo Stato ad essere clandestino, quando si nega totalmente a coloro che chiedono di essere riconosciuti. Il reato di clandestinita', da Lei fortemente voluto, dovrebbe riguardare i funzionari dello Stato e primo di tutti Lei stesso, signor Ministro. Per questo Le chiediamo di non etichettare come "clandestini" le persone cui spetta il diritto di essere riconosciute come tali e di esser rispettate nella loro dignita' e anche per il coraggio con cui hanno affrontato peripezie, rischi, sofferenze nel loro viaggio della speranza; a volte a costo della vita. L'Italia oggi nel mondo e' quella che gli immigrati presentano e fanno conoscere ai loro Paesi, e sono proprio tanti... E non e' certo bella l'immagine che Lei e il suo partito state producendo. Lei, signor Ministro, si propone come "cattivo" con gli immigrati non riconosciuti. Ci permettiamo di ricordarLe che per mandato e compito costituzionale non deve essere ne' buono ne' cattivo, ma assicurare la difesa dei diritti umani nella legalita'. Per ottenere un momentaneo consenso elettorale Lei e il suo partito vi siete lanciati in una serie di proposte legislative di accanimento verso i piu' poveri e i piu' sfortunati, condannati a portare il peso di una crisi mondiale, che dovrebbe trovare nella corresponsabilita' e nella solidarieta' le chiavi per riconoscere e affrontare i conflitti che ne derivano. E oggi questi "disgraziati" si trovano privati anche del diritto previsto dalla Costituzione (art. 32) di essere soccorsi dalle strutture sanitarie, anche in caso di estremo bisogno. Anche i medici sono chiamati a fare i poliziotti! Creare un clima di sfiducia e contrapposizione nella societa', predisporre il terreno per una guerra tra poveri, gia' ora comportano tensioni e atteggiamenti pericolosi per tutti, per la tenuta della convivenza civile e della democrazia. Da parte nostra vogliamo dire grazie a tutti gli immigrati che hanno accettato di fare i lavori piu' umili, anche se con titoli di studio e competenze per lavori piu' qualificati, e a tutte le badanti che assistono i nostri anziani non autosufficienti realizzando un servizio sociale, che lo Stato in questo momento non sarebbe in grado di assolvere con le attuali strutture. 4. UNA SOLA UMANITA'. GINO BURATTI: SI CHIAMA RAZZISMO [Ringraziamo Gino Buratti (per contatti: buragino at tin.it) per questo intervento] Leggo dal dizionario Garzanti la definizione di razzismo: "tendenza a considerare la razza come fattore determinante dello sviluppo di una societa' e quindi ad evitare mescolanze con altri popoli, considerati razza inferiore, mediante la discriminazione". Mi appare abbastanza evidentemente come certa cultura prevalente, che si traduce in norma, con alcuni articoli previsti nel Disegno di legge 733 votato al Senato lo scorso 5 febbraio, rispecchi bene questa definizione. Esiste una Carta dei diritti dell'uomo, sottoscritta proprio perche' esistono "diritti" che non possono essere legati al "cittadino", ma alla persona, a prescindere dalla nazionalita' e dal luogo dove si trova: vi si afferma anche "il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia" (art. 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani). La nostra Carta costituzionale, che qualcuno vorrebbe cambiare, dice esplicitamente che "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita'". Anche in questo caso non si parla di "cittadino", bensi' di individuo, di persona... La prima impressione, leggendo il testo del "pacchetto sicurezza" e ascoltando le dichiarazioni di alcuni politici, e' che ormai e' passata l'idea che il termine "immigrato" debba essere prima di tutto collegato ad un problema di ordine pubblico e, pertanto, che debbano, in qualche modo, essere ostacolati i flussi migratori. Pensiamo all'allungamento del tempo previsti per dare una risposta sui ricongiungimenti familiari, alle decisioni sulle espulsioni assegnate semplicemente al questore, all'aumento delle tasse addossate ai migranti, come se non fosse chiaro il contesto di privazione da cui proviene la stragrande maggioranza degli immigrati. Non finanziamo politiche sociali, che intervengano sulla marginalita' che e' l'humus sul quale cresce la devianza e la microcriminalita', ne' politiche di accoglienza e integrazione, ma provvediamo semplicemente ad adottare strumenti crudeli semplicemente di ordine pubblico, tra i quali quello piu' odioso, perche' va a violare la dignita' delle persone, negando l'assistenza sanitaria agli immigrati non in regola (detesto la parola "clandestino"), a meno che non vogliano correre il rischio di poter essere denunciati. In tal senso non basta a cancellare questa norma odiosa e razzista il fatto che gli operatori sanitari si rifiuteranno individualmente di denunciare gli stranieri non in regola, perche' nessun immigrato avra' mai la certezza di non trovarsi di fronte un operatore ligio alla volonta' del governo. E' necessario abrogare questa norma, ed e' necessario farlo sollevando il dubbio di costituzionalita' e con l'intervento legislativo delle Regioni che vada a contrastare questa possibilita'. E forse, ma non sono un esperto, varrebbe la pena di valutare se gli Ordini dei medici e degli infermieri possano radiare un operatore sanitario che violasse cosi' palesemente il codice deontologico. Questa legge e le troppe parole urlate sono coerenti con il disegno di questo governo di ampliare questa cultura di rifiuto dello straniero, in modo da assuefarci a provvedimenti sempre piu' restrittivi e contro i diritti umani. Servono a poco le indignazioni ipocrite dinanzi a qualche straniero che viene messo a fuoco: non e' semplicemente un problema di assenza di valori rispetto alla vita, e' qualcosa di molto piu' profondamente perverso, perche' tale assenza di valori si manifesta generalmente contro lo straniero o il diverso. Hanno seminato disprezzo, odio e rifiuto del diverso... ora ecco quello che tutti noi raccogliamo. Ieri sera ero in una pizzeria e "ho dovuto" ascoltare un telegiornale: un susseguirsi di servizi, per quasi un quarto d'ora, tutti concentrati sugli "immigrati" che hanno violentato delle ragazze. Non un servizio su tutte le violenze accadute in quei giorni, chissa' quante altre ce ne sono state compiute da italiani... ma solo su quelle tre compiute da stranieri. Il soggetto di quei servizi non era la vittima e l'odioso reato di violenza, ma semplicemente l'immigrato, lo zingaro... Sentivo i clienti presenti accanto a me invocare la pena di morte, invocare la cacciata degli stranieri... esprimevano non la rabbia per una violenza, ma la rabbia per il fatto che gli autori erano stranieri. Una ubriacatura di odio messa a disposizione da una delle televisioni del premier, cosi' come fanno quasi tutti gli altri canali nazionali. Questa e' la cultura che certa politica e alcuni media alimentano, in un circolo vizioso nel quale l'odio e la rabbia crescono... Dobbiamo rompere questo circolo vizioso e lo possiamo solo fare mettendo la persona, a prescindere dalla nazionalita', dal sesso, dalla fede religiosa, al centro della politica e della societa' che voglia costruire, una societa' basata realmente sulla liberta' di scelta e di espressione, sul rispetto reciproco delle differenze. 5. UNA SOLA UMANITA'. GIULIANO CORA': AMARCORD [Ringraziamo Giuliano Cora' (per contatti: giulianolapostata at tin.it) per questo intervento] Se la memoria non mi inganna, nel bel film che, nel 1981, Liliana Cavani trasse da La pelle di Curzio Malaparte, c'e' una scena illuminante sulla "filosofia" che i vincitori e i loro sicofanti intendono adottare per governare il Paese. Si vede un mafioso in macchina con un ufficiale americano. Stanno discutendo di traffici di benzina ed altro, da organizzare sulle spalle dei poveracci che la guerra si e' lasciata dietro, e dopo essersi accordati con reciproco vantaggio, mentre entrambi ridono grassamente il mafioso commenta,: "Ma devono pagare: qui non siamo mica in Unione Sovietica!". La stessa etica, perfino piu' crudele che bottegaia, appartiene alla Lega, che, proponendo le stolide e razziste misure del cosiddetto "Pacchetto sicurezza", per bocca di un suo capogruppo parlamentare ha dichiarato che "da oggi si abbandona il buonismo e noi non siamo piu' disposti ad accogliere, soccorrere, aiutare e pagare per tutti". Ma e' assurdo tentare di spiegarlo a chi e' cosi' intimamente volgare nell'animo da parlare di "buonismo" e di "pagare", quando invece si tratta di pura e semplice assistenza ("Liberte', egalite', fraternite'": ha presente, Onorevole? Non l'hanno mica scritto dei comunisti). Ma altri ricordi affiorano. Rimarranno verdi a lungo, le camicie delle ronde? Chissa', potrebbero anche scurirsi, virare verso il bruno: si e' gia' visto. Di che colore erano le camicie dei giustizieri che domenica sera, a Roma, hanno massacrato di botte quattro rumeni (tutte "bestie", of course)? E siamo solo all'inizio: forse qualcuno sta gia' tirando fuori le piume dai cuscini, scaldando il catrame, preparando le corde per il linciaggio prossimo venturo. Tra parentesi. Nessuno si e' scaldato altrettanto per quei quattro ragazzini italiani - razza pura, razza Piave! - che la settimana scorsa ad una festicciola hanno violentato una compagna di classe della stessa eta' dell'adolescente romana. Non saremo certo noi, qui, ad invocare le punizioni fisiche, ma ci piacerebbe sapere cosa, dopo, hanno detto loro i genitori, una volta tornati a casa, e soprattutto cosa gli avevano insegnato prima. Comunque, ogni infamia nasconde dentro di se' una scintilla di grottesca demenza, e cosi' rimaniamo davvero attoniti di fronte all'istituzione del registro dei clochard, altra perla del famigerato Pacchetto. Purissimo esempio di contraddizione in termini ("contradictio in adjecto": qualcuno avra' letto Cartesio, nelle valli bergamasche?), il provvedimento mira a censire cio' che per sua natura non e' censibile, a contare cio' che per sua natura non e' numerabile. Einstein, credo, ha scritto che "esistono due cose infinite: l'Universo e la stupidita' umana, ma del primo non sono sicuro". 6. UNA SOLA UMANITA'. ANDREA COZZO: UN DISEGNO DI LEGGE RIPUGNANTE [Ringraziamo Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) per questo intervento] Il nuovo "pacchetto sicurezza" del disegno di legge 733, approvato in Senato il 5 febbraio 2009, e' particolarmente ripugnante perche' segna un ulteriore passo in senso xenofobo e razzista. Mentre vengono inasprite le pene relative al preteso pubblico decoro contro i graffitari (artt. 7 e 8), altre norme non hanno vergogna di disattendere i piu' elementari diritti umani senza peraltro risolvere alcun problema di sicurezza come il Ddl pretende invece di fare. Alcune norme mirano a colpire i migranti economicamente; ad esempio, l'art. 4, che prevede che "le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, riacquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza (...) sono soggette al pagamento di una tassa di importo pari ad euro 200", e l'art. 19, che legifera che "lo straniero che fa ingresso, ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del presente testo unico nonche' di quelle di cui all'articolo 1 della legge 28 maggio 2007, n. 68, e' punito con l'ammenda da 5.000 a 10.000 euro". Altre norme sono semplicemente immorali, come l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 35 del Testo Unico sull'Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) che prevedeva il divieto di denuncia, da parte del personale sanitario del servizio sanitario nazionale, dei migranti irregolari. Analogo invito alla denuncia, oltre che atteggiamento fortemente discriminatorio, e' messo in atto nell'art. 37 che impone che nelle attivita' di trasferimento di fondi "money transfer" si abbia l'obbligo di richiedere il permesso di soggiorno "se il soggetto che ordina l'operazione e' un cittadino extracomunitario", mentre, "in mancanza del titolo, gli agenti effettuano, entro dodici ore, apposita segnalazione all'autorita' locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto". La vessazione nei confronti dei migranti e' esplicita anche nell'art. 36, secondo cui, per loro, "l'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie"; cosi', mentre ad un "normale" cittadino italiano e' "consentito" vivere, a causa della poverta', in catapecchie, un migrante deve - quasi ci si curasse della sua salute piu' di quanto si fa per la salute degli italiani - in condizioni abitative "a norma". La prospettiva discriminatoria sembra programmaticamente la lente unica attraverso cui il Ddl guarda al problema dell'immigrazione, perche' per il migrante viene prescritto anche "un Accordo di integrazione, articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validita' del permesso di soggiorno. La stipula dell'Accordo di integrazione rappresenta condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno. La perdita integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero dal territorio dello Stato" (art. 41). Insomma, un permesso di soggiorno a punti. In tema di sicurezza ci si sarebbe aspettato forse che qualche norma prevedesse l'istituzione di centri di gestione dei conflitti a livello di quartiere. Invece no; piuttosto, il Ddl lavora a favore della cultura del sospetto e della delazione; ronde di cittadini (che, precisazione preoccupante se e' stata necessaria, non siano pero' "armati") sono ambiguamente considerate forme di collaborazione di cui "gli enti locali, previo parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, sono legittimati ad avvalersi (...) al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale" (art. 46). Ci sono commenti possibili? Io credo che, al di la' delle parole, siano da mettere in atto proteste e forme di disobbedienza civile. Altrimenti, al degrado che ci avvicina sempre piu' a nuove forme di "regime" non ci sara' fine. 7. UNA SOLA UMANITA': IBRAHIM DIALLO, DRISS ENNYA ED ALTRI: DA CHE PARTE STARE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] In questo tempo di crisi e' ancora piu' chiaro il significato della legge Bossi-Fini, del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, dei centri di detenzione. Mentre il mercato del lavoro ogni giorno espelle migliaia di lavoratori e di lavoratrici, le risposte previste per i migranti sono solo due: razzismo ed espulsione. In questo tempo di crisi il razzismo istituzionale praticato dal governo fa buon gioco: la criminalizzazione dei migranti messa in atto in nome della sicurezza e' l'anticamera dei brutali linciaggi privati e della piu' brutale discriminazione pubblica. La possibilita' di denunciare i lavoratori migranti clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie e l'incitamento a farlo sono il punto piu' ignobile di un attacco mirato a rassicurare non solo gli elettori della Lega: si vuole chiarire a tutti che il nemico da combattere sono i migranti. Le direttive del ministro dell'interno per ridurre la liberta' di manifestare, come pure le limitazioni al diritto di sciopero previste dal nuovo accordo sul rinnovo contrattuale, riguardano pero' tutti i lavoratori. In questo tempo di crisi per il governo noi non siamo un problema, siamo la soluzione. Per risolvere la crisi basta buttarci via insieme alle nostre figlie, ai nostri figli, ai nostri progetti. Centinaia di migliaia di migranti, che lavorano in questo paese ormai da decenni, rischiano di essere semplicemente cancellati dall'azione congiunta della crisi e della follia razzista della legge Bossi-Fini: prima licenziati e poi espulsi come clandestini. In questo tempo di crisi, pero', nessuno puo' tacere. Noi pensiamo che sia arrivato il momento di una grande mobilitazione nazionale che chiarisca a tutto il governo che non e' ammissibile scaricare sempre e solo verso il basso i costi della crisi. Noi pensiamo che tutte le organizzazioni dove i migranti e le migranti sono protagonisti devono sostenere la lotta al razzismo istituzionale. E' il momento per noi migranti di dire ad alta voce e senza paura che qui siamo, e che qui resteremo. E' il momento, per tutti, di decidere da che parte stare. * Ibrahim Diallo, Brescia; Driss Ennya, Brescia; Iqbal Mazahr, Brescia; Ibrahim Niane, Brescia; Najat Achack, Bologna; Babacar Ndiaye, Bologna; Bazir Sene, Bologna; Brahim Nadi, Bologna; Mohamed Rafia Boukhbisa, Bologna; Rashid Kotbi, Bologna; Hassan Akrane, Bologna; Claudio Andres Cavalcanti, Parma; David Lihe, Parma; Khalid Boujir, Torino; Czane Ildiko Adela, Torino; Stoyanovic Voyislav, Torino; Khaled Ben Ammar, Verona; Samir Belarbie, Verona; Samira Lagoubi, Verona; Mohamed Alahl, Verona; Dargaoui Bouzid, Padova; Onuorah Clement, Padova; Belhazia Mohamed, Monselice; Boudaoud Mbarek, Monselice; Kebe Ndiaga, Padova; Kenfack Marcel, Padova; Boujdid Abdellah, Padova; Emejeru Andrew, Padova; El Asri Mbareck, Padova; Jessica Eyaufe, Padova; Oscar Ibeh, Padova; Gabriel Osuji, Padova; Ibeh James, Padova; Josef Yemane Tewelde, Roma; Emad Ahmed Chowdhury, Roma; Yohannes Habtemariam Niziti, Roma; Razaul Karim, Roma. 8. UNA SOLA UMANITA': PAOLO FARINELLA: IL FRUTTO E L'ALBERO [Ringraziamo Paolo Farinella (per contatti: paolo_farinella at fastwebnet.it) per questo intervento] Sul pacchetto sicurezza c'e' poco da dire: e' demenziale, e' demogogico, e' controproducente, e' xenofobo, e' anticostituzionale e per noi e' antievangelico e contro la dottrina sociale della chiesa. E' pensato da gente che guarda alla sua bottega immediata (guadagnare subito) senza il minimo senso della vita. Usano la gente per alimentare la paura e la violenza e cosi' potere dominare. E' facile urlare contro lo straniero: ormai e' uno sport gratuito. E' difficile governare il Paese con tutte le sue contraddizioni. Non si rendono conto che queste violenze sono il frutto di tutto cio' che hanno seminato: dai frutti conoscerete l'albero. La destra e' un albero marcio che produce frutti marci e questo e' il segno: la gerarchia cattolica condivide, benedice e innaffia questo marciume, divenendone corresponsabile e complice. 9. UNA SOLA UMANITA'. PUPA GARRIBBA: ETICHETTARE E CONDANNARE [Ringraziamo Pupa Garribba (per contatti: garribba at tin.it) per questo intervento] Indecente, il cosiddetto "pacchetto sicurezza". Insopportabile l'idea che, ancora una volta nel nostro paese, i governanti decidano per legge di etichettare e condannare esseri umani solo sulla base di stereotipi e pregiudizi. Non ci sto. 10. UNA SOLA UMANITA'. LORENZO GUADAGNUCCI: L'APARTHEID [Ringraziamo Lorenzo Guadagnucci (per contatti: guadagnucci at libero.it) per questo intervento] E' appena uscito Lavavetri (Terre di Mezzo - Edizioni Piagge), un piccolo libro che ho scritto sull'onda della mobilitazione che si fu a Firenze quando la giunta comunale proibi' "l'esercizio del mestiere girovago di lavavetri", come recitava l'ordinanza. Il nostro paese sta vivendo una stagione tragica, che sta portando a un "diritto speciale" per gli stranieri (gli stranieri poveri, s'intende) e quindi alla fine dello stato di diritto. Come ci ricordava recentemente Gustavo Zagrebelsky il principio d'uguaglianza e' il piu' importante di tutti, perche' se viene meno tutti i fondamentali valori di una democrazia si capovolgono: la liberta' diventa sopraffazione, i diritti diventano privilegi, la giustizia sociale si trasforma in "carita'" e cosi' via. L'ordinanza contro i lavavetri, nell'estate 2007, fu un punto di svolta, perche' spinse la cultura democratica e progressista, le giunte e anche il governo di centrosinistra a rompere l'ultimo tabu' e sfidare la destra sul suo terreno d'elezione, ossia la promessa di "legge e ordine". Firenze fece scuola, si comincio' a dire che "la sicurezza non e' di destra ne' di sinistra" e dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani (novembre 2007) si arrivo' alla caccia ai rumeni e a un "decreto sicurezza" di chiara impronta autoritaria firmato dal governo Prodi. Per Lavavetri ho intervistato Paola Reggiani, sorella di Giovanna: mi ha raccontato il dolore della sua famniglia per la tragedia che li colpi' e per l'uso politico che se ne fece. Mi ha detto che sull'esclusione e sulla violenza non si costruisce niente. Paola e la comunita' valdese fiorentina, della quale fa parte, mentre la politica invocava durezza, espulsioni, la messa al bando degli immigrati rumeni, lo sgombero dei campi rom, si davano da fare per ricordare Giovanna con un progetto educativo insieme con i ragazzi rom. Quel progetto si e' in parte realizzato con l'adozione a distanza di un adolescente rom rumeno, figlio di una ex lavavetri che continua a vivere, anzi sopravvivere a Firenze. La retorica della sicurezza ha dato frutti sciagurati: i piu' avvelenati sono contenuti nel pacchetto in discussione in questi giorni in parlamento. E' pieno di misure incostituzionali, per lo piu' inattuabili, come la messa fuorilegge degli irregolari, che sono circa 700.000, ma contiene anche misure molto insidiose per la convivenza civile, come la legittimazione delle ronde private e l'abolizione del divieto di denuncia finora imposto ai medici che si imbattano in pazienti stranieri senza documenti in regola. La "svolta dei lavavetri" e' stata un tragico errore che ha ridotto gli anticorpi presenti nella societa' civile e oggi ne paghiamo il prezzo, in termini di debolezza politica e impreparazione culturale di fronte all'offensiva del governo. Dobbiamo fare leva su esperienze anche minuscole, come quella della famiglia Reggiani, e sui valori piu' classici della cultura democratica - la solidarieta', l'universalita' dei diritti, l'emancipazione sociale dei piu' deboli, il diritto d'asilo - per affermare con convinzione che solo all'interno di questa cultura e' possibile affrontare le sfide della societa' multiculturale nella quale viviamo e vivremo. L'alternativa, verso la quale siamo oggi incamminati, e' l'apartheid. 11. UNA SOLA UMANITA'. MICHELE MEOMARTINO: OPPORCI [Ringraziamo Michele Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it) per questo intervento] Non mi stupisce piu' di tanto, anche se mi addolora non poco, l'ennesima "perla" dell'attuale governo italiano. Il cosidetto "pacchetto sicurezza" e' figlio di una cultura razzista, ingiusta e ipocrita ben rappresentata dall'attuale maggioranza di governo che non si fa scrupolo addirittura di voler arruolare i medici come sue spie con la conseguenza, gia' denunciata, di generare gravi rischi sul piano sanitario per le persone e la societa'. Per fortuna molti stanno protestando. Poi, alcune disposizioni di questo decreto vanno nella direzione di una politica securitaria che, come ben sappiamo, non risolve i problemi, ma li aggrava. Una politica che non affronta le cause e non investe in prevenzione. In compenso le spese militari non diminuiscono mai, anzi. E cosi', dopo secoli di rapina ai danni del terzo mondo, anziche' estinguere questo sterminato debito, come pure si era solennemente annunciato durante l'ultimo Giubileo, si continua a perpetrare l'ennesima ingiustiza nei confronti di queste persone. Non ho parole. Intanto non ci resta che opporci. 12. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI PICCIONI: L'ORRORE [Ringraziamo Luigi Piccioni (per contatti: l.piccioni at unical.it) per questo intervento] Le mie parole per descrivere l'orrore le ho consumate da un pezzo, come pure quelle per descrivere lo sconforto di fronte all'impotenza cui ci siamo ridotti (meglio: cui ci hanno ridotto). Per esprimere il mio stato d'animo attuale, le mie aspettative sul futuro del mio paese posso solo rimandare al vecchio Brecht, a una poesia che si intitolava Nel calendario il giorno non e' ancora segnato. Diceva: Tutti i mesi, tutti i giorni sono la'; ancora liberi. Uno di quei giorni avra' un segno di croce. 13. UNA SOLA UMANITA': DANIELA THOMAS: LO STRANIERO [Ringraziamo Daniela Thomas (per contatti: danielathomas at live.it) per questo intervento] Straniero deriva da "extra": fuori. Straniero vuol dire "estraneo", vuol dire "strano". Non appartiene alla nostra cultura, per questo e' "strano", ed e' meglio dunque che rimanga un "extracomunitario": non si puo' fare lo sforzo di capirlo, meglio lasciarlo ai margini delle nostre comunita' cosi' "normali", cosi' "ordinate". I greci chiamavano gli stranieri "barbari", perche' non ne comprendevano la lingua: "barbaro" infatti, vuol dire "che balbetta", che parla senza farsi capire, ma solo emettendo suoni senza senso: "bar-bar-bar...". Perche' tutto cio' che non comprendiamo e' da sempre considerato strano barbaro selvaggio, da mettere fuori, da "estraniare". Cinque o sei secoli fa anche i "folli" erano considerati "strani" ed "extranei", e quando diventavano troppi, al punto da affollare i manicomi, venivano caricati su delle navi e lasciati alla deriva, con appena un barile d'acqua e forse un po' di pane pieno di vermi. Le navi dei folli, relitti carichi di corpi-relitti, finivano per affondare, e cosi' la "stranezza" e l'"estraneita'" venivano inghiottite dalle acque e dimenticate, annullate. Come nell'antichita' si caricava un capro di tutte le colpe della comunita' e lo si mandava ramingo nel deserto, con il compito di portare quei mali lontano: era il capro espiatorio. Ma oggi, oggi avviene il contrario: gli Strani, gli Stranieri, i Capri Espiatori, i Folli, salgono volontariamente sulle navi e vengono da noi, invadono le nostre terre, calpestano la nostra normalita', ci inchiodano alle nostre ombre. Oggi gli Stranieri ci fanno da specchio e mostrano la nostra immagine riflessa: e non possiamo piu' distogliere lo sguardo da loro, e dall'orrore per noi stessi, che sono tutt'uno; e non possiamo piu' scegliere un capro che porti lontano le nostre colpe, perche' le nostre colpe siamo noi. Noi che non ci sentiamo Strani. 14. UNA SOLA UMANITA'. GIULIO VITTORANGELI: I NESSUNO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] "Sognano le pulci di comprarsi una cane e sognano i nessuno di non essere piu' poveri, che qualche magico giorno piova all'improvviso la buona fortuna, che piova a catinelle la buona fortuna; ma la buona fortuna non piove ieri, ne' oggi, ne' domani, ne' mai, ne' come pioggerellina cade dal cielo la buona fortuna, per quanto i nessuno la chiamino e benche' punga loro la mano sinistra, o si alzino col piede destro, o incomincino l'anno cambiando scopa. I nessuno: i figli di nessuno, i padroni di niente. I nessuno: i nessuno, i ninguneados, correndo la lepre, morendo la vita, sfottuti e rifottuti: che non sono, benche' siano. Che non parlano lingue, bensi' dialetti. Che non professano religioni, bensi' superstizioni. Che non fanno arte, bensi' artigianato. Che non praticano cultura, bensi' folclore. Che non sono esseri umani, bensi' risorse umane. Che non hanno viso, bensi' braccia. Che non hanno nome, bensi' numero. Che non figurano nella storia universale, bensi' nella cronaca rosa della stampa locale. I nessuno che costano meno della pallottola che li uccide". (Eduardo Galeano, El libro de los abrazos, 1989). * La maggior parte dei nessuno, degli esclusi, sono senza nome, e costituiscono la maggioranza degli esseri viventi sulla faccia della terra. Quando arrivano in Italia, se sono fortunati, finiscono nel mercato ordinario di sfruttamento; per quanto la schiavitu' ufficiale non esista piu'. Eppure, nel mondo, milioni di persone lavorano in condizioni che non sono poi cosi' diverse. Quante sono le persone, donne e uomini, che lavorano in Italia (contribuendo allo sviluppo della nostra economia in crisi) senza documenti e sono di conseguenza illegali? I nessuno, quando arrivano in Italia, se sono sfortunati possono finire tranquillamente aggrediti; uccisi a colpi di fucile come Chehari Mehari Diouf, cittadino senegalese di 42 anni, ucciso a Civitavecchia dal suo vicino di casa; oppure bruciati come Singh Natve, migrante indiano di trentacinque anni, che mentre dormiva su una panchina nella stazione ferroviaria di Nettuno e' stato aggredito da tre giovani che dopo averlo cosparso di benzina hanno appiccato il fuoco. Lo avevamo gia' scritto, e' il dispiegarsi quotidiano della feroce connessione tra razzismo popolare e razzismo di Stato, in nome di un'ideologia xenofoba. Si veda le recentissime misure approvate al Senato, che di fatto hanno trasformato in una "razza inferiore" immigrati e cosiddetti clochard. In sintesi: la possibilita' per i medici di denunciare i "clandestini", infischiandosene del giuramento di Ippocrate; quattro anni di carcere a chi si e' sottratto all'espulsione, cioe' nuove prigioni e Cpt; la vergognosa gabella della tassa sul permesso di soggiorno; le ronde piu' o meno armate, fino al registro dei senza tetto. Sono norme grottesche e indegne della nostra Costituzione, che non a caso si pensa bene di cambiare. Soltanto che la responsabilita' di quello che avviene, non e' esclusivamente della destra. Come giudicare il comportamento del maggior partito d'opposizione, impegnato in una assurda "gara" con l'attuale governo su chi e' piu' bravo a contenere il "contagio"î degli immigrati? Ci riferiamo ai manifesti affissi sui muri di Roma a firma del Partito democratico: "Berlusconi ancora una volta ha ingannato gli italiani. Raddoppiati gli sbarchi degli immigrati clandestini". "Proprio in questi momenti in cui il razzismo istituzionale calpesta il diritto e produce leggi inumane e in cui riesplodono forme di linciaggio popolare contro quei violentatori che hanno anche l'aggravante di essere stranieri, una politica antirazzista deve essere chiara e ferma, non dar luogo ad alcun fraintendimento come quei manifesti lasciano intendere" (da una lettera aperta a firma di Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Isabella Peretti). 15. RILETTURE. HANNAH ARENDT: VITA ACTIVA Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286, lire 13.000. Una sempre preziosa lettura. 16. LETTURE. ANNA BRAVO: A COLPI DI CUORE Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. IV + 322, euro 15. Una sempre preziosa lettura. 17. RILETTURE. ELENA GIANINI BELOTTI: DALLA PARTE DELLE BAMBINE Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, pp. 200. Una sempre preziosa lettura. 18. RILETTURE. BIANCA GUIDETTI SERRA: COMPAGNE Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977, 2 volumi, pp. XX + 662. Una sempre preziosa lettura. 19. RILETTURE. ARMANDA GUIDUCCI: DONNA E SERVA Armanda Guiducci, Donna e serva, Rizzoli, Milano 1983, pp. 296. Una sempre preziosa lettura. 20. RILETTURE. MONICA LANFRANCO, MARIA G. DI RIENZO (A CURA DI): DONNE DISARMANTI Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti. Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003, pp. 288, euro 13. Una sempre preziosa lettura. 21. RILETTURE. GIULIANA MORANDINI: ... E ALLORA MI HANNO RINCHIUSA Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985, pp. XVIII + 242, lire 6.000. Una sempre preziosa lettura. 22. RILETTURE. GIOVANNA PROVIDENTI (A CURA DI): LA NONVIOLENZA DELLE DONNE Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, "Quaderni Satyagraha" - Libreria editrice fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288, euro 16. Una sempre preziosa lettura. 23. RILETTURE. VANDANA SHIVA: IL BENE COMUNE DELLA TERRA Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 216, euro 14. Una sempre preziosa lettura. 24. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI: IL BAMBINO DELLA NOTTE Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996, pp. VI + 282, lire 15.000. Una sempre preziosa lettura. 25. RILETTURE. SIMONE WEIL: LA CONDIZIONE OPERAIA Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990, pp. 318, lire 12.000. Una sempre preziosa lettura. 26. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 27. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 734 del 17 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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