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Nonviolenza. Femminile plurale. 234
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 234
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 12 Feb 2009 07:07:15 +0100
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 234 dell'11 febbraio 2009 In questo numero: 1. La Legge 9 gennaio 2006, n. 7, recante "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile" 2. Alcuni estratti da "Altri femminismi" a cura di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio 3. Giovanni Belardelli presenta "Per filo e per segno" a cura di Ginevra Conti Odorisio e Fiorenza Taricone 1. DOCUMENTI. LA LEGGE 9 GENNAIO 2006, N. 7, RECANTE "DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA PREVENZIONE E IL DIVIETO DELLE PRATICHE DI MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE" Legge 9 gennaio 2006, n. 7, "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18 gennaio 2006 * Art. 1. Finalita' 1. In attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, la presente legge detta le misure necessarie per prevenire, contrastare e reprimere le pratiche di mutilazione genitale femminile quali violazioni dei diritti fondamentali all'integrita' della persona e alla salute delle donne e delle bambine. * Art. 2. Attivita' di promozione e coordinamento 1. La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunita' promuove e sostiene, nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, il coordinamento delle attivita' svolte dai Ministeri competenti dirette alla prevenzione, all'assistenza alle vittime e all'eliminazione delle pratiche di mutilazione genitale femminile. 2. Ai fini dello svolgimento delle attivita' di cui al comma 1, la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunita' acquisisce dati e informazioni, a livello nazionale e internazionale, sull'attivita' svolta per la prevenzione e la repressione e sulle strategie di contrasto programmate o realizzate da altri Stati. * Art. 3. Campagne informative 1. Allo scopo di prevenire e contrastare le pratiche di cui all'articolo 583-bis del codice penale, il Ministro per le pari opportunita', d'intesa con i Ministri della salute, dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, del lavoro e delle politiche sociali, degli affari esteri e dell'interno e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, predispone appositi programmi diretti a: a) predisporre campagne informative rivolte agli immigrati dai Paesi in cui sono effettuate le pratiche di cui all'articolo 583-bis del codice penale, al momento della concessione del visto presso i consolati italiani e del loro arrivo alle frontiere italiane, dirette a diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona, in particolare delle donne e delle bambine, e del divieto vigente in Italia delle pratiche di mutilazione genitale femminile; b) promuovere iniziative di sensibilizzazione, con la partecipazione delle organizzazioni di volontariato, delle organizzazioni no profit, delle strutture sanitarie, in particolare dei centri riconosciuti di eccellenza dall'Organizzazione mondiale della sanita', e con le comunita' di immigrati provenienti dai Paesi dove sono praticate le mutilazioni genitali femminili per sviluppare l'integrazione socio-culturale nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, in particolare delle donne e delle bambine; c) organizzare corsi di informazione per le donne infibulate in stato di gravidanza, finalizzati ad una corretta preparazione al parto; d) promuovere appositi programmi di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole dell'obbligo, anche avvalendosi di figure di riconosciuta esperienza nel campo della mediazione culturale, per aiutarli a prevenire le mutilazioni genitali femminili, con il coinvolgimento dei genitori delle bambine e dei bambini immigrati, e per diffondere in classe la conoscenza dei diritti delle donne e delle bambine; e) promuovere presso le strutture sanitarie e i servizi sociali il monitoraggio dei casi pregressi gia' noti e rilevati localmente. 2. Per l'attuazione del presente articolo e' autorizzata la spesa di 2 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2005. * Art. 4. Formazione del personale sanitario 1. Il Ministro della salute, sentiti i Ministri dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca e per le pari opportunita' e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, emana, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, linee guida destinate alle figure professionali sanitarie nonche' ad altre figure professionali che operano con le comunita' di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di cui all'articolo 583-bis del codice penale per realizzare un'attivita' di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine gia' sottoposte a tali pratiche. 2. Per l'attuazione del presente articolo e' autorizzata la spesa di 2,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2005. * Art. 5. Istituzione di un numero verde 1. E' istituito, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, presso il Ministero dell'interno, un numero verde finalizzato a ricevere segnalazioni da parte di chiunque venga a conoscenza della effettuazione, sul territorio italiano, delle pratiche di cui all'articolo 583-bis del codice penale, nonche' a fornire informazioni sulle organizzazioni di volontariato e sulle strutture sanitarie che operano presso le comunita' di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate tali pratiche. 2. Per l'attuazione del presente articolo e' autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2005. * Art. 6. Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili 1. Dopo l'articolo 583 del codice penale sono inseriti i seguenti: "Art. 583-bis. - (Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili). - Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili e' punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente articolo, si intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la clitoridectomia, l'escissione e l'infibulazione e qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso tipo. Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, e' punito con la reclusione da tre a sette anni. La pena e' diminuita fino a due terzi se la lesione e' di lieve entita'. La pena e' aumentata di un terzo quando le pratiche di cui al primo e al secondo comma sono commesse a danno di un minore ovvero se il fatto e' commesso per fini di lucro. Le disposizioni del presente articolo si applicano altresi' quando il fatto e' commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole e' punito a richiesta del Ministro della giustizia. Art. 583-ter. - (Pena accessoria). - La condanna contro l'esercente una professione sanitaria per taluno dei delitti previsti dall'articolo 583-bis importa la pena accessoria dell'interdizione dalla professione da tre a dieci anni. Della sentenza di condanna e' data comunicazione all'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri". 2. All'articolo 604 del codice penale, al primo periodo, le parole: "da cittadino straniero" sono sostituite dalle seguenti: "dallo straniero" e, al secondo periodo, le parole: "il cittadino straniero" sono sostituite dalle seguenti: "lo straniero". * Art. 7. Programmi di cooperazione internazionale 1. Nell'ambito dei programmi di cooperazione allo sviluppo condotti dal Ministero degli affari esteri e in particolare nei programmi finalizzati alla promozione dei diritti delle donne, in Paesi dove, anche in presenza di norme nazionali di divieto, continuano ad essere praticate mutilazioni genitali femminili, e comunque senza nuovi o maggiori oneri per lo Stato, sono previsti, in accordo con i Governi interessati, presso le popolazioni locali, progetti di formazione e informazione diretti a scoraggiare tali pratiche nonche' a creare centri antiviolenza che possano eventualmente dare accoglienza alle giovani che intendano sottrarsi a tali pratiche ovvero alle donne che intendano sottrarvi le proprie figlie o le proprie parenti in eta' minore. * Art. 8. Modifiche al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 1. Dopo l'articolo 25-quater del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, e' inserito il seguente: "Art. 25-quater. 1. - (Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili). - 1. In relazione alla commissione dei delitti di cui all'articolo 583-bis del codice penale si applicano all'ente, nella cui struttura e' commesso il delitto, la sanzione pecuniaria da 300 a 700 quote e le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore ad un anno. Nel caso in cui si tratti di un ente privato accreditato e' altresi' revocato l'accreditamento. 2. Se l'ente o una sua unita' organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione dei delitti indicati al comma 1, si applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attivita' ai sensi dell'articolo 16, comma 3". * Art. 9. Copertura finanziaria 1. Agli oneri derivanti dagli articoli 3, comma 2, 4, comma 2, e 5, comma 2, pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2005, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2005-2007, nell'ambito dell'unita' previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2005, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a euro 5.000.000 per l'anno 2005, a euro 769.000 per l'anno 2006 e a euro 1.769.000 a decorrere dall'anno 2007, l'accantonamento relativo al Ministero della salute, quanto a euro 4.231.000 per l'anno 2006, l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e quanto a euro 3.231.000 a decorrere dall'anno 2007, l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca. 2. Il Ministro dellíeconomia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. 2. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "ALTRI FEMMINISMI" A CURA DI TERESA BERTILOTTI, CRISTINA GALASSO, ALESSANDRA GISSI, FRANCESCA LAGORIO [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro a cura di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio, Altri femminismi, Corpi culture lavoro, Manifestolibri, Roma 2006] Indice del volume Introduzione, di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio; Tramanti non per caso: divergenze e affinita' tra lesbo-queer e terzo femminismo, di Liana Borghi; Trans, donne e femministe, coscienze divergenti e/o sincroniche, di Porpora Marcasciano; Sguardi e movimenti di donne sul lavoro che cambia, di Adriana Nannicini; Il lavoro sessuale nell'economia della (ri)produzione globale, di Beatrice Busi; Le migranti, le reti, la mobilita': sguardi dislocati di ricerca sociale, di Francesca Decimo; Femminismo e Islamismo. Pratiche politiche e processi di identificazione in epoca post-coloniale, di Ruba Salih; Identita' forzate, di Elena Laurenzi; Le autrici; Bibliografia. * Da pagina 7 Introduzione, di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio Con l'organizzazione del convegno "Nuovi femminismi, nuove ricerche" la Societa' italiana delle storiche tentava, nell'aprile 2005, di avviare "una riflessione sul femminismo, sia sul piano storico che su quello concettuale", ritenendo che fosse giunto "il momento di confrontarsi con un tema certamente spinoso per le implicazioni teoriche e metodologiche che la Societa' non poteva piu' eludere". L'intenzione era, innanzitutto, di soddisfare due esigenze: promuovere una riflessione sul femminismo "storico" in un'ottica che non fosse piu' esclusivamente quella della memoria, ma cercando di avviare una valutazione storica, come era gia' avvenuto durante la scuola estiva promossa dalla Sis nel 2004 dedicata al tema "La sfida del femminismo ai movimenti degli anni Settanta". La seconda esigenza era quella "di tenere presente la prospettiva attuale di un pensiero che non si e' fermato negli anni Settanta, che ha seguito percorsi, suggestioni, binari forse diversi, forse convergenti ma tutti da esplorare", nella convinzione che la ricerca e la riflessione contemporanea "possano dare alle storiche spunti, categorie, concetti in base ai quali interrogare in maniera nuova anche il passato". Inoltre, il convegno voleva "essere anche una risposta a chi aveva, in maniera piu' o meno argomentata, ritenuto che la Sis volesse rimanere estranea ai temi della riflessione contemporanea o non volesse confrontarsi con la riflessione politico-filosofica". L'idea di mettere al centro la tematica dei "femminismi", ovvero i sistemi di pensiero e le pratiche politiche che ha assunto via via il femminismo, ha rappresentato, in seguito, il filo conduttore dell'intero convegno e ora di questo volume. I contributi hanno dunque i1 compito di fornire indicazioni su come il paradigma politico e culturale del femminismo "storico" (occidentale, bianco, cristiano, eterosessuale, borghese) sia stato declinato da nuovi soggetti (trans) o sia stato trasformato dall'incontro con ulteriori movimenti e categorie di analisi (lesbismo/queer), dal sorgere di campi di ricerca (studi post-coloniali) e temi nuovi (biotecnologie, fondamentalismo religioso, immigrazione) e, infine, come quel paradigma possa modificarsi allorche' i "vecchi" temi vengono affrontati alla luce di "nuove" ottiche e prospettive (lavoro sessuale). Altri soggetti, altri movimenti, altri rapporti tra donne, altri modi di dirsi e farsi donna - e anche femminista -, altri percorsi di autodeterminazione e liberazione, altri corpi e desideri. E' in particolare dalla riflessione su queste ultime tematiche - corpo e desiderio - che il convegno e questo volume prendono avvio, perche' corpo e desiderio rappresentano due dei principali nodi irrisolti del femminismo e perche' da essi, come osservava Laura Schettini, una delle discussant del convegno, si dipanano altri fili, primo fra tutti quello della relazione genere-sesso-sessualita' che, a sua volta, apre una questione "antica": il rapporto tra lesbismo e femminismo. "Le lesbiche rivendicano la loro presenza autonoma nell'ambito del movimento [femminista], perche' tutte le donne sono coinvolte dalla questione del lesbismo. I rapporti fra donne, fuori dalla tutela/sorveglianza maschile, non sono una faccenda privata delle lesbiche, ma un nodo - il nodo - del femminismo", affermava una donna del gruppo lesbico Phoenix di Milano ad uno dei primi convegni lesbici d'Italia. E ancora: "Io, lesbica, non sento di tradire l'Altra quando rivendico e costruisco un mio spazio: e', questa, una tappa essenziale del mio 'venir fuori', il luogo e lo strumento di una mia possibile felicita'. Non e' ne' vuole essere una contrapposizione; ma, piuttosto, la pietra di fondazione di un rapporto tra donne senza ambiguita', senza paure, senza reciproche deprivazioni. Io, lesbica, condivido con le eterofemministe le battaglie contro cio' che ci colpisce insieme: la violenza sul nostro corpo, l'oppressione del patriarcato. Ma non posso dimenticare che la mia cultura, la mia alternativa di vita, e' schiacciata da un silenzio di ventiquattro secoli: e' stata uccisa a Mitilene. [...] Io, lesbica, non mi riconosco nell'omosessualita' maschile ne' sono disposta a schierarmi con i maschi, qualunque sia la loro scelta sessuale, in nome di una comune oppressione che viene, comunque, da loro. Io, lesbica, scelgo le altre donne a tutti i livelli: psicologicamente, sessualmente, economicamente e politicamente. A loro riferisco la mia vita, confrontando senza angoscia le diversita' dentro la diversita'". Come spiega Liana Borghi il rapporto tra lesbiche e femministe e' antico e ancora oggi tormentato, ma "se il lesbismo funziona come 'altro' del femminismo, come suo rimosso, suo impensabile, suo non-simbolizzato, proprio per questo l'uno non si muove senza l'altro, per quanto disgiunto possa apparire il percorso della loro ridefinizione, come ad esempio nel cyberfemminismo e nel queer". E' proprio nella categoria genere e nel binomio genere-sessualita' che Borghi individua una prima criticita' in quelle che chiama le "intramature di lesbismo e femminismo". Se l'assunzione del genere come categoria di analisi politica ha segnato profondamente femminismo e lesbo-femminismo, oggi il genere - e con esso l'allineamento sesso biologico-genere e il significante donna - sembra avere "ormai perso parte del suo monopolio prospettico". Sotto la spinta del queer, del terzo femminismo e delle teorizzazioni postmoderne, il genere "almeno in teoria e' diventato una performance: qualcosa che si fa, e che facendo si riproduce". Tuttavia, avverte Liana Borghi, "resta sempre quel nodo spinoso della materialita' dei corpi". Un nodo che Porpora Marcasciano stringe, allenta e quindi attraversa raccontandoci di corpi costretti, liberati, desiderati, manipolati, decostruiti e quindi ricostruiti, punti di partenza e punti di arrivo, sostanza e identita'. Corpi che giocano con gli stereotipi sessuali, che "esagerano" modelli e rappresentazioni per essere finalmente se stessi, visibili e riconosciuti. "Con i loro tacchi a spillo, con la loro esagerata femminilita' le trans si presentavano al mondo: cosi' e' se vi pare! Se fossero entrate in scarpe da ginnastica, con i camicioni o le gonne lunghe fiorate delle compagne femministe di loro non si sarebbe accorto nessuno... neppure le stesse femministe". Porpora Marcasciano racconta come le trans con i loro tacchi a spillo siano entrate in collisione con le femministe e i loro zoccoli, ma anche con gay e lesbiche, e come si possa essere un soggetto liberato senza passare dalla lettura di Non credere di avere dei diritti ma partendo "dalla scrittura sul proprio corpo del diritto a essere se stesso". Ripercorrendo i momenti piu' salienti della storia del movimento transessuale, il saggio s'interroga anche sulle sue trasformazioni interne, ad esempio l'ingresso sulla scena pubblica dei trans FtM (Female to Male) che, rispetto alle MtF (Male to Female), "focalizzano l'attenzione su questioni diverse e, da un certo punto di vista, piu' delicate". Il tema del corpo resta primario. Filo rosso che lega tra loro i diversi contributi, punto di partenza delle narrazioni e delle riflessioni teoriche; ben individuabile, ad esempio, nei "discorsi" sul lavoro - in particolare quello dell'era postfordista - dove, pure, il corpo sembra comparire in dissolvenza dal momento che, nell'organizzazione del lavoro, il linguaggio e i processi di comunicazione non sono soltanto rilevanti, ma costituiscono un elemento direttamente incluso nel processo produttivo, "perche' il processo produttivo ha per 'materia prima' il sapere, l'informazione, la cultura, le relazioni sociali". Negli ultimi vent'anni la quota delle donne occupate a livello mondiale e' salita dal 36 al 40%, ma la crescita va di pari passo con una generale informalizzazione dei rapporti di lavoro che riguarda sia i paesi industrializzati, sia i paesi soglia, sia i paesi in via di sviluppo: aumento del lavoro a tempo parziale, passaggio fluido tra il settore informale e quello formale, lavoro a domicilio, rapporti di lavoro non regolati giuridicamente. Nei paesi occidentali, i caratteri di precarieta' e flessibilita' che caratterizzano il mercato del lavoro si accompagnano a trasformazioni demografiche e all'affermarsi di nuovi modelli familiari, che ripropongono la questione del rapporto tra mutamenti economici e ruoli tradizionali delle donne. Nel momento, cioe', in cui cambiano i due fondamenti (il lavoro e la famiglia) sui quali - pure in modi e tempi diversi in diverse realta' nazionali e in virtu' di diverse ideologie sociali - si era formato il welfare novecentesco e la sua organizzazione, si mantengono, e anzi aumentano, i tradizionali compiti di cura affidati alle donne. Parallelamentc la ridefinizione del welfare conduce a una messa in discussione dei diritti di cittadinanza sociale, a cominciare dal diritto a mantenere il posto di lavoro in caso di maternita'. Come si pone il pensiero femminista di fronte a questi mutamenti? Accusato di aver tradito alcuni ideali, e fra questi in primo luogo proprio il carattere emancipatorio del lavoro, per anni nascosto dalla costruzione della categoria "postfemminismo", il pensiero femminista sembra esprimere al contempo una profonda rottura e alcuni aspetti di continuita' con le riflessioni e le pratiche del femminismo degli anni Settanta. Come scrive il gruppo Sconvegno, "se allora avere un'occupazione retribuita era sinonimo di emancipazione, oggi - quantomeno per noi - questo non vale piu'. Lavorare non e' piu' una conquista, ma un dato acquisito, una necessita'. Se allora si trattava di emanciparsi con il lavoro, oggi per noi diviene centrale emanciparci dal lavoro!". Come spiega Adriana Nannicini, infatti, si e' affermato "il desiderio di innovare la prospettiva", di mettere al centro non il mercato del lavoro ma il mondo del lavoro, cioe' le "condizioni dell'esistenza", il cui spazio e il cui valore "si misurano in una pluralita' di relazioni e di intrecci, non investiamo di eros la relazione con il lavoro, non ci domandiamo piu' se sia un piacere negato, come dicemmo alcuni anni fa". Una prospettiva che si e' venuta definendo all'interno di gruppi di donne dalle "forme fluide, fluttuanti, flessibili" animati da una "passione conoscitiva [che] ha strutturato pratiche politiche, ha dato corpo a desideri di riconoscimento, e sempre piu' spesso comincia a misurare l'articolazione di un lessico e di un linguaggio". Una "passione conoscitiva" che diventa una pratica, come ha osservato Iaia Vantaggiato, "pressoche' coincidente con quel 'partire da se'' messo letteralmente in parola dal pensiero della differenza sessuale ma che nei 'discorsi' sul lavoro - in particolare sul lavoro che cambia - assume particolare pregnanza". Una pratica fatta propria anche dal gruppo Precarias a la deriva, un laboratorio di "narrazione cartografica e collettiva" sulle trasformazioni del lavoro, dalla cui esperienza prende avvio la riflessione di Beatrice Busi sul "nesso tra lavoro sessuale e lavoro di riproduzione, femminilizzazione globalizzata dei lavoro e globalizzazione del lavoro di riproduzione". Con il postfordismo la realta' della forza-lavoro combacia pienamente con l'originario concetto marxiano: il "corpo vivente" e' diventato "l'oggetto privilegiato della governamentalita' perche' e' il sostrato delle diverse facolta' umane: non solo la potenza di parlare, di pensare, di ricordare, di agire, ma anche di fare l'amore, di costruire reti di relazioni, di prendersi cura dell'altro". La "plausibilita' di quest'ipotesi biopolitica" e' indagata da Busi attraverso un'analisi del recente dibattito sulla femminilizzazione del lavoro, condotta a partire dagli studi e dal dibattito sul lavoro domestico degli anni Settanta. Una prospettiva che permette all'autrice di sfuggire alle "pastoie dell'opposizione tra il paradigma 'liberazionista' e quello 'vittimizzante'", nelle quali era rimasto bloccato il dibattito femminista su pornografia e prostituzione, e di affrontare il tema del lavoro sessuale portandone alla luce numerosi nessi e molteplici implicazioni. Come si e' detto, l'organizzazione del convegno muoveva anche dalla convinzione che la ricerca e la riflessione contemporanea potessero fornire a noi storiche utili sollecitazioni. E' stato di recente sottolineato che "grazie alla categoria del genere e' stato possibile abbandonare 'il punto di vista endogeno' in base al quale il lavoro veniva isolato rispetto alle altre traiettorie esistenziali, in modo tale che le attivita', i bisogni, gli interessi, le culture degli uomini e delle donne finivano per essere declinati esclusivamente a partire dalla figura del lavoratore e della lavoratrice, col rischio di smarrire la complessita' della vita degli individui". Le pagine di Francesca Decimo ci mettono di fronte a nuove piste di indagine che, partendo da queste acquisizioni della ricerca femminista e intrecciandole a una critica degli studi sull'emigrazione femminile che mettono al centro il lavoro, offrono un'originale lettura dell'emigrazione "come riarticolazione delle sfere produttive e riproduttive del gruppo familiare", che consente di individuare le "cruciali trasformazioni sociali inerenti i ruoli femminili e i sistemi della trasmissione familiare. Trasformazioni sociali che hanno modo di realizzarsi anche attraverso traiettorie femminili apparentemente piu' tradizionali, conservative". Una direzione di ricerca, quella percorsa da Decimo, attraverso la quale "giungiamo finalmente a riconoscere nella divisione di genere del lavoro materiale e morale necessario a nutrire la continuita' sociale tra i luoghi e le generazioni, l'effettivo nodo problematico di un approccio femminista allo studio dei processi migratori che voglia essere intelligibile e significativo per le migranti stesse". Il convegno, e ora questo volume, intendono contribuire alla rivisitazione di una - ormai riconosciuta - impostazione eurocentrica del femminismo. Noircir le feminisme e' il suggerimento che Sueli Carneiro offre in un recente numero della rivista internazionale "Nouvelles Questions Feministes" nel senso di dare significato e legittimare le esperienze - diverse storicamente - delle donne, valutare come il sessismo si combina con il razzismo, gli stereotipi di genere con quelli culturalmente assegnati in tutte le societa'. Nel nostro caso, ancora piu' che colorare di nero sembra appropriato il tentativo di complicare il pensiero femminista. D'altro canto, quanto l'elaborazione teorica femminista sia stata fondamentale per gli studi postcoloniali e' ormai un elemento consolidato tanto e' vero che il dominio patriarcale e' uno dei temi essenziali del discorso postcoloniale. Le lotte di emancipazione dalla dominazione coloniale, di fatto, sono state declinate al maschile, i movimenti anticoloniali hanno spesso mutuato gli strumenti retorici e istituzionali dei nazionalismi europei con l'inevitabile portato di una standardizzazione culturale. Il femminismo postcoloniale, in seguito, e' stato quanto mai prolifico avendo esercitato necessariamente la critica della riproduzione dei rapporti di dominio di genere all'interno dei movimenti di emancipazione anticoloniale. Si e' cercato dunque di fornire una serie di spunti che aiutino ad attualizzare discorsi e pratiche femministe secondo il mondo che abitiamo, le trame parallele e taciute che lo attraversano, i paradossi, le ambivalenze, le tensioni e i conflitti che lo caratterizzano. Puo' essere preso ad esempio l'acceso dibattito suscitato dalla proposta di praticare una "sunna soft" del medico somalo Omar Hussen Abdulcadir, responsabile del Centro di riferimento regionale per la prevenzione e cura delle complicanze delle mutilazioni genitali femminili (Mgf) dell'Ospedale Careggi di Firenze. Elena Laurenzi ripercorre quel dibattito sottolineando che "la questione delle Mgf viene posta esclusivamente in termini culturali, sia da parte di chi si schiera a favore del rispetto delle differenze e delle pratiche simboliche, credenze e habitus che fanno parte delle culture di altri gruppi, sia da chi le bolla come il portato di una tradizione insensata e disumana o addirittura barbara [...]. Da questa rappresentazione tetragona viene eliminata qualsiasi considerazione riguardo alle relazioni sociali interne ai gruppi minoritari, e alle trasformazioni determinate dalla migrazione". La vicenda fiorentina fa emergere la tensione dinamica tra diritti individuali e diritti culturali specifici e ci porta nel cuore di quello che e' stato definito il paradox of multicultural vulnerability. Politiche multiculturali, come il riconoscimento di autonomia per i gruppi minoritari, possono operare sistematicamente a svantaggio di certi membri del gruppo, fino alla violazione di diritti e liberta' soggettive. In quest'ultimo decennio, segnato da un rapporto drammatico tra nord e sud del mondo e da migrazioni massicce e stabili, il dibattito teorico e politico sui problemi dell'identita' (sessuale, razziale, religiosa, generazionale...) e sull'identity politics e' assai acceso. I contributi femministi sul multiculturalismo sono stati numerosi, diversificati, e provenienti da ambiti disciplinari molto diversi. Sulle questioni poste dal tentativo di superare un'unica epistemologia femminista per avviare una nuova concezione del femminismo, che sia in grado di cogliere le specificita' culturali all'interno delle quali una molteplicita' di movimenti femminili in diverse societa' avanzano richieste di diritti e di riconoscimento, si interroga Ruba Salih: "il presupposto e' che mai come ora e' necessario trovare delle concettualizzazioni di femminismo che si pongano in un'ottica di superamento nei confronti di quell'approccio etnocentrico con cui molta parte del pensiero femminista occidentale ha per lungo tempo guardato ad altre esperienze di emancipazione, soprattutto nel mondo islamico". E' in questa ottica che si e' scelto di affrontare un tema come quello dei rapporti fra femminismo e Islam che per lungo tempo sono apparsi come pratiche e discorsi incompatibili. Nel corso dell'ultimo ventennio, come illustra nel suo saggio Ruba Salih, il cosiddetto femminismo islamico ha guadagnato "una crescente legittimita', sia in Europa che nel mondo musulmano, come terreno attraverso cui le donne musulmane aspirano a rivendicare i propri diritti, senza deviare da quello che e' considerato il proprio retaggio culturale e religioso, seppur soggetto a negoziazioni e rinegoziazioni spaziali e temporali inevitabili e continue". Il contributo di Salih si muove all'interno di un tema complesso: l'emergere delle donne come testimoni della nascita di una nuova moderna soggettivita' musulmana in opposizione a un femminismo di stampo laico, occidentale, elitario, composto prevalentemente da donne delle classi medio alte, e "che ha fatto sua la retorica occidentale e coloniale della modernizzazione, concepita come acquisizione di un modello di societa' occidentale". Il saggio si propone di mostrare alcuni tratti di questo complesso dibattito e soprattutto di render conto di tutta una serie di posizioni intermedie le quali, affrontando il tema da un punto di vista storico-antropologico, si collocano tra due atteggiamenti mentali contrapposti ma che spesso hanno in comune un'inclinazione a privilegiare un registro ideologico nella discussione sulla compatibilita' tra Islam e femminismo. Come afferma Salih, queste posizioni intermedie "condividono una impostazione che vede la produzione di 'discorsi' e 'pratiche' come il femminismo e lo stesso islam non tanto come 'dati' ma piuttosto come frutto di quell'interminabile flusso di prestiti, di intrecci tra culture e societa' a cui, pur in un contesto di totale asimmetria di potere, la modernita' (e lo stesso colonialismo che ne e' un aspetto centrale) ha dato luogo. Il femminismo islamico non e' visto semplicemente come un percorso piu' culturalmente autentico e incontaminato attraverso cui rivendicare determinati diritti, ma come frutto di una dinamica post-coloniale". Certamente non possiamo piu' ritenerci distanti da simili questioni. Per di piu', il potenziale generativo e relazionale di cui molte donne immigrate sono portatrici custodisce il futuro italiano multiculturale e pluriconfessionale che pone in agenda quotidianamente continui ripensamenti, nuove valutazioni, ripropone tematiche che il femminismo nostrano sembrava aver archiviato che necessitano invece di uno sguardo rinnovato. Di nuovo, si tratta di osare, impostare analisi inedite. Proprio Francesca Decimo suggerisce di avviare "uno spazio di riflessione in cui le diverse dimensioni dell'analisi - economica e giuridica, sociale e culturale, storica e territoriale - si rinnovano e si combinano in tempi brevi e in maniera significativa, sollecitando una re-integrazione del piano teorico con quello analitico-descrittivo". Dando cosi' spazio ad alcune domande oltremodo significative, ad esempio, "come articolare e arricchire la nostra capacita' interpretativa in modo da cogliere la complessita' fenomenologica che viene a delinearsi con migranti diverse per provenienza e eta', estrazione e condizione sociale, cultura e religione, progetti e esperienze vissute? Come leggere le molteplici forme che la mobilita' territoriale delle donne assume senza necessariamente dipendere da paradigmi che troppo spesso, ancorando la ricerca sulla casistica piu' drammatica, rappresentano le straniere univocamente nei termini dell'oppressione e dell'esclusione?". Il tema della mobilita' femminile, riconcettualizzata come componente strutturale delle economie contemporanee, ha portato a una generale revisione dei tradizionali paradigmi interpretativi delle migrazioni femminili. Le analisi che ne discendono, infatti, non si attengono semplicemente a tematizzare entro quali forme di produzione di reddito le migranti saranno costrette a conformare le loro esistenze. Piu' specificatamente, ricostruendo in che modo le straniere subentrano alle native in quell'ampia gamma di ruoli che esse hanno abbandonato, osservano come sono di fatto rianimate antiche mansioni, sofisticati desueti lavori, riassunte asservite posture, spostando il fuoco dell'analisi dalle traiettorie sociali che le migranti percorrono alle asimmetrie di genere che il loro lavoro incorpora. Mantenendo come centrale ambito di riflessione il complesso di assetti relazionali e costrizioni societarie che subordina il lavoro delle donne, queste studiose "adottano" le migranti come soggetti delle loro indagini fintantoche' queste con le loro gesta e i loro ruoli, inconsapevolmente perpetuano quei sistemi di relazioni e costrizioni oggetto di critica. Cio' che interessa, quindi, e' l'anello di trasmissione che in una complessa catena di relazioni di genere tra donne di diversa origine viene a congiungersi. Ma, suggerisce Decimo, "cosi' facendo i diversi vissuti delle donne straniere sono assemblati e sussunti nel solco gia' tracciato da una storia locale delle relazioni di genere a cui loro, con le diverse appartenenze e le altre trame di significato di cui sono portatrici, non possono che partecipare lateralmente". Occorre fare uno sforzo ulteriore, uno scarto che permetta di comprendere meglio. All'interno del suo saggio Decimo propone piuttosto di "predisporre un'agenda che in maniera sistematica e problematica osservi come le migranti scompaginano e trasformano quei ruoli riproduttivi che tradizionalmente svolgevano entro contesti geograficamente circoscritti". E, ancora, "di riconoscere in che modo il genere in emigrazione plasmi le forme piu' complesse della riproduzione sociale, osservando come si realizzano, adattano o sovvertono quegli eventi del ciclo familiare - come l'uscita dalla casa natale, la scelta del coniuge, la maternita', la cura degli anziani - che sostanziano la continuita' culturale, sociale e demografica dei gruppi". Una delle tante sfide a cui un'odierna rielaborazione del pensiero femminista non puo' piu' sottrarsi. 3. LIBRI. GIOVANNI BELARDELLI PRESENTA "PER FILO E PER SEGNO" A CURA DI GINEVRA CONTI ODORISIO E FIORENZA TARICONE [Dal "Corriere della sera" del 30 gennaio 2009 col titolo "L'emancipazione femminile: un cammino non concluso" e il sommario "Un'antologia di scritti su istruzione, lavoro e voto"] Secondo uno studio dell'Istituto medico legale dell'Aeronautica militare, le donne pilota sarebbero adatte al comando piu' degli uomini. Di fronte a notizie del genere, ormai sempre piu' frequenti, possiamo ben valutare il cammino percorso dall'emancipazione femminile attraverso un libro come Per filo e per segno di Ginevra Conti Odorisio e Fiorenza Taricone (sottotitolo: Antologia di testi politici sulla questione femminile dal XVII al XIX secolo, Giappichelli editore, pp. 304, euro 29), vera e propria "summa" di testi politici sulla questione femminile scritti nell'arco di tre secoli e piu', da donne e non solo (spiccano tra le eccezioni maschili Condorcet, Mazzini, John Stuart Mill). Si va dalla veneziana Moderata Fonte, che alla meta' del Cinquecento aspettava che il fratello tornasse da scuola per farsi ripetere tutto cio' che aveva imparato, alla nutrita pattuglia emancipazionista dell'Otto e Novecento: dalla socialista Anna Kuliscioff a Teresa Labriola, figlia del filosofo marxista Antonio. Da un'autrice all'altra, i temi sono spesso simili: anzitutto, la dimostrazione dell'eguaglianza tra i sessi e la rivendicazione degli stessi diritti degli uomini. Fulminante l'osservazione dell'inglese Harriet Martineau che alla meta' dell'Ottocento, richiamandosi alla dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, si chiedeva (tra l'altro) come si potesse pretendere che le donne ubbidissero a leggi che, prive del diritto di voto, non avevano concorso ad approvare. L'insieme dei testi ci racconta l'origine e le prime fasi di un'emancipazione che si e' enormemente accelerata negli ultimi decenni, ma che ha tuttora il vistoso limite d'essersi potuta dispiegare (si pensi alla condizione della donna in gran parte dei Paesi islamici) soltanto o quasi nell'Occidente giudaico-cristiano. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 234 dell'11 febbraio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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