[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 712
- Subject: Minime. 712
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 26 Jan 2009 01:17:20 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 712 del 26 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Film 2. Wasim Dahmash: Per il soccorso e la cura dei bambini palestinesi feriti 3. Mario Di Marco: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 4. Alessandro Pizzi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 5. Piercarlo Racca: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 6. Giovanni Sarubbi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 7. Giulio Vittorangeli: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 8. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 9. Comitato Paul Rougeau: Una firma 10. Il diritto a non essere uccisi 11. Benito D'Ippolito: In lode di Maria G. Di Rienzo 12. Marco Politi: Quei silenzi (2006) 13. Peter Schneider: La domanda (2006) 14. Alessandra Farkas intervista Daniel Jonah Goldhagen (2006) 15. Alessia Gallione intervista Claudio Morpurgo (2006) 16. Letture: Sergio Tanzarella, Gli anni difficili 17. Riedizioni: Aristotele, Le tre Etiche 18. Riedizioni: Francesco Bacone, Scritti filosofici 19. Riedizioni: Primo Levi, Opere (volume I) 20. La "Carta" del Movimento Nonviolento 21. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: FILM [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Bozza per un film italiano sullo stupro (a commento degli ultimi fatti di cronaca) Fase n. 1 Ha sorriso: vuol essere stuprata. Non ha sorriso: merita di essere stuprata. Non ha resistito: vuol essere stuprata. Ha resistito: merita di essere stuprata. Ha l'ombelico scoperto: vuol essere stuprata. Ha addosso uno scafandro per immersioni: merita di essere stuprata. * Fase n. 2 Ha dieci anni: ma ne dimostra sedici. Ha quattordici anni: ma aveva gia' avuto "esperienze". Ha vent'anni: ci stava. Ha trent'anni: ci stava. Ha quarant'anni: l'ho scambiata per una prostituta. Ha cinquant'anni: ma ne dimostra trentacinque. * Fase n. 3 Ero ubriaco. Ero sotto l'effetto di stupefacenti. Ho avuto un raptus. Sono soggetto ad amnesie selettive. Sono depresso. (Uffa, appuntato, quanto dobbiamo andare avanti? Lo sa anche lei come sono le donne). * Fase n. 4 Arresti domiciliari, sconto di pena, buffetto sulla guancia: non lo faccia piu', bricconcello. * Sottotitoli: Le citta' sono insicure. Le strade sono scarsamente illuminate. Il governo non fa niente. L'opposizione ci mette i bastoni tra le ruote. Ci sono troppi immigrati. E' colpa degli zingari. * Original soundtrack: Canzone in cui una bambina stuprata accarezza pietosa il vecchio violentatore morente. (E' vera poesia, ignoranti, "col vestito rosso salta il fosso", dove avete mai sentito qualcosa di piu' profondo? Aspettate che provo anch'io: con il vestito viola va a scuola, con il vestito bianco sorride al nonno stanco, e sotto al vestito giallo ha mutandine di pizzo sangallo. Piccante quest'ultima, eh?). * Titoli di coda: Le donne dovrebbero: far corsi di autodifesa; essere dotate di microchip sull'orecchio, o di videocamera nel naso, o di allarme antistupro al polso; non scendere dagli autobus la sera per andare a casa (continuate a girare sino al mattino quando dovete tornare al lavoro, e' divertente); non uscire la sera, non uscire il pomeriggio, non uscire la mattina (e' tanto piu' confortevole se vi violenta un uomo di casa, un amico, un parente); non vestirsi cosi' e non vestirsi' cola', non andare a cena con i colleghi, non ballare in pubblico, non ridere, non piangere, non... insomma, davvero non riuscite a non esistere? Gli uomini dovrebbero: Cosa? Cosa volete che possano fare gli uomini? Non e' mica un problema che li riguardi, dopotutto. 2. APPELLI. WASIM DAHMASH: PER IL SOCCORSO E LA CURA DEI BAMBINI PALESTINESI FERITI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 gennaio 2009 col titolo "Per le 'gazzelle' di Gaza. Subito"] Gazzella, "Ghazala" in arabo, e' il nome di una bambina palestinese di Hebron alla quale i soldati israeliani avevano sparato due pallottole in testa mentre tornava da scuola. Era entrata in coma, operata e salvata dai medici dell'ospedale della sua citta'. Marisa Musu e Marina Rossanda che l'avevano vista nel 2000 hanno dato il suo nome all'associazione da loro creata per il soccorso e la cura dei bambini palestinesi feriti da arma da guerra (si veda il sito www.gazzella-onlus.com). Chi nei giorni scorsi ha avuto la possibilita' di vedere un canale televisivo non euro-americano, cioe' senza censura, ha potuto vedere il bombardamento israeliano con il fosforo bianco contro i sacchi di farina nella sede dell'agenzia dell'Onu a Gaza e sa che gli aiuti destinati alle vittime del massacro della Striscia di Gaza vengono dirottati verso il valico di Awja tra Egitto e Israele. Il controllo del sostentamento di una popolazione ridotta allo stremo e' un'arma non meno letale delle bombe. Il lento e sistematico politicidio che la popolazione palestinese subisce da oltre 90 anni non ha ancora ucciso la societa' civile e la sua capacita' di resistenza. Portando soccorso ai bambini feriti, "Gazzella" cerca di sostenere senza intermediari appunto la societa' civile e la sua capacita' di resistenza (per contribuire: c/c numero 105279 intestato a "Gazzella Onlus" presso la Banca Etica di Roma - IBAN IT43 D050 1803 2000 0000 0105 279). Dopo l'operazione "Piombo fuso", nel suoi 22 giorni di terrore, devastazione e morte, ci chiediamo come stia ora Jihad di 7 anni, del campo di al-Bureij, che aveva gia' subÏto l'amputazione di una gamba dopo un precedente attacco israeliano, o Iman di Beit Hanun, 12 anni, ferita all'addome, che soffre di infezioni ricorrenti, o Rana', che di anni ne ha soltanto cinque, e vive a Beit Lahiya ed era stata ferita alla gola e non riusciva piu' a parlare, ci domandiamo quale sia la sorte di Hanin, Isa, Nura, Ahmad... Questi bambini sono sostenuti da "Gazzella onlus" che in otto anni di vita ha portato soccorso, cura e riabilitazione ad oltre 1.500 bambini palestinesi feriti da armi da guerra, essenzialmente nel territorio della Striscia di Gaza e soprattutto attraverso l'attivazione di adozioni a distanza. In questi otto anni siamo andati 22 volte nel territorio di Gaza per incontrare i bambini feriti e le loro famiglie. Tra qualche giorno ci saremo di nuovo. Dal 2004 siamo presenti costantemente a Gaza attraverso i nostri partner locali. Insomma, con scarsi mezzi ma con il contributo di tanti resistiamo e andiamo avanti, continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto: portare solidarieta' ed aiuto al popolo palestinese curando i suoi figli piu' piccoli. Poco prima dell'inizio dell'ultima aggressione israeliana avevamo inviato 13.000 euro per il centro di riabilitazione motoria di Jabaliya, dove sono curati molti dei bambini che avevano subito amputazioni degli arti (grazie alle nuove armi Dime), ed altri 13.000 per il centro neonatale dell'ospedale Shifa di Gaza che aveva necessita' urgente di acquistare incubatrici per i molti bambini nati prematuri: nascite anticipate dovute allo stato di shock continuo e alla denutrizione delle madri. Questi soldi erano i proventi del "cinque per mille" devoluto a "Gazzella" (per maggiori informazioni scrivere a: gazzellaonlus at libero.it). Oggi le necessita' si sono centuplicate. Il 18 gennaio, primo giorno di "tregua", finalmente ci ha scritto la nostra corrispondente del Palestinian Medical Relief Society (una associazione di medici palestinesi volontari, presieduta oggi da Mustafa Barghouti, nostro referente a Gaza, da sempre impegnata nella sanita' sotto e nonostante l'occupazione militare). Dopo una visita all'ospedale Shifa ci ha inviato un primo elenco e molte foto di bambini gravemente feriti che - speriamo - saranno "adottati" dai sostenitori di "Gazzella"... 3. VOCI. MARIO DI MARCO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo intervento] L'ultimo massacro di Gaza ha dimostrato ancora una volta l'ambiguita' e l'inadeguatezza di categorie che oggi sono sempre piu' svuotate del significato originario per essere riempite di mera ideologia: legittima difesa, autodeterminazione, antisemitismo, diritti umani... Che tristezza sentirle proclamare da illustri personaggi politici, ognuno a suo modo, mentre migliaia di esseri umani venivano dilaniati dalle bombe! Se un italiano di sinistra non ha capito la posizione di un D'Alema o un francese di destra quella del suo presidente, e se tutti hanno assistito all'umiliante incapacita' dell'Onu, e' perche' non ci si e' ancora accorti che la vera scelta da fare e' tra violenza e nonviolenza. In realta' questa scelta non l'ha fatta neanche l'Onu, se non sulla carta, ma e' sempre piu' evidente che se non si sceglie la nonviolenza il destino del mondo e' segnato. Personalmente penso di averla fatta e poiche' so che non e' sempre facile esserle fedele mi abbono ad "Azione nonviolenta" per continuare a riceverne un valido aiuto. 4. VOCI. ALESSANDRO PIZZI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per questo intervento] Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' offre spunti utili alla riflessione teorica e alla sperimentazione della nonviolenza nelle iniziative di lotta contro il sistema economico e sociale dominante che non rispetta i diritti umani e danneggia irreversibilmente la biosfera. C'e', poi, una ragione dettata dal cuore: quella di ricevere la rivista fondata da Aldo Capitini, i cui principi educativi e filosofici sono di grande attualita' ancora oggi a distanza di quaranta anni dalla sua morte. 5. VOCI. PIERCARLO RACCA: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarlo.racca at fastwebnet.it) per questo intervento] Mi abbono perche' la rivista va sostenuta e non deve dipendere da altri se non dai suoi abbonati. Noi la vogliamo libera e puntuale. Non so quante persone sono in possesso della raccolta completa, io sono uno di quei privilegiati, i numeri usciti fino ad oggi rappresentano una immensa fonte di ricchezza, sicuramente la piu' completa delle lotte nonviolente in Italia. Facciamo un regalo alla nonviolenza, abboniamoci! 6. VOCI. GIOVANNI SARUBBI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: redazione at ildialogo.org) per questo intervento] Ho gia' rinnovato l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". E' una delle buone abitudini che non voglio perdere. Penso sia necessario che la nonviolenza sia insegnata. Penso sia necessario che la nonviolenza divenga metodo quotidiano di vita dell'umanita'. E fino a quando non sara' cosi' penso sia necessario che gli amici della nonviolenza si organizzino per diffonderla, per farla conoscere, per attualizzarla, per rispondere alle sempre nuove sfide che l'umanita' si trova ad affrontare. I fautori dei metodi violenti si aggiornano, adeguano le loro dottrine alle nuove conoscenze, sono capaci di usare qualsiasi idea, anche le piu' impensabili e lontane. Ci vuole allora l'impegno ad analizzare la violenza, a spiegarne i meccanismi, a sbugiardarne gli inganni, a liberare le coscienze. Per questo ci vuole "Azione nonviolenta" e per questo ho rinnovato l'abbonamento. 7. VOCI. GIULIO VITTORANGELI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' credo in una nonviolenza che sia capace di sporcarsi le mani con gli oppressi, con le loro lotte e con le loro contraddizioni; e sia capace, allo stesso tempo, di ripulirsi. Una nonviolenza che non cada nella trappola di etichettare qualunque violenza esercitata dai deboli come "terrorismo", e qualunque violenza esercitata dalle grandi potenze come "antiterrorismo". Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' indispensabile per far nascere una nonviolenza libera dall'uso metafisico e aconflittuale; e perche' strumento fondamentale per la tanta strada che ancora abbiamo davanti. 8. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. APPELLI. COMITATO PAUL ROUGEAU: UNA FIRMA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 gennaio 2009 col titolo "Una firma per un innocente"] Larry Swearingen e' nel braccio della morte in Texas da molti anni, condannato per l'omicidio di una studentessa con prove dubbie poi dichiarate erronee dalla stessa esperta che le aveva firmate. Perizie indipendenti condotte in seguito hanno verificato, oltre a discordanze temporali che scagionano Larry, anche il fatto che il materiale organico trovato sul cadavere non e' di Larry (il Dna non corrisponde). Larry e' da tempo in contatto con il Comitato Paul Rougeau che in dicembre ha raccolto (e inviato) 3.500 dollari per rifare le perizie necessarie. Ha un avvocato appassionato che crede fermamente nella sua innocenza. Ma purtroppo, prima che nuovi periti si siano messi al lavoro, e' stata fissata una nuova data per l'esecuzione (una precedente fu rinviata): il 27 gennaio prossimo. Anche Amnesty International Usa ha lanciato una petizione per Larry. Vi preghiamo di aderire, mandando la firma (e gli altri dati anagrafici richiesti) come indicato dal sito di Amnesty: www.takeaction.amnestyusa.org Chi ha difficolta' puo' contattarci: prougeau at tiscali.it 10. RIFLESSIONE. IL DIRITTO A NON ESSERE UCCISI Agli studenti sempre questo dico: che almeno di una cosa ogni essere umano e' certo, del suo diritto a non essere ucciso. E se ogni persona questo diritto rivendica per se stessa, ne consegue che analogo diritto deve riconoscere ad ogni altra persona, da cui discende che affinche' tale diritto s'inveri occorre che ogni persona s'impegni a non uccidere altri. Di tutti i diritti umani, il diritto alla vita e' quello fondamentale, poiche' senza di esso nessun altro se ne da'. E quindi la guerra, che consiste dell'uccisione di esseri umani, e' sempre un crimine. E quindi l'irrogazione della pena di morte, e gia' la sua stessa inclusione tra le misure punitive, e' sempre un crimine. Ed e' un crimine la produzione e il commercio delle armi, poiche' l'uso di esse contro esseri umani non sarebbe possibile se appunto di armi non si disponesse. 11. AMICIZIE. BENITO D'IPPOLITO: IN LODE DI MARIA G. DI RIENZO Sa tutto questa donna, e le parole conosce che rivelano gli arcani. Mille dispone l'oppressor tagliole e lei le smonta con le proprie mani. E smaschera gli inganni nelle fole dell'ipnotizzatore, e rende vani i trucchi di chi rapinare vuole i sogni, le anime, le stelle, i pani. Sa contrastare il male, e modulare il luminoso canto che guarisce le egre cure del profondo mare nero del cuore, e la danza tornisce che reca le soavi gioie e rare in questa vita che presto finisce. 12. RIFLESSIONE. MARCO POLITI: QUEI SILENZI (2006) [Dal quotidiano "La Repubblica" del 29 maggio 2006 col titolo "Quei silenzi di Ratzinger"] Dal cuore delle tenebre Benedetto XVI lancia la domanda lacerante: "Dov'era Dio ad Auschwitz? Perche' ha taciuto?". Un interrogativo drammatico, che il pontefice tedesco affronta con la forza intellettuale e la finezza che gli sono proprie, avendo il coraggio di rivolgersi direttamente al Signore per chiedergli di non permettere mai piu' che si ripetano simili orrori. La barbarie di ieri serva da monito per impedire gli orrori di oggi, commessi dai nuovi corifei della violenza e dell'odio, perpetrati da chi abusa del nome divino per uccidere innocenti. La memoria di questo inimmaginabile cumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo sia d'impegno per favorire pace e riconciliazione, sapendo che violenza genera solo violenza. Convincendosi che la vittoria e' del perdono e del ravvedimento, non dell'odio. Benedetto XVI si e' recato ad Auschwitz e Birkenau come figlio del popolo tedesco e confessa apertamente di sentirne tutto il peso. Per questo, dall'inferno dei lager, gli sale rafforzata e convinta l'invocazione alla pace e nel silenzio di Dio, acutamente, egli vede anche una sfida ai cuori degli uomini e delle donne perche' nell'ora della prova non si lascino affondare nel fango dell'egoismo, della paura, dell'opportunismo. Ogni riga del discorso da lui pronunciato e' soppesata e cesellata fino all'ultimo, al punto che lo stesso tipo di carta usato nelle copie distribuite dai giornalisti rivela che Joseph Ratzinger e' stato a lavorare sul testo, quando gia' era partito da Roma. C'e' un passaggio nel suo intervento, pronunciato dinanzi al Memoriale di tutte le vittime provenienti da ventidue nazioni, che assume un significato cruciale. "Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio. Vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia". E' un pensiero tipico di Benedetto XVI. Ma se il mistero di Dio e' tale per definizione per credenti e non credenti, non cosi' per la Storia. E' dai tempi di Tucidide che gli uomini giudicano fatti, omissioni, scritti e pensieri di chi ha partecipato in qualche modo alle vicende storiche. Si tratti del re o del semplice fantaccino. Alcune delle parole di Ratzinger ad Auschwitz - luogo simbolico dell'Olocausto, della barbarie nazista e di tutto cio' che si e' fatto o non fatto per arrestare la follia di Hitler e del suo sistema - aprono interrogativi su cui vale la pena di riflettere. E anche alcuni dei suoi silenzi. Il Papa tedesco non parla mai di antisemitismo. Eppure e' un veleno fluito attraverso secoli di storia. Negli anni Trenta il primate polacco August Hlond (candidato alla beatificazione) proclamava: "Il problema ebraico restera' aperto finche' ci saranno degli ebrei... Sono l'avanguardia dell'empieta', del bolscevismo, della sovversione". Si puo' dimenticarlo? Si puo' ignorare la virulenza dell'antisemitismo popolare diffuso in Germania e in Austria ben prima che l'imbianchino Hitler salisse al potere? E poiche' un interrogativo tira l'altro: fino a che punto Ratzinger puo' mettere tra parentesi l'antigiudaismo cristiano che ha nutrito l'odio antiebraico sfociato nella "soluzione finale" perseguita dal nazismo? Sarebbe sbagliato, con una persona di livello intellettuale come Benedetto XVI, semplificare il suo discorso. Ma proprio perche' e' un pensatore sottile, non guardare le sfumature dei suoi interventi o le sue omissioni sarebbe fargli torto. Fatto sta che la parola antisemitismo non c'e' e l'unico accenno alla Shoah e' stato inserito all'ultimo momento poche ore prima di andare ad Auschwitz. Fa problema anche la descrizione del popolo tedesco come fuorviato dal nazismo, manipolato da una banda di criminali, in ultima istanza ingannato. Lo si voglia o no, finira' per essere letto come una forma di deresponsabilizzazione. Nessuno pensa certo a colpe collettive, ma l'impressione e' che l'intervento di Auschwitz rimuova mezzo secolo di riflessione autocritica in Germania e nella Chiesa sul ruolo e la responsabilita' che ciascuno ha potuto avere nell'aprire la strada al sistema sfociato nella macchina di morte dei lager. "Abbiamo fatto abbastanza per impedire l'ascesa del nazismo? Abbiamo tollerato in qualche modo o favorito l'estendersi dell'antigiudaismo?". Sono due delle domande cruciali che in Germania e nella Chiesa circolano da decenni. Non se ne trova traccia nel pellegrinaggio del pontefice tedesco ad Auschwitz. Poiche' tutti conoscono la ferma posizione contro l'antisemitismo di Ratzinger e il suo profondo legame con l'ebraismo, porsi questi interrogativi e' ancora piu' giustificato. E' come se ci fossero blocchi di Storia che qualcuno nella gerarchia cattolica fatica a elaborare. Come se dinanzi alla radicalita' dell'Olocausto ci fosse in certi strati ecclesiastici la tentazione di inserire il progetto nazista di liquidazione degli ebrei nel novero piu' ampio delle "altre persecuzioni" contro le vittime piu' diverse. Alla fine emerge la sensazione che la coraggiosa stagione wojtyliana degli atti di pentimento sia finita per davvero. 13. RIFLESSIONE. PETER SCHNEIDER: LA DOMANDA (2006) [Dal quotidiano "La Repubblica" del 29 maggio 2006 col titolo "La Chiesa si interroghi sul suo antisemitismo", il sommario "Ratzinger non affronta i rapporti tra Pio XII e il nazismo" e la nota redazionale "testo raccolto da Andrea Tarquini"] Vedendo qui da Berlino il Papa venuto dalla Germania andare ad Auschwitz, ascoltandolo pronunciare il suo discorso, credo si debba dire che nel complesso egli si sia mosso con dignita' e modestia. Credo che non lo si debba e non lo si possa accusare di non aver detto molto; forse avrebbe potuto dire di piu'. Ma e' quasi impossibile che di fronte ad un Papa tedesco ad Auschwitz non si levino voci pronte alla critica facile. Arrivando ad Auschwitz, il papa doveva evitare molte trappole. Soprattutto, aveva di fronte il dilemma, se presentarsi soprattutto come papa, o come tedesco. E se l'e' cavata bene. Perche' non ha ceduto a quella che sarebbe stata una facile tentazione: giungere ad Auschwitz e porre in rilievo in primo luogo il suo ruolo di capo della Chiesa cattolica. Ha saputo dire, al contrario, che riteneva di dover andare ad Auschwitz in quanto tedesco, non soltanto quale Pontefice. Davanti agli occhi del mondo, cosi', si e' presentato portando sulle spalle ben altro fardello di colpe di quello - le pur pesanti colpe di Pio XII con i suoi silenzi - che avrebbe comunque portato se fosse venuto soltanto o soprattutto quale Papa. Per quei tedeschi e in generale per quegli europei che, come me, non si riconoscono in una fede religiosa, mi ha colpito e mi ha un po' sorpreso il fatto che egli abbia tanto parlato del silenzio di Dio. Che si sia chiesto con tanta insistenza perche' Dio non era la' ad Auschwitz, allora. E' una frase che, per i non credenti come me, non trova risposta. Oppure che potrebbe quasi farci pensare a una prova della non esistenza di Dio. Non voglio arrivare adesso a frettolose risposte da laico. Ma se ci si chiede, da credente, perche' Dio non era ad Auschwitz, penso che per coerenza logica ci si dovrebbe allora anche chiedere perche' non c'era la voce della Chiesa. Perche' c'era il silenzio della Chiesa di papa Pio XII. E non e' finita: interrogarsi con dolore sul silenzio di Dio ad Auschwitz potrebbe, a rigore, evocare anche il grande nodo dell'antisemitismo cattolico. La formulazione usata da Benedetto XVI, la sua descrizione di un crimine senza paralleli, pone invece la questione del fatale attaccamento dell'uomo al materialismo, della perdita della religione, del tentativo dei nazisti di distruggere ed annichilire la religione. Il concetto e il termine di antisemitismo invece, purtroppo, mancano dal suo discorso. Avrebbe potuto menzionare l'antisemitismo, e se l'avesse fatto allora avrebbe dovuto parlare per coerenza logica dell'antisemitismo della Chiesa. Certo, ci si puo' chiedere se fosse Auschwitz il luogo giusto per sollevare quel dolorosissimo, scomodo problema. E al tempo stesso, viene da chiedersi con non minore forza dove, se non proprio ad Auschwitz, si dovrebbe parlare dell'antisemitismo cattolico. Forse Benedetto XVI avrebbe potuto dire un po' di piu' su questo tema, ma il suo stesso predecessore Karol Wojtyla al fondo non lo ha fatto, e lui non ha voluto spingersi ad andare oltre Wojtyla. Tutta la sua visita in Polonia sembra essere una conferma che egli intende muoversi assolutamente sulle orme del papa di cui e' l'erede. Nel complesso, l'intervento del Papa ad Auschwitz e' stato degno e meritevole di molto apprezzamento. Credo che egli, con il suo discorso nel campo della morte, abbia tolto acqua al mulino di molti di coloro che sono contrari al Papa tedesco. Difficile dire, ora, per me che non sono uomo di Chiesa, che cosa questa giornata significhi per la Germania. Ratzinger in questo senso si e' mostrato all'altezza del compito. Non si puo' paragonare il pellegrinaggio di Benedetto XVI ad Auschwitz all'inchino di Willy Brandt al Ghetto di Varsavia. Lo dico non solo perche' quello di Brandt fu un gesto spontaneo e improvviso, o almeno Brandt riusci' a presentarlo cosi'. Ma anche e soprattutto perche' quello di Brandt fu un gesto irripetibile. Non si poteva chiedere proprio al papa di replicare un gesto irripetibile. Per la Germania e per i tedeschi di oggi questa visita significa forse un'emancipazione dal ruolo del "popolo colpevole". O diciamo una pausa. Il Papa non rappresenta la Germania, ma la Chiesa. Ma al stesso tempo questo Papa e' un tedesco. Parlare di emancipazione dal ruolo dell'accusato non vuol dire cancellare le colpe dei colpevoli. Dal ruolo dell'eterno accusato si puo' affrancare chi vive e cresce oggi, ma le colpe delle generazioni che compirono quei crimini restano e resteranno. E resta la differenza tra la colpa e la responsabilita'. Anche i tedeschi certamente non colpevoli, nati e cresciuti dopo la guerra, hanno e avranno il dovere della Memoria. Da dopo l'Olocausto, ogni tedesco che nasce e cresce deve fare i conti con quel passato. A differenza anche di generazioni di appena pochi anni piu' giovani, come ad esempio quella di Helmut Kohl, la generazione del Papa venuto dalla Germania non ebbe la fortuna che l'ex cancelliere defini' "die Gnade des spaeten Geburt", la grazia di essere nati troppo tardi per essere adulti o quasi adulti sotto Hitler e in guerra. 14. RIFLESSIONE. ALESSANDRA FARKAS INTERVISTA DANIEL JONAH GOLDHAGEN (2006) [Dal "Corriere della sera" del 29 maggio 2006] New York. "Sono molto deluso che Benedetto XVI non abbia sfruttato questa occasione storica per spingere la Chiesa a confrontarsi onestamente col proprio passato. Il presupposto per migliorare i rapporti tra cattolici ed ebrei, che e' poi quello che tutti noi auspichiamo". Il discorso tenuto da Ratzinger nel lager di Auschwitz-Birkenau e' accolto con amarezza e scetticismo da Daniel Jonah Goldhagen, lo storico americano di origine tedesca autore de I volonterosi carnefici di Hitler, che punta il dito contro la responsabilita' collettiva del popolo tedesco nella tragedia dell'Olocausto. "Mi sembra grave che il pontefice abbia ridotto le responsabilita' del nazismo ad un gruppo di facinorosi", spiega al "Corriere" Goldhagen. "Presentare il popolo tedesco come lo strumento involontario e inconsapevole nelle mani del Terzo Reich e' un resoconto falso e mitologico della storia. Il suo scopo revisionistico mi preoccupa". * - Alessandra Farkas: Cosa intende dire? - Daniel Jonah Goldhagen: Che i documenti e gli archivi a disposizione degli storici hanno gia' dimostrato la verita'. E cioe' che la stragrande maggioranza del popolo tedesco appoggio' la persecuzione degli ebrei e la maggior parte dei carnefici tedeschi erano gente qualsiasi che ha consapevolmente scelto di sterminare gli ebrei. * - Alessandra Farkas: Che dire allora dei tanti tedeschi morti ad Auschwitz e onorati ieri come "i testimoni della verita' e del bene che anche nel popolo tedesco non erano tramontati"? - Daniel Jonah Goldhagen: Dire che durante il nazismo non sono mancati i tedeschi buoni non mi infastidisce affatto perche' e' un'asserzione esatta. Cio' che trovo problematico e' il contesto in cui viene pronunciata. Ma l'aspetto piu' grave dell'intervento del Papa e' un altro. * - Alessandra Farkas: Quale? - Daniel Jonah Goldhagen: Non ha mai menzionato il ruolo della Chiesa cattolica e della cristianita' nell'Olocausto. Un inammissibile passo indietro di quasi un decennio rispetto allo storico documento vaticano "Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah", in cui nel '98 Giovanni Paolo II ebbe per la prima volta il coraggio di chiedere scusa per il ruolo esercitato dalla Chiesa e dal gregge cristiano nella persecuzione del popolo ebraico. * - Alessandra Farkas: Forse Benedetto XVI non ha ritenuto opportuno tornare su un tema gia' chiarito dal suo predecessore. - Daniel Jonah Goldhagen: E' assurdo. Egli si sofferma solo sul tema del silenzio divino davanti al Male - "Perche' Signore hai taciuto? Perche' hai potuto tollerare tutto questo?" - senza mai porsi domande quali "Perche' la Chiesa non ha aiutato gli ebrei?", "Dov'era il Vaticano quando un intero popolo stava scomparendo nei forni crematori?". * - Alessandra Farkas: Il suo discorso e' pur sempre improntato al tema del perdono e della riconciliazione. - Daniel Jonah Goldhagen: Il problema e' che non vi puo' essere riconciliazione senza una riflessione storica accurata ed onesta. E come si fa a chiedere perdono, dimenticando di menzionare uno dei peccati principali, ovvero la trasgressione della Chiesa? 15. RIFLESSIONE. ALESSIA GALLIONE INTERVISTA CLAUDIO MORPURGO (2006) [Dal quotidiano "La Repubblica" del 29 maggio 2006 col titolo "La reazione" e il sommario "Parla Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione delle Comunita' ebraiche italiane: Il problema non e' solo dov'era Dio, ma dove erano gli uomini. Un'analisi riduttiva del nazismo: non fu solo opera di Hitler e dei suoi. Le vittime. Saggio parlare anche delle altre vittime uccise insieme agli ebrei dall'orrore nazista. Il rischio e' sottovalutare la responsabilita' dei tedeschi e di chi agi' in nome dell'antisemitismo"] Dice che quella del Papa ad Auschwitz era una visita molto attesa dagli ebrei italiani. Ma Claudio Morpurgo, il presidente dell'Unione delle comunita' ebraiche italiane, si definisce "perplesso": "Per il futuro e' preoccupante la riduzione della responsabilita' del popolo tedesco rispetto al nazismo. Sarebbe stato importante attribuire un'accezione piu' complessiva al silenzio dell'uomo per costruire un domani in cui certe pagine non possano piu' ripetersi". * - Alessia Gallione: Morpurgo, come giudica il discorso del Papa? - Claudio Morpurgo: Ne colgo il valore simbolico. Un Papa tedesco che varca i cancelli di Auschwitz de' un segnale importante, che trova riferimenti nell'idea di riconciliazione proprio nel luogo della Shoah. Forti sono anche i passi sull'importanza della memoria e sul richiamo a come con l'uccisione di Israele in realta' si voleva uccidere Dio. Ma... * - Alessia Gallione: Ma? - Claudio Morpurgo: Mi pare riduttiva l'analisi sul nazismo. La Shoah non e' stata solo il prodotto dell'opera di Hitler e dei suoi accoliti. * - Alessia Gallione: Si aspettava una condanna piu' dura? - Claudio Morpurgo: Quella del Papa e' un'analisi parziale e lacunosa. Il rischio e' ridurre la responsabilita' del popolo tedesco e di tutti quelli che hanno agito nel nome dell'ideologia antisemita. E la stessa portata della Shoah, che sono anche le leggi razziali, un processo che ha avuto dei leader, ma anche tanti acquiescenti spettatori. C'e' un altro punto, poi, che mi ha colpito. * - Alessia Gallione: Quale? - Claudio Morpurgo: Il silenzio di Dio e' un tema conosciuto alla teologia ebraica, ma per noi il problema non e' tanto dov'era Dio, ma dov'erano gli uomini. Da Auschwitz e' nata la nuova Europa e sarebbe importante leggere questa visita anche come un impegno a costruire una vera societa' multiculturale. * - Alessia Gallione: Cosa rappresenta questa visita per il cammino di riconciliazione? - Claudio Morpurgo: Il problema non e' fare passi avanti o indietro quanto compierli autenticamente tutti insieme. Da parte dell'ebraismo italiano c'e' la volonta' di capire. * - Alessia Gallione: Per il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il Papa "non ha colto la centralita' di Auschwitz come simbolo del martirio ebraico". - Claudio Morpurgo: Siamo rimasti colpiti dalla mancanza di riferimenti specifici all'antisemitismo. Forse, il pontefice avrebbe dovuto soffermarsi con piu' chiarezza sul carattere particolare della Shoah. Edith Stein e' una martire, ma presenta una storia di convertita al cristianesimo che non puo' descrivere puntualmente il dramma dello sterminio degli ebrei. * - Alessia Gallione: Crede che esista un nuovo pericolo antisemita? - Claudio Morpurgo: Questa visita dovrebbe essere interpretata come una condanna del rinascente antisemitismo. In Polonia c'e' un antisemitismo senza ebrei, alla base del dibattito culturale e politico. Basti pensare a Radio Maria o a esponenti di governo che a fini politici utilizzano slogan antisemiti. In Italia? Bandiere di Israele bruciate, cimiteri violati: sono le punte di un iceberg, che mostra una pericolosa rinascita dell'antisemitismo che, spesso, viene dissimulata sotto le vesti dell'antisionismo. 16. LETTURE. SERGIO TANZARELLA: GLI ANNI DIFFICILI Sergio Tanzarella, Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le "Esperienze pastorali", Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2007, 2008, pp. 288, euro 20. Una ricostruzione della temperie in cui apparve Esperienze pastorali di don Milani, un'analisi della gestazione dell'opera, la descrizione degli effetti immediati della sua pubblicazione, il carteggio tra il sacerdote e l'illustre meridionalista. Un libro per piu' versi appassionante, che presenta vari materiali inediti, a cura di un prestigioso studioso che e' anche una persona amica della nonviolenza. Per richieste alla casa editrice: e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com 17. RIEDIZIONI. ARISTOTELE: LE TRE ETICHE Aristotele, Le tre Etiche, Bompiani-Rcs, Milano 2008, 2009, pp. 816, euro 14,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Nell'edizione curata da Arianna Fermani, e con una prefazione di Maurizio Migliori, l'Etica eudemia, l'Etica nicomachea e la Grande etica dello stagirita (in questa riedizione senza testo greco a fronte, ma mantenendo gli apparati). Da tanto, troppo tempo nessuno legge piu' Aristotele, e se ne vedono gli effetti; letto Aristotele tanta parte del sapere posteriore si rivela ben poca cosa: leggere Aristotele non e' solo un viatico per uscire dalla corrente ciarla che narcotizza e ottenebra e corrompe, ma anche un'esperienza che educa al rigore nel pensare e nel dire - ed alla riforma intellettuale e morale, se lice qui rievocare la formula del prigioniero dei quaderni e della filosofia della prassi. 18. RIEDIZIONI. FRANCESCO BACONE: SCRITTI FILOSOFICI Francesco Bacone, Scritti filosofici, Utet, Torino 1975, Mondadori, Milano 2009, pp. 892, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). La classica antologia di scritti baconiani curata da Paolo Rossi. Da delibare dall'inizio alla fine. Ah, sospirava Annibale Scarpante, se non fosse cosi' triste e imbarazzante quella vicenda di corruzione... 19. RIEDIZIONI. PRIMO LEVI: OPERE (VOLUME I) Primo Levi, Opere (volume I), Einaudi, Torino 1997, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2009, pp. CCII + 568 (in supplemento a "La Repubblica" e "L'espresso", a euro 9,90 oltre il costo del periodico). Meritoriamente "Repubblica" e "L'Espresso" mandano in edicola questa riedizione della classica edizione curata da Marco Belpoliti delle Opere di Primo Levi, i due volumi originali frazionando in quattro. In questo primo, ci sono Se questo e' un uomo, La tregua, Storie naturali (e le duecento pagine di apparati introduttivi). Chi non avesse gia' l'einaudiana del '97, si precipiti ad acquistar questo volume e quelli successivi; chi gia' l'avesse, li acquisti comunque per farne dono a una persona cara, a un'associazione, a un'istituzione. 20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 21. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 712 del 26 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: La domenica della nonviolenza. 200
- Next by Date: Voci e volti della nonviolenza. 292
- Previous by thread: La domenica della nonviolenza. 200
- Next by thread: Voci e volti della nonviolenza. 292
- Indice: