Minime. 699



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 699 del 13 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Poiche'
2. Il Movimento Nonviolento aderisce alla manifestazione del 17 gennaio ad
Assisi per la pace in Medio Oriente
3. Lucio Caracciolo: La trappola
4. Luca Galassi intervista Chris Gunness
5. Giuliana Sgrena: Il nodo
6. Frattanto in Afghanistan...
7. A Torino il 14 gennaio 2009
8. Federica Fantozzi: La strage delle ex fidanzate
9. Il comizietto del ministro gastronomo (ed alcune semplici verita')
10. Marco Revelli presenta "L'alito della liberta'" di Danilo Zolo
11. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino
12. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. POICHE'

Poiche' i razzi e le bombe non crescono sugli alberi
qualcuno li produce e li fornisce
a chi li usa.

Poiche' aggiustare una macchina e' facile
ma riportare in vita gli ammazzati invece no
dovrebbe esser chiaro cio' che ne consegue.

Poiche' ogni persona a non essere uccisa ha diritto
ne deriva un reciproco dovere
e chiunque sa quale sia.

Nel frigorifero i teschi surgelati
dalla lattina aperta spuma sangue
e dalla televisione sempre e solo
parlano gli assassini.

Non affondarla tu la lama nella gola.
Non spingerlo tu il bottone del telecomando
che toglie il respiro.
Non dargli fuoco tu alla carne viva.

Tu opponiti a tutte le guerre
a tutti gli eserciti opponiti
tu opponiti a tutte le armi.

Vi e' una sola umanita'. E solo
la nonviolenza puo' tutti salvarci.

2. INIZIATIVE. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 17
GENNAIO AD ASSISI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

Il Movimento Nonviolento aderisce e partecipa alla manifestazione del 17
gennaio ad Assisi per la pace in Medio Oriente.
Infatti e' assolutamente necessario agire per la pace, contro ogni guerra e
contro ogni uccisione.
Ma occorre che le manifestazioni di pace siano limpide nei contenuti e nelle
condotte.
Conseguentemente occorre non solo battersi contro i raid terroristici di
Israele a Gaza, ma anche contro gli attacchi missilistici di Hamas verso il
sud di Israele.
Purtroppo il manifestare contro i criminali e stragisti raid israeliani e
solo contro i criminali e stragisti raid israeliani rivela una posizione che
non e' contro la guerra, contro il terrorismo, contro le uccisioni, ma che
e' prevalentemente solo contro Israele, ed e' prevalentemente solo contro
Israele perche' al fondo di alcune mobilitazioni agiscono ancora antiche
pulsioni per le quali vi e' un nome preciso.
La politica del governo di Israele e' criminale, stragista, violatrice dei
piu' fondamentali diritti umani. Ma la popolazione israeliana ha diritto
alla solidarieta' del mondo intero. Tutti coloro che vogliono colpire
l'intera popolazione israeliana come rappresaglia per i crimini del suo
governo riproducono la medesima mentalita' e la medesima condotta che
presiede ai raid su Gaza, che presiede ai lanci di missili sul sud di
Israele, che presiede alla logiche del genocidio.
Il popolo palestinese ha diritto alla solidarieta' del mondo intero. Hamas
no. Hamas e' un'organizzazione violenta. Il fatto che abbia vinto le
elezioni - grazie anche alla corruzione dei gruppi dirigenti - non cambia
questo fatto: anche il nazismo vinse le elezioni.
Non ci fosse stata la Shoah, la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto
diversa: ma la Shoah c'e' stata. E non vi fossero stati duemila anni di
persecuzione antiebraica la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto
diversa: ma quei duemila anni di persecuzione vi sono stati, e tuttora
continuano.
A noi sembra che non sia possibile una solidarieta' effettiva col popolo
palestinese che non sia anche solidarieta' effettiva con la popolazione
israeliana.
A noi sembra che non sia possibile una denuncia effettiva dei crimini dei
governi di Israele che non sia anche una denuncia effettiva dei crimini dei
gruppi e dei regimi fondamentalisti e terroristi che continuano ad agitare e
praticare la parola d'ordine della distruzione dello stato di Israele e
dello sterminio della componente ebraica della sua popolazione.
Ma soprattutto a noi sembra necessario che cessino immediatamente le
attivita' militari -  israeliane e palestinesi -, che cessino le uccisioni,
e che si cominci subito a soccorrere tutte le vittime e a ricostruire
condizioni di vita sicure e degne per tutti gli esseri umani.
E' con questo spirito che sabato 17 gennaio 2009 gli amici del Movimento
Nonviolento saranno ad Assisi, e saranno lieti di veder sventolare le
bandiere della pace e della nonviolenza a fianco di quelle della Palestina e
d'Israele.

3. RIFLESSIONE. LUCIO CARACCIOLO: LA TRAPPOLA
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 gennaio 2009 col titolo "Una trappola
per tutti"]

La Striscia di Gaza e' la dannazione sia dei palestinesi sia degli
israeliani. Per i primi e' un pezzo di terra quasi invivibile, misera e
diroccata: l'area piu' densamente popolata al mondo (sei persone per metro
quadro), serrata da Israele e dall'Egitto in una morsa punitiva. Per i
secondi e' il frutto piu' avvelenato del conflitto con gli arabi che si
trascina, tra fasi acute e parentesi di molto relativa pace, dalla nascita
stessa dello Stato ebraico.
Ed e' soprattutto il vivaio di Hamas, l'organizzazione della resistenza
palestinese sorta nel 1987 dalla radice dei Fratelli musulmani egiziani.
Oggi il peggior nemico di Israele, inizialmente Hamas (abbreviazione di
Haraqat al-Muqawama al-Islamiya, Movimento della resistenza islamica) frui'
di una certa benevolenza da parte dello Stato ebraico, cui non dispiaceva
l'emergere di un concorrente capace di sfidare l'egemonia di Arafat sul
campo palestinese. Secondo i ricercatori israeliani Shaul Mishal e Avraham
Sela, autori di un approfondito studio su Hamas (The Palestinian Hamas, New
York 2006, Columbia University Press), dopo la conquista della Striscia e
della West Bank, nel 1967, Israele si mostro' piu' liberale degli egiziani
verso i Fratelli musulmani palestinesi. I quali posero le premesse della
ramificazione di Hamas nei Territori occupati e specificamente a Gaza,
promuovendone parallelamente le strutture sociali (scuole, istituzioni
assistenziali, ospedali) e quelle militari. Su questi due pilastri gli
islamisti hanno basato la loro espansione, fino alle recenti vittorie
elettorali contro Fatah e alla fatale divisione del campo palestinese che ne
e' derivata. Oggi Gaza simboleggia la sconfitta della causa palestinese.
Hamas non e' mai stata un'organizzazione monolitica. E' tuttora attraversata
dalle rivalita' fra gruppi, interni ed esterni alla Palestina, portatori di
diversi approcci alla resistenza contro Israele, dai piu' radicali ai
pragmatici, sotto il comune verbo islamista. Queste differenze saranno
probabilmente accentuate in seguito alla spedizione punitiva di Tsahal
contro le infrastrutture di Hamas a Gaza, quale che ne sia l'esito. E'
evidente che Hamas non puo' restare confinata nella Striscia di Gaza a tempo
indeterminato, esposta alle rappresaglie israeliane. Dunque cerchera' di
riaffermarsi come avanguardia dell'intero popolo palestinese, Cisgiordania e
campi profughi esterni alla Palestina inclusi. Per il movimento islamista,
Gaza deve diventare una testa di ponte, non puo' restare la trappola che e'
oggi.
Per Gerusalemme vale il ragionamento eguale e contrario: Gaza non puo'
consolidarsi come rifugio dei militanti piu' estremisti del campo
palestinese, da cui tenere sotto scacco e bombardare periodicamente citta' e
villaggi dell'Israele meridionale. Teoricamente, questo scopo puo' essere
raggiunto rioccupando la Striscia. Di fatto, sarebbe un suicidio. In un
ambiente cosi' ostile e ingovernabile, la rioccupazione significherebbe per
lo Stato ebraico uno stillicidio continuo di vite umane e risorse
finanziarie. Un simile territorio in stato di rivolta permanente, virtuale o
effettiva, non ha mai attirato alcun governo israeliano. Difficilmente il
successore di Olmert cambiera' idea al riguardo.
Gaza e' un problema serio anche per il Cairo. Mentre l'era Mubarak si avvia
al tramonto e nessuno puo' giurare sulla stabilita' del regime - in caso di
libere elezioni e' probabile che vincerebbero i Fratelli musulmani - per
l'establishment egiziano la prospettiva di doversi riaccollare la Striscia
che gli israeliani non vogliono e Hamas non sa/puo' governare, e' un incubo.
L'interesse di Mubarak e' che Gaza resti per quanto possibile sotto
sigilli - israeliani in primo luogo, ma anche egiziani - per impedire che il
bacillo di Hamas si diffonda ulteriormente oltre la Striscia, nel Sinai e
nel resto del paese, espandendo l'area di influenza dei Fratelli musulmani.
Cio' che in parte e' gia' avvenuto, anche grazie ai tunnel sotterranei che a
centinaia attraversano il confine fra Gaza e l'Egitto, attraverso i quali
passa di tutto, dal cibo ai missili. L'unica certezza, a oggi, e' che la
popolazione di Gaza sara' ancora a lungo vittima di questa tragica partita
fra gruppi e potenze che non vogliono governarla ne' vogliono lo sia dai
loro nemici.

4. DOCUMENTAZIONE. LUCA GALASSI INTERVISTA CHRIS GUNNESS
[Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo la
seguente intervista del 12 gennaio 2009 col titolo "Non sparate sull'Onu" e
il sommario "Intervista al portavoce dell'agenzia umanitaria Unrwa a Gaza.
Il portavoce dell'agenzia umanitaria dell'Onu (Unrwa), Chris Gunness,
riferisce di una situazione critica, dove la popolazione non puo' fuggire
dalle bombe e gli edifici delle Nazioni Unite vengono presi di mira
dall'esercito israeliano. L'isolamento di Israele aumentera' di pari passo
con la durata della guerra"]

- Luca Galassi: Com'e' la situazione a Gaza signor Gunness?
- Chris Gunness: Grave. La gente non ha elettricita', tre quarti della
popolazione non hanno acqua corrente, tutti gli ospedali funzionano 24 ore
al giorno con i generatori elettrici e la nostra distribuzione di cibo dura
solo pochi giorni.
*
- Luca Galassi: Il vicesegretario dell'Unrwa Filippo Grandi ha fatto appello
la scorsa settimana ad Amman ad aumentare donazioni e assistenza
all'agenzia. Di cosa ha bisogno la popolazione di Gaza?
- Chris Gunness: Senza scendere nei dettagli, premetto che i donatori stanno
rispondendo in modo molto generoso alle nostre richieste. Per quanto
riguarda le esigenze della popolazione, immaginiamo decine di migliaia di
persone che trovano rifugio dove possono, dato che nessun luogo e' veramente
sicuro. Ebbene, queste persone hanno bisogno ovviamente di generi
alimentari, medicine, letti, materassi, coperte, e di tutto quanto e'
necessario per sopravvivere.
*
- Luca Galassi: L'attivita' della sua agenzia e' limitata dalle operazioni
dell'esercito israeliano?
- Chris Gunness: Certamente. Stiamo parlando di una guerra. I nostri
dipendenti vengono uccisi, i convogli vengono presi di mira. Prima del
giugno 2007 c'erano 475 camion, provenienti da varie agenzie, privati
eccetera, che entravano a Gaza ogni giorno. Oggi sono una manciata. E un
cessate il fuoco di sole tre ore al giorno e' totalmente inadeguato.
*
- Luca Galassi: L'aviazione israeliana sta sganciando volantini su Gaza che
esortano i civili a trovare riparo dalle bombe. Dove possono rifugiarsi i
cittadini di Gaza?
- Chris Gunness: Da nessuna parte. Nessun luogo e' sicuro a Gaza. La
situazione li' e' unica, perche' e' l'unico conflitto senza via di fuga per
i civili. E' un territorio i cui confini sono sigillati. In un luogo dove
anche le strutture dell'Onu vengono colpite, non ci sono rifugi sicuri. Per
questo sosteniamo che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza vada
applicata immediatamente.
*
- Luca Galassi: Quanto ci vorra' prima che la situazione possa migliorare,
considerato anche che ieri e' iniziata la terza fase del conflitto?
- Chris Gunness: Prima della risoluzione Onu Israele diceva che il mondo non
aveva una posizione chiara sull'attacco. Adesso la comunita' internazionale
ha espresso la sua voce, e l'ha fatto attraverso il Consiglio di Sicurezza.
Ma la richiesta di tregua e' stata rifiutata. Ogni azione di Israele e'
quindi un atto di sfida a quella risoluzione. Da rapporti ricevuti la notte
scorsa da Gaza, ho avuto notizia che l'artiglieria navale israeliana sta
bombardando sempre piu' vicino agli edifici e agli uffici dell'Onu. Il
diritto umanitario internazionale obbliga le parti in guerra a fare tutto il
possibile per rispettare la neutralita' di strutture civili.
*
- Luca Galassi: Quindi i compound delle Nazioni Unite sono ancora a rischio.
- Chris Gunness: Si'. L'esercito israeliano conosce le coordinate
satellitari dell'ubicazione di ciascuna delle nostre strutture. E questo ben
prima che il conflitto iniziasse. A dispetto di questo, edifici sono stati
colpiti e persone sono state uccise.
*
- Luca Galassi: In un faccia a faccia televisivo con il portavoce del
ministero degli Esteri israliano, Yigal Palmor, lei contestava la presenza
di militanti di Hamas nella scuola dell'Onu colpita dai razzi israeliani. In
quella circostanza morirono decine di civili. Vi erano militanti armati
all'interno?
- Chris Gunness: Si tratta di un palese esempio di disinformazione da parte
degli israeliani. Durante il dibattito ho chiesto al portavoce se il
presunto fuoco di miliziani provenisse dall'interno della scuola o dalle sue
vicinanze. Mi ha risposto: dalle vicinanze. Questo e' il punto. Da fuori o
da dentro la scuola? Lui non e' stato in grado di rispondere, se non
rimanendo vago, "dalle vicinanze". Le dichiarazioni di Palmor sono senza
fondamento. Che le strutture Onu siano oggetto di bombardamenti perche'
ospitano miliziani di Hamas e' una falsita', e sia il governo che l'esercito
israeliano sta fortemente perdendo credibilita' su questo punto.
*
- Luca Galassi: La guerra mostra che il tributo pagato dai civili sta
diventando esorbitante. Crede che l'intervento israeliano potra' accendere
una nuova intifada, non solo a Gaza, ma in tutto il mondo arabo?
- Chris Gunness: Abbiamo sempre detto che l'isolamento di Gaza, sia
attraverso i muri che attraverso i blocchi, sia attraverso l'embargo
commerciale che quello relativo agli aiuti e' un isolamento anche dell'Onu e
della comunita' internazionale. Non abbiamo piu' capacita' operativa in
vaste zone della Striscia. Di una cosa sono certo: l'isolamento di Israele
aumentera' di pari passo con la durata di questa guerra.

5. DOCUMENTAZIONE. GIULIANA SGRENA: IL NODO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 gennaio 2009 col titolo "Con il
pretesto di annientare Hamas"]

Il conflitto israelo-palestinese e' il nodo centrale della questione
mediorientale, senza la soluzione del quale non vi sara' pace in tutto il
Medio Oriente, e non solo per i paesi arabi. Il timore arrivato ieri con i
razzi dal Libano esprime bene lo scenario della crisi. Dietro l'orribile
carneficina in corso nella striscia di Gaza si giocano interessi molto piu'
grandi: ancora una volta sul corpo dei palestinesi si confrontano le varie
potenze dell'area e, a distanza, i loro rapporti con gli Stati Uniti del
nuovo presidente Obama. Dietro lo scontro con Hamas e' in gioco la
leadership della regione che si fa scudo della religione, unico elemento
mobilitante dopo il fallimento della politica e l'inefficacia degli accordi
diplomatici.
Questa lotta e' ancora piu' esacerbata dopo la morte di Arafat che comunque,
con tutti i suoi errori, rappresentava la Palestina nel suo insieme, senza
distinzione tra Gaza e Westbank. La morte di Arafat ha tolto ogni copertura
a Fatah e ha dato via libera a una dinamica gia' in atto, islamisti da una
parte e il resto dall'altra. Mentre la componente laica e democratica della
leadership palestinese e' stata colpita per aver cercato di lottare contro
la corruzione dell'Anp, la militarizzazione (degenerazione della lotta
armata) dello scontro e contro il fondamentalismo islamico. E bistrattata
dagli occidentali come dai regimi arabi.
Israele assedia ora la Striscia di Gaza con il pretesto di distruggere Hamas
come aveva assediato Arafat alla Muqata, cinque anni fa. Ora il massacro ha
proporzioni infinitamente maggiori perche' sotto tiro non e' una fortezza,
ma Hamas la cui presenza e' diffusa su tutta la striscia di Gaza, un
territorio con la densita' di popolazione piu' alta al mondo. Ma per Arafat
come per Hamas l'accusa era ed e' di terrorismo. Non era stato forse proprio
Israele a favorire la nascita di Hamas per indebolire la leadership
dell'Olp? Cosi' come gli Usa avevano creato Osama bin Laden per combattere
il comunismo che si era esteso fino ad occupare l'Afghanistan?
Hamas ora non puo' piu' servire al gioco di Israele, anzi e' diventata la
principale spina nel fianco. L'asse Iran-Hezbollah-Hamas costituisce
l'incubo degli israeliani. Hezbollah libanese ha inferto al potente esercito
israeliano l'unica sconfitta subita finora sul campo, che brucia ancora, e
Hamas si e' rafforzata ricevendo dall'Iran (nonostante il blocco dei beni di
prima necessita') nuove armi piu' sofisticate, anche se assolutamente non
paragonabili alle tecnologie di Tsahal (l'esercito israeliano). I nuovi
missili, che hanno una gittata maggiore dei rudimentali Qassam, sono un
messaggio chiaro per Israele. Ma anche uno scacco per i paesi arabi della
regione, l'Iran sta espandendo la sua zona di influenza: in seguito alla
guerra contro Saddam Teheran controlla gran parte dell'Iraq, ha in Hezbollah
un baluardo in Libano e sostiene Hamas in Palestina. L'Iran sta giocando una
nuova carta, quella palestinese, nei confronti degli Stati Uniti per la
trattativa sull'uranio. L'aggressivita' dell'Iran indebolisce i paesi arabi
in crisi di leadership e rende difficile la trattativa dell'Egitto con
Hamas, mentre l'Arabia Saudita, che finanzia tutto il wahabismo
internazionale Fratelli musulmani compresi, si vede minacciata nella guida
dell'islam piu' intransigente dai mullah di Ahmadinejad. Comunque vada,
anche se Israele dovesse sciaguratamente decimare i palestinesi di Gaza,
dovra' continuare a fare i conti con lo spauracchio iraniano. In gioco in
Palestina sono anche le imminenti elezioni israeliane e iraniane. La
debolezza interna si fa forza delle armi che sparano contro i piu' deboli,
come sempre i palestinesi. Nessuna tregua (anche se in questo momento e' di
drammatica urgenza) sara' sufficiente a disinnescare queste logiche finche'
i palestinesi non troveranno una soluzione alla loro causa.

6. RIFLESSIONE. FRATTANTO IN AFGHANISTAN...

Frattanto in Afghanistan (e ormai sempre piu' intensamente anche in
Pakistan) continua la guerra, continuano le stragi.
Ma in Italia non se ne parla.
*
E non se ne parla perche' quella e' la guerra cui anche l'Italia prende
parte. La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e
totalitaria cui anche l'Italia partecipa. La guerra condotta anch'essa in
evidente violazione del diritto internazionale e della nostra legalita'
costituzionale. La guerra sterminista cui l'Italia non potrebbe prendere
parte e cui invece partecipa. Nella complicita' e nell'omerta' pressoche'
totale e totalitaria quasi dell'intero ceto politico e quasi dell'intera
sedicente "societa' civile organizzata" e dell'intero pacifismo parastatale.
Lo stesso ceto politico, la stessa sedicente "societa' civile organizzata",
lo stesso pacifismo parastatale che frattanto pretendono - con toni
imperiosi e razzisti, tanto per farsi riconoscere una volta di piu' - di
dare lezioni di pace e di democrazia ad altri, e trovano strano che
nessuno - ne' le vittime ne' i carnefici - sia disposto ad ascoltarli, che
la loro parola non abbia alcun valore, che i loro proclami siano destituiti
di ogni rilevanza e credibilita'. Chissa' perche'.
*
O ti opponi a tutte le stragi o non ti opponi a nessuna.
O ti opponi a tutte le guerre o non ti opponi a nessuna.
O scegli la nonviolenza o sei complice dei massacri.

7. INCONTRI. A TORINO IL 14 GENNAIO 2009
[Dal Centro Studi Sereno Regis (per contatti: via Garibaldi 13, 10122
Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail:
comunicazione at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org riceviamo e
diffondiamo]

"La nonviolenza in Iraq". Incontro con Martina Pignatti di "Un ponte
per...". Mercoledi' 14 gennaio 2009, ore 18, Sala Gandhi, Centro Studi
Sereno Regis, via Garibaldi 13, Torino.
*
Scoprire che in Iraq esiste una attivita' nonviolenta e' una grande risposta
a chi non crede nelle soluzioni nonviolente. Ne parleremo con Martina
Pignatti, di "Un ponte per...", dell'universita' di Siena e dottoranda a
Oxford in economia politica, che ha partecipato, nel 2006, al seminario di
formazione alla nonviolenza tenutosi ad Amman (Giordania) con la
partecipazione di alcune decine di iracheni.
L'incontro e' a cura del Centro Studi Sereno Regis, Mir-Movimento
Nonviolento, Un ponte per... e Progetto interventi civili di pace.
*
Nell'ottobre 2008, dall'11 al 17, si e' svolta la Settimana irachena della
nonviolenza, una campagna del movimento nonviolento iracheno LaOnf
(nonviolenza in arabo).
Sono disponibili foto e resoconti delle prime attivita' in Iraq, che
procedono senza incidenti nonostante la scelta degli attivisti di
organizzare alcuni dibattiti pubblici in aree a rischio come Sadr City
(Baghdad), dove la popolazione civile si sente dimenticata e in balia delle
fazioni armate che combattono per il controllo dell'area.
I gruppi locali di Hawija, Kerbala e Salah ad-Din hanno tenuto importanti
conferenze sulla prevenzione della violenza elettorale con il coinvolgimento
in ogni evento di decine di associazioni, funzionari pubblici e
intellettuali, mentre a Kut il gruppo LaOnf ha incontrato direttamente
referenti dei partiti politici per presentare le proprie proposte e
rivendicazioni. Numerose le iniziative dei gruppi giovanili.
A Najaf gli studenti universitari hanno organizzato l'evento di lancio della
settimana nel campus della Facolta' d'Arte, illustrando gli obiettivi del
movimento nonviolento a piu' di 200 studenti.
A Salah ad-Din alcuni attivisti hanno organizzato una partita di calcio
nello stadio di Aalam tra squadre di giocatori affiliati a diversi partiti
politici, mentre a Babil si e' svolto un Festival della Pace per bambini e
ragazzi. Sappiamo che si stanno svolgendo con successo altre attivita' a
Bassora, Baghdad, Samawa e Falluja.

8. FEMMINICIDIO. FEDERICA FANTOZZI: LA STRAGE DELLE EX FIDANZATE
[Dal quotidiano "L'Unita'" dell'11 gennaio 2009 riprendiamo pressoche'
integralmente il seguente articolo dal titolo "Lo scandalo infinito della
strage delle ex fidanzate" e il sommario "Amate da morire. Pena ridotta per
l'assassino di Sanremo. Ma i casi si ripetono in tutt'Italia, spesso
preceduti da vane denunce. I magistrati: migliaia di querele impossibile
verificarle"]

Le prede vengono spiate, inseguite, braccate, isolate da chiunque possa
proteggerle, ammutolite con minacce di ritorsioni, poi aggredite e, a volte,
uccise. I cacciatori hanno gioco facile: sanno dove abitano, conoscono le
loro abitudini, spesso possiedono le chiavi di casa.
Uomini che odiano le donne, direbbe lo scrittore svedese Stieg Larsson,
autore di una trilogia che scava nella violenza di famiglia, nei frutti
marci degli alberi genealogici. Uomini che dietro gli sproloqui sull'amore
sono ammalati di possesso. Ex mariti, ex compagni, ex amanti, ex brevi flirt
senza importanza, che avvertono le vittime con agghiacciante lucidita': "Se
non torni con me ti ammazzo", "Io finiro' in galera ma tu al cimitero".
Ma i colpevoli di questa persecuzione (in inglese si chiama stalking:
appunto, incalzare la preda, e il relativo disegno di legge e' arenato in
Parlamento) in cella finiscono di rado, per poco tempo e quando e' troppo
tardi. Il tribunale di Sanremo ha condannato a 16 anni di carcere L. D. che
nell'agosto 2007 uccise con 40 coltellate la fidanzata Antonella Multari. La
madre della vittima e' svenuta in aula, il padre ha avuto parole rabbiose
contro il vuoto di giustizia.
Adesso D., trentaduenne dallo sguardo gelido e la barba da santone con
"personalita' sadica e narcisista", tra quattro anni potrebbe ottenere un
permesso e tra sei essere libero. Lei, ragazza dai capelli lucenti e dal
sorriso solare, e' stata ridotta a una bambola di sangue sul corso della
cittadina ligure in pieno giorno, appena uscita da un beauty center alla
vigilia del suo compleanno. Lui e' stato arrestato con il coltello sporco di
sangue tra le mani guantate di lattice, accanto alla moto rubata su cui
aveva pedinato la donna colpevole di voler vivere senza di lui.
Non e' un caso unico. Dell'uccisione di Barbara Cicioni, picchiata e
soffocata all'ottavo mese di gravidanza, e' accusato il marito R. S., da lei
piu' volte denunciato per violenze. Della morte di Silvia Mantovani,
studentessa parmigiana di 27 anni, e' imputato l'ex fidanzato A. C.: si
erano lasciati da anni, lei frequentava un altro, ma liti e discussioni
continuavano e "lui la cercava in modo ossessivo". Due badanti ucraine sono
state assassinate nel bergamasco: reo confesso il sessantasettenne A. R., ex
marito di una delle due. Lei, Nataliya Holovko lo aveva denunciato due volte
per violazione di domicilio e minaccia. Eppure secondo il procuratore di
Bergamo nulla lasciava presagire il dramma: "Ogni anno raccogliamo 5.000
querele per minacce, percosse e ingiurie. Impossibile verificarle tutte".
Amen, verrebbe da dire. Perche' a scorrere le brevi di cronaca, dietro i
delitti ci sono quelli evitati di un soffio, come Natacha, romena
quarantaduenne che ha schivato il fendente al cuore rannicchiandosi in
posizione fetale: per la violenza la punta del coltello si e' spezzata
contro il ginocchio. Ci sono odissee, come per la commessa trentasettenne
sequestrata dall'ex fidanzato con un complice, minacciata con una pistola
alla testa, salvata dai carabinieri. C'e' forse l'ultimo brutale stupro di
Roma: gli inquirenti ipotizzano che l'autore sia qualcuno di conosciuto che
la vittima teme troppo per denunciare.
Per tutte una tela vischiosa fatta di telefonate mute, sms minacciosi,
agguati nei luoghi cari, pneumatici sgonfiati. Un'angoscia solida e duratura
che, spesso, lega piu' persone. Come le due donne di Trento senza niente in
comune salvo le violenze dello stesso uomo che si sono incatenate davanti al
tribunale di Trieste per protesta contro la scarcerazione.
E come Luciana Biggi, ballerina trovata nel 2006 nei carruggi di Genova con
la gola squarciata da un coccio di bottiglia. Per questo omicidio e'
indagato l'ex fidanzato L. D., che con Antonella avrebbe solo replicato il
copione...

9. RIFLESSIONE. IL COMIZIETTO DEL MINISTRO GASTRONOMO (ED ALCUNE SEMPLICI
VERITA')

Sorprende come un banale comizietto propagandistico del ministro dei
trasporti venuto a Viterbo a partecipare a un incontro gastronomico coi
sodali del suo partito (il partito degli alala') possa essere stato preso
tanto sul serio dalla politicanteria locale. O forse non sorprende, e' un
segno dei tempi.
*
Ma poiche' in quel comizietto a quanto pare si annunciava anche l'intenzione
del ministro di voler proporre di sperperare il pubblico denaro per
realizzare a Viterbo uno scempio ambientale, la devastazione di un bene
prezioso ed insostituibile come l'area termale del Bulicame, e
l'avvelenamento di tanti cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio, allora
forse non e' stato inutile che il movimento che all'insensato ed illegale
mega-aeroporto dei vandali e degli avvelenatori si oppone, abbia posto al
ministro un "altola'" in forma di diffida.
*
Poiche' devastare l'area termale del Bulicame realizzandovi un nocivo e
distruttivo mega-aeroporto e' un reato, previsto e punito dal codice.
Poiche' avvelenare i cittadini di Viterbo con l'immane inquinamento prodotto
dal mega-aeroporto a ridosso della citta' e' un reato, previsto e punito dal
codice.
Poiche' sperperare ingenti risorse finanziarie pubbliche per realizzare
un'opera insensata e illegale come il mega-aeroporto e' un reato, previsto e
punito dal codice.
Poiche' violare la vigente legislazione di tutela ambientale e sanitaria
europea e italiana, come si intende fare con la realizzazione del
mega-aeroporto, e' (ci si perdoni la tautologia) un reato, previsto e punito
dal codice.
*
Non ci dovrebbe essere bisogno di ripeterlo, ma poiche' la lobby
politico-affaristica che vuole devastare Viterbo ed avvelenare i viterbesi
continua nella sua scellerata iniziativa godendo ancora della complicita' di
tanti pubblici amministratori irresponsabili ed insipienti, forse non sara'
stato inutile aver enunciato ancora una volta queste semplici verita'.

10. LIBRI. MARCO REVELLI PRESENTA "L'ALITO DELLA LIBERTA'" DI DANILO ZOLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 gennaio 2009 col titolo "Il militante
Bobbio. L'inquieto procedere di uno stile di pensiero" e il sommario "Un
saggio di Danilo Zolo ripercorre la sfaccettata figura intellettuale del
filosofo nel centenario della sua nascita. Tutti i temi del 'secolo breve'
trovano accoglienza in un percorso teorico che ha sempre rifiutato di
trasformarsi in sistema"]

L'alito della liberta' di Danilo Zolo (Feltrinelli, pp. 184, euro 15) e' un
libro utile. Per capire la cultura del secondo Novecento. E per meglio
comprendere la figura d'intellettuale militante di Norberto Bobbio, ora, a
cent'anni dalla sua nascita.
E', in primo luogo, il resoconto articolato, complesso, multiforme (ci sono
saggi, articoli su quotidiani, confronti a due voci, un carteggio di
venticinque lettere) di un dialogo vero: un confronto serrato tra due
intellettuali che condividono il medesimo quadro valoriale, che appartengono
allo stesso campo per quanto riguarda i valori politici, e pero' non la
pensano allo stesso modo su una quantita' di questioni significative. E non
se lo nascondono. Proprio per questo - per la chiarezza nel confronto -, e'
anche un libro che ci restituisce di Bobbio un profilo estremamente nitido.
Attraverso l'asprezza di alcuni momenti di confronto distribuiti fra la
meta' degli anni '70 e la fine degli anni '90 (la possibile o impossibile
rifondazione del marxismo come scienza, il grande tema della democrazia
interna e nelle relazioni internazionali, soprattutto la lacerante questione
della guerra e in particolare della prima guerra del Golfo) ci permette
infatti di identificare i punti forti di quello che potremmo considerare
come il profilo del Bobbio "intellettuale militante", nel senso che egli
diede al termine nel titolo del libro Una filosofia militante dedicato a
Carlo Cattaneo, in un certo senso colui che forni' l'imprinting del suo
modello di intellettuale.
*
I nodi del secondo Novecento
Quel profilo puo' essere sintetizzato nei tre titoli, della sterminata
bibliografia bobbiana, che Zolo cita e commenta nel saggio di apertura del
libro, scritto nel 2004 in occasione della morte di Bobbio: Politica e
cultura (del 1955), Quale socialismo? (del 1976, dedicato alla questione del
rapporto tra Il marxismo e lo Stato), e Il futuro della Democrazia (del
1984). Tre libri che sono anche tre fulcri di altrettanti dibattiti
significativi che hanno scandito la vicenda della cultura politica italiana
nella seconda meta' del "secolo breve". Ne potremmo aggiungere un quarto,
che compare nella seconda parte del volume: Il problema della guerra e le
vie della pace. Sono, in fondo, queste le quattro coordinate fondamentali
intorno alle quali si definisce la figura di intellettuale impegnato di
Bobbio. E credo che Zolo lo identifichi, questo tratto qualificante, quando
dice giustamente che la sua specificita' culturale non sta tanto in un
sistema filosofico (Bobbio non e' un sistematico, sarebbe fatica inutile
cercare nella sua immensa opera un sistema organico e compiuto), quanto
piuttosto in uno stile di pensiero. In una modalita' di approccio al reale e
di argomentazione.
Bobbio - il Bobbio "militante" - costituisce una figura anomala di
intellettuale. Non certo l'"intellettuale organico" di origine gramsciana.
Ne' l'intellettuale estraniato delle filosofie della crisi o della
tradizione accademica. Ma neppure, credo, e' risolvibile senza residui nella
figura dell'"intellettuale mediatore" che pure lui stesso si cuci' addosso,
per cosi' dire, nel celebre dibattito su politica e cultura, in un momento
del tutto particolare della sua vicenda personale ma soprattutto della
vicenda politica italiana e potremmo dire europea, nel pieno della Guerra
fredda. Certo, allora, in quella specifica costellazione di forze in
conflitto tra loro - il mondo Occidentale e l'Est, gli eredi del liberalismo
e i cattivi interpreti del marxismo -, difese le ragioni del dialogo contro
la voglia di guerra aperta facendosi, appunto, "mediatore" in nome
dell'unita' della cultura. Ma non e' del tutto riducibile a quel ruolo.
Quando Zolo parla di un particolare stile di pensiero ne identifica il
carattere piu' proprio nel suo essere un pensiero anti-conformista. Un
pensiero critico, nel senso di un pensiero non normalizzato ne'
normalizzabile (mai riducibile a un "ismo"). Un pensiero inquieto, nel senso
in cui egli decodifica e pratica la sua idea di cultura come inquietudine,
dubbio, impossibilita' di rinchiudersi in schemi fissi: "Alito della
liberta' - scrive Zolo - era per Bobbio anzitutto l'insofferenza dell'ordine
stabilito e il rifiuto di ogni conformismo sociale e politico". Il che non
significa che Bobbio fosse un "ribelle".
Bobbio era l'opposto del ribelle per natura. Anzi, era un "moderato per
natura". L'ha ripetuto all'infinito. Il suo "istinto" era il moderatismo; e
la sua radicalita' era la ragione. Era un illuminista pessimista, spinto
alla ribellione morale dall'urto con il mondo e con la sua insensatezza.
Dalla ricerca di un "senso" delle cose. Era, potremmo dire, una ribellione
sempre mediata dalla ragione.
C'e' poi un secondo aspetto, che sta dentro questa struttura
antropologico-culturale, chiamiamola cosi', di Bobbio, e lo identifica
culturalmente: ed e' il carattere "diadico" del suo pensiero. O aporetico. O
"antitetico"... possiamo chiamarlo in tanti modi. Nel libro c'e' una felice
definizione di questo carattere strutturale del pensiero di Bobbio: "Avevo
sostenuto che la sua filosofia politica oscillava tra Machiavelli e Kant.
Nelle opere di Bobbio c'e' infatti una sorta di grandioso e non risolto
dilemma fra opzioni filosofico-politiche tra loro alternative". Da una parte
un realismo politico anche duro, forte: Machiavelli, appunto, Hobbes,
persino Marx in quanto "realista politico", o Pareto e Mosca... Dall'altra
parte una sorta di idealismo (nel senso del valore degli "ideali": Kant, e
poi Gobetti, Capitini, Benda...), che possiamo decodificare secondo i valori
dell'illuminismo e che non e' certo utopia astratta, ma e' sicuramente un
forte senso etico. E' un pensiero in cui l'etica vive in conflitto dinamico
con la dimensione realistica della politica (´"gli ideali e la rozza
materia", come lui stesso dira'), secondo una configurazione che non
permette di acquietarsi. Che vive in perenne tensione tra istanze
antitetiche.
*
Le coppie infinite
Sono infinite le diadi - le coppie concettuali - nel repertorio bobbiano
(Etica e Politica, Democrazia e Dittatura, Politica e Cultura, Pace e
Guerra, Destra e Sinistra, Eguaglianza e Liberta'). Ognuna di esse implica
dei dilemmi e delle antitesi che quasi mai si chiudono senza lasciare dietro
di se' problemi aperti. C'e' un'autoconfessione di Bobbio, in cui dice: "Ho
aperto molte questioni e non ne ho chiusa nessuna!". E' in questa
difficolta' a "chiudere" - che ha a che fare con il rifiuto di costruire
sistemi -, che sta il senso del tragico in cui consiste la chiave piu'
profonda del pensiero di Bobbio. Il "tragico", appunto, costituito dalla
difficolta', forse dall'impossibilita', di risolvere in modo soddisfacente e
definitivo le aporie individuate dalla ragione, che lo porta alla
conclusione secondo cui scegliere bisogna, ma nessuna scelta e' in realta'
pienamente innocente. Ogni scelta ha un residuo di negativita' che prima o
poi ci si ritrovera' di fronte.
La ritroviamo, questa dimensione, in pressoche' tutte le grandi questioni
affrontate da Bobbio, a cominciare dalla prima: la questione del dialogo con
i comunisti, che costituisce il nucleo di Politica e cultura. Allora - erano
i primi anni '50 - Bobbio una scelta chiara la fece, difendendo senza alcuna
remora il valore in se' dei "diritti di liberta'" (di quelle che allora si
chiamavano le "liberta' borghesi") come valori universali, irrinunciabili
(l'"alito della liberta'" e' un'espressione di Bobbio in quell'occasione).
Lo disse in faccia a tutti i suoi interlocutori di parte comunista, da
Bianchi Bandinelli a Galvano Della Volpe, fino allo stesso Togliatti, senza
fare sconti e senza timori reverenziali.
*
I vuoti liberal-democratici
Nello stesso tempo non si nascose mai i "vuoti", che nel suo campo si
aprivano, le assenze (soprattutto per quanto riguarda le ragioni degli
"ultimi", delle classi lavoratrici), e ne parlo' - il fatto e'
significativo - non agli "altri", ma piu' spesso ai "propri", ai
"liberal-democratici". Significativa una lettera privata (e tuttora poco
conosciuta) del dicembre del 1957 ad Altiero Spinelli, che dal Partito
comunista si era allontanato da tempo, sui "motivi di adesione al
comunismo": "Ci ho pensato anch'io tante volte - gli scrive Bobbio - per
cercare di capire le ragioni dell'attrazione che, in vari momenti della mia
vita, ha esercitato su di me il comunismo. La Sua analisi mi ha aiuatato a
capire meglio. Lei e' stato comunista e poi se ne e' liberato per sempre, io
non sono mai stato comunista ma non mi sono mai liberato dalla tentazione e
l'ho combattuta, o almeno o cercato di combatterla, con l'esercizio della
ragione".
E all'amico Carlo Antoni, estensore nel 1951 del celebre "Manifesto per la
liberta' della cultura", che Bobbio stesso aveva sottoscritto, scrisse nel
pieno della polemica con Bianchi Bandinelli: "Non e' che io non veda il
vizio capitale della politica comunista e quindi il pericolo che essa
costituisce per la cultura. Ma io credo di aver imparato dal marxismo tante
cose che non avevo prima compreso e quindi non me la sento di sbarazzarmene
con un'alzata di spalle. Vedo nel comunismo una grande forza di rottura di
una societa' corrotta e decadente, mentre non riesco a vedere nulla di tutto
questo nel cattolicesimo come si presenta ai nostri occhi".
La stessa aporeticita' - altri la vorranno chiamare ambivalenza, che
tuttavia in questi casi e' un merito - la ritroviamo nel dibattito sulla
democrazia e sul suo (impervio) futuro, cosi' come emerge nel libro di Zolo:
una visione tormentata, fratta tra necessita' valoriale e crescenti
difficolta' strutturali, cosi' distante dalla visione patinata della vulgata
che vorrebbe un Bobbio placato nella concezione "proceduralistica" della
democrazia. E anche, soprattutto, nell'ultima questione affrontata da
Bobbio. La lacerante discussione sulla guerra. Sulla "guerra giusta". Quel
concetto di "guerra giusta" che negli anni Sessanta aveva considerato
improponibile nell'epoca della minaccia nucleare, e che all'inizio degli
anni Novanta utilizzo' invece a proposito della Guerra del Golfo. A quella
questione - e a quelle aporie - e' dedicata una parte del libro e del
carteggio, di grande interesse.
Lette tutte di fila, queste pagine, ci aiutano a capire perche', e in quale
misura, Bobbio sia stato testimone del suo tempo: di un Novecento per sua
natura spezzato, fratto, antinomico. Tragico, appunto. Quanto, dunque, il
suo centenario sia attuale. E ci parli non solo del nostro passato, ma del
nostro presente e del nostro aporetico futuro.

11. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI
TORINO

Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di
Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento
curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area
nonviolenta in Italia.
Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail:
info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org

12. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito
sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e
15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 699 del 13 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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