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Minime. 699
- Subject: Minime. 699
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 13 Jan 2009 02:04:08 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 699 del 13 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Poiche' 2. Il Movimento Nonviolento aderisce alla manifestazione del 17 gennaio ad Assisi per la pace in Medio Oriente 3. Lucio Caracciolo: La trappola 4. Luca Galassi intervista Chris Gunness 5. Giuliana Sgrena: Il nodo 6. Frattanto in Afghanistan... 7. A Torino il 14 gennaio 2009 8. Federica Fantozzi: La strage delle ex fidanzate 9. Il comizietto del ministro gastronomo (ed alcune semplici verita') 10. Marco Revelli presenta "L'alito della liberta'" di Danilo Zolo 11. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 12. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. POICHE' Poiche' i razzi e le bombe non crescono sugli alberi qualcuno li produce e li fornisce a chi li usa. Poiche' aggiustare una macchina e' facile ma riportare in vita gli ammazzati invece no dovrebbe esser chiaro cio' che ne consegue. Poiche' ogni persona a non essere uccisa ha diritto ne deriva un reciproco dovere e chiunque sa quale sia. Nel frigorifero i teschi surgelati dalla lattina aperta spuma sangue e dalla televisione sempre e solo parlano gli assassini. Non affondarla tu la lama nella gola. Non spingerlo tu il bottone del telecomando che toglie il respiro. Non dargli fuoco tu alla carne viva. Tu opponiti a tutte le guerre a tutti gli eserciti opponiti tu opponiti a tutte le armi. Vi e' una sola umanita'. E solo la nonviolenza puo' tutti salvarci. 2. INIZIATIVE. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 17 GENNAIO AD ASSISI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE [Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] Il Movimento Nonviolento aderisce e partecipa alla manifestazione del 17 gennaio ad Assisi per la pace in Medio Oriente. Infatti e' assolutamente necessario agire per la pace, contro ogni guerra e contro ogni uccisione. Ma occorre che le manifestazioni di pace siano limpide nei contenuti e nelle condotte. Conseguentemente occorre non solo battersi contro i raid terroristici di Israele a Gaza, ma anche contro gli attacchi missilistici di Hamas verso il sud di Israele. Purtroppo il manifestare contro i criminali e stragisti raid israeliani e solo contro i criminali e stragisti raid israeliani rivela una posizione che non e' contro la guerra, contro il terrorismo, contro le uccisioni, ma che e' prevalentemente solo contro Israele, ed e' prevalentemente solo contro Israele perche' al fondo di alcune mobilitazioni agiscono ancora antiche pulsioni per le quali vi e' un nome preciso. La politica del governo di Israele e' criminale, stragista, violatrice dei piu' fondamentali diritti umani. Ma la popolazione israeliana ha diritto alla solidarieta' del mondo intero. Tutti coloro che vogliono colpire l'intera popolazione israeliana come rappresaglia per i crimini del suo governo riproducono la medesima mentalita' e la medesima condotta che presiede ai raid su Gaza, che presiede ai lanci di missili sul sud di Israele, che presiede alla logiche del genocidio. Il popolo palestinese ha diritto alla solidarieta' del mondo intero. Hamas no. Hamas e' un'organizzazione violenta. Il fatto che abbia vinto le elezioni - grazie anche alla corruzione dei gruppi dirigenti - non cambia questo fatto: anche il nazismo vinse le elezioni. Non ci fosse stata la Shoah, la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto diversa: ma la Shoah c'e' stata. E non vi fossero stati duemila anni di persecuzione antiebraica la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto diversa: ma quei duemila anni di persecuzione vi sono stati, e tuttora continuano. A noi sembra che non sia possibile una solidarieta' effettiva col popolo palestinese che non sia anche solidarieta' effettiva con la popolazione israeliana. A noi sembra che non sia possibile una denuncia effettiva dei crimini dei governi di Israele che non sia anche una denuncia effettiva dei crimini dei gruppi e dei regimi fondamentalisti e terroristi che continuano ad agitare e praticare la parola d'ordine della distruzione dello stato di Israele e dello sterminio della componente ebraica della sua popolazione. Ma soprattutto a noi sembra necessario che cessino immediatamente le attivita' militari - israeliane e palestinesi -, che cessino le uccisioni, e che si cominci subito a soccorrere tutte le vittime e a ricostruire condizioni di vita sicure e degne per tutti gli esseri umani. E' con questo spirito che sabato 17 gennaio 2009 gli amici del Movimento Nonviolento saranno ad Assisi, e saranno lieti di veder sventolare le bandiere della pace e della nonviolenza a fianco di quelle della Palestina e d'Israele. 3. RIFLESSIONE. LUCIO CARACCIOLO: LA TRAPPOLA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 gennaio 2009 col titolo "Una trappola per tutti"] La Striscia di Gaza e' la dannazione sia dei palestinesi sia degli israeliani. Per i primi e' un pezzo di terra quasi invivibile, misera e diroccata: l'area piu' densamente popolata al mondo (sei persone per metro quadro), serrata da Israele e dall'Egitto in una morsa punitiva. Per i secondi e' il frutto piu' avvelenato del conflitto con gli arabi che si trascina, tra fasi acute e parentesi di molto relativa pace, dalla nascita stessa dello Stato ebraico. Ed e' soprattutto il vivaio di Hamas, l'organizzazione della resistenza palestinese sorta nel 1987 dalla radice dei Fratelli musulmani egiziani. Oggi il peggior nemico di Israele, inizialmente Hamas (abbreviazione di Haraqat al-Muqawama al-Islamiya, Movimento della resistenza islamica) frui' di una certa benevolenza da parte dello Stato ebraico, cui non dispiaceva l'emergere di un concorrente capace di sfidare l'egemonia di Arafat sul campo palestinese. Secondo i ricercatori israeliani Shaul Mishal e Avraham Sela, autori di un approfondito studio su Hamas (The Palestinian Hamas, New York 2006, Columbia University Press), dopo la conquista della Striscia e della West Bank, nel 1967, Israele si mostro' piu' liberale degli egiziani verso i Fratelli musulmani palestinesi. I quali posero le premesse della ramificazione di Hamas nei Territori occupati e specificamente a Gaza, promuovendone parallelamente le strutture sociali (scuole, istituzioni assistenziali, ospedali) e quelle militari. Su questi due pilastri gli islamisti hanno basato la loro espansione, fino alle recenti vittorie elettorali contro Fatah e alla fatale divisione del campo palestinese che ne e' derivata. Oggi Gaza simboleggia la sconfitta della causa palestinese. Hamas non e' mai stata un'organizzazione monolitica. E' tuttora attraversata dalle rivalita' fra gruppi, interni ed esterni alla Palestina, portatori di diversi approcci alla resistenza contro Israele, dai piu' radicali ai pragmatici, sotto il comune verbo islamista. Queste differenze saranno probabilmente accentuate in seguito alla spedizione punitiva di Tsahal contro le infrastrutture di Hamas a Gaza, quale che ne sia l'esito. E' evidente che Hamas non puo' restare confinata nella Striscia di Gaza a tempo indeterminato, esposta alle rappresaglie israeliane. Dunque cerchera' di riaffermarsi come avanguardia dell'intero popolo palestinese, Cisgiordania e campi profughi esterni alla Palestina inclusi. Per il movimento islamista, Gaza deve diventare una testa di ponte, non puo' restare la trappola che e' oggi. Per Gerusalemme vale il ragionamento eguale e contrario: Gaza non puo' consolidarsi come rifugio dei militanti piu' estremisti del campo palestinese, da cui tenere sotto scacco e bombardare periodicamente citta' e villaggi dell'Israele meridionale. Teoricamente, questo scopo puo' essere raggiunto rioccupando la Striscia. Di fatto, sarebbe un suicidio. In un ambiente cosi' ostile e ingovernabile, la rioccupazione significherebbe per lo Stato ebraico uno stillicidio continuo di vite umane e risorse finanziarie. Un simile territorio in stato di rivolta permanente, virtuale o effettiva, non ha mai attirato alcun governo israeliano. Difficilmente il successore di Olmert cambiera' idea al riguardo. Gaza e' un problema serio anche per il Cairo. Mentre l'era Mubarak si avvia al tramonto e nessuno puo' giurare sulla stabilita' del regime - in caso di libere elezioni e' probabile che vincerebbero i Fratelli musulmani - per l'establishment egiziano la prospettiva di doversi riaccollare la Striscia che gli israeliani non vogliono e Hamas non sa/puo' governare, e' un incubo. L'interesse di Mubarak e' che Gaza resti per quanto possibile sotto sigilli - israeliani in primo luogo, ma anche egiziani - per impedire che il bacillo di Hamas si diffonda ulteriormente oltre la Striscia, nel Sinai e nel resto del paese, espandendo l'area di influenza dei Fratelli musulmani. Cio' che in parte e' gia' avvenuto, anche grazie ai tunnel sotterranei che a centinaia attraversano il confine fra Gaza e l'Egitto, attraverso i quali passa di tutto, dal cibo ai missili. L'unica certezza, a oggi, e' che la popolazione di Gaza sara' ancora a lungo vittima di questa tragica partita fra gruppi e potenze che non vogliono governarla ne' vogliono lo sia dai loro nemici. 4. DOCUMENTAZIONE. LUCA GALASSI INTERVISTA CHRIS GUNNESS [Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo la seguente intervista del 12 gennaio 2009 col titolo "Non sparate sull'Onu" e il sommario "Intervista al portavoce dell'agenzia umanitaria Unrwa a Gaza. Il portavoce dell'agenzia umanitaria dell'Onu (Unrwa), Chris Gunness, riferisce di una situazione critica, dove la popolazione non puo' fuggire dalle bombe e gli edifici delle Nazioni Unite vengono presi di mira dall'esercito israeliano. L'isolamento di Israele aumentera' di pari passo con la durata della guerra"] - Luca Galassi: Com'e' la situazione a Gaza signor Gunness? - Chris Gunness: Grave. La gente non ha elettricita', tre quarti della popolazione non hanno acqua corrente, tutti gli ospedali funzionano 24 ore al giorno con i generatori elettrici e la nostra distribuzione di cibo dura solo pochi giorni. * - Luca Galassi: Il vicesegretario dell'Unrwa Filippo Grandi ha fatto appello la scorsa settimana ad Amman ad aumentare donazioni e assistenza all'agenzia. Di cosa ha bisogno la popolazione di Gaza? - Chris Gunness: Senza scendere nei dettagli, premetto che i donatori stanno rispondendo in modo molto generoso alle nostre richieste. Per quanto riguarda le esigenze della popolazione, immaginiamo decine di migliaia di persone che trovano rifugio dove possono, dato che nessun luogo e' veramente sicuro. Ebbene, queste persone hanno bisogno ovviamente di generi alimentari, medicine, letti, materassi, coperte, e di tutto quanto e' necessario per sopravvivere. * - Luca Galassi: L'attivita' della sua agenzia e' limitata dalle operazioni dell'esercito israeliano? - Chris Gunness: Certamente. Stiamo parlando di una guerra. I nostri dipendenti vengono uccisi, i convogli vengono presi di mira. Prima del giugno 2007 c'erano 475 camion, provenienti da varie agenzie, privati eccetera, che entravano a Gaza ogni giorno. Oggi sono una manciata. E un cessate il fuoco di sole tre ore al giorno e' totalmente inadeguato. * - Luca Galassi: L'aviazione israeliana sta sganciando volantini su Gaza che esortano i civili a trovare riparo dalle bombe. Dove possono rifugiarsi i cittadini di Gaza? - Chris Gunness: Da nessuna parte. Nessun luogo e' sicuro a Gaza. La situazione li' e' unica, perche' e' l'unico conflitto senza via di fuga per i civili. E' un territorio i cui confini sono sigillati. In un luogo dove anche le strutture dell'Onu vengono colpite, non ci sono rifugi sicuri. Per questo sosteniamo che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza vada applicata immediatamente. * - Luca Galassi: Quanto ci vorra' prima che la situazione possa migliorare, considerato anche che ieri e' iniziata la terza fase del conflitto? - Chris Gunness: Prima della risoluzione Onu Israele diceva che il mondo non aveva una posizione chiara sull'attacco. Adesso la comunita' internazionale ha espresso la sua voce, e l'ha fatto attraverso il Consiglio di Sicurezza. Ma la richiesta di tregua e' stata rifiutata. Ogni azione di Israele e' quindi un atto di sfida a quella risoluzione. Da rapporti ricevuti la notte scorsa da Gaza, ho avuto notizia che l'artiglieria navale israeliana sta bombardando sempre piu' vicino agli edifici e agli uffici dell'Onu. Il diritto umanitario internazionale obbliga le parti in guerra a fare tutto il possibile per rispettare la neutralita' di strutture civili. * - Luca Galassi: Quindi i compound delle Nazioni Unite sono ancora a rischio. - Chris Gunness: Si'. L'esercito israeliano conosce le coordinate satellitari dell'ubicazione di ciascuna delle nostre strutture. E questo ben prima che il conflitto iniziasse. A dispetto di questo, edifici sono stati colpiti e persone sono state uccise. * - Luca Galassi: In un faccia a faccia televisivo con il portavoce del ministero degli Esteri israliano, Yigal Palmor, lei contestava la presenza di militanti di Hamas nella scuola dell'Onu colpita dai razzi israeliani. In quella circostanza morirono decine di civili. Vi erano militanti armati all'interno? - Chris Gunness: Si tratta di un palese esempio di disinformazione da parte degli israeliani. Durante il dibattito ho chiesto al portavoce se il presunto fuoco di miliziani provenisse dall'interno della scuola o dalle sue vicinanze. Mi ha risposto: dalle vicinanze. Questo e' il punto. Da fuori o da dentro la scuola? Lui non e' stato in grado di rispondere, se non rimanendo vago, "dalle vicinanze". Le dichiarazioni di Palmor sono senza fondamento. Che le strutture Onu siano oggetto di bombardamenti perche' ospitano miliziani di Hamas e' una falsita', e sia il governo che l'esercito israeliano sta fortemente perdendo credibilita' su questo punto. * - Luca Galassi: La guerra mostra che il tributo pagato dai civili sta diventando esorbitante. Crede che l'intervento israeliano potra' accendere una nuova intifada, non solo a Gaza, ma in tutto il mondo arabo? - Chris Gunness: Abbiamo sempre detto che l'isolamento di Gaza, sia attraverso i muri che attraverso i blocchi, sia attraverso l'embargo commerciale che quello relativo agli aiuti e' un isolamento anche dell'Onu e della comunita' internazionale. Non abbiamo piu' capacita' operativa in vaste zone della Striscia. Di una cosa sono certo: l'isolamento di Israele aumentera' di pari passo con la durata di questa guerra. 5. DOCUMENTAZIONE. GIULIANA SGRENA: IL NODO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 gennaio 2009 col titolo "Con il pretesto di annientare Hamas"] Il conflitto israelo-palestinese e' il nodo centrale della questione mediorientale, senza la soluzione del quale non vi sara' pace in tutto il Medio Oriente, e non solo per i paesi arabi. Il timore arrivato ieri con i razzi dal Libano esprime bene lo scenario della crisi. Dietro l'orribile carneficina in corso nella striscia di Gaza si giocano interessi molto piu' grandi: ancora una volta sul corpo dei palestinesi si confrontano le varie potenze dell'area e, a distanza, i loro rapporti con gli Stati Uniti del nuovo presidente Obama. Dietro lo scontro con Hamas e' in gioco la leadership della regione che si fa scudo della religione, unico elemento mobilitante dopo il fallimento della politica e l'inefficacia degli accordi diplomatici. Questa lotta e' ancora piu' esacerbata dopo la morte di Arafat che comunque, con tutti i suoi errori, rappresentava la Palestina nel suo insieme, senza distinzione tra Gaza e Westbank. La morte di Arafat ha tolto ogni copertura a Fatah e ha dato via libera a una dinamica gia' in atto, islamisti da una parte e il resto dall'altra. Mentre la componente laica e democratica della leadership palestinese e' stata colpita per aver cercato di lottare contro la corruzione dell'Anp, la militarizzazione (degenerazione della lotta armata) dello scontro e contro il fondamentalismo islamico. E bistrattata dagli occidentali come dai regimi arabi. Israele assedia ora la Striscia di Gaza con il pretesto di distruggere Hamas come aveva assediato Arafat alla Muqata, cinque anni fa. Ora il massacro ha proporzioni infinitamente maggiori perche' sotto tiro non e' una fortezza, ma Hamas la cui presenza e' diffusa su tutta la striscia di Gaza, un territorio con la densita' di popolazione piu' alta al mondo. Ma per Arafat come per Hamas l'accusa era ed e' di terrorismo. Non era stato forse proprio Israele a favorire la nascita di Hamas per indebolire la leadership dell'Olp? Cosi' come gli Usa avevano creato Osama bin Laden per combattere il comunismo che si era esteso fino ad occupare l'Afghanistan? Hamas ora non puo' piu' servire al gioco di Israele, anzi e' diventata la principale spina nel fianco. L'asse Iran-Hezbollah-Hamas costituisce l'incubo degli israeliani. Hezbollah libanese ha inferto al potente esercito israeliano l'unica sconfitta subita finora sul campo, che brucia ancora, e Hamas si e' rafforzata ricevendo dall'Iran (nonostante il blocco dei beni di prima necessita') nuove armi piu' sofisticate, anche se assolutamente non paragonabili alle tecnologie di Tsahal (l'esercito israeliano). I nuovi missili, che hanno una gittata maggiore dei rudimentali Qassam, sono un messaggio chiaro per Israele. Ma anche uno scacco per i paesi arabi della regione, l'Iran sta espandendo la sua zona di influenza: in seguito alla guerra contro Saddam Teheran controlla gran parte dell'Iraq, ha in Hezbollah un baluardo in Libano e sostiene Hamas in Palestina. L'Iran sta giocando una nuova carta, quella palestinese, nei confronti degli Stati Uniti per la trattativa sull'uranio. L'aggressivita' dell'Iran indebolisce i paesi arabi in crisi di leadership e rende difficile la trattativa dell'Egitto con Hamas, mentre l'Arabia Saudita, che finanzia tutto il wahabismo internazionale Fratelli musulmani compresi, si vede minacciata nella guida dell'islam piu' intransigente dai mullah di Ahmadinejad. Comunque vada, anche se Israele dovesse sciaguratamente decimare i palestinesi di Gaza, dovra' continuare a fare i conti con lo spauracchio iraniano. In gioco in Palestina sono anche le imminenti elezioni israeliane e iraniane. La debolezza interna si fa forza delle armi che sparano contro i piu' deboli, come sempre i palestinesi. Nessuna tregua (anche se in questo momento e' di drammatica urgenza) sara' sufficiente a disinnescare queste logiche finche' i palestinesi non troveranno una soluzione alla loro causa. 6. RIFLESSIONE. FRATTANTO IN AFGHANISTAN... Frattanto in Afghanistan (e ormai sempre piu' intensamente anche in Pakistan) continua la guerra, continuano le stragi. Ma in Italia non se ne parla. * E non se ne parla perche' quella e' la guerra cui anche l'Italia prende parte. La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e totalitaria cui anche l'Italia partecipa. La guerra condotta anch'essa in evidente violazione del diritto internazionale e della nostra legalita' costituzionale. La guerra sterminista cui l'Italia non potrebbe prendere parte e cui invece partecipa. Nella complicita' e nell'omerta' pressoche' totale e totalitaria quasi dell'intero ceto politico e quasi dell'intera sedicente "societa' civile organizzata" e dell'intero pacifismo parastatale. Lo stesso ceto politico, la stessa sedicente "societa' civile organizzata", lo stesso pacifismo parastatale che frattanto pretendono - con toni imperiosi e razzisti, tanto per farsi riconoscere una volta di piu' - di dare lezioni di pace e di democrazia ad altri, e trovano strano che nessuno - ne' le vittime ne' i carnefici - sia disposto ad ascoltarli, che la loro parola non abbia alcun valore, che i loro proclami siano destituiti di ogni rilevanza e credibilita'. Chissa' perche'. * O ti opponi a tutte le stragi o non ti opponi a nessuna. O ti opponi a tutte le guerre o non ti opponi a nessuna. O scegli la nonviolenza o sei complice dei massacri. 7. INCONTRI. A TORINO IL 14 GENNAIO 2009 [Dal Centro Studi Sereno Regis (per contatti: via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: comunicazione at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org riceviamo e diffondiamo] "La nonviolenza in Iraq". Incontro con Martina Pignatti di "Un ponte per...". Mercoledi' 14 gennaio 2009, ore 18, Sala Gandhi, Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi 13, Torino. * Scoprire che in Iraq esiste una attivita' nonviolenta e' una grande risposta a chi non crede nelle soluzioni nonviolente. Ne parleremo con Martina Pignatti, di "Un ponte per...", dell'universita' di Siena e dottoranda a Oxford in economia politica, che ha partecipato, nel 2006, al seminario di formazione alla nonviolenza tenutosi ad Amman (Giordania) con la partecipazione di alcune decine di iracheni. L'incontro e' a cura del Centro Studi Sereno Regis, Mir-Movimento Nonviolento, Un ponte per... e Progetto interventi civili di pace. * Nell'ottobre 2008, dall'11 al 17, si e' svolta la Settimana irachena della nonviolenza, una campagna del movimento nonviolento iracheno LaOnf (nonviolenza in arabo). Sono disponibili foto e resoconti delle prime attivita' in Iraq, che procedono senza incidenti nonostante la scelta degli attivisti di organizzare alcuni dibattiti pubblici in aree a rischio come Sadr City (Baghdad), dove la popolazione civile si sente dimenticata e in balia delle fazioni armate che combattono per il controllo dell'area. I gruppi locali di Hawija, Kerbala e Salah ad-Din hanno tenuto importanti conferenze sulla prevenzione della violenza elettorale con il coinvolgimento in ogni evento di decine di associazioni, funzionari pubblici e intellettuali, mentre a Kut il gruppo LaOnf ha incontrato direttamente referenti dei partiti politici per presentare le proprie proposte e rivendicazioni. Numerose le iniziative dei gruppi giovanili. A Najaf gli studenti universitari hanno organizzato l'evento di lancio della settimana nel campus della Facolta' d'Arte, illustrando gli obiettivi del movimento nonviolento a piu' di 200 studenti. A Salah ad-Din alcuni attivisti hanno organizzato una partita di calcio nello stadio di Aalam tra squadre di giocatori affiliati a diversi partiti politici, mentre a Babil si e' svolto un Festival della Pace per bambini e ragazzi. Sappiamo che si stanno svolgendo con successo altre attivita' a Bassora, Baghdad, Samawa e Falluja. 8. FEMMINICIDIO. FEDERICA FANTOZZI: LA STRAGE DELLE EX FIDANZATE [Dal quotidiano "L'Unita'" dell'11 gennaio 2009 riprendiamo pressoche' integralmente il seguente articolo dal titolo "Lo scandalo infinito della strage delle ex fidanzate" e il sommario "Amate da morire. Pena ridotta per l'assassino di Sanremo. Ma i casi si ripetono in tutt'Italia, spesso preceduti da vane denunce. I magistrati: migliaia di querele impossibile verificarle"] Le prede vengono spiate, inseguite, braccate, isolate da chiunque possa proteggerle, ammutolite con minacce di ritorsioni, poi aggredite e, a volte, uccise. I cacciatori hanno gioco facile: sanno dove abitano, conoscono le loro abitudini, spesso possiedono le chiavi di casa. Uomini che odiano le donne, direbbe lo scrittore svedese Stieg Larsson, autore di una trilogia che scava nella violenza di famiglia, nei frutti marci degli alberi genealogici. Uomini che dietro gli sproloqui sull'amore sono ammalati di possesso. Ex mariti, ex compagni, ex amanti, ex brevi flirt senza importanza, che avvertono le vittime con agghiacciante lucidita': "Se non torni con me ti ammazzo", "Io finiro' in galera ma tu al cimitero". Ma i colpevoli di questa persecuzione (in inglese si chiama stalking: appunto, incalzare la preda, e il relativo disegno di legge e' arenato in Parlamento) in cella finiscono di rado, per poco tempo e quando e' troppo tardi. Il tribunale di Sanremo ha condannato a 16 anni di carcere L. D. che nell'agosto 2007 uccise con 40 coltellate la fidanzata Antonella Multari. La madre della vittima e' svenuta in aula, il padre ha avuto parole rabbiose contro il vuoto di giustizia. Adesso D., trentaduenne dallo sguardo gelido e la barba da santone con "personalita' sadica e narcisista", tra quattro anni potrebbe ottenere un permesso e tra sei essere libero. Lei, ragazza dai capelli lucenti e dal sorriso solare, e' stata ridotta a una bambola di sangue sul corso della cittadina ligure in pieno giorno, appena uscita da un beauty center alla vigilia del suo compleanno. Lui e' stato arrestato con il coltello sporco di sangue tra le mani guantate di lattice, accanto alla moto rubata su cui aveva pedinato la donna colpevole di voler vivere senza di lui. Non e' un caso unico. Dell'uccisione di Barbara Cicioni, picchiata e soffocata all'ottavo mese di gravidanza, e' accusato il marito R. S., da lei piu' volte denunciato per violenze. Della morte di Silvia Mantovani, studentessa parmigiana di 27 anni, e' imputato l'ex fidanzato A. C.: si erano lasciati da anni, lei frequentava un altro, ma liti e discussioni continuavano e "lui la cercava in modo ossessivo". Due badanti ucraine sono state assassinate nel bergamasco: reo confesso il sessantasettenne A. R., ex marito di una delle due. Lei, Nataliya Holovko lo aveva denunciato due volte per violazione di domicilio e minaccia. Eppure secondo il procuratore di Bergamo nulla lasciava presagire il dramma: "Ogni anno raccogliamo 5.000 querele per minacce, percosse e ingiurie. Impossibile verificarle tutte". Amen, verrebbe da dire. Perche' a scorrere le brevi di cronaca, dietro i delitti ci sono quelli evitati di un soffio, come Natacha, romena quarantaduenne che ha schivato il fendente al cuore rannicchiandosi in posizione fetale: per la violenza la punta del coltello si e' spezzata contro il ginocchio. Ci sono odissee, come per la commessa trentasettenne sequestrata dall'ex fidanzato con un complice, minacciata con una pistola alla testa, salvata dai carabinieri. C'e' forse l'ultimo brutale stupro di Roma: gli inquirenti ipotizzano che l'autore sia qualcuno di conosciuto che la vittima teme troppo per denunciare. Per tutte una tela vischiosa fatta di telefonate mute, sms minacciosi, agguati nei luoghi cari, pneumatici sgonfiati. Un'angoscia solida e duratura che, spesso, lega piu' persone. Come le due donne di Trento senza niente in comune salvo le violenze dello stesso uomo che si sono incatenate davanti al tribunale di Trieste per protesta contro la scarcerazione. E come Luciana Biggi, ballerina trovata nel 2006 nei carruggi di Genova con la gola squarciata da un coccio di bottiglia. Per questo omicidio e' indagato l'ex fidanzato L. D., che con Antonella avrebbe solo replicato il copione... 9. RIFLESSIONE. IL COMIZIETTO DEL MINISTRO GASTRONOMO (ED ALCUNE SEMPLICI VERITA') Sorprende come un banale comizietto propagandistico del ministro dei trasporti venuto a Viterbo a partecipare a un incontro gastronomico coi sodali del suo partito (il partito degli alala') possa essere stato preso tanto sul serio dalla politicanteria locale. O forse non sorprende, e' un segno dei tempi. * Ma poiche' in quel comizietto a quanto pare si annunciava anche l'intenzione del ministro di voler proporre di sperperare il pubblico denaro per realizzare a Viterbo uno scempio ambientale, la devastazione di un bene prezioso ed insostituibile come l'area termale del Bulicame, e l'avvelenamento di tanti cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio, allora forse non e' stato inutile che il movimento che all'insensato ed illegale mega-aeroporto dei vandali e degli avvelenatori si oppone, abbia posto al ministro un "altola'" in forma di diffida. * Poiche' devastare l'area termale del Bulicame realizzandovi un nocivo e distruttivo mega-aeroporto e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' avvelenare i cittadini di Viterbo con l'immane inquinamento prodotto dal mega-aeroporto a ridosso della citta' e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' sperperare ingenti risorse finanziarie pubbliche per realizzare un'opera insensata e illegale come il mega-aeroporto e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' violare la vigente legislazione di tutela ambientale e sanitaria europea e italiana, come si intende fare con la realizzazione del mega-aeroporto, e' (ci si perdoni la tautologia) un reato, previsto e punito dal codice. * Non ci dovrebbe essere bisogno di ripeterlo, ma poiche' la lobby politico-affaristica che vuole devastare Viterbo ed avvelenare i viterbesi continua nella sua scellerata iniziativa godendo ancora della complicita' di tanti pubblici amministratori irresponsabili ed insipienti, forse non sara' stato inutile aver enunciato ancora una volta queste semplici verita'. 10. LIBRI. MARCO REVELLI PRESENTA "L'ALITO DELLA LIBERTA'" DI DANILO ZOLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 gennaio 2009 col titolo "Il militante Bobbio. L'inquieto procedere di uno stile di pensiero" e il sommario "Un saggio di Danilo Zolo ripercorre la sfaccettata figura intellettuale del filosofo nel centenario della sua nascita. Tutti i temi del 'secolo breve' trovano accoglienza in un percorso teorico che ha sempre rifiutato di trasformarsi in sistema"] L'alito della liberta' di Danilo Zolo (Feltrinelli, pp. 184, euro 15) e' un libro utile. Per capire la cultura del secondo Novecento. E per meglio comprendere la figura d'intellettuale militante di Norberto Bobbio, ora, a cent'anni dalla sua nascita. E', in primo luogo, il resoconto articolato, complesso, multiforme (ci sono saggi, articoli su quotidiani, confronti a due voci, un carteggio di venticinque lettere) di un dialogo vero: un confronto serrato tra due intellettuali che condividono il medesimo quadro valoriale, che appartengono allo stesso campo per quanto riguarda i valori politici, e pero' non la pensano allo stesso modo su una quantita' di questioni significative. E non se lo nascondono. Proprio per questo - per la chiarezza nel confronto -, e' anche un libro che ci restituisce di Bobbio un profilo estremamente nitido. Attraverso l'asprezza di alcuni momenti di confronto distribuiti fra la meta' degli anni '70 e la fine degli anni '90 (la possibile o impossibile rifondazione del marxismo come scienza, il grande tema della democrazia interna e nelle relazioni internazionali, soprattutto la lacerante questione della guerra e in particolare della prima guerra del Golfo) ci permette infatti di identificare i punti forti di quello che potremmo considerare come il profilo del Bobbio "intellettuale militante", nel senso che egli diede al termine nel titolo del libro Una filosofia militante dedicato a Carlo Cattaneo, in un certo senso colui che forni' l'imprinting del suo modello di intellettuale. * I nodi del secondo Novecento Quel profilo puo' essere sintetizzato nei tre titoli, della sterminata bibliografia bobbiana, che Zolo cita e commenta nel saggio di apertura del libro, scritto nel 2004 in occasione della morte di Bobbio: Politica e cultura (del 1955), Quale socialismo? (del 1976, dedicato alla questione del rapporto tra Il marxismo e lo Stato), e Il futuro della Democrazia (del 1984). Tre libri che sono anche tre fulcri di altrettanti dibattiti significativi che hanno scandito la vicenda della cultura politica italiana nella seconda meta' del "secolo breve". Ne potremmo aggiungere un quarto, che compare nella seconda parte del volume: Il problema della guerra e le vie della pace. Sono, in fondo, queste le quattro coordinate fondamentali intorno alle quali si definisce la figura di intellettuale impegnato di Bobbio. E credo che Zolo lo identifichi, questo tratto qualificante, quando dice giustamente che la sua specificita' culturale non sta tanto in un sistema filosofico (Bobbio non e' un sistematico, sarebbe fatica inutile cercare nella sua immensa opera un sistema organico e compiuto), quanto piuttosto in uno stile di pensiero. In una modalita' di approccio al reale e di argomentazione. Bobbio - il Bobbio "militante" - costituisce una figura anomala di intellettuale. Non certo l'"intellettuale organico" di origine gramsciana. Ne' l'intellettuale estraniato delle filosofie della crisi o della tradizione accademica. Ma neppure, credo, e' risolvibile senza residui nella figura dell'"intellettuale mediatore" che pure lui stesso si cuci' addosso, per cosi' dire, nel celebre dibattito su politica e cultura, in un momento del tutto particolare della sua vicenda personale ma soprattutto della vicenda politica italiana e potremmo dire europea, nel pieno della Guerra fredda. Certo, allora, in quella specifica costellazione di forze in conflitto tra loro - il mondo Occidentale e l'Est, gli eredi del liberalismo e i cattivi interpreti del marxismo -, difese le ragioni del dialogo contro la voglia di guerra aperta facendosi, appunto, "mediatore" in nome dell'unita' della cultura. Ma non e' del tutto riducibile a quel ruolo. Quando Zolo parla di un particolare stile di pensiero ne identifica il carattere piu' proprio nel suo essere un pensiero anti-conformista. Un pensiero critico, nel senso di un pensiero non normalizzato ne' normalizzabile (mai riducibile a un "ismo"). Un pensiero inquieto, nel senso in cui egli decodifica e pratica la sua idea di cultura come inquietudine, dubbio, impossibilita' di rinchiudersi in schemi fissi: "Alito della liberta' - scrive Zolo - era per Bobbio anzitutto l'insofferenza dell'ordine stabilito e il rifiuto di ogni conformismo sociale e politico". Il che non significa che Bobbio fosse un "ribelle". Bobbio era l'opposto del ribelle per natura. Anzi, era un "moderato per natura". L'ha ripetuto all'infinito. Il suo "istinto" era il moderatismo; e la sua radicalita' era la ragione. Era un illuminista pessimista, spinto alla ribellione morale dall'urto con il mondo e con la sua insensatezza. Dalla ricerca di un "senso" delle cose. Era, potremmo dire, una ribellione sempre mediata dalla ragione. C'e' poi un secondo aspetto, che sta dentro questa struttura antropologico-culturale, chiamiamola cosi', di Bobbio, e lo identifica culturalmente: ed e' il carattere "diadico" del suo pensiero. O aporetico. O "antitetico"... possiamo chiamarlo in tanti modi. Nel libro c'e' una felice definizione di questo carattere strutturale del pensiero di Bobbio: "Avevo sostenuto che la sua filosofia politica oscillava tra Machiavelli e Kant. Nelle opere di Bobbio c'e' infatti una sorta di grandioso e non risolto dilemma fra opzioni filosofico-politiche tra loro alternative". Da una parte un realismo politico anche duro, forte: Machiavelli, appunto, Hobbes, persino Marx in quanto "realista politico", o Pareto e Mosca... Dall'altra parte una sorta di idealismo (nel senso del valore degli "ideali": Kant, e poi Gobetti, Capitini, Benda...), che possiamo decodificare secondo i valori dell'illuminismo e che non e' certo utopia astratta, ma e' sicuramente un forte senso etico. E' un pensiero in cui l'etica vive in conflitto dinamico con la dimensione realistica della politica (´"gli ideali e la rozza materia", come lui stesso dira'), secondo una configurazione che non permette di acquietarsi. Che vive in perenne tensione tra istanze antitetiche. * Le coppie infinite Sono infinite le diadi - le coppie concettuali - nel repertorio bobbiano (Etica e Politica, Democrazia e Dittatura, Politica e Cultura, Pace e Guerra, Destra e Sinistra, Eguaglianza e Liberta'). Ognuna di esse implica dei dilemmi e delle antitesi che quasi mai si chiudono senza lasciare dietro di se' problemi aperti. C'e' un'autoconfessione di Bobbio, in cui dice: "Ho aperto molte questioni e non ne ho chiusa nessuna!". E' in questa difficolta' a "chiudere" - che ha a che fare con il rifiuto di costruire sistemi -, che sta il senso del tragico in cui consiste la chiave piu' profonda del pensiero di Bobbio. Il "tragico", appunto, costituito dalla difficolta', forse dall'impossibilita', di risolvere in modo soddisfacente e definitivo le aporie individuate dalla ragione, che lo porta alla conclusione secondo cui scegliere bisogna, ma nessuna scelta e' in realta' pienamente innocente. Ogni scelta ha un residuo di negativita' che prima o poi ci si ritrovera' di fronte. La ritroviamo, questa dimensione, in pressoche' tutte le grandi questioni affrontate da Bobbio, a cominciare dalla prima: la questione del dialogo con i comunisti, che costituisce il nucleo di Politica e cultura. Allora - erano i primi anni '50 - Bobbio una scelta chiara la fece, difendendo senza alcuna remora il valore in se' dei "diritti di liberta'" (di quelle che allora si chiamavano le "liberta' borghesi") come valori universali, irrinunciabili (l'"alito della liberta'" e' un'espressione di Bobbio in quell'occasione). Lo disse in faccia a tutti i suoi interlocutori di parte comunista, da Bianchi Bandinelli a Galvano Della Volpe, fino allo stesso Togliatti, senza fare sconti e senza timori reverenziali. * I vuoti liberal-democratici Nello stesso tempo non si nascose mai i "vuoti", che nel suo campo si aprivano, le assenze (soprattutto per quanto riguarda le ragioni degli "ultimi", delle classi lavoratrici), e ne parlo' - il fatto e' significativo - non agli "altri", ma piu' spesso ai "propri", ai "liberal-democratici". Significativa una lettera privata (e tuttora poco conosciuta) del dicembre del 1957 ad Altiero Spinelli, che dal Partito comunista si era allontanato da tempo, sui "motivi di adesione al comunismo": "Ci ho pensato anch'io tante volte - gli scrive Bobbio - per cercare di capire le ragioni dell'attrazione che, in vari momenti della mia vita, ha esercitato su di me il comunismo. La Sua analisi mi ha aiuatato a capire meglio. Lei e' stato comunista e poi se ne e' liberato per sempre, io non sono mai stato comunista ma non mi sono mai liberato dalla tentazione e l'ho combattuta, o almeno o cercato di combatterla, con l'esercizio della ragione". E all'amico Carlo Antoni, estensore nel 1951 del celebre "Manifesto per la liberta' della cultura", che Bobbio stesso aveva sottoscritto, scrisse nel pieno della polemica con Bianchi Bandinelli: "Non e' che io non veda il vizio capitale della politica comunista e quindi il pericolo che essa costituisce per la cultura. Ma io credo di aver imparato dal marxismo tante cose che non avevo prima compreso e quindi non me la sento di sbarazzarmene con un'alzata di spalle. Vedo nel comunismo una grande forza di rottura di una societa' corrotta e decadente, mentre non riesco a vedere nulla di tutto questo nel cattolicesimo come si presenta ai nostri occhi". La stessa aporeticita' - altri la vorranno chiamare ambivalenza, che tuttavia in questi casi e' un merito - la ritroviamo nel dibattito sulla democrazia e sul suo (impervio) futuro, cosi' come emerge nel libro di Zolo: una visione tormentata, fratta tra necessita' valoriale e crescenti difficolta' strutturali, cosi' distante dalla visione patinata della vulgata che vorrebbe un Bobbio placato nella concezione "proceduralistica" della democrazia. E anche, soprattutto, nell'ultima questione affrontata da Bobbio. La lacerante discussione sulla guerra. Sulla "guerra giusta". Quel concetto di "guerra giusta" che negli anni Sessanta aveva considerato improponibile nell'epoca della minaccia nucleare, e che all'inizio degli anni Novanta utilizzo' invece a proposito della Guerra del Golfo. A quella questione - e a quelle aporie - e' dedicata una parte del libro e del carteggio, di grande interesse. Lette tutte di fila, queste pagine, ci aiutano a capire perche', e in quale misura, Bobbio sia stato testimone del suo tempo: di un Novecento per sua natura spezzato, fratto, antinomico. Tragico, appunto. Quanto, dunque, il suo centenario sia attuale. E ci parli non solo del nostro passato, ma del nostro presente e del nostro aporetico futuro. 11. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 12. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 699 del 13 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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