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Minime. 677
- Subject: Minime. 677
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 22 Dec 2008 01:30:37 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 677 del 22 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Alessandra Coppola: Femminicidio 2. Luciano Bonfrate: La lavatrice 3. Marco Beck: Mario Pomilio 4. Lawrence Fane 5. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 6. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 7. L'Agenda dell'antimafia 2009 8. Riedizioni: Niccolo' Machiavelli, Il Principe. Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Dell'arte della guerra 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. MONDO. ALESSANDRA COPPOLA: FEMMINICIDIO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso sul "Corriere della sera" del 14 dicembre 2008 col titolo "Le madri coraggio messicane: Fermate lo sterminio di donne"] "Morirai". Quasi ogni notte qualcuno al telefono le annuncia "te vas a morir" o le fa ascoltare una canzone che in Messico accompagna i funerali. Norma lo racconta cosi', senza aggettivi. Ne ha passate di peggiori da quando sei anni fa, "era un sabato", hanno rapito sua figlia Paloma Angelica, 16 anni, e l'hanno fatta ritrovare nel deserto al confine con gli Usa, un mese dopo, i vestiti abbottonati e ancora lo smalto alle unghie, uccisa. Da allora il marito si e' ammalato di nervi, il figlio ha dovuto cambiare scuola perche' un'auto senza targa continuava a passare davanti alla sua aula, e Norma ha smesso di lavorare alla maquiladora dove assemblava elettrodomestici dall'eta' di 15 anni - 4 euro al giorno - per dedicarsi a tempo pieno all'associazione che con altre madri ha contribuito a creare: "Justicia para nuestras hijas". "Quando ritrovammo il corpo di Paloma i giornalisti continuavano a chiedermi: che cosa cerca ora? Io rispondevo: giustizia per mia figlia. Voglio trovare chi l'ha uccisa". Una donna bassina e tonda, 42 anni e un'istruzione elementare, che sfida un groviglio di mafie, polizie corrotte, politici conniventi, rituali osceni, paure. Norma Ledezma Ortega scrolla le spalle e va avanti: "L'ho promesso a Paloma". Non succede solo a Ciudad Juarez. La figlia di Norma e' scomparsa nel centro di Chihuahua, la capitale dell'omonimo Stato, 350 km piu' a Sud: solito copione, pieno giorno, neanche un testimone. Analoghe segnalazioni di ragazze scomparse arrivano da tutta la regione. Accompagnate, ogni tanto, dai ritrovamenti: lo scorso 23 novembre sono apparsi i resti di Gabriela, 14 anni, nuda e sgozzata. "Femminicidio" si dice ormai anche in italiano, una storia che va avanti da 15 anni in un contesto nuovo, pero', di esplosione di violenza: 5.376 assassinii in Messico dal primo gennaio al 30 novembre 2008. Il primato resta agli Stati settentrionali: almeno 20 morti al giorno nel Chihuahua. Il giornalista Sergio Gonzalez Rodriguez, (Ossa nel deserto, Adelphi) parla di "frontierizzazione": al confine e' stato sperimentato che si possono compiere i crimini piu' atroci nella sostanziale impunita', spiega, questo ha consentito alla violenza di propagarsi senza ostacoli a tutto il Paese. "Le organizzazioni internazionali hanno calcolato che in Messico il 99% dei reati resta senza responsabili. Da anni segnaliamo che l'assenza di castigo avrebbe fatto da afrodisiaco per i criminali: cosi' e' stato". A Ciudad Juarez piu' che altrove. E' come se tutti gli stupratori e gli assassini di ragazzine si fossero dati appuntamento in questo lembo di deserto. Mietitura di donne: Safari in Messico ha coniato in un libro la giornalista di El Paso (la cittadina Usa dall'altra parte della frontiera) Diana Washington Valdez, che dal suo blog (dianawashingtonvaldez.blogspot.com) tiene il conto delle violenze. Nella sua ricostruzione, i passatempi osceni della bande locali, i riti di affiliazione alle cosche col sacrificio di minorenni, sarebbero diventati una sorta di attrattiva turistica. Con una conseguenza impressionante. Il fenomeno degli omicidi seriali, cominciato nel '93, si muoveva al ritmo di una trentina di casi l'anno: 437 in totale a fine 2007. Con tutte le difficolta' a fare i calcoli, tra le autorita' che sminuiscono, le desaparecidas che non vengono conteggiate, le violenze che non recano il marchio dei clan, ma che comunque sono incoraggiate dal clima di impunita' e machismo. "Da gennaio, pero', le segnalazioni sono almeno 130: il livello piu' alto mai registrato": Marisela Ortiz Rivera, leader di "Nuestras hijas de regreso a casa", ha aiutato Norma e le altre donne di Chihuahua quando si sono ritrovate davanti l'orrore, perche' l'aveva gia' visto. Insegnante di Ciudad Juarez, ha perso molte allieve all'uscita della scuola o al rientro dal turno alla maquiladora. "All'inizio non ne avevo capito la portata. Finche' ho chiesto aiuto ad alcuni parlamentari e mi sono sentita rispondere: lasci perdere, troppo pericoloso". In questa storia, aggiunge ancora Gonzalez Rodriguez, c'entrano il narcotraffico e il riciclaggio di denaro, con un giro enorme di soldi che comprano e corrompono, e una rete di pesanti agganci fin dentro lo Stato. Per provare a uscirne, insistono Norma e Marisela, l'unica via e' il sostegno internazionale. Anche in Italia. Le due donne sono reduci da una serie di iniziative promosse a Genova dall'associazione Alfabeti. A Milano sono state ospiti del mensile dei gesuiti "Popoli". Torino ha assegnato la cittadinanza onoraria a Marisela, e nella stessa delibera anche all'autore di Gomorra, Roberto Saviano, che si sta interessando alla vicenda e ha a lungo parlato al telefono con la donna. Ieri, lo scrittore Maurizio Braucci, sceneggiatore del film Gomorra, ha accolto Marisela a Napoli. Amnesty Italia e Arci-Sur stanno per lanciare il sito mirajuarez.org 2. LE ULTIME COSE. LUCIANO BONFRATE: LA LAVATRICE Eravamo cosi' poveri che guardavamo la televisione nelle lavatrici dietro la vetrina della lavanderia. Le matte risate ricordo ricordo lo sguardo sgomento dei passanti che ci condannavano: Sono poveri, si sa, sono stupidi. Poi al bar dello sport una sera guardando la televisione mi accorsi che anch'essa altro non era che una lavatrice in cui i panni degli assassinati del sangue venivano lavati e quelli che li avevano indossati dimenticati erano per sempre. 3. PROFILI. MARCO BECK: MARIO POMILIO [Dal mensile "Letture", n. 624, febbraio 2006, col titolo "Mario Pomilio" e il sommario "Con Il quinto evangelio, capolavoro assoluto, Pomilio ha toccato il confine tra la parola letteraria e la Parola di Cristo. Ma tutta la sua opera testimonia uno straordinario impegno morale sui cardini di vita, cultura e fede"] Un trentenne intellettuale abruzzese di nome Mario Pomilio, dedito a studi d'italianistica, autore di saggi per soli addetti ai lavori, non avrebbe forse mai intrapreso una brillante carriera letteraria, destinata a conferirgli stima e notorieta' internazionali, senza un fatidico incontro, nel marzo del 1953, con una suora ospedaliera. A rievocare quell'episodio fu, molti anni dopo, lo stesso scrittore, pubblicando nel piu' autobiografico dei suoi libri, Scritti cristiani (1979), una lettera aperta indirizzata all'anonima religiosa, vero "angelo della carita'" che, nella clinica di Napoli dove la moglie di Pomilio era stata ricoverata per un delicato intervento chirurgico, rivelo' ai due coniugi il grado umilmente eroico delle sue evangeliche virtu'. Il giovane studioso ne fu colpito sino al punto di rimettere in discussione l'agnosticismo connesso alla sua militanza nella sinistra laicistica e secolaristica. Nella sua coscienza riaffioro' il sostrato di religiosita' "fisiologica" che vi aveva impresso, durante l'infanzia e l'adolescenza, un'educazione cattolica di onesto stampo tradizionalista, quale circolava in famiglia e negli ambienti ecclesiali della provincia d'origine. Ne scaturi' una rinnovata, lucida adesione ai fondamentali valori cristiani, sottoposti successivamente a verifica nel ricorso diretto al messaggio di Cristo e nella meditazione della Parola biblica non meno che nello stile della prassi quotidiana; nell'approfondimento delle radici manzoniane del cattolicesimo liberale non meno che nell'attrazione per l'aggiornamento proclamato dal Concilio Vaticano II e nella reverente ammirazione per Giovanni XXIII e Paolo VI. In pari tempo, la scintilla del cortocircuito spirituale scoccato al capezzale della moglie sofferente accese la fiamma di un'ispirazione letteraria caratterizzata, fin dall'esordio con L'uccello nella cupola (1954), da una tensione morale, da una concentrazione sulle problematiche esistenziali in tutta la loro dirompente drammaticita', da una "disposizione a percepire l'essenza creaturale" dei propri personaggi, "a sentirli e trattarli anzitutto come anime", che non si sarebbero piu' placate. E che avrebbero generato le opere cruciali della maturita'. "In breve" concludeva Pomilio con disarmante franchezza nella Lettera a una suora, "sono nato scrittore all'indomani di quell'incontro e assai probabilmente proprio in seguito a quell'incontro". E' legittimo incastonare questa metanoia, questo radicale "mutamento di pensiero", questa svolta quasi vocazionale, nella sacra teca delle conversioni? La risposta non puo' che essere ancipite, a seconda del paradigma di riferimento. Negativa se si rapporta il concetto di conversione al modello (per tanti altri aspetti ricco d'influssi su Pomilio) di Alessandro Manzoni, sia come protagonista di una transizione mistico-intellettuale dalla negazione al pieno assenso, sia come cantore della "bella immortal benefica / Fede ai trionfi avvezza". Affermativa, invece, se si opta per una diversa accezione, piu' dinamica, piu' novecentesca e, in sostanza, postconciliare, messa cosi' a fuoco dall'autore degli Scritti cristiani: "un richiamo alla continua mobilitazione della coscienza, un invito a vivere la nostra vita in tensione, in quella continua 'conversione' che [...] e' il contrario del riposo morale (come lo chiamava il Manzoni), dell'inerzia spirituale, dell'adagiarsi assuefatto nel tran tran dell'esistenza". Piuttosto che un convertito stricto sensu, Pomilio va quindi considerato un "credente pensante", per usare una categoria familiare al cardinale Carlo Maria Martini: un "cristiano interrogante e inquieto" (Carlo Bo), rigenerato da un'impegnativa ricerca di fede che conobbe alterne fasi di crescita, sosta, regressione, crisi, recupero e irreversibile slancio, fino a culminare nell'impresa del Quinto evangelio. * La cattedrale e il battistero Ed ecco dunque evocato il libro indiscutibilmente piu' significativo di Mario Pomilio, appunto Il quinto evangelio: capolavoro assoluto, sinfonico epos cristiano, opera letteraria tra le piu' memorabili del XX secolo per l'equilibrio tra mole e qualita' della scrittura, per la complessita' d'orchestrazione, per la stratificata storicita' del disegno, per il connubio tra rigore filologico e arditezza d'invenzione narrativa, per l'iridescente varieta' tematica, tonale, stilistica, lessicale. In un'epoca in cui il consenso della critica piu' esigente poteva ancora coniugarsi con il successo decretato dal pubblico (italiano e straniero) a suon di copie vendute, Il quinto evangelio conquisto' il Premio Napoli, il Prix du Meilleur Livre Etranger in Francia, il Premio Pax in Polonia; contemporaneamente, nel solo quadriennio 1975-1978, assommava la bellezza di quindici edizioni. Ancora oggi, a sedici anni dalla scomparsa dello scrittore, quando - troppo di rado, in verita' - il nome di Pomilio riemerge dal pozzo dell'oblio, lo si associa riduttivamente, tutt'al piu' aggiungendo Il Natale del 1833, al Quinto evangelio. Ne deriva un effetto prospettico simile a quello cui assistiamo allontanandoci da una piccola citta' d'arte sita in cima a un poggio: da un certo punto in poi, il nostro sguardo non scorge piu' che il profilo della cattedrale, svettante al di sopra dell'abitato, mentre ogni altro edificio viene inghiottito da una macchia indistinta, destinata a confondersi con la sagoma del colle e a scomparire. Pomilio e' ben altro che un auctor unius libri. Mala penuria di ristampe delle sue opere "minori", l'assenza di una sistemazione organica del corpus pomiliano, l'imperdonabile disaffezione degli studiosi e dei docenti fanno si' che, sull'orizzonte ormai brumoso del Novecento, resti visibile, dello scrittore abruzzese, solo quell'unico romanzo-saggio oggi saltuariamente citato. Pressoche' impercettibile risulta in particolare, ai piedi della cattedrale "quintevangelica", il minuscolo battistero che pure, nel paesaggio creativo di Pomilio, costituisce l'incunabolo primigenio: un mannello di poesie giovanili, in parte edite alla spicciolata su riviste letterarie, in parte inedite. Le rinvenne entro un dimesso raccoglitore, distribuite in due sezioni, Improvvisi (1949) ed Emblemi (1953), il figlio Tommaso. Ed Emblemi e' anche il titolo complessivo della silloge di cui lo scopritore ha curato la pubblicazione nel decennale della morte del padre (2000), suggellandola con un'illuminante postfazione. Duplice il valore di questi versi, intrisi di sfavillanti riverberi marini e di penombre pulviscolari: da un lato la loro intrinseca espressivita', nel segno di un simbolismo memore di Eliot e accostabile sia al Rebora dei Frammenti lirici sia al Luzi di Primizie del deserto, ma debitore soprattutto al Montale delle Occasioni; dall'altro, la loro funzione di antesignani rispetto a temi, sentimenti, atmosfere di cui si nutrira' la produzione narrativa. La farfalla del romanziere sembra, ad esempio, gia' incorporata nella crisalide del poeta di Sosta a Pozzuoli: "Forse / l'umano e' solo in questa / fraternita' perenne, in questo nostro / [...] dare un volto / [...] all'amore / vegliato oltre la morte". * Scrittore antropocentrico Studente dotatissimo, vorace di letture, vincitore di un premio nazionale di composizione latina, giunto diciottenne al traguardo della maturita' classica, Mario completo' la sua educazione intellettuale alla Normale di Pisa, dove, dopo la pausa della guerra, si laureo' in Lettere con una tesi su Pirandello narratore (1945). Da questo nucleo di riflessione su un autore sempre appassionatamente scandagliato germoglio' poi, nel 1966, il saggio La formazione critico-estetica di Pirandello. Ma gia' negli anni '40/'50 il precoce saggismo pomiliano si era diramato in altre direzioni: Svevo, Foscolo, Cellini, Poliziano, Erasmo da Rotterdam. Nel triennio 1950-'52, due borse di studio gli consentirono di svolgere, prima a Bruxelles poi a Parigi, indagini storico-critiche sul Neoplatonismo. Tornato in Italia, nell'insegnamento e nella ricerca analizzo' i grandi movimenti della narrativa europea tra Otto e Novecento. Su questo sfondo spiccano i saggi La fortuna del Verga (1963) e Dal naturalismo al verismo (1966). Confrontando tematiche e tecniche dei piu' eminenti romanzieri italiani e francesi, sensibile alla lezione dei cattolici Mauriac, Bernanos, Greene, ma soprattutto ancorato alla "poetica del vero" intesa come "punto di forza della rivoluzione operata dal Manzoni", Pomilio forgio', nella sua fucina di critico letterario intensamente coinvolto anche nell'attualita' culturale (basti citare l'esperienza della rivista napoletana "Le ragioni narrative", condivisa con Prisco e Rea, cui segui' un'imponente militanza pubblicistica), strumenti raffinati da impiegare sul versante creativo. Convinto che "il narratore dia la misura di se' solo collocandosi al centro dell'animo dell'uomo", Pomilio apprezzava la pietas del Verga, capace di "stare con le sue creature soffrendo con loro". Reciso, nel contempo, il rigetto del Neorealismo unidimensionale, orizzontalmente privo di un cielo metafisico. Civile ma inflessibile, poi, la polemica contro la "disumanizzazione dell'arte" perseguita dalle Neoavanguardie, contro il provocatorio, astratto sperimentalismo del nouveau roman e del "Gruppo 63"; emblematica, in tal senso, la querelle sottesa all'affondo della Grande glaciazione, fulcro della raccolta di saggi e interventi dati alle stampe nel 1967 con un titolo "epocale": Contestazioni. Coglie nel segno, percio', Raffaele La Capria quando sottolinea la feconda simbiosi, in Pomilio, di "due vocazioni", l'armonizzarsi dello "scrittore di prim'ordine" con il "grande critico": donde "il tono inconfondibile, l'alta qualita' morale" che contrassegnano i suoi romanzi. Ed e' appunto questo lo stemma inciso su ogni pagina fin dalla sua prima prova narrativa, quell'Uccello nella cupola alla cui stesura di getto la testimonianza della suora infermiera aveva potuto fare da "detonatore" - come suggerisce Fulvio Scaglione - proprio perche' la "carica" concettuale era "gia' pronta". Pubblicato in clima ancora preconciliare ma pervaso di presentimenti roncalliani, controcorrente rispetto alla temperie neorealista, il romanzo ambienta nella cornice di Teramo i drammi incrociati di un giovane sacerdote, bisognoso di verifica sul proprio ministero, e di una giovane donna tormentata da sensi di colpa, penitente ansiosa di espiazione. Inibito da un arido rigorismo, don Giacomo non riesce a salvare Marta dall'autodistruzione. Ma la sconvolgente esperienza pastorale cosi' maturata lo guidera' verso un umile riconoscimento della fragilita' umana redenta dalla misericordia di Dio. La dialettica del rapporto conflittuale fra bene e male, che nel romanzo d'esordio aveva indossato l'abito bernanosiano di un incontro-scontro fra il peccato e la grazia nel segreto della coscienza, cede il passo nel Testimone (1956) a una sfida che alla violenza del crimine contrappone, in uno squallido scenario parigino, l'intransigenza di una giustizia non meno aggressiva. Anche qui si affrontano un uomo e una donna, un rappresentante dell'istituzione e una creatura infelice, socialmente alla deriva: il commissario Duclair e Jeanne, compagna di un delinquente. Venata di sfumature "gialle", la vicenda perviene a un esito tragico, sbocco fatale dell'incapacita' di elevarsi a un superiore ordine di valori. L'empatia dello scrittore si fa tuttavia solidale con la disperazione "di un mondo che si dibatte nei compromessi d'una morale provvisoria, relativa, inadeguata". Concepito fin dal 1951 ma scritto solo nel 1957 e pubblicato l'anno successivo, il racconto lungo (o romanzo breve?) Il cimitero cinese merita di essere valutato come una delle piu' belle, limpide e profonde love stories del Novecento. Un giovane studioso italiano residente a Bruxelles, anonimo io narrante e palese alter ego di Pomilio, incontra a una festa una solitaria studentessa tedesca. La disinvoltura con cui la ragazza, Inge, lo invita a un viaggio in macchina lungo la costa francese della Manica eccita la sua fantasia latina. Non sara', invece, una facile avventura. I due viaggiatori si scoprono, si', attratti da un sentimento sincero, ma, figli di nazioni compromesse da infami responsabilita' negli eccidi del recente conflitto mondiale, per riuscire a esprimersi e donarsi amore dovranno prima rivivere, in chiave simbolica, gli orrori perpetrati sulle rive di quell'oceano. La visita a un insolito, sereno cimitero di guerra trasmettera' a entrambi un senso di catarsi, di riconciliazione e pace, preludio forse al loro impegno per la costruzione di una nuova Europa unita. Excursus di fantapolitica ad alta temperatura etica, Il nuovo corso (1959) e' la storia di un'effimera illusione collettiva. In un Paese oppresso da un regime totalitario, un falso scoop dell'unico giornale di partito entusiasma una piccola citta' il mattino in cui vi si annuncia l'avvento di un "nuovo corso" all'insegna della democrazia. Scoperto ben presto l'inganno, il giornalaio Basilio, eroe di quella fugace utopia, ne diventa anche il martire, immolandosi in un rogo suicida. Con toni di satira amara e paradossale, Pomilio si cimenta in un apologo orwelliano che retrospettivamente allude alla repressione della rivolta ungherese del 1956, mentre profeticamente presagisce la "primavera di Praga" del 1968 e il sacrificio di Jan Palach. * Scacco politico, scatto di fede "Avevamo creduto di navigare a vele rosse sul mare della storia, ed ecco ci rassegnavamo a fare del piccolo cabotaggio": questo il desolante bilancio che Marco Berardi, protagonista del romanzo politico-psicologico La compromissione (1965), intellettuale della provincia abruzzese impegnatosi come militante della sinistra, con ambizioni frustrate dalla sconfitta del Fronte popolare nelle elezioni del 1948, stila per se' e per la generazione uscita dalla Resistenza perseguendo il discutibile ma anche generoso progetto di rifondare l'Italia repubblicana sulla base dell'ideologia marxista. Quel fallimento esaspera il processo di caduta degli ideali. Spinge comunisti e socialisti verso un pigro imborghesimento. Instaura un'ambiguita' striata di redditizia collusione con il potere democristiano. Incapace nel suo velleitario indifferentismo di aderire a un sistema di autentici valori, laici o religiosi, Berardi scivola in una spirale di compromessi, errori, colpe. E non solo corrode la sua ricollocazione politica all'ombra del suocero, senatore della Dc, ma finisce per annientare la sua vita privata: bruciato ogni residuo di amore e stima coniugali, si degrada fino al punto di tradire la moglie, per una liaison insignificante, mentre e' ancora ricoverata dopo un aborto terapeutico. Non resta, a Berardi, che macerarsi nei dubbi, nei rimorsi, nell'angoscia di una crisi irreversibile. D'altronde, proprio imprimendo uno stigma inequivocabilmente negativo sulla parabola esistenziale del suo personaggio, Pomilio - come ha osservato Silvio Guarnieri - "riafferma l'esigenza di una nuova meta, di una nuova risoluzione". Una meta, una risoluzione radicalmente nuova sarebbe stata raggiunta di li' a dieci anni, nel 1975. E che meta! Nientemeno che Il quinto evangelio: "Uno spartito sinfonico quale nessun'altra civilta' letteraria novecentesca aveva prodotto in Europa e fuori" (Maffeo), "un mosaico quanto mai seducente, [...] un'indiavolata mescolanza di storia e di fantasia" (Castelli), "letteratura visitata dalla teologia, come spesso nei veri, grandi capolavori" (Cavalleri). Diciassette "capitoli" sgranati in quattrocento fitte pagine. Cinque anni di lavoro, a partire da "una febbrile mattina dell'agosto 1969" in cui germoglio' "l'idea del quinto vangelo, del libro dei Libri, o dell'apocrifo degli Apocrifi, che prolunga e reinvera perpetuamente il messaggio" di Cristo. L'idea, cioe', di un romanzo-saggio che raccontasse, in un arco storico coesteso all'intera vita della Chiesa, il "mito" di un Vangelo sconosciuto, ripetutamente intravisto, balenante per frammenti, sfuggente, mai raggiunto, scrigno di un arcano "supplemento di rivelazione"; metafora, in definitiva, dei quattro Vangeli canonici nel loro continuo reincarnarsi nella storia dell'umanita', grazie a quella "delega permanente della Parola" la quale fa si' che ciascuna generazione compia una lettura diversa dei sacri testi e ne operi una vivificante applicazione, con cio' scrivendo simbolicamente un "suo" inedito Vangelo. Spunto iniziale di questa polifonica partitura, abbrivio che poi si dilata a cornice in una molteplicita' di echi, rimandi, rifrazioni, e' l'esperienza vissuta, alla fine della seconda guerra mondiale, da un ufficiale americano, Peter Bergin, nella canonica di una chiesa semidistrutta, a Colonia: il rinvenimento, tra le carte appartenute a un sacerdote tedesco, di tracce che presuppongono l'esistenza di un misterioso Vangelo extracanonico. Prende cosi' l'avvio una trentennale ricerca dei suoi lacerti, sparsi per ogni epoca e lembo d'Europa. Non approdera', Bergin, alla scoperta risolutiva, ma dopo la sua morte la "quete" sara' perpetuata dagli allievi. Geniale "falsario", Pomilio fabbrica fonti fittizie o manipola fonti autentiche, con un'operazione di straordinaria mimesi linguistica che ricrea la patina sintattico-lessicale propria di ciascun contesto storico. In un vertiginoso itinerario fra cristologia e antropologia, fra ortodossia ed eresie, fra filologia e immaginazione, si snodano lettere, cronache, leggende, memoriali, grumi di versetti apocrifi, sprazzi poetici. Il mimetismo insieme concettuale e stilistico risalta soprattutto in quattro "episodi" di potente spessore narrativo: Il manoscritto di Vivario (un epistolare che attraversa il continente lungo una pista di sette secoli); Il Cristo di Guardia (epopea di un giovane predicatore valdese condannato dall'Inquisizione a ripercorrere le orme del Crocifisso); Vita del cavalier Du Breuil (evoluzione di un gentiluomo convertito: dalla severa ascesi di perfezione dei giansenisti all'apertura verso la speranza e la gioia della salvezza); La giustificazione del sacerdote Domenico De Lellis (nella Napoli del Settecento, l'opzione di un giovane prete a favore dei diseredati, in polemica con un clero sfarzoso e corrotto). Mentre a concludere la navigazione a' la trace del "criptovangelo" e' addirittura un testo teatrale, il dramma Il quinto evangelista, ambientato nella Germania del 1940, in cui si riannodano tutti i fili problematici, tutte le inquiete o appassionate interrogazioni intorno alla vera identita' dell'Uomo di Nazareth, con un'efficacia anche scenica comprovata dall'allestimento di Orazio Costa per il Festival di San Miniato del 1975. In definitiva, riletto a oltre trent'anni dalla pubblicazione, Il quinto evangelio conserva inalterate le ragioni del suo fascino: il primato che, sulla via della santita', l'intelligenza e la sapienza dello scrittore assegnano alla carita'; il magistero di una prosa sempre calibrata nelle sue infinite screziature; l'attualita' di un afflato postconciliare inesauribilmente proteso al rinnovamento. * La serenita' oltre il dolore Il biennio 1978-'79 e' scandito da una coppia di libri alquanto disuguale. Risalenti alla fine degli anni '60, i racconti compaginati nella raccolta Il cane sull'Etna rappresentano i relitti di un romanzo naufragato, cinque referti sulla crisi creativa che Pomilio affronto' dopo La compromissione e supero' con il grande colpo d'ala del Quinto evangelio: singolare manifestazione di una parentesi "sperimentale", con un'estensione della tastiera ai registri dell'ironia, del grottesco e del surreale. Ben altro significato rivestono invece i quattordici Scritti cristiani, simili a luminosi satelliti in orbita intorno ai due pianeti della famiglia (le Lettere al padre, alla figlia, a una suora) e del romanzo maggiore, di cui mettono a nudo alcune fertili radici (Cristianesimo e cultura, La Bibbia e i Vangeli come letteratura, la lucida Preistoria di un romanzo, ricostruzione dei nessi fra progettualita' e operativita' nel complesso sviluppo dell'opera). Quella che Pietro Gibellini ha definito "la filologia fantastica di Pomilio", la sua attitudine a trascendere la realta' storica per attingere una superiore verita' artistica, torna a librarsi nel romanzo breve Il Natale del 1833 (Premio Strega 1983). Al centro della scena, sfingeo "motore immobile", si staglia Alessandro Manzoni, "prigioniero della fede" e del suo palazzo milanese. Dove un lutto lancinante, la morte dell'adorata sposa Enrichetta Blondel, lo ha trafitto proprio nel giorno della Nativita' di Cristo. Ma e', il suo, uno strazio intimo, come un'implosione dell'anima, che quasi non trapela all'esterno e lascia solo scarni sedimenti scritti: fugaci accenni nella corrispondenza e, soprattutto, i due abbozzi poetici del Natale del 1833, due "aborti" che nella loro desolata frammentarieta' testimoniano una sorta di impotentia scribendi per eccesso di sofferenza. Fin qui l'oggettivita' dei documenti. La fuga in avanti della soggettivita' romanzesca consiste in una finissima perlustrazione degli stati d'animo del vedovo: un'acrobatica anatomia della sua sensibilita' religiosa, un'indagine sul drammatico, sfaccettato modificarsi del suo rapporto con un Dio non piu' amorosamente vicino in Cristo, ma silenziosamente lontano, non tanto "pietoso" quanto "terribile". Con felice espediente, Pomilio scruta i minimi segnali esterni della tempesta in atto nel cuore di Alessandro attraverso lo sguardo trepido e intuitivo di Giulia Beccaria, capace di cogliere, del figlio, non soltanto i gesti, i trasalimenti, le preghiere, ma persino i progetti letterari (fittizi, beninteso: un Giobbe, una rielaborazione della Colonna infame) partoriti dall'arrovellarsi - fra contestazione, dubbio e recupero della pienezza di fede - intorno all'interrogativo destinato a tormentare l'umanita' sino alla fine dei tempi: "Perche' il dolore nel mondo nonostante Dio?". Come Manzoni interruppe la stesura del Natale, cosi' anche Pomilio lascio' interrotto un racconto crepuscolare, ideato nel 1964, avviato nel 1983 e pubblicato postumo nel 1991, con un saggio postfatorio di Giancarlo Vigorelli: Una lapide in via del Babuino. Un "torso" di appena tre capitoli, ma con il respiro e il passo di un potenziale romanzo, che avrebbe esplicitato la storia di uno scrittore malato, serenamente presago di un imminente congedo dalla vita, intenzionato a narrare le proprie vicende in parallelo con il metaforico tramonto del principe Girolamo Napoleone in un albergo romano. "Sono pagine penetrate dal silenzio, come da una voce dell'anima", ha commentato Geno Pampaloni, "e da una sorta di dolce rimorso per la felicita' vissuta e perduta". Una felicita' paradossale come quella che echeggia nell'incipit della Lapide: "Adesso s'accorgeva d'essere stato felice senza saperlo. Ma questo pensiero, invece d'amareggiarlo, gli procurava una curiosa sensazione di serenita'". Una felicita' inconscia come quella offerta a schiere di lettori "pensanti" che da ogni nuovo libro di Pomilio venivano stimolate a riflettere con lui, maestro di laicita' cristiana nel mestiere di scrittore e nel mandato di europarlamentare, sui temi piu' sfidanti della condizione umana. Una felicita' il cui ricordo non potra' procurare serenita' a chi lo ha amato finche' il suo lascito letterario non verra' ripubblicato, per intero, in un'edizione critica degna della sua umile autorevolezza. * Una vita fra ricerca, insegnamento e scrittura 1921 14 gennaio: Mario Pomilio nasce a Orsogna (Chieti), primogenito di Tommaso, maestro elementare, fervente socialista e antifascista. La madre, Emma Di Lorenzo, impartisce ai figli Mario ed Ernesto (nel 1932 nascera' anche Tina) un'austera educazione cattolica. 1928 Dopo un biennio a Lanciano, la famiglia si trasferisce ad Avezzano (L'Aquila), ai margini del Fucino. 1939 Conseguita un'eccellente maturita' classica, Mario viene ammesso alla Normale di Pisa: frequenta i corsi di Luigi Russo, Guido Calogero, Giovanni Macchia. 1942-1944 Chiamato alle armi, presidia un campo di prigionia presso Avezzano. Dopo l'Armistizio del '43, entra in clandestinita'. 1945 Tornato a Pisa, si laurea con una tesi su Pirandello narratore. 1946-1947 Docente liceale di lettere, milita prima nel Partito d'Azione, poi nel Partito socialista. 1948 La sconfitta del Fronte popolare nelle elezioni di aprile segna il suo distacco dalla politica attiva e promuove il suo ritorno al cattolicesimo. 1949 Trasferimento, per ragioni didattiche, a Napoli, dove abitera' di li' in avanti con la moglie Dora Caiola (sposata nel '51), salvo una parentesi di ricerca universitaria a Bruxelles e a Parigi, dal '50 al '52, grazie a due borse di studio. 1954 Esordio nella narrativa con L'uccello nella cupola (Bompiani, Premio Marzotto). 1956 Nasce la figlia Annalisa. L'editore Massimo pubblica Il testimone. 1958 Nasce il figlio Tommaso. Doppia pubblicazione del lungo racconto Il cimitero cinese: nella "Fiera letteraria" e nell'antologia La nuova narrativa italiana (Guanda). 1959 Da' alle stampe, per i tipi di Bompiani, Il nuovo corso. 1960-1962 Mentre dirige la rivista "Le ragioni narrative", insegna letteratura italiana all'Universita' di Napoli. 1965 Riscuote il plauso della critica e il favore del pubblico con il romanzo La compromissione (Vallecchi, Premio Campiello). 1966 Dal naturalismo al verismo e La formazione critico-estetica di Pirandello, editi da Liguori, completano un trittico iniziato nel 1963 con La fortuna del Verga. 1967 Pubblicando saggi e interventi polemici in Contestazioni (Rizzoli), Pomilio si pone al centro del dibattito culturale. 1975 Irrompe sulla scena, con enorme successo critico e commerciale, Il quinto evangelio (Rusconi). 1978 Nel volume Il cane sull'Etna (Rusconi) confluiscono cinque "frammenti di un dissesto". 1979 Testi d'impronta religiosa compongono la raccolta degli Scritti cristiani (Rusconi). 1983 Con il romanzo meta-manzoniano Il Natale del 1833 (Rusconi) Pomilio vince il Premio Strega. 1984-1988 Eletto deputato al Parlamento europeo (indipendente nella lista democristiana), si sposta fra Napoli e Strasburgo, nonostante una grave forma di artrite reumatoide. 1986 Le Edizioni Paoline pubblicano il dramma Il quinto evangelista. 1989 Esce l'ultimo saggio pomiliano, dedicato a Edoardo Scarfoglio (Guida). 1990 Stroncato da un tumore, Pomilio si spegne nella sua casa napoletana il 3 aprile. Viene sepolto a Paterno, frazione di Avezzano. 1991 Pubblicazione, presso Rizzoli, di Una lapide in via del Babuino. 2000 L'esigua produzione poetica viene raccolta in Emblemi (Cronopio) dal figlio Tommaso. * Per un bilancio critico essenziale Vanno anzitutto citate le pregevoli introduzioni di Fulvio Scaglione alle riedizioni dei principali romanzi pomiliani negli Oscar Mondadori (1988-90) e la densa bio-bibliografia di Nicoletta Trotta in appendice alla ristampa del Quinto evangelio nei Tascabili Bompiani (2000). Si vedano inoltre, fra i contributi piu' recenti: C. Di Biase, Mario Pomilio. L'assoluto nella storia, Federico & Ardia, 1992. AA. VV., Mario Pomilio e il romanzo italiano del Novecento (Atti del convegno svoltosi a Napoli nell'aprile 1991: relazioni di Prisco, Pampaloni, Chiusano, Luisi, Marabini, Pullini, Scrivano, ecc.), a cura di C. Di Biase, Guida, 1995. C. Cavalleri, lemma "Pomilio", in Letture 1967-1997, Ares, 1998. AA. VV., Mario Pomilio intellettuale e scrittore problematico (testi di Ferroni, Toscani, Esposito, Lanza, ecc.), a cura di C. Di Biase e M. G. Giordano, Sabatia, 2001. P. Maffeo, Quaderno pomiliano, Colacchi, 2005. 4. MEMORIA. LAWRENCE FANE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 dicembre 2008 col titolo "Morto lo scultore americano Lawrence Fane, guardava al Rinascimento"] Lo scultore statunitense Lawrence Fane e' morto nella sua casa di New York, dove si era trasferito dal 1966, essendo nato a Kansas City. Aveva settantacinque anni e comincio' la sua carriera di scultore come apprendista nello studio di George Demetrios. Vincitore del Rome Prize, lavoro' per tre anni nella capitale, dove entro' in contatto con l'arte del Rinascimento. Tra i materiali che usava piu' spesso c'erano il ferro, la pietra, il legno, il vetro, e residui industriali trovati nei "junkyards". Lawrence Fane si e' mosso fin dall'inizio lungo tracciati e coordinate spesso conflittuali rispetto alle mode prevalenti, esplorando per esempio la progettualita' rinascimentale, e confrontandosi in particolare con artisti-ingegneri italiani come Francesco di Giorgio Martini e Mariano di Jacopo detto il Taccola, un artista e ingegnere senese vissuto tra il XIV e il XV secolo. 5. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenz a che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 7. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 8. RIEDIZIONI. NICCOLO' MACHIAVELLI: IL PRINCIPE. DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO. DELL'ARTE DELLA GUERRA Niccolo' Machiavelli, Il Principe. Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Dell'arte della guerra, Utet, Torino 1999, Mondadori, Milano 2008, pp. 1684, euro 12,90. Tre dei capolavori di Machiavelli (e due "legazioni") nell'ottima edizione a cura di Rinaldo Rinaldi. Tutto si impara da Machiavelli: ad affrontare il nudo e duro vero, a smascherare la violenza del potere fissandone il demoniaco volto, a contrastare ogni vilta' ed ogni ipocrisia. A mio modesto avviso nessuno ha saputo leggere Livio come lui; e chi non ha letto il De principatibus (o i Vangeli, o il Chisciotte, o Moby Dick) forse e' meglio non s'avventuri nell'agone grande e terribile cui nessuno puo' sottrarsi. Non si diventa persone amiche della nonviolenza per ingenuita' o ignoranza, lo si diventa avendo sperimentato nella mente o nelle carni l'orrore del mondo, lo si diventa passando attraverso l'ira e lo studio - l'ira per le menzogne e le nequizie, lo studio della realta' effettuale -. Se Machiavelli e' stato usato da lettori malvagi e turpi quale maestro e donno di tecniche di crudelta' e quasi mefistofelico avvocato di ideologie della sopraffazione, a me - e a molti altri ancora - Machiavelli e' stato invece un maestro di verita', di assunzione di responsabilita', di cognizione del dolore e del limite, e quindi di scelta della buona via: la via della nonviolenza. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 677 del 22 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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