Minime. 643



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 643 del 18 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Una modesta opinione su un provocatore, con una coda
2. Peppe Sini: Una giornata a Bracciano
3. Il 19 novembre a Lucca
4. Il 24 novembre a Milano
5. Il 26-28 novembre a Bolzano
6. Dal 2 al 4 gennaio 2009 a Verona
7. Antonella Litta: Una lettera alla Asl di Viterbo
8. Roberto Carnero intervista Gianni Celati
9. Eva Cantarella presenta "La giustizia di Afrodite" di James Hillman
10. Paolo Perazzolo presenta "La vita fa rima con la morte" di Amoz Oz
11. Marina Verzoletto presenta "Sozaboy" di Ken Saro-Wiwa
12. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
13. L'Agenda dell'antimafia 2009
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UNA MODESTA OPINIONE SU UN PROVOCATORE, CON UNA CODA

La colpa non e' soltanto dell'ex presidente della Repubblica Cossiga che
gioca il suo osceno e irresponsabile gioco incurante delle tragedie cui
possono dar adito le folli e scellerate sue parole; la colpa e' anche di
questa ignobile societa' dello spettacolo che quei velenosi proclami e
appelli al crimine amplifica e diffonde per tutte le vene del corpo sociale,
e dell'ingenuita' o della brutalita' di tutti coloro che abboccano all'amo e
corromper si lasciano dal male.
Se ci decidessimo tutti a stendere un pietoso velo di silenzio sulle
truculenze verbali del presidente emerito faremmo del bene a noi stessi, al
nostro paese ed anche a quel pover'uomo che fin dagli anni al Quirinale e'
venuto sempre piu' perdendo ogni rispetto della dignita' umana e della
verita', e finanche di se stesso e delle istituzioni che rappresentava, in
un'orgia crescente di scherni e deliri, in un'identificazione con personaggi
scespiriani tra folli e buffoni, tra criminali e dementi.
*
Non ho bisogno che lo dica Cossiga per sapere dell'esistenza degli agenti
provocatori, per sapere degli abusi e della violenza di sadici e nazisti
purtroppo presenti anche negli apparati dello stato, per sapere quanti e
quali orrori sono accaduti in questo paese per volonta' eversiva dei poteri
dominanti.
Non ne ho bisogno perche' negli anni che Cossiga evoca c'ero anch'io, e non
ho dimenticato.
*
Ma so anche che questo non giustifica l'occultamento (la rimozione, in
termini psicoanalitici) e quindi la riproduzione di altre criminali violenze
e di altre scellerate idiozie che pure si sono date, e continuano. Perche'
la forza dei provocatori e' appunti nel riuscire a indurre le loro vittime
ad esser loro subalterne e speculari, ad entrare nella spirale della
violenza, a lasciarsi soggiogare e plasmare dal potere che ti vuole togliere
la tua dignita'. Ma tu non dimenticare mai cio' che ha scritto una volta
Hannah Arendt: che si puo' sempre dire un si' o un no. E alla violenza dei
provocatori tu sempre sappi dire no.
Fu riflettendo su tutto cio' che negli insanguinati anni Settanta il
sottoscritto - che come molti altri capi' che occorreva decidersi a mettersi
alla scuola del femminismo e farla finita con quanto di militarista,
virilista, patriarcale e sacrificale vi era anche in rilevanti filoni della
tradizione di lotta del movimento di liberazione dei popoli, delle classi e
delle persone oppresse - venne persuadendosi che la nostra lotta richiedeva
la scelta della nonviolenza. La scelta nitida e intransigente della
nonviolenza. La scelta rivoluzionaria e liberatrice della nonviolenza, la
scelta responsabile e umanizzante della nonviolenza. La nonviolenza, che e'
la forma di lotta piu' forte e coerente ed efficace contro tutte le
oppressioni, contro tutte le menzogne, contro tutte le violenze.
E con sempre maggiore chiarezza mi par di sapere ormai da molti anni che la
sinistra politica - non gli apparati corrotti e totalitari e i ceti della
rapina e del privilegio, ma il movimento reale delle oppresse e degli
oppressi che lotta per realizzare giustizia e liberta' e riconoscere tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani e salvare la biosfera dalla
catastrofe - resiste e rinasce se sceglie la nonviolenza, e se quella scelta
non compie perde se stessa e viene schiacciata.

2. INCONTRI. PEPPE SINI: UNA GIORNATA A BRACCIANO

Sabato 15 novembre a Bracciano ho avuto la gioia di partecipare a una
riunione della pattuglia "Pace nonviolenza solidarieta'" dell'Agesci del
Lazio, che si dedica ad un impegno di formazione che dovrebbe essere
condotto ovunque, ovunque.
Una lunga conversazione tra amici soprattutto su cosa sia la nonviolenza,
attingendo alla storia e alla teoria, a molteplici esperienze e riflessioni
e tradizioni, e ponendosi i problemi piu' tragici e piu' radicali, giacche'
la nonviolenza e' lotta contro la violenza, quindi intervento in difesa
dell'umanita' innanzitutto proprio laddove l'umanita' e' piu' crudelmente
aggredita; una lunga conversazione tra amici su questioni enormi e
complesse, ma anche un riflettere sincero e solidale sulla propria vita e i
piaceri di essa (ad esempio le preferenze alimentari, quelle musicali), sul
linguaggio che usiamo, su come si convive e si lavora - talora anche
faticosamente - nelle esperienze associative, nei movimenti di impegno
civile; un ragionare insieme tanto sulle relazioni interpersonali piu'
ravvicinate quanto sui drammi del mondo che convocano la tua coscienza
all'azione buona. Il tutto condito da un eccellente te' e dai dolciumi che
rendono la vita meno amara.
*
Con Daniele, con Ilaria, con Luigi ci conosciamo da un pezzo, ci vediamo di
rado ma ogni incontro e' una festa. Con Flaminia e con Giorgio ci siamo
conosciuti in questa occasione, ed e' stato come un ritrovarsi, un
conoscersi da sempre.
Non faro' qui un riassunto di cio' di cui abbiamo lungamente ragionato dal
primo pomeriggio fino a notte - le questioni ardue e decisive di cui la
scelta della nonviolenza si occupa e consiste -, e me ne scuso.
Queste righe le scrivo solo per esprimere a queste eprsone amiche la mia
gratitudine, l'affetto e la stima, l'apprezzamento grande per il loro lavoro
di costruttrici e costruttori di pace. Persone belle, fortunate e fortunati
quelle ragazze e quei ragazzi che lavorano con loro.
*
Per contattare ed incontrare la pattuglia "Pace nonviolenza solidarieta'"
dell'Agesci del Lazio credo si possa fare riferimento a Ilaria, e-mail:
crazyi85 at hotmail.com

3. INCONTRI. IL 19 NOVEMBRE A LUCCA
[Dalla Scuola della pace di Lucca (per contatti:
scuolapace at provincia.lucca.it) riceviamo e diffondiamo]

"Il contributo della sobrieta' a un nuovo modello di sviluppo".
Incontro con Francesco Gesualdi, del Centro nuovo modello di sviluppo.
Introduce Ilaria Vietina, coordinatrice della Scuola per la pace della
Provincia di Lucca.
Durante l'incontro l'Associazione nuova solidarieta' "Equinozio" presentera'
il progetto dedicato alle scuole superiori "La storia delle cose - un mondo
diverso e' possibile".
*
Francesco Gesualdi, gia' allievo della scuola di Barbiana di don Milani, e'
fondatore e coordinatore del Centro nuovo modello di sviluppo,
l'organizzazione con sede a Vecchiano (Pisa) che analizza le cause profonde
dell'emarginazione, definisce strategie di difesa dei diritti degli ultimi,
lavora per un'economia capace di garantire a tutti la soddisfazione dei
bisogni fondamentali. Gesualdi ha introdotto in Italia il tema del consumo
critico e promosso campagne di pressione nei confronti di Nike,
Chicco/Artsana, Chiquita, Nestle', e del Parlamento italiano per ottenere
una legge sulla qualita' sociale dei prodotti.
Ha curato, per il Centro nuovo modello di sviluppo, molti testi tra cui
Guida al consumo critico (Emi), Manuale del consumo responsabile. Dal
boicottaggio al commercio equo (Feltrinelli), Sobrieta'. Dallo spreco di
pochi ai diritti di tutti (Feltrinelli).
*
L'incontro si svolge mercoledi' 19 novembre 2008, alle ore 17,30, presso la
Sala di rappresentanza, Palazzo Ducale, Lucca, nell'ambito dei cicli di
seminari all'interno del progetto "Economia solidale, economia partecipata".
L'iniziativa e' promossa da Associazione Nuova Solidarieta' Equinozio, Mani
Tese Lucca, Cooperativa Ri-diamo, con il contributo della Scuola per la pace
della Provincia di Lucca.

4. INCONTRI. IL 24 NOVEMBRE A MILANO
[Da Jole Garuti (per contatti: jolgar at fastwebnet.it) riceviamo e
diffondiamo]

Lunedi' 24 novembre alle ore 16 presso il Centro Studi Saveria Antiochia
Omicron, in via Melzi d'Eril 9, a Milano, incotnro su "Donne e mafia, donne
e antimafia".
Con Anna Puglisi del Centro Impastato di Palermo e con Ombretta Ingrasci'
Ph.D Universita' di Londra.
L'ingresso e' libero; per motivi organizzativi si prega di confermare la
presenza all'indirizzo di posta elettronica: csd.saveria at fastwebnet.it
oppure al n. di telefono 0236563480.
*
Anna Puglisi ha scritto molto sulla vita delle donne in terra di mafia. Tra
le sue opere piu' importanti: La mafia in casa mia (storia di Felicia
Impastato), La luna 1986; Donne, mafia e antimafia, Di Girolamo 2005; Storie
di donne, Di Girolamo 2007.
Ombretta Ingrasci' ha scritto Donne d'onore, Mondadori 2007, e vari saggi.

5. INCONTRI. IL 26-28 NOVEMBRE 2008 A BOLZANO
[Da Francesco Comina (per contatti: francesco.comina at gmail.com) riceviamo e
diffondiamo]

Il Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu', simbolo delle lotte degli
indigeni dell'America Latina (candidata alla presidenza del Guatemala alle
ultime elezioni) verra' in visita a Bolzano su invito del Centro per la pace
del Comune di Bolzano dal 26 al 28 novembre. Terra' incontri pubblici e
incontri istituzionali e proporra' un progetto di cooperazione
internazionale che verra' finanziato in parte dalla Provincia di Bolzano e
in parte dalla Fondazione Cassa di Risparmio.
Rigoberta Menchu' terra' anche un incontro pubblico giovedi' 27 novembre
alle ore 20,30 nella sala conferenze dell'Eurac Center in via Druso,
l'incontro e' organizzato dal Centro per la pace insieme a Eurac e
all'Ufficio per la cooperazione internazionale della Provincia autonoma di
Bolzano. E venerdi' 28 presentera', nell'aula magna della Libera Universita'
in via Sernesi, in prima nazionale il libro edito dal Margine di Trento La
Verona del dialogo, scritto da Paolo Bertezzolo che racconta la storia di
don Luigi Adami, un sacerdote veronese molto attivo per i diritti umani e la
pace, amico di Rigoberta Menchu' e del Guatemala.
Di seguito il programma dettagliato della visita del premio Nobel Rigoberta
Menchu' Tum che si inserisce all'interno di una tre giorni dedicata agli
indios dell'America Latina.
*
Mercoledi' 26 novembre
In serata arrivo e sistemazione in hotel.
Ore 20,30: incontro díaccoglienza alla Kolpinghaus. Incontro con Victor
Perez Alvarez detto "Ichu", rappresentante della comunita' indigena dei
Chaope del Peru', una comunita' che e' a rischio di estinzione. Ichu e altri
indios racconteranno le loro storie e le loro tradizioni in una serata dal
titolo "Prima che l'amore finisca. Un popolo si racconta". Organizza il
Centro per la pace.
*
Giovedi' 27 novembre
Ore 10, in Municipio: incontro con il sindaco Luigi Spagnolli e la giunta
comunale.
Ore 11, sala stampa della giunta provinciale a Palazzo Widmann: conferenza
stampa con l'assessore provinciale Francesco Comina e i referenti
dell'Ufficio per la cooperazione internazionale della Provincia Autonoma di
Bolzano.
Ore 20,30, Eurac Convention Center di via Druso 1, incontro pubblico con
Rigoberta Menchu'. Saluti dell'assessore comunale Luigi Gallo,
dell'assessore provinciale Francesco Comina. Interverranno Guenther Cologna
(Eurac), Matthias Abram (esperto di cooperazione internazionale) e Cornelia
Dell'Eva (Libera Universita' di Bolzano). Traduzione simultanea. E' gradita
la prenotazione dei posti al numero 0471055045.
*
Venerdi' 28 novembre
Ore 11, Palazzo Widmann: incontro con il presidente della Provincia Luis
Durnwalder e firma del progetto di cooperazione internazionale per la
formazione di leader di comunita' di base presentato dalla Fondazione
Rigoberta Menchu'.
Ore 16.30, sede della Cassa di Risparmio: incontro con i vertici della
Fondazione Cassa di Risparmio e consegna di un contributo a favore di un
progetto di cooperazione internazionale presentato dalla Fondazione
Rigoberta Menchu' Tum.
Ore 18, aula magna della Libera Universita' di Bolzano, via Senesi 1:
presentazione del libro La Verona del dialogo. Con interventi di Rigoberta
Menchu', Paolo Bertezzolo (autore del volume), don Luigi Adami (protagonista
del libro), Vincenzo Passerini (editore), Piero Padovani (collaboratore di
Rigoberta Menchu'). Saluto e incontro con il rettore Walther Lorenz.

6. INCONTRI. DAL 2 AL 4 GENNAIO 2009 A VERONA
[Da Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) riceviamo e
diffondiamo]

"Comunicare la nonviolenza", seminario 2009 del Movimento Nonviolento per
giovani.
Il seminario e' rivolto ai ragazzi dai quindici ai vent'anni.
Si svolge dal pomeriggio di venerdi' 2 al pomeriggio di domenica 4 gennaio
2009.
L'obiettivo del seminario e' quello di trovare, insieme ai partecipanti,
forme per comunicare e diffondere l'ideale della nonviolenza soprattutto fra
le giovani generazioni.
Formatore: Massimo Valpiana.
Sede: Casa della nonviolenza, via Spagna 8, Verona, tel. 0458009803 (la casa
della nonviolenza e' situata vicino alla bellissima chiesa di san Zeno).
Posti disponibili: 16.
Il seminario e' organizzato dal Movimento Nonviolento.
La quota di partecipazione e' di 27 euro a persona, comprensiva di vitto,
alloggio e copertura assicurativa. Eventuali resti di cassa saranno devoluti
al Movimento Nonviolento.
*
Il seminario e' autogestito e quindi tutti dovranno contribuire per le
esigenze fondamentali: cucina e pulizia. Il seminario sara' organizzato con
la seguente impostazione:
- venerdi' pomeriggio: arrivi, cena e incontro di presentazione;
- sabato mattino: lavori manuali per aiutare la manutenzione del luogo;
- sabato pomeriggio: presentazione del tema, riflessione, interventi,
dibattito e decisioni;
- sabato sera: festa;
- domenica mattina: visita del centro cittadino.
L'alimentazione sara' vegetariana.
*
I genitori dei partecipanti minorenni dovranno firmare e consegnare a uno
dei coordinatori la seguente dichiarazione firmata in originale:
Il sottoscritto ..., padre/madre di ..., dichiara di essere d'accordo che
suo/a figlio/a ... partecipi al seminario "Comunicare la nonviolenza"
organizzato dal Movimento Nonviolento che si terra' a Verona dal 2 al 4
gennaio 2009 e con la presente dichiara di assumersi in toto la
responsabilita' degli atti che suo/a figlio/a potra' fare, dei danni che
potra' arrecare a persone e cose e degli infortuni che potra' eventualmente
subire, ritenendo il Movimento Nonviolento e i coordinatori del campo esenti
da qualsiasi responsabilita' al riguardo.
In fede.
Data e firma.
*
Coordinatori: Elisabetta Albesano (tel. 3471756317, e-mail:
bets.87 at hotmail.com) e Sergio Albesano (tel. 3494031378; e-mail:
sergioalbesano at tiscali.it).
Le iscrizioni vanno effettuate entro il 18 dicembre 2008, rivolgendosi ai
coordinatori.

7. DOCUMENTAZIONE. ANTONELLA LITTA: UNA LETTERA ALLA ASL DI VITERBO
[Da Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) riceviamo e
diffondiamo]

Al Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica, sezione
4 Vetralla - Asl Viterbo, all'attenzione della dottoressa Silvana Forte
e per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Sindaco del Comune di
Caprarola, al Sindaco del Comune di Ronciglione, al Direttore generale della
Asl di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo, all'Assessore
all'ambiente della Provincia di Viterbo, al Presidente della Giunta
Regionale del Lazio, all'Assessore all'ambiente della Regione Lazio,
all'Arpa Lazio - sezione di Viterbo
Oggetto: richiesta dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde
(International Society of Doctors for the Environment - Italia), sezione di
Viterbo, di prendere visione ed estrarre copia della documentazione relativa
alla potabilita' e salubrita' delle acque del lago di Vico presente agli
atti del Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica -
sez. 4 Vetralla della Asl di Viterbo.
*
Egregi signori,
con la presente, l'Associazione italiana medici per l'ambiente
(Isde-Italia), sezione di Viterbo, chiede di prendere visione ed estrarre
copia della documentazione relativa alla potabilita' e salubrita' delle
acque del lago di Vico presente agli atti del Dipartimento di prevenzione -
Servizio igiene e sanita' pubblica - sez. 4 Vetralla della Asl di Viterbo.
Cogliamo l'occasione per ringraziare il citato Dipartimento di prevenzione,
e per esso in particolare la dottoressa Forte, per la lettera del 15
novembre 2008 inviata alla Prefettura di Viterbo (che anch'essa ringraziamo
per la sollecitudine) e alla nostra Associazione, lettera con la quale si
dichiara disponibile la documentazione relativa allo stato di salubrita' e
potabilita' delle acque del lago di Vico presente agli atti del vostro
Servizio.
Nell'apprezzare l'impegno e la tempestivita' di alcune istituzioni, ci duole
invece dover constatare che non abbiamo ancora ricevuto risposta dai Sindaci
di Caprarola e Ronciglione alla nostra richiesta, formulata ai  sensi della
legge 241/90, art. 22, e protocollata in data 14 agosto 2008 presso i
competenti uffici comunali, di avere copia della documentazione relativa
alla potabilita' e salubrita' delle acque del lago di Vico, con particolar
riferimento alla presenza di cianobatteri della specie Plankthotrix
rubescens, come gia' comunicato al Prefetto di Viterbo in data 22 settembre
2008.
Distinti saluti,
dottoressa Antonella Litta, referente per la provincia di Viterbo
dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International
Society of Doctors for the Environment - Italia)
Viterbo, 17 novembre 2008

8. RIFLESSIONE. ROBERTO CARNERO INTERVISTA GIANNI CELATI
[Dal mensile "Letture", n. 622, dicembre 2005, col titolo "Celati, ovvero la
scrittura come visione" e il sommario "Maestro di scrittura di Tondelli,
Palandri e Pazienza negli anni Settanta, l'autore di Fata Morgana e' stato
insignito del Premio Flaiano 2005 e per l'occasione rivela di non amare la
narrativa di oggi. E neppure certi critici..."]

Nato a Sondrio nel 1937, Gianni Celati e' uno degli scrittori che hanno
maggiormente caratterizzato la produzione letteraria italiana dell'ultimo
quarantennio, all'insegna di una sua linea, personale, originale, sempre
sorprendente a ogni nuovo libro. Gia' docente di Letteratura anglo-americana
all'Universita' di Bologna, a un certo punto della sua carriera ha deciso di
lasciare l'insegnamento, per trasferirsi in Inghilterra, dove tuttora vive e
lavora. Tra le sue opere ricordiamo: Comiche (1971), la trilogia Parlamenti
buffi (Le avventure di Guizzardi, 1973; La banda dei sospiri, 1976; Lunario
del paradiso, 1978), Narratori delle pianure (1985), Quattro novelle sulle
apparenze (1987), Verso la foce (1989), Cinema naturale (2001). Fino
all'ultimo libro, Fata Morgana (Feltrinelli 2005), a cui e' stato assegnato
il prestigioso Premio Flaiano 2005.
*
- Roberto Carnero: Celati, Fata Morgana racconta di una strana popolazione,
i Gamuna, che vive in un luogo non precisato e della quale il narratore si
fa testimone. Si tratta di un'allegoria che vuole alludere a particolari
aspetti del nostro mondo oppure e' una pura invenzione fantastica che
dobbiamo goderci come tale?
- Gianni Celati: Il libro finge di essere un resoconto antropologico, sul
modello di un genere, quello dei "viaggi fantastici", che ha una lunga
storia, da Luciano di Samosata a Jonathan Swift. E' un genere fantastico che
non si pratica piu'. Si tratta di una sorta di antiromanzo. Non a caso Swift
scrive i suoi Viaggi di Gulliver, in polemica con il Robinson Crusoe di
Daniel Defoe, nella chiave di una parodia dei romanzi di viaggio. In questo
genere e' insita la tendenza a leggere, attraverso lo specchio di un mondo
immaginario, la nostra stessa societa', di cui vengono cosi' evidenziati
vizi e difetti. Si pensi, in tale direzione, a un altro testo come l'Utopia
di Thomas More. Io ho cercato di inserirmi in questa tradizione. Non e'
detto che il risultato sia all'altezza dei propositi, ma questo era il mio
intento.
*
- Roberto Carnero: Diceva che si tratta di un modo di concepire il romanzo
in controtendenza rispetto alle linee dominanti. Come valuta la produzione
narrativa corrente?
- Gianni Celati: Viviamo in un mondo in cui dominano il giornalismo e
l'attualita'. Mi sembra che oggi la letteratura sia spesso succube del
giornalismo, essendone quasi la continuazione. Si postula l'esistenza di una
realta' che gli scrittori sarebbero chiamati a raccontare. Invece, secondo
me, la letteratura e', prima di tutto, visione.
*
- Roberto Carnero: Lo scrittore come "visionario"?
- Gianni Celati: Le rispondo facendo riferimento a un altro mio libro, Verso
la foce. Avevo viaggiato molto prima di scriverlo, e il libro doveva essere
una sorta di diario di viaggio. In realta' per me scrivere il resoconto di
quel percorso lungo il Po e' equivalso, in un certo senso, a entrare in
psicanalisi. Perche' i sogni e le visioni alla fine hanno avuto la meglio.
Volevo scrivere qualcosa di "reale", invece non ho mai scritto nulla di piu'
visionario. Questo perche' per lo scrittore la realta' non esiste. Lo
scrittore realizza continue proiezioni. In Fata Morgana ho fatto
l'esperimento opposto. Sono partito con il postulare l'esistenza di una
popolazione fatta in un certo modo e da li' ho derivato le conseguenze.
Credo che offrire dei punti di fuga dalla realta' generi un'attivazione del
pensiero, nuovi modi di vedere le cose. Per questo me la prendo con gli
editori quando scrivono il riassunto del libro sulla quarta di copertina. Il
libro chiede di essere letto per essere interpretato, mentre l'industria
editoriale fornisce gia' in partenza una "guida alla lettura" che rende la
lettura stessa meno libera. Per non parlare di certi giornalisti e di certi
critici, il cui mestiere sembra essere quello di addormentare l'intelligenza
dei lettori.
*
- Roberto Carnero: Non le piace il realismo in letteratura?
- Gianni Celati: Soprattutto non mi piace l'individualismo. In certi libri
e' davvero insopportabile. Il romanzo viene sempre piu' concepito come
racconto dell'io e della sua psicologia. Invece a me interessano le
popolazioni, le collettivita', la dimensione sociale. Noi esistiamo in
relazione agli altri, da soli non avremmo senso. La narrativa dovrebbe dar
conto di questa realta', mentre in genere tende a chiudersi nelle pastoie
dell'intimismo.
*
- Roberto Carnero: Ripercorrendo la sua carriera di scrittore, e' d'accordo
con la definizione, offerta da alcuni critici, del suo libro d'esordio,
Comiche, come di un'opera neoavanguardistica?
- Gianni Celati: No, in realta' la Neoavanguardia, il Gruppo 63 c'entrano
davvero poco. Da giovane mi interessavano discipline come la linguistica e
l'antropologia, non avevo intenzione di fare lo scrittore. Poi, un giorno,
un mio amico, psichiatra dell'ospedale di Pesaro, mi porto' da leggere delle
pagine scritte dai suoi "matti". Da li' mi venne l'idea di provare a
scrivere come loro. Un amico poeta, Adriano Spatola, lesse quei miei
esperimenti e ne promosse la pubblicazione su una rivista napoletana,
"Uomini e libri". Quelle pagine piacquero a Italo Calvino e a Giorgio
Manganelli. Loro furono i miei mentori e dopo pochi anni, nel '71, usci' il
libro.
*
- Roberto Carnero: A sua volta, negli anni Settanta, e' stato mentore per
una nuova generazione di scrittori: Enrico Palandri, Pier Vittorio Tondelli,
il fumettista Andrea Pazienza...
- Gianni Celati: Il mio rapporto con loro e' stato frutto del mio
insegnamento al Dams, che loro frequentavano da studenti, ma non credo di
essere stato per loro un maestro di scrittura.
*
- Roberto Carnero: Eppure una certa sperimentazione stilistica, ad esempio
Parlamenti buffi, legata alla resa sulla pagina dell'oralita' ha fatto
scuola...
- Gianni Celati: Puo' essere che gli scrittori che lei ha citato abbiano
ripreso questa mia ricerca. Notavo che nella letteratura italiana esisteva
una frattura colossale tra il parlato reso nei romanzi e quello reale,
dell'uso di tutti i giorni. Ero colpito dall'irrealta' della lingua di uno s
crittore come Moravia. Cio' che e' orale, se diventa scritto, deve essere
reinventato. Da qui l'idea di provare a proporre qualcosa di diverso da una
sbiadita imitazione delle voci.
*
- Roberto Carnero: Come mai a un certo punto, nel 1987, ha lasciato
l'universita', e l'Italia, per trasferirsi in Inghilterra?
- Gianni Celati: E' stata una scelta sofferta, legata all'insoddisfazione
per un'universita' che era diventata nient'altro che un esamificio.
L'insegnamento ha senso quando riesce a trasmettere emozioni, altrimenti e'
meglio mettersi a fare altro. In Inghilterra ci sono andato solo perche' i
mutui per la casa allora erano meno cari che in Italia. Non mi sono trovato
affatto male, tanto che ancora oggi vivo a Brighton.
*
- Roberto Carnero: A cosa sta lavorando?
- Gianni Celati: Da 3 anni sto girando un documentario, un film su un
villaggio africano in Senegal. E' situato nella savana e ha 300 abitanti,
non c'e' la luce elettrica ne' l'acqua corrente. Un amico senegalese ha
tradotto nella lingua wolof, l'idioma del luogo, un testo di Aristofane
sulla poverta' e sulla ricchezza e l'abbiamo fatto recitare all'intero
villaggio. C'e' un coro di donne che parla all'Occidente, dicendo che il
progresso va ripensato. Ora sto cercando i fondi per completarlo. Credo che
ne valga la pena. Il messaggio mi sembra importante.

9. LIBRI. EVA CANTARELLA PRESENTA "LA GIUSTIZIA DI AFRODITE" DI JAMES
HILLMAN
[Dal "Corriere della sera" del 17 novembre 2008 col titolo "E Afrodite
conquisto' la bilancia della Giustizia" e il sommario "Lo psicoanalista
James Hillman rivela una dimensione nascosta nella dea della bellezza"]

Nacque dal mare, Afrodite. O meglio, dalla spuma del mare. Particolare non
irrilevante: la spuma infatti, racconta Esiodo nella Teogonia, si era
formata "attorno all'immortale membro". Vale a dire, per chi non ricordasse
la storia, attorno ai genitali di Urano, tagliati da suo figlio Crono e da
questi gettati tra i flutti. Una storia in verita' alquanto trucida, ma
molto significativa. Afrodite e' la dea di un amore associato alla
sessualita', sia matrimoniale (quel poco di sessualita' indispensabile alla
funzione riproduttiva), sia, soprattutto, irregolare. Di regola, infatti,
gli amori ispirati dalla dea sono illeciti: quello di Medea, ad esempio,
quelli di Fedra e di Elena. Ma e' sbagliato associare Afrodite solo
all'amore e alla bellezza, dice James Hillman nel testo di una conferenza
tenuta a Capri, pubblicata dalla casa editrice La Conchiglia nella bella
traduzione e con le note (molto opportune) di Silvia Ronchey.
Come segnala il titolo - La giustizia di Afrodite - il libro ci conduce
verso terreni inaspettati, abitualmente lontani dal mondo evocato dalla dea:
la Giustizia, appunto, e in particolare il suo rapporto con la Bellezza. Un
rapporto difficile, osserva Hillman, che coglie un presagio di questa
difficolta' nella favola di Amore e Psiche, inserita nelle Metamorfosi di
Apuleio. Psiche, una donna mortale cosi' bella da essere venerata come una
dea, suscita l'oltraggiata indignazione di Afrodite (per i romani Venere),
che la punisce servendosi di suo figlio Eros (per i romani Cupido). Colpita
dalle frecce del dio alato, la psiche umana soffre le pene d'amore: la
giustizia di Afrodite.
Il trascurato legame della dea con il mondo del castigo emerge anche dal suo
rapporto con un'altra divinita', Nemesi, ovvero la retribuzione, intesa come
risposta a un'offesa intollerabile, che a volte provoca una reazione cosi'
passionale da superare la misura del dovuto. Ma Nemesi - legata al regno dei
morti - nel suo culto a Smirne e' circondata dalle Cariti, le Grazie:
Thalia, la Fiorente; Aglaia, la Splendente; Kalle, la Bella; Euphrosyne, la
Gioiosa. I greci non separavano l'amore dall'eccesso, la gioia dalla
tragedia.
L'amore, dunque, e' legato alla Giustizia: e questa, a sua volta, e' legata
alla Bellezza. Nel secondo inno omerico ad Afrodite, la dea, appena nata,
viene accolta dalle Horai, le Ore, che la coprono con vesti bellissime, la
incoronano d'oro, ornano i suoi lobi, il suo collo e il suo petto con
preziosi monili. Ma le Ore sono figlie di Themis, la legge di natura, e si
chiamano Eirene, la Pace, Dike, la Giustizia, ed Eunomia, il Buon Governo.
Bellezza e giustizia non sono separate, come nel nostro mondo, in cui etica
ed estetica (Bellezza e Giustizia, appunto) hanno camminato e camminano per
strade diverse.
La mente occidentale ha perso le sue radici mitiche, dice Hillman: nella
percezione collettiva Afrodite e' priva di sensibilita' etica.
Dobbiamo rivedere la nostra visione del mondo, far crollare le barriere che
separano le discipline. Un discorso complesso, che richiederebbe piu' spazio
di quello possibile, e molte competenze diverse. Una considerazione,
tuttavia, viene alla mente, pensando al rapporto tra sentimenti, emozioni e
impulsi, da un canto, e giustizia dall'altro.
Da secoli considerata territorio della ragione, al riparo della
irrazionalita' delle passioni, la giustizia e' oggi al centro di un
ripensamento da parte di giuristi, psicologi, sociologi, economisti e
antropologi. In un numero speciale di "Theorethical Criminology", del 2002,
si legge tra l'altro che "per avere un dibattito piu' razionale sul crimine
e la giustizia, dobbiamo paradossalmente prestare piu' attenzione alla loro
dimensione emozionale".
E Martha C. Nussbaum, a cavallo tra filosofia e diritto, sostiene che per
comprendere la realta' e se stessi non basta la ragione. Neppure il diritto
e' solo logica: in esso devono vivere anche emozioni come l'amore, l'ansia,
la vergogna, che non solo non sovvertono la moralita', ma, al contrario,
hanno un ruolo etico nella costruzione della vita sociale.
Afrodite sembra riavvicinarsi alla giustizia. Che questo sia un bene o un
male, naturalmente, puo' essere ed e' oggetto di discussione. Ma indica un
ripensamento su temi di grande attualita' e importanza che sarebbe sbagliato
sottovalutare.

10. LIBRI. PAOLO PERAZZOLO PRESENTA "LA VITA FA RIMA CON LA MORTE" DI AMOS
OZ
[Dal mensile "Letture" n. 650, ottobre 2008, col titolo "Oz mostra la genesi
di una storia"]

Amos Oz, La vita fa rima con la morte, Feltrinelli, Milano 2008, pp. 110,
euro 10, traduzione di Elena Loewenthal.
*
Davvero uno strano romanzo, questo La vita fa rima con la morte (verso di
una poesia di un autore israeliano che fa da ritornello all'intera
narrazione), trentunesimo libro di uno fra i maggiori scrittori viventi.
Amos Oz, peraltro, era perfettamente consapevole di scrivere un'opera sui
generis, lontana dai canoni classici della letteratura in generale e della
sua - incentrata sui temi della coppia e della famiglia - in particolare.
Che cosa c'e' di tanto strano in queste pagine? Per la prima volta l'autore,
anziche' raccontare una storia, ci mostra come essa nasce. In altri termini,
ci porta nel laboratorio creativo da cui nascono i suoi testi.
Cosi' uno scrittore (significativamente senza nome) di buon successo, in una
calda serata di Tel Aviv, si avvia a partecipare a un incontro letterario di
cui e' il protagonista. E' annoiato, non ha particolari motivazioni ne'
entusiasmo. E la sua mente comincia a immaginare, inventare, cioe' a fare
cio' che sempre fa uno scrittore quando esercita la sua attivita'. Seduto
nella sala delle conferenze, tra dotte discussioni e domande poco
interessanti, la sua attenzione e' catturata ora da un ragazzo, ora da una
donna, ora da un signore in piedi in fondo alla sala... E su ciascuno nasce,
nella sua mente, un racconto, prima autonomo, poi messo in relazione con
quello degli altri. In contemporanea, pero', a serata finita, avviene un
incontro reale, non immaginato, con la donna che ha letto un brano del suo
libro. Un incontro erotico, lungamente descritto, anche se, in un certo
modo, incompiuto.
Perche' lo scrittore altro non e' che un professionista della parola e
dell'immaginazione che "ruba" storie alle persone, mantenendo, pero',
sempre, un incolmabile e insuperabile distacco: "Guarda tutti da lontano, di
sottecchi, come se tutti esistessero solo per essere usati nelle sue
storie". Perche' allora si scrive? Il mondo non e' tale anche senza la
scrittura? Domande che restano senza risposta.

11. LIBRI. MARINA VERZOLETTO PRESENTA "SOZABOY" DI KEN SARO-WIWA
[Dal mensile "Letture", n. 622, dicembre 2005, col titolo "I contrasti
dell'Africa 'nera due volte'"]

Ken Saro-Wiwa, Sozaboy, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2005, pp. 288, euro
14.
*
Ci sono molti modi di essere presente. Ken Saro-Wiwa, scrittore, drammaturgo
e autore televisivo nato nel 1941, e' morto il 10 novembre 1995, condannato
con otto compagni del Mosop alla pena capitale dai tribunali del dittatore
nigeriano Sani Abacha. L'indignazione degli intellettuali occidentali e
delle organizzazioni per i diritti umani non smosse l'opinione pubblica e i
governi abbastanza da evitare questo esito a un processo costruito
sull'imputazione di essere "mandante morale" di quattro omicidi: a cadere
per mano di manifestanti erano stati capivillaggio tradizionali accusati di
avere elargito concessioni alle compagnie petrolifere in cambio di favori
personali. Saro-Wiwa nel 1993 aveva fondato il Mosop, un movimento
nonviolento per la difesa dei diritti della sua etnia, gli Ogoni, insediata
nel delta del Niger e dedita alla pesca e all'agricoltura, prima che
l'ecosistema venisse devastato dallo sfruttamento dell'oro nero. Fu questo
impegno civile e politico a fornire il pretesto per l'accusa e la condanna.
L'anniversario di un episodio emblematico dei mali che tuttora affliggono
l'Africa e' stato ricordato a Roma con un evento intitolato "Saro-Wiwa, non
mi piace l'Africa". E' stato messo in scena, a cura del Teatro di Sacco e di
Shell Vibes, con la voce recitante di Roberto Biselli e le musiche di Gerard
Antonio Coatti, l'"Oratorio in morte di Saro-Wiwa", ispirato ai testi di
Paul Niger, Non mi piace quest'Africa, e dello stesso Saro-Wiwa, Anche
questa Nigeria.
Tra gli organizzatori, l'editore Baldini Castoldi Dalai: la giornata in
memoria del grande scrittore nigeriano aveva infatti quale episodio centrale
la presentazione di Sozaboy, il romanzo capolavoro dell'autore (1985),
finalmente accessibile al lettore italiano grazie all'iniziativa di Itala
Vivan e alle cure di traduttore di Roberto Piangatelli...
A sollecitare l'interesse del critico letterario e' innanzitutto la
questione del linguaggio: Sozaboy (espressione pidgin per soldier boy,
soldatino) e' infatti, come recita il sottotitolo originale, "a novel in
rotten english". Come rendere in italiano il sapore originario di questo
"inglese marcio", un "amalgama di pidgin nigeriano, inglese sgrammaticato, e
buon inglese, con punte addirittura idiomatiche"? La risposta di Piangatelli
e' il racconto di una storia d'amore, e non solo perche' c'e' di mezzo il
suo matrimonio con la nigeriana (per l'esattezza di etnia Ijaw) Esther
Oyadi. Come capita spesso agli europei, Piangatelli ha contratto il "mal
d'Africa", che nel suo caso si alimenta anche del fascino di una lingua
dalla grammatica semplificata ma duttilissima, dalla sonorita' comica e
onomatopeica, dal lessico inventivo e trasgressivo, adatta a esprimere
l'incontenibile vitalita' africana e la sua altrettanto debordante tendenza
a tradursi in narrazione.
Non e' solo in gioco l'allegra buffoneria che, come nota Parazzoli, e'
tipica dei dialetti; ne' solo la divisione un po' classista, rilevata da
Giobbio, tra il tragico "alto" e il comico "basso". In effetti, Piangatelli
ha dovuto tradurre nel pidgin non tanto un dialetto, quanto una "lingua di
mezzo", uno strumento inventato per instaurare una mediazione comunicativa
nel caos multietnico di quella nazione artificiale che e' la Nigeria, come
molti altri Paesi postcoloniali disegnati a tavolino sulle mappe dagli ex
colonizzatori.
Bisognava quindi tradurla con altrettanta inventiva linguistica, accettando
il rischio, pure paventato dall'editore, che deformazioni volute fossero
scambiate per refusi. Il tutto nel tentativo di far combaciare l'espressione
con l'anima dei personaggi, come a sua volta aveva voluto l'autore
nell'adottare per Sozaboy esattamente la lingua nella quale pensa e si
esprime un ragazzo che ha ricevuto un'istruzione elementare e vive in un
villaggio dove nessuno sa niente perche' "Dukana e' troppo lontana da
qualsiasi luogo civile di questo mondo"; un ragazzo che ha come massima
aspirazione quella di prendere la patente e diventare autista del furgone
che porta "in citta'", a Pitawka. Fino a quando scoppia la guerra del Biafra
e Mene, per conquistare la bella Agnes, che viene dalla metropoli Lagos e ha
"piu' tette che anima", scopre il fascino dell'uniforme e diventa Sozaboy.
Della guerra, delle sue cause, della posta in gioco, Sozaboy non sa niente:
non sa nemmeno per chi sta combattendo, ne' e' possibile evincerlo dalla
narrazione, dalla quale si capisce solo che Mene a un certo punto passa
nell'esercito dell'ex nemico. Non combatte per una causa e della guerra
scopre ben presto tutta l'assurdita'; ma continua a combattere perche' "man
mus wak", "l'uomo deve vivere", anzi sopravvivere a qualunque costo: figura
inquietante le cui riapparizioni scandiscono la vicenda del protagonista,
Manmuswak non sembra neppure un singolo personaggio, ma la molteplice
incarnazione di un atteggiamento pre-morale caratteristico della societa'
nigeriana.
Sozaboy convince con la "necessita' interiore" (Parazzoli) delle sue
soluzioni espressive e con la felicita' narrativa tipicamente africana,
anche se una certa lentezza e ripetitivita', peraltro tipica del pidgin,
rende lo stile un po' datato rispetto all'asciuttezza dei migliori scrittori
africani di oggi (Zaccuri).
In una veste di indiscutibile valore letterario, Sozaboy esprime una
denuncia che vent'anni dopo non ha perso la sua attualita'. La dittatura di
Abacha e' caduta e in Nigeria c'e' oggi un regime che vorrebbe assomigliare
a una democrazia; ma la situazione degli Ogoni non e' cambiata e "man mus
wak" giustifica ancora ogni sorta di corruzione.
Piu' in generale, rileva Piangatelli, l'atteggiamento "pre-morale" si
traduce in una mentalita' diffusa - Sozaboy non ne e' immune - che, per
esempio, considera normale che il maschio non si assuma alcuna
responsabilita' nei confronti della troppo numerosa prole che semina dietro
di se': con una media di 7,1 figli per ogni donna con piu' di 18 anni,
neppure la migliore delle democrazie potrebbe garantire strutture sanitarie
e scolastiche adeguate.
Questa mentalita' finisce per agevolare lo sfruttamento e perpetuare la
situazione denunciata da Saro-Wiwa nel testamento spirituale pronunciato di
fronte ai giudici: "Provo sgomento per la vergognosa poverta' del mio popolo
che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la
devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo
riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Cosi' ho dedicato
tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale
credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito".

12. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano
per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita',
per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla
forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione
tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno
dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della
nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata.
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009".
- 1 copia: euro 10
- 3 copie: euro 9,30 cad.
- 5 copie: euro 8,60 cad.
- 10 copie: euro 8,10 cad.
- 25 copie: euro 7,50 cad.
- 50 copie: euro 7 cad.
- 100 copie: euro 5,75 cad.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

13. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne
nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di
Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani.
Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro
Impastato o all'editore.
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 643 del 18 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it