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Minime. 608
- Subject: Minime. 608
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 14 Oct 2008 07:32:35 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 608 del 14 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Nepi 2. Marina Forti: Ilisu 3. Lorenzo Ferrero: Benjamin Britten 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. OGGI A NEPI [Dal Comitato "Nepi per la pace" (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it) riceviamo e diffondiamo] Per iniziativa del comitato "Nepi per la pace", dell'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) sezione "Emilio Sugoni", e dell'associazione Liberagora', si svolge oggi, martedi' 14 ottobre, a Nepi (Vt) con inizio alle ore 16,30 nella sala consiliare del Comune, un incontro con il magistrato Ferdinando Imposimato sul tema "Le nuove frontiere dei diritti inviolabili dell'uomo". Sara' un'importante occasione di riflessione sul tema dei diritti sanciti dalla Costituzione Italiana ed oggi gravemente violati, a cominciare dai diritti che tutelano la salute, il lavoro dignitoso e sicuro, il patrimonio ambientale, storico ed artistico, il diritto all'istruzione e alla solidarieta': i diritti che fanno dell'Italia un paese democratico, antifascista, fondato sul lavoro, che ripudia la guerra e fa dell'accoglienza e della solidarieta' un valore fondante. Verra' inoltre presentato il libro "Doveva morire" sul delitto Moro, libro di cui Ferdinando Imposimato e' autore insieme al giornalista Sandro Provvisionato. Ferdinando Imposimato, illustre magistrato, si e' occupato di importanti processi di terrorismo, mafia, camorra, sequestri di persona; docente universitario, gia' deputato e senatore, e' stato membro della Commissione parlamentare antimafia. 2. MONDO. MARINA FORTI: ILISU [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2008 col titolo "Una speranza per Ilisu"] Forse sara' il colpo decisivo, quello che permettera' di archiviare in modo definitivo il progetto idroelettrico di Ilisu in Turchia. I governi di Germania, Austria e Svizzera hanno trasmesso a quello turco una "notifica di fallimento ambientale" in relazione al progetto della diga: e' il primo passo di una formale procedura per ritirare il proprio sostegno finanziario. Anzi: e' la prima volta che delle agenzie di "credito all'export" di paesi europei rimettono in questione un progetto per i suoi impatti ambientali e sociali. Un breve promemoria: il progetto di Ilisu, sul fiume Tigri in Anatolia sud-orientale (la regione kurda della Turchia), e' in cantiere da una decina d'anni: una diga alta 138 metri e larga 1.820 (la piu' grande in Turchia dopo la diga Ataturk), che dovrebbe alimentare una centrale elettrica da 1.200 MegaWatt di potenza. Se costruita, creera' un lago artificiale di 313 chilometri quadri che sommergera' l'antica citta' di Hasankeyf e circa 200 siti archeologici, e costringera' a sfollare almeno 50.000 abitanti kurdi (qualcuno dice quasi 80.000) che perderanno casa, terra e attivita' economiche - aggiungendo motivo di risentimento in una regione gia' infiammata dai conflitti. Senza contare che con la diga sul Tigri (e altri progetti sul fiume Eufrate) la Turchia ipoteca il flusso d'acqua verso Siria e Iraq. Progetto controverso, dunque, tanto che nel 2002 era rimasto arenato quando un consorzio di aziende europee ha rinunciato non avendo ottenuto il sostegno delle rispettive Agenzie di credito all'export (gli enti pubblici che garantiscono gli investimenti - privati - compiuti da aziende nazionali in paesi terzi, una sorta di assicurazione sui rischi finanziari e/o politici in cui possono incorrere). Un nuovo consorzio interessato a costruire quella diga si e' formato qualche tempo dopo, tedesco-svizzero-austriaco: e dopo lunghi negoziati, nel marzo 2007 le agenzie di credito all'export di Germania, Austria e Svizzera hanno approvato garanzie per il progetto ponendo pero' una serie di ben 153 condizioni in merito all'impatto ambientale e sociale dell'impresa (tra cui quella che il monitoraggio fosse affidato a un gruppo di esperti indipendenti). Sembra che questi abbiano svolto il loro lavoro in modo davvero serio, a quanto scrive nel suo blog Peter Brosshard, dirigente della rete ambientalista International Rivers; nel loro ultimo rapporto concludono che il progetto di Ilisu "comporta seri rischi di impoverimento, destituzione e disorganizzazione sociale per la massiccia popolazione abitante nel bacino", aggiungendo che questo "di fatto significa violare l'accordo legale fatto con le Agenzie di credito all'export". In base alla "notifica di fallimento ambientale", la Turchia ha 60 giorni di tempo per rispettare le condizioni poste - cio' che non ha fatto nei 18 mesi passati. Il progetto di Ilisu dunque non e' ancora chiuso: ma per la ministra tedesca dello sviluppo Heidemarie Wieczorek-Zeul la notifica e' "l'ultima chance", significa che i tre paesi hanno cominciato a ritirarsi dall'impresa. Andrea Baranes, della Campagna per la riforma della Banca mondiale, punta il dito sulle banche finanziatrici: c'e' da aspettarsi che si ritirino a loro volta "da un progetto che presenta grandi rischi di reputazione e finanziari", visto che la garanzie sono venute meno. E in primo luogo l'italiana Unicredit, che di rischi ne corre gia' fin troppi. Entusiasta il commento del sindaco di Hasankeyf, che vede la salvezza per la sua citta'. Le proteste locali e un'agguerrita campagna internazionale alla fine hanno prodotto un effetto. 3. PROFILI. LORENZO FERRERO: BENJAMIN BRITTEN [Dal mensile "Letture", n. 604, febbraio 2004, col titolo "Benjamin Britten" e il sommario "Dispiace non riuscire a trovare un aggettivo migliore dell'abusato 'eclettica', per definire la musica del compositore che nel '900 ha portato - incredibilmente - l'Inghilterra ai vertici della produzione operistica"] La musica di Britten puo' vantare almeno due primati nel quadro difficile del secolo scorso: aver avuto immediato successo e aver rilanciato l'attenzione verso la musica inglese, che dai tempi di Purcell sembrava aver perso la capacita' di uscire dai confini nazionali. Entrambi i primati sono dovuti alle indubbie qualita' del compositore, ma ci obbligano a uno sguardo piu' attento alla realta' da cui proveniva e in cui si e' affermato. Di solito gli imperi esportano la loro cultura con la forza del denaro e delle armi. E l'impero britannico non difettava ne' dell'uno ne' delle altre. Tuttavia in campo musicale un'antica soggezione alla musica tedesca, a cominciare dal prolungato soggiorno di Haendel, sembrava bloccare la strada verso una musica nazionale, e alla identificazione dei suoi elementi costitutivi. Facile, per Britten, ironizzare sul fatto che gli inglesi avevano trattato per anni "il musicista come una curiosita' che si poteva appena tollerare", e considerato l'arte un "lusso sospetto ed eccessivo". Vero e' che l'impero britannico era un grande network commerciale (non a caso rimasto in parte in piedi ben oltre la fine del colonialismo), pago della concretezza delle sue realizzazioni, fra le quali contava relativamente poco, oltre ai fini di rappresentanza di una Royal Opera House, la partecipazione a una vita teatrale o la creazione di orchestre sinfoniche: indubbiamente meno che a Parigi, Vienna o Berlino. Nonostante le condizioni ambientali sfavorevoli, a partire dalla fine dell'Ottocento compositori come Elgar, Delius e Holst avevano innestato sulle solide basi tecniche e sulla rassicurante liberta' d'azione del tardo Romanticismo tedesco qualche gemma tanto tipicamente britannica quanto difficile da definire: un certo colore, una certa malinconia, un certo eroismo poco spaccone ma molto fiero di se', qualche radice popolare (si dovra' a Vaugham Williams, di poco piu' giovane, una piu' precisa attenzione in questo senso). Fatto sta che ancora oggi non si trova di meglio che definire eclettico ognuno di questi compositori (e si continua fino a Britten incluso e i suoi "colleghi" Walton e Tippet). Nel caso della pubblicistica su Britten la parola eclettismo si spreca: se da un lato rappresenta una condanna ideologica ad opera delle neoavanguardie, dall'altro corrisponde alla reale difficolta' dei musicologi a cercare i tratti distintivi della sua musica, le sue matrici, i suoi procedimenti. E non tanto fra i piu' noti esempi internazionali, ma particolarmente nella produzione dei connazionali suoi predecessori. Non valgono qui le grandi scelte di campo (tonalita'-dodecafonia, per ricordare la piu' nota e famigerata), rispetto alle quali Britten piu' che incerto e' sostanzialmente indifferente, ne' tratti maniacali particolarmente insistiti (il ritmo ossessivo, la iper-consonanza o la iper-dissonanza), insomma nulla di facilmente rilevabile e riducibile a una sintetica etichetta. La sua musica e' gradevole, accessibile, ma senza particolare effusione melodica; l'attenzione al dettaglio spesso frammenta pericolosamente i momenti operistici piu' drammatici; il gesto, sempre elegante, e' raramente perentorio. Il contrappunto e' piu' un metodo artigianale di lavoro che un manifesto di rigore costruttivo. Qualche volta e' venuto il sospetto che il suo successo, specie in vita, derivasse da questo non essere ne' carne ne' pesce. Ma il tempo, la permanenza dei suoi lavori nei cartelloni internazionali, ha dimostrato che la discrezione del suo fascino, che si potrebbe paragonare a quella di certo abbigliamento british, ha lasciato radici profonde e continua a colpire per le sue impalpabili, eppure sostanziose ragioni. * Nato in un giorno fatale Un compositore che a 50 anni sarebbe stato gia' celebrato come un genio imperituro non poteva che essere nato sotto gli auspici di santa Cecilia, il 22 novembre del 1913. Piu' anonimo il luogo, Lowestoft nel Suffolk, terra di antiche origini, gia' parte della principale provincia romana, sul Mare del Nord. Terra anche pericolosamente vicina alla Germania, almeno per uno Zeppelin che durante la prima guerra mondiale sgancio' una bomba: primo drammatico ricordo nella vita di Britten bambino, segnata per il resto da una confortevole agiatezza. Il padre Robert Victor faceva il dentista, la madre, soprano non professionista ma di buone qualita', contribuiva a incoraggiare una serena attivita' amatoriale domestica, insieme ai fratelli Barbara, Robert ed Elisabeth, tutti con qualche anno di piu'. Tanto i Britten tenevano al far musica domestico che bandirono il grammofono dalla loro casa. Decisione condivisa a posteriori anche dal figlio minore, che piu' avanti negli anni sentenzio': "Quando dico che l'altoparlante e' il principale nemico della musica, non intendo che non sono grato a esso come strumento di formazione o di studio, o per risvegliare la memoria. Ma non fa parte della vera esperienza musicale". Classico bambino prodigio, a 5 anni componeva gia' qualcosa. Col pianoforte faceva progressi stupefacenti. Britannico fino al midollo, si distingueva contemporaneamente come capitano di cricket (piu' avanti avrebbe praticato il tennis). Di costituzione non robustissima, aveva dato qualche iniziale preoccupazione ai genitori. Dal padre aveva ereditato anche il senso del lavoro metodico alternato a salutari, lunghe passeggiate. Niente "genio e sregolatezza", salvo qualche inevitabile stupidaggine giovanile. Durante le visite della famiglia a Londra, il ragazzo non chiedeva altro che partiture in dono, o anche il piacere di rovistare nel grande negozio di Augener. La madre, convinta che si sarebbe aggiunta un'altra B alle iniziali dei grandi compositori, incoraggiava ogni esperienza musicale, col solo limite di decenti risultati scolastici. Insomma un'infanzia ideale, la cui serenita' e innocenza avrebbe rimpianto per tutta la vita, e una precoce musicalita', che avrebbe dato origine al mito (e diciamo pure, anche se non sempre, alla realta') della sua facilita' nel comporre. Amava la sua terra, e appena possibile trovo' la propria residenza poco piu' a sud, a Aldeburgh, in una tipica casa di mattoni, detta "la casa rossa". Ma il quadro fin qui presentato non deve lasciarci immaginare un Britten totalmente conformista e votato alla decorosa futilita' della vita sociale di campagna. Tutt'altro: fu attivo nemico della caccia, fin dalla piu' giovane eta', e soprattutto attivo e intransigente pacifista, cosa che gli rese la vita non facile, essendo nato alla vigilia di una guerra mondiale e avendo vissuto in pieno la seconda. Era anche omosessuale. Sull'argomento non si e' scatenata fortunatamente l'indagine dei biografi, almeno nella stessa misura di Poulenc, anche perche' Britten si e' guardato bene dal darne il minimo appiglio. E' difficile ricordare la minima esibizione plateale delle sue inclinazioni, come era forse perfino di moda in certi ambienti artistici (si veda il caso dell'amico poeta W. H. Auden), anche se e' un fatto che convisse per anni e fino alla morte col tenore Peter Pears. Tuttavia senza contrastare la morale comune, anzi quasi assecondandola, appariva piu' che altro come un signore di scarsi appetiti sessuali che condivideva la casa con un amico e collega. L'intenso lavoro comune giustificava la "praticita'" del convivere, lasciando tutti con le loro eventuali curiosita' in tasca. Come ha ricordato Pears, la parola gay non faceva parte del suo vocabolario. Certo i pettegolezzi si scatenavano lo stesso, soprattutto col crescente successo del Festival da lui fondato a Aldeburgh, diventato un punto di riferimento della vita musicale inglese a partire dagli anni Sessanta. Gli esclusi avevano gioco facile nell'attribuire alle proprie diverse inclinazioni sessuali litigi ed estromissioni, trovando sempre qualcuno disposto a dar loro retta. Qualcun altro (come uno dei primi critici-agiografi, Hans Keller) ha ritenuto di rinvenire segnali della sua omosessualita' nella scelta di certe soluzioni timbriche, come l'uso di voci bianche maschili, ma francamente si potrebbe dire altrettanto di molti compositori rigorosamente eterosessuali. E' piu' probabile semmai che l'omosessualita' accentuasse in lui il senso dei lati oscuri, misteriosi, incontrollabili della personalita' umana e dell'eta' adulta, fornendogli materiale per una piu' attenta dimensione psicologica, soprattutto riguardo a certi personaggi delle sue opere, come nella nota vicenda del professor Aschenbach in Death in Venice, o nella sottile corruzione dei fanciulli in The Turn of the Screw. Infine, il senso del contrasto fra chiaro e scuro, fra l'innocenza e la sua perdita, sono alla base di un gran numero di lavori di ispirazione religiosa. Alla luce della rigida morale impartitagli in un'epoca ancora post-vittoriana non e' difficile oltretutto immaginare che l'omosessualita' abbia acuito il senso del netto contrasto fra il bene e il male a cui forse era naturalmente incline. Quanto al carattere, appariva cordiale ma chiuso. Nonostante il successo, fu sempre molto autocritico e sensibile alla critica, quasi insicuro dei propri risultati, talvolta sfiorando la depressione. Nello stesso tempo, la difesa delle sue idee era sempre chiara, netta e perfino caparbia. Non rinnego' i lavori giovanili, ma li sottopose quasi tutti a revisione. * Stregato dal mare Non aveva ancora dieci anni quando fu "messo al tappeto" (parole sue) dall'ascolto della "suite" The Sea di Frank Bridge al Festival di Norwich. Bridge era un compositore di una certa autorevolezza all'epoca fra le due guerre. Sensibile alla musica da camera, anche come violista, e solido professionista dell'arte orchestrale, cultore del rigore della scrittura, che lo avrebbe portato piu' avanti ad avvicinarsi alle idee di Schoenberg, era la persona giusta per dare un po' di disciplina alle rigogliose idee del nostro precoce ragazzino. Grazie a una comune amicizia i due si conoscono, e di buon grado Bridge gli insegna il "rigore della buona tecnica", contribuisce ad allargare e rendere sistematica la conoscenza del repertorio musicale, con particolare riferimento ai compositori inglesi. Parte dell'insegnamento e' speso anche sui temi del pacifismo e della condanna della caccia. Nel 1930 Britten si iscrive al Royal College of Music, con una borsa di studio aggiudicata tra gli altri da Vaugham Williams. La sua carriera scolastica e' disseminata di qualche piccolo incidente legato alle sue passioni musicali (litiga con la direzione per far includere la partitura del Pierrot Lunaire di Schoenberg nella biblioteca), ma sostanzialmente passa senza infamia e senza lode. Certo, dopo la fortuna dell'insegnamento intensivo e personalizzato con un compositore come Bridge tutto gli deve essere sembrato noiosa routine. Nel frattempo migliora come pianista, e comincia a dare qualche concerto come solista. La sua carriera scolastica puo' dirsi conclusa nel momento in cui, tirando le somme delle proprie composizioni giovanili, mette insieme nel 1934 la Simple Symphony per archi, che rimane una delle sue pagine piu' amate, e in assoluto fra le piu' frequentemente eseguite per quella formazione: una composizione comunicativa, accattivante, meno semplice di quello che sembra, e testimonianza della sostanziale indifferenza del Britten compositore (a dispetto delle battaglie culturali sopra accennate) ai travagli linguistici del primo Novecento. La composizione viene eseguita con successo a Norwich. Nello stesso periodo la Sinfonietta op. 1 e A Boy Was Born, trasmessa dalla Bbc il giorno della morte del grande Elgar, sembrano segnalare la nascita di una nuova stella della musica inglese, come qualche critico non manca di notare. Anche se con una prudenza che indispettisce il giovane autore, e con la prima comparsa, sull'"Observer", della famigerata parola "facilita'", che l'avrebbe perennemente angustiato. * Un'arte per la vita Dopo due mesi di viaggio con la madre in buona parte dell'Europa, compresa Vienna, dove fu molto deluso di non poter incontrare Berg, Britten torna in patria e si stabilisce a Londra col sicuro proposito di guadagnarsi da vivere come compositore. Si dedica percio' a musica per film e documentari, che arricchisce la sua esperienza e gli permette una accettabile sistemazione. E' nel corso di questi lavori che incontra anche il poeta Wystan H. Auden, di appena sei anni piu' vecchio, con il quale inizia una forte amicizia, cui seguira' una altrettanto forte rottura. Per il momento registriamo il fatto che, insieme a consigliare buone letture, come Donne e Rimbaud, il poeta cerca di rinforzare, sulla base delle comuni idee pacifiste e antivenatorie, lo spirito ribelle e anticonformista del giovane compositore. Interessante risultato del momento piu' apertamente ribelle del nostro e' il ciclo sinfonico con voce Our Hunting Fathers, su testo di Auden. Inutile dire che alla prima esecuzione, nel 1936 a Norwich, il pezzo fu accolto con estremo fastidio dal pubblico, in particolare dall'aristocrazia, notoriamente incline all'arte venatoria. Va detto pero' che l'esecuzione a Londra nel 1937 fu di maggior soddisfazione, grazie anche alla direzione di Adrian Boult. L'influenza di Mahler e Shostakovich, piu' che in Simple Symphony, e' evidente qui e in un altro pezzo dello stesso periodo, Russian Funeral. Anche se ci interessano meno come pezzi in quanto tali, sono indicativi del fatto che il giovane Britten si pone sulla scia della English Renaissance delle generazioni precedenti (in quanto cerca ispirazione all'esterno), ma nello stesso tempo prende le distanze dall'eccessiva eleganza e tornitura formale di predecessori e coetanei. Scrive nel suo diario, a proposito della esecuzione in forma di concerto della Lady Macbeth di Shostakovich: "I risolini degli eminenti compositori della English Renaissance erano tipici. C'e' piu' musica in una pagina di Lady Macbeth che nell'intera loro 'elegante' produzione". Si cominciano in tal modo a forgiare gli strumenti per affrontare con successo il terreno drammatico dell'opera, un capitolo rimasto chiuso per la musica inglese fin dai tempi di Purcell. Nel 1937 muore la madre, lasciando un gravissimo vuoto, addolcito dall'inizio della lunga e stabile relazione con il tenore Peter Pears. Comincia la sua reputazione internazionale, con l'esecuzione di Variations on a Theme by Frank Bridge al Festival di Salisburgo. Scrive, anche per se stesso come pianista, un brillante Concerto per pianoforte e orchestra. * Boheme a New York Nel 1939 parte per gli Stati Uniti con Pears. La decisione nasceva soprattutto da Auden, stufo di fare "il poeta di corte della sinistra", e pronto a cercare anonima cittadinanza altrove. Il clima plumbeo che si addensava sull'Europa doveva aver convinto tutti che era il passo giusto da fare. A questo periodo, caratterizzato anche da uno stile di vita bohemien, e da una caotica coabitazione a New York in una sorta di comune artistica dove passava ogni sorta di ospiti, compreso Salvador Dali', appartengono due lavori importanti: Les illuminations, su testi di Rimbaud, e il meno noto Seven Sonnets of Michelangelo. Si tratta di una scrittura vocale impeccabile e di una grande penetrazione dei testi, su cui la musica getta una luce autonoma e discreta, nella piu' pura tradizione liederistica, ma anche, nelle Illuminations, con un chiaro senso del contrasto drammaturgico. Frutto altrettanto interessante, benche' di valore meno sicuro, e' l'opera Paul Bunyan, definita dagli autori (il testo e' di Auden) "operetta corale in due atti e un prologo". Discusso allora (1941) come oggi, il lavoro ci interessa perche' rivela un autentico autore drammatico e la capacita', che avrebbe dato grandissimi frutti piu' tardi, di scrivere efficacemente in una dimensione cameristica e ridotta nei mezzi. L'opera segna insieme l'apice e la crisi dell'amicizia con Auden (di cui vanno ricordate future efficacissime collaborazioni con Strawinsky e con Henze), cui Britten comincia a rimproverare "l'autoritarismo" intellettuale. Ne segue la decisione di tornare in Inghilterra. Nel frattempo gli era capitato fra le mani uno scritto di Forster, che parlava del poeta settecentesco John Crabbe, nato ad Aldeburgh, che aveva scritto una storia su un certo Peter Grimes... Un segno del destino: Peter Grimes sara' ed e' tuttora un successo mondiale e Aldeburgh sara' fino alla morte la sua residenza. * Per punizione, fare musica! La prima cosa che deve fare, nell'Inghilterra bombardata del '42, e' presentarsi con Pears come "obiettore di coscienza", ottenendo la mite condanna, se cosi' la si puo' chiamare, a diffondere la musica inglese in tutto il Paese con frequenti concerti. Il compositore e' pieno dell'energia dei suoi trent'anni. Vaugham Williams e' il nume tutelare della musica inglese e festeggia i suoi settanta. Walton e' il giovane compositore di spicco. Britten e Tippet hanno una buona reputazione, ma non certo la fama. Nel gennaio del '44 comincia la composizione di Peter Grimes, dopo aver trovato la collaborazione di Montagu Slater, con cui aveva lavorato in passato come compositore di musica di scena. Eric Crozier, regista stabile della compagnia Sadler's Wells, dispensava consigli tecnici sulle possibilita' della scena operistica. Con questa impegnativa impresa si stabilizza definitivamente il metodico sistema di lavoro di Britten: composizione la mattina, passeggiata, ripresa del lavoro al pomeriggio. Mai lavoro di notte, convinto che un artista rischiava di lasciar passare cose che a mente fresca, la mattina, non avrebbe mai trovato accettabili. Interessante notare anche che, nonostante le pressioni del grande editore Boosey perche' l'opera fosse data al Covent Garden, Britten insistette per la piu' giovane e fresca compagnia Sadler's Wells, di cui era entrato a far parte anche Pears. Non tutta la compagnia era d'accordo, e qualcuno diede del filo da torcere durante le prove, ma la prima, il 7 giugno 1945, fu un successo memorabile, condiviso da pubblico e critica, nonostante un'esecuzione, secondo alcuni testimoni, non priva di pecche e di incertezze. Si poteva leggere sul "Times": "Le aspettative erano alte, e non sono state deluse... E' un buon segno per l'opera inglese che il primo frutto della pace dimostri chiaramente che l'opera su grande scala e con grandi mezzi espressivi possa essere ancora scritta". Tema dell'opera e' la sorte di un pescatore, Peter Grimes, che, assolto in tribunale per la morte di un suo mozzo, e' costretto dall'ostilita' dei compaesani, anche a causa di maltrattamenti e morte accidentale di un secondo mozzo, a cercare il suicidio in mare. E' una storia di gente crudele (affidata magistralmente al coro, come opinione pubblica) in un mondo duro, dalla natura aspra e difficile, con la presenza continua e opprimente di un mare (gli "Interludi marini" diventeranno una pagina staccata di grande diffusione) che evoca fantasmi e indurisce i cuori. La dolcezza della storia d'amore fra Peter ed Ellen scalfisce appena il senso del destino inesorabile di personaggi prigionieri del loro ruolo e del loro mondo, che ricorda il clima espressionista di un Wozzeck. Ma la musica, con ricchezza di mezzi e il ricorso a diverse tradizioni (non ultimo il ruolo del coro nell'opera russa), ovvero cio' che in mancanza di meglio viene definito "eclettismo", riesce a suonare autenticamente originale e coerente, dando non solo una nuova grande pagina alla tradizione operistica, ma rinnovandola da un punto di vista in cui non e' difficile riconoscere la matrice culturale tipicamente britannica. Come le altri grandi opere del secolo scorso, Peter Grimes non si afferma soltanto per la bella musica, ma anche per una dimensione drammaturgica unica, in cui, come del resto e' il caso del Wozzeck di Berg, tanto quanto dei Dialogues des Carmelites di Poulenc, il pubblico puo' trovarsi davanti a vicende, temi e drammi vicini alla sua attuale sensibilita', e nello stesso tempo cogliere profonde radici con la tradizione ed esserne rassicurato. Il successo fu totalmente inaspettato per lo stesso compositore, improvvisamente acclamato, nel giro di tre anni, ad Amburgo, Roma, Stoccolma, Zurigo, Basilea, Berlino, Tanglewood, New York, e, naturalmente, al Covent Garden. * Il teatro in una camera Nonostante il successo di Peter Grimes, la compagnia Sadler's Wells non decide di intraprendere la strada della nuova drammaturgia inglese. Crozier e Pears la lasciano, vedendo una nuova speranza nel Festival di Glyndebourne, e in un teatro di dimensioni cameristiche, adatto a una piu' snella gestione economica. In questo tipo di teatro Britten trova la sede appropriata per una successiva serie di composizioni che, pur non essendo tutte capolavori, raggiungono livelli altissimi di eccellenza. Proprio a Glyndebourne debutta The Rape of Lucretia nel 1946, con la direzione di Ernest Ansermet e, attraverso alterne vicende, si forma ufficialmente nel 1947 l'English Opera Group, la cui missione dichiarata e' "la creazione di una forma d'opera che richieda pochi esecutori e cantanti, ma sia adatta all'esecuzione in grandi e piccoli teatri, d'opera e non". Nel fervore di riconoscimenti e di attivita' organizzativa vede la luce anche un capolavoro orchestrale, noto anche a chi ha poca familiarita' con la musica classica, The Young Person's Guide to the Orchestra, sotto gli auspici del ministero dell'Educazione, per essere colonna sonora di un documentario sugli strumenti dell'orchestra. E' in forma di tema - guarda caso di Purcell - e variazioni. Nel 1947 fa il suo debutto a Glyndebourne anche Albert Herring, un delizioso lavoro comico, il cui complesso humour puo' essere pienamente compreso solo da chi ha piena dimestichezza con la vita rurale inglese (del tempo andato, per di piu'). A seguito del definitivo trasferimento di domicilio ad Aldeburgh, Britten accetta l'idea di Pears di creare un proprio Festival, nonostante le limitate possibilita' logistiche della cittadina (che cresceranno pero' generosamente nel tempo, fino all'inaugurazione, presente la regina, di una sala da concerto). Nasce cosi', nel 1948, un'attivita' che avrebbe occupato il compositore come pianista, direttore e organizzatore fino alla fine dei suoi giorni, con ospiti sempre piu' illustri e produzioni sempre piu' impegnative. Ad Aldeburgh nasce anche una piccola opera per bambini, Let's Make an Opera!, di grande diffusione internazionale, e la collaborazione fra Britten, Crozier e lo scrittore Forster (lo stesso che aveva indirettamente ispirato il Peter Grimes) per una nuova opera di grandi dimensioni, che fara' il suo debutto al Covent Garden nel 1951: Billy Budd, tratta da un racconto di Melville. E' un'altra tragedia determinata dalla malvagita' degli uni e la debolezza degli altri, che ha per vittima il giovane marinaio Billy, sullo sfondo ancora una volta del mare e delle sue livide tempeste. Fu un successo di stima: buona parte della critica noto' il maturo trattamento dei personaggi (in particolare del Capitano Vere, scritto per Pears), la padronanza dei mezzi, la chiarezza dell'azione. Ma il pubblico rimase forse perplesso di fronte a un tema con troppe similitudini col Peter Grimes. Tuttavia e' un lavoro che si sta facendo stabilmente strada nei repertori. * Dio salvi la regina, e Britten Anche Billy Budd, con minore successo, fu subito ripresa in altri Paesi. Il nome di Britten cominciava a dare fastidio agli invidiosi, che gli rimproveravano il pacifismo, il favore dei critici, le amicizie aristocratiche e, a bassa voce, l'omosessualita'. A dare ancora piu' fastidio fu il fatto che fu scelto proprio lui per scrivere l'opera che avrebbe celebrato l'ascesa al trono di Elisabetta II. Gloriana, rappresentata nel 1953 durante un royal gala al Covent Garden alla presenza della regina incoronata da appena sei giorni, racconta gli amori di Elisabetta I e del conte di Essex, sullo sfondo delle passioni politiche dell'epoca. Un pubblico di diplomatici e funzionari assiste' con contegnosi sbadigli alla prima rappresentazione. Il tema non fu apprezzato per la scarsa moralita', che sembrava offensivamente proiettarsi sulla nuova regina. Le polemiche sul denaro speso fioccarono, al punto che la voce favorevole dei critici passo' totalmente in secondo piano, nonostante la saggia osservazione del grande Vaugham Williams: "Per quel che ne so, per la prima volta nella nostra storia il sovrano ha commissionato un'opera a un compositore di queste isole per una grande occasione". Al pubblico delle repliche successive e di qualche ripresa l'opera non dispiacque, anche se rimane la meno nota e rappresentata di Britten, e l'unica ad avere una registrazione discografica tardiva, grazie alla quale il giudizio sull'opera e' andato migliorando. Fra i dispiaceri dell'anno, va ricordata anche la definitiva rottura, per lettera, con Auden. Fra i frutti positivi, la decisione di tornare una volta per sempre all'opera da camera e alla cura per il Festival di Aldeburgh. * Il capolavoro Non ci dovremmo particolarmente occupare, in questo contesto, del ciclo di Lieder Winter Words, se non perche' nella dedica figura il nome della librettista del successivo capolavoro: Myfanwy Piper. Per la Biennale di Venezia del 1954 infatti, Britten scrive un'altra opera da camera, che rappresenta forse il vertice della sua creazione, e uno dei massimi del Novecento: The Turn of the Screw ("Il giro di vite"). Una partitura di soli tredici strumenti, che rimane un caposaldo della storia della strumentazione, e racconta l'oscura vicenda, tratta da Henry James, della progressiva corruzione di due fanciulli da parte dei fantasmi di un servo e di un'istitutrice. L'istitutrice, quella viva, a cui sono affidati cerca in ogni modo di salvarli, ma il bambino Miles rimane vittima dello stesso suo sforzo di riscatto. Ancora una volta il tema dell'innocenza perduta, realizzato attraverso il tocco insieme leggero e agghiacciante del non detto, del suggerito, del fantastico. Un dramma che si consuma (come per certi versi in Peter Grimes e in Billy Budd) in un giro ristretto e chiuso di rapporti e relazioni umane, e che in questo caso si compie anche a causa dell'impossibilita' di comunicare con l'esterno. Al Giro di vite segue un viaggio a Bali, allora meta non contaminata dall'esotismo a buon mercato, e la locale musica "gamelan" colpisce Britten cosi' come ha colpito quasi ogni compositore da Debussy ai giorni nostri. Sente il bisogno di scrivere un balletto, The Prince of the Pagodas, che in parte (atto II) ci porta all'esperienza del "gamelan", ma tutto sommato, nell'impianto generale, riposa solidamente su Ciaikovskij. Scrive anche una seconda opera per bambini (The Noye's Fluddle), e affronta il Midsummer Night's Dream, riduzione da Shakespeare, per l'Holland Festival (direttore Solti, regista Gielgud): un successo annunciato, che per il momento non ha trovato lo stesso posto di altri lavori piu' noti. * La guerra e' morta Una grande occasione, per un pacifista come Britten, e' alle porte: per la consacrazione della nuova cattedrale di Coventry, distrutta dai bombardamenti e ricostruita entro il '62, si organizza un festival musicale. A Britten viene chiesto un requiem, e il compositore risponde col War Requiem, una originale soluzione che interpola alla tradizionale Messa latina testi di Wilfred Owen, poeta degli orrori della prima guerra mondiale. Il lavoro ebbe un successo paragonabile a quello di Peter Grimes, al punto da far commentare a uno Strawinsky, per la verita' un po' geloso, che per qualunque critica gli inglesi "ti avrebbero fatto sentire come qualcuno che avesse mancato di alzarsi per God Save the Queen". Il lavoro, di grandi dimensioni corali e strumentali e di forti capacita' comunicative, oltre a segnare l'apice del successo del compositore, segna anche il punto di svolta verso dimensioni piu' intime, in particolare verso la musica da camera e un crescente interesse per i temi della religione. In particolare dal '64 al '68 scrive tre lavori semi-teatrali che chiama "parabole per la chiesa", di cui la piu' nota e' forse The Prodigal Son, dedicata a Shostakovich. * Contro le avanguardie I festeggiamenti per i 50 anni di Britten non hanno paragone in nessun'altra biografia di compositore del '900: innumerevoli pubblicazioni e composizioni (non ultimo il Concerto for Orchestra di Tippet), e un'importante trasmissione tv. Tutto contribuiva a consacrarlo definitivamente come il grande della musica inglese dopo Purcell, e fra i grandi della musica mondiale. Eppure proprio in quei primi anni Sessanta si e' ormai affermato un nuovo modo di pensare la musica, che la dominera' per almeno altri venti, ispirato alla seconda Scuola viennese, fortemente legato a nuove correnti di pensiero come lo strutturalismo. Britten non sente la sua posizione in particolare pericolo per l'affermarsi fra i giovani della nuova corrente, ma non e' un caso che approfitti di alcune occasioni pubbliche per fare un paio di affermazioni polemiche che verranno spesso citate a testimonianza del suo rapporto con la musica. Nel ricevere il premio Aspen, nel 1964: "E' una buona cosa piacere alla gente, anche se solo per l'oggi. Vale a dire che il nostro scopo deve essere piacere ai contemporanei piu' seriamente che possiamo, e lasciare che sia il futuro a badare a se stesso". E nel ricevere la cittadinanza onoraria di Aldeburgh: "Un artista dev'essere parte di una comunita'... [La mancanza di questo requisito] ha reso molti lavori moderni oscuri e impraticabili, accessibili solo a esecutori estremamente dotati e comprensibili solo dai piu' eruditi". Una presa di posizione senza mezze misure, che non lascia adito a dubbi, e che naturalmente porra' per qualche anno Britten nel libro nero dei compositori "inutili" secondo le neoavanguardie. * Fino all'ultimo respiro E' inevitabile che di un compositore cosi' prolifico si finisca per trascurare qualcosa. In particolare un operista dal catalogo cosi' imponente (mancherebbero ancora all'appello il messaggio pacifista Owen Wingrave, opera originale per la televisione del 1969, e Death in Venice, stupenda e dolente opera da camera del 1975) rischia di vedere trascurato il suo catalogo strumentale e cameristico. Dobbiamo qui almeno ricordare i tre quartetti per archi, le tre suites per violoncello (legate all'amicizia con Rostropovich), il Nocturnal per chitarra, le raccolte per voce e pianoforte, e almeno altri due lavori orchestrali: l'imponente Sinfonia per violoncello e orchestra e l'intenso Lacrymae, per viola e archi. Degli ultimi anni, molto e poco ci sarebbe da dire. Numerosissima e' l'aneddotica su viaggi, amicizie, riconoscimenti; sui retroscena che lo portano a lasciare l'editore Boosey and Hawkes, e piu' in generale sugli intrighi di corte intorno al sovrano indiscusso di un prestigioso Festival sempre piu' importante. Ma nello stesso tempo pochissimo ci sarebbe da aggiungere alle sue perenni abitudini quotidiane, appena scalfite dalla fama, dai viaggi e dagli impegni organizzativi, alla vita metodica da artigiano, instancabile nel produrre anche adattamenti e revisioni. Una sempre piu' grave malattia cardiaca rendera' pero' difficile anche la piu' semplice routine, togliendogli dopo un'operazione del 1973 l'uso normale della mano destra. Ma continua ostinatamente a lavorare, non mancando nemmeno ai piu' importanti appuntamenti musicali e mondani. La malattia tuttavia si aggrava portandolo a morte prematura a soli 63 anni; come il vescovo Leslie Brown ha ricordato in modo semplice ed eloquente ai funerali: "A Ben piacera' il suono delle trombe, anche se gli sara' difficile credere che suonano per lui". * Biografia di un genio tranquillo 1913 Edward Benjamin Britten nasce a Lowestoft, nel Suffolk, il 22 novembre, figlio di Robert Victor e Edith Rhoda (nata Hockey). 1919-23 Studia pianoforte e viola. Scrive le prime composizioni. 1924 Ascolta The Sea di Frank Bridge. 1927 Riceve le prime lezioni dallo stesso Bridge (fino al 1929-30). 1930 Lascia la Gresham's School e entra al Royal College of Music. 1934 Finisce la Simple Symphony. Viaggia in Europa. Incontra per la prima volta Peter Pears. 1935 Lavora a musica da film. 1936 Firma il suo contratto con l'editore Boosey and Hawkes. Prima esecuzione di Our Hunting Fathers, su testo dell'amico poeta W. Auden. 1937 Morte della madre. Variations on a Theme by Frank Bridge. Diventa stabile l'amicizia con Peter Pears. 1938 Concerto per pianoforte. Inizio di Les illuminations. 1939-42 Permanenza negli Stati Uniti. Paul Bunyan, su un altro testo di Auden. 1942-44 Ritorno in Inghilterra. Lavora al Peter Grimes. 1945 Trionfale successo di Peter Grimes. 1946 The Rape of Lucretia. The Young Person's Guide to the Orchestra. Inizio di Albert Herring. 1947 Si stabilisce a Aldeburgh. Prima esecuzione di Albert Herring. 1948-1950 Lavora a Billy Budd e alla nascita del Festival di Aldeburgh. 1951 Prima esecuzione di Billy Budd. 1953 Prima esecuzione di Gloriana. 1954 Prima esecuzione di The Turn of the Screw. 1956 Ispirato dalla musica "gamelan" ascoltata sull'isola di Bali, scrive il balletto The Prince of the Pagodas. 1960 Completa A Midsummer Night's Dream. Incontra il violoncellista Rostropovich, per cui scrivera' numerosi lavori. 1961 Compone il War Requiem, eseguito nel 1962 per la consacrazione della ricostruita cattedrale di Coventry. 1963-69 Numerosi viaggi, onorificenze, nuove amicizie, fra cui quella con Shostakovich, con cui passa il Natale del '66. 1969 Registrazione televisiva di Peter Grimes. Scrive Owen Wingrave per la televisione, registrato nel 1970. 1971 Inizia a lavorare a Death in Venice. 1972 Crescono i problemi di salute, connessi al cuore. 1973-74 Numerosi lavori cameristici e di argomento religioso. 1975 Prima esecuzione di Death in Venice, ad Aldeburgh. 1976 Muore il 4 dicembre, dodici giorni dopo il sessantatreesimo compleanno. * Bibliografia e discografia essenziali La musica di Britten e' edita da Boosey and Hawkes fino al 1964, e successivamente da Faber Music. Alcuni lavori sono pubblicati da Novello. * Scritti di Britten Letters from a Life; The Selected Letters and Diaries of Benjamin Britten, 1913-1976, edited by Donald Mitchell, University of California Press, 1991, 2 voll. * Scritti su Britten Donald Mitchell, Benjamin Britten, 1913-1976: A pictorial Biography, Faber & Faber, Boston 1978. Imogen Holst, Britten, Faber & Faber, Boston 1980. Eric Walter White, Benjamin Britten, His Life and Operas, University of California Press, Berkeley 1983. Aa. Vv., A Britten Source Book, the Britten-Pears Library, Aldeburgh 1987. Michael Oliver, Benjamin Britten, Phaidon Press, Londra 1996. Michael Kennedy, Britten, Oxford University Press, 1981 (quindi ristampato nel 2001). Peter Evans, The Music of Benjamin Britten, Clarendon Press, Oxford 1979 (ristampa 2002). * Discografia Durante la vita di Britten, la Decca ha registrato la maggior parte dei suoi lavori, ripubblicati anche in cd. L'opera Gloriana e' stata incisa nel 1993 da Decca Argo. Numerosi anche i lavori inclusi nel catalogo Naxos. * Internet www.britten-pears.co.uk 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 608 del 14 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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